233) Al posto tuo

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Il biglietto d’acquistare per “Al posto Tuo” è : 1) Neanche Regalato( Riserva) 2) Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto 5) Sempre

Al posto tuo” è un film del 2016 diretto da Max Croci, scritto da Umberto Marino e Massimo Di Nicola, con: Luca Argentero, Ambra Angiolini, Stefano Fresi, Fioretta Mari, Serena Rossi.

Al posto tuo, caro spettatore, valuterei con attenzione come spendere i tuoi otto euro e cinquanta da giovedì pomeriggio volendo vedere uno dei nuovi film in uscita nelle nostre sale.
Se decidessi di dare fiducia al cinema italiano per orgoglio, convinzione o passione optando per il nuovo film di Max Croci, credo che tu debba sapere che il suddetto regista meno di un anno fa ci ha regalato l’inutile e irritante “Poli opposti” ( qui la recensione https://ilritornodimelvin.wordpress.com/2015/10/10/196-poli-opposti/) e ancora prima che uscisse nelle sale degli “audaci” produttori gli hanno voluto dare nuova fiducia permettendogli di tornare sul luogo del delitto.
Il risultato? Non si può, ahimè, tirare il sangue dalle rapi sostiene un vecchio e saggio proverbio.

Tutti sognano almeno una volta nella vita di poter indossare i panni di un altro, ma non come ci viene raccontato dagli autori di questa scialba e noiosa storia.

Luca Molteni(Argentero) è un uomo affascinante, single per scelta e ha un grande successo con le donne. Rocco Fontana (Fresi) è sposato con Claudia(Angiolini), ha tre figli, una casa in campagna ed è perennemente a dieta.
Rocco è un preciso geometra, l’altro un estroso geometra.
Hanno in comune solo una cosa: il lavoro. Sono entrambi direttori creativi di due aziende di ceramiche e sanitari sull’orlo della fusione, si sfideranno per conquistare l’unico posto di Responsabile nella nuova società.
Le qualità dell’uno sembrano mancare all’altro e proprio per questo l’azienda decide di far loro un’eccentrica proposta: un vero e proprio “scambio di vite” per una settimana per cercare di capire (e accettare) le rispettive abitudini e acquisire i segreti e talenti dell’altro.
I due, per amore di mantenere il lavoro, accettano a malincuore coinvolgendo in questa grottesca sfida parenti e amici.
Il film non decolla né sul piano della brillantezza narrativa e del ritmo, ne riesce a catturare lo spettatore come forza comica con dei dialoghi stereotipati, poco incisivi e piatti. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-al-posto-tuo/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

https://www.amazon.it/Ninni-mio-padre-Roberto-Sapienza-ebook/dp/B01H85DF8S/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1475232952&sr=1-1&keywords=ninni+mio+padre

232) Ben-Hur

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Il biglietto d’acquistare per “Ben-Hur” è: 1) Neanche regalato (Con Riserva) 2) Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto 5) Sempre.

“Ben – Hur” è un film del 2016 diretto da Timer Bekmambetov, scritto da : John Ridley, con : Jack Huston, Toby Kebbell, Morgan Freeman, Rodrigo Santoro, Nazanin Boniadi,Ayelet Zurer, Sofia Black-D’Elia.

Avviso ai miei due lettori: questa recensione è scritta per senso di responsabilità e rispetto nei confronti del mio caporedattore Emma di Lorenzo e per il cortese invito ricevuto dalla Universal. In assenza di questo, mi limiterei a scrivere: non andate al cinema a vedere questo inutile remake e recuperate il Ben-Hur del 1959 con Charlton Heston.
Fatta questa doverosa promessa, mi avventuro nell’ardua impresa di commentare una pellicola che ha solo il nome in comune con il prestigioso e meraviglioso kolossal che ha fatto la storia del cinema.
L’appello che posso rivolgere ai giovinastri incuriositi dalle immagini di battaglia in 3D e, magari, coinvolti dall’eccitante gara tra Ben-Hur e il fratellastro Messala con la quadriga nel circo è non fermatevi solo agli effetti speciali, a tratti inutili, ma approfondite la storia.
Ben-Hur è più di un racconto di riscatto, tradimento e vendetta, come è stata impostato in questo remake. Il principe Giuda Ben-Hur, ingiustamente accusato di aver attentato con una freccia alla vita del governatore Ponzio Pilato (in realtà l’incidente è causato dalla caduta di una tegola dovuta alla disattenzione della sorella di Ben-Hur), è fatto schiavo e costretto per cinque anni alla dura vita all’interno di una galera romana con la sua famiglia brutalmente carcerata.
Il Ben-Hur del 2016 si distacca molto da quello del 1959 e, in questo voler cambiare e modernizzare perde di forza, fascino e spiritualità.
La sceneggiatura di questo remake è davvero ben poca cosa risultando poco incisiva, opaca, alla stregua di una soap opera, piuttosto che di un film storico di ampio respiro. continua su

