15) Argentina 1985

“Argentina 1985 “ è un film del 2022 diretto da Santiago Mitre , scritto da Mariano Llinás, Santiago Mitre, con : Ricardo Darín, Peter Lanzani, Gina Mastronicola, Norman Briski, Alejandra Flechner, Francisco Bertín, Claudio Da Passano, Santiago Armas Estevarena, Paula Ransenberg, Carlos Portaluppi, Alejo Garcia Pintos, Héctor Díaz.

Sinossi:

Argentina, 1985, film diretto da Santiago Mitre, vede una squadra di avvocati alle prese con un processo, che coinvolge i comandanti della dittatura militare argentina negli anni ’80. Il processo ha avuto inizio, dopo che i procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo (Ricardo Darín e Peter Lanzani) hanno indagato sugli eventi accaduti sotto il regime. I due non si sono mai scoraggiati, nulla li ha fermati, neanche la massiccia presenza dei militati all’interno della loro instabile democrazia. Nonostante le diverse minacce pervenute a loro stessi e alle loro famiglie, Strassera e Moreno Ocampo hanno riunito una squadra legale e lottato affinché le vittime potessero avere giustizia.

Mentre vengono affrontate le terribili vicende che hanno portato i comandanti a essere accusati per crimini contro l’umanità, il tempo incalza e il processo volge a termine verso il suo esito finale.

Recensione:

Il biglietto d’acquistare per “Argentina 1985” è : ridotto

La Storia irrompe  nel concorso principale di Venezia 79 con tutta la sua forza,    drammaticità  e solennità ,  trasformando in un caso politico oltre che artistico il   passaggio di “Argentina 1985 “di Santiago Mitre.

La stampa internazionale si è innamorata del film argentino vaticinandogli  un sicuro podio  nella notte dei premi.

Il sottoscritto è decisamente meno fan, pur riconoscendo  buone chance di vittoria per Mitre.

Santiago Mitre si è preso la grande responsabilità di raccontare per la prima volta passaggio più delicato e difficile  della giovane democrazia argentina : il processo  celebrato  contro  i 9 comandanti responsabili di  7 anni di puro terrore subiti  dal popolo argentino

L’ Argentina ha vissuto un incubo  ad occhi aperti   dal 24 Marzo 1976 al 1982, portandosi dietro una scia di sangue, dolore e crimini contro l’umanità.

Quando nel 1983 la democrazia è tornata .a Buenos Aires, nessuno argentino poteva e voleva dimenticare quanto successo.

In ogni famiglia c’è stato un evento traumatico:

Un  figlio, un padre, un mamma , cugino rapito, torturato e poi scomparso nel nulla

Nessuna democrazia può ritenersi tale se non si è in grado di processare e condannare i crimini dei capi.

Nell’Argentina uscita dalla dittatura  si respirava da una parte il desiderio , necessita di giustizia invocata dall’opinione pubblica  trascinando i militari alle sbarra e dall’altra il neo governo socialiste del Presidente Alfonsino che si muoveva con prudenza, stretto tra due fuochi, consapevole che i nostalgici del regime non avrebbero accettato tranquillamente una “Norimberga” di stampo argentino.

“Argentina 1985”  pur rievocando  le diverse tappe del processo e così collocandosi in un preciso filone cinematografico alias “Processo alla storia”, va però evidenziato come la sceneggiatura e poi la messa in scena si distacchi  chiaramente da altri  film di genere.

Il processo di Norimberga o quello celebrato in Israele contro il gerarca nazista Adolf  Eichmann, sono stati definiti storici , necessari e soprattutto simbolici.

La determinazione dei vincitori del secondo conflitto mondiale e  poi degli ebrei  di consegnare la follia nazista al giudizio della Storia prima ancora che  alla sentenza di un giudice

Invece  fin dalle prime scene  emerge un sentimento diametralmente opposto magistralmente reso   dai personaggi  di Argentina 1985.

