122) Resina

“Resina “ è un film del 2018 diretto da Renzo Carbonera, scritto da Renzo Carbonera ed Alessandro Bandinelli, con : Maria Roveran, Thierry Toscan, Jasmin Mairhofer, Andrea Pennacchi, Alessandro Averone, Mirko Artuso, Diego Pagotto, Eugenia Sartori.

Sinossi:
Un coro di uomini. Un direttore donna. Una famiglia e una piccola comunità che hanno bisogno di ritrovare il senso d’unione per affrontare la sfida del domani. La giovane violoncellista Maria è delusa dallo spietato mondo della musica. Ritorna al paesino di montagna delle sue origini, una piccola enclave isolata dove si parla ancora una lingua arcaica: il cimbro. Qui trova una situazione familiare complessa e una piccola comunità alle prese con i primi effetti del cambiamento climatico. Quasi per caso, o forse perché è impossibile non trovarsi all’unico bar della piazza, Maria entra in contatto con il glorioso coro polifonico maschile di cui faceva parte suo nonno. In realtà ora il tutto è in completo disarmo, affidato a una manciata di strampalati ubriaconi da bar, e Quirino è l’unico di loro a non volersi arrendere all’evidenza: sogna ancora di partecipare a un fantomatico concorso canoro, in grado di riportarli all’antico splendore. Per fare questo chiede aiuto a Maria, e lei accetta la sfida perché sotto sotto cerca un modo per riavvicinarsi al mondo della musica. Un caleidoscopio di personaggi tinge di ironia e ritmo il racconto di un piccolo mondo, alle prese con lo spauracchio del cambiamento climatico, e con la determinazione di Maria. Ne emerge la storia di una giovane donna in un mondo di uomini.

Recensione:
Le piccole comunità siano esse montanare, campagnole o di mare , rappresentano un piccolo grande mondo in cui fioriscono rapporti e relazioni , si alimentano rivalità e litigi tra gli abitanti . Ed è soprattutto un luogo dove ancora si tramandano racconti e tradizioni dal sapore antico ed unico difficilmente comprensibili per uno “straniero”.
“Resina” di Renzo Carbonera tenta di raccontare e soprattutto di mostrare al mondo esterno una piccola grande storia di bellezza e semplicità, che possiamo ormai leggere solamente nei romanzi.
“Resina” è narrativamente ispirato alle vicende recenti del Coro Polifonico di Ruda, un coro friulano che vanta una tradizione austro-ungarica più che centenaria che ha saputo anche reinventarsi fino a entrare a pieno titolo nel novero dei 5 migliori cori maschili al mondo da 10 anni a parte, e a vincere ben due volte le olimpiadi corali nella sua categoria. Il coro di Ruda è un coro composto da 40 voci maschili, e un grande merito dei suoi successi va attribuito, come in ogni coro, al suo direttore. In questo caso una donna, la musicista Fabiana Noro.
Una storia di successo ignota al sottoscritto ed immagino alla maggioranza degli italiani, che ha permesso la necessaria spinta creativa ed urgenza drammaturgica ai due sceneggiatori di scriverne la genesi ed in che modo un semplice coro di montagna sia stato capace di divenire quello che è oggi.
“Resina” è una pellicola particolare, intima, esistenzialista, oseremo dire quasi naturalista nel voler insistere forse anche troppo nel simbiotico e metaforico rapporto con le montagne, le vallate, i colori, i rumori ed i silenzi di una piccola comunità fuori dal tempo e dallo spazio.
“Resina” è narrativamente una pellicola semplice, lineare, spartana nei dialoghi ed esile nell’intreccio, puntando per lo più sulla fisicità e presenza scenica degli attori e la bellezza e forza della musica che lo spettatore può ascoltare durante le scene del coro.
“Resina” è una pellicola probabilmente destinata a un pubblico elitario, amante di un cinema autoriale, sofisticato e soprattutto di musica corale. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-63/

