49. Una Donna per Amica

donna per amica
“Una donna per amica” è un film del 2014 scritto e diretto da Giovanni Veronesi, con Fabio De Luigi, Laetitia Casta, Adriano Giannini, Virginia Raffaele, Geppi Cucciari, Valeria Solarino, Monica Scattini, Valentina Lodovini
Il film è stato girato in Puglia, vera coprotagonista del film, con i suoi straordinari scenari.
Francesco(De Luigi), avvocato, e Claudia(Casta), veterinaria, sono molto amici e affiatati.
Un giorno nella vita di lei irrompe Giovanni(Giannini), guardia forestale, che la sposa. A quel punto Francesco si accorge che l’amicizia tra uomo e donna è più difficile del previsto.
Veronesi ritorna al genere romantico a lui più congeniale, dopo la parentesi commedia di “costume” non completamente riuscita con “L’ultima ruota del carro” dello scorso anno.
Veronesi ci propone un tema vecchio quanto il mondo. E’ possibile l’amicizia tra uomo e donna?
Il film fin dall’inizio stenta a decollare ed a coinvolgere il pubblico.
La sceneggiatura non brilla per originalità e freschezza.
I dialoghi sono spesso scontati e retorici, anche se le “gag” tra De Luigi e la portiera dello stabile sono “linguisticamente” esilaranti.
La coppia De Luigi- Casta convince poco e non scatta l’alchimia necessaria per raccontare un vero rapporto amicale.
De Luigi svolge il compito, ma non entusiasma come altre volte.
La Casta “fa” la Casta, ma alla lunga è stucchevole.
Sono le altre donne che rendono il film, nel complesso, godibile e divertente.
Monica Scattini piace nel ruolo della donna saggia e sorniona.
Geppi Gucciari nel ruolo della donna gelosa e vendicativa, rinchiusa in carcere, dopo aver evirato il proprio uomo,diverte nelle sue accorate “autodifesa” durante i colloqui con De Luigi
Virginia Raffaele, ancora una volta, si rivela un ‘attrice versatile e duttile. La sua donna “mitraglia”, sono forse i momenti comici più riusciti del film.
Valentina Lodovini, con la sua bellezza mediterranea si contrappone con successo alla Casta.
Convincente ed intensa nel ruolo della donna “rifiutata” dal protagonista.
La Solarino conferma, anche nel ruolo della sorella “sbandata e drogata” della Casta,d’aver raggiunto la maturità artistica. Bella ed alternativa allo stesso tempo.
Giannini, come De Luigi, fa la sua presenza senza grossi sussulti.
Il finale, meno scontato del previsto, piace perchè Veronesi riesce a coniugare in maniera sapiente malinconia e dolcezza, puntando anche sull’espressività dei due protagonisti.
“Una donna per amica” è consigliato per chi crede la vera amicizia sia un sentimento più importante di una passeggera passione.

Vittorio De Agrò presente “Essere Melvin”, la Notting Hill italiana
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48. Le Iene – Non cercarmi mai più (Emma Chase)

