52) Being The Ricardos

Il biglietto d’acquistare per “Being The Ricardos” è : Di pomeriggio (con Riserva)

“Being The Ricardos” è un film del 2021 scritto e diretto da Aaorn Sorkin
Interpreti e Personaggi:
• Nicole Kidman: Lucille Ball
• Javier Bardem: Desi Arnaz
• J. K. Simmons: William Frawley
• Nina Arianda: Vivian Vance
• Tony Hale: Jess Oppenheimer
Sinossi:
Lucille Ball e Desi Arnaz sono una coppia sia nella vita che sul piccolo schermo, dove interpretano Lucy e Ricky Ricardo nell’amata sitcom I and Lucy. Ma l’equilibrio delicato tra amore e lavoro viene messo in crisi in una settimana del 1952, quando sia la loro carriera che il loro matrimonio rischiano la fine. Mentre i ripetuti tradimenti di Desi Arnaz occupano le prime pagine dei giornali, Lucille Ball viene accusata di avere simpatie comuniste nel pieno della paura rossa.
Recensione:
E’ un lavoro duro, faticoso, complesso mantenere in piedi un matrimonio.
Il tempo può logorare, consumare anche le coppie più solide ed innamorate.
Se alle dinamiche di coppia si mescola, soprappone anche l’ambito lavorativo, il rischio di una clamorosa rottura è altissimo.
La storia del cinema e della TV è piena di coppie artistiche divenute celebri e famose e poi scoppiate causa un tradimento e/o gelosia.
In Italia la compianta coppia composta Raimondo Vianello e Sandra Mondaini ha dimostrato come è stato possibile unire magistralmente lavoro e vita privata.
Casa Vianello è stata uno delle sitcom più amate ed apprezzate dal pubblico televisivo.
Personalmente non conoscevo la storia coniugale e professionale di Lucille Ball e Desi Arnaz e quanto il loro show (Io e Lucy) fosse stato iconico e popolare in America negli anni 50
Aaorn Sorkin al suo terzo film come regista si è dimostrato abile nel costruire una storia avvincente, delicata, malinconica quanto ironica evitando cadute retoriche e passaggi celebrativi
Aaor Sorkin conduce lo spettatore in un’ epoca storica in cui il solo sospetto d’essere comunista comportava la “morte civile” di una persona.
Il senatore repubblicano Mc Carthy iniziò una folle battaglia contro i nemici dell’America mettendo nel mirino le star di Hollywood accusati d’avere simpatie comuniste.
Le delazioni, sospetti e calunnie erano all’ordine del giorno . Tutti potevano esserne vittima.
Il “maccartismo” cambiò in profondità la società americana facendo prevalere gli istinti peggiori.
Ma Sorkin ha utilizzato il maccartismo esclusivamente come espediente narrativo di partenza per scrivere lo script avendo però come obiettivo finale d’ esaltare le personalità, intelligenza e visione creativa di Lucille Ball.
Lucille Ball era una donna determinata, indipendente e forte oltre che talentuosa. Ma più di ogni altra cosa desiderava avere una casa da condividere con il proprio uomo-
Lucille è stata capace di tenere testa ad un mondo maschilista in campo lavorativo e di farsi rispettare fino alla fine dal marito nonchè partner Desi Arnaz.
L’incontro con Desi Arnaz sancirà l’inizio di una travolgente storia d’amore e successivamente di una proficua collaborazione artistica.
Una collaborazione paritaria che fece diventare la coppia uno dei volti di punta della CBS
Una struttura narrativa che in qualche modo rievoca quella adottata da Sorkin nello scrivere il biopic su Steve Jobs.
In “ Jobs”, una presentazione di Apple viene presentata in diversi momenti della geniale inventore , mentre in “Being The Ricardos” la settimana di prova per la registrazione del nuovo episodio dello show si trasforma in una sorta di resa di conti nella coppia.
Lucy Ball si trova a vivere la settimana più difficile della propria vita dovendo difendere la propria libertà come cittadina, autonomia come artista e soprattutto dignità come moglie stanca di subire i tradimenti del marito.
Lucy Ball non accettò di svendere sè stessa accettando di declassare come “banale errore” il suo aver sbarrato la casella comunista al seggio elettorale.
Nicole Kidman si cala con intensità e forza nei panni di Lucy Ball facendola fieramente rivivere sulla scena dando l’ennesima prova della sua poliedricità e versatilità attoriale.
La Kidman si prende il centro della scena lasciando però spazio e modo a Javier Bardem di farsi apprezzare come valido e convincente coprotagonista nei panni del vulcanico marito.
“Being The Ricardos” è contemporaneamente una storia d’amore, l’appassionata richiesta d’indipendenza creativa ed attoriale e soprattutto di lotta femminista ante litteram . Le tre tematiche sono declinate con uno stile leggero ma incisivo.
“Being The Ricardos” fa rivivere un momento epocale della TV americana, le contraddizioni di una società ancorata ai pregiudizi ed alla convinzione che la donna dovesse accettare un ruolo subalterno.
In conclusione “Being The Ricardos” è una visione godibile, interessante, avendo nella fase centrale una fase di lentezza e lunghezza , ma comunque capace di regalare sorrisi e sprazzi di illuminata riflessione guardando il backstage di una sitcom.

