227 ) Ride

Il biglietto da acquistare per “Ride” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

Un film di Valerio Mastandrea. Con Chiara Martegiani, Arturo Marchetti, Renato Carpentieri, Stefano Dionisi, Milena Vukotic. Drammatico, 95′. Italia 2018

Sinossi:

Una domenica di maggio, a casa di Carolina si contano le ore. Il lunedì successivo bisognerà aderire pubblicamente alla commozione collettiva che ha travolto una piccola comunità sul mare, a pochi chilometri dalla capitale. Se n’è andato Mauro Secondari, un giovane operaio caduto nella fabbrica in cui, da quelle parti, hanno transitato almeno tre generazioni. E da quando è successo Carolina, la sua compagna, è rimasta sola, con un figlio di dieci anni, e con una fatica immensa a sprofondare nella disperazione per la perdita dell’amore della sua vita. Perché non riesce a piangere? Perché non impazzisce dal dolore?

Recensione :

Esiste un “galateo” codificato sul comportamento corretto da tenere alla vigilia del funerale di una persona cara? Solamente le lacrime – che siano di una vedova, di un orfano, di un amico – rendono esplicito il travaglio interiore?

Valerio Mastandrea con “Ride”, suo esordio dietro la macchina da presa, evita coraggiosamente di realizzare la classica, e scontata, commedia, puntando invece sul film scomodo e decisamente particolare per il panorama italiano.

Al centro della storia due tematiche diverse, mescolate insieme: la libertà di essere se stessi anche nei momenti difficili, quando il mondo tende a giudicarti, e l’aumento degli incidenti mortali sul posto di lavoro. Ma “Ride”, fin dal titolo, prepara il pubblico a un film ricco di spunti politici, sociali, spirituali, a cui non mancano aspetti teneri e bizzarri.

Lo spettatore osserva le reazioni e i comportamenti di tre personaggi nelle ore precedenti alle esequie pubbliche dell’operaio Sandro: quelli della compagna Carolina (Martegiani), del figlio Arturo di 10 anni e dell’anziano padre Cesare (Carpentieri).

La prima appare serena, calma, quasi rilassata, nonostante riceva in rapida successione le visite dell’isterica e nostalgica ex fidanzata di Sandro, di una coppia d’amici che con la scusa di darle sostegno le comunicano piangenti la loro di separazione e dell’eccentirca vicina di casa.

Arturo, dal canto suo, è impegnato nelle prove per le interviste che è certo di star per concedere alle varie emittenti televisive nazionali in quanto figlio della vittima. Solo così potrà farsi bello agli occhi dei coetanei – e soprattutto della ragazza che gli piace.

Cesare, per finire, passa le ore con gli amici nonchè ex colleghi operai, constatando amaramente quanto poco o nulla sia rimasto dei diritti acquisti dopo le loro battaglie sindacali.

“Ride” è un film poetico quanto stralunato, amaro quanto dolce, pieno di amore quanto di rabbia, razionale quanto sopra le righe. Probabilmente questa insistita “bipolarità” narrativa ed emotiva finisce per pernalizzarlo, facendogli perdere la sua identità di base. continua su

http://paroleacolori.com/ride-opera-prima-di-mastandrea-e-un-film-poetico-e-stralunato/

226) Ovunque Proteggimi

Il biglietto da acquistare per “Ovunque proteggimi” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Ovunque proteggimi” è un film di Bonifacio Angius. Con Alessandro Gazale, Francesca Niedda, Antonio Angius, Gavino Ruda, Teresa Soro. Drammatico, 94′. Italia 2018

Sinossi:

Alessandro, cinquantenne alienato e collerico, vive con la madre e spende la sua vita nei bar dove beve, beve tanto. Dal padre ha ereditato la musica e una ‘camicia ideale’, la più bella, da indossare quando canta per un pubblico locale sempre più ridotto. Dopo una crisi e un ricovero coatto, incontra Francesca, una giovane donna fragile che col senno ha perso la custodia di suo figlio. Congedati dalla clinica e legati da una notte d’amore, infilano la strada per Cagliari e una fuga alla ricerca di un bambino e di un’accettazione (affettiva e sociale) da sempre negata.