iene
“Le Iene” è un programma televisivo di intrattenimento che va in onda su Italia 1 dal 22 settembre 1997. E’ la versione italiana del programma televisivo argentino Caiga quien caiga.
Il “padre” del programma è Davide Parenti.
Il titolo è un omaggio al film cult “Le Iene” di Quentin Tarantino
Esistono dei programmi televisivi che cambiamo la vita e le abitudini dello spettatore.
Le Iene , nel corso degli anni, oltre a diventare un programma cult, hanno assunto il ruolo di “Grillo Parlante” del Paese.
Davide Parenti e la sua squadra d’autori ha introdotto un linguaggio e un modo di fare televisione innovativo, ironico e soprattutto dissacrante.
Il programma partì all’inizio con la fascia del pomeriggio condotto dal trio: Ventura- Cassini, Quintale.
Nel 1998 venne spostato al giovedì in seconda serata ,sempre, con la conduzione di Simona Ventura, Fabio Volo ed Andrea Pellizzari.
Il programma conquistò nel 2001 la prima serata. La conduzione passò ad Alessia Marcuzzi con la coppia Luca e Paolo.
Dal 2008 al comando del programma c’è’ Ilary Blasi. Accanto a lei si sono alternate varie “spalle” fino ad arrivare oggi con Teo Mammucari con la collaborazione della Gialappa’s Band.
Le Iene all’inizio con la Ventura erano un programma”cattivo”, alternativo, che puntava a scuotere l’opinione pubblica con servizi di rottura e di denuncia. Veniva considerato dai critici un programma di “nicchia”.
Con l’arrivo della Marcuzzi e di Luca e Paolo, ci fu una prima “svolta editoriale” sia nella conduzione che nei testi.
L’ironia “soft”, ma sempre pungente diventa un ‘altro elemento distintivo dello show che si aggiunge all’ elemento di denuncia e dissacratorio.Aumenta l’interesse per i costumi del Paese
L’ “intervista doppia” è diventata ad esempio un appuntamento imperdibile dello show.
Le Iene raccontano l’umore e la pancia del Paese nel corso degli anni.
Alcuni inviati sono diventatati dei veri personaggi come ad esempio Fabio Volo, Marco Berry, Enrico Lucci, BeppeQuintale( con il tormentone calcistico “Le Iene portano bene”),Trio Medusa, Alessandro Sortino, Giulio Golia e Filippo Roma.
Negli ultimi anni “Le Iene”, pur continuando ad essere i fustigatori dei costumi e dei vizi italici, hanno dato più spazio al gossip e alla vanità del vacuo mondo della televisione.
La Blasi, rispetto alla Ventura e Marcuzzi, ha una conduzione meno forte e personalizzata, più “sorniona”. Svolge il “compito”con impegno senza mai però incantare ed incidere.
I testi continuano ad essere ancora oggi il punto forte del programma.
L’ingresso della Gialappa’s Band e di Teo Mammucari ha ridato forza al lato ironico e cattivo del programma.
“Le Iene”, nonostante il tempo, continuano a” mordere “e il loro consenso è sempre forte tra il pubblico di ogni età.
Alcune inchieste e scoop delle Iene sono prima di ogni cosa esempi di giornalismo di qualità.
“Le Iene” sono un chiaro esempio di come la televisione sia una risorsa per la nostra società, con buona pace delle “invettive di Karl Popper.”
“Le Iene” ogni mercoledì alle 21 su Italia Uno.

“Non cercami mai più, (ma resta con me ancora un po’)” è un libro dell’esordiente americana Emma Chase ed editto in Italia nel novembre del 2013 dalla New Compton Editori.
Il protagonista del romanzo è Drew Evans, ambizioso e rampante trentenne, impenitente donnaiolo.
Un play boy, consapevole del proprio fascino e disposto a tutto pur di portarsi a letto una donna diversa ogni sera.
La vita di Drew scorre via tra lavoro e donne, senza scossoni quando un giorno incontra a una serata una donna. Ne viene subito colpito per la bellezza e vede in lei da subito, qualcosa di diverso rispetto alle altre.
Scoprirà qualche giorno dopo che questa “misteriosa” donna, è Katherine Brooks, sua nuova collega di lavoro.
Katherine oltre essere bella e’ anche intelligente ed ambiziosa. Con Drew saranno subito “scintille” sul lavoro.
L’attrazione tra i due sarà quasi immediata ed ovviamente dopo le prime schermaglie scatterà la passione.
Il romanzo così come ve lo ho raccontato finora può apparire come la solita storia romantica scontata.
In larga parte è cosi, se non fosse, che la Chase in maniera abbastanza originale, fa raccontare la storia direttamente dal protagonista.
Il linguaggio usato è diretto, semplice ed ironico. L’autrice ci racconta come ragionano ed agiscono “quasi” tutti gli uomini sotto la spinta del desiderio sessuale e dalla conquista.
Le riflessioni e i pensieri del protagonista in parte divertono il lettore, anche se sono molto stereotipati.
E’ apprezzabile il tentativo della Chase di descrivere il trentenne d’oggi dedito alla carriera ed a un egoismo di fondo che impedisce di creare un rapporto.
Il libro scade nella fase centrale, quando l’autrice influenzata dalla “varie sfumature” descrive, a suo giudizio con romanticismo e passione, gli amplessi della coppia, ma che invece al lettore possono dare noia e sbadiglio.
Il messaggio del libro , è come il vero amore possa far cambiare anche il più incallito ed egoista donnaiolo.
Il libro perde mordente ed vivacità perché in questo passaggio così importante, perchè l’autrice descrive l’uomo secondo gli occhi e sensibilità di una donna.
Gli uomini piangono e si disperano per amore e sono pronti a fare follie e rendersi ridicoli per la donna giusta, ma Drew nel farlo non trasmette sentimento , non coinvolge il lettore, ma appare un clichè demodè.
Il finale è un condensato di stucchevole romanticismo, con un spruzzata di pleonastico“erotismo”.
E’ un esordio discreto quello della Chase, peccato che si sia perda strada facendo nel racconto.
Il mondo maschile è complesso quanto quello femminile: liberiamoci dei clichè.
“Non cercarmi mai più” è consigliato per chi crede che “i discorsi da spogliatoio” non siano solo prerogativa maschile.

