57) Una Vita Nuova (Fabio Volo)

Una vita nuova

“Una vita nuova” è un romanzo scritto da Fabio Volo e pubblicato il 2 novembre 2021 da Mondadori editore

Sinossi:

Due amici su un’auto rossa attraversano l’Italia: musica da cantare, il vento tra i capelli, la mano fuori dal finestrino a giocare con l’aria. Hanno una quarantina d’anni e una vita incagliata. Andrea aspetta un verdetto da cui dipende la sua vita sentimentale. Paolo è in crisi: di coppia, di identità, di mezza età. O forse è solamente bisogno di leggerezza. L’auto su cui viaggiano è una vecchia Fiat 850 spider. Il padre di Paolo l’aveva dovuta vendere per far spazio alla famiglia, e ancora la rimpiange. Così Paolo ha deciso di recuperarla e fargli una sorpresa. Mentre risalgono dalla Puglia a Milano, Paolo e Andrea parlano tra loro con la spietatezza che ci si può concedere solo fra amici: l’amore, il lavoro, i genitori… E quelli che sembravano problemi insolubili si sgonfiano alla luce di una leggera ironia. Sarà un viaggio pieno di divertentissimi imprevisti e di scoperte, delle bellezze che a volte non si vedono mentre siamo concentrati a fare quello che gli altri si aspettano da noi. Un viaggio che condurrà Paolo dal dovere al volere, dal pensare al sentire, dal pudore alla tenerezza.

Recensione:

“..Il mio 2020 letterario si è aperto negativamente leggendo il nuovo romanzo di Fabio Volo.
Per i critici duri e puri ed ancora di più per i “lettori “talebani, nonostante l’acquisito successo editoriale, rimane offensivo associare la parola “scrittore” a Fabio Volo.
Da lettore “diversamente ignorante” ho sempre avuto un “approccio” più aperto sforzandomi di fare una valutazione al termine della lettura .
Chi segue questo blog potrà verificare come ogni autore o presunto tale è stato sempre affrontato con serenità e obiettività.
I romanzi d Fabio Volo vendono tanto , moltissimo quanto dividono ferocemente critica e pubblico.
Fabio Volo non sarà l’ autore che i nostri figli, nipoti studieranno a scuola, ma sicuramente non è la peggiore sciagura della letteratura moderna italiana.
Partendo da questa personale convinzione, mi sento di poter affermare come “Una grande voglia di vivere” sia sfortunatamente uno dei più brutti e sciapi romanzi scritti dall’autore bresciano.
“Una grande voglia di vivere” vorrebbe raccontare, mostrare la crisi di un coppia con un figlio piccolo trasmettendo sentimenti veri, credibili al lettore ,  finendo invece per farne una fredda e banale rappresentazione..” https://ilritornodimelvin.wordpress.com/2020/01/06/4-una-grande-voglia-di-vivere-fabio-volo/

Non ricordavo cosa avevo  scritto due anni fa sull’ultimo romanzo di Fabio Volo, così  “rivendendo” i miei appunti mi   è emerso chiaramente come “Una Vita Nuova” non   sia  altro che il sequel di “Una grande voglia di vivere”.

Anche se tardivamente sono stato colpito  da un  fastidioso  déjà-vu,  spazzando  via gran parte  delle  sensazioni e giudizi positivi  emersi  durante la lettura di “Una vita nuova”

Ma non me voglia il caro Fabio Volo, ma era proprio necessario ripartire da una  storia complessivamente brutta?

 Non aveva lo scrittore bresciano   un’ idea più nuova, fresca per scrivere  questo  nuovo romanzo?

Invece il lettore si ritrova   di fronte  al plot letterario ed esistenziale della coppia in crisi  con un  figlio piccolo da gestire.

Ancora una  volta il protagonista è prigioniero della propria routine familiare e lavorativa, incapace di comunicare e soprattutto di decidere sul suo futuro.

Paolo, protagonista del nuovo romanzo, “subisce”  il momento più difficile della sua vita.   È preda di dubbi, ansie e paure. Non sa  se  risolvere  i nodi con sua moglie Alice o piuttosto lasciarla  prima di rovinare ogni cosa.

Ma  l’intreccio narrativo di “Una vita nuova” si differenzia creativamente dal precedente romanzo, poiché   la crisi coniugale  rappresenta solo la punta dell’iceberg   di una crisi più profonda e intima  che sta avvolgendo il protagonista .

Una crisi che si è allargata diventando angosciante   quando l’uomo  si è reso  conto che i propri genitori stanno invecchiando ed   in particolare  suo padre.

Paolo vorrebbe regalargli un sorriso , un motivo di felicità, sperando altresì di recuperare  un legame   che nel corso degli anni è stato caratterizzato  da silenzi e distanza più  da abbracci e gesti d’affetto.

