28. Una svolta inaspettata – Parte II

– Ancora scosso per l’incontro imprevisto decido di passeggiare per le vie di Rieti, per scaricare la tensione accumulata e soprattutto per schiarirmi le idee. Ritorno al Chiostro che ormai sono le 19, la gente sta cominciando ad arrivare e a riempire la sala. È previsto prima un aperitivo e successivamente un’introduzione da parte della Madrina e del presentatore. Tutti aspettano l’arrivo dell’Aspirante. In paese non si parla d’altro da giorni. Se nel pomeriggio l’emozione era stata forte, ora al calar della sera, con qualche grado in meno, il mio cuore sobbalza rivedendola truccata e sistemata da Madrina. Aveva un vestito rosa molto bello, i capelli sciolti lungo le spalle. È incredibile la trasformazione, da ragazza qualunque a una fascinosa giovane donna. È scortata dalla famiglia e dall’organizzatore. Ci scambiamo un saluto volante e poi viene risucchiata dalla folla adorante. Sono come imbambolato. La visione dell’Aspirante mi ha colpito. La osservo per qualche minuto parlare con l’organizzatore e con gli altri invitati del festival, non mi sembra vero d’essere lì. Mi scuoto, ho una missione da compiere penso.
– Eri diventato un reporter d’assalto Mel?
– No, Dottore, cercavo di ottenere il massimo da questa spedizione. Ero sereno quella sera. Comincio a fotografare quà e là per dare un senso alla mia presenza. Ad un certo punto si diffonde la voce che Mr. Galbanino, ex fidanzato e collega attore dell’Aspirante, arriverà prima. Noto sul volto dell’Aspirante e della stessa famiglia una strana preoccupazione e nervosismo. Evidentemente, rifletto, l’affaire Galbanino non è ancora chiuso. Ovviamente, fedele al motto del forum, “Il privato dell’Aspirante è affare  nostro”, faccio finta di nulla e continuo a fotografare. La mamma dell’Aspirante mi guarda da lontano e mi sorride. Mi avvicino per salutarla. Inizia una breve ma piacevole chiacchierata. Lei attacca: “Piacere, sono la signora Patrizia, mia figlia è stata fortunata ad incontrarvi. Siete dei bravi ragazzi, fate un lavoro interessante”. Poi, pensando che fossi l’Oscuro, mi chiede del sito. Io ovviamente la blocco e le rispondo: “La ringrazio Signora. ma è sua figlia a essere molto gentile e paziente con noi, io personalmente sono arrivato da poco sul forum. Mi limito a fare le foto e scrivere qualche riassunto”. La Signora mi guarda e mi chiede: “A proposito dei suoi scritti, ma è per caso un giornalista?”. Le sorrido e scuoto la testa: “No, Signora. Faccio altro nella vita”. La Signora sembra soddisfatta delle risposte e mi saluta. Osservo anche il padre, il Dottor Serioso. È seduto in prima fila. Provo a salutarlo. Ma lui mi lancia un’occhiataccia e mi dice: “Certo che è strano vedere un ragazzo della sua età con un bastone. Però almeno la vedo in faccia. Invece, quell’Oscuro…”. Fa una smorfia di disapprivazione, poi riprende: “Mia figlia scrive sul forum perché conosco il padre. Il figlio è tutto un’altra storia”. Io sono in imbarazzo e lo saluto velocemente. Finalmente vedo l’Aspirante sedersi in prima fila da sola. Mi avvicino mentre sta parlando al cellulare, mi pare d’intuire che sia con un’amica. Ascolto di sfuggita la conversazione. L’Aspirante non sembra troppo felice di essere lì. Dice all’amica che vorrebbe essere da un’altra parte. Parla di un avvocato e della mia presenza alla manifestazione, almeno credo. Poi l’amica evidentemente fa una battuta e l’Aspirante scoppia a ridere. Approfitto del momento e mi avvicino. La saluto nuovamente, complimentandomi per il bel vestito . Mi invita a sedermi, dopo aver finito la telefonata. Lei poi dice sospirando: “Chissà come stanno i miei gatti”.La immagino che gioca con i gatti e mi scappa un sorriso.  Siamo solo noi due soli, almeno così è per la mia mente. Io vorrei iniziare l’intervista ma avviene altro, qualcosa difficile da spiegare, Dottore.

27. Una svolta inaspettata – Parte I

– I giorni successivi al Festival, ripiombai nello sconforto. Vedevo l’intervista lontana e difficile. Mi sentivo affranto. Era ormai luglio, gli impegni di lavoro in Sicilia cominciavano ad essere pressanti, dovevo tornare giù. Ma una parte di me tentennava,volevo avere un’altra chance con l’aspirante per l’intervista. Preso dallo sconforto, ricordo che scrissi un post in cui annunciavo il mio rientro siculo con la morte nel cuore e inoltre accennavo pure al linfoma e che lasciavo all’Oscuro e allo staff il compito di completare la missione. Non so spiegarle il motivo Dottore, probabilmente credevo di ritenere chiusa la mia avventura. Il Presidente, Vittorio , un ragazzo campano molto gentile e perspicace tolse subito la parte del linfoma dal mio post. Lo stesso Oscuro stupito mi chiese il motivo di quelle mie parole. Una parte di me voleva rimanere, un’altra voleva scappare. Ero in pieno conflitto. Ero turbato da come l’ossessione intervista mi stesse prosciugando ogni energia mentale. Per alcuni giorni non mi collegai,facendo credere al forum di non essere più a Roma. Ricordo che un mio amico ed ex compagno di classe del liceo, Giovanni,  mi invitò alla sua festa dei 30 anni. Ci andai contento, speravo di staccare la spina ma durante la serata, il pensiero dell’aspirante mi avvolse. Ero pensieroso, preoccupato, non riuscivo a capire cosa mi stava capitando. Feci le foto della serata, mi sforzai di sorridere, ma dentro di me ribollivano le emozioni. Due sere dopo, ero a casa,da solo. Gli altri erano a nella casa di campagna. Decisi d’improvviso d’uscire e ,come un automa, mi diressi verso la casa dell’aspirante. Mi fermai a 30 m dall’abitazione. Rimasi lì per un paio d’ore. Non so cosa mi aspettavo. A distanza di anni, anche solo a raccontarle quell’episodio mi vengono i brividi. Era come se una parte di me fosse fuori controllo, fortunatamente mi destai da quella condizione e me ne tornai a casa.