chase

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47. Il Prigioniero della Seconda Strada

il prigioniero
“Il Prigioniero della Seconda Strada” è uno spettacolo teatrale di Neil Simon in due atti.
Prodotto dalla Contrada-Teatro Stabile di Trieste, adattato e diretto da Govanni Anfuso, con Maurizio Casagrande, Tosca D’Aquino, Barbara Folchitto, Adriana Giraldi, Paola Bonesi e Marzia Postogna.
“Il Prigioniero della Seconda Strada” ha debuttato a Broadway nel 1971 con grande successo e nel 1975 è diventato un film con Jack Lemmon, Anne Bancroft ed Eugene Sacks, prodotto e diretto da Melvin Frank.
“Il Prigoniero” racconta la storia di Mel Edison(Casagrande), semplice e onesto uomo di mezz’età americano, che si trova dopo 22 anni improvvisamente senza lavoro, causa la crisi economica.
Per Mel il colpo è, ovviamente, durissimo. Il suo sistema nervoso ne esce provato.
Fin dalla prima scena il protagonista, in una calda notte estiva, mostra al pubblico tutta la sua inquietudine e nevrosi sfogando la sua rabbia contro il condizionatore mal funzionate.
La moglie Edna( D’Aquino), affettuosa e preoccupata cerca di stargli vicino.
Mel, dopo un furto in casa, è costretto a raccontare alla moglie l’amara verità.
Edna convincerà il marito ad andare in terapia per curasi l’esaurimento nervoso, tornerà a lavorare e chiamerà a raccolta la famiglia di Mel per farsi aiutare.
“Il prigioniero” è una commedia amara ed attuale . Se il precariato e la crisi economica preoccupano i giovani, sono una tragedia per gli uomini come Mel.
La sceneggiatura affronta questi delicati temi alternando ironia e malinconia, riuscendo solo in parte ad essere brillante e convincente.
La regia è essenziale, ma curata e precisa
Casagrande e d’Aquino, si dimostrano invece all’altezza dei loro talenti.
La loro “Napoletanità” emerge durante la recitazione e contribuisce a rendere simpatici i personaggi “americani”
Il primo riesce a trasmettere al pubblico tutta la carica emotiva del protagonista, mostrando come uomo sia “nudo” senza la dignità di un lavoro, prigioniero in casa.
La seconda è l’adeguata spalla ed il controcanto positivo alla nevrosi del protagonista.
La coppia funziona, c’è una buona alchimia e i dialoghi seppure scontati, risultano godibili e divertenti grazie alla loro verve
Il primo atto si può considerare più “ironico” ed il secondo più amaro ed riflessivo.
Sull’intero spettacolo pesa, a mio avviso, una sensazione di lentezza e di poca freschezza nel raccontare.
L’ingresso nel secondo atto del resto del cast (famiglia di Mel) ha il merito di rendere la scena più viva e dinamica.
La storia assume un carattere in qualche modo “farsesco” e regala allo spettatore più di un sorriso.
Il finale vuole dare speranza e fiducia sul futuro, nonostante tutto.
Mel può contare su Edna e viceversa. L’amore, per il regista, non si concede crisi e pause.
Una commedia che vuole essere ottimistica e di questi tempi, è un merito.
“Il Prigioniero della Seconda Strada” dal 25 Febbraio alla Sala Umberto di Roma.

