1) I Love..Marco Ferreri

È disponibile on demand, su piattaforma CG Digital ( http://www.cgentertainment.it ), I love… Marco
Ferreri, diretto da Pierfrancesco Campanella. L’omaggio di un cineasta “fuori dal coro” al
regista irriverente e controcorrente per eccellenza, realizzato in occasione del ventennale dalla
sua scomparsa.


“Incazzarsi è un modo di divertirsi senza ridere!”, amava ripetere Marco Ferreri. Un po’ come
quei libri riposti nello scaffale più alto e là dimenticati per anni, finché un giorno ti ricapitano in
mano e riscopri quanto li hai amati… ma se Ferreri fosse stato un libro, invece che scivolare
con eleganza fuori dallo scaffale, avrebbe preferito cadervi dritto in testa, e di spigolo, pur di
“colpire” la vostra attenzione. Potete scommetterci!


Marco Ferreri è stato uno dei grandi maestri del cinema italiano: dissacrante e anticonformista,
sempre in bilico tra l’ironico e il grottesco più estremo, ha diretto dei film originali e graffianti,
che hanno fatto storia, conseguendo spesso grossi incassi al botteghino. Eppure, a distanza di
anni dalla sua prematura scomparsa, è stato quasi dimenticato dall’immaginario collettivo. Una
vera e propria “uccisione”, neanche tanto metaforica. Un misterioso detective, che si muove
come un personaggio d’altri tempi, compie una inchiesta personale su questo ipotetico
“delitto”. Attraverso l’analisi di alcune delle sue opere maggiormente significative, interviste ad
esperti e studiosi della Settima arte, testimonianze di chi lo ha conosciuto e immagini di
repertorio, il bizzarro investigatore arriva ad individuare il “colpevole”: quella società dei
consumi che il regista ha sempre stigmatizzato, fin da tempi non “sospetti”. Una società
ulteriormente peggiorata dall’avvento della televisione commerciale con annessi reality show,
dall’uso sconsiderato dei social network e conseguente imbarbarimento dei rapporti umani,
dall’omologazione culturale e dall’appiattimento impostoci dalla globalizzazione. La peculiarità
di Ferreri consiste proprio nell’aver precorso i tempi: il suo essere geniale è, quindi, nella
preveggenza di un futuro pieno di alienazione e di frustrazione.
I love… Marco Ferreri vuole essere in definitiva una indagine postuma, tra reale e surreale,
sui mutamenti sociali degli ultimi anni, attraverso l’occhio di un artista fuori dal coro. Ci si
potrebbe chiedere se la cultura sia davvero finita e con essa lo spirito critico. La risposta,
nonostante tutto, è negativa. Certe “esigenze” non moriranno mai, almeno finchè ci saranno
cervelli pensanti e libertà di esporre le proprie idee. E il cinema può ancora essere un ottimo
veicolo di divulgazione del bello, dell’arte e delle emozioni più profonde e sensibili dell’animo
umano.


Prodotto e distribuito dalla Cinedea srl, I love… Marco Ferreri si avvale, oltre che della
consulenza artistica di Laura Camia, dei prestigiosi interventi degli attori Michele Placido e
Piera Degli Esposti, dello scrittore e regista Emanuele Pecoraro, dell’operatore culturale
Franco Mariotti, del critico Orio Caldiron, del docente universitario Fabio Melelli, del
pittore Mario D’Imperio.
Per la parte fiction sono impegnati Fabrizio Rampelli (che impersona il detective), Lorenzo
De Luca (peraltro co-autore dello script insieme allo stesso Campanella), e, inoltre, Maria
Rita Hottò, Marco Werba, Andrea Falcioni, Matteo Campanella, Chiara Campanella,
con la voce narrante del bravissimo Ermanno Ribaudo.
Vedi Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=XPl_zhJZlPk

6) Luce della notte (Ilaria Tuti)

“Luce della Notte” è un romanzo scritto da Ilaria Tuti e pubblicato nel gennaio 2021 da Longanesi Editore.

