26) Stranizza d’Amuri

Il biglietto d’acquistare per “Stranizza d’Amuri” è : Di pomeriggio

“Stranizza d’Amuri” è un film del 2023 diretto da Giuseppe Fiorello, scritto Andrea Cedrola, Giuseppe Fiorello, Carlo Salsa, con : Samuele Segreto, Gabriele Pizzurro, Fabrizia Sacchi, Simona Malato, Antonio De Matteo, Enrico Roccaforte, Roberto Salemi, Giuseppe Spata, Anita Pomario, Giuseppe Lo Piccolo, Alessio Simonetti, Raffaele Cordiano, Giuditta Vasile.

Sinossi:

Stranizza d’amuri, film diretto da Giuseppe Fiorello, è ambientato in Sicilia nell’estate del 1982, quando tutta l’Italia è presa dai mondiali di calcio in Spagna, dove le imprese degli azzurri, trascinati da Paolo Rossi si preparano a conquistare la terza coppa del mondo.

La storia, ispirato a un fatto vero, è quella di Gianni (Samuele Segreto), un giovane di diciassette anni senza amici. Il ragazzo è gay e viene bullizzato per questo da alcuni suoi coetanei, subendo in silenzio ogni loro scherno. L’unica persona in cui Gianni trova conforto è la madre Lina (Simona Malato), che lo sostiene sempre, anche quando è costretta a scontrarsi con il suo compagno, Franco (Enrico Roccaforte), il proprietario dell’officina dove lavora il giovane.

La vita di Gianni, però, cambia del tutto quando incontra il sedicenne Nino (Gabriele Pizzurro). I due hanno un incidente mentre sono entrambi alla guida dei loro motorini, ma da questo sfortunato evento nasce una grande amicizia, che ben presto si trasforma in un sentimento che i ragazzi sono costretti a mantenere segreto, per la paura del forte pregiudizio di chi li circonda..

Recensione:

Capita anche agli artisti più famosi, attori più popolari e amati di vivere un momento di crisi personale e/o creativa non rispecchiandosi più nei lavori fatti .  Cercano  una nuova strada da battere con lo scopo di ridefinire la propria identità artistica.

Beppe Fiorello ha vissuto in parte questo difficile e delicato passaggio, ma potendo contare sul fattivo e decisivo sostegno della famiglia, estimatori oltre Rai Cinema  è uscito   dall’impasse realizzando un suo sogno professionale ed umano  

L’esordiente regista Giuseppe Fiorello porta finale  sul grande schermo   e non da attore : la sua Sicilia.

L’isola della sua adolescenza , quella degli anni 80 , dove bellezza e fascino si mescolano con il pregiudizio ed omertà

“Stranizza d’Amuri” era nella testa di Fiorello da più di dieci anni quando causalmente lesse un trafiletto di giornale che ricordava  il duplice omicidio commesso il 31 ottobre 1980 a Giarre (Catania).

 Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola  erano scomparsi da due settimane, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola alla testa.

Due ragazzi uccisi perché colpevoli d’amarsi.

L’Italia ed in particolar  modo la Sicilia degli anni 80  conosceva un solo tipo di linguaggio per definire  un rapporto tra persone delle  stesso sesso: puppi, rotti in..

Due vite spezzate con i parenti delle vittime  impegnati a seppellire la verità  sotto il peso assordante e colpevole del silenzio piuttosto che ottenere giustizia

Giuseppe Fiorello e gli altri due sceneggiatori iniziando dalle notizie e dai pochi atti ufficiali di un’indagine aperta e chiusa con estrema facilità e premura, firmano una loro intima e toccante rielaborazione dei fatti traslandoli temporalmente all’estate del 1982.

 Quando l’intero Paese era concentrato sull’inaspettata quanto entusiasmante cavalcata mondiale dei ragazzi di Bearzot.

“Stranizza d’Amuri”  è tratteggiata, raccontata come  una duplice storia d’amore :la prima dei due giovani protagonisti che si scontrano letteralmente con i motorini e da li non si lasceranno più, tramutando l’amicizia in breve in amore.

Sarebbe stato definito “un Colpo di fulmine” estivo , leggero, avvolgente se la coppia fosse stata eterosessuale.

Invece per i due ragazzi farsi vedere pubblicamente abbracciati e sorridenti diventerà la loro condanna .

