3) La Casa delle Luci (Donato Carrisi)

“La Casa delle Luci” è un romanzo scritto da Donato Carrisi e pubblicato da Longanesi Editore il 18 Novembre 2022”

Sinossi:

DAL MAESTRO DEL THRILLER ITALIANO, UN NUOVO, OSCURO ENIGMA DA DECIFRARE. Nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina… Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipno­si, non gli è sconosciuta.

E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino.

Perché a undici anni Pietro Gerber è morto.

E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.

Recensione:

“Tanto tuonò che  piovve” recita un popolare proverbio.

Gli artisti in generale sono delle creature  uniche , particolari: sono testarde, vanesie, fragili, egocentriche.

Gli scrittori appartengono in più ad un  sotto genere: non accettano alcun tipo di  consiglio o critica costruttiva  sui propri romanzi da amici e parenti figurarsi da un piccolo ed insignificante blog come questo.

Donato Carrisi è uno scrittore di fama internazionale, noi stessi più volte l’abbiamo definito come “Il Grisham italiano”.

Carrisi negli ultimi anni si è voluto cimentare con la regia cinematografica riscuotendo subito consensi e premi.

Una “distrazione piacevole” che, a nostro parere,  ha influenzato negativamente l’ultima trilogia letteraria  creata dallo scrittore pugliese, avendo come protagonista un psicologo, meglio ancora conosciuto come “l’addormentatore dei bambini”: Pietro Gerber.

I primi due romanzi delle trilogia, con grande dispiacere, li abbiamo giudicati non all’altezza della fama di Carrisi.

Evidenziando come  entrambi avessero il peccato d’origine d’essere stati scritti già per una futura trasposizione probabilmente televisiva , perdendo così il mordente e respiro letterario.

L’ impostazione drammaturgica  risentiva di questa “scelta a monte”  anche se mai dichiarata da Carrisi ,  facendo  pensare al plot di alcune  serie televisive americane,  depotenziando l’idea di partenza.

Ma se gli scrittori sono testardi, chi vi scrive non è da meno. Ho iniziato la lettura de “La casa delle Luci” sforzandomi d’essere aperto e libero da pregiudizi  passati.

Possiamo affermare che Donato Carrisi al terzo tentativo con Pietro Gerber, è riuscito almeno in parte a correggere le criticità strutturali , modificando lo stile di racconto e soprattutto dando più spazio alla storia , all’elemento introspettivo  senza eccedere nei manierismi e negli stereotipi di genere.

Pietro Gerber si mostra  finalmente come una persona imperfetta, trasandata fuori  e dentro. Non è più il sicuro ipnotista dei primi due romanzi, è un uomo in difficoltà, arranca, rischiando di perdersi nei meandri della mente e del proprio tragico passato “coperto” dal Sig. G, suo  padre.   I personaggi vecchi e nuovi appaiono più credibili, avvinti dal dolore o dal mistero , ed in entrambi casi  stimolanti da leggere e capire per il lettore.

“La Casa delle Luci”  chiude il cerchio  di una storia in bilico tra realtà e suggestione,  memoria e finti ricordi.

Donato Carrisi salva  sé stesso ed il personaggio di Pietro Gerber dall’anonimato letterario.

Chissà se con diverso linguaggio (televisivo?), Pietro Gerber troverà il modo d’incantarci completamente.

2) I Ragazzi di Biloxi (John Grisham)

“I ragazzi di Biloxi” è un romanzo scritto da John Grisham e pubblicato in Italia il 22 novembre 2022 da Mondadori Editore.

Sinossi:

 Keith Rudy e Hugh Malco provengono entrambi da famiglie di immigrati croati e sono cresciuti insieme a Biloxi, nel Mississippi. Negli anni Cinquanta e Sessanta hanno frequentato le stesse scuole e condiviso la passione per lo sport. La loro città, affacciata sul mare, era storicamente nota per la sua fiorente industria ittica e per le spiagge e i resort turistici. Ma al tempo stesso presentava un lato oscuro: la corruzione e il vizio – dal gioco d’azzardo alla prostituzione, al contrabbando di alcol e traffico di stupefacenti – dilagavano sotto il controllo di una cricca di criminali, molti dei quali si diceva fossero membri della Dixie Mafia. Crescendo i due amici d’infanzia prendono strade diverse. Il padre di Keith, divenuto con grandi sacrifici procuratore distrettuale, è determinato a ripulire Biloxi e tutta la costa dalla malavita e suo figlio decide di seguire le sue orme. Il padre di Hugh, invece, diventa in breve tempo il boss incontrastato della criminalità locale e Hugh, attratto dalla bella vita e dai locali notturni, sceglie di lavorare per lui. Inevitabilmente le due famiglie sono destinate a uno scontro finale nelle aule del tribunale. “I ragazzi di Biloxi” è una saga che racconta le vicende di due uomini che si ritrovano dalla parte opposta della legge.

