13) Guida astrologica per cuori infranti (Silvia Zucca)

“Guida astrologica per cuori infranti” è un romanzo scritto da Silvia Zucca e pubblicato da Editrice Nord nel 2015.
Sinossi:
Trent’anni passati da un po’, single (NON per scelta) e con un impiego che offre ben poche prospettive di carriera, Alice Bassi accoglie la notizia del matrimonio del suo indimenticato ex come il proverbiale colpo di grazia. Se non fosse ancora abbastanza, nella piccola rete televisiva per cui lei lavora arriva Davide Nardi. Sguardo magnetico e sorriso indecifrabile, Davide sarebbe il sogno proibito di Alice… peccato sia stato assunto come «tagliatore di teste». Insomma: non ce n’è una che vada per il verso giusto. Ma poi Alice incontra Tio, un attore convinto di conoscere il segreto per avere successo: l’astrologia. Non quella spacciata sui giornali, bensì una «vera» lettura delle stelle, che esistono proprio per segnalarci i giorni più favorevoli per la sfera professionale o per farci trovare l’anima gemella. Seppur scettica, Alice decide di provare e inizia a uscire con uomini compatibili col suo segno zodiacale. Però, stranamente, l’affinità astrale non le impedisce di collezionare incontri sbagliati, fallimenti imbarazzanti e sorprese di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Come non impedisce a Davide di diventare sempre più attraente. Tuttavia a lui Alice non osa chiedere di che segno sia. Perché ha paura che la risposta la deluda o, peggio, che la illuda. E perché, in fondo, spera che l’amore non abbia bisogno delle stelle per trovare la sua strada. In corso di traduzione in 15 Paesi, «Guida astrologica per cuori infranti» racconta con brio e pungente ironia i successi e i disastri di una donna piena di vita, di contraddizioni, di speranze. Una donna come noi. Perché anche se non crediamo nelle stelle, non possiamo fare a meno di guardarle.
Recensione:
Confesso che questo “recupero letterario” nasce da un plateale e personale conflitto d’interessi amicale prima ancora che che artistico.
Conflitto scatenatosi poche settimane fa quando Netflix ha annunciato l’inizio riprese della serie ispirata al romanzo di Silvia Zucca, avendo come protagonista assoluta Claudia Gusmano.
Gli abituali lettori di questo spazio sanno bene quanto stima e affetto abbiamo nei confronti di Claudia Gusmano.
Per Claudia è il primo grande ruolo da protagonista per lo più in una serie Netflix. Ciò ci ha regalato una grande gioia spingendoci da persona curiosa a capire meglio il fenomeno letterario di “Guida astrologica per cuori infranti”.
Chiediamo venia a Silvia Zucca se l’interesse letterario è avvenuto per motivi amicali.
Molti lo leggono quotidianamente, ma pochi ammettono di farlo (l’oroscopo)
Tanti credono alle influenze astrali, ma raramente si ha il coraggio di confessarlo pubblicamente.
L’Astrologia, lo studio dei segni zodiacali, letture delle carte e quale influenza gli astri abbiano sulla nostra personalità e scelte di vita con il passare del tempo hanno assunto un valore, una valenza quasi scientifica.
L’uomo in generale quando non trova risposta ai propri fallimenti e dubbi ha due scelte: affidarsi alla Fede e/o alle stelle.
Non volendo, ovviamente, mescolare il sacro con il profano generando sterili polemiche, mi limito esclusivamente a sottolineare che Silvia Zucca ha avuto il merito, talento e creatività di scrivere una commedia romantica inserendo all’interno di una cornice originale quanto affascinante.
“Guida Astrologica per cuori infranti” è stato pubblicato in Italia per la prima volta nel 2015, ovvero 4 anni dopo il primo libro sull’Allieva di Alessia Gazzola.
È abbastanza evidente che l’Alice Bassi della Zucca abbia più di un’assonanza e similitudine con l’Alice Allevi della Gazzola, ma tra le due goffe eroine esistono comunque delle sostanziali differenze esistenziali, caratteriali e stilistiche.
Alice Bassi è sì romantica ma allo stesso tempo ironica, ingenua quanto caparbia, indipendente e meno legata alla famiglia alias nonna.
Alice Bassi è una grande incassatrice di delusioni amorose, conserva sotto il letto una serie di VHS di film degli anni 80 /90 da vedere durante le crisi.
Alice Bassi vive a Milano, si muove con naturalezza tra happy hour e movida milanese, ma la gaffe mondana è sempre dietro l’angolo.
Alice Bassi appare più donna, più consapevole, più cinica rispetto all’ingenua Alice Allevi ideata dalla Gazzola.
“Guida Astrologica per cuori affranti” rievoca allo spettatore alcuni personaggi femminili di serie tv e film divenute cult come ad esempio: Ally Mc Beal, Bridget Jones, la Melaine Griffith del film “Una donna in carriera” di Mike Nichols.
Silvia Zucca è stata capace di costruire un impianto drammaturgico semplice, lineare, ben scritto, con uno stile di racconto ironico, brioso, pieno di colpi di scena e passaggi deliziosi e romantici.
Leggendolo ci è venuto quasi spontaneo immaginare Claudia Gusmano sulla relazionandosi con il resto del cast che c.v. alla mano appare di buon livello.
Silvia Zucca supera Alessia Gazzola anche nel numero di aspiranti C.C.
Alice Bassi ascoltando le “dritte” dell’amico /guru Tito inizia una serie d’incontri con l’intento trovare l’anima gemella.
Una ricerca /selezione basato sul segno zodiacale, rappresentando la nuova frontiera della seduzione e dell’amore.
Dopo aver terminato la lettura del romanzo, non potrete che sperare che Netflix rilasci il prima possibile la serie.
Un’attesa forse mitigata dalla lettura dell’oroscopo.
Fidatevi dopo aver visto Claudia Gusmano nelle vesti di Alice Bassi, diventerà un passaggio naturale quanto obbligato