La seconda storia d’amore e d’odio  che il regista Giuseppe Fiorello vive sulla mentalitàdei siciliani attingendo al bagaglio personale di ricordi e sensazioni vissute all’epoca.

“Stranizza d’Amuri” inciampa, arranca prima  narrativamente e successivamente  nella messa in scena volendo far coesistere due linee di racconto paradossalmente non funzionali né utili ad entrambe.

Giuseppe Fiorello ha mostrato coraggio, sensibilità e del buon potenziale registico nel  realizzare un progetto così bello e delicato, ma probabilmente fuori tempo massimo.

La Sicilia di “Stranizza  d’Amuri” è statica nel tempo,  tossica quanto abbagliante di luce, rassegnata al ruolo di terzo incomodo nella prima storia d’amore resa credibile , emozionante e toccante dalla bravura dei due giovani interpreti.

La rappresentazione delle due famiglie coinvolte, il venticello di calunnia sparso dalla comunità sebbene forti  sulla carta, è descritta e sviluppata in modo  manieristico , prevedibile, a tratti didascalico.

“Stranizza d’amuri” vorrebbe essere un inno alla libertà d’amare  , scuotendo le coscienze dei siciliani e non su come ad una giovane coppia fu negato il futuro ed il diritto di vivere una vita insieme.

E nonostante le criticità sopra citate, alla fine qualcosa ti rimane dentro di questa “Stranizza d’Amuri”.

25)Vera

Vera è un film del 2022 diretto da Tizza CoviRainer Frimmel, scritta da Tizza Covi, con :Vera GemmaAnnamaria CiancamerlaSebastian DascaluDaniel De PalmaAlessandra Di SanzoAsia ArgentoGennaro LillioWalter SaabelGiuliana GemmaAlessandra Di Sanzo.

Sinossi:

Vera, il film diretto da Tizza Covi e Rainer Frimmel, è la storia di Vera (Vera Gemma) e del suo percorso di vita da figlia d’arte che deve fare i conti con il peso di essere sempre associata al famoso padre, l’attore Giuliano Gemma.
La sua vita è fatta di socilità e interazioni superficiali in una Roma ricca e oziosa. Lei stessa veste firmato, fa ricorso alla chirurgia estetica per ingannare i segni del tempo e si fa compulsivamente dei selfie che poi posta sui social.
Una vita effimera fino al giorno in cui fa un incidente con la macchina e ferisce un bambino di otto anni. Succede nella periferia romana di San Basilio, e questo scontro/incontro cambierà il suo percorso.
Stringendo un legame con il bambino e in modo particolare con il padre, pensa di fuggire dalla superficialità che la circonda. Ben presto, però, si rende conto come anche in questo ambiente, lei non è altro che uno strumento che gli altri possono utilizzare.

Recensione:

Non è semplice vivere la propria vita se ti porti dietro cognome importante quanto ingombrante
Non è facile realizzarsi professionalmente se il tuo cognome ti penalizza.
Essere figlia di un grande attore comporta sicuramente dei vantaggi , ma allo stesso ti pone in un perenne stato di inadeguatezza ed inferiorità.
Essere figlio di.. può rivelarsi una fortuna un marchio, una sventura, una salvezza.
Il rapporto tra un padre famoso ed un figlio è stato affrontato, sviscerato , declinato in differentu modi dal cinema.
Tutto mi sarei aspettato tranne che la giuria internazionale di Orizzonti potessero prendersi una sbandata “cinematografica” per Vera Gemma, figlia del compianto Giuliano Gemma, assegnando ben due premi(migliore regia e migliore attrice) al film Vera”
Un doppio premio che mi ha “obbligato” al recupero del film oltre scatenato una certa curiosità.
“Vera” si è rivelata una visione strana, particolare, stravagante, contradditoria.
Se da una parte sono tentato nel classificarla” come un’ operazione “trash” dal discutibile gusto estetico e dalla pochezza narrativa giustificato da una insopportabile aurea autoriale,.
Dall’altra non si può non sottolineare come il film abbia una profondità, un ‘anima, uno sguardo sincero e malinconico derivante dalla presenza partecipata e intensa di Vera Gemma sulla scena.
“Vera” ci porta dentro la vita, le giornate e le notti della donna scandita dalla partecipazione agli eventi mondani ed ospitate in tv come figlia di Giuliano e con una vita privata sostanzialmente vuota ed alla ricerca di calore e compagnia.
I due registi hanno voluto evidenziare la distinzione netta tra la donna Vera ed il personaggio Vera Gemma.
Due storie, due ruoli , 2 approcci alla vita costretti alla convivenza, evitando di soccombere l’uno a scapito dell’altro.
Vera vorrebbe far parte di una famiglia al punto di preoccuparsi delle vite di un papà con un figlio che vivono nel quartiere popolare di San Basilio o d’aver riconosciuto una propria professionalità
Quando tutto invece si riduce al ruolo di figlia di Giuliano o peggio ancora nell’essere sfruttata e manipolata.
“Vera” è in ultima analisi un film sulla solitudine e sulla tragicomica importanza di chiamarsi Gemma ovvero vivere una vita di riflesso e mai da protagonista.