Sinossi:
Chiara ha fatto un sogno. E ha avuto tantissima paura. Canta e conta, si diceva nel sogno, ma il buio non voleva andarsene. Così, Chiara si è affidata alla luce invisibile della notte per muovere i propri passi nel bosco. Ma quello che ha trovato scavando alle radici dell’albero l’ha sconvolta. Perché forse non era davvero un sogno. Forse era una spaventosa realtà. Manca poco a Natale, il giorno in cui Chiara compirà nove anni. Anzi, la notte: perché la bambina non vede la luce del sole da non sa più quanto tempo. Ci vuole un cuore grande per aiutare il suo piccolo cuore a smettere di tremare. È per questo che, a pochi giorni dalla chiusura di un faticosissimo e pericoloso caso e dalla scoperta di qualcosa che dovrà tenere per sé, Teresa Battaglia non esita a mettersi in gioco. Forse perché, no¬nostante tutto, in lei batte ancora un cuore bambino.
Lo stesso che palpita, suo malgrado, nel giovane ispettore Marini, dato che pur tra mille dubbi e perplessità decide di unirsi al commissario Battaglia in quella che sembra un’indagine folle e insensata.
Già, perché come si può anche solo pensare di indagare su un sogno? Però Teresa sa, anzi, sente dentro di sé che quella fragile, spaurita e coraggiosissima bambina ha affondato le mani in qualcosa di vero, di autentico… E di terribile.

Recensione:
“Nemmeno due mesi fa, Luce della notte non esisteva.
Era solo un pensiero nato da una grave perdita, dalla necessità di non restare immobili
…. È la seconda volta che nella mia vita che la scrittura mi viene incontro come una rinascita…”
Quello che avete appena letto è un breve stralcio della nota scritta da Ilaria Tuti alla fine del romanzo.
Queste poche righe, a mio modesto parere, sarebbero bastevoli per spiegare il senso, la forza narrativa e soprattutto emozionale di questo romanzo.
Ilaria Tuti aveva bisogno di liberarsi di un peso, di rendere meno soffocante un dolore insopportabile quanto imprevisto capace di sconvolgere un’intera esistenza.
Ilaria, da talentuosa scrittrice, aveva, ha il dono della creatività capace di trasformare la sofferenza in opportunità, il dolore in bellezza.
“Luce della notte” non è un semplice romanzo o meglio è sì un bel romanzo alla “Tuti”, ma va letto, vissuto come la coraggiosa condivisione della sfera più intima e personale da parte dell’autrice.
Mai come in questo caso il personaggio di Teresa Battaglia ha assorbito le energie, emozioni, l’anima inquieta e dolente della sua creatrice.
Ilaria Tuti scrivendo “Luce della notte” ha compiuto un atto un liberatorio, catartico e soprattutto d’amore nei riguardi della sua Sarah.
Si percepisce si dalla lettura delle prime pagine come questa storia abbia un sapore diverso, spirituale, oserei dire onirico seppure collegato alla tragica e sempre poco raccontata pagina della guerra dei Balcani degli anni 90
“Luce della notte” è un accurato, calibrato, inteso affresco sull’animo umano dove convivono amore , odio, luce e oscurità, nobiltà e miseria.
Non voglio aggiungere altro, perché sarebbe riduttivo oltre che non adeguato.
Fatevi un regalo e leggete “Luce della Notte”, inizierete con il cuore gonfio di gioia e commozione il vostro 2021 letterario.

5) Autobiografia di Petra Delicado (Alicia Giménez-Bartlett)

“Autobiografia di Petra Delicado” è un romanzo scritto da Alicia Gimenez-Bartlett e pubblicato da Sellerio il 14 Gennaio 2021.