Si voleva dimostrare che la nuova Argentina fosse nelle condizioni di garantire un processo equo anche agli più efferati dei criminali.

 Giustizia e verità  erano invocate  dall’opinione pubblica e dai familiari delle vittime.

Dimostrare d’essere migliori ,non cedendo al facile istinto di vendetta.

Lo spettatore entra in questa storia processuale e di dolore collettivo percependo una  dignità e compostezza anche nei momenti più intesi e terribili come ad esempio le testimonianze dei sopravvissuti alle torture.

“Argentina 1985” ci mostra lo  snodo  decisivo ed unico di un Paese che scelse di guardare in faccia i propri demoni , anziché chiudere tutto in un comodo armadio.

 Julio Cesar  Strassera(Darin) è uomo delle istituzioni, un funzionario della giustizia si definisce lui stesso cosi.

È soprannominato il “loco”,  ha sofferto gli anni della dittatura , senza mai schierarsi.

Strassera ha accettato l’incarico nutrendo molti dubbi  che il governo socialista consenta realmente che questo processo venga celebrato.

Paradossalmente quanto inaspettatamente Strassera troverà aiuto e sostegno legale da un team di giovani avvocati ed invece incontrando  scetticismo e rifiuto dai suoi coetanei.

La preparazione del processo assume così un  aspetto simbolico oltre che

generazionale. 

Strassera con il suo giovane team incarna  un patto intergenerazionale,  uniti  nel  chiedere conto delle atrocità commesse dai militari

“Argentina 1985” è allo stesso tempo un legal movie, sulla memoria, sulla resistenza civile e democratica.

Mitre evita il  facile sensazionalismo e retorica sui fatti ,  misurando con intelligenza i momenti forti e significativi

Strassera chiude l’appassionante requisitoria   chiedendo giustizia e promettendo “nunca mas” in nome della giovane ed orgogliosa Repubblica Argentina.

Lo spettatore se lo ripeterà   convintamente alla fine apprezzando di vivere in un mondo ancora libero.

1)“Le indagini di Lolita Lobosco”: 3 motivi per guardare la 2 stagione su Rai uno

Il nuovo anno della fiction Rai si apre oggi, domenica 8 gennaio, con l’atteso ritorno del vice-questore Lolita LoboscoLuisa Rainieri interpreta il personaggio nato dalla penna della scrittrice Gabriella Genisi in questo nuovo arco di sei episodi, con il consueto mix di indagini e tribolazioni sentimentali.

La prima stagione della serie “Le indagini di Lolita Lobosco”, andata in onda nel 2021, ha ampliato la popolarità del personaggio letterario, grazie alla perfetta sinergia tra sceneggiatori, regia e cast.

La Rai ha compiuto uno sforzo produttivo notevole per confermare il buon risultato e devo dire che, dopo aver visto in anteprima il primo episodio della nuova stagione, “Mare nero”, quanto fatto sembra convincente. Ecco 3 buoni motivi per guardare la serie su Rai1. continua su

42) 1899 : 3 Motivi per vederlo…ma

Non ho l’età, cantava una giovanissima Cigliola Cinquetti al Festival di Sanremo nel 1964, e personalmente, dopo aver visto la serie Netflix “1899” firmata dagli ideatori di “Dark”, avrei la tentazione di cimentarmi a mia volta nel brano, se non fosse che sono stonato come una campana.

Il progetto della rodata coppia Baran Bo Odar e Jantje Friese è sicuramente interessante, ma per chi, come me, ha visto l’avvento di serie come “Twin Peaks” e “Lost”, quelle sì, davvero rivoluzionarie, non è facile gridare oggi al capolavoro.