9) Dietro i suoi occhi

“Dietri i suoi occhi” è una miniserie in 6 episodi, ideata da Steve Lightfoot. Con Simona Brown, Eve Hewson, Tom Bateman, Robert Aramayo, Tyler Howitt. Thriller. Regno Unito. 2021

Sinossi:

Louise è una madre single che ha una relazione con il suo capo, lo psichiatra David. La sua vita prende una strana piega quando fa amicizia con Adele, la moglie del suo amante, e si ritrova intrappolata in una rete di bugie e segreti in cui niente è come sembra.

Recensione:

Io penso che dovrebbe esserci un limite alla sospensione del realtà, anche in campo creativo e in generale artistico! La miniserie inglese “Dietro i suoi occhi”, disponibile su Netflix, invece, rappresenta purtroppo una nuova frontiera dell’assurdo drammaturgico, frutto dell’insensato quanto irrefrenabile desiderio degli sceneggiatori di stupire lo spettatore a ogni costo.

I primi tre episodi sviluppano il tema della relazione extraconiugale tra capoufficio e segretaria, con la successiva conflittualità con la moglie e la formazione di un triangolo amoroso (che ha di nuovo il fatto che si formi, casualmente, prima della relazione extraconiugale stessa).

Louise vede infatti Adele come una donna sola, fragile, controllata dal marito David, e si sente protettiva nei suoi confronti. Lo spettatore osserva stupito e incuriosito questa sorta di relazione a tre, in cui apparentemente è Louise a dettare le regole e i tempi. continua su

12) Supereroi (Paolo Genovese)

“Supereroi” è un romanzo scritto da Paolo Genovese e pubblicato da Einaudi nel Novembre 2020.

Sinossi:
Quante possibilità ci sono che le esistenze di due persone, sfioratesi appena in un giorno di pioggia, si incrocino per caso una seconda volta? Così poche da essere statisticamente irrilevanti, direbbe la scienza. Eppure ad Anna e Marco questo accade e riaccade. Ed entrambi si chiedono se a riavvicinarli di continuo sia un algoritmo, il destino o invece un sentimento tanto forte da resistere alle fughe improvvise, agli scontri, alla routine, alle incomprensioni e al dolore.
Spostandosi avanti e indietro sulla linea delle loro esistenze, Paolo Genovese racconta gli istanti perfetti e i drammi di una storia d’amore bellissima, che sfida il tempo, fa riflettere e infine commuove. Una storia d’amore che solo due supereroi possono vivere.