https://mygenerationweb.it/201609293341/articoli/palcoscenico/cinema/3341-anteprima-ben-hur-o-dell-inutilita-di-un-remake

Vittorio De Agrò presenta”Amiamoci, nonostante tutto”

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231) Harry Potter e La Maledizione dell’Erede (J.K Rowling – John Tiffany – Jack Thorne)

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“Harry Potter e la maledizione dell’erede” è la sceneggiatura scritta da J.K Rowling, John Tiffany e Jack Thorne per l’omonimo spettacolo teatrale attualmente in scena a Londra.  La trascrizione del testo è stata pubblicata in Italia dal 24 settembre da Salani Editore.

Sarebbero sufficienti le poche righe di presentazione per riassumere l’evento letterario più atteso di questo 2016.

Quello che è stato annunciato dai media come l’ottavo libro della saga di “Harry Potter” non è altro che la riduzione in romanzo della drammaturgia dello spettacolo teatrale che dallo scorso luglio e fino al dicembre 2017 sta registrando a Londra il “sold out”, facendo felici e ricchi i bagarini.

Ovviamente per i milioni di fan che sono cresciuti con le avventure di Harry Potter daranno poco rilievo all’origine di questa nuova puntata della storia del proprio beniamino, ma è opportuno avvertire che non si troveranno di fronte a un vero e proprio romanzo.

Pochi, immagino, abbiano avuto modo di avere tra le mani e di leggere una sceneggiatura, e potrebbero trovarsi un po’ spiazzati nell’affrontare questo romanzo.

Il lettore infatti è chiamato a un maggiore elasticità ed immaginazione nell’immergersi nella storia dovendo sforzarsi di vedere le diverse scene, descritte in maniera precisa e puntuale, e dove si muovono i vari personaggi definiti con un linguaggio più teatrale che letterario.  Lo stile è asciutto, semplice, lineare e diretto nel conquistare soprattutto nella seconda parte l’attenzione e curiosità del lettore.

Sono passati vent’anni dalla battaglia di Howargts e della vittoria di Potter sull’Oscuro Signore, e il nostro ragazzo è cresciuto, diventando marito di Ginny e soprattutto padre di Albus Severus.  Quest’ultimo si appresta ad entrare pure lui nella scuola di magia e sulla carta destinata a seguire le orme del padre.

Ma fin dal viaggio in treno il lettore si rende conto che la storia sarà diversa, quando Albus stringe fin da subito amicizia con Scorpius, figlio di Malfoy e poi quando il Cappello Parlante della scuola assegna Albus alla Casa dei Serperverde.

Albus non è come Harry anzi vuole prende il più possibile le distanze dal padre, soffrendo la sua ombra.

Il lettore classico della saga non si aspetti un romanzo di magia e battaglia come è stato nei precedenti libri quanto piuttosto un libro che parla di famiglia, del difficile e complicato rapporto tra padre e figlio e quanto sia difficile per un figlio staccarsi dalla figura paterna e ottenere la propria visibilità e indipendenza.

Se l’atmosfera e le ambientazioni, e personaggi storici come Hermione, Ron, Silente oltre Harry garantiscono il legame tra i sette romanzi e la sceneggiatura teatrale, in quest’ultimo emergono le figure delle nuove generazioni rappresentate da Albus e Scorpius, quest’ultimo il vero personaggio rivelazione del testo che conquista per simpatia e forza narrativa. Albus e Scorpius chiudono il cerchio di una storia iniziata 19 anni fa dimostrando come i pregi e soprattutto le colpe e paure dei padri non dovrebbero mai ricadere sui propri figli e dare loro la possibilità di vivere una vita senza ombre e pressioni.