Recensione:

Quando ci sentiamo soli e abbandonati, preda della disperazione, tendiamo a ingigantire la nostra situazione di disagio, a considerarci gli ultimi tra i disperati. Ma chi sono, davvero, gli ultimi? Chi stabilisce quali sono le persone bisognose di aiuto e protezione da parte dello Stato, finanche in modo coercitivo? E anche questi soggetti “diversamente normali” hanno diritto a essere felici?

“Ovunque proteggimi” di Bonifacio Angius, presentato in anteprima mondiale nella sezione Torino Mobile del TTF e in arrivo nei cinema italiani, è stato una piacevole sorpresa di questo inizio di Festival. Si tratta di una pellicola amara, cruda, ferocemente autentica fin dalle prime scene

Il protagonista Alessandro, bevitore accanito, è incapace di controllare il proprio carattere irascibile e violento e allontana anche i pochi amici che gli sono rimasti. La sua discesa nell’autodistruzione sfocia nell’intervento della polizia e nel ricovero coatto.

Si tratta di un attacco davvero inaspettato, potente e inusuale per il nostro cinema, reso ancora più incisivo dalla solida e carismatica presenza scenica di Alessandro Gazale, che mette al servizio della storia non solo il suo talento ma anche la sua fisicità, evidenziando la doppia natura del suo personaggio.

La parte fragile di Alessandro emergerà dopo l’incontro con Francesca (Niedda), ragazza madre prossima all’uscita dalla clinica, determinata a riprendersi suo figlio e scappare con lui in Spagna per iniziare una nuova vita. Francesca è bella, intelligente, disinibita e tosta e con questi doti conquista il 50enne.

Francesca Niedda, se possibile, è ancora più in parte e convincente del collega Gazale – con cui comunque forma una coppia artistica formidabile, esplosiva, complementare e simbiotica. Gli attori sembrano fondersi con i personaggi, e questo fa sì che per il pubblico sia semplice empatizzare con loro. continua su

http://paroleacolori.com/ovunque-proteggimi-un-film-che-spinge-a-ridefinire-la-nozione-di-follia/

225) Il Grinch

Il biglietto da acquistare per “Il Grinch” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Il Grinch” è un film d’animazione di Peter Candeland, Yarrow Cheney, Matthew O’Callaghan, Raymond S. Persi, Scott Mosier. Con Benedict Cumberbatch, Rashida Jones, Cameron Seely, Pharrell Williams. Animazione, 90′. USA 2018

Sinossi:

Al di sopra della città di Chissarà, dentro una grotta profonda e confortevole, vive il Grinch col suo cane Max. Verde, peloso e solitario, il Grinch odia il Natale, ne odia le assemblee di persone, lo spirito allegro e cordiale e soprattutto i canti. Per cinquantatré lunghi anni l’ha sopportato, ma ora non ce la fa più e prende una decisione radicale: ruberà il Natale ai ChiNonSo. Nottetempo, porterà loro via tutti i regali, gli addobbi, la felicità. Allora sì che smetteranno di cantare. O ancora no?

Recensione:

Perché mai un racconto per bambini scritto nel 1957, con protagonista un burbero essere verde, continua ad avere successo e popolarità nel 2018? La risposta più scontata potrebbe essere che ieri come oggi rivedersi in un personaggio egoista e negativo è alquanto semplice! Dr. Seuss ci aveva visto lungo…

Il Grinch rappresenta una versione spigolosa, sprezzante e arrabbiata del Grillo Parlante di collodiana memoria, e getta luce – nonostante si rivolga a un pubblico giovane – sull’involuzione dei rapporti umani e sulla progressiva scomparsa di ogni sentimento di fratellanza e accoglienza, anche a Natale.

Nel 2000 Ron Howard realizzò una prima trasposizione cinematografica del racconto, con protagonista Jim Carrey. Il film, nonostante alcune pecche narrative e registiche, fu un successo, e vinse anche un Oscar per il trucco.