121) Lazzaro Felice

Il biglietto da acquistare per “Lazzaro felice” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

“Lazzaro Felice” è un film di Alice Rohrwacher. Con Adriano Tardioli, Alba Rohrwacher, Tommaso Ragno, Luca Chikovani, Agnese Graziani, Sergi López, Natalino Balasso, Nicoletta Braschi. Drammatico, 130′. Italia, 2018

Sinossi:

La Marchesa Alfonsina de Luna possiede una piantagione di tabacco e 54 schiavi che la coltivano senza ricevere altro in cambio che la possibilità di sopravvivere sui suoi terreni in catapecchie fatiscenti, senza nemmeno le lampadine perché a loro deve bastare la luce della luna. In mezzo a quella piccola comunità contadina si muove Lazzaro, un ragazzo che non sa neppure di chi è figlio ma che è comunque grato di stare al mondo, e svolge i suoi inesauribili compiti con la generosità di chi è nato profondamente buono. Ma qual è il posto, e il ruolo, della bontà fra gli uomini?

Recensione:

A sentire il nome Lazzaro a molti verrà in mente uno dei miracoli compiuti da Gesù secondo quanto riportato dai Vangeli, la resurrezione del lontano parente, morto da quattro giorni.

Dimenticate ogni riferimento biblico. Alice Rohrwacher, con il suo terzo lungometraggio “Lazzaro felice” presentato in concorso al 71° Festival di Cannes, firma una favola moderna e surreale sulle contraddizioni che soffocano l’Italia di oggi, e sui problemi che a una persona possono portare eccessiva bontà, gentilezza e generosità.

Il protagonista (Tardioli) è un contadino giovane e ingenuo, incapace di sottrarsi allo sfruttamento lavorativo e umano che vive nell’azienda agricola Inviolata, a opera soprattutto della crudele e avida Marchesa (Braschi).

Non è specificato in quale parte d’Italia si svolga la storia, ma prima di relegare il tutto a mera opera di fantasia darei un’occhiata ai quotidiani locali.

“Lazzaro felice” di articola in due parti distinte: la prima agricola, la seconda cittadina. A fare da trait d’union il personaggio di Lazzaro, che resta coerente con il proprio modo di fare e le proprie convinzioni anche al mutare dello scenario.

Lazzaro – magistralmente interpretato dal sorprendente Adriano Tardioli – è il mezzo attraverso cui la regista mostra allo spettatore quanto spregevoli, egoisti e calcolatori siano le persone ancora oggi. Il Medioevo è passato da tempo, la schiavitù è stata abolita, eppure lo sfruttamento è una piaga che gode di ottima salute.continua su

http://paroleacolori.com/lazzaro-felice-terzo-film-per-alice-rohrwacher/

120) L’Università del crimine (Petros Markaris)

“L’Università del crimine” è un romanzo scritto da Petros Markaris e pubblicato da “La Nave di Teseo” nell’Aprile 2018.