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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230) Se permetti non parlarmi di bambini!

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Il biglietto d’acquistare per “Se permetti non parlarmi di bambini” è : 1) Neanche regalato 2) Omaggio 3) di pomeriggio 4) Ridotto 5) Sempre.

“Se permetti non parlarmi di bambini!” è un film del 2015 diretto da Ariel Winograd, scritto da : Mariano Vera, con :

Diego Peretti, Maribel Verdú, Guadalupe Manent, Horacio Fontova, Martín Piroyansky.

Le donne hanno l’istinto materno mentre gli uomini sono degli eterni Peter Pan e incapaci di mettere la testa apposto, giusto? Sbagliato, se vivete in Argentina. Per Ariel Winograd, regista di questa divertente e originale commedia campione d’incassi, Gabriel(Peretti) protagonista della nostra storia è un padre affettuoso, premuroso e al servizio della amata figlia Sofia di 9 anni, e nonostante sia separato da quattro anni non riesce a costruire una relazione, nonostante l’impegno degli amici, con un’altra donna avendo come solo argomento Sofia. Tutto questo cambia quando Gabriel, proprietario di un negozio musicale, rivede Vicky (Verdù) bella e vecchia amica, che stravolge lo status quo dell’uomo. Tra i due sono subito scintille di passione e amore peccato che Vicky detesti i bambini e non voglia averli intorno. Il povero Gabriel è costretto così a vivere due vite, una da padre e l’altra da innamorato senza Vicky e Sofia sappiano l’una dell’altra.
Lo spettatore assiste a una commedia godibile, pulita e brillante nella prima parte per poi virare nella seconda parte in un film più introspettivo, riflessivo e con ritmo più compassato e eccessivamente lento. E’ una commedia degli equivoci, a tratti grottesca e nello stesso tempo evidenzia come i luoghi comuni sulla maternità e il senso della famiglia per la donna oggi sia ormai da rivedere e riconsiderare. continua su

Se permetti non parlarmi di bambini

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

https://www.amazon.it/Ninni-mio-padre-Roberto-Sapienza-ebook/dp/8892613278/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1475072420&sr=1-1&keywords=ninni+mio+padre

229) L’Allieva

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Recensione di Lucas

Voto da 1 a 4, dove 4 é il massimo, 2

Allora, lo anticipo: non amo le fiction, o perlomeno non mi attirano piú, da tempo, perché ormai hanno trame e clichet pressoché omologhi.
Peró la trasposizione sul piccolo schermo dei romanzi della Gazzola (fenomeno letterario) mi incuriosiva, e quindi…eccomi quá, a parlare in modo accorato e forse politicamente scorretto di questo prodotto tv, della Bridget Jones nostrana che si occupa di medicina legale, in un contesto da film giallo degli anni piú recenti, misto a tanto ammore.
Prodotto tv, dicevo. Sí, perché non riesco a definirlo in modo meno sterile (non me ne vogliano i fan del genere…e degli attori), in quanto fa un pó man bassa da tanta roba del passato: c’é C.S.I., o meglio, la base di partenza mi ricorda l’italianissimo R.I.S. – ritroviamo pure la stessa attrice orientale che vi recitava, la quale peraltro interpreta sempre il solito personaggio della straniera impacciata e dai modi strambi…un pó come nelle fiction dove ingaggiano i siciliani per fargli recitare sempre la parte dei mafiosi -; abbiamo un bel pó di Grey’s Anatomy, ed al posto di Meredith e Derek i protagonisti sono la Mastronardi e il Guanciale (quest’ultimo recita, ma proprio recita, e si vede, e non é un complimento il mio…e mi fermo quí), con simili dinamiche sentimental-lavorative, ma decisamente con una diversa intensitá recitativa; poi abbiamo un pó dei film alla Moccia ed un pizzico di Un Medico in Famiglia, per quanto riguarda i tempi ed i dialoghi, oltre che per trama e buonismi da film che deve piacere all’italiano a tavola, senza farlo concentrare troppo, peró, …ed il gioco é fatto. Servito il polpettone all’italiana.
Troppo duro? Troppo generico e breve? Ok, scusatemi, l’avevo anticipata la mia idiosincrasia per ció che non é né film né serie tv di un certo spessore.
Ed allora vi lascio con qualcosa di buono, dicendovi che qualcosa la salverei, ed é proprio la Mastronardi. Sí, perché mi convince, perché dimostra capacitá recitativa e credibilitá sicuramente superiore agli altri attori del cast. Rende verosimile il personaggio (della ragazza semplice ed intelligente, della bellezza pulita della “porta accanto” e politicamente corretta) ed ha una gestualitá semplice e chiara.
Insomma, forse come al solito non ho detto nulla, o forse ho detto tutto il necessario per scegliere se vedere L’Allieva. Ma se non consiglio questo prodotto a chi come me non tollera il genere, per converso lo consiglio fortemente a chi ama le fiction, se non altro perché, ripeto, la recitazione della Mastronardi lo eleva a qualcosa in piú.