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46. Un Posto al Sole

un posto al sole
“Un posto al sole” “è la prima soap opera interamente prodotta in Italia, nonché la più longeva soap italiana.
Prodotta da Rai Fiction, FremantleMedia Italia e dal Centro di produzione TV Rai di Napoli, viene trasmessa su Rai 3 da lunedì 21 ottobre 1996[]. Ambientata a Napoli, vera protagonista della soap, non solo con i magnifici paesaggi, ma anche con il suo fascino unico.
Quest’anno è diventata “maggiorenne”, stabilendo nuovi record d’ascolto.
La TV, come ho spesso scritto, è la compagna più fedele della mia vita.
Non mi ha mai tradita, abbandonata o delusa.
Mi ha fatto conoscere tanti mondi , persone e anche fatto innamorare.
Il 1996 è stato finora l’anno peggiore della mia vita per motivi personali, eppure quell’anno, qualcosa di positivo è successo, in TV.
Grazie all’intuito di Gianni Minoli, entrò nelle nostre case un nuovo programma tra lo scetticismo di molti.
“Un posto al Sole” all’inizio andava in onda di pomeriggio per poi conquistare” il prime time”, grazie ai crescenti ascolti.
Negli anni sono nati tanti forum, fan club e adesso sui social network, veri e propri gruppi d’ascolto.
E’ difficile definire “un posto al sole” senza scadere nel retorico e nel banale.
“Un posto al sole” da diciotto anni racconta l’evoluzione dell’Italia e dei suoi costumi, alternando comicità e dramma, ma sempre con garbo.
Le soap, spesso, hanno il difetto a lungo andare di cadere nel grottesco e nell’inverosimile.
“Un posto al sole” invece piace perché ha la forza di rinnovarsi sempre, senza perdere freschezza e credibilità nel raccontarsi.
I detrattori della soap la definiscono come la “Beautiful italiana”.
In effetti, amori, separazioni, divorzi, morti e nascite si susseguono a gran velocità nelle menti creative degli sceneggiatori eppure lo spettatore ne apprezza le novità e si appassiona sempre più.
Il pubblico di “Un posto al Sole” è trasversale e diverso:
Dalla massaia al professionista fino allo studente, almeno una volta hanno trepidato per le vicende di Palazzo Palladini.
Un nucleo storico di attori presenti fin dalle prime puntate formano la base della storia: Marzio Honorato: (Renato Poggi), Marina Tagliaferri: (Giulia Cozzolino Poggi), Patrizio Rispo(: Raffaele Giordano)Germano Bellavia:( Guido Del Bue), Alberto Rossi: (Michele Saviani) Carmen Scivittaro: (Teresa Diacono), Luisa Amatucci: (Silvia Graziani), Claudia Ruffo( Angela Poggi)
Nomi sicuramente noti e familiari per molti .Ma non voglio certamente dimenticare anche “le nuove leve” che nel corso degli anni si sono aggiunti e che hanno contributo alla crescita “artistica” della soap :Ilenia Lazzarin (Viola Bruni) Michelangelo Tommaso(Filippo Ferri), Lucio Allocca: (Otello Testa), Marina Giulia Cavalli, ( Ornella Prati Bruni), Riccardo Polizzy Carbonelli: (Roberto Ferri), Luca Turco( Nikolin Reka Poggi), Peppe Zarbo( Franco Boschi).
L’elenco di guest e di guest star è davvero lungo e non voglio annoiarvi.
“Un posto al sole” è sicuramente una palestra e fucina di talenti.
Dalla soap hanno spiccato il volo alcuni dei volti più apprezzati del nostro “star system”
Solo per fare alcuni esempi: Serena Autieri, Serena Rossi e Claudia Ruffo che sono state protagoniste in diverse fiction, film e teatro.
Un merito di “Un posto al sole” è anche quello di usare un linguaggio semplice, chiaro, diretto.
La quotidianità è il punto di riferimento degli sceneggiatori.
Ogni spettatore, avrà il suo personaggio preferito ed è giusto cosi.
Personalmente, come avrete capito da tempo, mi piacciono le storie d’amore, e così da tempo soffro di”Lazzarinsmo” acuto
“Un posto al Sole” unisce le famiglie ed ogni sera regala speranza e fiducia.
Non male per una soap “appena” maggiorenne.
“Un posto al sole” dal Lunedì al Venerdì su Rai Tre alle 20.40.
Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”, la Notting Hill italiana
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45. Peppa Pig e la caccia al Tesoro