61) La Casa dei Ricordi (Donato Carrisi)

“La Casa dei Ricordi” è un romanzo scritto da Donato Carrisi e pubblicato da Mondadori Editore il 29 Novembre 2021

Sinossi:

Ascolterai ciò che ho da dire… fino in fondo. 

Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. 
L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. 
E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. 
Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. 
L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. 
Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. 
Ma la storia che racconta non appartiene a lui.

Recensione:

Due anni fa avevo espresso più di una riserva sul romanzo “La Casa delle Voci” giudicandolo stilisticamente impeccabile e narrativamente originale, ma piuttosto freddo sul piano della suspense.

La “sfida autoriale” di Donato Carrisi d’affrontare il delicato quanto complesso mondo della psiche umana declinata in una cornice thriller se da un lato  rinnova il potenziale di poter gareggiare con i colleghi stranieri, dall’altra evidenzia nuovamente  come sia  una scrittura  di carattere più  cinematografico che letterario.

 “La casa di Ricordi” è  un sequel letterario che sinceramente  non ritenevamo necessario.

“La Casa dei Ricordi” conferma i pregi del primo romanzo,    ma amplificandone limiti e criticità espressi in precedenza.

Mi ritrovo ancora una volta in dissenso con la maggioranza dei lettori e critici  nel valutare negativamente il lavoro di Carrisi .

Una storia, un giallo, una caccia ad un mostro invisibile al di sotto degli abituali standard a cui Carrisi ci ha ben abituato

L’impianto narrativo risulta dispersivo, allungato e soprattutto poco centrato rispetto agli obiettivi autoriali di tenere insieme thriller classico e conflitto interiore.

“La Casa dei Ricordi” non incanta, non colpisce l’interesse  di nuovo lettore ed alla lunga annoia il  vecchio lettore.

Una seconda puntata che non aggiunge nulla al mondo sospeso di Pietro Gerber, rimasto bloccato dai demoni del proprio passato.

Una lettura che procede “a strappi” dando la sensazione al lettore che questo romanzo sia stato scritto senza avere le idee chiare  di come far evolvere la storia e soprattutto i personaggi.

Donato Carrisi compie, a nostro modesto parere, l’errore d’  insistere su una storia priva dell’adeguato respiro  per realizzare una saga letteraria.

“La Casa dei Ricordi” ci dispiace definirlo un forzato e pretestuoso esercizio autoriale risultando così un deludente lettura di fine anno.

117) Il capo perfetto

Il biglietto d’acquistare per “Il capo perfetto” è : Di pomeriggio

“Il Capo perfetto” è un film di Fernando León de Aranoa. Con Javier Bardem, Manolo Solo, Almudena Amor, Óscar de la Fuente, Sonia Almarcha. Commedia, 115′. Spagna 2021

Sinossi:

In attesa della visita di una commissione che valuterà il vincitore di un importante concorso pubblico, il signor Blanco, padrone di una ditta di bilance, cerca di tenere insieme i pezzi della sua vita privata e lavorativa: interviene personalmente per risolvere i problemi del capo della produzione; mantiene buoni rapporti con la moglie nonostante la tradisca con la nuova stagista; con il capo del personale e la guardia giurata dello stabilimento gestisce la protesta di un ex dipendente licenziato appostatosi ai cancelli; con tagli, cambi di mansioni e decisioni insindacabili fa affari con piglio gentile ma deciso. Blanco è il capo perfetto: un padre buono che vedi i propri dipendenti come dei figli ed è disposto a tutto pur di salvare l’azienda…

Recensione:

Nel 2021 un imprenditore può ancora essere anche amico, confidente, “padre” per i propri dipendenti? È possibile trovare un compromesso tra gli interessi del padrone e quelli degli operai? Insomma, il capo perfetto esiste?

Nel corso degli anni diversi registi – il primo che ci viene in mente è senza dubbio l’inglese Ken Loach – hanno raccontato le trasformazioni stranianti del mondo del lavoro, che somiglia sempre più a una nuova forma di schiavitù, la ricerca del profitto a ogni costo da parte delle multinazionali, la progressiva riduzione di tutele e diritti dei lavoratori.