Recensione:

Non amo particolarmente quel genere di romanzo incentrato sulle saghe familiari, sulle relative amicizie, affetti, tradimenti ecc.

Un’epopea che spesso  si tramuta in un campale e manicheo scontro tra due ex amici che hanno scelto opposti stili di vita.

La mia riluttanza letteraria deriva probabilmente anche dall’influenza televisiva in cui sono nato e cresciuto , vedendo sul piccolo schermo tante serie e film si fondono su questo plot narrativo.

Ho voluto condividere la mia  “diffidenza ” al fine di rendere più chiaro  il perché  del mio giudizio in chiaroscuro su “i Ragazzi di Biloxi”, ultima fatica del Maestro Grisham.

Ho faticato non poco  a leggere e farmi piacere le prime duecento  pagine scritte da un inedito Grisham .

Non ho  ritrovato il classico e diretto approccio narrativo del Maestro  nel presentare i  personaggi , l’intreccio e soprattutto le criticità che generalmente danno  il via ad un  vibrante ed inteso scontro legale.

La prima parte de “I Ragazzi di Biloxi” l’ho letta, percepita ed infine accettata come un tentativo lodevole da parte dello scrittore di modificare il proprio marchio autoriale, volendo inserire forzatamente  l’elemento migrazione e l’”American Dream”  sperando così  da una parte di conquistare nuovi lettori

e dall’altra  di svecchiare il “brand Grisham” agli occhi dei vecchi fan.

Una scelta  creativa che sulla carta aveva buone potenziali,  si è rivelata nello sviluppo un lungo ed tratti prolisso “introduzione” alla vera storia, ovvero il duello legale e poi divenuta questione personale tra Keith e Hugh, dopo che il secondo ha organizzato l’attentato fatale per il padre di Keith.

Un finale serrato ed avvolgente non è  bastevole a coprire i limiti emersi nella seconda parte , in cui l’autore ha sporcato il cuore del racconto con l’utilizzo   eccessivo di personaggi secondari e loro guai giudiziari.

“  I ragazzi di Biloxi” è un romanzo di formazione,  storico, sociologico  sulla società americana e solamente alla fine lo si vive come un Legal thriller.

Un ibrido di generi e troppi personaggi buttati nella mischia determinano una lettura diversamente godibile ed avvincente, sensazioni davvero inedite per un lettore alle prese con un “Grisham”.

1)“Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno” ( Benjamin Stevenson)

“Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno” è un romanzo scritto da  Benjamin Stevenson e pubblicato da Feltrinelli in Italia  l’undici ottobre 2022

Sinossi:

A Ernie Cunningham le riunioni di famiglia non sono mai piaciute. Di sicuro c’entra il fatto che tre anni prima ha visto suo fratello Michael sparare a un uomo e lo ha denunciato, un oltraggio che non gli è ancora stato perdonato. Perché i Cunningham non sono una famiglia come le altre. C’è solo una cosa che li unisce: hanno tutti ucciso qualcuno. Ora hanno deciso di ritrovarsi per un’occasione speciale: trascorreranno un fine settimana in un resort di montagna per festeggiare l’uscita di prigione di Michael. Ma i Cunningham non sono tipi da stare in pantofole davanti al caminetto. Il giorno dell’arrivo di Michael, viene trovato il cadavere di un uomo. Ha le vie respiratorie ostruite dalla cenere, come se fosse morto in un incendio, ma non ha ustioni sul corpo. Mentre una bufera si abbatte sul resort isolandolo e la polizia brancola nel buio, spetterà a Ern capire se il colpevole è uno dei suoi familiari, prima che vengano uccisi tutti.

Recensione:

Quando ho deciso di trasformare questo piccolo blog, nello spazio in cui condividere con voi anche le mie letture , lanciandomi in personali e soggettive recensione sui testi,  ero consapevole del concreto rischio di scambiare un testo orribile e stroncato dalla critica per un capolavoro e viceversa.

Cosa puntualmente accaduta

Altresì ero consapevole di dover spesso ammettere  la mia incapacità nel comprendere le idee,  cogliere le intenzioni dello scrittore di turno magari celebrato dai lettori con tutte le stelline possibili.

Idem.

Recensire un romanzo ed in più generale un testo letterario è un lavoro complesso, difficile, duro. Per farlo ci vuole competenza, conoscenza e tanto studio.

Il sottoscritto non possiede nessuna di queste doti e come ben sapete  scrive “di pancia” sperando nella vostra clemenza e pazienza.

Numerose volte in questi intesi dieci  anni mi è capitato di sintetizzare  la perplessità su quanto letto con un conciso e secco : mah!

Ma fino ad oggi mai il mio personale e modesto boh si è manifestato con il primo romanzo dell’anno oltretutto un gradito regalo di Natale.

