179) Il Caos dopo di Te

“Il Caos dopo di te” è una serie ideata da Carlos Montero. Con Bárbara Lennie, Inma Cuesta, Tamar Novas, Arón Piper,
Roque Ruíz, Isabel Garrido. Drammatico, suspence. Spagna 2020

Recensione:

Dopo l’Egitto e il Giappone, il mio personale “tour seriale” di fine 2020 mi ha portato in Spagna, per vedere e recensire “Il caos dopo di te”, serie auto-conclusiva in otto episodi uscita a inizio dicembre su Netflix.

Negli ultimi anni la Spagna sembra essersi trasformata nell’Eldorado delle serie tv, sfornando progetti di grande successo come “Elite” e “La casa di carta”. Visti i buoni precedenti, ho deciso di verificare di persona se le produzioni spagnole sono davvero eccellenti come dicono.

La mia prima reazione, dopo aver visto “Il caos dopo di te”? Carina, ma non memorabile. I capolavori sono certamente altri, ma lo sceneggiatore Carlos Montero sembra averne attinto a piene mani…

Nel primo episodio, ben costruito e ben scritto, conosciamo Viruca (Lennie) e Raquel (Cuesta), insegnanti di letteratura nella cittadina di Novariz, in Galizia. Scopriamo anche il tragico destino della prima e i problemi matrimoniali della seconda. Ma per il resto, domande a non finire.

L’incantevole cittadina è davvero il luogo amichevole che sembra oppure gli abitanti nascondo qualche torbido segreto? Viruca si è davvero suicidata oppure dietro la sua morte si nasconde altro? E ancora, che ruolo hanno avuto nella vicenda Iago (Piper), Roi (Ruíz) e Nerea (Garrido), che avevano un legame molto stretto con la loro insegnante? continua su

178) Ma Rainey’s Black Bottom

“Ma Raineys’s Black Bottom” è un film di George C. Wolfe. Con Viola Davis, Chadwick Boseman, Glynn Turman, Colman Domingo, Michael Potts. Drammatico, 94′. USA 2020

Sinossi:

La tensione sale e gli animi si scaldano durante una sessione di registrazione pomeridiana nella Chicago degli anni ’20, mentre un gruppo di musicisti attende la rivoluzionaria artista e leggendaria “Madre del blues”, Ma Rainey. In ritardo all’appuntamento, l’impavida e agguerrita Ma scatena uno scontro di opinioni con il manager e produttore bianco riguardo alla propria musica. Mentre la band aspetta nella claustrofobica sala prove, l’ambizioso cornettista Levee, che ha una cotta per l’amica di Ma ed è determinato a lasciare la sua impronta nell’industria musicale, sprona i suoi compagni musicisti a condividere storie e verità che cambieranno per sempre il corso delle loro vite.

Recensione:

Non me vogliano i fan del compianto Chadwick Boseman né quelli, anche più numerosi, di Viola Davis. Non me ne vogliano nemmeno i colleghi che hanno già indicato “Ma Rainey’s Black Bottom” come uno dei maggiori candidati per gli Oscar. Ma personalmente non sono così sicuro che il film di George C. Wolfe farà incetta di statuette.

Ripetere il successo di “Barriere”, sfruttando l’onda emotiva e sociale che sta attraversando gli Stati Uniti in questo tormentato 2020, non era semplice. E penso che la tematica importante non dovrebbe mai coprire i limiti e le criticità di un film.

“Ma Rainey’s Black Bottom” nasce come pièce teatrale, con il suo flusso inarrestabile di parole, e sul palcoscenico sarebbe dovuta rimanere, secondo me. L’indubbia bravura della Davis e di Boseman non bastano infatti a evitare un cortocircuito artistico, strutturale e drammaturgico. continua su

177) Oggi faccio azzurro (Daria Bignardi)

“Oggi faccio azzurro” è un romanzo scritto da Daria Bignardi e pubblicato da Mondadori nel novembre 2020.

