109) Gli Eredi della Terra ( Ildefonso Falcones)

“Gli Eredi della Terra” è un romanzo scritto da Ildefonso Falcones e pubblicato in Italia nell’ottobre 2016 da Longanesi.

È un periodo amaro e deludente come lettore. Dopo Zafon, anche Falcones non è stato capace di soddisfare le mie attese letterarie.
Il suo nuovo romanzo “Gli Eredi della Terra” presentato dalla critica come il sequel dell’acclamato “La Cattedrale del Mare”, è, ahimè, un non riuscito tentativo di allungare il brodo narrativo oltre modo su tematiche e storie già lette e raccontate da altri autori.
Per carità Ildefonso Falcones si conferma uno scrittore valido, preparato, colto, capace di maneggiare con cura e naturalezza la Storia, mescolandola sapientemente con la finzione, arrivando a costruire un prodotto ben scritto, a tratti anche interessante, ma privo di quel quid creativo e stilistico che hanno caratterizzato le sue precedenti opere.
“Gli Eredi della Terra” è però un romanzo eccessivamente lungo, prolisso, dispersivo che solamente in parte riesce a conquistare l’attenzione del lettore, a causa di un intreccio narrativo troppo caotico senza una vera e precisa identità.
Ci ritroviamo a Barcellona, 1387. Arnau Estanyol, dopo le mille traversie che hanno segnato la sua vita e la costruzione della grandiosa Cattedrale del Mare, è ormai uno dei più stimati notabili di Barcellona. Giunto in città ancora in fasce e stretto tra le braccia del padre, un misero bracciante, nessuno sa meglio di lui quanto Barcellona possa essere dura e ingiusta con gli umili. Tanto che oggi è amministratore del Piatto dei Poveri, un’istituzione benefica della Cattedrale del Mare che offre sostegno ai più bisognosi mediante le rendite di vigneti, palazzi, botteghe e tributi, ma anche grazie alle elemosine che lo stesso Arnau si incarica di raccogliere per le strade. Sembra però che la città pretenda da lui il sacrificio estremo. Ed è proprio dalla chiesa tanto cara ad Arnau a giungere il segnale d’allarme. Le campane di Santa Maria del Mar risuonano in tutto il quartiere della Ribera: rintocchi a lutto, che annunciano la morte di re Pietro… Ad ascoltare quei suoni con particolare attenzione c’è un ragazzino di soli dodici anni. Si chiama Hugo Llor, è figlio di un uomo che ha perso la vita in mare, e ha trovato lavoro nei cantieri navali grazie al generoso interessamento di Arnau. Ma i suoi sogni di diventare un maestro d’ascia e costruire le splendide navi che per ora guarda soltanto dalla spiaggia si infrangono contro una realtà spietata. Tornano in città i Puig, storici nemici di Arnau: finalmente hanno l’occasione di mettere in atto una vendetta che covano da anni, tanto sanguinosa quanto ignobile.
La tragica morte di Arnau è lo spartiacque drammaturgico del romanzo che utilizza l’autore spagnolo per costruire un nuovo filone narrativo, tutto imperniato sulla vita del giovane Hugo.
Il lettore così seguirà le vicende personali, umane e professionali di Hugo Llor, scanditi da lutti, delusioni amorosi, matrimoni imposti, rovesci finanziari e il sogno di diventare il più bravo vinicoltore di Barcellona.
La vita di Hugo è condizionata e segnata anche dagli accadimenti politici e religiosi che scuotano Barcellona e la Spagna in generale, costringendo il nostro protagonista a subire diverse umiliazioni e rinunce dolorose imposte dal potente di turno.
Hugo Llor è un ragazzo e poi un uomo semplice, onesto, lavoratore a cui Aranau ha insegnato a “non piegare mai la testa nei confronti di nessuno”, e queste parole rappresentano una sorta di mantra e guida per la tutta vita di Hugo.
Il personaggio di Hugo conquista ed avvolge il lettore solamente in parte, anche se non può non provare simpatia e vicinanza per le tante vicissitudini e problemi che affliggono il povero Llor.
“Gli Eredi della Terra” è in definitiva un buon romanzo storico, ma assai lontano dai vertici creativi, drammaturgici e di pathos narrativo a cui il lettore era stato ben abituato da Falcones. Una vera delusione letteraria primaverile.