Ma non potrei spiegare con altre espressioni/parole diversamente dal mio mah il  giudizio su “ Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno”.

Non conoscevo lo scrittore Benjamin Stevenson   prima di leggere il suo ultimo romanzo.

E’  stata sì un lettura veloce, leggera, lineare, semplice,  condita in alcuni passaggi di una buona ironia ed in altri da una efficace incisività narrativa, ma non bastevoli per far scattare al lettore “la sindrome da déjà-vu”.

Benjamin Stevenson ha scritto un thriller  di stampo familiare  puntando sull’isolamento dei personaggi dal resto del mondo  e con il crescente sospetto che l’assassino fosse uno dei suoi affetti.

Stevenson ha attinto a piene mani ai testi di Agata Christie e Simeon , sforzandosi in modo lodevole di applicare lo schema narrativo alla gelida Australia.

La stessa tecnica autoriale di rivolgersi direttamente al lettore, rompendo la quarta parete è qualcosa già vista e letta al cinema ed in letteratura.

L’intreccio non decolla realmente mai nonostante una serie importante di omicidi e colpi di scena soprattutto nel finale.

Il titolo del romanzo è sicuramente la cosa più bella ed accattivante di un romanzo che sicuramente amerete come il resto del web.

Ma il mio 2023 letterario inizia con un grande e sconsolato :  Mah!

36) La mutazione. Come le idee di sinistra sono migrate a destra (Luca Ricolfi)

“La Mutazione: come le idee di sinistra sono migrate a destra” è un saggio scritto da Luca Ricolfi e pubblicato il 1° novembre 2022 da Rizzoli Editore.

Sinossi:

Le idee non stanno ferme. Le grandi idee, i grandi principi, le visioni del mondo hanno sempre delle radici, come le piante. Ma, diversamente dalle piante, raramente restano dove sono nate. Le idee si muovono, cambiano habitat, come uccelli di passo. È quel che è successo a tre grandi ideali della sinistra: difesa dei deboli, libertà di pensiero, cultura come via privilegiata verso l’eguaglianza. Oggi queste idee, che hanno fatto la storia della sinistra, non abitano più lì. Alcune vagano senza meta, altre si sono posate sulla destra. A vagare senza meta è soprattutto l’idea gramsciana della cultura alta come strumento di emancipazione dei ceti popolari, un’idea ancora viva ai tempi di Togliatti, ma completamente sopraffatta da mezzo secolo di riforme dell’istruzione, che – abbassando la qualità degli studi – hanno finito per bloccare l’ascensore sociale. A posarsi sulla destra, invece, sono state la difesa della libertà di pensiero, contro l’adesione acritica della sinistra al politicamente corretto, e la difesa dei deboli, contro l’incapacità di ascoltare la domanda di protezione dei ceti popolari. Attraverso un nuovo modello interpretativo, la dottrina delle tre società, Ricolfi individua con precisione chi sono i deboli oggi, e ricostruisce il lungo processo che ha portato la destra e la sinistra a scambiarsi le rispettive basi sociali, determinando una vera e propria mutazione del sistema politico. E azzarda l’ipotesi che sia un’eccessiva celebrazione del progresso ad accecare i progressisti, incapaci di vederne anche i lati oscuri, le falle che alimentano una nuova disperazione sociale, di cui sarebbe bene invece intercettare il grido.

Recensione:

Si dice che nel 2022 non abbia più senso parlare di Destra o Sinistra.

Gli esperti si scaldano nel sostenere il tempo dell’ideologia sia finito e che i cittadini si aspettano dai politici delle  concrete risposte ai problemi sociali e economici che da decenni affliggono il nostro Paese.

Ma è davvero cosi o piuttosto sono i partiti che hanno smesso di fare il loro dovere, snaturandosi come quelli di sinistra ?

Luca Ricolfi fotografa, analizza, evidenzia con lucidità l’ormai evidente quando clamoroso “scambio di ruolo”  avvenuto tra la destra e sinistra nel portare avanti alcuni argomenti e nella difesa  dell’ultimi, un tempo cari e fedeli elettori dei secondi.

“La Mutazione” analizza lo “spostamento” della sinistra  degli ultimi decenni  verso ideali , argomenti e battaglie politiche ben lontane dalla proprie origini,  diventando “ancella” dei diritti civili e sostenitrice della globalizzazione.

Una mutazione che ha allontanato  la base elettorale della  sinistra dai vertici, spingendoli paradossalmente tra le braccia di una destra storicamente “nemica” del ceto operaio.

La destra è diventata agli occhi delle classi più povere e meno erudite, come l’unica  forza in grado di difenderli e sostenerli nelle loro istanze di giustizia ed equità contro i potentati  politici e finanziari.