Sinossi:
Alicia Giménez-Bartlett firma un romanzo sorprendente che sposta il centro del racconto dal delitto al personaggio. Petra Delicado, la dura, femminista e idealista, poliziotta di strada per le vie di Barcellona, si racconta in una confessione ininterrotta, calda e autentica, e si interroga sul senso della vita e la complessità dei rapporti umani.
Recensione:
Quando un personaggio cinematografico, televisivo e financo letterario fa breccia nel cuore dei fan e della critica, è inevitabile voler saperne di più.
Il “passato” del personaggio si tramuta nella classica miniera d’oro per produttori /editori ben felici di dare vita a prequel, serie e libri di sicuro successo.
Il “fenomeno” Petra Delicado non è sfuggito a questa regola, amplificato in Italia dal trionfale adattamento televisivo andato in onda lo scorso autunno con protagonista la brava Paola Cortellesi.
Petra Delicado già nella sua presentazione al lettore presentava già un grande potenziale narrativo: 2 volte divorziata, femminista, dura, cinica, priva di alcun istinto materno, ma ciò nonostante pronta a sposarsi con l’architetto Marcos per la terza volta, facendosi carico di suoi 4 figli.
“Autobiografia di Petra Delicado” sconvolge però i canoni narrativi e strutturali abituali sul passato del personaggio.
In questo caso è la stessa Delicado a raccontarci, anzi sarebbe meglio dire mettere per iscritto le proprie memorie una volta maturata l’esigenza d’isolarsi in un convento di suore per riordinare le idee e fare il punto sulla propria esistenza.
“Autobiografia di Petra Delicado” è un divertente, ironico ed allo stesso tempo malinconico viaggio nel tempo in cui la protagonista condivide la propria sfera più intima e personale facendoci conoscere i propri genitori, le due sorelle e quanto sia stato faticoso crescere sopportando, accettando le restrizioni e contraddizioni della società franchista post guerra civile.
Petra è una bambina, poi adolescente diversa dai canoni imposti da una madre autoritaria e rigorosa senza che il padre, troppo remissivo, sia mai intervenuto
Petra sente fin da subito il desiderio d’emanciparsi da un destino castrante e desolante per una donna spagnola dell’epoca.
La vita di Petra si può dividere in tre grandi fasi:
La prima è quella universitaria. Petra può finalmente assaggiare un inizio di libertà ed indipendenza, finché la nostra eroina non si innamora perdutamente di Hugo, collega universitario. Per amore di Hugo, Petra cambia anche la facoltà, passando da Lettere a Legge, convinta di condividere con il suo amato un progetto di vita ricco di gioie e libertà.
Ma quando si renderà conto che il matrimonio con Hugo l’ha fatta invece diventare una casalinga quasi repressa, ecco che l’indole ribelle ed anticonformista le darà forza e coraggio di rompere l’idillio e reiventarsi una vita.
La seconda fase è caratterizzata dalla scelta di arruolarsi in Polizia seguendo il duro corso in Accademia, dove le allieve donne sono appena nove.
Eppure Petra trova nell’uniforme la propria vera identità personale e lavorativa placando almeno in parte la sua innata inquietudine e spirito ribelle
Il raggiunto equilibrio interiore in qualche modo apre per Petra uno nuovo capitolo amoroso iniziando una relazione con il giovane Pepe, eterno Peter Pan, sfociando in un secondo matrimonio, nonostante i dubbi della protagonista.
Un secondo matrimonio che si dimostra ancora una volta una gabbia insopportabile per la Delicado, rifiutandosi di svolgere il ruolo di seconda madre per Pepe.
Petra così divorzia felicemente per la seconda volta senza avere alcun rimpianto per le scelte compiute,
In fine il racconto della Delicado arriva ai “giorni nostri” ed al felice quanto causale incontro con Marcos.
Un incontro nato per motivi professionali trasformatosi poi in una storia d’amore intensa quanto disincantata.
Petra e Marcos hanno entrambi due divorzi alle spalle. Lui ha anche quattro figli da due donne diverse.
Eppure queste due anime si sono trovate, rivelandosi complementari l’una con l’altra.
“Autobiografia di Petra Delicado” è una lettura piacevole, avvincente, ironica e piena di sorprese che soddisferà pienamente le aspettative dei fan della saga.
Alicia Gimenez- Bartlett firma un’opera originale, magistralmente scritta al punto che il lettore dimentica chi sia davvero l’autrice del testo augurandosi il prima possibile un nuovo romanzo firmato da Petra Delicado poliziotta creativa di Barcellona.