Il lavoro è sempre più un’emergenza mondiale che provoca dolore e sofferenza, ciò nonostante Fernando León de Aranoa è riuscito, con creatività, a parlarne nel suo film con piglio agrodolce e cinico ma a tratti anche divertente. continua su

60) La Lista del Giudice (John Grisham)

“La Lista del Giudice” è un romanzo scritto da John Grisham e pubblicato da Mondadori nel Novembre 2021.

Sinossi:

Lacy Stoltz si è trovata troppe volte di fronte a casi di corruzione nella magistratura nel corso della sua carriera di investigatrice presso un’apposita commissione in Florida. A quasi quarant’anni vorrebbe cambiare lavoro, ma proprio quando sembra essersi decisa viene contattata da una donna misteriosa e molto spaventata.

Jeri Crosby si presenta sotto falso nome e sostiene di sapere chi ha assassinato suo padre vent’anni prima, un caso rimasto irrisolto. Ha assolutamente bisogno dell’aiuto di Lacy perché è convinta che l’autore dell’omicidio sia un giudice irreprensibile. Jeri non si è mai persa d’animo, si è messa sulle sue tracce, usando diverse identità, e ha segretamente condotto delle indagini minuziose, scoprendo via via altre vittime uccise nello stesso modo. I suoi sospetti sono più che fondati, ma mancano delle prove schiaccianti perché il giudice in questione è un uomo dall’intelligenza fuori dal comune e molto scaltro, conosce in anticipo le mosse della polizia e soprattutto conosce la legge.

Questa volta Lacy non si trova di fronte a un caso di corruzione: l’uomo che si nasconde dietro la toga potrebbe essere un serial killer. Lacy deve scoprire la verità a tutti i costi senza rischiare di diventare l’ennesima vittima della sua lista.

Appassionante e pieno di suspense, La lista del giudice è il primo thriller di John Grisham su un serial killer e segna il ritorno di Lacy Stoltz, già protagonista de L’informatore (2016).

Recensione:

Essere permalosi ti può rendere la vita difficile.

Il permaloso è una persona imprevedibile.  Se  ritiene d’aver subito un torto è capace di legarsela al dito per molto tempo.

Il permaloso è una persona paziente , sa aspettare per potersi vendicare adeguatamente

Se poi il permaloso si rivela essere un giudice eletto avendo un profilo di sociopatia  con una seconda vita da serial killer, allora è il caso di guardavi le spalle!

John Grisham  scrivendo il suo ultimo romanzo probabilmente si è voluto togliere qualche sassolino dalle scarpe o chissà avvisare in modo creativo qualche suo amico/conoscente.

Scherzi a parte, “La Lista del Giudice” si rivela fin dai primi capitoli molto diverso dai classici legal thriller scritti dal Maestro.

Stavolta il cuore narrativo del romanzo non si basa su processi, indagini, inchieste ufficiali, ma bensì sulla lunga quanto maniacale indagine silenziosa svolta da un parente della vittima sul misterioso assassino.

Stavolta le “autorità” svolgono un ruolo secondario, di supporto alla soluzione di un caso inaspettato quanto complesso.

Grisham riscrive a suo modo l’idea del “Giustiziere della Notte” dandole il volto di una professoressa , di una donna e soprattutto di una figlia che ha dedicato vent’anni della propria vita alla ricerca dell’assassino del padre.

Il lettore abituato allo schema narrativo del Maestro rimarrà spiazzato e magari deluso da questa scelta autoriale.

Personalmente una volta superato l’iniziale “smarrimento letterario” , l’intreccio messo in campo è riuscito nel compito di stimolare la mia curiosità.

La struttura narrativa è divisa in due parti.

Nella prima parte scopriamo il volto e soprattutto le motivazioni  che hanno spinta Jeri a contattare Lacy Stolz e financo ad  ascoltare la propria storia.

Una prima parte in cui il serial killer alias il giudice è il conviviale di pietra descritto come una mente diabolica quanto imprendibile.

La seconda parte invece i ruoli si ribaltano dando voce e spazio ai pensieri ed azioni dell’assassino che per la prima volta sente il fiato sul collo nonostante abbia eretto un muro tecnologico intorno a sé.

La prima parte risulta più interessante, intrigante e ricca di colpi di scena, quanto invece la seconda appare più forzata, frettolosa e stereotipata sul piano narrativo e del climax.

“La Lista del Giudice” è complessivamente un romanzo ben scritto, avvincente, anche se non all’altezza dei migliori “Grisham”. Ma comunque capace di farti “divorare” le pagine in poco tempo e facendoti capire che è sempre consigliabile incrociare sulla propria strada un permaloso duro e puro.

51) The Unforgivable

Il biglietto d’acquistare per “The Unforgivable” è : Di pomeriggio (Con Riserva)

“The Unforgivable” è un film del 2021 diretto da Nora Fingscheidt , scritto da Peter Craig.