Perché allora l’Illumination Entertainment, casa di produzione dei “Minions”, ha sentito il bisogno di produrne una versione animata? Il lavoro è durato oltre tre anni e si è posto il chiaro intento di offrire al Grinch una nuova partenza.

Nonostante la pellicola sia chiaramente rivolta a un pubblico giovane, mantiene una solidità ed efficacia nella sceneggiatura, e una profondità e autenticità nei sentimenti capace di conquistare anche lo spettatore più cinico e assai simile caratterialmente al protagonista. continua su

http://paroleacolori.com/il-grinch-dal-racconto-del-dr-seuss-un-adattamento-moderno/

224) 3 Volti

Il biglietto da acquistare per “Tre volti” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

“3 Volti” è un film di Jafar Panahi. Con Behnaz Jafari, Jafar Panahi, Marziyeh Rezaei, Maedeh Erteghaei, Narges Delaram. Drammatico, 102′. Iran 2018

Sinossi:

Una celebre attrice iraniana riceve il video delirante di una ragazza che implora il suo aiuto per fuggire un destino che non è il suo. Marziyeh sogna di fare l’attrice ad ogni costo, anche a quello di suicidarsi. Allevata in un villaggio di montagna e nel rispetto delle tradizioni, la ragazza è allieva del conservatorio a Teheran ma un fratello autoritario e aggressivo la costringe a una vita rispettosa delle regole. Almeno fino a quando l’attrice prediletta non si mette in viaggio per raggiungerla e stabilire la verità sulla natura reale o simulata del suo suicidio.

Recensione:

Dare un giudizio “sereno” sui film del regista iraniano Jafar Panahi, conoscendo le traversie giudiziare a cui è andato incontro in patria dal 2010 (è stato accusato di propaganda contro il governo iraniano, condannato a sei anni di carcere, gli è stato vietato di dirigere qualsiasi film o scrivere sceneggiature e di lasciare il paese per 20 anni) è pressoché impossibile.

Nonostante tutto, ha reagito da artista geniale, girando d’allora in modo clandestino o camuffato ben quattro film, vincendo l’Orso d’argento a Berlino per la migliore sceneggiatura nel 2013 con “Closed curtain” e l’Orso d’Oro nel 2015 con “Taxi Teheran”.

Non potendo contare su mezzi tecnici e troupe regolari, Panahi ha scritto, diretto e interpretato progetti dove il confine tra finzione e realtà è sempre più sottile. Una scelta creativa e narrativa quasi obbligata, che però alla lunga, inevitabilmente, mostra dei limiti.

“Tre volti”, presentato in concorso al 71° Festival di Cannes, è la prova lampante di come anche un genio, alla lunga, possa trovarsi nella condizione di non riuscire più a cavar sangue da una rapa.

Lo spunto iniziale è intrigante e scioccante al tempo stesso, ma purtroppo il film abbandona presto l’impostazione e le fascinazioni da thriller per spostarsi verso l’indagine sociologica e ambientale sull’Iran più profondo e rurale, utilizzando il sogno di una ragazza di sfondare nel mondo dello spettacolo come punto di partenza. continua su

http://paroleacolori.com/tre-volti-nell-iran-piu-profondo-e-rurale-con-il-film-di-jafar-panahi/

 

223) Seguimi

“Seguimi ” è un film di Claudio Sestieri. Con Angélique Cavallari, Maya Murofushi, Pier Giorgio Bellocchio, Antonia Liskova, Josè Maria Blanco. Drammatico, 90′. Italia, Spagna 2017

Sinossi:

Marta è un’ex tuffatrice professionista. Un infortunio la costringe a rinunciare alla carriera e tornare nella casa di famiglia, a Matera, dove deve affrontare la morte del padre artista. Nel paese vive anche un altro pittore, Sebastian, e la sua modella giapponese che ama raffigurare in pose estreme che attirano inevitabilmente l’attenzione di Marta. La ragazza rimane così impressionata da queste opere da aprire le porte della sua abitazione alla modella ed iniziare con lei una relazione simbiotica ed a tratti inquietante. L’arrivo della sorella nella casa stravolgerà gli equilibri e porterà a galla vecchi traumi.