228) Liberami

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Il biglietto da acquistare per “Liberami” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di Federica Di Giacomo. Documentario, 90’. 2016.

Se pensiamo al demonio e al suo tentativo di impossessarsi delle anime di innocenti è impossibile, sul versante cinematografico, non ricordare due film cult: “L’esorcista” di William Friedkin (1973) e “L’Esorciccio” di Ciccio Ingrassia (1975). Il primo è probabilmente il migliore horror mai girato, il secondo è la sua nemesi comica più riuscita.

Federica Di Giacomo, nel girare il documentario “Liberami”, vincitore a Venezia 73 nella sezione Orizzonti, ha voluto portare alla luce in modo serio e scrupoloso una realtà poco nota, ovvero il numero di persone che si dichiarano possedute in Sicilia, in particolare a Palermo e dintorni.

Eppure, durante tutta la visione, si ha la sensazione di essere dentro una candid camera, una presa in giro – come quando appare sullo schermo padre Cataldo, mite francescano che quotidianamente accoglie nella sua parrocchia decine di devoti bisognosi di un esorcismo.

Sembra tutto uno scherzo, invece è realmente cosi, e questo lascia lo spettatore interdetto. Davvero ci sono così tante persone che ancora ricorrono a un supporto religioso invece che medico per risolvere criticità fisiche e mentali? continua su

Biennale di Venezia | Orizzonti | Liberami

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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227) E’ tutta vita ( Fabio Volo)

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“È tutta vita” è un romanzo scritto da Fabio Volo e pubblicato nel novembre 2015 da Mondadori Editore.

Una donna quasi sempre porta con sé l’istinto, il desiderio di diventare un giorno madre e di formare una famiglia.
L’uomo è invece un animale egoista, pigro, indolente che fatica ad immaginarsi in coppia e guarda con orrore all’idea di essere padre ed assumersi delle responsabilità.
Eppure fin dalle notti dei tempi avviene una magia che cambia l’indole di ogni maschio facendolo recedere dai suoi istinti e principi: tale magia si chiama amore.
Per un vecchio cinico quale sono io, piuttosto che magia è solo un momentaneo e terribile momento di precoce demenza senile o lucida follia.
Una lucida follia che oltre a farti pensare di poter condividere il tuo spazio vitale con un’altra persona anche per l’intera esistenza ti spinge a considerare l’idea di avere un figlio.
Psichiatri e scienziati in genere dovrebbero interrogarsi che cosa scatti nella mente di un uomo quando compie certe scelte.
Invece l’uomo romantico leggendo queste mie parole che mi guarderà con pena e sospirando direbbe” Caro mio, è tutta vita”.
Fabio Volo sicuramente appartiene alla categoria dei romantici o quanto meno a quelle persone folgorate sulla via di Damasco, che dopo aver trascorso una vita da single incalliti, si ritrovano felici nei panni di compagno e soprattutto di padre.
“È tutta vita” non è altro che il racconto di un uomo che si spoglia della propria sindrome di Peter Pan accettando d’entrare nel mondo degli adulti dicendo addio ai bagordi perché certo di aver trovato la parte mancante di sé in una donna.
La prima parte del romanzo è infatti la storia dell’incontro causale e dell’innamoramento di Nicola e Sofia, due quasi quarantenni single, che decidono di mettersi in gioco e di iniziare una vita insieme. Non è nulla di nuovo sotto il cielo narrativo, sebbene scritto in maniera lineare, semplice e diretta.
È la seconda parte del romanzo che presenta degli spunti letterari e sociali interessanti quando la coppia decide di avere un figlio: Leo.
Qui Fabio Volo compie un lavoro sincero, caldo, e intenso capace di far scattare l’empatia con il lettore soprattutto di genere maschile, raccontando tramite la voce di Nicola: le paure, i dubbi e i sentimenti contrastanti e le tensioni che attraversano la coppia.
Qualunque coppia anche se pazzamente innamorata con l’arrivo di un figlio rischia di implodere sotto il peso delle notti insonni, della fatica, dei litigi e delle giornate tutte uguali. C’è un prima e un dopo per coppia alla nascita di un figlio e bisogna essere pronti ad affrontarlo, viverlo e soprattutto amarlo questo dopo.
Nicola vive la gioia di essere padre e un’inaspettata insofferenza ad essere parte di una famiglia, per quanto sia paradossale è questa la vera molla che oggi fa saltare molte coppie: mettere a tacere il proprio Io e parlare come Noi intenso come famiglia.
Fabio Volo si conferma una persona sensibile e acuta nell’affrontare e descrivere le problematiche esistenziali della generazione 70 mostrando uno stile diretto, acuto e leggero allo stesso tempo.
Magari “È tutta vita” non è il romanzo migliore di Fabio, ma si legge con facilità e gusto lasciando al lettore, con lo speranzoso e un po’ melenso finale, il piacevole dubbio che forse mettere su famiglia può essere possibile.