Paolo   compie  questo viaggio con la vecchia Fiat 850 spider in compagnia del fraterno amico Andrea, confrontandosi sulle rispettive vite e situazioni sentimentali   

Un viaggio studiato  nei minimi dettagli da Paolo,  fiducioso che riportando  l’auto paterna  a “ casa”,  anche il tempo possa tornare indietro a tempi felici.

“Una Vita nuova” racconta la crisi generazionale o l’andropausa   come scrive ironicamente lo stesso autore  di ultra quarantenni sospesi tra le responsabilità familiari ed il bisogno di cambiare uno schema di vita noioso quanto soffocante.

 Il titolo  del romanzo racchiude contemporaneamente il desiderio, volontà ed in qualche il destino che porterà il protagonista a prendere delle inaspettate decisioni per finalmente  intraprendere  “Una Vita nuova”  e non una generica e scontata “nuova vita”.

Fabio Volo se da una parte ha il torto d’aver ripreso gli stessi  personaggi,  la medesima storia e criticità, dall’altra nonostante  abbiamo dimostrato poca originalità narrativa, ha comunque confermato di possedere quella  sensibilità ed umanità , come doti indispensabili,  nel donare autenticità ed intensità a storie semplici quanto universali.

Le storie di Fabio Volo, forse, saranno  prevedibili, banali, stereotipate , ma  comunque capaci di strapparti un sorriso ed in qualche caso una lacrima filiale nel toccante finale.

56) Giuda (Amos Oz)

“Giuda” è un romanzo scritto da Amos Oz e pubblicato in Italia da Feltrinelli Editore nell’ottobre 2014.
Sinossi:
Gerusalemme, l’inverno tra la fine del 1959 e l’inizio del 1960. Shemuel Asch decide di rinunciare agli studi universitari, e in particolare alla sua ricerca intitolata Gesù visto dagli ebrei, a causa dell’improvviso dissesto economico che colpisce la sua famiglia e del contemporaneo abbandono da parte della sua ragazza, Yardena. Shemuel è sul punto di lasciare Gerusalemme quando vede un annuncio nella caffetteria dell’università. Vengono offerti alloggio gratis e un modesto stipendio a uno studente di materie umanistiche che sia disposto a tenere compagnia, il pomeriggio, a un anziano disabile di grande cultura. Quando si reca all’indirizzo riportato nell’annuncio, Shemuel trova una grande casa abitata da un colto settantenne, Gershom Wald, e da una giovane donna misteriosa e attraente, Atalia Abrabanel. Si trasferisce nella mansarda e inizia a condurre una vita solitaria e ritirata, intervallata dai pomeriggi trascorsi nello studio di Gershom Wald. Chi è veramente Atalia? Cosa la lega a Gershom? Di chi è la casa dove vivono? Quali storie sono racchiuse tra quelle mura? Shemuel Asch troverà la risposta nel concetto di tradimento, non inteso in senso tradizionale, bensì ancorato all’idea che si ritrova nei Vangeli gnostici, dove emerge che il tradimento di Giuda, aver consegnato Gesù alle autorità e a Ponzio Pilato, non fu altro che l’esecuzione di un ordine di Gesù stesso per portare a termine il suo disegno.
Recensione:
Non era previsto che leggessi Amos Oz dopo avergli dato, qualche anno fa, “una chance” da lettore.
So che questa mia affermazione da “diversamente ignorante” farà inorridire i lettori colti, radical e puri. Ma lo stile di Amos Oz non mi ha mai convinto né toccato l’anima.
Ma “Il Destino letterario” incarnato dall’amico e collega Luigi Noera, ha voluto diversamente. Così mi sono ritrovato tra le mani, come dono, il romanzo “Guida” e di conseguenza nella posizione di rinnovare la mia capacità intellettiva con un testo di Amos Oz.
“Guida” mi ha sorpreso , lo confesso, rivelandosi una lettura originale, sfaccettata, appassionante e mai banale.
Amos Oz è stato bravo nell’unire insieme finzione, politica e testi sacri dando cosi vita ad una storia sospesa tra le vicende personali e sentimentali del giovane protagonista Shemuel Asch e la situazione politica e sociale d’Israele del 1959 rimasta pressoché invariata a quella d’oggi.
Il tocco creativo di Amos Oz però si è concretizzato nell’aver inserito in questa cornice narrativa anche la complessa quanto controversa figura di Giuda Iscariota considerato il traditore per eccellenza.
Siamo davvero certi che Giuda tradì Gesù? Siamo davvero convinti che Giuda, ricco ebreo, accettò la condanna eterna per trenta denari?
Amos Oz si pone questi legittimi dubbi ribaltando certezze secolari tramite l’escamotage narrativo dello studente Shemuel di voler scrivere una tesi originale su Giuda partendo dai testi conosciuti ed analizzando quelli più scomodi e poco noti.
“Giuda” si è rivelata una lettura affascinante, stimolante ed al tempo stesso malinconica, sfuggente. Oz si è preso tutto il tempo necessario per dare al testo una propria identità e filo narrativo senza però mai annoiare il lettore medio.
L’intreccio narrativo pur presentando alcuni passaggi prolissi ed altri un po’ noiosi, conserva un livello costante di pathos ed empatia incuriosendo il lettore fino all’ultima pagina.
Il finale forse è la parte meno riuscita e meno coerente, in cui si evidenzia una certa fretta o se preferite l’indecisione autoriale su come con in modo armonico e chiaro le diverse storie ed in particolare l’elemento romantico caratterizzato dalla simpatia tra protagonista e la bella quarantenne Atalia Abrabanel, che scopriremo essere vedova nonché ex nuora del vecchio Wad.
In ultima analisi “Giuda” è un romanzo, un saggio politico e religioso scritto in modo semplice , lineare trovando così il modo di allargare la platea di lettori potenziali e nel mio caso di rivedere positivamente il giudizio su Amos Oz.
“Giuda” è una storia d’amore, tradimento e seconda possibilità che merita d’essere letta, vissuta e conosciuta.