  • Ventitré secondi.
  • Cosa?
  • Siamo stati in silenzio ventitré secondi.
    Marco ride e beve ancora.
  • Di solito questi calcoli li faccio io.
  • Dopo quanti secondi è crisi? – chiede Anna, diretta.
  • Dipende.
  • Da cosa?
  • Dipende dal tipo di silenzio. C’è il silenzio della routine, quello della calma, quello della noia, quello complice.
  • Il nostro qual è? – domanda lei a bruciapelo.
  • A te quale spaventa?
    Recensione:
    Amarsi rimanendo reciprocamente fedeli nel tempo appare oggi una sfida quasi impossibile.
    Una sfida che, forse, solo una coppia di supereroi sarebbe in grado d’assolvere
    È facile, semplice innamorarsi, godersi le prime settimane, mesi di passione e sesso con il nuovo partner, il difficile viene dopo.
    Ovvero tenere alta e costante la fiamma dell’amore negli anni resistendo all’istinto di mollare tutto all’aria.
    Se il colpo di fulmine è un passaggio narrativo, visivo, emozionale bramato da tutti e che qualsiasi regista e/o scrittore cerca d’inserire nella sua storia, raramente leggiamo o vediamo il declinare dell’amore di coppia nel tempo e nello spazio.
    “Supereroi” è il secondo romanzo di Paolo Genovese che ho avuto il piacere di leggere, lasciandomi però opposte sensazioni.
    Da una parte ho apprezzato la sensibilità umana del regista nel raccontare dapprima la genesi di un amore e poi il talento nel descrivere con grazia, empatia e soprattutto credibilità l’evoluzione del rapporto nel corso del tempo.
    Osserviamo come l’amore tra Marco e Anna sia “elastico” segnato da alti e bassi come capita in qualsiasi coppia, alternando nel racconto il punto di vista dei due protagonisti “disegnati” da Anna come supereroi dell’amore.
    Dall’altra però il lettore avverte come anche questo romanzo sia stato pensato e scritto originalmente come una sceneggiatura cinematografica.
    “Supereroi” è si una lettura agevole, piacevole, a tratti avvolgente ed incalzante, ma vive d’immagini, sensazioni e momenti funzionali ad una messa in scena piuttosto che ad un plot letterario.
    “Supereroi” ricorda per molti aspetti strutturali e stilistici il romanzo bestseller “Un giorno” di David Nicholls.
    Hanno la medesima struttura drammaturgica caratterizzata da flash back temporali in cui si muove la coppia, ripercorrendo le fasi del loro amore , evidenziando i passaggi più romantici e quelli più drammatici.
    “Supereroi” racconta in modo efficace, naturale la complessità e difficoltà dell’amore quotidiano in una coppia.
    Un amore da coltivare e proteggere resistendo ai rispettivi cambiamenti, egoismi ed istinti di fuga.
    “Supereroi” regala sincere e forti emozioni, commuove ed allo stesso tempo può essere visto come un utile manuale di “sopravvivenza” utile alla neo e magari ingenua coppia innamorata.

8) Tribes of Europa

“Tribes of Europa” è una serie ideata da Philip Koch. Con Emilio Sakraya, Henriette Confurius, David Ali Rashed, Melika Foroutan, Oliver Masucci, Ana Ularu. Fantascienza, drammatico. Germania. 2021-in produzione

Sinossi:

Nel 2074, trentacinque anni dopo il “Dicembre nero”, un evento improvviso che ha spento ogni strumento tecnologico e ha causato il fallimento dell’Unione Europea, gli Stati così come li conosciamo non esistono più. Al loro posto ci sono numerosi micro-stati in lotta per il domino sul continente. Al clan degli Origini appartengono i fratelli Liv, Kiano ed Elja, la cui vita cambierà quando entreranno in possesso di un misterioso cubo.