108) L’amore criminale

Il biglietto d’acquistare per “L’Amore Criminale” è: Omaggio

“L’ Amore Criminale” è un film del 2017 diretto da Denise Di Novi, scritto da David Leslie Johnson, con : Katherine Heigl, Rosario Dawson, Geoff Stults, Whitney Cummings, Cheryl Ladd, Robert Wisdom, Jayson Blair, Mitch Silpa, Simon Kassianides.

Quando un matrimonio finisce uno dei due coniugi subisce maggiormente il colpo dal punto di vista emotivo, psicologico ed infine economico.
La fine di un amore che si sperava potesse durare una vita, ha sempre delle conseguenze.
Chi crede e pensa che un divorzio di comune d’accordo sia possibile, quasi certamente è un single incallito.
Se poi una coppia ha avuto anche una figlia, i problemi diventano ancora più complessi e delicati, se uno dei ex coniugi, sogna di farsi una vita con una nuova compagna.
Nel caso della nostra storia Tessa Connover (Heigel) a stento riesce a gestire il recente divorzio, quando il suo ex marito David, si fidanza con Julia Banks(Dawson), portando quest’ultima a vivere nella casa che condivideva con Tessa e coinvolgendo anche loro figlia nella nuova storia d’amore. Nel tentativo di calarsi nel nuovo ruolo di moglie e matrigna, Julia crede di aver trovato finalmente l’uomo dei suoi sogni, quello che la potrà aiutare a gettarsi alle spalle un passato burrascoso con ex violento. Ma la gelosia di Tessa prende subito una svolta patologica e niente potrà fermarla nel trasformare i sogni di Julia in veri e propri incubi.
Nulla di nuovo ed originale emerge sul piano drammaturgico dalla sceneggiatura di “L’Amore Criminale”, portando avanti un canovaccio narrativo già visto e analizzato in precedenti pellicole del passato. Ci si poteva semmai aspettare dallo sceneggiatore una più profonda ed incisiva costruzione dei caratteri e soprattutto dei profili psicologici delle due protagoniste. Invece i personaggi di Tessa e Julia sono delineati in modo troppo superficiale e semplicistica senza dargli lo spessore necessario affinché potessero davvero bucare lo schermo e coinvolgere.
I due personaggi tendono a scivolare nei più classici e scontati cliché di donne in lotta per lo stesso uomo.
A colmare almeno in parte questi evidenti limiti strutturali e narrativi, ci provano le grintose e carismatiche interpretazioni di Rosario Dawson e soprattutto di Katherine Heigel, per la prima volta impegnata in ruolo negativo ed oscuro, assai lontana dai personaggi da commedia romantica di cui è stata protagonista prima in TV e poi al cinema.
Le due attrici si fronteggiano, litigano, si picchiano, contendendosi il centro della scena oltre che l’amore dello stesso uomo, dando alla pellicola un po’ di colore, vivacità ed intensità, altresì destinata ad essere prevedibile e noiosa.
“L’Amore Criminale” è un film senza lode e senza infamia, di taglio e respiro televisivo e con un stile registico semplice, pulito, ma privo di un quid creativo e artistico capace di far fare al film un salto di qualità.
Se sposarsi è una lucida follia, riuscire a mantenere un rapporto civile con il proprio ex è un’opzione psichiatrica quasi impossibile per una persona con il cuore a pezzi.