Sinossi:
Una notizia improvvisa scuote il commissariato di Kostas Charitos: il direttore Ghikas va in pensione e lascia proprio a Charitos il comando temporaneo della Centrale di polizia di Atene. Ma il commissario più famoso di Grecia non ha tempo di festeggiare la promozione. Viene infatti ucciso il ministro per le Riforme: nella rivendicazione si legge che il politico, già stimato professore universitario, è stato ucciso perché ha tradito la sua missione di docente per fare carriera politica, venendo così meno ai suoi doveri verso gli studenti. L’aria in città è tesa, ma Charitos e l’amata moglie Adriana assaporano una nuova felicità perché la figlia Caterina li renderà presto nonni, così si rilassano frequentando tre nuove amiche dalla simpatia irresistibile, conosciute durante una vacanza in Epiro. Qualche giorno dopo viene ucciso con un’iniezione letale un altro ministro, ex docente anch’egli. Quando spunta il cadavere di un terzo professore, la situazione sembra andare fuori controllo: il governo chiede un’immediata svolta alle indagini che, tuttavia, continuano a brancolare nel buio. Kostas Charitos deve abituarsi in fretta alle responsabilità del suo nuovo ruolo per venire a capo di un intrigo tra politica e università che lo vede coinvolto in prima persona, un gioco pericoloso in cui nulla è come appare.
Recensione:
Il sapere, la conoscenza, lo studio sono gli strumenti a disposizione dell’uomo per diventare una persona migliore.
Una società istruita, colta e consapevole sarà certamente una società meno conflittuale, egoistica ed avida di potere.
Sono concetti e principi, sulla carta, assolutamente condivisibili, ma non pronunciateli, a voce alta e soprattutto alla presenza dello scrittore Petros Markaris. Quest’ultimo potrebbe avere una reazione molto brusca e poco intellettuale.
La nuova indagine del commissario Kostas Charistos infatti non è altro che un saggio critico e spietato del sistema universitario greco, sotto le mentite spoglie, di un anomalo thriller.
Charistos si ritrova a dover indagare sugli omicidi di tre illustri professori universitari “rei”, secondo i misteriosi quanto colti assassini, d’aver tradito la nobile causa universitaria in favore della corrotta politica.
Tre Professori accusati d’ “Alto Tradimento” culturale, giustiziati utilizzando le loro debolezze umane ed intime.
Gli assassini agiscono nella “folle” convinzione di dare un messaggio chiaro e forte: L’Università non è un porto di mare né un albergo in cui andare e tornare, a seconda degli interessi e convenienze.
Petros Markaris punta il dito contro il malcostume dei professori greci di farsi sedurre dalla politica abbandonando i propri studenti e soprattutto l’Università, sempre più povera e decadente, sotto ogni punto di vista
Il lettore italiano leggendo questo romanzo non potrà non sorridere amaro, assistendo alle convulse ore per la controversa nascita di governo guidato prof Conte e sui presunti diktat sul nome del professore Savona come possibile ministro dell’Economia.
“L’Università del Crimine” è un saggio divenuto thriller nel voler conferire maggiore forza, pathos e teatralità all’impianto accusatorio costruito da Markaris nei confronti dell’élite universitaria.
Markaris non perdona il tradimento culturale ed etico compiuto da numerosi studiosi e professori, attratti fatalmente dalla Politica nelle vesti di una novella Circe.
Un passaggio del colloquio tra il commissario Charistos e Seferoglou, vecchio professore universitario greco in pensione, rivela ed evidenzia più d’altri la vera e profonda essenza drammaturgica e sociologica del romanzo ideato e poi messo in scena in modo acuto e magistrale da Markaris.
“…Forse lei mi può spiegare quel che sto cercando di capire e che nessuno, fino a questo momento, è riuscito spiegarmi. Com’è possibile che un uomo che ha passato tutta la vita all’università, tra lezioni e lavoro intellettuale, abbandoni studenti e colleghi, cancelli tutto per l’ambizione di diventare ministro?…
.. Ai giorni nostri non esistono più gli studiosi. Ci sono rimasti gli intellettuali”
“E che differenza c’è?”
Gli studiosi sono uomini e donne che vivono nelle biblioteche, studiano e producono lavoro scientifico. Gli intellettuali sono specialisti in generalizzazioni e, soprattutto sono convinti di possedere un sapere esteso a tutto lo scibile umano.
Gli studiosi hanno conoscenze; gli intellettuali hanno opinioni che amano esprimere in ogni occasione…Non ci sono più studiosi, così come non ci sono più professori d’università…
…Esistono universitari, come esistono commercialisti, bancari, poliziotti come lei…I professori d’università sono stati assimilati agli universitari in generale, come gli studiosi agli intellettuali. Il cerchio si è chiuso”

Le amare e lucide parole dell’immaginario professore rappresentano la delusione e soprattutto il pessimismo dell’autore sul futuro Grecia e soprattutto dell’inadeguatezza di chi aspira a diventarne classe dirigente.
Una rabbiosa rassegnazione diffusa e comune, purtroppo. anche tra gli altri cittadini europei.