Recensione :

Chi mi ama mi segua, era il controverso quanto efficace slogan dello spot ideato nel 1973 da Oliviero Toscani per una nota marca di jeans, rimasto indelebile nella storia della pubblicità.

Parafrasando il genio di Toscani e non volendo mancare di rispetto né al regista Claudio Sestieri né alle Sacre Scritture, lo slogan più azzeccato per lanciare il film “Seguimi” potrebbe essere una cosa del tipo: Seguimi pure al cinema, ma poi ognuno per la sua strada!

È sempre difficile per il sottoscritto trovare le parole giuste per raccontare una pellicola fuori dagli schemi narrativi, stilistici e registici del nostro cinema, evitando di far prevalere il gusto personale e i limiti culturali da spettatore medio a discapito della doverosa e necessaria apertura mentale di un critico cinematografico.

Claudio Sestieri compie una scelta coraggiosa e rischiosa, con questo film, ovvero cercare di rivolgersi a una fetta di pubblico colta ed esigente, che non sempre affolla le sale. E allora mi sembra giusto dare la parola proprio al regista, che così si è espresso in conferenza stampa.

“Seguimi può essere considerato più un mistery che un thriller, una sorta di versione hard del mio primo film, Dolce Assenza (1984). Dopo aver scritto numerose versioni della sceneggiatura, abbiamo deciso di costruire una storia dove si fondessero cinema autoriale e cinema di genere, sforzandoci di creare le condizioni affinché lo spettatore potesse vivere un’esperienza sensoriale, emotiva ed esistenziale oltre a seguire l’intreccio narrativo”. continua su

http://paroleacolori.com/seguimi-un-mistery-ipnotico-e-audace/

221) A Private War

Il biglietto da acquistare per “A private war” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

“A Private War” è un film di Matthew Heineman. Con Rosamund Pike, Jamie Dornan, Tom Hollander, Stanley Tucci, Greg Wise, Faye Marsay. Drammatico, biografico, 110′. USA 2018

Sinossi:

Marie Colvin è stata reporter di guerra per il Sunday Times dal 1985 fino alla sua morte, a Homs, nel 2012. Bella e talentuosa, ha vinto numerosi premi, convinto Arafat a raccontarle la sua vita e Gheddafi a farsi intervistare ben due volte. In Sri Lanka aveva perso un occhio e guadagnato un coraggio da pirata. Era stata a Timor Est, in Cecenia, in Iraq, Afghanistan, Libia. Con il fotografo freelance Paul Conroy aveva stretto un sodalizio professionale che durò fino alla fine.

Recensione:

Chiunque nutra oggi il folle e romantico sogno di fare del giornalismo il proprio mestiere dovrà assolutamente vedere il film “A private war” di Matthew Heineman. Soprattutto se – come me, lo ammetto – non ha mai sentito nominare Marie Colvin.

La Colvin è stata per quasi trent’anni, dal 1985 fino alla morte, avvenuta sul campo, a Homs, nel 2012, reporter di guerra per il settimanale britannico Sunday Times. In Siria era impegnata a raccontare l’orrore della guerra civile, documentando la ferocia del dittatore Assad e contrastando le menzogne mediatiche messe in circolazione dal suo regime per nascondere i crimini contro l’umanità.

“A private war” non è il classico biopic su un illustre o coraggioso personaggio, quanto piuttosto un suggestivo e riuscito escamotage per far conoscere alle nuove generazioni la parte più nobile quanto pericolosa del giornalismo. Sì perché pur d’informare su quello che accade nel mondo si può arrivare a mettere in gioco la propria vita.

Al centro del film, gli ultimi dodici anni di vita di Marie Colvin – impegnata ad affrontare una duplice guerra, quella reale, vissuta in prima linea con le truppe, e quella personale, con la propria coscienza – raccontati attraverso un angosciante e tragico flashback, proprio a partire dalla straziante scena finale.