Sinossi:
«Mi chiamo Gabriele, come l’arcangelo» aveva detto, «ma qui in Germania è un nome da donna. Il tuo invece che razza di nome è?»
Galla si chiama così in onore dell’imperatrice Galla Placidia: «Darmi quel nome è stato uno dei pochi gesti coraggiosi di mia madre». Da quando è stata lasciata dal marito, improvvisamente e senza spiegazioni, passa le giornate sul divano a fissare la magnolia grandiflora del cortile, fantasticando di buttarsi dal balcone per sfuggire a un dolore insopportabile di cui si attribuisce ogni colpa. Esce di casa solo per vedere la psicanalista Anna Del Fante o per andare in carcere. «Da quando Doug mi ha lasciata sto bene solo dentro. Canto con altre dieci volontarie in un coro di detenuti tossicodipendenti. Anche io devo disintossicarmi.»
Durante il primo viaggio da sola, a Monaco di Baviera, entra per caso in un museo dove è allestita la mostra della pittrice tedesca Gabriele Münter. Galla, che da ragazza studiava arte, ricorda solo che la Münter era nel gruppo del Cavaliere Azzurro con Vasilij Kandinskij. Ma quel giorno le sue opere «così piene di colore e prive di gioia» la ipnotizzano.
Da quel momento la voce di Gabriele entra nella vita di Galla: la tormenta, la prende in giro e intanto le racconta la sua lunga storia d’amore con Kandinskij, così simile a quella di Galla con Doug.
Mentre il dialogo tra le due si fa sempre più animato, la strada di Galla incrocia quella di altri due pazienti di Anna Del Fante: Bianca, un’adolescente che non riesce più ad andare a scuola, e Nicola, seduttore compulsivo e vittima di attacchi di panico. Le imprevedibili conseguenze di questo incontro potrebbero cambiare le vite di tutti e tre.
Una storia irresistibile – a tratti comica e a tratti struggente – che mescola leggerezza e profondità, grazia e tenerezza, esplorando il nostro rapporto con il dolore, che è poi il nostro rapporto con noi stessi.
Recensione:
Inutile girarci intorno sono rimasto perplesso, seguendo, da tempo, con interesse e piacere l’attività di Daria Bignardi come autrice.
Ho valutato su questo blog mediamente positivamente gli ultimi suoi scritti.
Ma questa volta con “Oggi faccio azzurro”, ho avvertito netta la sensazione che la brava e poliedrica Bignardi si sia un po’ persa sul piano narrativo e creativo.
“Oggi faccio azzurro” è un romanzo strano, difficilmente catalogabile, dispersivo, caotico, evidenziando l’assenza di una chiara e decisa identità letteraria, missione autoriale.
“Oggi faccio azzurro” appare diviso tra un romanzo e/o diario di finzione, finendo così per risultare un ibrido poco comprensibile sebbene complessivamente ben scritto e fruibile nella lettura.
Che cosa voleva raccontarci l’autrice?
Che cosa voleva mostrarci?
Quali riflessioni voleva sollecitarci?
Sono queste alcune delle domande che mi sono posto durante la lettura, che sfortunatamente non hanno trovato adeguate risposte.
“Oggi faccio azzurro” mi ha vagamente ricordato due romanzi letti in momenti diversi, ma accomunati dal fatto che avessero come protagonisti uomini e donne molto depresse e tentate dal suicidio: “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby e “Il primo giorno della mia vita “di Paolo Genovese.
Se volessi allargare il raggio al genere cinematografico potrei citare almeno un paio di titoli italiani in cui i personaggi alias pazienti si ritrovano costretti a fare amicizia dopo che il loro analista è morto o impossibilitato a curarli: “Ma che colpa abbiamo noi” di Carlo Verdone e “Confusi e Felici” di Massimiliano Bruno.
Daria Bignardi aggiunge il proprio tocco ad un intreccio piuttosto prevedibile inserendo l’elemento pittorico/storico con l’intento di dare un taglio più “fresco” alle fasi di un doloroso e sofferto divorzio vissuta dalla protagonista.
Il risultato finale è però piuttosto deludente, non riuscendo a sovvertire l’impasse narrativo, lasciando così il lettore emotivamente tiepido.
L’”escamotage” della voce della pittrice Gabriele Munter come controcanto alla protagonista o se preferite eccentrico Grillo Parlante si dimostra interessante solamente all’inizio, per poi divenire ripetitivo, ridondante e non decisivo per un incisivo quanto auspicabile salto di qualità della storia.
Dispiace scriverlo, da sincero fan della Bignardi, ma “Oggi faccio azzurro” è una piccola grande delusione rispetto ai precedenti lavori.
Una lettura garbata, lineare, citazionista che alla fine lascia poco del proprio passaggio nella mente e cuore del lettore.

176) Dell’Amore e Di Altri Demoni (Gabriel Garcia Màrquez)

“Dell’Amore e Di Altri Demoni” è un romanzo scritto da Gabriel Garcia Marquez e pubblicato da Mondadori Editore nell’ottobre 2020.