Interpreti e Personaggi:

Sinossi:

The Unforgivable, film diretto da Nora Fingscheidt, racconta la storia di Ruth Slater (Sandra Bullock), una donna che, dopo aver scontato 20 anni di prigione per un crimine violento, cerca di reinserirsi all’interno della società. Ma la comunità non dimentica ciò che ha fatto e le persone continuano a etichettarla, farle chiamate minatorie e isolarla. È così che tutti quei posti che un tempo per lei erano casa diventano luoghi ostili, frequentati da giudici severi, che non le perdonano gli errori del passato.
Ruth, però, ha una sola volontà, ovvero una speranza che ha alimentato dentro di sé nel corso di tutti quegli anni in detenzione: ritrovare sua sorella minore Katie, che era stata costretta ad abbandonare dopo il suo reato.

Recensione:

Le sacre scritture invitano al perdono, al porgere l’altra guancia.

In uno Stato di diritto quando ad  una persona è inflitta una pena detentiva, il carcere dovrebbe svolgere contemporaneamente una duplice funzione: punitiva e rieducativa con l’intento d’inserire il detenuto nella società.

La legge stabilisce che una volta scontata pena, qualsiasi detenuto può e deve rientrare in società senza dover subire alcuna discriminazione e/o pregiudizio.

Ma come dice il vecchio proverbio “tra il dire e fare c’è di mezzo il mare”.

In questo caso il mare è  rappresentato dal pregiudizio/ostilità   che l’opinione pubblica cova  nei riguardi  di un ex detenuto  specialmente se macchiatosi di crimini orrendi  come pedofilia o delitti di sangue.

Una convinzione manichea, un’acredine  che è più ben  radicata e condivisa in contrapposizione  a qualsiasi legge sacra o norma di diritto.

Il passato non si dimentica. La gente raramente perdona né tanto meno è disposta a tendere la mano a chi ha ucciso un poliziotto.

Nessuna pena è ritenuta sufficiente per chi ha tolto la vita ad un innocente.

La nostra è una società dura, spietata, feroce sebbene si vanti d’essere aperta, inclusiva ed accogliente.

Gli Stati Uniti, paese delle opportunità, del sogno americano e del riscatto, in questo caso   sembrano essere paradossalmente rimasti ai tempi  della”legge del taglione”.

Un assassino di poliziotti rimane tale anche fuori dal carcere.

La diffidenza , l’odio , l’isolamento diventano un muro sociale oltre che emotivo tra un ex detenuto ed il resto della società  sulla carta abitata da persone giuste ed oneste.

Questo coacervo di idee , sentimenti e pregiudizi rappresenta la base drammaturgica, l’anima creativa ed infine sociologica di “The Unforgivable” che dal 10 dicembre è disponibile su Netflix.

Lo spettatore più cinico sarebbe tentato nell’affermare_ “tutto qui? Quale sarebbe la novità?”.

In effetti lo script di Peter Craig non svela nulla di nuovo,  muovendosi  su un plot piuttosto classico che abbiamo visto  sviluppato , declinato in numerosi film

Potremmo aggiungere che si tratta di vero genere cinematografico in cui l’ex galeotto anche se in questo caso in versione femminile, uscito di galera  per buon condotta dopo vent’anni,  cerca di ricostruirsi una vita e soprattutto di riprendere i rapporti familiari brutalmente interrotti.

Ma se l’idea non è originale,  allora il valore del film dipende in larga parte  da come viene “confezionato” dal regista e soprattutto se e come il percorso di caduta e  redenzione del personaggio è reso credibile    dall’attore  protagonista.

Nel  caso di “The Unforgivable”, il duo  composto da Nora Fingscheidt e  Sandra Bullock, rispettivamente nei ruoli di regista ed attrice si è rivelata complessivamente azzeccata ed adeguata alla mission del progetto.

La Finfgscheidt firma una regia  attenta, essenziale, equilibrata nel dare spazio e voce  alle differenti sensibilità e prospettive, ma evidenziando con forza come il mondo reale sia cosa diverso da quello ideale Una visione della realtà , cruda, spietata  quanto autentica in cui Sandra Bullock  si è calata magistralmente , indossando  con grande intensità e sofferta  i panni di Ruth Slater.

Una donna la cui esistenza è ormai segnata  negativamente dal giorno dell’omicidio.

Ruth  ha scontato la sua pena, ma è ancora una reietta agli occhi della società , nonostante  che fin dal primo giorno di libertà abbia optato per un basso profilo.

Bullock si muove con carisma e forza sulla scena, sebbene fornisca una performance vocata alla sottrazione rispetto al passato.

Sandra Bullock ha dimostrato di saper trasmettere emozioni, angosce e rabbia utilizzando solo lo sguardo.