La giornalista non ebbe mai un momento di esitazione, neppure quando in Sri Lanka perse l’occhio destro, la donna qualcuno sì. “A private war”, infatti, mostra anche la lotta della protagonista contro i propri demoni interiori, tra sofferenza, paura e momenti di legittimo scoramento. continua su

http://paroleacolori.com/a-private-war-ritratto-reporter-marie-colvin/

220) Troppa Grazia

Il biglietto da acquistare per “Troppa grazia” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Troppa Grazia” è Un film di Gianni Zanasi. Con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Hadas Yaron, Giuseppe Battiston, Carlotta Natoli, Thomas Trabacchi. Commedia, 110′. Italia, Spagna, Grecia, 2018

Sinossi:

Lucia è una geometra specializzata in rilevamenti catastali, nota per la pignoleria con cui insiste nel “fare le cose per bene”. La sua vita, però, è tutto fuorché precisa: a 18 anni ha avuto una figlia, Rosa, da un amore passeggero; ha appena chiuso una relazione pluriennale con Arturo; il suo lavoro precario non basta ad arrivare a fine mese. Approfittando della sua vulnerabilità economica, Paolo, il sindaco del paese, le affida il compito di effettuare un rilevamento su un terreno dove un imprenditore vuole costruire un impero immobiliare. Ma su quel terreno incombe un problema che Lucia individua immediatamente, anche se non ne vede con chiarezza i contorni. Paolo invece le chiede di “chiudere un occhio”.

Recensione:

Troppa grazia… dover scrivere come il nuovo film di Gianni Zanasi sia sì una pellicola brillante, godibile e irriverente sulle contraddizioni e i limiti della nostra società, e anche abbastanza politically incorrect quando si tratta di fede, ma decisamente più adatto a un pubblico straniero che italiano.

La mia sensazione è stata confermata sentendo la calorosa accoglienza ricevuta dalla pellicola ieri, alla serata di chiusura della sezione Quinzaine a Cannes. Peccato, però, che questa uscirà nei cinema italiani, e per imporsi al botteghino di grazie ne servirà una bella grossa.

Troppa grazia… dover sottolineare come anche stavolta Zanasi e gli altri tre sceneggiatori, pur dando prova di creatività, non siano stati capaci di mettersi un freno l’un l’altro, finendo così per scrivere una sceneggiatura densa di spunti, personaggi e situazioni che però risultano solo abbozzati nella messa in scena.

Troppa grazia… tentare di costruire una commedia che riprende il genere indie americano, utilizzando però uno stile e un linguaggio decisamente nostrani. Il risultato è un film che risulta frizzante e coinvolgente solo a tratti. continua su

http://paroleacolori.com/troppa-grazia-gianni-zanasi/

219) Nero a Metà

“Nero a Metà” è una serie diretta da Marco Pontecorvo. Con Claudio Amendola, Miguel Gobbo Diaz, Fortunato Cerlino, Rosa Diletta Rossi, Alessandro Sperduti, Margherita Vicario, Sandra Ceccarelli, Alessia Barela, Antonia Liskvova, Angela Finocchiaro, Roberto Citran.

Sinossi:

Neanche il tempo di salutare, con rammarico, gli amati Bastardi di Pizzofalcone che mamma Rai propone al suo pubblico, forse per evitargli una possibile astinenza da crime, una nuova serie: “Nero a metà”.

Recensione:

Dalla bella e ricca Napoli si ritorna a Roma, precisamente nel multietnico quartiere Monti, dove operano l’ispettore Carlo Guerrieri (Amendola), cinico ma fortemente legato alla figlia Alba, e la sua squadra. Gli equilibri cambiano quando in commissariato arriva un nuovo collega, Malik Soprani (Diaz), trentenne di colore, perfettino e modaiolo.

Ma attenzione, come hanno voluto ribadire in conferenza stampa prima Tinni Andretta, direttore Rai Fiction, e poi il regista Marco Pontecorvo, lo spettatore non deve aspettarsi una serie tutta costruita sul contrasto umano e professionale tra i due protagonisti.

“Nero a metà”, infatti, è un progetto più complesso, prima di tutto tematicamente, che vuole cercare di combattere i pregiudizi mostrando, con ironia, come in ogni persona – bianca, nera, ricca, povera – possano nascondersi dei lati oscuri.