Luca Ricolfi elenca con precisione analitica e sociale “i passi indietro” compiuti dalla sinistra in campo culturale, scolastico e del merito a favore di battaglie elitarie e dissonanti dal comune sentire del suo popolo.

Ricolfi evidenzia il “cortocircuito” antropologico, storico e culturale di una sinistra incapace di cogliere questa mutazione, lasciando così intere praterie ai partiti populisti /sovranisti.

Una mutazione che ha segnato l’intera Europa , riscrivendo i paradigmi della politica e della rappresentanza.

“La mutazione” è una lettura assolutamente consigliata per comprendere meglio  la nostra società e la travagliata e complessa epoca in cui viviamo.

35)La disperata ricerca d’amore di un povero idiota (PIF)

“ La disperata ricerca d’amore di un povero idiota” è un romanzo scritto da Pif e pubblicato l’otto novembre da Feltrinelli Editore.

Sinossi:

“L’amore non è una formula matematica, non ci si può innamorare facendo dei calcoli.” Almeno questo è quello che pensa Arturo fino a quando rivede un vecchio compagno di classe, l’irritante Gianfranco Zamboni – ora ingegnere informatico. Dopo anni di lavoro a testa bassa, Arturo si è appena reso conto che amici e colleghi nel frattempo si sono sposati o convivono, molti hanno messo al mondo dei bambini e alcuni si sono già separati. Alle soglie dei quarant’anni, è ora di pensare a quel futuro che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Ma come si trova l’anima gemella, la persona che si è proprio sicuri sia quella giusta? L’incontro con il vecchio compagno di scuola sembra un appuntamento con il destino, perché Zamboni è a capo di un progetto sperimentale: una app finalmente efficace nel rilevare l’affinità fra persone. E siccome Arturo è un citazionista accanito, facendo sua la massima di Mae West “Tra due mali, scelgo sempre quello che non ho mai provato prima”, si butta nella sperimentazione. Mentre sembra stia nascendo una simpatia con Olivia, la ragazza dal sorriso raggiante che lavora nella mensa aziendale, l’app gli rivela che ha sette anime gemelle sparse per l’Italia e per il mondo. Nonostante il parere contrario dell’amico Carlo, inguaribile romantico, che lo spinge a uscire con Olivia, Arturo inizia il suo viaggio carico di speranza – ma anche di goffaggine e tanti dubbi. Da Siena alla Svezia, da Dubai alla Groenlandia, scoprirà molto su di sé, sui rapporti di coppia a ogni latitudine, e su cosa sia davvero un’anima gemella. Pif torna al romanzo con la sua voce inconfondibile e lo sguardo intelligente e critico, eppure sempre pieno di tenerezza, sulle contraddizioni del nostro presente, sulle fragilità fra il tramonto delle vecchie certezze e i falsi miti di nuove verità. Un romanzo picaresco ed esilarante sull’amore.

Recensione:

La maggioranza delle donne superata l’età fatidica dei trent’anni comincia a sentire il tintinnio delle lancette del proprio “orologio biologico”,  spaventata di non trovare l’uomo giusto con cui mettere su famiglia.

Tutto altro discorso per l’uomo che stupidamente si sente un eterno Peter pan, latin lover, cacciatore finché non si ritrova vecchio e solo.

Quando è il momento giusto per aprire le porte all’amore?

Quale è l’ età giusta per trovare l’anima gemella?

Esiste davvero l’anima gemella?

L’amore è il sentimento più difficile da raccontare, descrivere dagli scrittori, ma allo stesso tempo è quello più inseguito  dai lettori tra le pagine di un romanzo.

Pif cerca di dare  delle risposte e soprattutto un senso all’amore vissuto, provato dalla generazione over 40, che anzichè scegliere la strada più semplice, ama complicarsi la vita anche in campo sentimentale.

“La disperata ricerca d’amore di un povero idiota” è una commedia romantica ma temperato da una venatura malinconica/esistenziale che rende la lettura godibile e divertente.

Il lettore segue con curiosità la ricerca di Arturo Giammarresi (caro Pif magari è arrivato il momento di cambiare il nome del tuo alter ego letterario e cinematografico) del vero amore utilizzando una fantomatica app inventata da un cinico e sprezzante collega di Arturo.

Pif utilizza l’escamotage narrativo dell’app per evidenziare il suo personale quanto condivisibile insofferenza per l’abuso degli algoritmi ed  in più generale dei social network nelle relazioni sociali.

Tutto è studiato, selezionato, scelto sulla base di paramenti sempre più assurdi ed improponibili, facendo venire meno la spontaneità , istinto e casualità che un tempo erano parte vitale  e gioiosa delle nostre vite.

Pif  ci racconta di un quarantenne che si scopre incompleto, solo , stanco di un lavoro inutile e monotono  presso una grande  multinazionale.