Sinossi:
Da un’antica tomba nel convento delle clarisse di Cartagena emerge una lunghissima chioma rossa. Dal singolare evento, cui il giovane García Márquez, allora cronista alle prime armi, si trovò ad assistere, scaturisce questo affascinante racconto pubblicato nel 1994, con il quale Gabo torna alle atmosfere di Cent’anni di solitudine e ai temi dell’Amore ai tempi del colera: la passione erotica che diventa malattia, metafora della letteratura e della vita. Al centro della vicenda, ambientata in una Cartagena de Indias perduta in un vago e oscuro passato coloniale, sospeso tra il possibile e il misterioso, c’è la passione innaturale e distruttiva che vede protagonisti una bellissima bambina morsa da un cane rabbioso, un medico negromante e un giovane esorcista posseduto dal mal d’amore. Costruito con la logica di Calderón de la Barca e l’ironia di Cervantes, Dell’amore e di altri demoni vive di una prosa insolitamente scarna ed essenziale. Una scrittura decantata e limpida che dà vita a pagine di struggente poesia e di emozionato pudore con cui Gabriel García Márquez riesce ad avvincere il lettore, trascinandolo in un enigmatico universo capace di travolgere i sensi e i sentimenti.
Recensione:
Il mio “lockdown” letterario è iniziato con la dotta quanto appassionata lettura del romanzo di Gabriel Garcia Marquez.
Confesso che fino a pochi giorni fa avevo letto poco del Maestro colombiano , così la mia cara cognata colombiana Marcela ha voluto porre rimedio alla mia lacuna.
“Dell’Amore e Di altri Demoni” mi ha colpito per la sensibilità, umanità e profondità del testo unità alla vivacità e freschezza dello stile messo in campo da Marquez.
“Dell’Amore e Di altri Demoni” trascina il lettore dentro una storia in cui l’amore, l’odio e l’ignoranza sono gli assoluti protagonisti al punto da condizionare tragicamente l’esistenza dei protagonisti.
“Dell’Amore e Di altri Demoni” è il racconto di una figlia mai amata, compresa ed infine abbandonata al proprio destino da una coppia di genitori impegnati ad odiarsi e ignorarsi reciprocamente piuttosto che svolgere il loro ruolo genitoriale.
il Marchese Casalduero e la sua giovane seconda moglie Bernarda – Sierva María hanno “delegato” la cura e crescita della figlia ai servi della faccenda.
Così Sierva viene educata secondo le antiche tradizioni africane ad adorare i loro dei, a parlare le loro lingue, a vivere allo stato brado.
Un giorno mentre Sierva è al mercato con la serva yoruba che la alleva, viene morsa da un cane rabbioso senza però manifestare alcun sintomo della malattia.
Venuto a conoscenza dell’accaduto il Marchese, temendo per la vita della figlia e colto da un tardivo senso di colpa, riprende con sé la bambina, confondendo i suoi comportamenti selvaggi – troppo spesso mutuati dalle selve feroci – con le manifestazioni tipiche della rabbia.
Le voci che circolano e lo scandalo che serpeggia inducono il Marchese a rivolgersi dalle cure della medicina alle ricette del Santo Uffizio.
Chiusa nel convento di Santa Clara, Sierva María viene affidata agli esorcismi di un giovane prete, Cayetano Delaura, il quale è convinto, pur sapendola sotto lo scandaglio severo dell’Inquisizione, che la ragazzina non sia posseduta da alcun demone.
Il giovane prete travolto dall’incontenibile passione pur di rimanere vicino all’amata Sierva metterà in gioco la propria credibilità e financo la sua esistenza
Un amore “folle” unirà queste due anime di fatto da sempre sole e mai oggetto d’affetto.
L’amore declinato ai tempi della Santa Inquisizione. Gabriel Garcia Marquez ci racconta dapprima i timidi e teneri approcci di Cayetano nei riguardi della recalcitrante Serva e successivamente la decisione della ragazza di concedersi credendo alle promesse amorose di Cayetano
Ambientato in Colombia ai tempi dell’Inquisizione scritto partendo dal ritrovamento di una lunga chioma rossa tra le tombe sfondate di un convento, Dell’amore e di altri demoni, ci appare come una narrazione delicata ed al contempo struggente.
Amore, fede, peccato e lussuria rappresentano le diverse tappe di una via crucis amorosa oltre che esistenziale.
García Márquez costruisce un intreccio semplice, magari crudo in alcuni passaggi, carico di patimento riempendolo di personaggi ricchi di chiaroscuri, di contraddizioni e per questo realisticamente umani e terreni.
“Dell’Amore e Di altri Demoni” è una lettura forte, spiazzante, forse poco “natalizia”, ma che lascia un segno evidente, quasi rabbioso del proprio passaggio nella mente e cuore del lettore