Lo Splendente prende qualche appunto e inizia:
– Melvin, in tutta questa storia, hai sempre avuto ben chiaro il confine tra il bene e il male. È chiaro che il valzer delle emozioni ti scuotono e ti mettono in difficoltà. Tu stesso definisci il tuo comportamento contraddittorio. Da una parte c’e la voglia di chiudere il cerchio e dall’altra i sensi di colpa cominciamo a premere. Non vuoi rinunciare a questa avventura. Vai Avanti Mel.
– Qualche giorno dopo un utente pubblicò la notizia che l’aspirante sarebbe stata presente a Rieti nella veste di madrina per l’apertura di un Festival. L’idea dapprima mi attraversò leggermente, poi in breve divenne forte e decisiva: sarei andato. Dissi all’Oscuro che per motivi di lavoro dovevo ritornare a Roma e che quindi con la scusa mi sarei fatto questa passeggiata. Gli chiesi se aveva nulla da obiettare. Lui mi rispose caustico: ”Tanto la denuncia per molestie te la prendi tu, fai pure”. Mi organizzai, studiai il percorso e partii il pomeriggio presto. Da buon ex arbitro volevo arrivare in loco con largo anticipo, per studiare bene il luogo dell’evento.

– Aspetta Mel, sei stato arbitro di cosa?

Gli sorrido e sospiro:

– Sono stato arbitro di calcio per 10 anni Dottore,  poi osservatore. È stata una grande passione. Ho conosciuto un mondo. Ho fatto tante amicizie. L’arbitraggio mi ha salvato da una forte apatia dopo la morte di papà e la delusione di Flavia. Ho tanti ricordi belli. Ho viaggiato in lungo e largo l’Italia per vedere partite con Giulio e altri ragazzi. Sono diventato se possibile ancora più pignolo. L’ arbitraggio ha vinto la mia pigrizia.

– Ne parli al passato come mai?

– Mi sono dimesso, Dottore. Non mi ritenevo più degno d’indossare quella divisa. Non credevo d’essere più adeguato come educatore. Ho lasciato perché mi sono sentito svuotato d’ogni interesse. L’arbitraggio mi ha insegnato il culto dell’allenamento e del sacrificio ma anche come arrivare in anticipo sui luoghi che non conosco.

– Ho capito, Mel, prosegui.

– Giunsi verso le 5 nel paesino, peraltro incantevole, e mi diressi subito verso il Chiostro del monastero dove alla sera si sarebbe svolto l’evento. Ero tranquillo, non pensavo d’incontrare nessuno. Ero immerso nei miei pensieri quando sento una voce che mi dice: ”Melvin ma tu cosa ci fai qui, non eri tornato in Sicilia?”. Mi detesto dal mio torpore, volgo lo sguardo verso la voce e mi trovo davanti una ragazzina vestita con una maglietta e pantaloncini corti e con dei discutibili occhiali scuri. La guardo e non la riconosco. Sto per parlare quando lei intuendo la mia confusione mi dice: ”Ma non mi riconosci, sono io”. Era l’aspirante in compagnia dei suoi genitori e della sorella Giulia. Provo a riprendermi e ad articolare una risposta sensata: ”Mi scusi Signorina non l’avevo riconosciuta vestita così. Sembra proprio una ragazza qualunque. Si, è vero, ero partito. Ma sono dovuto tornare a Roma per via di un finanziamento per la mia azienda agricola atteso da tempo. Ho voluto cogliere l’opportunità ed eccomi qui. Spero che non le crei disturbo la mia presenza”. L’Aspirante mi guarda sconvolta e dice: ”Tu eri in Sicilia, hai preso un aereo e sei tornato a Roma e poi hai guidato fin qui? Sei veramente un pazzo”. Io le sorrido e di rimando: ”Forse un poco lo sono, spero almeno ne valga la pena. Mi concederà finalmente una mezz’ora per realizzare l’intervista? lei ancora più incredula scuote la testa. “Va bene, non ora, ma la faremo. Sei veramente pazzo”. Poi in compagnia della sua famiglia lascia il chiostro per dirigersi in albergo per riposare un po’. Io cerco di riprendermi da questo incontro e chiamo l’Oscuro per informarlo sull’accaduto (anche lì mi aveva garantito che l’avrebbe avvisata ). L’inizio di questa spedizione è partito con il piede sbagliato, penso.

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26. Roma Fiction Fest

A volte l’imprevisto può diventare un vantaggio.
Raramente mi è capitato d’essere al posto giusto al momento giusto.
Gli eventi mondani li ho sempre ritenuti noiosi.
Sono anni che passo l’ultimo dell’anno a casa a guardare beatamente film mentre il mondo festeggia.
Basta un gesto per cambiare una vita.

– Ciao Mel, sei pronto per continuare?

– Sì, Dottore. Ormai siamo in gioco e giochiamo. Dopo l’Oscura Cena, a Roma cominciò la prima edizione del Fiction Fest: una manifestazione interamente dedicata al mondo della fiction e ai suoi personaggi.Ovviamente feci domanda per essere scelto come giurato popolare di una delle tre commissioni esaminatrici. Fui selezionato e passai una settimana nel mondo dei Balocchi. Guardavo e giudicavo film tv e serial dalla mattina alla sera. Fu un’esperienza stancante, ma nello stesso tempo meravigliosa. Conobbi tanti altri ragazzi “malati” di televisione. Era stimolante confrontarsi con loro. Non dissi ai ragazzi del forum che facevo parte dell’organizzazione. Volevo vivere questa esperienza in solitudine. In qualche modo mi stava ricaricando le pile. In una delle giornate del Roma Fiction Fest, era previsto lo sbarco del cast di Qualcosa è Cambiato per la presentazione della prima puntata dell’attesa seconda stagione. Gli orari non coincidevano, ero bloccato come giurato. Avevo detto sul forum che avrei fatto delle foto e tentato d’ottenere la benedetta intervista. Per gli impegni di giurato non potevo assistere all’anteprima. Riuscii in qualche modo ad uscire dalla sala per qualche minuto. Volevo vedere l’arrivo dell’Aspirante e degli altri attori. Era impensabile realizzare l’intervista in mezzo al caos di persone che circondavano gli attori. Ero davvero sconvolto dall’entusiasmo quasi delirante dei fan, si era creato un muro di persone. Stavo lasciando la folla, rassegnato e deluso, quando improvvisamente la vidi : vestita di bianco con i capelli lisci neri e con un tocco di rossetto sulle labbra. Era una visione quasi angelica. Meritava una foto. Stava avanzando per prendere la scala mobile per recarsi alla sala già gremita. Emozionato provai ad armeggiare con la macchina fotografica, ma non riuscivo a farla funzionare. Abbassai per un momento lo sguardo per cercare di risolvere il problema. Quando rialzai la testa l’Aspirante era davanti a me sorridente. Era venuta a salutarmi. Io non riuscivo a parlare. Prese lei l’iniziativa e mi diede un bacio sulla guancia e mi disse: “Benvenuto al Roma Fiction Fest. Adesso ci siamo tutti”. Io le risposi: ”Grazie, le ricordo la promessa che ci fece”. Lei scosse la testa e disse: “Sì va bene, però tu cerca di trattarmi meglio. Ultimamente i tuoi commenti sui miei vestiti sono un po’ cattivelli”. La guardai e sorrisi: “Se i miei post poi portano questi risultati, allora continuerò ad essere cattivo”. Finii la frase con un piccolo inchino. Lei diventò rossa: “Grazie Melvin, ci vediamo presto”. E se ne andò. Io rimasi lì a osservarla mentre saliva le scale, troppo preso dall’emozione per dire altro.

