30) La Mala Erba (Antonio Manzini)

“La Mala erba” è un romanzo scritto da Antonio Manzini e pubblicato da Sellerio il 27 Settembre 2022.

Sinossi:

Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell’ordine dell’universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall’alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l’amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest’apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo

Recensione:

“La mala erba non muore mai” recita un popolare proverbio che Antonio Manzini ha voluto utilizzare come titolo del suo nuovo romanzo anticipando  da subito il tema narrativo della storia: le declinazioni /sfumature della meschinità umana.

“La mala erba” è una storia di piccoli soprusi, dolori, tradimenti, ipocrisie e violenze  incarnate dalla piccola comunità di Colle San Martino.

Antonio Manzini pennella con intelligenza, sensibilità e feroce realismo una società  in cui i soldi e l’arroganza del più forte schiacciano ogni possibilità di riscatto e futuro.

Niente si muove e niente si decide senza il permesso di Cicci Belle padre padrone di Colle San Martino,  rievocando un’atmosfera da età feudale o se preferite una versione grottesca di Don Rodrigo.

I  ragazzi sembrano destinati a seguire le orme  fallimentari dei genitori, prigionieri di sogni infranti e di un declino economico collettivo.

La diciasettenne Samantha  che avrebbe dovuto incarnare l’’alternativa diversa e positiva del paesino, invece  diventerà, suo malgrado, parte del sistema scalzando dal “trono” Cicci Belle, vittima della sua superbia e cattiveria.

 All’inizio del racconto l’autore sottolinea  una divisione tra buoni e cattivi, vittime e carnefice, portando il lettore a provare simpatia per gli “ultimi”, ma con il dipanarsi dell’intreccio, pieno di tragici ed inaspettati colpi di scena, tutto cambia.

Nessuno è esente da colpe e responsabilità ,  ogni personaggio pensa al proprio tornaconto personale.

“La mala erba”  è un romanzo amaro, cupo, crudo portando in superfice gli aspetti peggiori dell’animo umano.

È una lettura sociale, culturale, intimistica del nostro Paese che non lascerà indifferenti e soprattutto imponendoci un disincantato e preoccupante monito  sulle future generazioni.

41) Boris 4:3 motivi per vederlo

La televisione italiana generalista viene spesso percepita dai giovani come vecchia, obsoleta, incapace di raccontare la società in modo autentico e di farsi rappresentante delle esigenze di tutto il pubblico. E la situazione è ancora più catastrofica se guardiamo alla fiction, immutabile nei temi e negli interpreti da tempo immemore.

In questo desolante scenario, il ciclone “Boris”, andato in onda dal 2007 per tre stagioni su Sky, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque. La serie è stata capace di irridere i limiti, le contraddizioni e la superficialità delle produzioni nostrane e dello star system, conquistando il pubblico.

Il trio di autori – Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo –, dall’altro della loro conoscenza della materia, gettarono le basi per rendere la serie un cult, grazie anche all’ottimo cast. Dopo tre stagioni della serie e un film, forse meno riuscito, sul progetto sembrava calato il sipario.

E invece, forse anche sull’onda della scomparsa, prematura, di Mattia Torre, Ciarrapico e Vendruscolo si sono decisi a mettere mano alla quarta stagione. Che, attenzione, non è una reunion fine a se stessa ma una nuova sfida per tutti, sceneggiatori e cast.

continua su

29) Mussolini Il Capobanda (Aldo Cazzullo)

“Mussolini il capo banda” è un saggio scritto da Aldo Cazzullo e pubblicato il 13 settembre da Mondadori Editore.

Sinossi:

«Cent’anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto; persino di far chiudere e morire in manicomio il proprio figlio, e la donna che l’aveva messo al mondo». Comincia così il racconto di Aldo Cazzullo su Mussolini. Una figura di cui la maggioranza degli italiani si è fatta un’idea sbagliata: uno statista che fino al ’38 le aveva azzeccate quasi tutte; peccato l’alleanza con Hitler, le leggi razziali, la guerra. Cazzullo ricorda che prima del ’38 Mussolini aveva provocato la morte dei principali oppositori: Matteotti, Gobetti, Gramsci, Amendola, don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli. Aveva conquistato il potere con la violenza – non solo manganelli e olio di ricino ma bombe e mitragliatrici –, facendo centinaia di vittime. Fin dal 1922 si era preso la rivincita sulle città che gli avevano resistito, con avversari gettati dalle finestre di San Lorenzo a Roma, o legati ai camion e trascinati nelle vie di Torino. Aveva imposto una cappa di piombo: Tribunale speciale, polizia segreta, confino, tassa sul celibato, esclusione delle donne da molti posti di lavoro. Aveva commesso crimini in Libia – 40 mila morti tra i civili –, in Etiopia – dall’iprite al massacro dei monaci cristiani –, in Spagna. Aveva usato gli italiani come cavie per cure sbagliate contro la malaria e per vaccini letali. Era stato crudele con tanti: a cominciare da Ida Dalser e dal loro figlio Benitino. La guerra non fu un impazzimento del Duce, ma lo sbocco logico del fascismo, che sostiene la sopraffazione di uno Stato sull’altro e di una razza sull’altra. Idee che purtroppo non sono morte con Mussolini. Anche se Cazzullo demolisce un altro luogo comune: non è vero che tutti gli italiani sono stati fascisti. E l’antifascismo dovrebbe essere un valore comune a tutti i partiti e a tutti gli italiani.