L’intolleranza si nutre delle paure e del giustizialismo all’americano  sostenuto dai  parenti delle vittime che  lo reputano come l’ unica forma di giustizia e d’ sollievo per la loro perdita.

Un ex galeotto può invece reclamare  i propri diritti e soprattutto la possibilità di rifarsi una vita?

Il salto di qualità narrativo ed emozionale di “The Unforgivabile” da “vedibile” a “complessivamente consigliato” avviene nella parte finale in cui la verità dei fatti  inaspettatamente ribalta la verità giudiziaria, facendo diventare Ruth da reietta a coraggiosa e nobile martire.

Un cambio di prospettiva ben costruito quanto spiazzante sul piano emozionale che la regista e soprattutto la Bullock rendono davvero efficace sulla scena senza però eccedere nel retorica buonista.

Non volendo rovinarvi la sorpresa, non aggiungiamo altro.

“The Unforgivable” è un film consigliato per chi non crede al di là del proprio naso  affidandosi esclusivamente alle ingannevoli apparenze.

50) Encounter

Il biglietto d’acquistare per “Encounter” è : Neanche regalato (Con Riserva)

“Encounter” è un film del 2021 diretto da Michael Pearce , scritto da Michael Pearce e  Joe Barton e  con Riz AhmedOctavia SpencerJanina GavankarRory CochraneKeith Szarabajka.

Sinossi:

Un veterano dei marine, Malik, è convinto che sia in corso una invasione di microrganismi alieni, diffusi dagli insetti. Protetto dall’insetticida che si spruzza addosso, raggiunge i suoi figli che vivono la sua ex e il suo nuovo compagno e li porta via nella notte. Insieme a loro affronta un lungo viaggio nel cuore dell’America, ma incontra diversi problemi lungo il percorso che mostrano ai figli la sua precaria condizione mentale. Inoltre l’FBI mette in piedi una imponente caccia all’uomo per catturarlo, a cui cerca di partecipare anche la sua responsabile della libertà vigilata, l’unica convinta che l’uomo non sia una reale minaccia per i suoi figli.

Recensione:

Al termine di ogni anno solare potrei fare un elenco di film che spaccano in due la critica ovvero da una parte gli altri e dall’altra il sottoscritto,

Con il passare degli anni, la lista dei film “divisivi” aumenta sempre più, segno evidente che il gusto e la capacità di critica uno dei due schieramenti sta peggiorando.

Inutile sottolineare chi  ritenga “in errore” tra i due.

“Encounter” di Michael Pearce  entra pienamente in questa  controversa lista,  puntando decisamente al vertice della classifica.

Ammettendo delle  serie difficoltà nel valutare questa pellicola, ho voluto leggere sul web i giudizi dei colleghi più stimati e colleghi.

Non l’avessi mai fatto! Per la maggior parte di loro “Encounter” è: “un film imperdibile” “ meritevole di fare incetta di Oscar “ stilisticamente perfetto e sebbene sia confuso e dispersivo sul piano drammaturgico riesce  magistralmente nel compito di catturare ed avvolgere lo spettatore fino all’ultimo fotogramma”

Riz Ahmed” si conferma attore talentuoso, poliedrico e dotato di fascino e carisma scenico”.

Ho riletto più volte alcuni pezzi, perché non credevo ai miei occhi.

Il caso è semplice quanto sconvolgente: chi ha  visto un altro film?

“Encounter” sulla carta e successivamente  nella parte iniziale della messa in scena rivela un certo grado d’attrazione e curiosità confondendo abilmente le idee allo spettatore su  cosa stia  realmente vedendo.

Ma è proprio qui che iniziano le dolenti note per il film e soprattutto per i colleghi

Micheal Pearce e Joe Barton  mischiano le carte dello script facendoci credere d’essere di fronte ad un film di fantascienza ed in particolare che sia in atto una  misteriosa invasione aliena in cui crede solamente l’ex marine Malik.

Un  preludio narrativo , visivo e stilistico decisamente accattivante e stimolante , ma che si dimostra, ahimè, creativamente  un “fuoco di palia”

Infatti quando  il tema dell’invasione aliena viene dato come perno del racconto, eccolo  scomparire inesorabilmente  a  favore di dramma familiare  caratterizzato dal  rapimento dei figli e dalla folle  fuga in auto  da parte di Malik.

Fantascienza o dramma familiare? Invasione aliena o follia umana?

Contagio misterioso o psicosi in atto?

Lo spettatore  si sente spaesato, confuso  scettico di fronte ad un intreccio narrativo caotico ed inconcludente.

E come se i  due sceneggiatori non avendo chiaro quale direzione far prendere al film abbiano tenuto insieme nello script due generi differenti , rimanendo vittima della loro stessa ambizione autoriale.