Niente di particolarmente nuovo sotto il sole, insomma, ma grazie anche alle solide risorse economiche e produttive messe in campo da Netflix “1899” può meritare una visione, sempre che si lascino da parte i superlativi assoluti e gli entusiasmi esagerati. Ecco 3 pregi della serie:

42) Rapiniamo Il Duce

“Rapiniamo il Duce” è un film di Renato De Maria. Con Pietro Castellitto, Matilda De Angelis, Tommaso Ragno, Isabella Ferrari. Drammatico, 90′. Italia 2022

Sinossi:

Aprile 1945: l’Italia è allo sbando, la Repubblica Sociale Italiana è allo sbando, Milano è allo sbando. La Resistenza e gli Anglo-Americani stanno per rovesciare definitivamente quel che resta del regime fascista, e ognuno si arrangia come può: lo fa Isola, ladro e contrabbandiere della borsa nera milanese, assieme ai fidati Marcello e Amedeo; lo fa Yvonne, cantante del Cabiria, che si divide tra l’amore di Isola e le attenzioni pericolose di Borsalino, gerarca fascista; e lo fa lo stesso Borsalino, scisso tra il controllare con pungo di ferro la città e l’organizzazione della fuga in Svizzera per i gerarchi in caso di sconfitta. Quando l’oro di Mussolini arriva a Milano, Isola e soci scoprono la notizia, e decidono di mettere in atto il furto che cambierà le loro vite – e forse anche la storia…

Recensione:

La fine di un regime è notoriamente tragica e convulsa, e quello fascista non ha fatto eccezione. Occorsero due anni di cruenta guerra civile, per porre fine alla Repubblica di Salò e a Benito Mussolini, che venne intercettato mentre cercava di fuggire in Svizzera.

La storia ci racconta la sua fine, appeso in testa in giù a Piazzale Loreto. Ma dove finisce la cronaca inizia la leggenda e il mito, come quello dell’oro di Dongo, ovvero del tesoro perduto del Duce, di cui si è a lungo dibattuto.

È esistito davvero, questo fantomatico tesoro? Di prove concrete non ne sono mai emerse, ma il cinema non si è lasciato ovviamente scappare la possibilità di addentrarsi nel mistero, attraverso documentari e film. Fino a oggi, però, nessuno aveva tentato la strada della commedia bellica. continua su

41) Boris 4:3 motivi per vederlo

La televisione italiana generalista viene spesso percepita dai giovani come vecchia, obsoleta, incapace di raccontare la società in modo autentico e di farsi rappresentante delle esigenze di tutto il pubblico. E la situazione è ancora più catastrofica se guardiamo alla fiction, immutabile nei temi e negli interpreti da tempo immemore.

In questo desolante scenario, il ciclone “Boris”, andato in onda dal 2007 per tre stagioni su Sky, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque. La serie è stata capace di irridere i limiti, le contraddizioni e la superficialità delle produzioni nostrane e dello star system, conquistando il pubblico.

Il trio di autori – Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo –, dall’altro della loro conoscenza della materia, gettarono le basi per rendere la serie un cult, grazie anche all’ottimo cast. Dopo tre stagioni della serie e un film, forse meno riuscito, sul progetto sembrava calato il sipario.

E invece, forse anche sull’onda della scomparsa, prematura, di Mattia Torre, Ciarrapico e Vendruscolo si sono decisi a mettere mano alla quarta stagione. Che, attenzione, non è una reunion fine a se stessa ma una nuova sfida per tutti, sceneggiatori e cast.

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40) Raymond and Ray

Raymond and Ray è un film di Rodrigo García. Con Ewan McGregor, Ethan Hawke, Sophie Okonedo, Tom Bower, Maribel Verdú. Drammatico, 100′. USA 2022

Sinossi:

Raymond e Ray sono cresciuti all’ombra di un padre che non sapeva fare il padre. Le loro madri (diverse) sono solo alcune delle donne che Harris ha sposato e bistrattato. Adesso che è morto, i due fratelli non vedrebbero l’ora di lasciarselo definitivamente alle spalle, ma la sua ultima volontà è quella che partecipino al funerale e scavino loro stessi la sua tomba. È solo la prima delle sorprese che il vecchio genitore ha riservato loro, ma non tutto il male vien per nuocere.