peppa
“Peppa Pig e la caccia al Tesoro” è uno spettacolo teatrale prodotto dalla Fiery Angel Ltd e Limelight Production e organizzato dalla Dimensione Eventi e Ventidieci, con la regia di Claudio Insegno.
Il fenomeno Peppa Piga dopo la Tv e il cinema, sbarca ora a teatro.
Un musical semplice e divertente che per i prossimi mesi girerà i teatri d’Italia.
Il 22 e il 23 “Peppa Pig” ha divertito i bambini romani al Gran Teatro.
Io e mio fratello Piero, abbiamo fatto gli zii modelli e portato Aldo all’evento.
Spettacolo nello spettacolo, è vedere una platea piena di bambini sorridenti e felici accompagnati dai pazienti genitori.
Un gruppo di giovani attori danno vita ai personaggi del cartone, con uno show di 75 minuti, diviso in due atti.
La storia è, come sempre, semplice. La voce narrante di Pino Insegno accompagna Peppa e i suoi compagni in questa avventura.
Guidati dal’amica Daisy iniziano una caccia al tesoro, passando dalla montagna al bosco, fino a navigare per mare per raggiungere l’isola dei pirati.
Non manca, ovviamente, “l’omaggio” al tormentone pozzanghera di fango che tanto piace ai bambini.
Gli attori cercano sempre il contatto con il pubblico. L’interazione è alla base dello show.
Le canzoni sono orecchiabili e musicali.
Semplice, ma colorata la scenografia.
Il linguaggio usato dagli attori è adeguato per i bambini.
Il giovane pubblico apprezza e rimane coinvolto dalla storia fino alla fine, ridendo e cantando con il cast.
Forse Peppa Pig è una moda dilagante, ma se porta un bambino a conoscere ed apprezzare il teatro, ben venga.
“ Peppa Pig e la caccia al Tesoro” continua in tour per l’Italia!.

Vittorio De Agrò presenta la Notting Hill italiana: “Essere Melvin”
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44. The Lego Movie