47) Bruised – Lottare per vivere

Il biglietto d’acquistare per “Bruised – Lottare per Vivere” è : Omaggio (Con Riserva)

“Bruised -Lottare per vivere” è un film di Halle Berry. Con Halle Berry, Adan Canto, Stephen McKinley Henderson, Shamier Anderson, Shawna Hamic. Drammatico, 138′. USA 2021

Sinossi:

Jackie Justice è stata una campionessa di MMA, ma la sua carriera si è conclusa con una disgraziata sconfitta. Da allora tira a campare di lavori di basso profilo, spesso umilianti, e vive con il suo manager, che ha però una personalità irascibile e in fondo abusiva. Lui la porta a un match di combattimenti clandestini senza regole, dove lei, provocata, dimostra di saperci ancora fare. Impressiona così un organizzatore di incontri, deciso a rilanciarla. Le cose però si complicano quando sua madre le porta a casa il figlio di sei anni, che lei aveva lasciato con il padre rimasto da pochi giorni ucciso in una sparatoria. Il bambino oltre che spaesato è anche traumatizzato, tanto da aver smesso di parlare…

Recensione:

La saga di Rocky Balboa ha entusiasmato ed emozionato intere generazioni, sdoganando la boxe come strumento di riscatto sociale e redenzione personale. Rocky è diventato una leggenda, un simbolo, un modello da seguire, ben oltre il personaggio cinematografico.

Nel 2004 Clint Eastwood, con il suo “Million Dollar Baby”, ha regalato al pubblico un’altra eroina indimenticabile, fuori e dentro il ring, interpretata da una tostissima Hillary Swank. E ha aperto la strada a personaggi femminili che “picchiano forte” tanto quanto – se non di più – dei colleghi maschi.

C’era una volta il fantomatico “sesso debole”. Oggi una ragazza può praticare sport estremi, salire sul ring, buttarsi nella mischia come e quando crede. E non deve giustificarsi per le sue passioni, almeno non nella parte “fortunata” del mondo (guardare “Climbing Iran” per apprezzare il “nostro” mondo, per quanto imperfetto). continua su

46) Tiger King 2 – Seconda Stagione

“Tiger King 2 ” è una serie ideata da Eric Goode. Con Joe Exotic, Carole Baskin, Bhagavan Antle, Howard Baskin, John Finlay, Rick Kirkham, John Reinke, Kelci Saffery, Erik Cowie, Jeff Lowe. Docu-drama, giallo. USA. 2020

Sinossi

Mentre Carole Baskin sta per mettere le mani sulla proprietà del malfamato zoo di Joe Exotic, finito dietro le sbarre, emergono nuove rivelazioni sui moventi, i retroscena e i segreti dei più famosi proprietari di felini degli Stati Uniti. 

Recensione

Il 2020-2021 verrà ricordato come un biennio drammatico dal punto di vista sanitario e sociale. La pandemia ha cambiato il modo di vivere di tutto il mondo, e messi al bando il contatto e la socialità “classica” è stato necessario trovare strade alternative per restare in contatto o banalmente non perdere passioni e punti di riferimento.

Per le piattaforme come Netflix i lockdown sono stati un po’ come vincere alla lotteria, invece. Milioni di utenti potenziali che sono diventati reali e hanno guardato allo streaming per cercare qualche momento di serenità e svago.