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

107) La Guerra Dei Cafoni

Il biglietto da acquistare per “La guerra dei cafoni ” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di Davide Barletti, Lorenzo Conte. Con Pasquale Patruno, Letizia Pia Cartolaro, Donato Paterno, Angelo Pignatelli, Alice Azzariti, Piero Dioniso, Claudio Santamaria. Commedia, 90′. Italia 2017

Tratto dal romanzo omonimo di Carlo De Amicis.

Cafone è ogni spettatore che deciderà di snobbare questo piccolo e inaspettato gioiellino, preferendogli la solita commedia americana, per quanto blasonata. Signore sono io che ho deciso di scriverne una recensione, anche se il film uscirà probabilmente in poche sale.

Cafone è l’esercente del cinema che rifiuta di proiettarlo, pensando ai probabili modesti incassi. Signore chi legge questo pezzo, si fa tentare e decide anche di leggere il romanzo omonimo.

“La guerra dei cafoni” di Davide Barletti e Lorenzo Conte è una delle belle sorprese di questa primavera cinematografica italiana, e conferma ancora una volta che la vera ricchezza sono le idee e la creatività piuttosto che il budget.

L’eterna lotta tra ricchi e poveri prende questa volta la forma dello scontro tra due bande di adolescenti nel paese di Torrematta, in una Puglia magica dove è bandita ogni presenza adulta.

A capo delle due fazioni, signori e cafoni, che ogni estate si fronteggiano senza possibilità di tregua, l’arrogante Francisco Marinho (Patruno) e l’irruente Scaleno (Paterno).

È inevitabile riscontrare nel cuore drammaturgico del film delle somiglianze con “Il signore delle mosche” di William Goldin, ma ciò non va a discapito della freschezza della sceneggiatura del film di Barletti e Conte.

Il testo si offre a diverse chiavi di lettura: c’è la tematica sociale e ambientale, quella di formazione, linguistica e culturale, e naturalmente una rilettura in salsa pugliese della storia d’amore alla Romeo e Giulietta, che qui ha come protagonisti il signore Marinho e la cafona Mela (Cartolaro).

Felice e funzionale al progetto la scelta di far parlare i protagonisti del film con due differenti idiomi: i signori in italiano, i cafoni in dialetto stretto, con tanto di sottotitoli. La diversa forma di comunicazione e la lingua mostrano in modo incisivo e potente la distanza tra i due mondi. continua su

http://paroleacolori.com/la-guerra-dei-cafoni-quando-la-lotta-di-classe-e-tra-minorenni/

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

106) The Circle

Il biglietto da acquistare per “The Circle” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio (con riserva); 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di James Ponsoldt. Con Tom Hanks, Emma Watson, John Boyega, Karen Gillan, Ellar Coltrane, Patton Oswalt. Thriller, 110’. USA, Emirati Arabi Uniti 2017

Basato sul best-seller di Dave Eggers “Il Cerchio”

Il Grande Fratello, la cui prima edizione italiana risale al 2000, ha cambiato le aspettative dello spettatore italiano medio, inaugurando la stagione del voyeurismo televisivo sfrenato.

Pochi anni dopo, Mark Zuckeberg ha lanciato un social network che rende legale farsi gli affari altrui, e non è stato che il primo di una lunga serie.

Già George Orwell, quando nel 1948 scrisse il suo romanzo distopico “1984”, aveva colto la pericolosità di un mondo dove la luce rossa delle telecamere non si spegne mai, dove siamo tutti costantemente tenuti sotto tiro.

La domanda che davvero dovremmo porci è: nel 2017, con un numero sempre più alto di social network e tecnologie varie che permettono di condividere le nostre vite ed essere sempre in diretta, come se fossimo in TV, ha ancora un senso e soprattutto un valore la parola “privacy”?

Non ho avuto modo di leggere il best-seller “Il Cerchio” di Dave Eggers su cui è basato l’omonimo film di James Ponsoldt, ma dando un’occhiata al materiale stampa prima della proiezione mi ero già fatto l’idea che la pellicola non sarebbe stata una novità assoluta.