Arturo desidera innamorarsi, creare un legame stabile , così decide d’intraprendere un viaggio per conoscere le sue nove presunte anime gemelle.

Un viaggio che si rivelerà divertente quanto disastroso sul piano amoroso, quanto illuminante sul piano della consapevolezza di sé.

L’amore esiste, ma spesso siamo ciechi nel vederlo davanti a noi. L’amore non aspetta in eterno.

  Arturo capirà amaramente quest’ importante lezione alla fine della sua ricerca.

Una dolorosa lezione che lo renderà pronto davvero , quando la sua anima gemella deciderà di dargli una seconda possibilità.

Un insegnamento che dovrebbe valere per  tutti noi.

34)Chi si ferma è perduto (Marco Malvadi e Samantha Bruzzone)

“Chi si ferma è perduto” è un romanzo scritto da Marco Malvadi e Samantha Bruzzone e pubblicato il 18 ottobre 2022 da Sellerio Editore.

Sinossi:

Serena, casalinga ultra indaffarata di un borgo vicino a Pisa, si imbatte casualmente in un cadavere. È quello del professor Caroselli, ottimo musicista e rigoroso insegnante nella scuola locale gestita dalle suore. Serena ha una solida formazione da chimica e un buon lavoro, ma ha scelto di licenziarsi stanca della discriminazione maschilista. Ma la sua identità non si esaurisce nel ruolo di madre di famiglia. Inoltre, la multitasking mamma di due figli e moglie di un distratto scienziato possiede quello che lei chiama «superpotere», un olfatto formidabile e professionalmente coltivato che le consente di distinguere perfino i singoli componenti chimici delle sostanze. Il passaggio da testimone in un caso di omicidio a investigatrice è così inevitabile. L’inchiesta ufficiale è invece condotta da Corinna Stelea, sovrintendente di polizia alta quanto un giocatore di pallacanestro. La coppia indirizza i sospetti verso i traffici del convento che gestisce la scuola. Molti pettegolezzi accompagnano l’indagine e molti segreti saranno svelati. Ma la soluzione sarà la più triste. Serena Martini e Corinna Stelea, i due nuovi personaggi creati dalla collaborazione di un affermato scrittore con una quasi esordiente, ma soprattutto dalla fusione di un punto di vista maschile e uno femminile, hanno giornate così complicate e vere che le loro più banali vicende quotidiane rischiano ogni momento di precipitare nell’acrobatico, nel paradosso, nell’avventura. Come già nella serie del BarLume, è l’affermazione del lato umoristico, o benevolmente assurdo, della vita che introduce nel poliziesco l’elemento comico, a cui in questo romanzo si aggiunge la capacità di rappresentare la sensibilità femminile.

Recensione:

Ammetto d’avere una discreta dose di scetticismo mista ad un’ elevata forma di pregiudizio letterario riguardo i romanzi scritti a quattro mani.

Scrivere un buon romanzo è un’ impresa difficile, complessa, travagliata e se a tutto ciò aggiungiamo il fatto di dover mettere d’accordo l’ego creativo di due scrittori allora è una mission quasi impossibile.

Gli scrittori sono strane creature, disposte a tutto pur di trovare la giusta ispirazione per il libro che gli possa  donare eterna gloria.

Se  poi la coppia di scrittori  sono anche marito e moglie, allora la missione non è più impossibile, ma diventa ai confini della realtà.

Marco Malvadi e sua moglie Samantha Bruzzone hanno voluto sfidare tutto ciò, decidendo di scrivere un giallo unendo i rispettivi talenti sperando di ottenere una chimica perfetta.

“Chi si ferma è perduto” è il risultato di una collaborazione che potremmo definire complessivamente riuscita, ma con ampi margini di miglioramento.

Un giallo ambientato in un piccolo paesino del pisano, nato dalla causale scoperta di un gruppo di mamme in passeggio del corpo del professore di musica, fa scattare da una parte nel memoria del lettore  delle reminiscenze televisive da “La signora in Giallo “e dall’altra il classico plot narrativo dei casi del “Bar Lume”.

“Chi si ferma è perduto” presenta un intreccio narrativo piuttosto classico, lineare,  abbastanza prevedibile negli sviluppi, ma ciò nonostante il lettore si gode la lettura leggera, frizzante, ironica, fatta d’intercalari toscani e soprattutto dei “pensieri e parole” pensante e non pronunciate dalle due protagoniste: Serena Martini chimica disoccupata e mamma a tempo pieno e Corina Stelea,  una poliziotta sveglia quanto insofferente alla stupidità dei suoi superiori.

L’inedita coppia investigativa è simpatica, divertente, complementare, ma ancora da “rodare” in indagini più incisivi ed articolati.

“Chi si ferma è perduto” è un buon primo giallo della coppia Malvadi-Bruzzone, ma ci aspettiamo molto di più perché va bene conoscere la chimica, ma ci vuole ben altro per fiutare una saga di successo.