La grande disponibilità di tempo del pubblico ha fatto sì che serie e film nella media, che normalmente sarebbero passati sotto silenzio o quasi, abbiano riscosso grande seguito. Uno dei casi più eclatanti è sicuramente quello della docu-serie “Tiger King” (qui la recensione), che lo scorso hanno ha inchiodato agli schermi miliardi di persone, incluso l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

55) Attenti all’Intrusa ( Sophie Kinsella)

“Attenti all’Intrusa” è un romanzo scritto da Sophie Kinsella e pubblicato da Mondadori Editore nell’ottobre 2021

Sinossi:
È passato un anno e mezzo da quando i genitori di Effie hanno divorziato e lei, che credeva fossero una coppia felice, ancora non si capacita che sia potuto succedere. Da allora ha progressivamente preso le distanze da suo padre che sta con una donna molto più giovane di lui, Krista, postando foto imbarazzanti su Instagram con hashtag del tipo: #sessoasessantanni e #vivailviagra!. Quando poi Effie scopre che i due hanno venduto la vecchia e stravagante casa di famiglia dove lei è cresciuta e, come se non bastasse, hanno organizzato un party esclusivo per l’occasione, è davvero furiosa. Sua sorella e suo fratello accettano l’invito – quei traditori! – ma lei non intende andarci, finché non le viene in mente che, nascoste sopra un camino, ci sono ancora le sue preziose bambole russe: Effie deve assolutamente trovare il modo di recuperarle senza farsi vedere durante la festa. Sembra un gioco da ragazzi, ma non lo è. Le matrioske sono introvabili e mentre lei le cerca affannosamente, nascondendosi di volta in volta in posti improbabili, si ritrova a tu per tu con Joe, l’ex fidanzato di cui è ancora innamorata, e ascolta suo malgrado conversazioni private scoprendo verità sconcertanti sulla sua famiglia… Nel corso del weekend più rocambolesco della sua vita, Effie inizia a vedere le cose sotto una nuova luce e capisce che deve fare i conti con il suo passato. “Attenti all’intrusa!” è la nuova irresistibile commedia di Sophie Kinsella, che con innato senso dell’umorismo e grande spirito di osservazione racconta le incomprensioni e i delicati meccanismi che regolano i rapporti familiari in tono divertito e toccante al tempo stesso.
Recensione:
Non è un novembre fortunato, almeno in campo letterario, per il sottoscritto . Dopo Chiara Gamberale, anche l’amata Sophie Kinsella mi ha “regalato” una cocente delusione.
Come per Chiara Gamberale, ho sempre sostenuto, apprezzato la creatività , poliedricità e negli ultimi anni la tenacia autoriale della Kinsella di voler scrivere romanzi di diverso genere e pubblico volendosi definitivamente “affrancare” dalla saga di “I Love Shopping”.
Mentre blogger e critici di fama criticavano i tentativi della Kinsella di imporsi come scrittrice a tutto tondo, in questo piccolo spazio ho sempre trovato il modo, piacere e soprattutto l’onestà critica di trovare degli aspetti positivi e/od interessanti.
La stessa onestà e sincerità da fan che oggi mi spingono a dire con somma amarezza che “Attenti all’intrusa” debba essere catalogato come uno dei più brutti e noiosi romanzi mai scritti da Sophie Kinsella,
“Attenti all’Intrusa” appare drammaturgicamente come una “minestra riscaldata” di idee e personaggi già usati dall’autrice inglese in precedenti romanzi e qui rielaborati in modo poco originale , sviluppando una storia inverosimile sotto ogni aspetto.
Leggendo “Attenti all’intrusa” si ha una crescente quanto fastidiosa sensazione di vivere un dejà vu letterario , trovandosi di fronte ad un intreccio ibrido che si muove tra “I Love Shopping” e commedia familiare mal armonizzata.
Sophie Kinsella probabilmente ci ha abituati molto bene e di conseguenza abbiamo aspettative molto alte, ma mai come questa volta abbiamo provato un sentimento di noia mista ad insofferenza nella lettura.
La protagonista Effie e la sua famiglia non bucano le pagine, entrano raramente in empatia con il lettore e semmai offrendo un senso di incompiutezza narrativa e di approssimazione psicologica.
“Attenti all’intrusa” è un grave passo falso nella gloriosa carriera della Kinsella , che siamo certi riscatterà prontamente.

54)Il Grembo paterno (Chiara Gamberale)

Il grembo paterno

“Il grembo paterno” è un romanzo scritto da Chiara Gamberale e pubblicato da Feltrinelli Editore il 28 ottobre 2021