7) Chiami il mio Agente!

“Chiami il mio Agente !” è una serie ideata da Fanny Herrero. Con Camille Cottin, Thibault de Montalembert, Grégory Montel, Liliane Rovère, Fanny Sidney, Laure Calamy. Commedia. Francia. 2015-2020

Sinossi:

Ogni giorno, Andréa, Mathias, Gabriel e Arlette, agenti e principali collaboratori dell’agenzia artistica ASK si destreggiano in situazioni delicate e difendono la loro visione della professione di attore. Tutti lottano per salvare l’agenzia che, dopo la morte del fondatore Samuel Kerr, vive un momento particolare di assestamento. Alla vita professionale si mescola quella privata.

Recensione:

La ricchezza e vastità della proposta di Netflix, che ogni giorno rende disponibili nuovi titoli tra film, serie, documentari, può paradossalmente essere un limite per alcuni, che rischiano tra tanta roba di perdersi qualche chicca, magari non pubblicizzata a dovere.

Di suggerimenti su cosa vedere uno ne riceve ogni giorni a bizzeffe – dai social network, soprattutto. Ma qualche volta è il caro, vecchio passaparola tra amici, a regalare delle gioie. È il caso di “Chiami il mio agente!”, che ho scoperto qualche anno fa grazie a un’amica.

Se amate il mondo dello spettacolo, e siete curiosi di conoscere il dietro le quinte di quello francese, non potete perdere questa serie francese in quattro stagioni da sei episodi ciascuno. continua su

3) Sai tenere un segreto?

Il biglietto da acquistare per “Sai tenere un segreto?”:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Sai tenere un segreto?” è un film di Elise Duran. Con Alexandra Daddario, Tyler Hoechlin, Laverne Cox. Commedia, 95′. USA 2019

Sinossi:

Pensando di star per morire a causa di uno incidente aereo, Emma rivela tutti i suoi segreti a uno sconosciuto. In un secondo momento, la ragazza scopre che quello che riteneva essere uno sconosciuto non è altri che Jack, l’amministratore delegato della sua compagnia, il quale ormai conosce ogni umiliante dettaglio riguardo la sua vita.

Recensione:

Si sente spesso dire che in punto di morte si avverta il bisogno di aprirsi completamente, e rivelare tutti i proprio peccati e segreti, per avere la coscienza a posto nell’aldilà… Ma se il pericolo di dipartita prematura non si concretizzasse, una volta vuotato il sacco? Come sarebbe non avere più segreti?

“Sai tenere un segreto?” di Elise Duran, evento speciale ad Alice nella città 2019, è la trasposizione cinematografica del romanzo di Sophie Kinsella, uscito in Italia per Mondadori col titolo “Sai tenere un segreto?” nel 2016. Una trasposizione, purtroppo, piuttosto deludente. continua su

2) Ava

Il biglietto da acquistare per “Ava” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Ava” è un film di Tate Taylor. Con Jessica Chastain, John Malkovich, Colin Farrell, Geena Davis, Jess Weixler, Diana Silvers. Thriller, 96′. USA 2020

Sinossi:

Ava è una pericolosa assassina che lavora per un’organizzazione segreta, viaggiando in giro per il mondo a uccidere i suoi bersagli. Quando un lavoro va male, però, diventa lei l’oggetto della caccia.