“The Circle”, in effetti, è una versione 2.0 riveduta ed esasperata di altre pellicole che hanno raccontato con successo ed efficacia il lato lato della modernità – per citarne solo alcune “The Truman show” di Peter Weir, “The Social Network” di David Fincher e “EdTV” di Ron Howard.

Gli sceneggiatori in questo caso hanno fatto però un passo in più, immaginando un futuro non troppo lontano in cui la nostra società è diventata davvero dipendente da un social network, The Circle, appunto. continua su

http://paroleacolori.com/circle-quando-la-privacy-del-mondo-e-insidiata-da-un-social-network/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

 

105) Le verità

Il biglietto d’acquistare per “Le verità” è: Omaggio

“Le Verità” è un film del 2017 diretto da Giuseppe Alessio Nuzzo, scritto da Toni Trupia, Daniele Pace e Giuseppe Alessio Nuzzo, con: Francesco Montanari, Nicoletta Romanoff, Fabrizio Nevola, Anna Safroncik, Luigi Diberti, Massimo Poggio, Renato Scarpa, Maria Grazia Cucinotta, Lino Guanciale.
La verità è una e una sola, quella di Dio, almeno così ci insegnano da piccoli al catechismo, cercando d’infondere la forza della fede sulla razionalità ed emotività.
Ma se togliamo di mezzo qualsiasi riferimento religioso e torniamo ad essere atei, cinici ed egoisti siamo davvero certi che esista una sola ed esclusiva verità?
Oppure su un fatto, su una persona, sui sentimenti che ci legano alla propria compagna, padre e amico possono esistere diverse e opposte prospettive?
Il giovane e coraggioso produttore e regista Giuseppe Alessio Nuzzo, al suo esordio come regista in un lungometraggio, ispirato da una storia realmente accaduta a un suo fraterno amico, insieme agli due sceneggiatori (Trupia e Pace), ha deciso di scrivere e mettere in scena un film, che sebbene sia presentato nel materiale stampa come un “thriller psicologico”, è arduo collocarlo in un genere cinematografico preciso.
Sebbene lo stesso Nuzzo in conferenza stampa abbia dichiarato che i suoi punti di riferimento cinematografico siano Giuseppe Tornatore sul piano narrativo e Paolo Sorrentino sul versante estetico, personalmente abbiamo riscontrato più affinità con lo stile e modo di raccontare cari a David Lynch.
Infatti l’intero intreccio narrativo costruito sul ritorno a casa del giovane imprenditore Gabriele Manetti(Montanari), dopo un viaggio di lavoro in India, e la sua difficoltà a riprendere la solita vita sentimentale e professionale, perché turbato da strane visioni che misteriosamente affliggono e affollano la sua mente.
Gabriele non riesce a capire cosa gli sia stia capitando, la sua mente gli proietta immagini di scene future che lo spingono a confrontarsi e scontarsi sia con l’austero e rigido padre (Diberti) sul futuro dell’azienda, e poi a mettere in discussione il legame sentimentale con la fidanzata Michela(Romanoff) e l’amicizia fraterna con l’istrionico Alfredo(Nevola).
L’incontro causale, sulla spiaggia, con la bella e misteriosa ragazza turca Aylin(Safronick), accomunati dalla stessa passione per la pittura, aumenta in Gabriele la confusione e lo stress.
Gabriele sconvolto dall’aver scoperto il tradimento di Michela con Alfredo, finisce vittima di un incidente stradale quasi fatale
Al suo risveglio in ospedale, Gabriele è attorniato da i suoi cari, e con suo stupore e incredulità, niente di quello che ha visto e sentito prima dell’incidente, sembra davvero successo.
Lo spettatore spiazzato lui stesso dal capovolgimento narrativo, si chiede con Gabriele quale sia davvero la verità dei fatti?
Se lo spunto drammaturgico era ed è sicuramente interessante, purtroppo nel suo svolgimento la sceneggiatura risulta poi confusa, dispersiva e incapace di dettare una chiara e precisa identità narrativa. La struttura narrativa volutamente divisa in due parti, convince poco e per lo più confondendo lo spettatore.

continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-le-verita/

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

104) I Guardiani della Galassia Vol 2

Il biglietto da acquistare per “I Guardiani della Galassia Vol. 2” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto (con riserva); 5)Sempre.