Sinossi:
Dov’è che impariamo ad amare? Com’è che ci s’ammala dentro, com’è che si guarisce? Ci sono persone che, quando le incontriamo, “ci bussano al sangue”: e Adele, quando incontra Nicola, è certa di avere trovato la persona con cui sentirsi finalmente intera. Ma Nicola è legato da un patto antico a un’altra donna, con lei ha due figli, mentre Adele cresce sua figlia da sola, dopo una vita di sfide e fughe che pare incastrarla in un’eterna adolescenza. Quando l’intesa con Nicola comincia a vacillare, proprio quell’adolescenza le chiede, prepotente, ascolto. Così, in una notte fatale, che segnerà per sempre il destino dell’umanità, Adele torna come in sogno al paese dove è nata, marchiata da un soprannome, Senzaniente, che è pesato sulla sua famiglia perfino dopo che il padre, Rocco, ha sfidato la miseria e conquistato il benessere. La storia fra Adele e Nicola s’intreccia allora alla storia di Adele e suo padre, in una spola sempre più serrata fra passato e presente, dove quello che ci è stato tolto quand’eravamo bambini rischia di diventare l’unica misura di quello che il mondo ci potrà offrire. Fra medici che dovrebbero curare e invece mettono in pericolo, una donna che guarda dalla finestra il capodanno degli altri e un’altra che danza con uno straccio, nessuno degli indimenticabili personaggi di questo romanzo riesce a tenere stretto quello che è convinto di desiderare, mentre l’intrinseca violenza delle relazioni si mescola alla loro intrinseca dolcezza. E una televisione sempre accesa si prende gioco dello sforzo di tutti di credere alla propria esistenza.
Recensione:
Sono davvero dispiaciuto nel dover scrivere una recensione negativa sull’ultimo romanzo di Chiara Gamberale.
Chi “frequenta” questo blog sa bene la viva stima manifestata nei riguardi dell’autrice Gamberale ed allo stesso modo l’esplicita e sincera simpatia nei confronti di Chiara come donna
Sono diventato, con grave ritardo, un suo fedele lettore, ma fin dai primi romanzi letti ho riconosciuto lo stile, il talento e soprattutto la sensibilità ed umanità di Chiara Gamberale nell’affrontare le piccole /grandi tematiche della vita.
Ho apprezzato la semplicità, chiarezza della sua scrittura consentendo al lettore un ‘immediata empatia con i personaggi di ogni singolo romanzo.
Semplicità narrativa e Immedesimazione emotiva sono stati, almeno per il sottoscritto, due caposaldi per i romanzi di Chiara Gamberale.
Ho sempre trovato con facilità la chiave di lettura, compreso l’urgenza dell’autrice di voler scrivere quel libro in quel preciso momento storico oltre che personale.
Ebbene queste mie certezze, sicurezze letterarie sono venute meno leggendo “Il Grembo paterno”.
“Il Grembo paterno” che si è rivelato povero, sbiadito, ripetitivo nella struttura e soprattutto “inconcludente” nel pathos.
Cresce pagina dopo pagina la sensazione di leggere un bignami malriuscito del pensiero letterario e di vita di Chiara Gamberale.
“Il Grembo materno” sembra scritto da due persone diverse o come se il romanzo sia stato iniziato prima della maternità della Gamberale e poi ripreso dopo la nascita della figlia Vita.
Due vite diverse fuse, mescolate in un romanzo inaspettatamente caotico , banale e pieno di cliché.
“Il Grembo materno” si rivela una lettura faticosa oltre che fredda che il lettore porta avanti confidando in un cambio di marcia nella scrittura e soprattutto in un colpo di scena che renda chiaro il senso di questo racconto.
Chiara Gamberale rimane ovviamente una scrittrice talentuoso, punto di riferimento letterario e generazionale, ma oggi va purtroppo evidenziato questo passo falso creativo.
È stato troppo semplicistico e banale ridurre il ruolo di una madre single dentro una storia d’amore clandestina ed appassionata, ma destinata comunque al fallimento.
Chiara Gamberale sa fare di meglio, l’ha ampiamente dimostrato.
“Il Grembo materno” siamo convinti che rimarrà solo “un incidente di percorso” di una carriera brillante e ricca di soddisfazioni.

113) La persona peggiore del mondo

Il biglietto d’acquistare per “La persona peggiore del mondo” è : Di pomeriggio

“La persona peggiore del mondo” è un film di Joachim Trier. Con Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum, Hans Olav Brenner, Helene Bjørnebye. Drammatico, 121′. Norvegia 2021

Sinossi:

Oslo, oggi. Julie ha quasi trent’anni e non ha ancora scelto la sua strada. È passata dalla medicina alla psicologia alla fotografia e ad ogni scelta si è accompagnata una relazione. Ma la sua vita sembra non cominciare veramente mai finché non incontra Axel, autore di fumetti underground che hanno per protagonista un eroe politicamente scorretto. Julie va a vivere con Axel e si confronta con il mondo esterno – la sua famiglia e il suo “circolo narcisistico”, gli amici di Axel – con il costante progetto di fare figli messo sul tavolo (da lui). Ma l’irrequietezza della donna non è ancora placata, e il destino riserverà sia a lei che ad Axel parecchie sorprese.