119) Sergio e Sergei: Il Professore e il Cosmonauta

Il biglietto da acquistare per “Sergio & Sergi – Il professore e il cosmonauta” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).

“Sergio e Sergei: Il Professore e il Cosmonauta” è un film di Ernesto Daranas. Con Tomás Cao, Héctor Noas, Ron Perlman, Yuliet Cruz, Mario Guerra. Drammatico, 93′. Spagna, Cuba 2017

Attraverso uno scambio di frequenze radiofoniche, l’astronauta russo Sergei, che sta vivendo la sua personale odissea nello spazio, entra in contatto con Sergio, un radioamatore e professore universitario di filosofia marxista che sta vedendo rompersi il sogno comunista a Cuba. Non potendo rientrare sulla terra per mancanza di fondi dell’agenzia spaziale, Sergei chiede a Sergio di aiutarlo. Il cubano chiede a sua volta aiuto a un amico con cui è in contatto via radio, un enigmatico americano che coinvolge la Nasa

Recensione:

Nei libri di storia contemporanea il giorno 25 dicembre 1991 è evidenziato con il circoletto rosso. Alle 18.00, Michail Gorbačëv si dimise da presidente dell’URSS e alle 18.35 la bandiera sovietica sopra il Cremlino fu ammainata e sostituita con il tricolore russo.

Il mondo intero si fermò davanti alla TV per assistere al momento che segnò la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, che sarebbe stata ancora più turbolenta e incerta, ma insomma… Per molti fu la fine di un incubo, per altri quella di un’ideologia a cui avevano dedicato la vita. Gli storici concordano che la portata dell’evento sia stata enorme, con conseguenze a livello globale.

“Sergio & Sergei – Il cosmonauta e il professore” di Ernesto Daranas permette allo spettatore nostalgico di tornare indietro nel tempo, rivivendo quel cruciale passaggio storico da una particolare e originale prospettiva: lo sguardo malinconico di Sergei, ultimo cosmonauta sovietico.

Invece i giovani, nati e cresciuti con i social network, avranno l’opportunità di scoprire come fosse possibile costruire solidi legami d’amicizia con persone di altri Paesi anche senza usare Internet e i cellulari, grazie a un misterioso apparecchio: la radio.

Il film racconto la nascita di una sincera e profonda amicizia tra due uomini molto diversi e letteralmente distanti – il professore cubano Sergio e il cosmonauta Sergei -, accomunati dal fatto di aver creduto all’ideologia comunista. La dissoluzione dell’URSS li spinge a riconsiderare le rispettive vite. continua su

http://paroleacolori.com/sergio-e-sergei-il-professore-e-il-cosmonauta-storia-di-unamicizia-improbabile/

 

118) Nobili Bugie

“Nobili Bugie” è un film di Antonio Pisu. Con Claudia Cardinale, Raffaele Pisu, Giancarlo Giannini, Ivano Marescotti, Federico Tolardo. Commedia, 100′. Italia 2016

Sinossi:

Seconda guerra mondiale. Il film narra le vicende di una famiglia di nobili decaduti e dei loro intricati affari con una famiglia di ebrei rifugiati presso la loro residenza in cambio di denaro. Le vicende narrate sono anche l’occasione per risalire alle radici del Bologna Football Club con un omaggio speciale a una sua stella, il grandissimo Árpád Weisz che fu vittima del nazismo.

Recensione:

Devo confessare che avevo un pregiudizio nell’affrontare la visione di “Nobili bugie”: ero quasi certo mi sarebbe toccato scrivere una desolante recensione sull’ennesima, inutile commedia italiana, con tanto di arrampicate sugli specchi per salvare qualcosa – la prova del cast, oppure la regia di Antonio Pisu.

Sarei un disonesto se non ammettessi, invece, che la visione del film è stata nel complesso divertente, piacevole e accattivante dall’inizio alla fine.