Lo Splendente sorride e mi dice:

– Una scena del genere non poteva svolgersi se non dentro un cinema. Comunque mi sembra di capire che tra te e l’Aspirante sta crescendo ormai un rapporto vero. L’emozione provata quel giorno rientra in una situazione più ampia. Cosa successe dopo? La sera stessa dopo l’incontro tornai a casa, stanco ma con un sentimento di strana euforia. Quel casto bacio dell’Aspirante mi aveva sorpreso. Mi aveva riconosciuto in mezzo a tanti. Sul forum era successo di tutto. L’Aspirante qualche ora prima aveva scritto un post acido sul mio commento e di altri ragazzi su una sua “mise” durante un evento mondano. L’Oscuro, non gli parve vero, poté creare una sorta di caccia all’uomo. I ragazzi volevano linciarmi per il reato di lesa Maestà. Prima mi avevano “seguito” nell’ironia con i post, poi si erano ritratti di fronte al commento dell’attrice. Sul messenger mi confrontai brevemente con l’Oscuro. Lui invero voleva sapere perché negli ultimi giorni ero meno presente sul forum e io glissai: ”Niente di che Gigio, sono solo impegnato in altre cose. Comunque se il problema è chiedere scusa all’Aspirante lo faccio. Se mi permetti di scriverle un messaggio privato”. L’Oscuro acconsenti e cosi le scrissi. Non ottenendo ovviamente nessuna risposta. Postai sul forum l’unica foto fatta all’Aspirante al Festival, a dire il vero un po’ sfocata. Speravo di rivederla alla serata finale. Mi portai dietro anche mamma e nonna: era comunque un evento da vedere. Ma sfortunatamente l’Aspirante non si presentò. Rimanevo ancora senza intervista.

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25. L’Oscura Cena

Ci sono incontri che segnano una vita.
Melvin è davvero un ragazzo particolare.
Si dispera per le minchiate che ha detto.
È bloccato sul passato.
Non vuole capire che i file li genera lui.
È testardo, ma io lo sono di più.
– Mel, finora ho rispettato il tuo mondo fatto di sopranomi e di citazioni ma per svolgere al meglio il mio lavoro devo chiederti dell’Oscuro. Chi era? Ne parli continuamente, evidentemente ha rappresentato molto per te nella storia. Parlami un po’ di lui.
< Quando le parlavo di ulteriori complicazioni dopo l’imprimatur dell’Aspirante, caro Dottore, mi riferivo proprio all’Oscuro. Cominciamo col dire che era un ragazzo di 23 anni, benestante, figlio di un professionista e quindi della media borghesia romana. Un ragazzo amante delle donne, della tecnologia, tifosissimo di una modesta squadra del Nord e soprattutto geloso della sua privacy, un po’ meno di quella degli altri. Sul forum non c’erano sue foto, amava circondarsi di un alone di mistero e voleva avere sempre l’ultima parola su tutto. Il nostro rapporto iniziò dopo i miei primi mesi sul forum. L’Oscuro mi studiava e io studiavo lui. Ci punzecchiavamo sullo sport, sulle fiction, sul cinema. Giorno dopo giorno scoprivamo d’avere molte cose in comune. Lui possedeva un’ironia “cattiva”, io invece ero più sarcastico e tagliente, mai aggressivo. Post dopo post si era creata un inizio d’amicizia virtuale. Dopo la mia ”confessione” sul linfoma avevo già suscitato la sua curiosità in parte, ma prevaleva ancora una sorta di diffidenza nei miei confronti. Dopo che l’Aspirante fece lo show, l’Oscuro decise di rompere gli indugi e mi chiese d’incontrarlo. Evidentemente una parte di lui non poteva accettare che l’attenzione dell’attrice si spostasse su un altro utente. Ci mettemmo d’accordo per vederci , se non ricordo male ai primi di luglio. Io gli avevo fatto capire che avrei mollato il progetto intervista perché mi ero stancato ed affaticato dopo quattro giorni di set. Le confesso, Dottore, che quella sera ero emozionato. Non sapevo cosa aspettarmi dalla cena. Ricordo che dissi a mia madre e a mio fratello, prima d’uscire: ”Se non torno entro due ore, chiamate la polizia”. Arrivammo in contemporanea all’appuntamento. L’Oscuro si presentò con la sua graziosa e silenziosa compagna, Lady Oscura (la ragazza si presentò con il suo vero nome Piera). Dopo i primi momenti d’imbarazzo, decisi di fare per una sera io ”l’aggressivo”. Mangiammo una pizza in un locale scelto da lui. Non davo possibilità all’Oscuro di parlare. Gli domandai del forum, della sua vita e della sua ragazza. Sembravano un po’ intimoriti e scettici allo stesso tempo. Io gli spiegai finalmente il progetto intervista, ma l’Oscuro continuava ad essere scettico, mi disse che l’Aspirante gli aveva promesso foto private e finora mai ricevute. Non riuscivo a capire onestamente il legame tra l’Oscuro e l’Aspirante, mi sembravano così diversi. La serata, alla fine, risultò piacevole. Prima d’andarmene gli chiesi il suo “vero” nome ma lui si rifiutò di dirmelo. Ancora non si fidava di me, allora mi rivolsi a Piera:”È proprio Oscuro, il tuo fidanzato, ma sono sicuro che faremo grandi cose insieme”.

– Quindi, anche qui, cade il muro tra Virtuale e Reale. Immagino che parlaste anche del tuo linfoma?
– Si, Dottore, ma di sfuggita, per me era un argomento scivoloso. In realtà quella cena mi permise finalmente di vedere negli occhi il mio “oscuro amico”. Probabilmente quella sera era una forma d’esame per entrambi. Io tornai a casa sollevato. La cena oscura era andata bene. Ricordo che sul forum i ragazzi attendevano curiosi il resoconto della serata. Il Presidente e il Lumacone mi chiesero come mi era sembrato l’Oscuro e quali sensazioni avevo avuto incontrandolo di persona. Io gli risposi ironicamente: ”Be’, sono sopravissuto. Non mi ha ucciso. In fondo è meno oscuro di quanto sembri. Lo stesso Oscuro non volle sbilanciarsi più di tanto. Lasciammo il gruppo con la curiosità dell’incontro senza scendere nei dettagli. Poi improvvisamente l’Oscuro mi contattò su messenger e lasciandomi sorpreso mi disse: ”Sai Mel, ci ho pensato. Tu con me sei stato onesto e sincero e ti voglio premiare. Mi chiamo Gigio Malacapra: mio padre è un medico e la mia famiglia è conosciuta in città. Per questo non amo parlare di me e dire il mio cognome. Spero che tu possa capire e quindi rispettare all’esterno la mia privacy”. Sorrisi dentro di me e gli risposi: ”Finalmente, Oscuro. Lieto di conoscerti Gigio. Come ti ho detto prima, sono sicuro che faremo grandi cose insieme. Stai tranquillo per il mondo sei e sarai sempre l’Oscuro”.
– Va bene Mel, torniamo alla tua storia, credo d’aver capito il personaggio.
– Era un ragazzo particolare, Dottore.
– Mel, tu sei troppo buono. Ci vediamo la prossima volta.
– Buono, dice? Magari mi rifiuto di vedere la cattiveria che in questa storia scorrerà a fiumi. Oltre alla stupidità.