Recensione:

Forse l’attrice sudafricana, avvertendo una crisi di mezza età, ha voluto dimostrare a se stessa e al mondo di poter interpretare qualunque ruolo, accettando anche di produrre questo film oltre che interpretarlo». Questo è uno stralcio della mia recensione del film “Atomica bionda”, uscita su Parole a Colori nel 2017

Non me ne voglia la bella quanto tosta Jessica Chastain, ma mi sento di sottoscrivere le stesse identiche parole per quanto riguarda la sua performance in “Ava”, disponibile su Netflix. Il desiderio di dimostrarsi ancora all’altezza di ruoli molto “fisici” è sacrosanto, però il rischio di impelagarsi in progetti sfortunati è alto. continua su

4) Rosa Ma Non Di Maggio (Giancarlo Buzzi)

“Rosa ma non di Maggio” è un romanzo scritto da Giancarlo Buzzi e pubblicato nel dicembre del 2020 da You Can Print.

Sinossi:
Anno 1929. Rosa, operaia in una tessitura, cede alle ragioni della famiglia e anziché seguire il suo amore, Peppo, sposa Luigi, un muratore in procinto di emigrare in Francia. Sei mesi dopo il matrimonio, Luigi la vuole accanto a sé e Rosa lascia il piccolo paese sulle rive del Lago Maggiore per raggiungerlo, a Charleville. La convivenza con Luigi e altri due muratori: Giovanni, suo fratello e Silvano, genovese, con i quali condivide l’alloggio, appare da subito difficile. Tra i due non scatta l’amore. Luigi accetta un lavoro in Belgio dove si trasferirà col fratello Giovanni, lasciando Rosa al suo destino, come fosse una estranea. Inizia così la nuova vita di Rosa aiutata e sostenuta dalla vicinanza di Yvette, padrona di casa e del notaio Rossignol che ha lo studio nello stesso edificio, ma sarà Silvano, il muratore rimasto ad abitare con lei, a risvegliarle la bellezza dell’amore. La guerra sta per scoppiare e Silvano deve ritornare a Genova. Rosa aspetta un figlio da lui, ma non glielo dirà. Nascerà Carlo che morirà di difterite a cinque anni. Forte del ricordo dei sui grandi amori e della sua tragedia, si risolleverà, con rabbia e determinazione. Diventerà una semplice ed umile ricca signora, aiuterà altri emigranti italiani fondando una cooperativa edile e dando loro lavoro e benessere, ma le strade della vita sono imprevedibili e Rosa dovrà percorrerle tutte, sino all’ultima, che si svelerà come la più accidentata, quella che, spera, la porti dal suo primo amore: Peppo.
Recensione:
Il mio 2021 letterario è stato già impreziosito dalla possibilità di leggere il nuovo romanzo del mio caro amico Giancarlo Buzzi.
Il sig. Giancarlo ha dimostrato, ancora una volta, di possedere talento, sensibilità e soprattutto intelligenza, (merce assai rara in molti autori nostrani pomposamente celebrati dalla critica), scrivendo sempre storie nuove e mai banali.
Allo stesso tempo Buzzi si rivela attento nell’evitare di raccontare trame inverosimili, arzigogolate, retoriche tese esclusivamente a soddisfare l’ego creativo dell’autore.
Giancarlo Buzzi è un attento osservatore della società, indagatore dell’animo umano avendo il dono di saper ascoltare le storie altri per farne poi spunto dei propri scritti.
“Rosa ma non di Maggio” si colloca narrativamente e stilisticamente con coerenza nel solco letterario iniziato qualche anno fa dal sig. Buzzi.
Ispirato ad una storia vera di carattere familiare, l’autore conduce il lettore indietro nell’Italia degli anni venti, in cui la condizione economica di molti italiani era assai stringente e povera di prospettive.
L’assenza di lavoro ha costretto tanti italiani a dover immigrare all’estero subendo gravi umiliazioni, pregiudizi ed ingiustizie perché tacciati d’essere “migranti italiani”.
“Rosa ma non di maggio” è il racconto di una giovane donna forte, caparbia, intelligente quanto romantica costretta a mettere da parte i propri sogni e speranze per obbedire alle decisioni familiari.
È una storia di migrazione, sacrifici, amarezze, delusioni vissuti da tanti nostri connazionali migranti, ma allo stesso tempo è il racconto di una donna che non si è mai arresa ad un destino deciso a tavolino da altri.
Rosa è l’incarnazione di una femminista ante litteram, rispettosa, educata, capace però di rifiutare e sovvertire una società impregnata da uno sciocco maschilismo.
“Rosa ma non di maggio” racchiude in sé tante storie straordinariamente “normali”, ma quanto belle, vere, intese perché raccontate con delicatezza, umanità e semplicità dall’autore.
Buzzi è riuscito con maestria e creatività nel mescolare fatti storici ad altri di finzione ottenendo un risultato credibile, avvincente ricco di pathos e colpi di scena.
“Rosa ma non di Maggio” racchiude amore, amicizia, viltà, tradimento, lealtà, dove le virtù sono a vantaggio delle protagoniste femminili, lasciando invece gli aspetti negativi a quelli maschili tranne rare eccezioni di rilievo e spessore etico.
“Rosa ma non di Maggio” è una lettura vivamente consigliata sia per chi dichiara femminista, libero ed audace e sia chi ama la storia, soprattutto quei passaggi dove l’eroe/eroina è quella persona che speso la propria esistenza avendo sempre la schiena dritta e difeso la libertà di scegliere il proprio destino come la nostra cara Rosa.