Un film di James Gunn. Con Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Michael Rooker, Kurt Russell, Vin Diesel, Karen Gillan, Bradley Cooper. Azione, 137′. USA 2017.

Famiglia: Nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e, di norma, sono legati tra loro col vincolo del matrimonio o da rapporti di parentela o di affinità.

Farsi una famiglia (o metter su famiglia), sposarsi.
Aver famiglia, essere coniugato, eventualmente con prole.
Famiglia allargata, nucleo informale formato da ex coniugi o conviventi, che continuano a frequentarsi con i nuovi partner e relativi figli.
Famiglia di fatto, formata da due persone non sposate e dagli eventuali figli.
Famiglia ricomposta, formata da persone precedentemente sposate e con figli. [arcaico]
Il complesso delle persone di una stessa discendenza, legate dal vincolo del sangue.

No, cari lettori, non avete sbagliato a cliccare: questa è effettivamente la recensione del film di James Gunn “Guardiani della Galassia Vol. 2”, ma il vostro cronista non poteva non iniziare il pezzo riportando parte della definizione che un qualsiasi vocabolario dà della parola “famiglia”.

Che cosa c’entra questo con il film – vi starete chiedendo, magari irritati dal mio sproloquio etico-lessicale?

Ebbene, parecchio, sia sul piano drammaturgico, che su quello emotivo e scenico. Come mi ha suggerito un collega durante l’anteprima stampa, la pellicola dovrebbe chiamarsi “I Guardiani della Famiglia”, altro che della Galassia!

Lungi da me attirarmi le ire dei milioni di fan, e al di là delle mie valutazioni personali ci tengo a precisare che il film è di ottima fattura, godibile, divertente, sorretto ancora una volta da una straordinaria colonna sonora, che attinge a piene mani dagli anni ‘80.

“ I Guardiani della Galassia Vol. 2” racconta le nuove avventure del gruppo di eroi che abbiamo imparato ad amare – Gamora (Saldana), Drax (Bautista), Groot e Rocket – stavolta alle prese con il mistero che avvolge le vere origini di Peter Quill/Star-Lord (Pratt).

Rimasto orfano di madre da bambino, Peter desidera da sempre conoscere il nome del padre, a lungo immaginato e idealizzato al punto da associarlo alla figura di David Hasserloff nella serie TV “Super car”.

Il protagonista può colmare questo vuoto esistenziale e avere delle risposte quando insieme agli altri Guardiani, inseguiti della sacerdotessa Kismet (Debicksi) e dalle sue ancelle, viene salvato dall’eccentrico e carismatico capitano Ego (Russel), che gli rivela di essere suo padre oltre che un’entità pressoché divina.

Ego convince Quill a seguirlo sul suo pianeta ai confini dell’universo per raccontargli la sua storia e spiegarli l’origine dei suoi poteri. continua su

http://paroleacolori.com/guardiani-della-galassia-vol-2-a-caccia-di-cattivi-con-chris-pratt-e-compagni/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_1_5?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=ninni+mio+padre&sprefix=ninni%2Caps%2C288

103) La Tenerezza

Il biglietto da acquistare per “La tenerezza” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio (con riserva); 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di Gianni Amelio. Con Renato Carpentieri, Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Greta Scacchi. Drammatico, 103. Italia 2017

Liberamente ispirato al romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone.