lego
“The Lego Movie “ è un film d’animazione del 2014 diretto da Phil Lord e Chris Miller registi del film d’animazione Piovono polpette e 21 Jump Street. con Will Ferrell, Chris Pratt, Will Arnett, Morgan Freeman, Elizabeth Banks, Liam Neeson
Confesso che sono stato da bambino più appassionato del Pongo che dei i Lego.
Ho sempre pensato che per giocare con i Lego, ci volesse un’ ”anima” da ingegnere.
I Lego rappresentano per milioni di bambini, il primo passo nel mondo della creatività e della precisione.
Il film è, ovviamente, un omaggio a questi graziosi e colorati mattoncini.
La storia è ambientata in una qualunque cittadina Lego, dove l’operaio edile Emmet Brickowski(Chris Patt) vive una placida e monotona vita, fino a quando, a causa di un equivoco, viene considerato dal vecchio mago Vitruvius(Freeman) “Lo Speciale” di una vecchia leggenda e quindi destinato a comandare la rivolta dei “maestri costruttori” contro il cattivo Lord Business.(Ferrell) che ambisce a governare il mondo con l’arma segreta” “Kragle”.
Emmett viene aiutato nella sua missione dalla coraggiosa Lucy(Banks) e dovrà vedersela con il “cattivo” poliziotto Poliduro(Neeson).
La sceneggiatura è abbastanza originale, divertente, leggera. Molti sono gli “omaggi” cinematografici dei registi.
La grafica nella sua “semplicità” colpisce l’occhio dello spettatore.
I dialoghi sono abbastanza convincenti anche se alla lunga sono un po’ ripetitivi e scontati
Il film nel corso della storia, però perde un po’ di ritmo e vivacità.
Il finale, a sorpresa, spiazza lo spettatore e dà una diversa e più profonda prospettiva al film.
“The Lego movie” è un inno alla creatività e alla fantasia di ogni bambino, ma è anche un invito ai tutti i padri a non chiudersi nelle proprie rigidità e condividere con i figli, giochi e passioni.
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43. Saving Mr Banks

saving
“Saving Mr. Banks” è un film del 2013 diretto da John Lee Hancock, con protagonisti Tom Hanks, Emma Thompson, Colin Farrell, Paul Giamatti
La pellicola si ispira alla storia vera di come Walt Disney ottenne i diritti di sfruttamento del romanzo Mary Poppins della scrittrice australiana Pamela Lyndon Travers, dopo venti anni di continue e pressanti richieste.
Almeno una volta da bambini, sogniamo di fare l’attore o di calcare il palcoscenico di un teatro.
Io lo feci in quinta elementare, grazie a Mary Poppins.
Ero uno dei pinguini. La mia carriera artistica finì lì, ma la passione per Mary Poppins è rimasta intatta negli anni.
La voce melodiosa di Julie Andrews ha reso indimenticabile la colonna sonora
Ieri con questo spirito ho visto il film che strizza, ovviamente, l’occhio all’amarcord.
Hanks(Disney) ed in particolare Emma Thomposon(Tavers) sono perfetti nel ruolo.
Vedendo il film scopriamo che Mary Poppins fu un atto d’amore filiale della scrittrice nei confronti del padre.
Il film alterna flasback dell’infanzia della Travers con le fasi che portarono alla sceneggiatura di Mary Poppins.
Emma Thompson riesce a trasmettere con bravura ed intensità il travaglio interiore della protagonista, restia a condividere con il resto del mondo la sua storia personale
Il rapporto con il padre(Colin Farrell) è il vero nucleo della storia.
La protagonista per tanto tempo, si è portata dietro il pesante fardello del passato e il ricordo amaro di un padre dedito all’alcolismo.
Disney gli offre la possibilità di chiudere i conti con il passato e di riabilitare il nome del padre.
Nel mio piccolo con “Essere Melvin”, mi sono sentito molto vicino alla figura della Travers.
Il film tocca nello spettatore le giuste corde dell’emotività e sensibilità.
La sceneggiatura seppure piena di buonismo in perfetto stile disney scorre abbastanza.
I dialoghi pur risentendo dell’amarcord, in alcuni momenti sono divertenti e ironici.
Farrell nel ruolo del padre della Travers e Giamatti in quello dell’autista sornione, sono convincenti.
Il finale anche se scontato e stucchevole, piace per la delicata interpretazione della Thompson che coinvolge il pubblico
“Saving Mr Banks” è consigliato non solo per chi ha amato ed ama Mary Poppins, ma soprattutto per chi ha ancora qualche “conto in sospeso” con il passato e cerca un modo per farci pace, magari con po’ di zucchero..
Vittorio De Agrò Essere Melvin
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42. 12 anni schiavo