Recensione:

Se alla sinossi di “Tribes of Europa” aggiungessimo la minaccia dall’Oriente che sta per abbattersi sul continente, ci verrebbe solo da sperare che gli sceneggiatori non abbiano un talento visionario, oltre che creativo…

La serie tedesca disponibile su Netflix è visivamente bella, curata nella scenografia, maestosa nell’ambientazione ma purtroppo piuttosto povera a livello drammaturgico.

L’incipit è sicuramente potente, duro, spietato nel suo mostrare la brutalità e la ferocia dell’uomo “del futuro”, che privato di ogni tecnologia e comfort è costretto ad adattarsi di nuovo a un mondo selvaggio, compiendo una sorta di “ritorno alla origini”. continua su

11) La disciplina di Penelope ( Gianrico Carofiglio)

“La disciplina di Penelope” è un romanzo scritto da Gianrico Carofiglio e pubblicato nel Gennaio 2021 da Mondadori Editore.

Sinossi:
Penelope si sveglia nella casa di uno sconosciuto, dopo l’ennesima notte sprecata. Va via silenziosa e solitaria, attraverso le strade livide dell’autunno milanese.
Faceva il pubblico ministero, poi un misterioso incidente ha messo drammaticamente fine alla sua carriera. Un giorno si presenta da lei un uomo che è stato indagato per l’omicidio della moglie. Il procedimento si è concluso con l’archiviazione ma non ha cancellato i terribili sospetti da cui era sorto. L’uomo le chiede di occuparsi del caso, per recuperare l’onore perduto, per sapere cosa rispondere alla sua bambina quando, diventata grande, chiederà della madre.
Penelope, dopo un iniziale rifiuto, si lascia convincere dall’insistenza di un suo vecchio amico, cronista di nera.
Comincia così un’appassionante investigazione che si snoda fra vie sconosciute della città e ricordi di una vita che non torna.
Con questo romanzo – ritmato da una scrittura che non lascia scampo – Gianrico Carofiglio ci consegna una figura femminile dai tratti epici. Una donna durissima e fragile, carica di rabbia e di dolente umanità.
Un personaggio che rimane a lungo nel cuore, ben oltre l’ultima pagina del sorprendente finale.

Recensione:
Un altro personaggio femminile forte, indipendente e controcorrente si affaccia nel panorama del thriller italiano
Dopo Maurizio De Giovanni, anche Gianrico Carofiglio ha deciso confrontarsi con questa difficile quanto stimolante sfida letteraria.
“La disciplina di Penelope” lo diciamo chiaramente non è un romanzo, ma è bensì un racconto lungo o se preferite il primo convincente passo dell’autore in questo campo.
Un racconto scritto in prima persona, in cui il narratore è la stessa protagonista svolgendo un duplice ruolo narrativo
Da una parte si racconta, poco in vero, lasciando soltanto qualche vago indizio sul suo burrascoso passato da ex pubblico ministero facendo parlare per lo più gli ex colleghi e sottoposti.
Dall’altra parte il lettore segue con interesse e crescente curiosità la scelta di Penelope d’occuparsi del caso d’omicidio irrisolto di una donna prossima all’ archiviazione lasciando però pesanti sospetti sull’ex marito.
Penelope intuisce come il caso presenti dei buchi e su quelli si aggrappa con pazienza e caparbietà ribaltando certezze acquisite.
Un racconto asciutto, lineare, semplice nello stile, ma intenso sul piano emotivo, intrigante sul livello psicologico.
“La disciplina di Penelope” è un breve quanto potente assaggio delle potenzialità che nuova eroina potrà offrire ai lettori.
Penelope è una donna rigorosa, capace, scrupolosa in campo professionale, quanto cupa, segnata e scossa nella sua sfera personale.
L’anima Penelope è oppressa da sentimenti di rabbia e tratti di auto distruzione come fosse una forma di punizione per gli errori commessi.
Carofiglio sceglie con astuzia e talento di “nascondere le carte” svelando il meno possibile sulla vita della protagonista, ma bastevole per catturare l’interesse del lettore.
“La disciplina di Penelope” è la puntata zero di una saga che ha tutti gli elementi per diventare di successo e popolare prima in campo letterario e magari in futuro in TV.