I meriti vanno equamente divisi rea un cast convincente, e una sceneggiatura equilibrata, lineare e coraggiosa che definisce una commedia degli equivoci costruita su tematiche delicate e controverse (leggi razziali e Olocausto) senza mai perdere di vista il giusto tono d’ironia e di garbo.

“Nobili bugie” è un tragicomico affresco dei peggiori comportamenti manifestati dagli italiani durante il secondo conflitto mondiale, una sorta di amara parodia del celebre e magnifico “Schindler’s ‘list” di Steven Spierlberg.

Lo spettatore sarà tentato di detestare amabilmente il duca Pier Donato Martellini (Pisu) e la consorte, la duchessa Romola Valli (Cardinale), convinti che la vita di un nobile si riduca a feste, gioco d’azzardo e nullafacenza. Ridotti in miseria, nella villa svuotata di ogni oggetto di valore, offrono rifugio a una famiglia ebrea in fuga in cambio d’oro. E neppure la fine del conflitto li porta a liberare gli ospiti, divenuti fonte di sostentamento – e prigionieri. continua su

http://paroleacolori.com/nobili-bugie-una-commedia-dissacrante-che-non-ha-paura-di-osare/

117) Hotel Gagarin

“Hotel Gagarin” è Un film di Simone Spada. Con Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Silvia D’Amico. Commedia, 93′. Italia 2018

Sinossi:

Cinque italiani squattrinati e in cerca di successo vengono convinti da un sedicente produttore a girare un film in Armenia. Appena arrivati all’hotel Gagarin, un albergo isolato nei boschi e circondato soltanto da neve, scoppia una guerra e il produttore sparisce con i soldi. I loro sogni vengono infranti, ma nonostante tutto la troupe trova il modo di trasformare questa esperienza spiacevole in un’occasione indimenticabile, che farà ritrovare loro la spensieratezza e la felicità perdute.

Recension

Un vincitore è solo un sognatore che non si è mai arreso, recita una celebre frase del Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela. Ma com’è la vita di un uomo senza sogni? Un uomo che si è arreso oppure non ha il coraggio di immaginare per sé qualcosa di diverso dalla propria – magari triste – quotidianità?

Il cinema è la fabbrica dei sogni per eccellenza, e grazia a lui anche le persone più semplici possono permettersi di viaggiare e scoprire luoghi mai visti prima, siano essi reali o meno.

“Hotel Gagarin”, dell’esordiente Simone Spada, è un omaggio a questa nobile funzione della settima arte, oltre a essere un intenso, corale e sincero invito a non smettere mai di sognare e credere in una seconda possibilità.

La storia è quella di un eterogeneo gruppo di italiani, accomunati dal fatto di essere infelici e considerati marginali e falliti dalla società, prede perfette, quindi, per un discutibile produttore cinematografico che progetta di realizzare, con fondi europei, una pellicola ambientata in Armenia.

Gli sceneggiatori giocano e ironizzano sul mal costume tutto italiano di presentare improponibili progetti all’Unione Europea con l’intenzione truffaldina di intascarne i fondi senza poi realizzare in pratica niente di concreto.

“Hotel Gagarin” rivela di possedere una doppia anima creativa e una duplice identità drammaturgica. Da una parte è la classica commedia leggera, ironica e malinconica costruita sulle contraddizioni e i limiti della nostra società e degli italiani, ben rappresentati da un cast di talento e personalità, dove spicca la performance di Silvia D’Amico nel ruolo di Patrizia, che dietro un sorriso e una finta superficialità culturale e morale nasconde le ferite esistenziali di una giovane donna.

continua su

http://paroleacolori.com/hotel-gagarin-una-commedia-sulla-rinascita-e-la-magia-del-cinema/

116) Stato di Ebbrezza

“Stato di Ebbrezza” è un film del 2018 diretto da Luca Biglione, scritto da Luca Biglione e Maddalena De Panfilis con la collaborazione di Maria Rossi, con : Francesca Inaudi, Melania Dalla Costa, Antonia Truppo, Andrea Roncato, Marco Cocci, Elisabetta Pellini, Nicola Nocella, Fabio Troiano, Emanuela Grimalda, Mietta, Andrea De Rosa, Stefano Fregni, Maria Rossi.