24) Armageddon Time

Il biglietto da acquistare per “Armageddon time” è: Omaggio (con riserva).

“Armageddon Time” è un film del 2022 diretto da

Un film di James Gray. Con Anne Hathaway, Anthony Hopkins, Jeremy Strong, Domenick Lombardozzi, Tovah Feldshuh, Michael Banks Repeta, Jaylin Webb.
Drammatico, 114′. Brasile, USA 2022

Sinossi

All’alba degli anni ’80, con la presidenza Reagan che si avvicina assieme alle prospettive di fine del mondo, il piccolo Paul non ha altre preoccupazioni che tormentare il professore in classe e stringere amicizia con il ripetente dell’ultimo banco, Johnny. I due testano i limiti della disciplina nell’errata convinzione che la madre di Paul sia la preside della scuola, mentre la donna, assieme al marito Irving e ai nonni, è solo preoccupata per il futuro del figlio che sogna di diventare un artista famoso a dispetto dei desideri più convenzionali e rispettabili della famiglia.

Recensione:

Non è mai semplice parlare di sé e delle proprie origini in modo sincero e obiettivo, perché ognuno di noi viene segnato nel corso del tempo da incontri, avvenimenti ed eventi a loro modo unici e difficili da trasmettere agli altri per ciò che hanno significato.

Se poi questi “turning point” avvengono nel periodo dell’adolescenza… be’, è facile che assumano il valore di veri e propri terremoti esistenziali. Piccoli Armageddon.

James Gray, dopo essersi spinto nella giungla e tra le stelle con le sue ultime due pellicole, torna “alle origini”, al cinema che l’ha reso famoso. Il suo “Armageddon Time”, presentato in concorso al Festival di Cannes, è infatti una storia familiare ambientata nel quartiere newyorkese del Queens.

Online e sui giornali troverete tutta una serie di complesse letture politiche, culturali e simboliche sul significato di questo film. Al netto del tentativo degli illustri colleghi di nobilitare il tutto, mi chiedo: l’autoreferenzialità, se dichiarata apertamente, è qualcosa di cui vergognarsi? Da nascondere? continua

23) What’s Love

“What’s Love” è un film di Shekhar Kapur. Con Lily James, Emma Thompson, Shazad Latif, Nosheen Phoenix, Oliver Chris. Commedia, 108′. Gran Bretagna 2022

Sinossi:

Zoe è una documentarista inglese di successo; il suo vicino di casa Kazim un oncologo di origine pakistana. Quando Kazim comunica a Zoe di volersi sposare secondo la tradizione, ovvero lasciando scegliere ai suoi genitori la sposa, lei decide di girare un documentario sui matrimoni combinati nel XXI secolo. In realtà è delusa dalla scelta dell’amico per molti motivi, il più nascosto dei quali è l’attrazione segreta che prova per lui. Quando Zoe e la sua eccentrica madre si trasferiscono a Lahore per seguire il matrimonio di Kaz le tensioni aumentano: riusciranno i nostri eroi a gettare le rispettive maschere?

Recensione:

In un tempo non troppo lontano, il matrimonio era una vera e propria “questione di famiglia”, che poco aveva a che vedere con l’amore. Ne esistevano di combinati, di imposti, di riparatori e in Italia le cosiddette agenzie matrimoniali non sono scomparsa da chissà quanti anni.

Ma nel 2022 esiste ancora un modo “giusto” per trovare l’anima gemella? Al tempo dei social, delle app di appuntamenti, c’è ancora spazio per il vecchio e sano come romanticismo? Ed è immaginabile che un giovane e stimato medico inglese, ma di origini pakistane, decida di sottostare al matrimonio combinato dai genitori? per un matrimonio combinato dai genitori?