Il vecchio proverbio “Né carne ne pesce” è perfettamente calzante per il “ caso Encounter”  , evidenziando una serie di contraddizioni narrative e forzature registiche.

L’intenso e bravo Riz Ahmed insieme  con gli altri validi interpreti ci prova a mantenere in piedi questa storia, dandogli un senso, credibilità e soprattutto un tasso d’empatia, ma alla lunga  anche il cast artistico rimane travolto da uno script insipido e  con finale prevedibile e banale

“Encounter” è uno di quei film  che sebbene acclamati dalla critica, poco o nulla lascia del suo passaggio nella memoria e cuore del pubblico.

E’ in  ultima analisi un “ incontro”  cinematografico  , a nostro modesto parere, evitabilissimo sotto  queste feste di Natale.

59) Il Codice dell’Illusionista (Camilla Läckberg e  Henrik Fexeus )

“Il Codice dell’Illusionista” è un romanzo scritto da Camilla Läckberg e  Henrik Fexeus  e pubblicato nel Novembre 2021 da Marsilio Editore.

Sinossi:

Quando una donna viene trovata morta in una cassa di legno con il corpo trafitto da spade, la polizia di Stoccolma è frastornata: difficile capire se si tratti di un gioco di prestigio finito in tragedia o di un macabro rituale omicida. Le indagini vengono affidate a una squadra speciale: un gruppo eterogeneo di agenti scelti – e allergici alle procedure istituzionali – tra i quali spicca per doti investigative Mina Dabiri. Proprio Mina suggerisce di coinvolgere nel caso Vincent Walder, un famoso mentalista, profondo conoscitore del linguaggio del corpo e del mondo dell’illusionismo. Insieme si mettono sulle tracce del killer, ma la personalità di entrambi, segnata da piccole e grandi ossessioni e da segreti inconfessabili, ingarbuglia la caccia, anche perché il loro stesso passato si rivela connesso in modo inquietante al caso. E prima che la situazione precipiti, l’unica arma a disposizione dei due investigatori per impedire all’assassino di uccidere ancora è anticipare le sue mosse: solo comprendendo a fondo la sua follia, infatti, potranno mettervi fine. In questo primo, esplosivo episodio di una serie che è già un fenomeno internazionale, la straordinaria abilità di Camilla Läckberg di scavare negli abissi dell’animo umano incontra le competenze psicologiche di uno dei più apprezzati mentalisti del mondo per dare vita a un’originalissima coppia di investigatori: Mina Dabiri e Vincent Walder, la poliziotta misofoba e il mentalista esperto di misteri numerici, in lotta contro un serial killer spietato, e contro i propri demoni.

Recensione:

Ammetto d’avere un pregiudizio letterario nei riguardi dei romanzi scritti da più autori.

Dal basso della limitata  esperienza da lettore , ogni qualvolta che mi sono imbattuto in un romanzo a quattro mani ho riscontrato criticità strutturali e stilistiche dirette conseguenze di un mancato accordo autoriale e/o incapacità di adattarsi alle reciproche esigenze di scrittura.

Se poi devo dirla tutta, sono  stati in particolar modo i  romanzi i gialli a rivelarsi narrativamente deludenti e creativamente incompiuti.

Sebbene fossi scettico ho voluto leggere “Il Codice dell’Illusionista” dando fiducia a Camilla Lackberg, ritornata al suo genere dopo la deludente parentesi degli ultimi romanzi.

Ovviamente non avevo idea chi fosse il mentalista Henrik Fexeus, avendo però ben chiaro nella memoria questa figura professionale grazie alla magnifica serie TV “The Mentalist” andato in onda per 7 stagioni tra il 2008 e 2015 con protagonisti : Simon Barker e Robin Tunney.

Nella serie Tv  Barker interpretava il ruolo del Mentalista  e la Tunney quella della poliziotta.

Quindi è stato quasi inevitabile, da vecchio teledipendente, mentre leggevo il romanzo immaginare quella coppia sulla scena.

“Il Codice dell’Illusionista” è complessivamente un discreto thriller,  probabilmente l’inizio di una saga che la neo coppia autoriale si augura di scrivere nei prossimi anni.

“Il Codice dell’Illusionista” sul piano drammaturgico si presenta come  un thriller classico  avendo un serial killer da scovare, una scia di omicidi orribili quanto particolari che  due personaggi dal passato piuttosto tribolato e caratterizzati da manie ed ossessioni hanno il compito di far terminare.

“Il codice dell’Illusionista” mi ha ricordato, stavolta in chiave cinematografica, “Seven” di David Fincher puntando molto sull’atmosfera misteriosa, simbolica , quasi diabolica del killer.