Sinossi:
Stato di ebbrezza, il film diretto da Luca Biglione, vede Francesca Inaudi nel ruolo di Maria Rossi, la cabarettista emiliana che a metà degli anni 2000 ha raggiunto il successo calcando i palchi di Zelig e del Maurizio Costanzo Show, per poi cadere vittima della dipendenza dall’alcol.

Il racconto, basato sulla sua vera esperienza di vita, parte dal momento in cui Maria inizia ad avere successo nazionale, ma un improvviso dramma familiare la costringe a mettere in stallo la carriera, avvicinandola pericolosamente alla bottiglia. Dopo aver causato un incidente automobilistico perché in stato di ebbrezza, Maria viene obbligata a sottoporsi ad un trattamento sanitario di riabilitazione in una struttura specializzata in problemi di dipendenza.
Se inizialmente gli altri pazienti della clinica sembrano versare in condizioni peggiori delle sue, proprio grazie a loro, ad una psichiatra illuminata e all’amore del padre e del fratello, Maria comincia a comprendere le sue fragilità, trovando finalmente la volontà di guarire e di tornare a far sorridere gli altri.
Con questo film, Luca Biglione descrive la drammatica realtà della solitudine attraverso i toni della commedia, portando sul grande schermo un soggetto firmato dalla stessa Maria Rossi e da lui trasposto in sceneggiatura con l’aiuto di Maddalena De Panfilis.

Recensione:
La nostra è una società o strana, particolare, controversa, contraddittoria, umorale.
Una società fatta d’eccessi di qualsiasi forma, tipo e modalità, in cui tutto è perdonato e dimenticato, tranne per una cosa: non puoi mostrarti debole, in difficoltà, bisognoso di cure e sostegno.
In quel caso, la bizzarra ed amorale società, si riscopre rigida, bigotta e conservatrice: isolandoti ed etichettandoti come diverso o folle per poi abbandonarti ad un amaro ed in molti casi solitario e tragico destino.
E paradossalmente più una persona è popolare, apprezzata, rispettata ed applaudita più è vistoso ed immediato il vuoto che gli si crea intorno.
Sensibilità, empatia, generosità e gentilezza, fragilità anziché essere visti come segni distintivi e positivi di una persona perbene sono invece considerati come debolezze, zavorre e negatività da nascondere.
“Stato di Ebbrezza” racconta la drammatica e toccante parabola di Maria Rossi (Inaudi), talentuosa cabarettista emiliana e dalla promettente carriera a livello nazionale, caduta nel buco nero dell’alcolismo dopo l’improvvisa quanto tragica morte della madre.
Maria ha avuto un dono dalla vita: saper far ridere la gente, ma il trauma materno le ha provocato una rottura dentro l’anima e spezzato il cuore.
Maria non ha avuto la forza d’elaborare il lutto trovando purtroppo nella bottiglia l’unico modo per non dover fare i conti con il dolore e la solitudine emotiva in cui è caduta, nonostante possa contare sull’affetto e presenza di papà luigi Roncato) e di suo fratello (Troiano)
Maria, avvolta in una spirale autodistruttiva, perde inevitabilmente ogni possibilità di lavoro e soprattutto da ubriaca diventa un pericolo per sé stessa e gli altri.
Così dopo l’ultimo grave incidente stradale, Maria è oggetto di un ricovero psichiatrico coatto (TSO) in una clinica specializzata contro le dipendenze, iniziando così un durissimo calvario personale ed emotivo per salvare sè stessa e la propria esistenza.
“Stato di Ebbrezza” è un coraggioso quanto lodevole tentativo di voler raccontare e mostrare allo spettatore, come l’esperienza di TSO sulla pelle e psiche di un individuo “normale” possa essere paragonabile a uno spaventoso girone infernale di dantesca memoria.
“Stato di Ebbrezza”, paradossalmente, appare però come una versione “edulcorata” di quell’inferno, scelta dovuta probabilmente ad esigenze narrative e registiche, perdendo, a nostro modesto parere, parte della propria funzione sociale e forza drammaturgica ed emotiva.
La straordinaria ed intesa performance in “Stato di Ebbrezza” conferma, ancora una volta, come Francesca Inaudi sia una delle attrici più talentuose, poliedriche, complete e coraggiose del nostro cinema e quanto colpevolmente non abbia finora ricevuto i doverosi e meriti premi oltre che ruoli all’altezza del suo valore. continua su