33)Un cuore nero inchiostro- Le indagini di Cormoran Strike( Robert Galbraith)

“Un cuore nero inchiostro” è un romanzo scritto da Robert Galbraith e pubblicato da Salani Editore il 25 ottobre 2022.

Sinossi:

L’agenzia di Cormoran Strike e Robin Ellacott – detective privati, soci in affari e autoproclamatisi ‘migliori amici’ – non è certo a corto di clienti. Così, quando una giovane donna dall’aria stravolta si presenta in ufficio, la segretaria la rispedirebbe volentieri indietro, ma l’intuito di Robin le dice di ascoltarla. Mentre stringe la sua costosissima borsa macchiata di inchiostro, Edie Ledwell si presenta come la coautrice di una serie animata di culto che sta per sbarcare su Netflix e implora Robin di aiutarla a scoprire l’identità di una misteriosa figura che la perseguita online. Robin le consiglia di rivolgersi ad altre agenzie specializzate in reati informatici, ma rimane turbata da quell’incontro. E ancora di più la sconvolgerà leggere dell’assassinio di Edie Ledwell poco tempo dopo. Una nuova indagine sta per avvolgere Strike e Robin in una rete invisibile, pericolosa e oscura, in cui le identità si moltiplicano e si nascondono, la verità è più sfuggente che mai e il successo diventa un gioco crudele col destino. Un ingranaggio perfetto, una narrazione trascinante, un altro capitolo irrinunciabile della storia di Robin e Strike.

Recensione:

È sottile quanto importante la linea di demarcazione tra l’essere fan di un attore /serie tv e lo scivolare nel fanatismo , diventando  responsabile di azioni illegali o peggio ancora criminose.

Se da una parte il web ed ancora di più i social network hanno permesso al pubblico di ’”avvicinarsi” al proprio beniamino, dall’altra hanno scoperchiato il vaso di Pandora sulle stranezze e pulsioni più inspiegabili dell’animo umano.

Il fan medio “fatica” a distinguere il personaggio dall’interprete, sovrapponendo la sfera pubblica con quella privata creando così le condizioni per un pericoloso cortocircuito.

Chi  segue questo blog fin dalla nascita  sa bene quanto siamo stati “ coinvolti” da questo scomodo argomento e quali pesanti conseguenze abbiamo giustamente pagato.

Leggendo il sesto libro  di Robert Galbraith,  è quasi inevitabile immaginare  quanto ci sia dentro di personale della J.k Rowling  nell’intreccio narrativo.

Una storia che inizialmente si divide , alterna  tra il  mondo del web  e quello reale, per poi tragicamente intrecciarsi.

 J.K Rowling,  nonostante sia l’ideatrice di Harry Potter, negli ultimi anni  è stata  oggetto di feroci  e violente campagne d’odio sui social per le sue posizioni sui diritti civili non “allineate” al pensiero dominante.

La  scrittrice Rowling  intuendo il potenziale creativo di tutto questo odio, si è presa una geniale quanto perfida vendetta sui propri haters costruendo un giallo appassionante , pieno di colpi di scena, originale ed allo stesso tempo evidenziando i rischi ed i pericoli di un web senza regole e controlli.

Far diventare concreta , reale, una minaccia nata da un blog  di fan non era semplice , trovando un credibile motivo per “scomodare”  l’ormai celebre coppia investigativa composta da Strike e Robin.

L’aggressione e la morte di uno degli ideatori ha permesso il legame narrativo tra i due mondi  dando vita ad un racconto mai banale, spiazzante quanto incisivo nei contenuti.

“Un cuore nero inchiostro” è un giallo in cui nulla è come sembra e soprattutto fa emergere  gli aspetti peggiori ed oscuri del web: manipolazione psicologica, solitudine e mania del controllo .

“Un cuore nero inchiostro” si rivela una partita a scacchi giocata dalla coppia investigativa contro un avversario invisibile capace di ogni mossa pur di piegare la realtà al suo pericoloso mondo immaginario.

Chi è Anomia?

Quanti di voi ne hanno incontrato uno nella vostra esperienza con il web?

Dopo aver letto questo  romanzo, magari sarete più accorti nel dare fiducia a qualcuno nascosto da un nickname.