È stata una lettura abbastanza avvincente, scorrevole ed a tratti incalzante, ma non esente da una certa prolissità in alcuni passaggi che hanno appesantito il racconto.

La sensazione che il duo Lackberg-Fexeus si sia davvero forzato nella divisione dei compiti e dei capitoli evitando il più possibile il “cortocircuito”

Un tentativo lodevole ma che nei fatti solo in parte  riuscito, vista la lunghezza esagerata del romanzo (712 pagine) .

Il climax emotivo e narrativo subisce  i troppi “stop and go” dovendo stare dietro al bilanciamento delle pagine attribuite ai due autori.

Lackberg e Fexeus appaiono così frenati nello stile , allungando un’indagine che poteva essere “risolta” brillantemente con la metà delle pagine.

In conclusione il mio giudizio è un Ni a questa nuova collaborazione, con l’augurio che il prossimo romanzo possa essere “scevro” di queste criticità e limiti acquisendo così maggiore forza ed appeal come merita una coppia dal grande potenziale umano e letterario.

49) And just like that

“And just like that” è una serie ideata da Darren Star. Con Sarah Jessica Parker, Cynthia Nixon, Kristin Davis, Mario Cantone, David Eigenberg, Willie Garson. Commedia romantica. USA. 2021-in produzione

Recensione:

Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni, diceva Oscar Wilde. Per le serie televisive una delle tentazioni irresistibili è sicuramente la reunion o tuffo nel passato. D’altra parte c’è poco da fare: chi non vorrebbe, a distanza di anni, provare ancora una volta il piacere di interpretare un ruolo che ha regalato grandi soddisfazioni e successi?

La pandemia, paradossalmente, ha accentuato questa moda televisiva, col pubblico sempre più bisognoso di normalità e di ricordare la bellezza del mondo prima del Covid. E così nel 2021 abbiamo visto tornare “Friends”, “Dexter”, “CSI”. E adesso le – ex- ragazze di “Sex & the City” in “And just like that”, disponibile su Sky Serie e NOW dal 9 dicembre.

L’attesa intorno al sequel della fortunatissima serie – vista anche la mancata presenza di Kim Cattrall alias Samantha Jones – era altissima. “Sex & the City” è stato una pietra miliare della serialità che ha sdoganato il sesso con ironia. Uno spaccato della società di fine anni ‘90/inizio 2000 e quattro protagoniste divenute iconiche – come le rispettive attrici.

Alla luce di tutto questo, era necessario realizzare un sequel? Avevamo davvero bisogno di vedere Carrie, Charlotte e Miranda ormai cinquantenni, alle prese con figli, mariti e nuovi lavori? Ambientare la serie nella New York City post-Covid sarebbe stato credibile? continua su

116) Sull’isola di Bergman

Il biglietto d’acquistare per “Sull’isola di Bergman” è : Di pomeriggio (Con Riserva)

“Sull’Isola di Bergman” è un film di Mia Hansen-Løve. Con Vicky Krieps, Tim Roth, Mia Wasikowska, Anders Danielsen Lie, Anki Larsson. Drammatico, 112′. Francia 2021

Sinossi:

Chris e Tony si amano da molto tempo ma qualcosa è svanito senza danneggiare quello che rimane. Nella vita crescono una figlia e dirigono film. Lui scrive di fantasmi, lei di amori impossibili. In cerca di quiete e di un luogo separato per lavorare ai rispettivi progetti, sbarcano a Fårö, l’isola di Ingmar Bergman divenuta luogo di culto e di attrazione turistica per gli amanti del cinema. Si installano nella casa dell’autore svedese e dormono nel letto di “Scene da un matrimonio”, partecipano a proiezioni e tavole rotonde, fanno escursioni e scoprono i luoghi filmati da Bergman. Penna alla mano, avanzano nelle rispettive sceneggiature bruciando i confini tra realtà e finzione. La prima nutre la seconda sotto gli auspici dell’artista che venerano.

Recensione:

Essere una coppia non è mai un “esercizio semplice”, essendo la quotidianità un costante e arduo banco di prova. Se poi due persone, oltre che la vita sentimentale, condividono quella lavorativa… ecco che i problemi si moltiplicano a dismisura.

E che dire delle coppie cosiddette “artistiche”, quelle formate da attori, cantanti, registi, musicisti. Per loro è tutto ancora più difficile, perché da una parte ci sono le tentazioni dovute alla sovraesposizione mediatica dall’altra i conflitti e le umane gelosie, se magari uno ha più successo dell’altro. continua su

115) Cry Macho – Ritorno a Casa

Il biglietto d’acquistare per “Cry Macho” è : Di pomeriggio

“Cry Macho” è un film del 2021 diretto da Clint Eastwood, scritto da Richard NashNick Schenk, basato sull’omonimo romanzo di Richard Nash

Interpreti e Personaggi

Clint Eastwood : Miko

Eduardo Minett Rafa

Sinossi:

Cry Macho, il film diretto da Clint Eastwood, ambientato nel 1978, segue la storia di Miko (Clint Eastwood), ex campione di rodeo e addestratore di cavalli. Trovandosi in difficoltà economiche, per guadagnare soldi facili, Miko decide di accettare dal suo ex capo, l’incarico di riportare a casa in Texas, Rafa (Eduardo Minett), il giovane figlio dell’uomo, per proteggerlo dalla madre messicana schiava dell’alcol.