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115) Prima che la Notte

“Prima che la notte” è un film tv di Daniele Vicari. Con Fabrizio Gifuni, Lorenza Indovina, Dario Aita, David Coco, Selene Caramazza, Fabrizio Ferracane, Carlo Calderone.

Chi era Giuseppe Fava? Perché è così urgente che il pubblico televisivo e in modo particolare i giovani conoscano la storia di questo giornalista siciliano, ucciso dalla mafia locale il 5 gennaio 1984?

“Io ho un concetto etico del giornalismo: ritengo che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella siciliana rappresenti una forza essenziale. Un giornalismo fatto di verità impedisce la corruzione, frena la violenza, la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. Pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!”

Fava firmò questo editoriale dopo che il suo editore aveva provato a censurarlo, nel 1980. E le sue parole rendono l’idea della caratura morale e del modo di pensare di questo giornalista, scrittore, drammaturgo, uomo carismatico, affascinante, solare, ironico, amante della vita e delle donne.

Il film tv “Prima che la notte”, in onda su Rai 1 il 23 maggio, in occasione della giornata della legalità, inizia il suo racconto proprio a partire da quell’anno.

Giuseppe Fava (Gifuni), sebbene abbia ottenuto numerosi successi professionali a Roma, decide di tornare a Catania accettando la proposta di un facoltoso imprenditore di fondare e dirigere un nuovo giornale. Il ritorno a casa ha un carattere privato: l’uomo vuole infatti definire il rapporto con la moglie Linda (Indovina), nonostante il loro matrimonio sia, di fatto, finito da tempo.

Fava si getta con entusiasmo nella nuova avventura professionale, formando una redazione di giovani giornalisti – carusi – tra cui anche il figlio Claudio (Aita), e dando vita a un giornale alternativo, scomodo e coraggioso, che parlava della mattanza in corso nelle strade di Catania, del boss mafioso Nitto Santapaola, dei quattro Cavalieri del lavoro, ribattezzati dell’Apocalisse, collusi con la malavita. continua su

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114) Deadpool 2

Il biglietto da acquistare per “Deadpool 2” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

“Deadpool 2” è un film di David Leitch. Con Ryan Reynolds, Josh Brolin, Zazie Beetz, Julian Dennison, Morena Baccarin. Azione, 119′. USA, 2018

Sinossi:

Il mercenario malato di cancro e trasformato in un essere pressoché immortale, capace di rigenerarsi da ogni ferita, si gode finalmente la vita insieme alla compagna Vanessa. Ma ad accettare irresponsabilmente, com’è nel suo stile, missioni da sicario in giro per il mondo si finisce per farsi dei nemici e arriva presto per Deadpool il momento di pagare il conto. Una batosta tale da ritrovarsi a casa degli X-Men, con Colosso che ancora una volta gli dà la possibilità di essere un eroe e lo porta con sé in una missione per calmare un giovanissimo e potente mutante. Prevedibilmente le cose non vanno a finir bene e Deadpool si ritrova nei guai insieme al ragazzino a cui però si sta affezionando tanto che, quando dal futuro giungerà un letale guerriero deciso a ucciderlo, il loquace ex mercenario farà tutto il possibile per proteggere il giovane.