Ebenezer Scroog, protagonista di “Canto di Natale” di Charles Dickens, scorbutico, avido e misantropo, è un personaggio universalmente noto.

Chi più chi meno, tutti abbiamo in noi qualcuno dei suoi difetti – e magari qualcuno ce lo avrà anche fatto notare, prima o dopo. Ma quanti sarebbero capaci di cambiare il proprio carattere per amore, come fece lui dopo aver visto i fantasmi del Natale passato, presente e futuro?

“La tenerezza” di Gianni Amelio è una sorta di versione moderna e italiana – o più precisamente, napoletana – del racconto di Dickens.

In questo caso è l’anziano avvocato Lorenzo (Carpentieri) a vestire i panni di Scrooge.

Quando lo incontriamo per la prima volta, Lorenzo è ricoverato a causa di un infarto. A occuparti di lui la figlia Elena (Mezzogiorno), ma nonostante le premure della donna, lui non vede l’ora di essere dimesso per non sentirsi più braccato.

Lorenzo è stato un marito infedele, ha due figli verso i quali non mostra alcun tipo di legame affettivo, in campo lavorativo è stato un “parafangaro” della legge.

Oggi vedovo, vive in una grande casa da solo senza avere stimoli o prospettive di futuro. L’unica forma d’affetto la prova nei confronti del nipote, figlio di Elena, con cui ama passeggiare per Napoli.

La vita di Lorenzo subisce un inaspettato cambio di rotta quando, al piano di sopra, si trasferiscono Fabio (Germano), Michela (Ramazzotti) e i due figli.

Michela riesce, con semplicità e candore, ad aprirsi un varco nel muro che Lorenzo ha costruito intorno a sé, coinvolgendolo nelle dinamiche familiari e facendolo partecipe della vita dei suoi figli.

Lorenzo è catturato, incuriosito da questa famiglia che sembra essere uscita da uno spot del Mulino Bianco. In qualche modo, ritrova in loro l’amore e il calore che un tempo probabilmente erano presenti anche intorno a lui.

Così quando la sua nuova famiglia è protagonista di un tragico e inaspettato episodio di violenza domestica, il “cuore inverno” di Lorenzo torna a battere e a sanguinare, come solo quello di un padre può fare.

Gianni Amelio e Alberto Taraglio firmano una sceneggiatura che, a mio parere, invita soprattutto a non chiudersi dentro una torre d’avorio emotiva, a lasciare aperta la porta alla possibilità che l’amore e la sua forza dirompente tornino a farsi vive. continua su

http://paroleacolori.com/la-tenerezza-amelio-firma-un-canto-di-natale-all-italiana/

Vittorio De Agrò e Cavinato Editore presentano “Essere Melvin”

https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=essere+melvin

102) Whitney

Il biglietto da acquistare per “Whitney” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre (con riserva)

Un film di Nick Broomfield. Con Whitney Houston. Documentario, 90′. Gran Bretagna 2017

Nei cinema dal 24 al 28 aprile

L’11 febbraio 2012 il mondo della musica ha subito una grave perdita con la morte della cantante e attrice Whitney Houston, deceduta a causa di abusi di droghe, da sola, nella sua vasca da bagno.

Una notizia che sconvolse i milioni di fan, ma che non colse i più di sorpresa, dato il modo con cui l’artista negli ultimi anni si era votata a una sorta di autodistruzione, per colpa di delusioni personali e sentimentali.

Ma è giusto ricordare una delle più belle voci del secondo Novecento, l’artista più premiata e famosa di tutti i tempi secondo il Guinnes dei primati, solo come una drogata? Chiaramente no. Perché Whitney Houston è stata molto altro.