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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226) Frantz

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Il biglietto da acquistare per “Frantz” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di François Ozon. Con Pierre Niney, Paula Beer, Ernst Stötzner, Marie Gruber, Johann von Bülow. Drammatico, 113′. 2016.

La Prima guerra mondiale devastò l’Europa tra il 1914 e il 1918, provocando morte e distruzione, ma gettò anche i semi per la genesi della Seconda. La Germania del Kaiser, sconfitta e umiliata dagli Alleati, pianse i propri figli morti al fronte covando al contempo sete di vendetta e rivincita soprattutto nei confronti degli odiati francesi.

Il regista François Ozon si ispira a un pièce teatrale del dopoguerra di Maurice Rostand, già portata al cinema da Ernst Lubitsch in un film poco noto, per raccontare in “Frantz” una storia di lutto e riscatto.

Protagonista è Anna (Beer), una giovane che passa le giornate sulla tomba dell’amato fidanzato morto in guerra. Anna vive con i suoceri, anch’essi distrutti dalla perdita e sospesi in una bolla in cui tempo e spazio sono fermi al momento in cui il figlio è partito per il fronte.

Questa stasi è scossa dall’arrivo in paese del fascinoso Pierre (Niney), un vecchio amico di Frantz ai tempi di Parigi, che spinge Anna a riaprirsi alla vita e la coppia di anziani genitori ad affrontare ciò che è accaduto con maggiore serenità.

Ma Pierre nasconde un segreto, e quando Anna lo viene a sapere deve mettere tutto in discussione ancora una volta e partire per Parigi, per capire la natura dei sentimenti che la legano ormai all’uomo.

“Frantz” è un melodramma storico che nonostante sulla carta possa apparire pesante, almeno nella prima parte risulta godibile e avvincente, grazie a elementi propri del genere giallo e a un buon pathos.

La scelta di alternare scene in bianco e nero e scene a colori è funzionale a rappresentare con efficacia e incisività i mutamenti sentimentali ed emotivi dei personaggi.

La struttura narrativa risente dell’origine teatrale, con il suo ritmo compassato, ma questo non impedisce di seguire la storia con interesse e curiosità. continua su

Al cinema: Frantz

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

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225) Bridget Jones ‘s Baby

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Il biglietto d’acquistare per “Bridget Jones’s baby” è: 1) Neanche regalato 2) Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto Sempre.