175) Paranormal

“Paranormal” è una serie diretta da Amr Salama, Majid Al Ansari. Con Ahmed Amin, Reem Abd El Kader, Samma Ibrahim, Razane Jammal, Aya Samaha. Drammatico, horror. Egitto. 2020

Recensione:

Il 2020, almeno in campo televisivo, continua a regalarmi delle inaspettate e piacevoli sorprese. Mai infatti avrei immaginato di vedere e apprezzare una miniserie egiziana, superando i miei pregiudizi da tele-dipendente ancien régime.

Chi poteva riuscire nell’impresa di unire paranormale e fascino dell’Egitto in maniera convincente se non Netflix?

Per “Paranormal” il colosso del video-streaming ha avuto anche la fortuna di potersi appoggiare a una serie di romanzi di grande successo, quelli dello scrittore e fisico Ahmed Khaled Tawfik. Agli sceneggiatori non è rimasto “altro” che ampliare la storia con creatività.

Questa prima produzione seriale di Netflix realizzata interamente in Egitto non è del tutto esente da criticità, ma fin dal primo episodio è possibile apprezzarne l’originalità, il taglio malinconico ed esistenzialista abbastanza particolare rispetto al panorama seriale contemporaneo.

Il protagonista, il dottor Refaat Ismail, ci viene presentato come una via di mezzo tra un nerd troppo cresciuto e un Dr. House ematologo, cinico e allergico alle relazioni stabili. La sua vita è stata segnata sin da bambino, dall’incontro con la misteriosa Shiraz…continua

174) Alice in Bordeland

“Alice in Bordeland” è una serie diretta da Shinsuke Satō. Con Kento Yamazaki, Tao Tsuchiya, Yûki Morinaga, Tsuyoshi Abe,
Shô Aoyagi. Fantascienza. Giappone. 2020-in produzione

Recensione:

Il mio 2020 televisivo si avvia alla conclusione, e sto sempre di più mettendo in discussione le certezze che credevo di avere. Dopo aver dato promosso “Paranormal” (qui la recensione), la prima serie egiziana su Netflix, devo riconoscere che anche l’Estremo Oriente è capace di stupire e realizzare prodotti diversi da quelli classici “da festival” a cui mi sono abituato…

La serie giapponese “Alice in Bordeland”, disponibile su Netflix, ruota intorno a un genio dei videogame imprigionato in una realtà dove, chi gioca, muore veramente.

Chiariamo le cose: non si tratta di un capolavoro assoluto, e probabilmente non vi farà strappare i capelli per l’innovazione. Negli otto episodi che compongono la prima stagione non mancano criticità strutturali, e alcuni passaggi narrativi sono piuttosto lenti e inutili rispetto al plot di partenza.

Il protagonista è Ryohei Arisu (in giapponese “Alice”, all’inglese, si traslittera “Arisu”), un ventenne disoccupato che ha abbandonato l’università e trascorre le giornate tra i videogiochi, sferzato dal biasimo paterno per la sua inettitudine. continua su

173) Canvas – La Tela dei Ricordi

“Canvas – La Tela dei Ricordi” è un cortometraggio di Frank E. Abnet III. Animazione, 9′. USA 2020

Sinossi

Dopo una devastante perdita, un nonno cade in un abisso di tristezza che gli fa perdere anche la sua vena creativa. Anni dopo si ritrova di nuovo con il pennello in mano, davanti al cavalletto per riprendere a creare la sua arte, ma per farcela avrà bisogno d’aiuto.

Recensione:

Accettare la perdita del proprio compagno di vita è doloroso; riprendere la quotidianità da soli straziante e angosciante. A maggior ragione se, con questa persona, si sono condivisi tanti anni.

È quello che accade al protagonista del corto “Canvas – Una tela di ricordi”, disponibile su Netflix, un anziano afroamericano che scopriamo essere stato in passato anche un bravo pittore.

La morte dell’amata moglie l’ha svuotato di qualsiasi entusiasmo e reso arido anche sul piano creativo, tanto che non riesce più a dipingere e si rifiuta persino di prendere in mano un pennello.