Il titolo del film di Shekhar Kapur, presentato alla Festa del cinema di Roma, ci pone una semplice quanto potete domanda: “What’s love got to do with it?” Cosa c’entra l’amore con tutto questo?

22) Un Uomo Felice

Il biglietto d’acquistare per “Un uomo felice”  è : Omaggio

“Un Uomo felice” è un film del 2023 diretto da Tristan Séguéla, scritto da Guy Laurent, Isabelle Lazard, con : Fabrice Luchini, Catherine Frot, Rehin Hollant, Philippe Katerine, Artus, Agnès Hurstel, Paul Mirabel, Bastien Ughetto, Jason Chicandier.

Sinossi:

Un uomo felice, film diretto da Tristan Séguéla, racconta la storia di Jean (Fabrice Luchini), un sindaco conservatore di un paesino della Bretagna. L’uomo è pronto per ripresentarsi alla prossima campagna elettorale, ma riceve una notizia per lui scioccante da parte di sua moglie Edith (Catherine Frot). Dopo diversi anni di matrimonio, la donna rivela di non sentirsi a suo agio nel suo corpo e ora vuole iniziare un percorso di transizione per cambiare sesso. Jean inizialmente crede che sia uno scherzo, ma una volta capito che sua moglie è determinata a intraprendere e portare a termine la transizione, comprende che la sua campagna elettorale rischia di essere stravolta.

L’annuncio di Edith, però, è un grande shock non solo per il marito, ma anche per l’intera famiglia e porterà a una serie di equivoci, che mostreranno molti dei pregiudizi fino ad allora tenuti nascosti.

Recensione:

Un tempo utilizzavamo  espressioni come  “non sentirsi a proprio agio con il proprio corpo “ e /o “  vivere una vita  repressa perché  obbligati dalle tradizioni”  “,  consapevoli  della loro  valenza psicologica e significato culturale.

Ovvero frasi e pensieri detti   in un preciso  quanto delimitato momento di difficoltà per una persona.

Oggi invece  queste stesse frasi assumono ben altro significato, valore  ponendo in “discussione” il  corpo, il genere d’appartenenza, gli impulsi anche sessuali di una persona.

Un matrimonio si fonda sull’amore , reciproca fedeltà oltre che su una serie  di giuramenti.

Ma quale matrimonio, anche quello più saldo e stabile può resistere alla sconvolgente notizia che uno dei due voglia effettuare la transizione in un uomo,  volendo comunque rimanere una coppia?

I due sceneggiatori Laurent e Larzad  hanno  cercato di rispondere a questa ed altre  scomode domande,  firmando una sceneggiatura  dove si potesse sorridere e riflettere allo stesso tempo.

Hanno scelto il linguaggio ed i tempi della commedia per affrontare e descrivere il difficile e radicale passaggio  intrapreso dalla protagonista mescolando  all’inevitabile crisi coniugale.

Il corto circuito esistenziale – coniugale  era potenzialmente esplosivo a livello narrativo, ma  in fase di scrittura è stato  poco sviluppato e sovente risolto in modo approssimativo e pasticciato.

Lo spettatore trovandosi  davanti ad una doppia crisi teme  l’inizio di un psicodramma .

Invece  il regista Seguela  dimostrando  di possedere sensibilità e creatività è riuscito a mettere in scena un film  leggero , a tratti anche divertente potendo contare su due attori di prima grandezza come Fabrice Luchini e Catherine Frot.

Luchini -Frot ,pur essendo un’inedita coppia artistica ,si sono rivelati reciprocamente funzionali e complementari sulla scena,  offrendo credibilità e profondità ai due  personaggi.

La coppia non scoppia  grazie allo charme della Frot ed all’istrionismo garbato di Luchini, ma ciò non è sufficiente per evitare al film di perdere quota ed incisività  nella seconda parte.

Una seconda parte caratterizzata da un “fritto misto” narrativo e da un  finale buonista, che è  purtroppo  poco digeribile per un pubblico “diversamente tradizionalista” in campo cinematografico.

21)Scream VI

Il biglietto d’acquistare per “Scream VI” è : Neanche regalato (Con Riserva)

“Scream VI” è un film del 2023 diretto Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett, scritto da Guy Busick, James Vanderbilt, con : Jenna Ortega, Courteney Cox, Hayden Panettiere, Dermot Mulroney, Melissa Barrera, Mason Gooding, Jasmin Savoy Brown, Roger L. Jackson, Devyn Nekoda, Josh Segarra, Jack Champion, Liana Liberato, Tony Revolori, Samara Weaving, Henry.