31) Le Guarigioni (Kim Rossi Stuart)

“Le Guarigioni” è una raccolta di racconti scritta da Kim Rossi Stuart e pubblicata il 24 Gennaio 2019 da” La Nave di Teseo”

Sinossi:

Un padre dal carattere volubile e un bambino silenzioso lasciano la città per aprire un maneggio tra il fango e la solitudine della campagna; uno scrittore cerca ripetutamente di innamorarsi davvero, per capire ogni volta di volere tutt’altro e in tutt’altro modo; un piccolo e morigerato imprenditore viene travolto dall’arrivo di una donna tanto appassionata quanto ingestibile; una moglie scettica, indipendente e sicura di sé sospetta di essere stata scelta per una rivelazione mistica; un prete ribelle combatte contro la pressoché totale scomparsa del Male nel mondo. Curiosi, burberi, inafferrabili, irrisolti e romantici, oppure fragili, buffi, egoisti e testardi, i personaggi di Kim Rossi Stuart si muovono nelle loro storie con l’andamento irregolare e imprevedibile di una vita che sposta i cartelli e confonde le direzioni, per irriderli e confonderli ogni volta. Uomini (e donne) che combattono contro gli eventi e le loro stesse idiosincrasie, per provare a trovare, se non le risposte, almeno le domande giuste da porsi, lungo un filo comune ma ben dissimulato che raccoglie assieme questi cinque racconti: microcosmi di amore, lotta, impazzimenti e visioni.

Recensione:

Chi mai mi guarirà dalla lettura dei 5 racconti scritti da Kim Rossi Stuart?

Quale farmaco potrà togliermi la sensazione d’aver letto almeno tre racconti degni della supercazzola ?

Chi o cosa potrà guarirmi dalla consapevolezza che Elisabetta Sgarbi direttrice e fondatrice della casa editrice de “La Nave di Teseo” abbia pubblicato il  quaderno degli “appunti” del popolare e bravo attore pensando comunque di farne un successo editoriale?

Sono volutamente sarcastico e pungente  nell’esporre il mio giudizio sulle “Le Guarigioni”, ma questo mio atteggiamento è frutto della delusione letteraria.

Non avrei probabilmente mai letto “Le Guarigioni”, se non avessi visto tre anni dopo il film “Bardo” diretto dallo stesso Kim Rossi Stuart ispirato liberamente dal primo racconto .

Sul magazine  “Parole a colori”  avendo espresso  un parere complessivamente positivo sul film (https://www.paroleacolori.com/brado-un-western-esistenziale-che-prova-a-spiegare-il-senso-della-vita/=),  nutrivo discrete aspettative anche il libro.

Invece, caro lettore /spettatore, mai dire mai anche in campo letterario, dovendo evidenziare purtroppo che il Kim Rossi Stuart in versione scrittore è  caotico, dispersivo, autoreferenziale e poco incisivo.

“Le Guarigioni”  composta da 5 racconti, si sono rivelati un esercizio letterario dell’uomo Kim   con lo scopo d’esorcizzare forse i propri demoni interiori ed ossessioni, ma troppo lontani dal “sentire comune” del lettore medio.

5 racconti  in cui fobie, angosce, rapporti conflittuali tra padre e figlio e marito e moglie sono declinati  con un intento narrativo ed introspettivo apprezzabile da  un pubblico colto e dotato di una grande pazienza letteraria.

Non sono riuscito a trovare, un mio limite, un filo rosso capace di unire i racconti e darmi un senso all’intera operazione dell’autore.

“Le Guarigioni” in conclusione sono state necessarie per l’uomo Kim , ma sicuramente indispensabili per  l’artista Kim Rossi Stuart nel suo processo di elaborazione creativa visto poi il film.

Ed al lettore tardivo come il sottoscritto, non resta  altro che guarire dalla noia.

30) La Mala Erba (Antonio Manzini)

“La Mala erba” è un romanzo scritto da Antonio Manzini e pubblicato da Sellerio il 27 Settembre 2022.

Sinossi:

Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell’ordine dell’universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall’alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l’amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest’apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo

Recensione:

“La mala erba non muore mai” recita un popolare proverbio che Antonio Manzini ha voluto utilizzare come titolo del suo nuovo romanzo anticipando  da subito il tema narrativo della storia: le declinazioni /sfumature della meschinità umana.

“La mala erba” è una storia di piccoli soprusi, dolori, tradimenti, ipocrisie e violenze  incarnate dalla piccola comunità di Colle San Martino.

Antonio Manzini pennella con intelligenza, sensibilità e feroce realismo una società  in cui i soldi e l’arroganza del più forte schiacciano ogni possibilità di riscatto e futuro.

Niente si muove e niente si decide senza il permesso di Cicci Belle padre padrone di Colle San Martino,  rievocando un’atmosfera da età feudale o se preferite una versione grottesca di Don Rodrigo.

I  ragazzi sembrano destinati a seguire le orme  fallimentari dei genitori, prigionieri di sogni infranti e di un declino economico collettivo.

La diciasettenne Samantha  che avrebbe dovuto incarnare l’’alternativa diversa e positiva del paesino, invece  diventerà, suo malgrado, parte del sistema scalzando dal “trono” Cicci Belle, vittima della sua superbia e cattiveria.