12 anni schiavo
“12 anni schiavo” è un film del 2013 diretto da Steve McQueen, tratto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup , pubblicata nel 1853.
Il film è interpretato da Chiwetel Ejiofor con Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Lupita Nyong’o e Brad Pitt, quest’ultimo anche produttore della pellicola.
Quanto vale la libertà?
Come spesso accade, ti accorgi del valore e dell’importanza di una cosa, quando ne sei privato.
Lo Stato moderno e “civile” ti priva della tua libertà, quando commetti un crimine o per un trattamento sanitario obbligatorio (TSO).
Come sapete, io ho subito un TSO nel marzo del 2011.
Il TSO ti toglie qualsiasi dignità e diritto.
Sei alla mercé degli infermieri, viene considerato”matto” e nulla più.
Mentre vedevo il film, ripensavo alla mia”prigionia” durata solamente una settimana e pensavo quanto sia stata dura per il vero Solomon Northup, ritrovarsi a vivere un incubo ad occhi aperti.
Nortup (Ejiorfor) è un stimato violinista di colore e soprattutto uomo libero nell’America del 1841, prima della guerra di successione.
Vive una vita serena con la moglie e figli, fino a quando viene rapito a casa sua(America del Nord) e venduto come schiavo nell’America del Sud da “falsi” impresari, triste e spietata pratica dell’epoca.
Privato del suo nome e di ogni diritto, per 12 anni, subirà umiliazioni e ogni sofferenza fisica e morale.
Il film è un racconto crudo, forte e visivamente d’impatto della vita di “uno schiavo”.
McQueen , come è nel suo stile, non ci risparmia dettaglio e brutalità degli uomini bianchi
Le scene di fustigazione e di punizione contro gli schiavi sono lunghe, dettagliate e volutamente lente.
Non conoscevo Ejiofor, la sua è una interpretazione “minimalista”. Racconta con bravura ed intensità “la dignità”e la forza di non arrendersi del protagonista al crudele destino.
I primi piani del regista, sul suo sguardo, rendono più di ogni parola, la sofferenza dell’uomo.
McQueen descrive senza fronzoli e ipocrisia, la mentalità dell’uomo americano bianco dell’epoca.
Giamatti è il cinico mercante di schiavi.
Fassbender, attore feticcio del regista, è convincente nel ruolo del latifondista del cotone, schiavista, bigotto e crudele.
Il “cameo” di Brad Pitt, anche se retorico nei contenuti, è ben fatto.
Il film ha il suo limite però, nell’esasperata voglia di raccontare il vero, diventando lento e prevedibile.
La sceneggiatura tende a ripetersi e perde d’incisività.
Più che i dialoghi, alla lunga monotoni, piace la visione d’insieme del film
Coinvolgente ed intensa l’interpretazione di Lupita Nyong’o , nel ruolo della schiava, oggetto del desiderio di Fassbender.
Il finale anche se a lieto fine, lascia allo spettatore l’amaro in bocca, per una ingiustizia indegna per un mondo civile.
La piaga della schiavitù e il razzismo restano per la Democratica e Liberal America, un tallone d’Achille.
“12 anni schiavo” si aggiunge con merito, ma senza gridare al capolavoro, al genere film di denuncia.
Uscendo dal cinema, ho ripensato al momento in cui uscivo dal reparto psichiatrico, il sapore della Libertà, non ha eguali.
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41. Expo 58