8) Tensione Superficiale

Il biglietto da acquistare per “Tensione superficiale” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Tensione superficiale” è un film di Giovanni Aloi. Con Cristiana Dell’Anna, Francesca Sanapo, Benno Steinegger, Philipp Peter Heidegger, Hannes Perkmann, Katja Lechtaler, Katia Fellin, Celine Stampfer, Leo Seppi.
Drammatico, 90′. Italia 2020

Sinossi:

Michela è una ragazza-madre di trent’anni. Insoddisfatta del lavoro di receptionist in un hotel sul lago di Resia, estenuata dagli orari che le permettono di vedere solo di rado il figlio, decide di dare una svolta alla propria vita. Varca così il confine, per lavorare come prostituta nel week-end: in Austria, a pochi chilometri di distanza, le ragazze che vendono il proprio corpo sono tutelate dalla legge e ricevono lauti stipendi. Non appena però in paese si sparge la voce del suo nuovo lavoro, la comunità le si rivolta contro, isolandola e perseguitandola.

Recensione:

La dignità, la compostezza, l’onestà sembrano diventati merce rara, nella nostra società. E se è vero che nelle piccole comunità sembra più semplice ritrovare certi valori, proprio qui è più facile imbattersi anche in ipocrisia e pregiudizi.

“Tensione superficiale” di Giovanni Aloi, ispirato a fatti realmente accaduti, raconta con uno stile asciutto, semplice e soprattutto realistico la dura vita di sacrifici e delusioni che Michela da dovuto affrontare da quando, non ancora maggiorenne, è rimasta incinta.

Michela è una persona umile, silenziosa, un’onesta lavoratrice, legata però a un’idea romantica e quasi adolescenziale dell’amore. Si illude infatti che il padre di suo figlio decida prima o dopo di lasciare la storica compagna per formare con loro una nuova famiglia. continua su

10) Happydemia (Giacomo Papi)

“Happydemia” è un romanzo scritto da Giacomo Papi e pubblicato nel novembre 2020 da Feltrinelli Editore.