 All’inizio del racconto l’autore sottolinea  una divisione tra buoni e cattivi, vittime e carnefice, portando il lettore a provare simpatia per gli “ultimi”, ma con il dipanarsi dell’intreccio, pieno di tragici ed inaspettati colpi di scena, tutto cambia.

Nessuno è esente da colpe e responsabilità ,  ogni personaggio pensa al proprio tornaconto personale.

“La mala erba”  è un romanzo amaro, cupo, crudo portando in superfice gli aspetti peggiori dell’animo umano.

È una lettura sociale, culturale, intimistica del nostro Paese che non lascerà indifferenti e soprattutto imponendoci un disincantato e preoccupante monito  sulle future generazioni.

29) Mussolini Il Capobanda (Aldo Cazzullo)

“Mussolini il capo banda” è un saggio scritto da Aldo Cazzullo e pubblicato il 13 settembre da Mondadori Editore.

Sinossi:

«Cent’anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto; persino di far chiudere e morire in manicomio il proprio figlio, e la donna che l’aveva messo al mondo». Comincia così il racconto di Aldo Cazzullo su Mussolini. Una figura di cui la maggioranza degli italiani si è fatta un’idea sbagliata: uno statista che fino al ’38 le aveva azzeccate quasi tutte; peccato l’alleanza con Hitler, le leggi razziali, la guerra. Cazzullo ricorda che prima del ’38 Mussolini aveva provocato la morte dei principali oppositori: Matteotti, Gobetti, Gramsci, Amendola, don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli. Aveva conquistato il potere con la violenza – non solo manganelli e olio di ricino ma bombe e mitragliatrici –, facendo centinaia di vittime. Fin dal 1922 si era preso la rivincita sulle città che gli avevano resistito, con avversari gettati dalle finestre di San Lorenzo a Roma, o legati ai camion e trascinati nelle vie di Torino. Aveva imposto una cappa di piombo: Tribunale speciale, polizia segreta, confino, tassa sul celibato, esclusione delle donne da molti posti di lavoro. Aveva commesso crimini in Libia – 40 mila morti tra i civili –, in Etiopia – dall’iprite al massacro dei monaci cristiani –, in Spagna. Aveva usato gli italiani come cavie per cure sbagliate contro la malaria e per vaccini letali. Era stato crudele con tanti: a cominciare da Ida Dalser e dal loro figlio Benitino. La guerra non fu un impazzimento del Duce, ma lo sbocco logico del fascismo, che sostiene la sopraffazione di uno Stato sull’altro e di una razza sull’altra. Idee che purtroppo non sono morte con Mussolini. Anche se Cazzullo demolisce un altro luogo comune: non è vero che tutti gli italiani sono stati fascisti. E l’antifascismo dovrebbe essere un valore comune a tutti i partiti e a tutti gli italiani.

Recensione:

Chi è stato veramente Benito Mussolini?

L’uomo della Provvidenza ? Il Duce d’Italia? Un dittatore? L’uomo che ha trascinato l’Italia alla tragedia della seconda guerra mondiale?

Se la  Storia ha espresso il proprio giudizio chiaro e netto sul fascismo e sull’opera di Benito Mussolini,  è ben diversa la percezione che oggi noi italiani abbiamo del ventennio fascista.

Il tempo ha indubbiamente lenito molte ferite, affievolito le contrapposizioni ideologiche e soprattutto il mondo è cambiato.

La figura di Benito Mussolini e le gravi colpe del fascismo in questi ultimi anni hanno subito una sorta di “pacifico revisionismo”  da parte nell’opinione pubblica, facendo  passare l’idea che l’antifascismo su cui si basa la nostra Costituzione , sia  qualcosa di superato e non più un valore vincolante.

La memoria nazionale è  un tesoro da preservare e custodire al fine di ripetere gli errori del passato.

Aldo Cazzullo con  questo saggio compie un lodevole quanto importante compito di “promemoria” e soprattutto di monito  alle nuove generazioni.

“Mussolini, il capobanda”  si è rivelata un’operazione attenta , scrupolosa e dettagliata nello  smontare tutte “le fake news” e “ narrazioni errate” sul ventennio veicolate “ad arte” da alcuni media e dai social con lo scopo di rivalutare il Duce ed il fascismo.

Cazzullo ripercorre tutte le tappe del fascismo dall’origine del movimento fino all’epilogo truculento di Piazzale Loreto in cui il corpo di Mussolini fu esposto a testa in giù.

I fatti contano e purtroppo i fatti  riportati da Aldo Cazzullo  certificano le violenze, gli abusi, il sangue ed i crimini commessi dal fascismo in ogni fase della propria storia.

Essere di destra (come è il sottoscritto) significa anche avere consapevolezza di quello è stato il fascismo e di  quali responsabilità morali, umane e politiche si macchiò Benito Mussolini: il capobanda .