Sinossi:

Scream VI, il film diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, vede tornare le sorelle Sam (Melissa Barrera) e Tara Carpenter (Jenna Ortega) insieme ai gemelli Chad (Mason Gooding) e Mindy Meeks (Jasmin Savoy Brown).

I quattro, sopravvissuti agli omicidi compiuti da Ghostface, si lasciano alle spalle quanto accaduto a Woodsboro per iniziare un nuovo capitolo della loro vita trasferendosi a New York.

Ma anche nella grande mela si ritroveranno ad avere a che fare con un nuovo Ghostface. Come affronteranno questo nuovo inizio?

Recensione:

La vecchiaia è una brutta cosa. Invecchiare male  è anche peggio.  

Se poi i generi cinematografici e/o i film  che hai amato da ragazzo, ora da inviato di mezz’età li appaiano  noiosi se non brutti , è evidente scrivere  parafrasando il motto “spaziale” : Direttora, abbiamo un problema!

Il vostro inviato è  serenamente rassegnato all’invecchiamento,  ma si ribellerà sempre con forza all’accanimento produttivo su qualsiasi saga di valore.

La saga di “Scream”  è stata amata da milioni di fan, diventando meritoriamente prima un cult e poi oggetto di un’altrettanta fortunata parodia  come “Scary movie”

Ma se nel 2022   avevo accettato con estrema fatica “Scream 5”, giustificato    dall’operazione “nostalgia” con l’utilizzo del cast originale.

 “Scream 6”  è tutto tranne che un horror, quanto piuttosto un pasticciato e confuso tentativo creativo oltre che produttivo di “spremere fino all’ultimo dollaro” da un format ormai esangue.

Gli sceneggiatori di “Scream 6” ha tentato maldestramente  di scrivere da una parte un nuovo inizio  della saga rinnovando parte del cast e soprattutto inventando  nuovi folli e pericolosi adepti di Ghostface e dall’altra di creare un ponte narrativo  tra i vecchi episodi e questo sesto  con l’unico scopo di soddisfare i vecchi fan e conquistare dei nuovi.

Una scelta drammaturgica che si è  rivelata  debole e di corto respiro  fin dalle prime scene,  osservando come  vecchi e nuovi personaggi funzionano solamente quando rievocano il passato più che agire nel presente per salvarsi dalla nuova minaccia.

L’unica vera e sostanziale novità di questo episodio ovvero: lo spostamento dalla cittadina di Woodsboro alla” città che non dorme mai alias New York” è appena sfruttato dal regista, utilizzando solamente  ad esempio la celebre metropolitana nella parte finale.

“Scream 6” ha poco o nulla dell’originale firmato da Wes Craven,  esagerando con le scene splatter, combattimenti piuttosto inverosimili e ferite mortali poi divenute semplici ferite da curare.

Dispiace per la volenterosa Melissa Barrera e per l’ormai famosa Jenna Ortega (Mercoledi di Tim Burton), ma  nei panni di sorelle maledette sono davvero poco credibili anche per colpa di un pessimo script.

Poco o nulla, a mio modesto parere, si salva da “Scream 6” dove l’altra novità significativa è ovviamente uno spoiler da non poter rivelare, ma che una volta scoperto lascia piuttosto perplessi pensando ad altri horror con  famiglie diversamente cattive.

Sicuramente queste mie affermazioni strideranno con i giudizi degli altri e soprattutto con i numeri del Box office, ma anche in questo caso siamo abituati.

Un ultimo cosa: le regole di buon horror rimangono valide, ed ribaltarle o riscriverle non sempre è un elemento positivo anzi.