Nick Broomfield, su mandato della BBC, ha realizzato un documentario sulla vita della Houston. A cinque anni dalla morte, riscopriremo con “Whitney” i lati nascosti di una donna fortissima e magnetica sul palco, fragile nell’anima. continua su

http://paroleacolori.com/whitney-al-cinema-il-discusso-documentario-sulla-cantante/

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

101) Sotto un Cielo Azzurro

“Sotto un Cielo Azzurro” è uno spettacolo teatrale scritto e diretto da Mariella Pizziconi, con: Veronica Milaneschi, Simona Ciammaruconi, Veronica Cinque, Monica Cecchini, Lavinia Origoni, Lorenzo Benvenuti, Sara Persichetti.
“Sotto un Cielo Azzurro” è andato in scena fino al 23 aprile al teatro “Lo Spazio” di Roma.
Esistono delle date che rimangono impresse in modo indelebile nella memoria di una persona per il verificarsi di avvenimenti dolorosi, felici, unici.
Una data che per l’uomo ha un valore emozionale, per una città ed un’intera comunità ha assume un significato storico.
Il 19 luglio 1943 è per la città di Roma, il giorno del dolore, del sangue e dell’orrore.
Recita così al riguardo Wikipedia”
Il primo bombardamento di Roma avvenne il 19 luglio del 1943, durante la seconda guerra mondiale, ad opera di bombardieri statunitensi delle forze aeree alleate del Mediterraneo, guidati dal generale James Doolittle.
L’attacco, sferrato la mattina da quasi trecento bombardieri pesanti quadrimotori Boeing B-17 Flying Fortress e Consolidated B-24 Liberator e nel pomeriggio da altri duecento bombardieri medi, incontrò solo una debole resistenza; la città di Roma subì pesanti danni materiali e le perdite umane furono numerose. Il bombardamento di Roma fece grande scalpore ed ebbe importanti conseguenze militari e soprattutto politiche…
Dopo un triennio di ipotesi intorno all’inserimento della capitale italiana nel novero degli obiettivi aerei alleati[3], San Lorenzo fu il quartiere più colpito dal primo bombardamento degli Alleati mai effettuato su Roma, insieme al Tiburtino, al Prenestino, al Casilino, al Labicano, al Tuscolano e al Nomentano.
Le 4.000 bombe (circa 1.060 tonnellate) sganciate sulla città provocarono circa 3.000 morti e 11.000 feriti, di cui 1.500 morti e 4.000 feriti nel solo quartiere di San Lorenzo[4].
Al termine del bombardamento papa Pio XII si recò a visitare le zone colpite, benedicendo le vittime sul Piazzale del Verano.
Benché tra i soccorritori morti (morirono ventiquattro vigili del fuoco) vi fosse anche il comandante dei carabinieri generale Azzolino Hazon, fedelissimo monarchico che era accorso sul posto, la limousine di Vittorio Emanuele III fu fatta oggetto di sassate e di grida ostili che gli consigliarono un rapido dietro-front mentre un coro di donne gli gridava: “non vogliamo le vostre elemosine, vogliamo la pace, fate la pace”
Questo è il “freddo” e tragico” resoconto cronistico dei fatti sconvolsero la città eterna, ma che cosa provarono, come reagirono gli abitanti dei quartieri colpiti, e in particolare quelli di San Lorenzo?
Mariella Pizziconi risponde a queste nostre domande, scrivendo una drammaturgia semplice quanto potente e avvolgente sul piano umano ed emotivo portando lo spettatore indietro nel tempo fino a quella fatidica data, mostrandogli come i Romani, convinti che la presenza del Vaticano e del Papa fossero una garanzia d’incolumità, non fossero preparati a tale sciagura.
Era una giornata d’estate caldissima, a Roma non si respirava, così una mamma (Milaneschi) decide di portare i propri figli ad Ostia, anche per non fargli pesare l’assenza del padre impegnato da tempo al fronte.
La guerra ha portato via tutti gli uomini, in città sono rimasti vecchi, donne e bambini inseguiti dalla paura e dall’angoscia per un conflitto che li ha ridotti alla povertà e alla fame.
Nel quartiere di San Lorenzo ci si sforzava di vivere una vita “normale”. Come ogni giorno apriva il banco di frutta e verdura, sempre meno fornito, i cantastorie si aggiravano per le strade sperando di guadagnarsi la giornata.
Mussolini non è più l’uomo della Provvidenza, ma colui che ha trascinato un Paese verso il baratro.
Eppure i Romani erano sicuri che mai gli Alleati avrebbero bombardato la città, perché c’era il Papa a proteggerli.
Il 19 luglio 1943 è una ferita ancora aperta per Roma e soprattutto per il quartiere di San Lorenzo. Tanti innocenti persero la vita a causa dei bombardamenti indiscriminati degli americani.
Sul palco si alternano le toccanti e commoventi testimonianze dei sopravvissuti che rievocano quel giorno, rese vive dall’ intense e convincenti performance di ogni singolo attore o attrice.
Svetta però su tutti, la straordinaria, magnetica e profonda interpretazione di Veronica Milaneschi che con talento e sensibilità fa rivivere in modo credibile e reale i dolori e la disperazione della giovane madre per la perdita dei figli sotto le macerie.
“Sotto un cielo azzurro” è un tributo alla memoria dei caduti, un omaggio alla città eterna che è stata capace di rialzarsi e soprattutto un monito per il futuro affinché ciò non si ripeta più.
Sperando, visti i tempi, che oggi la presenza del Papa non sia uno svantaggio piuttosto che una sicurezza.