Sulla strada del ritorno dal Messico verso il Texas, Miko e Rafa, si conoscono meglio e diventano amici. I due si troveranno ad affrontare avventure e pericoli inaspettati e se da una parte il viaggio rappresenterà per il giovane ragazzo motivo di crescita e conoscenza, per l’anziano allevatore sarà invece un’occasione per liberarsi dai peccati commessi durante la sua esistenza.

Recensione:

Chi è il Macho?

 L’uomo duro, forte, carismatico , conquistatore di donne? L’uomo  tutto di un pezzo a cui tutto è concesso?

Ai tempi del Far West il cowboy incarnava la figura del macho , un uomo che pesava le parole e generalmente  per  redimere ogni questione utilizzava  la pistola.

Il mito del “macho” oggi è pressoché tramontato, lasciando il posto alle triste caricature e macchiette di questa figura iconica utilizzata   spesso  in campo cinematografico.

Clint Eastwood ha incentrato gran parte della sua leggendaria carriera da attore sulla figura del cowboy taciturno, schivo . duro quanto giusto ed onesto.

Sergio Leone  sbagliando clamorosamente coniò per l’attore americano la celebre frase” Clint Eastwood ha due espressioni: con o senza cappello”.

Gli anni successivi hanno dimostrato come Clint Eastwood non solo sia stato un grande regista ma anche un attore capace d’emozionare e sorprendere in ruoli diversi e ricchi di umanità e sensibilità.

Gli ultimi film di Clint Eastwood come regia ed attore sono stati caratterizzati dall’utilizzo del corpo del vecchio regista come strumento di racconto, mostrando il tramonto del vecchio cowboy od in più generale la coerenza e stile di vita di una generazione ormai in via d’estensione.

Clint Eastwood è uno dei pochi cineasti  viventi che ama raccontare la vita senza utilizzare stratagemmi narrativi improbabili.

Ci piace definirlo un realismo di stampo eastwoodiano che divide, spacca in due il pubblico: amandolo o detestandolo

Il suo  è un cinema essenziale, diretto, semplice giocato sui silenzi, sugli sguardi, sulla fisicità  del personaggio in cui lo script può risultare povero, esile, ma che  poi nei fatti trasmette densità, potenza e coinvolgimento emotivo

“Cry Macho” è un film che segue fedelmente questi dettami portando lo spettatore indietro fino al Messico del 1980. In questo contesto storico, culturale ed ambientale si muove il personaggio di Miko, un vecchio cowboy chiamato a saldare un debito di riconoscenza con il suo ex capo.

Clint Eastwood riprende i panni dell’’Eastwood di leoniana memoria, ma aggiungendogli quella saggezza e sensibilità frutto del tempo e del cambio di registro e pensiero che l’uomo prima ancora dell’attore ha compiuto,  rendendo il personaggio di Miko incredibilmente tenero e protettivo dietro  quell’apparente corazza respingente.

Il macho nel nostro  è il gallo funge il ruolo di unico amico di Rafa, il  ragazzino coprotagonista del film e complessivamente apprezzabile come spalla del vecchio Clint.

“Cry Macho” è un film  lento, a tratti quasi fermo  rischiando d’esasperare il pubblico amante del genere western. Si rimane inizialmente spiazzati dall’assenza o quasi di pathos ed action in una storia di fuga sulle strade desolate e pericolose del Messico.

Ma è qui che si rivela il talento ed esperienza registica di Clint Eastwood nello spiegare e far comprendere il senso del film con i suoi tempi e modi.

“Cry Macho” è una storia d’amicizia, di crescita interiore e pacificazione raccontata con delicatezza e sottovoce evidenziando con pacato disincanto  come il machismo sia alla lunga  una grande idiozia.

“Cry Macho” è un film che va gustato, aspettato senza farsi prendere dalla frenesia e dal rumore imperante nel cinema d’oggi, apprezzando in scena un vecchio Maestro come Clint Eastwood che alla tenera età di 92 anni non si tira indietro nel tirare un pugno a uomo o corteggiare una bella donna.

“Cry Macho” è la quinta ’essenza del cinema eastwoodiano che finché è possibile va visto ed ammirato.