expo 58
“ Expo 58” è un libro di Jonathan Coe, ambientato all’’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958, primo grande evento dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Siamo in piena guerra fredda, si contrappongono i due grandi blocchi per la supremazia: America e Urss.
L’Expo diventa terreno fertile per lo spionaggio e per la rivalità tra le due nazioni per primeggiare in tema di sviluppo e progresso delle scienze e cultura
Il protagonista della storia, è Thomas Foley, semplice impiegato inglese, chiamato a curare il padiglione dell’Inghilterra.
Suo malgrado sarà coinvolto in una spy story, dove non manca l’amore, nonostante Foley sia sposato con una figlia piccola.
Non conoscevo prima di questo libro, lo confesso, Jonathan Coe.
La critica letteraria ne esalta il talento e l’ironia, tipicamente inglese, ma onestamente in questo libro ne ho vista poca.
La storia è fin dall’inizio scontata e prevedibile. Ha un ritmo lento e poco coinvolgente.
Ho faticato a completarlo. Il lettore fatica ad creare un’ “empatia” con i personaggi.
Scritto sicuramente bene, però lo stile non basta ad “adottare” il libro.
I dialoghi sono retorici e noiosi.
“Expo 58” non è il mio genere di romanzo, ma l’ironia non abita da questi parti, off course.
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40. La misteriosa scomparsa di W

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“La misteriosa scomparsa di W” di Stefano Benni, regia di Giorgio Gallione, produzione Teatro dell Archivolto, con Ambra Angiolni.
Ieri sera quando si sono riaccese le luci del teatro alla fine dello spettacolo, prima che scattasse l’applauso,con la mente sono tornato a quando ero giovane, magro e con i capelli(per favore non chiedetemi l’anno) quando tornato da scuola, aprivo l’amata TV e guardavo “Non è la Rai”.
Un tempo lontano direte voi, un tempo in cui una ragazza vivace e impertinente inchiodava davanti allo schermo milioni d’italiani, con una inaspettata eloquenza.
Quella ragazza era Ambra Angiolini.
Si diceva che “fosse telecomandata” da Gianni Boncompagni. Eppure già all’epoca “quella” ragazza attirò l’attenzione della critica e le simpatie dei fan.
Anni dopo Ferzan Özpetek vide in Ambra, tra lo stupore di molti, un’attrice.
Con “Saturno contro” vinse un David di Donatello e il nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista.
Non avevo mai visto Ambra Angiolini dal vivo.
L’ho seguita, spesso, al cinema, lasciandomi sempre una buona impressione.
Ero curioso di vedere all’esame teatro.
Ebbene, ieri ho assistito a un’ottima prova d’attrice.
Ambra con talento e ironia nobilita un testo complesso e tratti poco digeribile.
V è una giovane donna problematica, nevrotica e soprattutto inquieta.
“La misteriosa scomparsa di W” è un monologo di un’ora , dove V racconta se stessa e la sua vita attraverso l’evocazione di ricordi e di personaggi a lei cari.
V sente che nella sua vita, manca qualcosa.
L’assenza di “W” la condiziona e si interroga su chi o cosa sia.
W è per la signorina V, il suo “Sacro Gral”
Inizia una ricerca della serenità perduta.
Ambra fin dall’inizio del monologo, con una recitazione a tratti“nervosa”, ma soprattutto ironica e trascinante coinvolge il pubblico nella sua “particolare” indagine.
La regia di Gallione è semplice ed esalta il ruolo dell’attrice.
Il testo di Benni è riflessivo, poetico, ironico, suggestivo.
Per larga parte dello spettacolo, Ambra alterna comicità e dramma con leggerezza.
Ben riuscita è sicuramente la parte sul fidanzato Wolmer.
Il finale, forse, è il momento meno coinvolgente.
Troppo retorico e meno suggestivo, con il rischio che l’attenzione dello spettatore sia rivolta ad altro.
Quando sono cominciati i convinti applausi del pubblico in sala, pensavo che W per me è la Libertà, al giorno d’oggi davvero un difficile “Sacro Gral “ da raggiungere.
Ma una certezza, almeno da ieri l’abbiamo. Ambra Angiolini è un’ Attrice e che “Non è la Rai” insieme alla mia giovinezza, aihme, sono solo dei bei e lontani ricordi.
“La misteriosa scomparsa di W” fino al 2 Marzo al Teatro Vittoria di Roma.
Vittorio De Agrò – Essere Melvin
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