6) Lupin

“Lupin” è una serie ideata da George Kay, François Uzan. Con Omar Sy, Vincent Londez, Ludivine Sagnier, Clotilde Hesme, Nicole Garcia. Azione, poliziesco. Francia. 2021-in produzione

Recensione:

La mia generazione, quella dei nati tra anni ‘70 e ‘80, è letteralmente cresciuta con la serie animata sull’incorreggibile Lupin III, ladro gentiluomo con un debole per le belle donne.

Tra il “nostro” Lupin III televisivo (basato sull’omonimo manga di Monkey Punch) e il personaggio originario, Arsenio Lupin, creato nel 1905 dal romanziere francese Maurice Leblanc, corre un abisso. Il primo è scanzonato, vestito in completi sgargianti, fanfarone. Il secondo elegante, sempre accompagnato da tuba e monocolo.

Chi ama Lupin, insomma, è abituato ai cambiamenti. Per questo, la nuova serie originale francese con protagonista Omar Sy, uscita su Netflix l’8 gennaio, con la sua originalità nell’approcciarsi al tema coglie in contropiede il pubblico ma non lo delude. continua su

3) Io sono l’Abisso (Donato Carrisi)

“Io sono l’abisso” è un romanzo di Donato Carrisi pubblicato da Longanesi Editore il 23 Novembre 2020.

