Il biglietto d’acquistare “Beau ha paura” è : Omaggio
“Beau ha paura” è un film del 2023 scritto e diretto da Ari Aster, con : Joaquin Phoenix, Parker Posey, Amy Ryan, Richard Kind, Kylie Rogers, Nathan Lane, Patti LuPone, Michael Gandolfini, Zoe Lister-Jones, Stephen Henderson, Joe Cobden, Denis Ménochet, Hayley Squires, Anana Rydvald.
Sinossi:
Beau ha paura, film diretto da Ari Aster, è ambientato in un presente alterativo ed è il ritratto pluridecennale di Beau (Joaquin Phoenix), un uomo molto ansioso, che ha un tormentato rapporto con sua madre, una donna autoritaria. Beau non ha mai conosciuto il padre ed è cresciuto sentendo l’assenza di questa figura genitoriale.
Quando l’uomo scopre che sua madre è morta, intraprende un viaggio verso casa, durante il quale dovrà affrontare varie e assurde minacce soprannaturali.
Recensione:
“La notte porta consiglio” dice un saggio proverbio, ma nel mio caso sarebbe più giusto scrivere “Caro Ari , ringrazia l’embargo stampa scaduto alle 23 del 20 aprile”
Dicesi “embargo stampa “ per i non “addetti ai lavori”, l’impegno firmato con il sangue da ogni povero critico prima della proiezione con il quale si impegna a non rivelare nulla sul film, pena atroci sofferenze fisiche oltre che cinematografiche.
Il sottoscritto, ovviamente, rispetta qualsiasi embargo stampa, ma generalmente la prima impressione non si scosta molto dalla recensione poi pubblicata.
Ieri sera dopo tre interminabili ore di film, io come la gran parte dei colleghi presenti siamo fuggiti via, evitando di scrivere una “first reaction” su quanto visto, non volendo dare libero sfogo a giudizi trancianti o peggio ancora insulti al regista.
Ari Aster è considerato un “astro nascente” del genere horror , ma ai miei occhi è semmai un potenziale e talentuoso autore di criptici ed affascinanti Spira Mirabilis.
Se ieri sera avessi dovuto mandare il pezzo alla direttora, non avrei avuto esitazioni nello scrivere “Non ci sono più dubbi, Aster ci prova gusto nel realizzare lunghi ed estenuanti Spira Mirabilis . Fate Presto: Fermatelo”
Stamani dopo un sonno quasi ristoratore e soprattutto dato uno sguardo ai giudizi dei colleghi americani, ho modificato in parte la mia prospettiva su “Bea ha paura” ,salvando qualche passaggio, lo stile e soprattutto la maestosa abbondante presenza fisica e talentuosa interpretazione di Joacquin Phoenix .
“Beau ha paura” pur rimanendo una Spira Mirabilis , comunque, per uno spettatore occasionale , va sottolineta l’elegante, ipnotica e visionaria messa in scena creata da Aster in cui si muove il protagonista.
Aster crea una personale, violenza, onirica visione del futuro in cui saccheggi, omicidi, povertà sono parte integrante di una società abitata da personaggi folli, diversamente normali, o dei “mostri” mascherati da un ipocrita perbenismo americano.
Lo spettatore segue la vita di Beau fin dalla faticosa e drammatica nascita, poiché il neonato uscito dal ventre materno, è resistente agli stimoli esterni dei medici mentre sentiamo le urla disperate della madre, fino a quando non è schiaffeggiato per farlo piangere.
E ’una prima scena simbolica oltre che funzionale al resto della lunga e caotica esistenza di Beau, dove osserviamo, subiamo un uomo di mezz’età incapace di prendere una posizione, paralizzato dalla paura di vivere e dalla vita e dipendente dagli psicofarmaci.
Scopriamo strada facendo chi sia Beau e soprattutto quanto intenso e ingombrante sia il rapporto con la madre, raccontato in modo puntuale e soffocante tramite l’utilizzo dei flashback di Beau bambino e/o adolescente.
Beau non ha mai conosciuto il padre, morto di cuore durate la prima notte di nozze.
Il sesso è un’altra paura per l’uomo, rimasto legato al ricordo del primo amore per una coetanea conosciuta durante una crociera.
Beau subisce gli eventi e le persone, parlando solamente se obbligato con la forza, senza mai conoscere il suo pensiero e volontà
Joaquin Phoenix si conferma un attore camaleontico, imprevedibile, folle nell’accettare sfide attoriali al limite come questa, in cui pochi altri colleghi sarebbero stati capaci di sostenere un film del genere.
Phoenix scompare dentro il suo personaggio, dandogli vita, credibilità e soprattutto una personalità indecifrabile.
Gli occhi di Beau esprimo paura, stupore , innocenza, ma allo stesso tempo covano una rabbia repressa, lampi di cattiveria, follia.
Lo spettatore è incerto nell’inquadrare , definire Beau, ciò nonostante l’accompagna nell’arzigogolato , pasticciato e surreale ritorno a casa del protagonista come fosse un novello Ulisse almeno secondo lo script di Aster.
“Beau ha paura” non è un horror, né tanto meno una commedia come alcuni siti hanno tentato di presentarlo.
È semmai un film alla Aster, dove è necessario possedere tanta pazienza e un gusto estetico molto elevato per coglierne pienamente il significato più profondo di un film straripante, lungo, imprevedibile quanto respingente e noioso in molti passaggi.
Il rapporto tra madre e figlio può essere di differente tipo : sano, patologico, simbiotico , ma nessuno di questi è paragonabile a quello di Beau con la madre, che alla fine del viaggio diventa il perno, l’anima di una storia che lascia alla fine il pubblico stanco, perplesso su quanto visto, ma portandosi dietro un pezzo di Beau, unico quanto vicino al nostro rapporto con il mondo e soprattutto con il genitore di riferimento.