“Bridget Jones’ s baby” è un film del 2016 diretto da Sharon Maguire, scritto da Sharon Maguire, David Nicholls e Helen Fielding, con : Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey, Jim Broadbent, Celia Imrie, James Callis, Sally Phillips, Enzo Cilenti, Gemma Jones, Mark Arnold, Ed Sheeran, Emma Thompson.
La nostra cara e imbranata Bridget Jones(Zellweger) è tornata, ancora single dopo la fine della storia d’amore con Mark Darcy(Firth) durata dieci anni e rassegnata festeggiare mestamente il suo quarantatreesimo compleanno con la paura che sia troppo tardi per diventare madre.
Bridget lavora come autrice in un importante programma televisivo, ma non è cambiato rispetto al 2001 quando l’abbiamo conosciuta la prima volta.
Teme di essere ormai una zitella acida, forse invecchiata, i suoi amici storici hanno messo su famiglia, ma almeno finalmente ha raggiunto il peso forma.
Il terzo film della serie si discosta nettamente del romanzo di Helen Fielding (Bridget Jones –Un amore di ragazzo https://ilritornodimelvin.wordpress.com/2014/04/09/81-bridget-jones-un-amore-di-ragazzo-helen-fielding/)
e nonostante lo sconvolgimento della storia, il film risulta piacevole, divertente e godibile.
Infatti la nostra protagonista si ritrova improvvisamente contesa tra il vecchio amore Mark, fresco di divorzio e il bello e sexy miliardario Jacj Qwant/ Dempsey) conosciuto durante un concerto e con cui ha trascorso una notte di passione.
Quando Bridget si scopre incinta non ha idea chi sia il padre tra i due uomini e in maniera goffa e divertente all’inizio cerca di far credere ad entrambi che il figlio sia il suo, per poi essere costretta ad ammettere la verità spingendo i due spasimanti a una forzosa convivenza per sostenere la donna nella gravidanza. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-bridget-joness-baby/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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224) La Vita possibile

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Il biglietto da acquistare per “La vita possibile” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio (con riserva); 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di Ivano De Matteo. Con Margherita Buy, Valeria Golino, Andrea Pittorino, Caterina Shulha, Bruno Tedeschini. Drammatico, 100’. 2016.

Di femminicidio – vocabolo nato nel 2001 ma entrato nell’uso comune solo nel 2008 per indicare l’uccisione di una donna – oggi, si sente parlare sempre più spesso sui giornali e in televisione

All’inizio di giugno, In Italia, erano 58 le donne uccise dal partner, da un parente stretto, dall’ex, e i numeri in questi mesi sono saliti. A questi dati vanno aggiunti quelli riguardanti ragazze, madri e figlie che subiscono in silenzio, senza denunciare: secondo i dati del Telefono Roso, almeno 8.856 donne sono state vittime di violenza e 1.261 di stalking.

Ivano De Matteo, con il suo nuovo film “La vita possibile”, prosegue il delicato viaggio all’interno della famiglia di oggi, con le sue fragilità, complessità e problemi.

Anna (Buy) e il figlio Valerio (Pittorino) di 13 anni fuggono da Roma a Torino per sottrarsi agli abusi del marito e padre violento. In Piemonte sono accolti da Carla (Golino), attrice di teatro e amica di vecchia data di Anna.

Madre e figlio cercano di adattarsi alla nuova vita, tra non poche difficoltà e incomprensioni, ma grazie all’aiuto di Carla e a quello, inaspettato, di Mathieu (Tedeschini), un ristoratore francese che vive nel loro stesso quartiere, troveranno la forza per ricominciare.

Se nelle pellicole precedenti – “Gli equilibristi”, “I nostri ragazzi”, “La bella gente” – De Matteo aveva scelto di raccontare una famiglia inizialmente felice e serena alle prese poi con un’implosione drammatica, in “La vita possibile” la prospettiva viene ribaltata: i protagonisti fuggono da una realtà sbagliata e cercano di ricostruirsi un’esistenza.

La scelta di raccontare la storia delle violenze subite da una donna attraverso gli occhi ingenui, rabbiosi e spaventati di un ragazzino, Valerio, è sicuramente interessante, ma solamente in parte coinvolgente. Il film risulta infatti freddo, abbastanza statico, poco incisivo, nonostante sia ispirato a fatti realmente accaduti e quindi, per sua stessa natura, emozionante. continua su

Al cinema: La vita possibile

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

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