Recensione:

Ci hanno insegnato (o fatto credere) che tutti dobbiamo aspirare alla vita perfetta, all’uomo/donna dei sogni, alla felicità senza ombre. Ma quanta fatica, quanti giri a vuoto, per raggiungere questi “traguardi” – ammesso che uno riesca a raggiungerli.

Le trentenni di oggi si dividono grosso modo in due categorie: quelle già sposate e con figli, che a un certo punto hanno deciso di rompere gli indugi e metter su famiglia a prescindere da qualsiasi situazione ambientale, e quelle che invece stanno sacrificando tutto alla carriera.

In mezzo alle due categorie si trova Julie (Reinsve), la protagonista del film “La persona peggiore del mondo” di Joachim Trier, presentato al Festival di Cannes in estate e adesso uscito nelle nostre sale. continua su

112)Annette

Il biglietto d’acquistare per “Annette” è : Omaggio

“Annette” è un film di Leos Carax. Con Adam Driver, Marion Cotillard, Simon Helberg, Devyn McDowell, James Reade Venable. Drammatico, musical. Francia, USA 2021

Sinossi:

Los Angeles. Henry è uno stand-up comedian con uno spiccato senso dell’umorismo; Ann una cantante di fama internazionale. Sul palcoscenico sono la coppia perfetta: felici, pieni di salute e radiosi. La nascita della prima figlia, Annette, una bambina misteriosa con un destino eccezionale, cambierà la loro esistenza.

Recensione:

Forse sono solo un po’ arrugginito, e mi serve un attimo per rientrare in sintonia con “l’estetica cinematografica di Cannes” o, più prosaicamente, con le motivazioni di Frémaux e soci. Perché lo ammetto, anche questa volta, io la scelta di “Annette” di Leos Carax come film d’apertura per il Festival non l’ho capita.

Sono al mio primo giorno di kermesse, e alla prima visione, e già sono sommerso da imbarazzo e dubbi. Imbarazzo perché ho difficoltà a incasellare “Annette” in un genere.

Nonostante – e paradossalmente – la pellicola mescoli musical, melodramma, thriller, horror, grottesca satira sui media, ironica critica sulla gestione dei baby talenti, infatti, sembra come mancarle una chiara identità.

L’imbarazzo è anche legato alle scene di sesso in chiave musical con protagonisti Adam Driver e Marion Cotillard – ho preso atto oggi dell’esistenza di un nuovo filone di trash che qualcuno ama definire autoriale. I due attori risultano stonati, male assortiti, privi di alchimia. E il ruolo mortifica tristemente il talento della Cotillard, davvero scialba.

Sarei tentato di gridare allo “Spira mirabilis” di Cannes 2021, ma qualcosa mi blocca. E qui nascono i miei dubbi. Sono certo che molti colleghi loderanno chi l’originalità del progetto chi le doti recitative del poliedrico Adam Driver, ipotizzando per lui persino una Palma d’oro. continua su

111) Un anno con Salinger

Il biglietto d’acquistare per “Un Anno con Salinger” : Di pomeriggio (Con Riserva)

“Un Anno con Salinger” è un film del 2020 scritto e diretto da Philippe Falardeu, basato sull’omonimo romanzo di Joanna Rakoff edito in Italia da Neri Pozza.