Recensione:

Chi è stato veramente Benito Mussolini?

L’uomo della Provvidenza ? Il Duce d’Italia? Un dittatore? L’uomo che ha trascinato l’Italia alla tragedia della seconda guerra mondiale?

Se la  Storia ha espresso il proprio giudizio chiaro e netto sul fascismo e sull’opera di Benito Mussolini,  è ben diversa la percezione che oggi noi italiani abbiamo del ventennio fascista.

Il tempo ha indubbiamente lenito molte ferite, affievolito le contrapposizioni ideologiche e soprattutto il mondo è cambiato.

La figura di Benito Mussolini e le gravi colpe del fascismo in questi ultimi anni hanno subito una sorta di “pacifico revisionismo”  da parte nell’opinione pubblica, facendo  passare l’idea che l’antifascismo su cui si basa la nostra Costituzione , sia  qualcosa di superato e non più un valore vincolante.

La memoria nazionale è  un tesoro da preservare e custodire al fine di ripetere gli errori del passato.

Aldo Cazzullo con  questo saggio compie un lodevole quanto importante compito di “promemoria” e soprattutto di monito  alle nuove generazioni.

“Mussolini, il capobanda”  si è rivelata un’operazione attenta , scrupolosa e dettagliata nello  smontare tutte “le fake news” e “ narrazioni errate” sul ventennio veicolate “ad arte” da alcuni media e dai social con lo scopo di rivalutare il Duce ed il fascismo.

Cazzullo ripercorre tutte le tappe del fascismo dall’origine del movimento fino all’epilogo truculento di Piazzale Loreto in cui il corpo di Mussolini fu esposto a testa in giù.

I fatti contano e purtroppo i fatti  riportati da Aldo Cazzullo  certificano le violenze, gli abusi, il sangue ed i crimini commessi dal fascismo in ogni fase della propria storia.

Essere di destra (come è il sottoscritto) significa anche avere consapevolezza di quello è stato il fascismo e di  quali responsabilità morali, umane e politiche si macchiò Benito Mussolini: il capobanda .

88) Brado

“Brado” è un film di Kim Rossi Stuart. Con Saul Nanni, Kim Rossi Stuart, Viola Sofia Betti, Federica Pocaterra, Alma Noce. Drammatico, 117′. Italia 2022

Sinossi:

Da tempo Tommaso non vede suo padre Renato, che vive in un ranch isolato da tutti. In quel ranch Tommaso è cresciuto insieme alla sorella Viola, ma da giovani adulti se ne sono allontanati, mentre il padre è rimasto lì a gestire una rustica scuola di equitazione, sempre più scorbutico e avulso dalla civiltà. La madre di Tommaso ha da tempo lasciato alle spalle la famiglia per circondarsi di fidanzati improbabili, e Renato ha cresciuto i due figli con l’intento di farli diventare “più forti di lui”. Ora Tommaso viene richiamato al ranch per aiutare il padre a domare un “cavallo matto” che Renato considera il suo veicolo di riscatto. Ma per il figlio quel cavallo è solo un’altra delle scommesse perse in partenza da quel genitore burbero e dispotico.

Recensione

Dopo l’esordio nel 2006 con “Anche libero va bene” e il brutto e scombinato “Tommaso”, presentato nel 2016 alla Mostra di Venezia Venezia, Kim Rossi Stuart torna per la terza volta dietro la macchina da presa, compiendo, per fortuna, un passo in avanti nella sua carriera da regista.

In “Brado” il genere western diventa veicolo per raccontare il turbolento e complesso rapporto tra un padre e un figlio. L’idea è interessante, e quanto meno nella prima parte del film c’è un certo equilibrio.