Sinossi:
In un presente (non troppo) lontano in cui i baci sono stati vietati per contenere il contagio, il ventenne Michele trova lavoro come rider, anzi come consegnator di Happydemia – la più importante multinazionale al mondo per la distribuzione di psicofarmaci. Antidepressivi, ansiolitici, stabilizzatori, stimolanti e specialmente sonniferi sono diventati fondamentali per tenere tranquillo il Paese in clausura, tanto che il Previdente del Consiglio stabilisce che vengano rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Ma per calmare gli animi non basta: il popolo è diviso tra chi può permettersi di non lavorare, chi può farlo da casa e chi per sopravvivere deve muovere il corpo.
Con il borsone di Happydemia sulle spalle Michele attraversa in bici la città semivuota, nell’ostilità crescente di quanti gli invidiano il lavoro, o anche solo la libertà di movimento, e di quelli che invece lo considerano un untore che propaga il virus di porta in porta. Grazie all’incontro con Miriam, una misteriosa ragazza che non si toglie mai la mascherina e che consegna psicofarmaci ai vip, Michele scopre l’amore in un mondo in cui toccarsi è diventato sovversivo. Intorno a loro, intanto, tutto cambia vorticosamente per l’accelerazione imposta dall’epidemia, tra impoverimento crescente, nuove riforme monetarie, complotti di complottisti, negazionisti che negano di esserlo e un ex Primo ministro dell’Interno disperatamente a caccia di selfie…
Dopo il grande successo di pubblico e critica del Censimento dei radical chic, Giacomo Papi torna a far ridere e pensare, raccontando il nostro presente rovesciato. Una storia esilarante, amara e illuminante sui tempi che corrono (anche quando è vietato).
Recensione:
“Una risata vi seppellirà” recita un vecchio proverbio.
Chi scrive sostiene che l’uso misurato, intelligente dell’ironia possa rivelarsi un efficace strumento/medicina nel superare i momenti più difficili e tragici personali se non nazionali.
È ormai un anno che l’Italia sta cercando di resistere al Covid 19 tra canti sui balconi e sofferte chiusure.
Si può ironizzare sulla pandemia pur rispettando le vittime e la crisi sanitaria ed economica?
La risposta è si se questa sfida narrativa e creativa è raccolta da autori dotati di talento e sensibilità.
Giacomo Papi mi aveva piacevolmente sorpreso con lo spassoso e dissacratorio “Il Censimento dei radical chic” capace di fustigare l’ondata sovranista senza mai cadere nel retorico e becera militanza politica.
Ero curioso di leggere “Happydemia” per capire come Papi avesse deciso di raccontare la propria personale visione della pandemia e soprattutto sulla gestione politica dell’emergenza sanitaria /economica.
Ebbene il mio giudizio su “Happydemia” è complessivamente positivo, pur ammettendo una certa delusione nell’ aver riscontrato un’ironia meno incisiva ed efficace sul versante politico.
L’intreccio narrativo è sì valido, divertente, fluido nella lettura, ma privo di quel mordente creativo e sociale che aveva caratterizzato il primo romanzo.
Ho trovato invece geniale quanto amara l’idea d’affidare ad una grande azienda farmaceutica (Big Pharma) il compito di distribuire psicofarmaci agli italiani ormai dipendenti dopo anni di pandemia.
Il lettore scopre una società italiana in cui l’unico lavoro possibile è fare i “rider” con l’incarico di distribuire psicofarmaci anziché cibo
Una visione tragicomico dello stato psicofisico degli italiani ormai rassegnati a vivere una vita fatta di chiusure e divieti e soprattutto diffidenti nei confronti del prossimo e timorosi nell’avere il minimo contatto fisico.
“Happydemia” è in conclusione una lettura consigliata anche se non memorabile, concedendo un sorriso seppure amaro al lettore dopo dodici mesi molto difficili e dolorosi.

9) Fiori : Per i Bastardi di Pizzofalcone (Maurizio De Giovanni)

“Fiori per I Bastardi di Pizzofalcone” è un romanzo scritto da Maurizio De Giovanni e pubblicato nel dicembre 2020 da Einaudi.

Sinossi:
Savio Niola, proprietario di uno storico chiosco di fiori, è stato ammazzato. Un delitto che sconvolge Pizzofalcone, perché l’anziano era amato da tutti nel quartiere. Lo consideravano una specie di «nonno civico», che non avendo una famiglia propria si prodigava per quelle degli altri. Aiutava i giovani spingendoli a studiare, cercando di tenerli lontani da strade senza ritorno; chiunque si rivolgesse a lui poteva contare su una parola gentile, su un po’ di attenzione, se necessario su un sostegno materiale. Eppure è stato letteralmente massacrato. Chi può avere tanto odio, tanta rabbia in corpo da compiere un gesto simile? Poco tempo prima l’uomo si era esposto contro il racket che taglieggia i commercianti della zona, ma la pista della criminalità organizzata non convince i Bastardi, ancora una volta alle prese con un caso difficile da cui, forse, dipendono le sorti del commissariato. Un commissariato che, per loro, è ormai molto più di un luogo di lavoro. Come per Savio era il suo chiosco.