Claudio Amendola torna a indossare i panni di un tutore dell’ordine in una serie dopo l’esperienza di “Tutti per Bruno” (2010). Questa volta, però, il suo personaggio è più sfaccettato, coraggioso e carismatico ma con diversi scheletri nell’armadio.

La serie – basata su una sceneggiatura originale e non, come spesso accade, su romanzi di successo – si propone di portare lo spettatore alla scoperta di una Roma inedita, attraverso storie e casi ispirati all’attualità e alla cronaca nera degli ultimi anni.

Dopo aver visto in anteprima la lunga puntata pilota (questa dura ben 130′, mentre gli altri episodi staranno sui classici 50′), volendo evitare ogni forma di spoiler, posso anticiparvi che il mio giudizio è un ni, con riserva. continua su

http://paroleacolori.com/nero-a-meta-in-onda-sui-rai-1-la-serie-crime-con-claudio-amendola/

218) Chesil Beach -Il Film

“Chesil Beach” è Un film di Dominic Cooke. Con Saoirse Ronan, Billy Howle, Anne-Marie Duff, Lionel Mayhew, Emily Watson. Drammatico, 110′. Gran Bretagna 2017

Sinossi:

Inghilterra, 1962. Edward Mayhew e Florence Ponting hanno appena detto ‘sì’, la loro vita coniugale può cominciare. A passeggio sulla spiaggia di Chesil Beach, marito e moglie raggiungono la camera di un hotel della costa dove si ritrovano soli, vergini uno di fronte all’altro e in attesa di consumare l’amore. Ma una cena sgradevole, sotto gli sguardi irrisori del personale, e un amplesso compromesso dal terrore di fare un passo falso, volgono la prima notte in incubo. Un gesto di riconciliazione, atteso invano dall’una e negato per orgoglio dall’altro, segnerà il loro destino.

Recensione:

Non avrà una fondatezza scientifica e difficilmente sarà possibile provarlo, ma stando ai racconti – e alle lamentele – delle coppie sposate e divorziate sembra che la prima notte di nozze porti ancora con sè una certa aura magica, da ricordare poi con affetto e nostalgia.

Eh già, la prima notte di nozze, quando finalmente una coppia può amarsi carnalmente e appassionatamente, scoprendo fino in fondo il proprio partner. Lo so, caro spettatore, questa affermazione fa sorridere se pensiamo alla società di oggi e alla libertà dei costumi.

È stato in seguito al ’68 che le cose sono cambiate – in meglio, in peggio, ai posteri l’ardua sentenza. Quello che posso consigliarvi, se volete godervi a pieno l’agrodolce “Chesil Beach – Il segreto di una notte” di Dominic Cooke, è dimenticare almeno per un paio d’ore la rivoluzione sessuale.

Sforzatevi di immaginare un mondo in cui i rapporti sentimentali con l’altro sesso si costruivano attraverso un corteggiamento “cavalleresco”, fatto di incontri e passeggiate permesse solo alla presenza di genitori e/o fratelli, e dove il massimo del contatto fisico consisteva nel tenersi per mano o al massimo baciarsi furtivamente al cinema. Solo dopo essere diventati promessi sposi, s’intende.

“Chelsil Beach” è il racconto tragicomico della prima notte di nozze di due sposini, Florence (Ronan) ed Edward (Howle), convinti che la comune infelicità possa costituire una solida base per un matrimonio. continua su

http://paroleacolori.com/chesil-beach-il-segreto-di-una-notte-dramma-dellincomprensione/

217) Il Terzo Relitto di Barbara Bellomo

“Il Terzo Relitto” è un romanzo scritto da Barbara Bellomo e pubblicato da Salani Editore nel Giugno 2017.