24. Le Donne della mia vita

La saggezza antica certifica: “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”.
L’assassino non torna mai sul luogo del delitto.
Il senso di colpa e la nausea mi hanno  distrutto e costretto in un angolo.
Sono bloccato, immobile, prigioniero del mio passato.
Sono nuovamente in una sala d’aspetto, dopo settimane trascorse chiuso nella mia stanza a maledirmi.
Passeggio nervosamente avanti e indietro lungo lo stretto corridoio.
Lo studio è cambiato.
È cambiata pure la segretaria: più giovane e carina.
Chiamare e prendere un nuovo appuntamento è stata una fatica enorme.
Mentre osservo le novità dell’ambiente, la porta si apre e come sempre Lui mi sorride e mi fa il gesto d’entrare con la mano.
Anche la sua stanza è diversa.
Non c’è più la bella vista su Castel Sant’Angelo
C’è un momento di silenzio e d’imbarazzo almeno per me, interrotto dallo Splendente.
– Ciao Melvin, bentornato. Come va?
– Buon pomeriggio, Dottore, è un po’ che non ci si vedeva. Ho avuto nostalgia delle nostre chiacchierate.
-Sono contento che tu abbia deciso di riprendere il nostro percorso. Spero che questa sospensione ti sia servita a calmarti e a riordinarti le idee. Di cosa vuoi parlarmi?
– Calmarmi? Rasserenarmi Dottore? Non credo proprio. Sono come un leone in gabbia. Mi sento come Don Chisciotte contro i mulini a vento.  Credo che la condanna per le mie malefatte sia questa. Essere prigioniero delle pippe mentali e dei ricordi. Ma se non ne parlo con qualcuno rischio di esplodere. Ecco perché sono qui. Parlare per allentare il bombardamento dentro la mia testa. Quindi se è d’accordo continuerei il viaggio nella memoria.
Lo Splendente sorride e scuote la testa:
– Come preferisci, Mel. Eravamo rimasti al giugno del 2007. Cosa avviene dopo?
– Dottore, prima d’iniziare le devo rinnovare una premessa fatta mesi fa. Ciò che le racconterò potrà sembrarle assurdo, folle, quasi come una fiction. Ma è la mia vita, nuda e cruda.
– Mel, non ti preoccupare, se ci sarà qualcosa che non mi quadra, te lo dirò. Ora inizia per favore.
– Francesco e Stefania hanno rinnovato il loro voto matrimoniale. Tutti in famiglia sembrano felici e contenti. Ormai si aspetta il passo successivo: l’arrivo dell’erede. Io continuo invece a vivere questo stato  di malessere e irrequietezza. Difficile da capire e analizzare. Nella mia mente c’è il pensiero dell’Aspirante o meglio ancora dell’intervista da realizzare. Il forum è ormai diventata una seconda casa per me. Passo davanti al computer parecchie ore al giorno. Il mondo intorno a me perde d’interesse. Flavia, Caterina e Ambrosia erano scomparse. Potter stava valutando l’ipotesi di trasferirsi in Inghilterra dal fidanzato.
– Aspetta, Mel, chi sono Flavia e Caterina?
– Sono le donne più importanti della mia vita, Dottore. Sono le due parti del mio cielo. Le ho amate tanto, anche se a modo mio. Flavia è stata il mio primo amore. Ci siamo conosciuti a quindici anni. Galeotte furono le partite di pallavolo al Palazzetto. Se penso all’Amore io vedo Flavia. Siamo  uguali. Oserei dire anime gemelle. Non ho avuto mai il coraggio di dirle cosa provavo. Mi ha aspettato per due anni. Poi stanca della mia eterna indecisione ha scelto un altro ragazzo. Mi ha spezzato il cuore. Ho sofferto tanto, il mio cuore non è più tornato come prima. Pensavo che non avrei più amato. Non riuscivo a vederla. Abbiamo litigato per due anni. Ma mi mancava tanto. Nel 2003 ci siamo ritrovati. Siamo tornati a essere ottimi amici. Nel gennaio del 2007 mi comunicò che si sarebbe sposata con Ezio a settembre. Ero felice per lei. Flavia ha sempre desiderato farsi una famiglia. La notizia mi portò tanta malinconia. Si chiudeva davvero un pagina della mia vita. Dopo Flavia pensavo di non poter amare nessuno. Poi nel 1996 ho conosciuto Caterina. È stata la mia salvezza. Non mi ha mai giudicato. Anche con lei non mi sono mai aperto completamente. Caterina è intelligente, bella, sensibile, anche lei siciliana d’origine. Ha avuto con me una grande pazienza. Ci siamo sempre capiti nel silenzio. Non mi sentivo alla sua altezza. Caterina mi è stata vicina nei momenti più bui della mia vita. Non so cosa avrei fatto senza di lei. Ma anche la sua pazienza  alla fine ha ceduto. Ricordo che mi chiedeva esasperata: “Ma tu cosa vuoi da me?”. Io rimanevo in silenzio. Dovevamo rivederci nell’estate del 2009 dopo tanto tempo. Poi sono stato male e ho preferito evitare. Entrambe ancora oggi fanno parte della mia vita. Sanno che sono in cura da Lei. Ma mi vergogno di spiegargli i motivi, temo il loro sguardo di delusione. Se avrò il coraggio lo farò, un giorno. Nel 2007 Flavia e Caterina per motivi diversi si erano allontanate. Mi sentivo perso senza di loro.
Lo Splendente mi guarda a lungo, scrive qualcosa e poi dice:
– Sono state i fari della tua vita. Le hai idealizzate troppo, Mel. Sei un Madonnaro. Potter invece chi è?
– Potter è la mia compagna di cinema. La conosco da tempo. Era amica di Francesco. All’inizio invero mi stava molto antipatica. Poi abbiamo scoperto la passione comune per il cinema. Le voglio molto bene anche se è la Regina delle Paturnie. Sono stato sempre sincero con lei. Quando decise di  partire per l’Inghilterra ero davvero triste. Sapevo che avrei sofferto la sua mancanza.
– Ok Mel, il tuo mondo femminile è interessante. Ne riparleremo. Riprendi il racconto. Cosa succede dopo?
– Quei ragazzi riempiono un vuoto e attraggono la mia curiosità. Io e l’Oscuro ci sentiamo spesso sul messenger o tramite sms. Ormai erano maturi i tempi per un nostro incontro, anche se in qualche modo lo temevo. Come le ho detto l’ultima volta, c’era qualcosa in lui di poco chiaro, di strano. Non saprei spiegarle bene questa sensazione. Ma volevo vedere il bicchiere mezzo pieno. Poi era forte la curiosità di conoscerlo di persona. Volevo dare un volto all’Oscuro e al suo mondo, così decisi d’accettare il suo invito. Sarebbe stata una serata interessante.

