“La fine del tempo” è un romanzo scritto da Guido Maria Brera, pubblicato il 20 febbraio 2020 dalla Nave di Teseo.
Sinossi:
Philip Wade è uno stimato professore di Storia contemporanea al Birkbeck College di Londra, ma in passato ha vissuto molte vite e in una di queste ha lavorato per una grande banca d’affari della City in qualità di analista, chiamato a prevedere le tendenze economiche, politiche e sociali su cui indirizzare gli investimenti. Colpito da una forma di amnesia, Philip oggi non riesce più a trattenere alcun ricordo recente: nei buchi della sua memoria scompare anche il saggio che stava scrivendo e di cui non c’è più traccia. Con il ritmo di un giallo, “La fine del tempo” narra l’indagine di un uomo nell’abisso della propria mente, intorno al mistero di un libro rivoluzionario e perduto. Scoperta dopo scoperta, mentre l’Europa si infiamma sotto il montare della marea populista, Philip Wade ricompone il mosaico del suo libro, che potrebbe mettere in discussione il dominio delle grandi corporation che governano l’economia mondiale. E che hanno fondato la loro ascesa inarrestabile sull’eliminazione della principale variabile del gioco finanziario – il tempo – condannando così il nostro pianeta a vivere un eterno presente, quando tutto è possibile per i nuovi padroni del vapore, i signori del silicio, l’aristocrazia delle app.
Recensione:
Sei anni fa decisi di leggere “I Diavoli “i, romanzo d’esordio di Guido Maria Brera spinto dalla curiosità e soprattutto dalla convincente campagna promozionale messa in campo.
Una scelta letteraria che si rivelò complessivamente felice avendo riscontrato un efficace mix tra finzione e finanza nella struttura narrativa di “I Diavoli” .
Guido Maria Brera si era dimostrato bravo quanto furbo nel “nascondere” un saggio economico dentro un romanzo trovando così una modalità di racconto capace di conquistare l’attenzione ed interesse del lettore.
“I Diavoli” è diventato meritoriamente un best seller internazionale al punto che Sky ne ha acquistato i diritti televisivi con lo scopo di realizzarne una serie con protagonisti i bravi e belli Patrick Dempsey ed Alessandro Borghi.
“Squadra che vince non si cambia” recita un saggio proverbio sportivo e Brera traslandolo in chiave letteraria ripropone la stessa struttura, lo stesso “inganno” narrativo nel firmare “La fine del tempo”.
“La fine del tempo” è infatti un dotto, interessante saggio economico /finanziario incentrato sulla controversa tematica del QE (quantitative easing, strumento finanziario introdotto da Mario Draghi durante la crisi economica del 2011) e come la finanza mondiale ne abbia stravolto il valore “terapeutico” destinato allele Borse e soprattutto rivolto alla crescita economica, facendolo diventare un pericoloso quanto silente “cavallo di Troia” di distruzione per l’economia reale.
“La fine del tempo” è un testo avvincente, profondo quanto inquietante nell’evidenziare come il sistema economico e finanziario internazionale si muova dentro una pericolosa bolla “drogata” dal costante flusso di denaro iniettato dalle Banche centrali.
Una bomba ad orologeria che secondo Brera inevitabilmente esploderà provocando, se possibile, maggiori disastri rispetto alla crisi iniziata nel 2008 in America.
“La Fine del tempo” fallisce od almeno convince poco nella parte di “finzione” risultando debole, risicata rispetto al contesto principale.
“La fine del tempo” deve essere considerato drammaturgicamente come una sorta di spin off di “I Diavoli” in cui dove il protagonista, il professore Philip Wade si relazionerà con i carismatici personaggi del primo romanzo.
“La fine del tempo” avendo un’anima, una visione più tecnica, scientifica, a tratti filosofica, perde slancio e coerenza quando la storia vira sull’aspetto intimistico e personale del protagonista.
L’escamotage drammaturgico di Brera di voler equiparare la sofferenza fisica ed esistenziale del professore Wade nell’affrontare la perdita della memoria alla colpevole amnesia collettiva di non vedere come il sistema sia truccato , lascia piuttosto tiepido il lettore.
Nel lettore non scatta l’empatia con Wade, con la sua storia, e soprattutto con tormenti interiori “ risultando poco coinvolgente rispetto al vero cuore narrativo del libro.
“La fine del tempo” nonostante i limiti strutturali e narrativi evidenziati rimane comunque una lettura consigliata per chi ha amato “I Diavoli” e soprattutto desidera capire i misteri ed i pericoli dell’alta finanza.