Un’involuzione emotiva e artistica che immobilizza l’uomo, di cui non conosciamo neppure il nome, più della sua condizione fisica. E questo nonostante possa contare sulla presenza e l’affetto della figlia e della nipote. Quest’ultima, soprattutto, dotata di grande creatività, cerca in tutti i modi di entrare in contatto con il nonno, rompendo il muro che li divide. continua su

172) Come Piante Tra i Sassi – Imma Tataranni e la Storia Sepolta (Mariolina Venezia)

“Come piante tra i sassi – Imma Tataranni e la Storia Sepolta” è un romanzo scritto da Mariolina Venezia e pubblicato da Einaudi Editore nell’Ottobre 2020.

Sinossi:
«Due categorie proprio non sopportava: la gente senza personalità, e quelli che ne avevano una diversa dalla sua».

Simpatica o antipatica? Odiosa forse. Scomoda, spudorata, sorprendente. Come la verità, certe volte. È Imma Tataranni, sostituto procuratore a Matera. Anni 43, alta un metro e uno sputo, capelli crespi e gusti improbabili: dorato, serpentato. E tacco 12.
Se le signore bene, e sua suocera, la guardano a muso stretto, lei non si dà pensiero. Ma se qualcosa non va la vuole raddrizzare. Scarsa in fantasia e in colpi di genio, punta sulla memoria, facendo tremare i potenti e perseguitando i furbi e i cretini.
In una Basilicata arcaica sotto la sua patina di modernità, il caso di un ragazzo morto accoltellato si allarga – per Imma e il bell’appuntato Calogiuri – come la smagliatura di una calza, riportando alla luce un passato sepolto che scombussola le carte del presente.
Al suo secondo romanzo dopo Mille anni che sto qui (Premio Campiello 2007), Mariolina Venezia si confronta col giallo, giocando col genere per raccontare i vizi e le virtù dell’Italia di oggi.
Recensione:
Come tanti, immagino, ho scoperto il personaggio del sostituto procuratore Imma Tataranni grazie al bellissimo e riuscito adattamento televisivo trasmesso ormai un anno fa su Rai 1
Una serie tv che ha messo d’accordo critica e pubblico nell’incensare le straordinarie doti interpretative dell’attrice Vanessa Scalera nel ruolo della scorbutica ed inflessibile procuratrice.
Una serie tv che fatto “amare” la Basilicata al grande pubblico, dimostrando come sia possibile realizzare una serialità di successo senza dover ricorrere ai soliti “volti” della fiction Rai.
Un successo televisivo basato sui romanzi di Mariolina Venezia, autrice della spassosa saga di Imma Tataranni.
Dovevo inevitabilmente colmare anche questa “lacuna letteraria” prima della fine di questo 2020.
Così ho deciso d’iniziare la lettura dei romanzi partendo ovviamente dalla prima pubblicazione ovvero ; “Come piante tra i sassi”.
Confesso che la lettura è stata in parte “condizionata” dall’influenza televisiva, costringendomi ad uno sforzo maggiore per poter valutare la bontà narrativa e strutturale del testo.
Mariolina Venezia è indubbiamente un valente giallista, ma allo stesso tempo appare “diversa” dal resto dei suoi colleghi.
Il suo stile incanta, avvolge, diverte mescolando diversi generi letterari, dando così vita ad un racconto che ci piace definire “neo realista” alternando toni leggeri a quelli più malinconici e fatalisti.
Il lettore si immerge in una storia amara, struggente ed infine tragica che ben racchiude il bello ed il brutto di una regione spesso dimenticata ed abbandonata dallo Stato.
Imma Tataranni è una donna forte, libera, cocciuta, ma non è esente da difetti e critiche.
È una donna che si è fatta da sola, studiando sodo, elevando così la propria condizione sociale.
La sua abnegazione le ha permesso di raggiungere un importante incarico senza dover ringraziare nessuno.
Imma non guarda in faccia nessuno, è diretta, quasi antipatica, non cerca alcuna empatia, ma sa “vedere” l’animo umano, giudicando secondo coscienza oltre che in base ai codici e procedura penale
Imma è anche una moglie, madre e nonché figlia di una madre ormai morente. Ogni giorno si sforza di tenere insieme quanto rigorosamente separate la sfera privata da quella privata.
La serie tv ha accesso un faro sui romanzi di Mariolina Venezia, ma anche il più accanito teledipendente non potrà non ammettere che questo successo derivi dalla qualità narrativa dei testi dell’autrice e dalla capacità unica di creare un legame emozionale con Imma e gli altri personaggi che solo i grandi romanzi sono capaci di trasmettere
Leggere Mariolina Venezia si è rivelato un piacere doppio potendo scoprire ed apprezzare la versione letteraria della cara ed inflessibile Imma Tataranni.