23. Riflessione

– Eri finalmente convinto della scelta di Francesco?
– No, Dottore. Ma ero stanco di fare il bastian contrario. Mia madre mi aveva martellato affinché accettassi il ruolo di testimone: “Mel, non puoi rifiutarti. Fai cattiva figura. Cosa penserà Stefania?”. Vedevo mio fratello sereno. Rimasi con i miei dubbi e le mie perplessità e mi piegai alla ragion di Stato.
–  Tua madre a volte si preoccupa troppo della forma e poco della sostanza. Ritornando al nostro problema, è chiaro che con l’Aspirante e con il mondo ad essa collegato emergono tutte le problematiche degli anni passati. Questo nuovo amore parte nella tua mente in un contesto di solitudine e d’insoddisfazione molto evidente. Le contraddizioni e i nodi non risolti ti opprimono. Ti senti inadeguato e fallito rispetto al tuo stesso mondo. Vedere le donne della tua vita impegnate in progetti seri e reali con altri uomini turba il tuo equilibrio di valori e incrina le tue certezze. Il web diventa un luogo dove poterti nascondere e sfogare il tuo disagio senza dover dare giustificazioni a nessuno. Il desiderio di cambiamento nasconde la paura vera di confrontarti con te stesso sulle cause autentiche di questo malessere. La minchiata del linfoma evidenzia come quando sei allo sbando, piuttosto che chiedere aiuto, preferisci chiuderti nelle tue fantasie. Nel passato, i tuoi genitori in primis e poi il resto della famiglia ti hanno trasmesso questo senso di fragilità e anormalità. Ai tuoi occhi, essere amato significa subire imposizioni e diktat dolorosi e insopportabili. Così cerchi conforto e sollievo negli estranei, presentandoti in questo caso con il bastone e malato, perché solo così pensi di meritare un po’ di stima e attenzione.
 – Dottore, in questo momento mi gira tanto la testa. Ho ascoltato le sue parole con attenzione. Ma mi creda, sto facendo una grande fatica. Mi perdoni, ma dobbiamo finire qui stasera. Mi lasci andare per favore.
– Mel, le sensazioni che pensi di provare sono solo proiezioni della tua mente. Fai un bel respiro e stai calmo. Prendiamoci una pausa. Riprenderemo il discorso la prossima volta.
 – Dottore, io la pausa vorrei prendermela da me stesso e dai miei pensieri. Non so cosa mi sia successo. È vero, mi sentivo solo. Avvertivo un vuoto esistenziale. Stavano venendo a mancare i miei punti di riferimento. Ma non sono riuscito a fermarmi. Siamo ancora all’inizio del viaggio della stupidità e del grottesco.
– Mel, le minchiate sono per te una forma di difesa. La tua vita ha subito pesanti condizionamenti. Non puoi voltare pagina se non fai pace con il tuo passato.
– Fare pace, Dottore? Io sono in guerra. Mi sento accerchiato. Mi reggo in piedi per miracolo.
– Mel, vuoi un bicchiere d’acqua?
– No, Dottore, grazie. Pensavo ai signori tecnici che ho conosciuto sul set. Li ho presi in giro e non ho avuto modo di scusarmi con loro. Non riesco a perdonarmelo.
– Mel, il tema del perdono lascialo ai preti. I signori tecnici si stanno facendo la loro vita.
Non mi alzo. Ripenso all’Altruista e ai tecnici e mi sale la rabbia e la nausea. Lo guardo e gli dico:
– Ricordo che eravamo alla fine di una giornata di set come tante altre. Mi avvicino all’Altruista per salutarla. Lei come sempre mi accoglie con un caldo sorriso. Le dico: “Volevo ringraziarla per quello che fa per me. È sempre cosi gentile”. Lei, di rimando: “Mel quante volte ti devo dire che devi darmi del tu? Non faccio niente di speciale”. Sorrido e le dico: “Grazie davvero. Pochi la pensano così, anche sul set. Li sento mormorare alle mie spalle”. L’Altruista mi guarda e dice: “Non mi importa cosa dicono gli altri. Io so che sei un brava persona. So che non mi mentiresti mai, vero Mel?”. Sbianco, sento salire l’ansia, non ho il coraggio di alzare lo sguardo. L’Altruista continua: “Non avresti motivo di mentire Mel. Chi lo farebbe sulla propria salute? Io mi fido di te Mel. Sbaglio?”. Stringo il bastone, mi gira la testa, mi sforzo di incrociare il suo sguardo e mormoro: “No, Altruista. Non ne avrei motivo”. Lei mi sorride e se ne va. Ecco cosa sono stato, Dottore. Nella mia mente rivedo queste scene e vorrei scomparire. L’Altruista non meritava queste bugie. Non ho avuto modo di chiederle scusa. Mi vergogno così tanto.
Lo Splendente mi guarda a lungo e poi dice:
– Mel, hai pagato un prezzo altissimo per le tue presunte colpe. Durante la crisi psicotica ti abbiamo ripreso per i capelli. Non potrai voltare pagina se non fai pace con te stesso.
– Già, Dottore, voltare pagina. Io rischio di finire schiacciato dalle pagine di questo libro chiamato Passato.