Recensione:
La primavera rappresenta molto più del semplice passaggio ad una stagione più calda, piacevole, in cui le giornate si allungano permettendoci d’indossare qualche indumento più leggero e comodo.
La primavera evoca il risveglio della natura, delle passioni, dei sentimenti, il desiderio d’amarsi, stringersi e magari di manifestare tramite un fiore il proprio livello d’amore e coinvolgimento.
“Dillo con i fiori” recita un vecchio proverbio.
L’amore è un sentimento capace di farti sopportare tutto, accettare sacrifici e rinunce.
Si può amare in silenzio e da lontano, ma alla lunga il desiderio di vivere anche l’ultima parte di vita insieme con l’amato è più forte di qualsiasi codice, legge e norme imposte dalla società.
“Fiori” è forse il meno riuscito drammaturgicamente sul versante thriller della saga de “I Bastardi di Pizzo Falcone” presentando un intreccio narrativo complessivamente fiacco e prevedibile.
Nonostante De Giovanni inizi con la descrizione di un omicidio orribile, sanguinario quanto inspiegabile che ha sconvolto la serenità della comunità e del commissariato di Pizzo Falcone.
Perché tanta ferocia nell’uccidere un gentile fioraio?
Lo sbocciare della Primavera ha riaperto vecchie ferite, ricordi e soprattutto messo in crisi le certezze o se preferite minato il precario equilibrio delle vite private e sentimentali della squadra dei Bastardi.
“Fiori” più che un romanzo giallo ci appare andando avanti nella lettura come un noir esistenziale determinando un decisivo e travagliato passaggio emotivo di una saga costruita sulla diversità caratteriale, umana e psicologica del singolo personaggio.
“Fiori” risulta, come di consueto, una lettura come piacevole, godibile, briosa caratterizzata da uno stile preciso, attento e abile nel raccontare, mostrare le fragilità, limiti bellezza dell’amore “proibito”.
Eppure “Fiori” prende “quota” nell’ultima parte /finale chiarendo le reali intenzioni narrative di De Giovanni offrendo così una diversa e commovente prospettiva al lettore su una storia finora abbastanza fredda nei toni e lenta nello sviluppo.
Uno stravolgimento esistenziale, emotivo, culturale che eleva qualitativamente il testo dando forza e profondità alla creativa che ha ispirato De Giovanni nella scrittura.
“Fiori” è da una parte una struggente storia d’amore senza tempo e dall’altra ci insegna a non sciupare il tempo ed occasione di vivere con l’anima gemella perché non si deve mai provare vergogna dei propri sentimenti sfidando sciocchi pregiudizi e categorie di genere.

7)Un Amore al quadrato

Il biglietto d’acquistare per “Amore al quadrato” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Un amore al quadrato” è un film di Filip Zylber. Con Adrianna Chlebicka, Mateusz Banasuik, Miroslaw Baka, Tomasz Karolak, Helena Mazur. Commedia, 101′. Polonia 2021

Sinossi:

Monika è una maestra di scuola che per pagare i debiti del padre conduce una doppia vita segreta come modella, usando il nome di Klaudia. Durante un servizio fotografico conosce il giornalista e dongiovanni Enzo, che è stato costretto dalla sua capa e amante Alicja a partecipare a una pubblicità. Tra uno scatto e l’altro le cose vanno di male in peggio e i due diventano acerrimi nemici. Almeno all’inizio…

Recensione:

La fisica insegna che i poli opposti si attraggono. Le più basilari regole del corteggiamento, che in amore vince chi fugge. La saggezza popolare, per finire, consiglia di diffidare delle apparenze, perché spesso l’apparenza inganna.

Ecco, prendete questi tre concetti, mescolateli insieme e avrete un’idea della sceneggiatura, sgangheratissima, del film polacco “Amore al quadrato”, disponibile su Netflix.

Dispiace per il cinema polacco, che negli ultimi anni ha prodotto risultati interessantissimi e apprezzati dalla critica di tutto il mondo, e per chi ci ha lavorato, ma in questo caso non si può definire il film in altro modo che imbarazzante.

Questa commedia romantica propone i più banali cliché e luoghi comuni sul mondo della moda e della pubblicità, contrapponendolo a quello scolastico. Una dicotomia urticante e noiosa, incarnata alla perfezione dalla protagonista che vive una doppia vita: gentile insegnante alle medie e super top-model. continua su

8) Il Tempo della Clemenza (John Grisham)

“Il tempo della clemenza” è un romanzo scritto da John Grisham e pubblicato da Mondadori nel Novembre 2020.