Interpreti e Personaggi:
Joanna : Margaret Qualley
Margaret: Sigourney Weaver
Don: Douglas Booth
Jenny : Seana Kerslake
Hugh: Brian F. O’Byrne
Daniel :Colm Feore
J.D Salinger: Tim Post
Mark : Gavin Drea
Sinossi:
Un anno con Salinger, film diretto da Philippe Falardeau, è ambientato nella New York degli anni Novanta e racconta la storia di Joanna (Margaret Qualley), una giovane aspirante scrittrice, che ha lasciato l’università per cercare di emergere nel mondo letterario. La ragazza riesce a ottenere un lavoro come assistente di Margaret (Sigourney Weaver), un’agente letteraria, che vanta tra i suoi autori un fiore all’occhiello, il J. D. Salinger de “Il giovane Holden”, che vive volutamente da recluso e lontano dalle luci della ribalta.
Joanna ha un compito molto importante: rispondere alla montagna di lettere che riceve ogni giorno lo scrittore dai suoi fan. La risposta consiste in un modello standard, totalmente impersonale, che di volta in volta la giovane deve adattare con il nome dell’ammiratore di turno. Leggendo l’emozione e la stima che le persone trasmettono con le loro parole, la ragazza si rifiuta di adottare la risposta imposta dall’agenzia e – di nascosto dallo sguardo severo e inquisitore di Margaret – risponde ai lettori in modo più originale, personalizzando le lettere. Ma questa sua idea, brillante e allo stesso tempo rischiosa, avrà delle conseguenze, ognuna diversa dall’altra…
Recensione:
Ritengo doveroso iniziare questa mia recensione facendo il mio personale coming out..letterario: Anch’io come la bella e sognatrice Joanna del film, non ho mai letto nulla del celebre scrittore americano Salinger.
Questa grave lacuna letteraria mi ha spinto a vedere “Un anno con Salinger”, film d’apertura della 70 Berlinale ed ora nelle nostre sale.
Leggendo frettolosamente la sinossi ho pensato di trovarmi ad una versione letteraria e nostalgica de “Il Diavolo veste Prada”, avendo anche in questo caso come protagoniste due donne : Sigourney Weaver nelle vesti del capo/mentore e Margaret Qualley in quella dell’ allieva/stagista.
Il timore di un déjà-vu narrativo e stilistico o peggio ancora di un brutto remake vengono meno dopo pochi minuti dall’inizio del film quando ci si rende conto come il focus narrativo sia più vasto, articolato e profondo rispetto al film di David Frankel del 2006.
In vero l’intero script è costruito in parte sulla figura leggendaria di Salinger , ma soprattutto come e quanto i romanzi dell’autore abbiano influenzato, emozionato, segnato milioni di lettori.
Oggi siamo abituati a vedere, leggere tramite i social network le folle compiute dai fan verso il cantante, attore, calciatore.
Raramente vediamo muoversi le folle per uno scrittore. E se avviene, oggi tutto è semplificato, diretto tramite il web.
“Un anno con Salinger” si palesa come un raffinato, gustoso ed in qualche modo romantico spaccato di com’era il mondo ed in particolare quello dell’editoria prima che fossero travolti dalla diffusione dei computer e social media.
La prima metà degli Anni 90 sono stati gli anni di una transizione epocale e chi li ha vissuti da giovane adulto (come il sottoscritto) potrà probabilmente capire, gustarsi meglio l’elemento amarcord/ storico inserito nello script e poi messo in scena
L’elemento amarcord si rivela divertente , convincente dando al film un taglio leggero ed allo stesso tempo sociologico consentendo allo spettatore di un periodo irripetibile
Il personaggio di Salinger svolge un duplice ruolo: per un verso è il classico “conviviale di pietra” in cui ruota tutta l’attività dell’agenzia letteraria , dettando i tempi e gli umori dei personaggi.
Dall’altra i brevi quanto intensi dialoghi telefonici tra Joanna e lo scrittore diventeranno per la prima una preziosa quanta inaspettata fonte di coraggio, ispirazione e fiducia nei propri mezzi.
Joanna decide di rimanere New York non sapendo bene chi fosse e soprattutto quali fossero le sue priorità, inseguendo un generico sogno americano in campo letterario.
Joanna compie il suo coming age professionale, creativo ed intimo avendo la possibilità di lavorare con Margaret, una donna risoluta, determinata, diffidente nei riguardi della tecnologia oltre che essere una delle più brave e navigate agenti letterari di New York.
“Un anno con Salinger” racchiude , mescola con maestria: il sogno americano, l’amore per la letteratura, il canto del cigno dell’editoria classica ed il culto della star .
Un mix narrativo ben calibrato, denso di umanità e sincerità che incanta, fa sorridere e commuovere, sebbene alla lunga palesi una certa ripetitività e difficoltà nel chiudere le diverse sotto storie.
Se Sigourney Weaver con il personaggio di Margaret conferma tutta la sua solidità, esperienza, carisma scenica e poliedricità attoriale, è una piacevole sorpresa (per chi come il sottoscritto non ha visto la serie Netflix “Maid) la performance di Margaret Qualley, la brava e bella figlia d’arte di Andie Mc Dowell.
Margaret Qualley dimostra di possedere il quid per ricalcare se non migliorare la prestigiosa carriera materna, avendo retto il peso del film con grande naturalezza e semplicità.
“Un Anno con Salinger” è una commedia colta, raffinata, gradevole, nostalgica, romantica che metterà d’accordo i fan di Salinger e quelli che ne ignorano l’esistenza, ma magari hanno vissuto il travaglio interiore del giovane Holden.
In fondo il cinema è utile anche per questo.

110) Per Tutta La Vita

Il biglietto d’acquistare per “Tutta La Vita” è : Omaggio (Con Riserva)

“Per Tutta La Vita” è un film del 2021 diretto da Paolo Costella, scritto da Paolo Costella, Antonella Lattanzi, Paolo Genovese, con : Ambra Angiolini (Sara), Luca Bizzarri (Edo), Carolina Crescentini (Giada), Claudia Gerini (Viola), Paolo Kessisoglu(Mark), Filippo Nigro (Andrea), Claudia Pandolfi(Paola), Fabio Volo(Vito), Euridice Axen(Delia)-

Sinossi:

Andrea e Paola sono innamoratissimi ma coltivano sogni diversi: lui un figlio, lei un trasferimento di lavoro a Copenhagen; Vito e Sara sono ex coniugi molto arrabbiati l’uno con l’altra, per il dispiacere del figlio Giulio; Edo e Marco sono amici fraterni e fanno tutto in quattro insieme alle rispettive mogli, Giada e Viola: ma Marco e Giada non sanno che Edo e Viola sono amanti. Quando viene dato l’annuncio che un gruppo di coppie, comprese quelle già citate, sono state sposate da un falso prete e dunque i loro matrimoni vengono annullati dalla Sacra Rota, a ognuno viene data la possibilità di rivalutare la promessa reciproca e “confermare o ribaltare il verdetto” emesso in chiesa.