22. Essere più pazienti di Giobbe – Parte II

– Nulla, Dottore, ma dopo averla osservata per tante ore cominciavo a capirne un po’ il carattere. Giocava a fare la primadonna con i tecnici, si lamentava con il regista, scherzava con i colleghi attori. Insomma era una ragazza capricciosa ma nello stesso tempo molto furba e scaltra. Faceva la piccola indiana con tutti tranne che con i bambini: con loro era se stessa. Ci giocava felice e li abbracciava. Più di una volta avevo notato come era contenta quando i piccoli fan la circondavano. Questa cosa mi colpì. Sarà una brava mamma un giorno, pensavo. La sera del secondo giorno ero prossimo a mollare, sul forum facevo postare dal presidente i miei riassunti delle giornate e le foto. Avevo promesso a me stesso e all’Oscuro che non avrei scritto più nulla se non avessi strappato l’intervista alla piccola indiana. All’improvviso apparve il suo nickname. Come sempre si creò il panico sul forum. Tutti gli utenti la salutavano nella sezione di competenza tentando di essere divertenti e di attirarne l’attenzione. Stanco e nauseato, continuavo a inviare le foto al presidente tramite messenger. Poi avvenne l’imprevedibile. L’Aspirante scrisse: “Un saluto a tutti, in particolar modo a Melvin. Ormai è diventato uno di noi. A esser sinceri dopo un iniziale imbarazzo e apprensione da parte della produzione, ha saputo conquistare la fiducia di tutti. È silenzioso, educato e dà del lei a tutti, ma proprio a tutti. Anche se lui ancora non lo sa ormai fa parte della grande famiglia di Qualcosa è cambiato”. Dottore, ha presente il panico? Quelle parole crearono il finimondo sul forum. Gli utenti erano increduli, cercavano di spostare l’argomento altrove. L’Oscuro e lo staff erano attoniti. Provarono a ironizzare sulla frase dell’Aspirante. La Piccola Indiana, non paga, continuò: “Melvin è davvero un personaggio, dovreste conoscerlo”. L’eruzione dell’Etna avrebbe fatto meno danni. La Piccola Indiana mi aveva “umiliato” pubblicamente facendomi diventare oggetto di scherno e di derisione da parte dell’Oscuro e degli altri utenti non si sa per quante serate, almeno io la vedevo così. Il Presidente mi spingeva a replicare ma non volli, con l’Aspirante me la sarei vista il giorno dopo. Passato l’uragano, tutti mi chiesero cosa mai avessi fatto per meritarmi “questi elogi”. Io stesso, stupito, rispondevo serafico: “Nulla, aspetto. Sono diventato più paziente di Giobbe”. Fu una serata strana, Dottore. Con quelle parole l’Aspirante  mi aveva dato un’importanza eccessiva. Da quel giorno ricordo che tutti cambiarono opinione su di me. Mi guardavano con stupore e un po’ di invidia. Una miscela che sarebbe diventata esplosiva nel corso del tempo.
– Mel, tu tendi a vedere le cose solo dal tuo punto di vista. Hai una visione della vita e della realtà piuttosto rigida. Cosa successe il giorno dopo sul set?
– Il giorno dopo mi presentati sul set con un po’ di ritardo. La Piccola Indiana stava per completare le sue scene. Ci guardammo da lontano, fu una situazione strana,  io provai a fare la faccia arrabbiata muovendo il bastone in aria e lei mi rispose con un sorriso disarmante. Il mio cuore stava ricominciando a battere, ero stupito da come la realtà stesse superando la mia fantasia. Immerso come ero nei miei pensieri, non compresi che l’Aspirante era fuggita via. Rimasi tutto il giorno sul set, disperandomi per la mancata intervista. Feci amicizia con Cesare, il suo autista, era un bravo ragazzo. Intuivo che tra loro ci fosse qualcosa di più di un semplice rapporto di lavoro. Ovviamente non feci domande, ascoltavo i suoi discorsi sulla vita del set, sognava di fare lo sceneggiatore. Gli stessi attori mi guardavano sornioni e un po’ stupiti, probabilmente non erano abituati a non essere al centro delle attenzioni. Conobbi pure l’aiuto regista. Non ho mai saputo il suo nome. Appariva burbero, infastidito dai fan e dal caos. Per me divenne il Grillo Parlante. Scambiavamo ogni tanto qualche parola. Mi guardava e attaccava: “Ma mi spieghi perché vai in giro con un bastone? Che motivo ne hai?”. Gli sorridevo e mormoravo: “Ognuno ha la propria storia. Se le do fastidio, mi sposto”. Lui se ne andava scuotendo la testa: “Mi danno fastidio le cazzate”. Alla fine della giornata, molto provato, stavo salutando come sempre i tecnici. Un attrezzista si avvicinò e mi domandò: “Scusami se te lo chiedo. Non sono affari miei. Ma perché hai bisogno del bastone?”. Gli risposi: “Perché ho un brutto male. Il bastone mi serve perché ogni tanto i dolori sono talmente forti che già camminare è uno sforzo. Lui sospirò: “Mi dispiace molto. Spero che stare qui con noi ti sia d’aiuto”. Gli risposi: “Non ha idea di quanto. Sono stati giorni bellissimi. Vi ringrazio tanto”. Dopo quella discussione, lasciai di corsa il set. Ero sconvolto da me stesso. Stavo perdendo il controllo. Non riuscivo a capire perché perseveravo con questa storia. Oggi, l’unica risposta che sono riuscito a trovare è che una parte di me si vergognava di passare giornate intere su un set a cazzeggiare. Non volevo sembrare agli occhi degli altri un perdigiorno. Il linfoma mi sembrava la scusa ideale. Mi creda, Dottore, ancora oggi vorrei sprofondare per tanta stupidità. L’intervista stava diventando un vero tarlo nella mia mente. Era diventata una questione di principio. Avevo saputo dal Grillo Parlante che il cast di Qualcosa è cambiato sarebbe stato presente a luglio al Roma Fiction Fest. Non sarei mancato all’appuntamento. Intanto, sul forum, si viveva un momento di stasi. L’Oscuro si divertiva a sfottermi per la mancata intervista. Io gli rispondevo serafico: “Caro mio, il tempo è galantuomo”. Comunque anche lui era incuriosito dal mio “personaggio” e insisteva per organizzare un incontro. Ero un po’ scettico e prendevo tempo. Alcuni lati del suo carattere non mi convincevano molto. Cercai d’allontanare il forum e l’Aspirante per qualche giorno dalla mia vita.
Avevo il matrimonio bis di Francesco alle porte. Mi aspettava la parte di testimone.