Sinossi:
Isabella De Clio è una giovane archeologa siciliana. Bella e preparatissima, nasconde un segreto: è cleptomane e sente continuamente il bisogno di rubare oggetti che rappresentano per lei ricordi.
Decisa a rimettere ordine nella sua vita, a guarire dal suo disturbo, a creare un rapporto d’amore duraturo con l’affascinante Ottavio, durante una ricerca trova un documento inedito. È la copia di un manoscritto perduto, proveniente da El Zahra, in Tunisia, scritto nel terzo secolo avanti Cristo. Nel testo l’anonimo autore racconta una nuova versione della battaglia delle Lipari, combattuta da Cornelio Scipione nel 260 a.C., nel corso della Prima guerra punica, e descrive tre relitti affondati misteriosamente nelle acque delle Eolie per difendere un prezioso carico.
Isabella, incuriosita, cerca cosa sia stato già riportato in luce e trova che due delle imbarcazioni romane sono state ritrovate, anni prima, da un noto ricercatore, esperto in immersioni, Paul Anderson, e dal suo collega Luca Tridente. Ma nulla si sa del carico delle navi.
Che il manoscritto non sia affidabile? Che il tempo e il mare abbiano distrutto tutto?
Mentre la giovane è intenta a ricostruire le dinamiche storiche, un’altra verità torna a galla: durante la campagna di recupero dei relitti, una sub esperta, Carla Sollini, ha perso la vita in circostanze misteriose.
Ed ecco che quella che è iniziata come una ricerca da tavolino, si trasforma per lei in una vera avventura, piena di insidie e pericoli, che la metterà a contatto con uomini privi di scrupoli e la porterà nel mare delle Eolie alla ricerca del terzo relitto e dell’assassino di Carla.
Dopo la Ladra di ricordi, Barbara Bellomo torna con un mix tra presente e storia antica in un romanzo carico di suspense, adrenalina e di travolgenti suggestioni marine.
Recensione:

“. Questa è una riscrittura del mio primo romanzo, Il quinto relitto, pubblicato nel 2011 con la casa editrice siciliana Euno Edizioni.
Ho amato quel libro, ma per anni ho sentito la necessità di rivederlo e limarlo, fino alla decisione di riscriverlo e ripubblicarlo con Salani.”
Mi piace aprire le mie brevi considerazioni su “Il Terzo Relitto” riportando le parole scritte dalla stessa Dott.ssa Barbara Bellomo alla fine del romanzo, perché rendono più semplice e chiaro come definire e “collocare” questo romanzo.
“Il Terzo relitto”è infatti, a nostro modesto parere, complessivamente una riuscita “Araba Fenice” letteraria.
Barbara Bellomo decidendo di riscrivere il suo primo romanzo ha dimostrato non soltanto d’aver maturato esperienza, affinato lo stile di scrittura ed ampliato la propria vena creativa, ma soprattutto di possedere delle rare e preziose doti per una scrittrice: umiltà e spirito autocritico.
Il “Terzo Relitto” conferma altresì il talento letterario e competenza storica della Dott.ssa Barbara Bellomo oltre la sua innata abilità nel costruire una storia tendendo splendidamente antichità e modernità.
Isabella De Clio è molto più di un personaggio letterario.
È una giovane donna desiderosa di dimostrare le proprie capacità professionali in mondo accademico ancora troppo maschilista pur non nascondendo le proprie fragilità emotive ed insicurezze esistenziali.
Isabella De Clio è bella, tenace e competente, ma il lettore rimane comunque colpito da una storia scandita dai continui colpi di scena e dall’incrocio ed alternarsi di passato e presente.
“Il Terzo Relitto” è un intrigante, intenso ed emozionante equilibrio storico – sentimentale che ti “costringe” alla lettura fino all’ultima pagina per scoprire le verità emerse dal profondo del mare e soprattutto l’esito degli “amletici dubbi” della protagonista.
L’aspetto “romance” rispetto al primo romanzo appare però meno credibile, più forzato e con alcuni passaggi “di svolta “  risolti frettolosamente rispetto all’antecedente sviluppo narrativo.
La nostra Isabella combattuta da una parte da un istinto d’indipendenza e dall’altra desiderosa di credere nuovamente nell’amore e contesa da più uomini, perde un po’ del suo indiscutibile fascino.
“Il Terzo Relitto” lascerà al lettore ancora una volta l’urgenza di rispolverare i manuali di storia e soprattutto di leggere quanto prima il terzo capitolo dell’ormai saga della caparbia archeologa De Clio.
In attesa di vedere la nostra Isabella prossimamente anche in Tv?!