Recensione:

Quando due anni fa fece il suo debutto al cinema Deadpool, eroe scorretto, egoista, volgare e vanesio, furono in molti a rimare spiazzati e allo stesso tempo piacevolmente sorpresi dal suo stile e dal suo linguaggio, così distanti da quelli classici dei personaggi Marvel.

La performance di Ryan Reynolds conquistò persino i critici, portando l’attore americano – e il film – a un passo dal Golden Globe. Un vero stravolgimento delle regole, quello messo in atto da David Leitch e dal suo protagonista!

Alla fine del primo episodio avevamo lasciato Deadpool pronto a godersi la vita insieme alla sua bella, la ex prostituta Vanessa (Baccarin). Il sequel – voglio subito tranquillizzare i fan – riesce nella non semplice impresa di non rovinare quanto di buono fatto in passato.

“Deadpool 2”, infatti, è ricco di colpi di scena, intenso, divertente, coinvolgente. E segna una svolta inaspettata per il protagonista, una svolta intimistica e profonda.

La struttura del film e lo stile registico spiazzano ancora una volta, alternando con naturalezza e buona efficacia momenti da commedia pura ad altri insolitamente drammatici e commoventi. Il tutto restando però fedeli al principio numero uno del franchise: mai prendersi completamente sul serio. continua su

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113) Tonno Spiaggiato

Il biglietto da acquistare per “Tonno Spiaggiato” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

“Tonno spiaggiato ” è un film di Matteo Martinez. Con Frank Matano, Marika Costabile, Lucia Guzzardi, Niccolò Senni, Fabrizio Nevola. Commedia, 90′. Italia, 2018

Sinossi:

Francesco è un comico che mette il parmigiano ovunque e non fa ridere nessuno. L’unica che, alle sue battute pietose recitate in palcoscenico, scoppia in una risata è Francesca, e fra i due nasce un amore delicato e paradossale che dura per ben 15 settimane. Poi però Francesco ha la pessima idea di esibirsi in uno sketch che ha come oggetto proprio la sua ragazza, “colpevole” di avere qualche chilo in più: per la prima volta ridono tutti – tutti meno Francesca. La grande storia d’amore finisce, e Francesco non se ne fa una ragione: il suo destino di tonno spiaggiato rischia di rimanere tale per sempre. Per riconquistare la sua ex dovrà inventarsi di tutto, fino al piano più assurdo: uccidere la zia di Francesca per poter riabbracciare la nipote al funerale.

Recensione:

Quando si viene lasciati dopo anni d’amore, in molti si sentono depressi, avviliti, svuotati, come “tonni spiaggiati”. Certo, c’è anche chi festeggia la ritrovata libertà, ma non sono molti.

Se poi l’uomo o la donna della tua vita, quella che ha sempre creduto in te, ti ha sostenuto nei momenti difficili sia a livello personale che professionale, la perdi per un tuo errore, allora ti senti anche un vero idiota.

È quello che succede a Francesco (Matano), protagonista della commedia di Matteo Marinez “Tonno spiaggiato”. Comico di scarso successo, ha trovato in Francesca un appoggio e un sostegno. Quando però una battuta infelice spinge la ragazza a lasciarlo, Francesco capisce che deve fare tutto il possibile per riconquistarla.

Il film è una dark comedy in salsa italiana, capace di essere politicamente scorretta senza però eccedere in volgarità, mantenendo sempre uno stile incisivo, brillante e originale. Ed elevandosi quando in scena entra Lucia Guzzardi, attrice siciliana di talento ed esperienza che ruba la scena a tutti gli altri, regalando una performance davvero esaltante e convincente.

Frank Matano, di buon grado, accetta il ruolo di spalla, e forma con lei un’inedita e spassosa coppia artistica, spiazzando e conquistando lo spettatore. continua su

http://paroleacolori.com/tonno-spiaggiato-una-commedia-nera-che-non-scade-mai-nella-volgarita/