Kim Rossi Stuart interpreta Renato, un uomo arrabbiato, sgradevole, ferito dall’abbandono della moglie Stefania, che ha riversato tutte le proprie energie nel ranch lontano da tutti dove si è ritirato. Anche i figli Tommaso e Viola si sono lasciati quel capitolo alle spalle, una volta cresciuti. Ma lui no. continua su

40) Raymond and Ray

Raymond and Ray è un film di Rodrigo García. Con Ewan McGregor, Ethan Hawke, Sophie Okonedo, Tom Bower, Maribel Verdú. Drammatico, 100′. USA 2022

Sinossi:

Raymond e Ray sono cresciuti all’ombra di un padre che non sapeva fare il padre. Le loro madri (diverse) sono solo alcune delle donne che Harris ha sposato e bistrattato. Adesso che è morto, i due fratelli non vedrebbero l’ora di lasciarselo definitivamente alle spalle, ma la sua ultima volontà è quella che partecipino al funerale e scavino loro stessi la sua tomba. È solo la prima delle sorprese che il vecchio genitore ha riservato loro, ma non tutto il male vien per nuocere.

Recensione:

La morte del proprio padre è generalmente un momento doloroso per un figlio, un momento travagliato, una sorta di rito di passaggio nel percorso verso la maturità.

Ma se il padre in questione in vita si fosse comportato da vero mostro, dimostrandosi violento, anaffettivo, spregevole un figlio avrebbe il diritto di non presenziare al funerale oppure di essere persino sollevato di fronte alla notizia della sua dipartita?

“Raymond & Ray” di Rodrigo García, presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma e disponibile dal 21 ottobre in streaming su AppleTV+, si candida con buone chance alla vittoria finale e, aggiungo io, anche per la prossima stagione dei premi. continua su

39) Shantaram la Serie: 3 motivi per vederla

I cosiddetti “mattoni letterari”, ovvero quei libri composti da mille e più pagine, mi hanno sempre trasmesso delle sensazioni contrastanti.

Da una parte sono portato a credere che l’autore abbia sofferto di una forma acuta di “incontinenza creativa”, perdendosi nella sua stessa ispirazione e diluendo l’idea di partenza con pagine inutili e/o ripetitive. Ma dall’altra le mille pagine potrebbero anche essere davvero necessarie, indispensabili per sviluppare la suddetta idea.

Fino a pochi giorni fa non conoscevo Gregory D. Roberts né il suo acclamato romanzo “Shantaram”, pubblicato in Italia da Neri Pozza i il 3 settembre 2009. Mi sono sentito quindi, come di consueto, inadeguato di fronte all’idea di recensire la serie omonima in uscita su AppleTV+ dal 14 ottobre.

Ma la curiosità da vecchio tele-dipendente ha preso il sopravvento sulle titubanze del redattore e mi sono immerso nella visione dei primi tre episodi. Dopo, per prima cosa ho cercato online le recensioni sul romanzo di Roberts, per avere conferma delle mie sensazioni.

Ebbene, caro lettore/spettatore, se la domanda è come giudico la rischiosa scommessa di AppleTV+ di adattare un romanzo così complesso, direi vinta, nel complesso. I primi tre episodi sono una lunga introduzione, una presentazione dei personaggi e dei luoghi. Il vero sviluppo della storia si vedrà nel proseguo. continua su

87) Gli Spiriti dell’Isola

“Gli Spiriti dell’Isola” è un film di Martin McDonagh. Con Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan, Pat Shortt. Titolo originale: The Banshees of Inisherin. Drammatico. Irlanda, USA, Gran Bretagna 2022

Sinossi:

Irlanda, 1923. I migliori amici Pádraic e Colm s’incontrano da una vita alle due del pomeriggio per qualche pinta al pub e le solite chiacchiere. Un giorno, però, Colm non apre la porta di casa all’amico, e in seguito, costretto a fornire una spiegazione, afferma di averne abbastanza di lui e di non voler passare un minuto di più in sua compagnia. Devastato e incapace di accettare la cosa, Pádraic cerca l’aiuto della sorella e poi del parrocco perché parlino con Colm, ma quest’ultimo non solo non ritratta, ma minaccia il peggio se Pádraic non lo lascerà in pace. Mentre sul continente infuria la guerra civile, sull’immaginaria isola di Inisherin, che si è sempre considerata al riparo dal conflitto, l’allontanamento di due amici fraterni innesca ugualmente una serie di conseguenze e un’escalation di atrocità.

Recensione:

Nella vita, purtroppo (?), tutto ha una fine. E no, non mi riferisco alla fine ultima, quella che tutti dovremmo giocoforza incontrare, prima o dopo. Io parlo di quella imposta in modo irrazionale dagli uomini, “che a causa di un particolare mandano per aria sogni e grandi amori”, per dirla alla Povia.

La storia dell’umanità è infarcita di grandi amori, collaborazioni professionali e storiche amicizie finite improvvisamente, tra urla, rancori e litigi, senza un valido motivo. Perché se è vero che l’uomo è un animale sociale, al contempo è anche il solo capace di rivoltarsi contro chi ha definito, fino all’attimo prima, “amico”.