Recensione:

La morte del proprio padre è generalmente un momento doloroso per un figlio, un momento travagliato, una sorta di rito di passaggio nel percorso verso la maturità.

Ma se il padre in questione in vita si fosse comportato da vero mostro, dimostrandosi violento, anaffettivo, spregevole un figlio avrebbe il diritto di non presenziare al funerale oppure di essere persino sollevato di fronte alla notizia della sua dipartita?

“Raymond & Ray” di Rodrigo García, presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma e disponibile dal 21 ottobre in streaming su AppleTV+, si candida con buone chance alla vittoria finale e, aggiungo io, anche per la prossima stagione dei premi. continua su

39) Shantaram la Serie: 3 motivi per vederla

I cosiddetti “mattoni letterari”, ovvero quei libri composti da mille e più pagine, mi hanno sempre trasmesso delle sensazioni contrastanti.

Da una parte sono portato a credere che l’autore abbia sofferto di una forma acuta di “incontinenza creativa”, perdendosi nella sua stessa ispirazione e diluendo l’idea di partenza con pagine inutili e/o ripetitive. Ma dall’altra le mille pagine potrebbero anche essere davvero necessarie, indispensabili per sviluppare la suddetta idea.

Fino a pochi giorni fa non conoscevo Gregory D. Roberts né il suo acclamato romanzo “Shantaram”, pubblicato in Italia da Neri Pozza i il 3 settembre 2009. Mi sono sentito quindi, come di consueto, inadeguato di fronte all’idea di recensire la serie omonima in uscita su AppleTV+ dal 14 ottobre.

Ma la curiosità da vecchio tele-dipendente ha preso il sopravvento sulle titubanze del redattore e mi sono immerso nella visione dei primi tre episodi. Dopo, per prima cosa ho cercato online le recensioni sul romanzo di Roberts, per avere conferma delle mie sensazioni.

Ebbene, caro lettore/spettatore, se la domanda è come giudico la rischiosa scommessa di AppleTV+ di adattare un romanzo così complesso, direi vinta, nel complesso. I primi tre episodi sono una lunga introduzione, una presentazione dei personaggi e dei luoghi. Il vero sviluppo della storia si vedrà nel proseguo. continua su

38) Athena

“Athena” è un film di Romain Gavras. Con Dali Benssalah, Sami Slimane, Anthony Bajon, Ouassini Embarek, Alexis Manenti. Drammatico, 97′. Francia 2022

Sinossi:

Dopo la morte del fratello minore a causa di un presunto scontro con la polizia, Abdel viene richiamato a casa dalla prima linea e ritrova la sua famiglia devastata. Intrappolato tra il desiderio di vendetta del fratello minore Karim e gli affari criminali del fratello maggiore Moktar, cerca con fatica di calmare le tensioni sempre più aspre. Quando però la situazione degenera, Athena, la loro comunità, si trasforma in una fortezza sotto assedio, diventando così la scena di una tragedia per la famiglia e non solo…

Recensione:

Arriva su Netflix oggi, 23 settembre, “Athena” di Romain Gavras, presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, 97 minuti senza un attimo di pausa, di silenzio o di respiro.

Esplosioni, grida, colpi di pistola sono il fil rouge di una sceneggiatura in cui le parole e i dialoghi sono davvero pochi e funzionali al caos rabbioso ed esistenziale magistralmente costruito e inseguito dal regista francese.