20) Women Talking – Il Diritto di Scegliere

Il biglietto d’acquistare per “Women Talking” è : Sempre (Con Riserva)

“Women Talking” è un film del 2023 scritto e diretto da Sarah Polley, basato sul romanzo “Donne che parlano” di Miriam Toews  del 2018

Interpreti e Personaggi:

Rooney Mara       Ona

Frances McDormand  Scarface Janz

Judith Ivey    Agata

Emily Mitchell      Miep

Kate Hallett  Autje

Liv McNeil     Neitje

Claire Foy      Salome

Sheila McCarthy  Greta

Jessie Buckley      Mariche

Michelle McLeod Mejal

Kira Guloien  Anna

Shayla Brown       Helena

Vivien Endicott Douglas     Clara

Ben Whishaw  Melvin

Sinossi:

Un gruppo di donne subisce ogni tipo di sopruso e violenza dagli uomini che fanno parte della loro stessa comunità religiosa. Quando questi ultimi stanno per uscire dal carcere, cosa faranno queste donne? Riusciranno a perdonare? Come faranno a conciliare il dolore subito con il ritorno dei mostri nella loro vita?

Recensione:

Notizie , racconti, echi di violenza domestica, femminicidio, umiliazioni , vessazioni subite dalle donne da parte dei propri mariti, padri e/o fratelli sono diventate tragicamente una costante di questa nostra quotidianità malata.

Le quattro mura di casa, la famiglia non sono più una protezione, uno scudo  per le donne, bensì un luogo da cui scappare.

Se non ti puoi fidare degli affetti più cari divenuti i primi carnefici, cosa può fare una donna se non unire le forze con altre donne vittime di questa brutalità?

“L’unione fa la forza” sostiene un vecchio proverbio e mai come nel caso di “Women Talking” tratto dall’omonimo romanzo di Miriam Toews ed a propria volta liberamente ispirato a fatti realmente accaduti in una piccola e sperduta comunità mennonita  situata in Bolivia, possiamo ascoltare, vedere , percepire il senso più intimo e profondo di questo proverbio.

“Women Talking”  racconta la drammatica, intensa, sconvolgente riunione indetta dalle nove donne e ragazze più influenti dalla comunità con lo scopo di decidere il futuro di tutte le donne di fronte all’imminente rilascio dei loro uomini/aguzzini?

Quale è la decisione più giusta da prendere?

 Una votazione  ha cristallizzato la situazione d’impasse tra tre opzioni: non fare nulla, restare e combattere o andarsene.

Queste nove donne hanno il gravoso compito di indicare la strada, una soluzione.  Donne di diverse età, caratteri e personalità ma accomunate dall’essere state stuprate , tradite ed ingannate per anni dagli uomini della loro stessa comunità.

Si può perdonare un padre, fratello stupratore?

Si può fare finta di nulla?

È legittimo provare odio e sete di giustizia?

Le bambine frutto di queste ripetute violenze hanno diritto ad un’altra vita?

I bambini, i ragazzi invece devono essere lasciati indietro o portati con sé sperando che non sia tardi per “educarli” diversamente?

Sono alcune delle domande angoscianti  e strazianti che le protagoniste si pongono entrando spesso in un vibrante conflitto tra loro .

Ma allo stesso tempo   da una parte scattano le condizioni ideali per un processo al “genere maschile” colpevole di precisi e gravi crimini e dall’altro emergono  le  sottili quanto profonde sfumature sulle conseguenze psicofisiche che rimangono in una donna vittima di violenza

Sarah Polley  firma una sceneggiatura solida, incisiva, avvolgente, dura, ma con la presenza negativa di alcuni passaggi un po’ verbosi e retorici.

“Women Talking” mi ha personalmente ricordato il film “Il Dubbio” di John Patrick Shanley per alcuni aspetti strutturali e soprattutto  nell’approccio narrativo ed interpretativo riguardo la tematica religioso.     Lo spettatore “maschio”  è costretto ad un ascolto duro, spietato in cui emergono il suo lato peggiore raccontato con grande abilità, talento, passione e credibilità da un cast artistico  quasi completamente femminile in uno vero stato di grazia.

L’unico  personaggio maschile è quello di Melvin interpretato con analoga bravura ed empatia da Ben Whishaw.

Melvin è inizialmente silenzioso , schivo, intimidito dalle rabbiose quante amare parole  pronunciate dalle donne, ma delegato  a stendere il verbale di questa assemblea.

Melvin scrive, annotta , ma di fatto partecipa al travaglio interiore ed esistenziale delle nove donne.

“Women Talking” è una storia di violenza, abusi e legami di fiducia infranti, ma nonostante ciò   conserva  una valenza liberatoria e speranzosa con un finale magari un po’ prevedibile nella messa in scena, ma capace di strappare un commosso sorriso al pubblico in sala ed al genere umano in generale.