171) Nel Bagno delle Donne

“Nel bagno delle donne” è un film di Marco Castaldi. Con Luca Vecchi, Daphne Scoccia, Stella Egitto, Francesca Reggiani, Francesco Apolloni. Commedia, 94′. Italia 2020

Sinossi:

Giacomo è un trentenne che ha perso il lavoro da tre settimane e non si rassegna allo status di disoccupato, che non confessa nemmeno alla moglie Anna – ma lei lo viene comunque a sapere. Dopo un’accesa discussione coniugale in merito, Giacomo esce di casa e si rifugia in una sala cinematografica: anzi, più precisamente finisce bloccato nel bagno delle donne del cinema, insieme a un chihuahua inappetente che appartiene a Valeria, la proprietaria della sala. E decide di rimanere lì, isolandosi dal mondo. Ma il mondo, a poco a poco, lo viene a cercare, identificando nella sua scelta una protesta generazionale contro il precariato, e rendendo virale su Internet il suo eremitaggio.

Recensione:

Raccontare le contraddizioni di una generazione; descrivere le abitudini, i vizi e soprattutto le nevrosi di un’epoca ancora in corso è indubbiamente la sfida più difficile e stimolante per un regista. Se poi il regista in questione è un esordiente, la sfida assume i contorni di una rischiosa scommessa cinematografica da far tremare i polsi.

Volendo sintetizzare il giudizio sul film “Nel bagno del donne”, opera prima di Marco Castaldi, adattamento del romanzo “Se sono rose” di Massimo Vitali, disponibile in streaming sulla piattaforma MioCinema, mi viene in mente la celebre frase: Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

Ci hanno provato in tanti, a raccontare le difficoltà dei trentenni di oggi, alle prese con il precariato e con una società che li ingabbia nel ruolo di eterni ragazzini. Ci hanno provato, con risultati molto spesso modesti. Castaldi, invece, fa centro al primo tentativo, dimostrando talento e creatività, e appoggiandosi a una solida sceneggiatura e a un ottimo cast. continua su

170) Antebellum

Il biglietto da acquistare per “Antebellum” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Antebellum” è un film di Gerard Bush, Christopher Renz. Con Jena Malone, Kiersey Clemons, Janelle Monáe, Jack Huston, Eric Lange, Gabourey Sidibe. Horror, 105′. USA 2020

Sinossi:

In una piantagione di cotone confiscata dall’esercito confederato, i militari comandano con fare spietato mandando a morte gli schiavi di colore che non obbediscono alle regole ferree. La giovane Eden aveva tentato di fuggire, perciò il comandante della guarnigione la punisce e la marchia a fuoco ingiungendole di non riprovarci. Nuovi schiavi arrivano e vengono destinati al lavoro forzato. Tra loro, Julia che cerca sponda in Eden per una ribellione o una fuga. Eden sa che non è facile e le dice di aspettare, ma la situazione si fa sempre peggiore e le sofferenze più crudeli. Eden si sveglia: ha avuto un brutto sogno. Lei in realtà si chiama Veronica, ha un marito e una figlia adorabili, è una scrittrice e ricercatrice di successo, si occupa proprio della questione razziale, con particolare riferimento alle donne di colore. Tutto sembra perfetto, ma qualcosa non torna.

Recensione:

La questione razziale negli Stati Uniti ha un origine lontana nel tempo, e molto radicata. La schiavitù ha diviso l’America provocando, tra le altre cose, una sanguinaria guerra civile tra stati del Nord (abolizionisti) e stati del Sud (schiavisti).

Ecco, guardando l’inizio di “Antebellum” di Gerard Bush e Christopher Renz, lo spettatore ha la sensazione di trovarsi davanti un film storico piuttosto che un horror. A metà Ottocento, la bella schiava Eden (Monáe) è vittima di abusi e sevizie nella piantagione del crudele Capitano Jasper (Huston) e della moglie Elizabeth (Malone).

Quando sembra di essersi calati in questo drammatico contesto, la scena cambia, e ci si ritrova nel presente. Qui Veronica Henley (Monáe), una scrittrice di successo, è impegnata in prima persona nelle lotte civili contro la disuguaglianza negli Stati Uniti. continua su