Recensione:

“Con i se e  con i ma  la storia non si fa” recita un vecchio proverbio.

Almeno una volta   abbiamo sognato, desiderato di cambiare il nostro destino modificando  una scelta, decisione presa anni prima.

Tutti noi vorremo  provare l’ebbrezza di  uno Sliding  Doors magari in campo sentimentale, affettivo.

Tutte le coppie  che hanno deciso di sposarsi , anche solo per un breve momento,  hanno dubitato del solenne  giuramento fatto in Chiesa e/o in Comune.

E’ davvero possibile amarsi per tutta la vita, onorando giornalmente  gli impegni coniugali?

Se si potesse tornare indietro, quanti  rifarebbero la scelta matrimoniale?

Paolo Costella insieme agli altri due sceneggiatori Paolo Genovese ed Antonella  Lattanzi  hanno cercato di rispondere  a questi  delicati quesiti firmando una storia a metà strada tra la commedia romantica e la favola moderna , ispirandosi ad un  fatto di cronaca realmente accaduto.

La scoperta di un falso prete  con l’inevitabile annullamento di  tutte le celebrazioni compiute  scuote la serenità di un quartiere romano  mandando in crisi le certezze  di 3 coppie sposate più o meno felicemente e rovinando altresì  i piani di divorzio di una  quarta coppia  impegnata per    tre anni  con  feroci  litigi e ripicche in tribunale.

“Per tutta la vita” ci racconta le reazioni sentimentali, le  conseguenze emotive,  evoluzioni  caratteriali e psicologiche dei personaggi investiti da questa notizia alias possibilità di “resettare”.

Paolo Costella  volge l’attenzione del pubblico sulle dinamiche e rapporti di coppia e su  come e quanto  il doversi “risposare” costringa ogni coppia ad interrogarsi sullo stato del proprio matrimonio e se l’unione coniugale  rappresenti il  picco di  felicità raggiungibile.

La sceneggiatura tratteggia quattro modelli di matrimonio, quattro storie d’amore, amicizie e tradimenti che si alternano sulla scena senza mai toccarsi  dando vita ad una visione a tratti godibile, in altri momenti  un po’ stucchevole ed in altri ancora prevedibili e banali.

Costella conduce lo spettatore in questo viaggio sentimentale scandito da dubbi, ripensamenti, nostalgia , non avendo però come fine ultimo  lo svelamento del dubbio matrimoniale della singola coppia, ma far emergere la conflittualità ed il travaglio interiore.

Quattro coppie che allo scoppio della bomba , sono già in crisi od implodono dovendosi finalmente guardare negli occhi.

“Per Tutta La Vita” funziona a strappi, convincendo pienamente quando vediamo muoversi e confrontarsi sul proprio  futuro  la coppia composta da Claudia Pandolfi e Filippo Nigro, nuovamente nei ruoli moglie e marito  a distanza di 13 anni dal film “Amore, bugie e calcetto” di Luca Lucini .

Pandolfi-Nigro risultano credibili, affiatati , complementari artisticamente oltre che umanamente donando calore e profondità ai rispettivi personaggi.

Anche la coppia Volo-Angiolini risulta parzialmente credibile, realistica, autentica soprattutto nella seconda parte quando i due ex coniugi riscopro il desiderio , gusto di stare insieme dovendo crescere un figlio.

Invece è più debole quanto narrativamente banale la storia di tradimento coniugale ed amicale incarnate  dalle  due  coppie di sposi  rispettivamente  nei panni della Gerini e Paolo Kessisoglu e  quelli di  Luca Bizzarri e Carolina Crescentini.

La loro storia non decolla mai sul piano del pathos e ritmo  trasmettendo un senso di freddezza e noia in ogni passaggio.

Il messaggio del film  è che non si può applicare la legge /magia del “Sliding doors” al matrimonio, alla vita coniugale, essendo momenti unici quanto irripetibili.

Un matrimonio è un momento di passaggio, di svolta nella vita di due persone. Un  cambiamento dettato dalla felicità e dalla gioiosa  convinzione di poter trascorrere “tutta la vita” con il proprio compagno/a.

Una felicità così piena ed intensa che non si può scambiare con nessun altro momento.