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

100) Acqua di Marzo

Il biglietto da acquistare per “Acqua di marzo” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio (con riserva); 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di Ciro De Caro. Con Roberto Caccioppoli, Claudia Vismara, Rossella d’Andrea, Sara Tosti, Gianni D’Andrea, Anita Zagaria, Nicola Dipinto. Drammatico, 100’. Italia 2016.

Tre anni fa “Spaghetti story”, esordio alla regia di Ciro De Caro, diventò un caso, raccogliendo consensi di pubblico e critica nonostante non avesse alle spalle una vera distribuzione.

Così quando ho visto sul programma della Festa del Cinema di Roma, sezione Alice nella città in collaborazione con il Kino, il suo nuovo film non ho potuto non dare una possibilità al regista romano.

“Acqua di marzo”, diciamolo subito per onestà intellettuale, non è all’altezza del precedente film, soprattutto sul piano narrativo e dello sviluppo della storia.

Né commedia né dramma, ma ibrido riuscito a metà, perde in brillantezza, originalità e freschezza, che erano stati i cavalli di battaglia dell’opera prima.

De Caro ha avuto questa volta qualche risorsa in più, e più tempo – “Spaghetti story” venne girato in undici giorni, “Acqua di marzo” in tre settimane – e questo si nota nella solidità, nella forma e nello stile di un film completo, sebbene sempre low budget.

Libero (Caccioppoli) e Francesca (Vismara) convivono. Lui sogna di fare il musicista ma si mantiene lavorando come agente pubblicitario, lei è un’aspirante attrice. Il loro rapporto è in crisi, più per le frustrazioni lavorative che per il reciproco disinteresse.

Quando l’uomo torna a Battipaglia perché la nonna sta morendo, dovrà confrontarsi con l’ansiosa e opprimente madre Pina (Zagaria) e con il padre. Qui incontrerà anche Neve (d’Andrea), una ex compagna di scuola, separata con figlia.

Da commedia quando in scena ci sono Anita Zagaria e l’esordiente Gianni D’Andrea nel ruolo dell’eccentrico e sognatore prete di paese, il film diventa generazionale e introspettivo quando lo spettatore osserva il quasi triangolo di cui sono protagonisti Libero, Francesca e Neve. continua su

http://paroleacolori.com/acqua-di-marzo-tra-commedia-e-film-generazionale/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”