Sinossi:
Sono le cinque meno dieci esatte. Il lago s’intravede all’orizzonte: è una lunga linea di grafite, nera e argento. L’uomo che pulisce sta per iniziare una giornata scandita dalla raccolta della spazzatura. Non prova ribrezzo per il suo lavoro, anzi: sa che è necessario. E sa che è proprio in ciò che le persone gettano via che si celano i più profondi segreti.
E lui sa interpretarli. E sa come usarli. Perché anche lui nasconde un segreto.
L’uomo che pulisce vive seguendo abitudini e ritmi ormai consolidati, con l’eccezione di rare ma memorabili serate speciali.
Quello che non sa è che entro poche ore la sua vita ordinata sarà stravolta dall’incontro con la ragazzina col ciuffo viola. Lui, che ha scelto di essere invisibile, un’ombra appena percepita ai margini del mondo, si troverà coinvolto nella realtà inconfessabile della ragazzina. Il rischio non è solo quello che qualcuno scopra chi è o cosa fa realmente.
Il vero rischio è, ed è sempre stato, sin da quando era bambino, quello di contrariare l’uomo che si nasconde dietro la porta verde.
Ma c’è un’altra cosa che l’uomo che pulisce non può sapere: là fuori c’è già qualcuno che lo cerca. La cacciatrice di mosche si è data una missione: fermare la violenza, salvare il maggior numero possibile di donne. Niente può impedirglielo: né la sua pessima forma fisica, né l’oscura fama che la accompagna.
E quando il fondo del lago restituisce una traccia, la cacciatrice sa che è un messaggio che solo lei può capire. C’è soltanto una cosa che può, anzi, deve fare: stanare l’ombra invisibile che si trova al centro dell’abisso.
Recensione:
L’odio come l’amore può presentare diverse, imprevedibili e soprattutto feroci sfumature.
L’odio si annida nell’animo umano provocando danni, traumi, ferite soprattutto se annidato nell’ambito familiare.
Vorremo proteggere i nostri figli da famelici predatori ed evitargli di subire qualsiasi tipo di violenza, ma sovente i pericoli si palesano nella figura materna.
Si dice che qualsiasi madre darebbe la propria vita per il bene di un figlio.
Un “dogma” tragicamente messo in dubbio nel corso della drammatica quanto avvincente lettura di questo romanzo.
“Io sono l’abisso” è un racconto amaro, crudo, doloroso con cui Donato Carrisi porta il lettore a vedere, toccare e respirare la parte più oscura e terribile dell’uomo.
Come dice lo stesso titolo del romanzo, la bellezza può diventare orrore. L’ingenuità tramutarsi in ferocia.
La mente di un bambino può uscire devastata se oggetto di abusi, violenze, umiliazioni soprattutto sul piano psicologico.
“Io sono l’abisso” ci racconta tre storie d’abuso, sofferenza e devastazione nate dall’illusione che la cattiveria non possa avere il volto della persona amata.
Scoprire invece che la realtà è ben diversa può far precipitare ognuno di noi dentro un pozzo nero da cui è quasi impossibile uscire.
“Io sono l’abisso” ci racconta di assassini, manipolatori, violentatori , determinati quanto abili nell’apparire invisibili o come un bel principe azzurro.
Donato Carrisi costruisce il romanzo su tre livelli narrativi o se preferite a tre voci inizialmente separate e distinte tra loro, ma che lentamente quanto inesorabilmente si sfioreranno fino a mescolarsi in un crescendo di colpi di scena, rivelazioni sconvolgenti.
L’intreccio rileva una solidità di scrittura, creatività ed abilità da parte dell’autore nel gestire e modulare con efficacia l’aspetto emozionale e psicologico dei personaggi.
“Io sono l’abisso” è un accurato e sofferto viaggio prima ancora d’essere l’indagine su un feroce serial killer che si muove nell’ombra.
“Io sono l’abisso” ispirato ad una storia vera lascerà da una parte un profondo segno nel cuore e mente del lettore e dall’altra avrà l’ulteriore conferma dello spesso internazionale di Donato Carrisi come Maestro di thriller ed indagatore dell’animo umano.

5) Storia delle Parolacce

“Storia delle Parolacce” è una serie diretta da Christopher D’Elia. Con Nicolas Cage, Sarah Silverman, Nick Offerman, Nikki Glaser, Patti Harrison. Commedia, docufiction.

Recensione:

Con l’arrivo del nuovo anno mi sono ripromesso di cambiare vita, di avere un approccio diverso nei confronti dei problemi e di relazionarmi in modo meno formale con il mondo.

Basta essere accusato di essere vecchio, bigotto, paternalistico! È tempo di dare un taglio al vecchio me. E magari di lasciarmi andare a qualche turpiloquio… motivato.

La docuserie Netflix “Storia delle parolacce” è uscita solo il 5 gennaio ma ha già mandato in visibilio il pubblico di tutto il mondo. Perché è irriverente e goliardica ma propone degli approfondimenti stranamente seri.

Nei sei episodi – Fuck, Shit, Bitch, Dick, Pussy, Damn – della durata di 20′ ciascuno, Nicolas Cage, con la collaborazione di comici, professori, studiosi, storici, lessicografi ci porta alla scoperta delle origini, dell’evoluzione e degli usi attuali delle parolacce inglesi in questione. continua su