21. Essere più pazienti di Giobbe – Parte I

La pazienza è la virtù dei forti.
Chi va piano va sano e va lontano.
Non essere frettoloso, Mel.
Non fare sempre le cose di corsa, Mel.
Mel, se parli piano non ti mangi le parole.
Se rileggi quello che scrivi fai meno errori.
Mi hanno sempre invitato alla prudenza.
Ognuno ha i suoi tempi, ho sempre pensato.
I miei, lo ammetto, sono un po’ particolari.
– Ciao Mel, com’è andata la settimana? Come vanno i file?
– I file mi  fanno compagnia. Non si fermano mai. Sono assordanti. Li modifico, cambio i finali, non posso fare altro.
– È  una lotta, Mel, sei tu che li generi. Devi trovarti una donna.
– Certo, Dottore, una donna con cui condividere i file, bella idea
– La tua attenzione è focalizzata sul passato perché non hai un file nuovo. Dipende da te. Riprendiamo il racconto. Cosa succede dopo?
– I successivi tre giorni furono segnati da un caldo torrido e un’umidità micidiale. Si faceva fatica a respirare, figurarsi a lavorare. Eppure tutta la troupe lavorava sodo. Osservavo con pazienza e meraviglia le varie scene crearsi sotto i miei occhi. Mi sentivo un privilegiato, scattavo foto, chiacchieravo con i tecnici. Provavano a spiegarmi il loro mestiere. Dottore, non sa quanti sacrifici e lavoro c’è dietro una fiction di successo. Truccatori, elettricisti, operai comuni, scenografi devono lavorare in sincronia per fare in modo che ogni scena sia pronta al momento giusto. Meritavano rispetto. Ogni giorno quando arrivavo salutavo tutti. Prima i tecnici e poi gli attori. C’era anche Tiziana al lavoro, con lei passavo tante ore insieme. Era sempre così paziente e disponibile.  Ogni tanto le facevo qualche domanda tecnica. Mi chiedeva se fossi lì per l’Aspirante. Io la guardavo e le rispondevo indicando il set: “Dottoressa, io sono qui per tutto questo”. Alcuni tecnici mi osservavano e mi chiedevano chi fossi. Si era creata una simpatia reciproca, non ero un fan qualsiasi. Ero davvero interessato al dietro le quinte. Mi avevano preso come mascotte. Era tutto così naturale. Davo del lei a tutti. Appariva strano il mio modo di fare e di relazionarmi in un mondo dove il tu è la regola. Guardavo le scene per qualche minuto. Ne capivo subito il senso e tornavo ad occuparmi di cose più interessanti. Immaginavo già cosa scrivere la sera sul forum. Per l’intervista mi ero attrezzato con la videocamera, marcavo a “zona” l’Aspirante. Attendevo un  “suo” segnale per potermi avvicinare. Ma era una continua ed esasperante attesa. Avevo promesso ai ragazzi del forum che non sarei stato invadente. Ero dentro il set. Facevo le foto liberamente, ma dopo due giorni ero veramente allo stremo delle forze. La guardavo recitare e pensavo che nel mondo c’è tanta gente più brava a spasso. Non volevo essere insistente. Ogni tanto ci scambiavamo uno sguardo di saluto. Mi sorrideva e io, di rimando, le indicavo la videocamera. Era strano vedere gli attori della fiction dal vivo. Li osservavo e cercavo di capire chi fossero realmente. Cominciavo ad elaborare i soprannomi. Vedere l’Aspirante all’opera mi piaceva. Era davvero bella. Aveva un dono. Recitava con disinvoltura, poiché il suo personaggio era perfetto per lei. Io guardavo stupito i fan, erano per lo più bambini. C’era grande entusiasmo, mi sentivo felice. Invece di stare a casa a guardare il soffitto o a vedere fiction davanti al computer, ero parte di un progetto. Alla fine del secondo giorno mi trascinai a casa, ormai molto sfiduciato, temevo che la Piccola Indiana mi avrebbe fregato alla fine.
– Piccola Indiana? Parli dell’Aspirante, immagino. Cosa stava succedendo tra di voi?

20. Un nuova idea – Parte II

– Finalmente a metà giugno tornai a Roma con nonna. Davo il tormento ogni giorno all’Oscuro affinché mi desse una possibilità di avvicinarla. Lo confesso, puntai anche sul linfoma per impietosirlo. Ma sembrava tutto inutile. Quando ormai cominciavo a disperare, la Divina Provvidenza sotto le false spoglie di mio fratello Piero decise di darmi una mano. Infatti una mattina il Puttaniere (così chiamavo mio fratello per quelli del forum) mi chiamò alle 8.45 per annunciarmi che l’Aspirante e il suo compagno di set, Mr. Braciola, stavano girando alcune scene vicino al suo studio. Non me lo feci ripetere due volte e uscii di casa come un razzo. Arrivai di corsa, faceva un caldo terribile, prima di “entrare in scena” cercai di darmi un contegno lavandomi in una fontanella. Piero mi aveva informato che stavano girando a Piazza dei Quiriti. Raggiunsi la piazza con il cuore che batteva forte. La vidi quasi subito. Stava girando una scena di un litigio con il compagno. Da quello che ricordo, Dottore, la scena prevedeva un litigio con un grande schiaffo finale da parte sua. Se devo essere sincero, il ceffone era molto realistico. Cominciai ad avvicinarmi al set con passo felpato. Non sapevo se stavolta mi avrebbero consentito di presenziare. Lei era davvero radiosa, sebbene molto più magra rispetto a febbraio. Pensai che fossero le fatiche da set e le pene d’amore ad averla prosciugata. Cominciai a scattare foto a raffica, cercando così di completare lo “scoop” e soprattutto di fare felici i ragazzi del forum. Completata la scena, la troupe si sarebbe spostata in un cinema. Pensavo di non avere chance di entrare, ma mi feci coraggio e mi avvicinai. Il Gigante Buono mi vide e disse “Mi ricordo di te”. Stupito gli risposi: “Davvero si ricorda di me?”. “Un ragazzo con il bastone non si dimentica. Sei stato con noi tre giorni l’altra volta. Sei stato zitto e silenzioso. Non hai fatto casini. Quindi se vuoi entrare fai pure. Ormai sei di famiglia”. Gli feci un sorriso e un inchino, ma dentro di me piangevo di gioia. Mi riconobbe pure l’aiutante scenografa Tiziana, anche lei bella, anche se oberata di lavoro e molto accaldata. Mi salutò con un cenno del capo e mi lanciò un sorriso meraviglioso. Forte di questi riconoscimenti entrai nel cinema. C’erano operatori e macchine da presa ovunque. Faceva un caldo infernale là dentro. L’Aspirante cercava un po’ di refrigerio con un ventaglio. Non osavo avvicinarmi, non volevo annoiarla durante le riprese. Poi pensavo, chi l’avrebbe sentito l’Oscuro. Passai il resto della giornata a parlare con i tecnici. Chiedevo spiegazioni su come funzionasse l’organizzazione di una scena. Era davvero interessato. Mi sentivo come in una atipica famiglia. Ricordo che carpii una mezza confidenza tra una sconsolata Aspirante e una truccatrice. Parlavano di un ragazzo. Non riuscii a sentire molto, ma la scena mi fece sorridere. Anche le giovani e desiderate attrici hanno turbolenze d’amore, pensai. Un tecnico delle luci mi si avvicinò e disse: “Mi raccomando, non lo dire a nessuno. Ma da domani siamo per tre giorni in esterna, se vuoi venire”. Sempre più felice, lo ringraziai per l’informazione. Poi, durante la pausa pranzo, ascoltai una discussione a tre tra l’Aspirante, Mr. Braciola e (credo) un agente. I giovani attori erano ansiosi di ricevere e vagliare nuove proposte. In particolar modo, lei era molto ansiosa. Ricordo che si lamentava: “Chiamo il mio agente ogni giorno. Mi dice di essere paziente”. Ero sempre più divertito. Stavo scoprendo i lati umani della ragazza. A fine giornata, dopo otto ore d’attesa, decisi di provare l’assalto.
– Aspetta Melvin, questo è il tuo primo incontro con la ragazza. Mi raccomando, raccontamelo bene.
– Be’ Dottore, mi avvicinai e la salutai: “Buon pomeriggio, Signorina. La posso disturbare un momento? Mi chiamo Melvin e sono un utente del forum dell’Oscuro. Le porto i suoi saluti con immutata stima. Non so se l’Oscuro ha avuto modo di accennarle qualcosa, ma avremmo pensato di realizzare un’intervista amatoriale un po’ particolare”. Lei mi guarda e sospira: “No, mi dispiace, puoi chiamarmi Ginevra, nessuna Signorina”. Io, di rimando: “La ringrazio, ma mi sento a mio agio se le do del Lei”. Con un rapido sguardo tranquillizza Cesare, il suo Autista-Confessore, e cerca di prendere tempo. “Ma non so se ho il tempo per un’intervista. Sapete che nei limiti del possibile sono sempre disponibile. Come hai visto tu oggi, sono sempre impegnata sul set. Di momenti liberi ne ho pochi”. E io, tranquillamente. “Signorina, non si preoccupi, capisco i suoi impegni. Io fortunatamente ho tempo da perdere. So che da domani sarete tre giorni in esterna. Io sarò lì. Se ci sarà l’opportunità bene, altrimenti pazienza”. Messa all’angolo dice. “Ma magari piove”. Io sorrido mentre mi asciugo il sudore con il fazzoletto: “Magari, Signorina. Facciamo così: lei ci pensi. In ogni caso per gli amici del forum dovrò esserci. Le auguro una buona serata”. Ci stringiamo la mano. L’Aspirante fugge via con il suo autista. Io mi sento euforico per aver aperto la sfida dell’intervista, ma vorrei uccidere l’Oscuro perché non le ha detto nulla. Sono stranamente tranquillo, dopo averle parlato per dieci minuti di fila.
– Be’, hai avuto un notevole sangue freddo per i tuoi canoni. Cosa successe dopo con il forum?
– Tornato a casa di corsa, convocai d’urgenza lo staff del forum con l’Oscuro in testa. Spiegai cosa era successo e quale opportunità avevamo per i prossimi tre giorni. Finalmente l’Oscuro e lo staff si degnarono di leggere le mie domande. Furono approvate e studiammo insieme come preparare l’assalto con discrezione. L’Oscuro raccomandava educazione e rispetto. Io, insofferente a questi pleonastici richiami, gli rispondevo “Vai a studiare, che è meglio”. Stava per cominciare una lunga rincorsa.