La rabbia per un omicidio ingiustificato e orribile romperà gli argini della pace precaria, trascinando il quartiere Athena in una guerra contro la polizia e sconvolgendo la vita dei tre fratelli protagonisti. continua su

37) Cobra Kai 5 -Riflessioni

È disponibile dal 9 settembre su Netflix la quinta stagione di “Cobra Kai”, la serie ideata da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald, come ideale spin-off/sequel della trilogia cinematografica “The Karate Kid”.

nuovi 10 episodi riprendono la storia da dove l’avevamo lasciata. Dopo l’esito scioccante del torneo di All Valley, Terry Silver amplia l’impero di Cobra Kai e cerca di rendere il suo “nessuna pietà” l’unico stile presente in zona. Con Kreese dietro le sbarre e Johnny Lawrence che mette da parte il karate per rimediare ai danni da lui provocati, Daniel LaRusso deve chiedere aiuto a una vecchia conoscenza.

Ralph Macchio, William Zabka e Martin Kove riprendono i rispettivi ruoli, e non sono le uniche “vecchie conoscenze” che il pubblico deve aspettarsi di vedere. Al di là dell’effetto nostalgia, che dopo 5 anni comincia comunque ad attenuarsi, la quinta stagione di “Cobra Kai” ha più pregi che difetti… vediamo 3 motivi per cui, pur a malincuore, ne avremmo anche potuto fare a meno. 

1 )LA STORIA È GIÀ STATA SFRUTTATA AL MASSIMO. Lo avevo evidenziato già dopo aver visto la quarta stagione (qui la recensione), e i nuovi episodi lo hanno confermato: ci sono limiti che sarebbe meglio non superare, quando si cerca di ampliare un universo narrativo, se non si vuole diventare monotoni. Al di là di un paio di episodi ispirati, infatti, il resto è una forzatura narrativa, un ripetersi di situazioni e rivalità tra i personaggi già viste. Gli sceneggiatori hanno ceduto alla tentazione, nefasta, di imitare altre saghe cinematografiche e televisive di successo e così facendo hanno persona la loro originalità e purezza. continua su

36) Tredici Vite

Il biglietto d’acquistare per “Tredici Vite” è : Omaggio (Con Riserva)

“Tredici vite” è un film di Ron Howard. Con Colin Farrell, Viggo Mortensen, Joel Edgerton, Tom Bateman, Lewis Fitz-Gerald. Drammatico, 147′. Gran Bretagna 2022

Sinossi:

23 giugno 2018. Dodici ragazzi di una squadra di calcio restano intrappolati assieme al loro allenatore nella grotta thailandese di Tham Luang, che è stata allagata dall’arrivo dalle piogge monsoniche durante la loro visita. Per cercare di salvarli, vengono mobilitati i Navy Seals locali, oltre diecimila volontari provenienti da tutto il mondo e un team di esperti sommozzatori di cui fanno parte Richard Stanton e John Volanthen. Sono loro che dopo diversi giorni e una lunga immersione riescono a raggiungerli, trovandoli ancora vivi e, grazie anche all’aiuto dell’anestesista Richard Harris, portano a termine l’operazione il 10 luglio senza che ci sia nessuna vittima tra i dispersi.

Recensione:

Chi non è stato messo in guardia, da piccolo, sui pericoli che allontanarsi da casa o giocare in certi luoghi possono comportare? Purtroppo nemmeno il genitore più solerte può evitare il verificarsi di tragiche fatalità.

In questo senso, nel maggio 1981 l’Italia ha vissuto un momento di estrema drammaticità, quando il piccolo Alfredino Rampi è caduto in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino Roma. Gli sforzi per salvarlo, purtroppo, non hanno portato all’auspicabile lieto fine e il bambino è morto, dopo tre giorni di inutili tentativi di raggiungerlo. 

Nel 2018dodici giovani calciatori insieme con il loro allenatore sono rimasti intrappolati, a seguito di un’improvvisa alluvione, nella grotta di Tham Luang, in Thailandia. La mobilitazione del governo locale e di volontari provenienti da tutto il mondo è stata immediata.

Nonostante le condizioni climatiche e strutturali, e le enormi difficoltà di portare in salvo ben tredici persone, in questo caso l’esito dell’operazione è stato positivo. Tutti i dispersi sono stati tratti in salvo, dopo ben diciotto giorni di attesa. continua con