Sinossi:
Clanton, Mississippi. 1990. Quando l’avvocato Jake Brigance viene nominato suo malgrado difensore di Drew Gamble, accusato a soli sedici anni di aver ucciso Stuart Kofer, vicesceriffo della Ford County, capisce di trovarsi di fronte al caso più difficile della sua carriera.
Perché Drew è soltanto un ragazzo timido e spaventato che non dimostra la sua età, e questo rende il suo crimine ancora più incredibile e agghiacciante. Ma sua madre e sua sorella, che insieme a lui vivevano a casa di Stuart, sanno cosa lo ha spinto a commettere questo terribile gesto. Conoscono fin troppo bene la doppia vita della vittima.
Molti a Clanton invocano la pena di morte, l’assassinio di un poliziotto è considerato un atto inammissibile, e la professione di Stuart Kofer lo rendeva a suo modo intoccabile in un contesto sociale pieno di ombre e contraddizioni.
Il ragazzo ha poche chance di sfuggire alla camera a gas e Jake è l’unico che può salvarlo, in un processo controverso che dividerà l’opinione pubblica, mettendo a rischio anche la sua vita e quella della sua famiglia.
Il tempo della clemenza è uno dei più emozionanti Legal thriller scritti da John Grisham, un romanzo profondo, drammatico e pieno di umanità che segna il ritorno dell’avvocato Jake Brigance, già amatissimo protagonista di Il momento di uccidere e L’ombra del sicomoro.
Recensione:
Chi legge le mie recensioni, sa bene quanto sia “devoto” alla talentuosa e creativa penna del Maestro John Grisham.
John Grisham ha scritto pagine indimenticabili del genere Legal thriller con alcuni suoi romanzi entrati di diritto nel “Pantheon” letterario.
Fatta questa doverosa promessa, mi permetto di scrivere che “Il Tempo della clemenza” è si un solido, classico, lineare libro alla Grisham, ma complessivamente “sottotono” rispetto alle attese.
“Il Tempo della clemenza” è una lettura scorrevole, equilibrata nei tempi e toni, capace di alternare colpi di scena ad altri momenti più puramente tecnici e procedurali, ma è una storia a cui manca quel quid narrativo e creativo da renderlo unico.
“Il tempo della clemenza” è il terzo libro dedicato alla figura dell’avvocato Jake Brigance, bravo, idealista quanto squattrinato che abbiamo imparato ad amare e conoscere negli ultimi vent’anni.
Jake Brigance è una via di mezzo tra Robin Hood e Don Chisciotte in ambito forense, avendo sensibilità ed umanità come principali segni distintivi alle altre figure di avvocato di altri romanzi.
“Il tempo della clemenza” si muove su linee narrative piuttosto semplici, quasi scontate e prevedibili se inserite nell’universo letterario di Grisham.
Il lettore non scopre nulla di nuovo durante la lettura, ogni passaggio decisivo fuori o dentro il tribunale è già “noto” per gli amanti del genere.
“Il Tempo della clemenza” presenta un intreccio narrativo ben articolato e sviluppato che invoglia alla lettura, pur sapendo quali saranno gli esiti del processo e dei personaggi coinvolti.
“Il tempo della clemenza” è come un diesel che si prende i suoi tempi per mettersi in moto creando comunque le condizioni di coinvolgimento emotivo con il lettore.
Il lettore ritrova vecchi cari personaggi dei due precedenti romanzi, magari invecchiati e più melanconici ma sempre incisivi e funzionali alla storia.
John Grisham regala al proprio pubblico un romanzo “affidabile”, “coerente” e discretamente appassionante ed emozionante, senza però mai toccare vertici di qualità e pathos.
Leggere “Il Tempo della clemenza” può essere paragonata all’acquisto di auto usata da una persona bene.
Una buona cosa anche in campo letterario sapere di poter contare sempre su John Grisham, ma dal Maestro ci saremmo aspettati qualcosa di più innovativo e pungente sul piano politico e sociale.
Una pretesa legittima, a nostro modesto parere, se si legge il Maestro del Legal thriller internazionale.