Adesso prendete tutte queste considerazioni di carattere generale e spostatele nell’Irlanda del 1923, sull’immaginaria isola di Inisherin, e avrete un’idea di cosa aspettarvi da “Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh, presentato in concorso a Venezia. continua su

86) Il Colibrì

“Colibrì” è un film di Francesca Archibugi. Con Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio Albelli, Benedetta Porcaroli. Drammatico, 126′. Italia 2022

Sinossi:

La vita di Marco Carrera, medico e padre di famiglia, scorre su binari apparentemente tranquilli, ma in realtà è irta di percorsi paralleli, coincidenze mancate, occasioni non colte e strade non prese. La moglie Marina lo tradisce compulsivamente e lo accusa di avere una relazione con Luisa Lattes, conosciuta al mare in gioventù. E ha ragione, perché da sempre Marco intrattiene con Luisa un rapporto mai consumato, di quelli che la realtà non può contaminare ma che alimentano un desiderio ostinato e una passione segreta. Completano il quadro famigliare la figlia di Marco e Marina, Adele, il fratello di Marco, Giacomo, il ricordo della sorella Irene morta a 24 anni, e due genitori eternamente conflittuali ma incapaci di vivere lontani. In mezzo a loro Marco fa come il colibrì: sbatte forsennatamente le ali per rimanere fermo allo stesso posto, mentre intorno il mondo e i rapporti inevitabilmente cambiano.

Recensione

Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival e aver aperto la Festa del cinema, “Il colibrì” di Francesca Archibugi arriva anche in sala.

Da quando è stato annunciato il progetto, lettori e addetti ai lavori aspettavano con ansia di capire come sarebbe stato adattato per il grande schermo il romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del premio Strega nel 2020, che racconta una storia di straordinaria normalità ed eroica resistenza.

Già perché la vita del Colibrì – alias Marco Carrera (Favino) – è scandita da lutti familiari, traumi, rimpianti, cose che generalmente tendono a condizionare una persona, a piegarla. Invece Marco resiste con dignità a ogni attacco del destino. continua su

85)Amanda

“Amanda” è un film di Carolina Cavalli. Con Benedetta Porcaroli, Galatéa Bellugi, Michele Bravi, Monica Nappo, Margherita Maccapani Missoni. Commedia, 94′. Italia 2022

Sinossi:

Amanda è una ragazza di 25 anni che non ha amici e forse non li ha mai avuti. Ha una famiglia benestante, ha vissuto a Parigi dove passava le serate al cinema e ogni tanto incontrava qualcuno. Ma non ha mai avuto un legame stabile. I genitori e la sorella non la sostengono e trova solo complicità nella domestica che spesso le ha fatto compagnia. Cerca di conoscere nuove persone in festival tecno e rave abusivi e vorrebbe rendere libero un vecchio cavallo. Un giorno rivede una sua coetanea, Rebecca, figlia di un’amica di sua madre. Quando erano bambine, trascorrevano molto tempo insieme. Ora anche Rebecca è spesso isolata, chiusa nella sua stanza. Riusciranno, insieme, ad essere meno infelici?

Recensione:

Chi è Amanda (Porcaroli)? Una stronza? Una cinica? Una disadatta?Una “povera” incompresa, cresciuta con poco affetto e poche attenzioni? Oppure soltanto una 24enne viziata incapace di mostrare vera empatia nei confronti del prossimo? continua su

84) Aftersun

“Aftersun” è un film del 2022 di Charlotte Wells. Con Paul Mescal, Francesca Corio, Celia Rowlson Hall. Drammatico, 96′. Gran Bretagna, USA 2022

Sinossi

Sophie ripensa ai momenti di gioia condivisa e all’intima nostalgia delle vacanze trascorse con suo padre vent’anni prima. I ricordi, reali e immaginari, riempiono gli spazi tra le registrazioni. La ragazza cerca di riconciliare la sua memoria del padre con l’uomo che non ha mai conosciuto.

Recensione

Si dice che il rapporto tra un padre e una figlia sia speciale, unico, fondato sull’amore reciproco e che non cambi con il progredire dell’età. La figlia vede nel padre l’uomo forte e invincibile; il padre considera la figlia un’eterna bambina da proteggere.

Calum (Mescal) ha 31 anni, Sophie (Corio) 11. La differenza di età è così ridotta che qualcuno potrebbe scambiarli per fratello e sorella. Invece lui è un padre single che deve occuparsi della figlia durante il periodo estivo.

“Aftersun” di Charlotte Wells ci racconta la vacanza spensierata e gioiosa vissuta dai due in Turchia nel passato, rievocata dalla Sophie ormai trentenne che vuole cercare di conciliare i ricordi con l’uomo che non ha mai conosciuto.

Lo spettatore osserva i dialoghi, le passeggiate, le esperienze fatte e riprese dalla coppia con la telecamera. Una vacanza dal sapore antico emerge da queste registrazioni, ma trasmette anche una forza nuova, avvolgente, tenera. continua su