3) La Casa delle Luci (Donato Carrisi)

“La Casa delle Luci” è un romanzo scritto da Donato Carrisi e pubblicato da Longanesi Editore il 18 Novembre 2022”

Sinossi:

DAL MAESTRO DEL THRILLER ITALIANO, UN NUOVO, OSCURO ENIGMA DA DECIFRARE. Nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina… Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipno­si, non gli è sconosciuta.

E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino.

Perché a undici anni Pietro Gerber è morto.

E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.

Recensione:

“Tanto tuonò che  piovve” recita un popolare proverbio.

Gli artisti in generale sono delle creature  uniche , particolari: sono testarde, vanesie, fragili, egocentriche.

Gli scrittori appartengono in più ad un  sotto genere: non accettano alcun tipo di  consiglio o critica costruttiva  sui propri romanzi da amici e parenti figurarsi da un piccolo ed insignificante blog come questo.

Donato Carrisi è uno scrittore di fama internazionale, noi stessi più volte l’abbiamo definito come “Il Grisham italiano”.

Carrisi negli ultimi anni si è voluto cimentare con la regia cinematografica riscuotendo subito consensi e premi.

Una “distrazione piacevole” che, a nostro parere,  ha influenzato negativamente l’ultima trilogia letteraria  creata dallo scrittore pugliese, avendo come protagonista un psicologo, meglio ancora conosciuto come “l’addormentatore dei bambini”: Pietro Gerber.

I primi due romanzi delle trilogia, con grande dispiacere, li abbiamo giudicati non all’altezza della fama di Carrisi.

Evidenziando come  entrambi avessero il peccato d’origine d’essere stati scritti già per una futura trasposizione probabilmente televisiva , perdendo così il mordente e respiro letterario.

L’ impostazione drammaturgica  risentiva di questa “scelta a monte”  anche se mai dichiarata da Carrisi ,  facendo  pensare al plot di alcune  serie televisive americane,  depotenziando l’idea di partenza.

Ma se gli scrittori sono testardi, chi vi scrive non è da meno. Ho iniziato la lettura de “La casa delle Luci” sforzandomi d’essere aperto e libero da pregiudizi  passati.

Possiamo affermare che Donato Carrisi al terzo tentativo con Pietro Gerber, è riuscito almeno in parte a correggere le criticità strutturali , modificando lo stile di racconto e soprattutto dando più spazio alla storia , all’elemento introspettivo  senza eccedere nei manierismi e negli stereotipi di genere.

Pietro Gerber si mostra  finalmente come una persona imperfetta, trasandata fuori  e dentro. Non è più il sicuro ipnotista dei primi due romanzi, è un uomo in difficoltà, arranca, rischiando di perdersi nei meandri della mente e del proprio tragico passato “coperto” dal Sig. G, suo  padre.   I personaggi vecchi e nuovi appaiono più credibili, avvinti dal dolore o dal mistero , ed in entrambi casi  stimolanti da leggere e capire per il lettore.

“La Casa delle Luci”  chiude il cerchio  di una storia in bilico tra realtà e suggestione,  memoria e finti ricordi.

Donato Carrisi salva  sé stesso ed il personaggio di Pietro Gerber dall’anonimato letterario.

Chissà se con diverso linguaggio (televisivo?), Pietro Gerber troverà il modo d’incantarci completamente.

2) I Ragazzi di Biloxi (John Grisham)

“I ragazzi di Biloxi” è un romanzo scritto da John Grisham e pubblicato in Italia il 22 novembre 2022 da Mondadori Editore.

Sinossi:

 Keith Rudy e Hugh Malco provengono entrambi da famiglie di immigrati croati e sono cresciuti insieme a Biloxi, nel Mississippi. Negli anni Cinquanta e Sessanta hanno frequentato le stesse scuole e condiviso la passione per lo sport. La loro città, affacciata sul mare, era storicamente nota per la sua fiorente industria ittica e per le spiagge e i resort turistici. Ma al tempo stesso presentava un lato oscuro: la corruzione e il vizio – dal gioco d’azzardo alla prostituzione, al contrabbando di alcol e traffico di stupefacenti – dilagavano sotto il controllo di una cricca di criminali, molti dei quali si diceva fossero membri della Dixie Mafia. Crescendo i due amici d’infanzia prendono strade diverse. Il padre di Keith, divenuto con grandi sacrifici procuratore distrettuale, è determinato a ripulire Biloxi e tutta la costa dalla malavita e suo figlio decide di seguire le sue orme. Il padre di Hugh, invece, diventa in breve tempo il boss incontrastato della criminalità locale e Hugh, attratto dalla bella vita e dai locali notturni, sceglie di lavorare per lui. Inevitabilmente le due famiglie sono destinate a uno scontro finale nelle aule del tribunale. “I ragazzi di Biloxi” è una saga che racconta le vicende di due uomini che si ritrovano dalla parte opposta della legge.