19. Una nuova idea – Parte I

Sentirsi in trappola e non sapere dove andare.

Non so dove sbattere la testa

Tutto mi sembra fermo, immobile.

Solo i miei pensieri viaggiano veloci ed incessanti.

Sono inquieto, rabbioso, avvilito.

Parlo da settimane ma la nausea non diminuisce.

Ho distrutto un Sogno.

Quanti treni ho perso per stupidità.

Quante volte ho esitato.

Adesso non mi resta che essere puntuale con lo Splendente.

Si apre la porta. Esce una donna sorridente e rilassata.

– Ciao Mel, come va?

– Sa, Dottore, invidio chi esce da qui con il sorriso sulle labbra. Io ogni volta ho un magone e un mal di testa micidiale.

– Perché non la smetti di darti addosso, Mel? Sei giudice e accusato alla stesso tempo.

– Lo so, Dottore, ma non ci riesco. La mia mente è affollata da tanti fantasmi.

– Riprendiamo il discorso della malattia. Mi interessa molto. Come ti sei comportato nelle settimane successive?

– Mi ero cacciato in una situazione particolare, ma sapevo che se avessi ritrattato tutto, mi avrebbero cacciato dal forum con ignominia, dandomi del coglione pazzo. Non volevo e non potevo “perdere” anche il forum. Cosi mi diedi ancora di più da fare per cercare di far “dimenticare” il linfoma. Compravo i giornali dove c’era l’Aspirante protagonista, scrivevo più minchiate possibili per far ridere il mio “pubblico”. Addirittura un paio di volte chiesi a mio fratello Piero la cortesia di andare sul set e di fare alcune foto, visto che non c’erano iscritti disponibili su Roma. Ero bloccato in Sicilia per lavoro. Poi a Giugno mi venne in mente l’idea dell’intervista. Il forum già godeva di una discreta reputazione e fama. Sul web eravamo conosciuti e anche invidiati da altri siti per via del rapporto privilegiato con l’Aspirante. Avendo letto tutti i post del forum, avevo notato che c’era del materiale enorme da sviluppare. Ricordo che una sera qualunque parlando sul messenger con l’Oscuro gli chiesi a bruciapelo: “Ascolta, ma se facessimo un’intervista all’Aspirante in esclusiva?”. L’Oscuro come sempre non tradiva emozione e rispose: “Cosa intendi? Guarda che non possiamo romperle troppo l’anima. Spiegami meglio”. Io allora gli esposi il mio progetto di elaborare delle domande “originali”, figlie dei post degli utenti e delle interviste rilasciate in precedenza. Avremmo spaziato dall’attualità alla politica e ovviamente un po’ di lavoro e vita privata. Sembrava scettico ma alla fine, probabilmente per non dire di no, mi disse: “Facciamo così, tu scrivi le domande e quando torni a Roma vediamo cosa possiamo fare”.

– Se ho capito bene, tiri fuori l’intervista perché pentito della “rivelazione linfoma” e ti accendi di nuovo non per l’Aspirante ma all’idea di una sfida quasi impossibile?

– In effetti, Dottore, il progetto intervista mi caricò di nuovo entusiasmo. Mi preparai come uno studente per un esame. Lessi e rilessi tutto quello che c’era da sapere sulla vita dell’Aspirante. Avevo preparato il mio schema di domande suddivise in cinque categorie: Io, Lavoro, Attualità, Grillo Parlante e Privacy. Ero convinto che se avessimo realizzato quest’intervista il forum avrebbe fatto il botto. Il linfoma immaginario rimaneva sullo sfondo. Ogni tanto sul messenger ne parlavo con l’Oscuro, con il Presidente (anche a lui avevo fatto la rivelazione) o con il Lumacone. Rimanevo sempre sul vago. Dopo il bastone, il linfoma era un altro scudo. Almeno così lo vedevo. Lavoravo in Sicilia, ma con la mente ero già a Roma.