Recensione:

Non amo particolarmente quel genere di romanzo incentrato sulle saghe familiari, sulle relative amicizie, affetti, tradimenti ecc.

Un’epopea che spesso  si tramuta in un campale e manicheo scontro tra due ex amici che hanno scelto opposti stili di vita.

La mia riluttanza letteraria deriva probabilmente anche dall’influenza televisiva in cui sono nato e cresciuto , vedendo sul piccolo schermo tante serie e film si fondono su questo plot narrativo.

Ho voluto condividere la mia  “diffidenza ” al fine di rendere più chiaro  il perché  del mio giudizio in chiaroscuro su “i Ragazzi di Biloxi”, ultima fatica del Maestro Grisham.

Ho faticato non poco  a leggere e farmi piacere le prime duecento  pagine scritte da un inedito Grisham .

Non ho  ritrovato il classico e diretto approccio narrativo del Maestro  nel presentare i  personaggi , l’intreccio e soprattutto le criticità che generalmente danno  il via ad un  vibrante ed inteso scontro legale.

La prima parte de “I Ragazzi di Biloxi” l’ho letta, percepita ed infine accettata come un tentativo lodevole da parte dello scrittore di modificare il proprio marchio autoriale, volendo inserire forzatamente  l’elemento migrazione e l’”American Dream”  sperando così  da una parte di conquistare nuovi lettori

e dall’altra  di svecchiare il “brand Grisham” agli occhi dei vecchi fan.

Una scelta  creativa che sulla carta aveva buone potenziali,  si è rivelata nello sviluppo un lungo ed tratti prolisso “introduzione” alla vera storia, ovvero il duello legale e poi divenuta questione personale tra Keith e Hugh, dopo che il secondo ha organizzato l’attentato fatale per il padre di Keith.

Un finale serrato ed avvolgente non è  bastevole a coprire i limiti emersi nella seconda parte , in cui l’autore ha sporcato il cuore del racconto con l’utilizzo   eccessivo di personaggi secondari e loro guai giudiziari.

“  I ragazzi di Biloxi” è un romanzo di formazione,  storico, sociologico  sulla società americana e solamente alla fine lo si vive come un Legal thriller.

Un ibrido di generi e troppi personaggi buttati nella mischia determinano una lettura diversamente godibile ed avvincente, sensazioni davvero inedite per un lettore alle prese con un “Grisham”.

19)Holy Spider

“Holy Spider” è un film di Ali Abbasi. Con Mehdi Bajestani, Zahra Amir Ebrahimi, Arash Ashtiani, Forouzan Jamshidnejad. Thriller, 117′. Francia, Germania, Svezia, Danimarca 2022

Sinossi:

Siamo a Mashhad, seconda città più grande dell’Iran e importante sito religioso. Nel 2000, un serial killer locale inizia a prendere di mira le prostitute per strada, strangolandone diciassette dopo averle attirate una ad una a casa sua. La stampa lo chiama “il ragno”, e tra i giornalisti che coprono il caso c’è Rahimi, una donna che viene da Teheran e si mette sulle tracce dell’assassino. L’uomo si rivelerà essere Saeed Hanaei, ex-militare convinto che Dio gli abbia affidato la missione di liberare la città dalle donne indegne che vendono il proprio corpo.

Recensione:

“Holy spider” di Ali Abbasi arriva al cinema, dopo essere stato presentato con discreto successo nei Festival internazionali lo scorso anno – l’attrice protagonista, Zahra Amir Ebrahimi, si è aggiudicata la Palma d’oro a Cannes per la sua interpretazione.

La cinematografia occidentale è piena di film che hanno come protagonista un serial killer che sceglie le donne come vittime, ma spostate la storia in Iran e questa assumerà caratteristiche innovative e tinte problematiche inedite per il grande pubblico.

Nella Repubblica islamica d’Iran la donna è considerata giuridicamente inferiore all’uomo e il fanatismo religioso è utilizzato come giustificazione per ogni nefandezza. continua su