“Sogno (Ma Forse No) è uno spettacolo teatrale di Luigi Pirandello, diretto da Vittoria Faro, con: Vittoria Faro, Ivan Giambirtone, Elisabetta Ventura.
Prod. Testaccio Lab
“Sogno (Ma Forse No) “è andato in scena dal 23 al 25 febbraio al Teatro di Documenti di Roma.
Sinossi:
Atto unico poco rappresentato di Pirandello che risente di influenze surrealiste. Un piccolo gioiello di inganni: una moltiplicazione di piani che si intersecano e sviluppano, un groviglio di verità e finzioni.
Recensione:
In molti affermano con amarezza di non sognare più o quanto meno di non ricordare i sogni fatti al risveglio mattutino.
Invece ricordiamo con chiarezza e nitidezza gli incubi.
Nel sonno le più grandi paure, i timori, i sensi di colpa riemergono dalla profondità del nostro Io, laggiù spediti con brutalità dalla vile ed opportunistica razionalità.
Gli chiamiamo incubi quanto in vero non sono altro che terribili e crudi scontri con la nostra coscienza e con la parte peggiore di noi.
Luigi Pirandello è stato probabilmente il drammaturgo più coraggioso oltre che illuminato dal talento e dalla creatività nell’indagare l’animo e la psiche umana, spingendosi in terreni complessi e delicati e stupendo ogni volta lo spettatore per originalità, incisività e potenza narrativa
“Sogno (Ma Forse No) è un atto unico la cui stesura si colloca tra la fine del ’28 e l’inizio del ’29. La prima rappresentazione, con il titolo Sonho (mas talvez nao) avvenne a Lisbona nel 1931. In Italia la prima rappresentazione si ebbe a Genova nel dicembre del ’37.
Un testo raramente messo in scena dalle compagnie teatrali, pur avendo notevoli potenzialità di racconto e soprattutto interessati note di messa in scena firmate dallo stesso drammaturgo siciliano.
Il tema dell’incerto confine tra sogno e realtà era stato già trattato da Pirandello, in una situazione del tutto diversa, nella novella La realtà del sogno (1914). Mentre nella novella, tuttavia, c’è un tempo per il sogno e uno per la cosiddetta realtà, qui le due dimensioni si intersecano creando un clima di sospesa tensione.
Una sfida coraggiosa quella raccolta dalla regista Vittoria Faro, ma che senza dubbio, è stata pienamente vinta sul piano registico e recitativo insieme agli due talentuosi ed esperti attori.
Una giovane e bella donna (Faro) ha un amante (Giambirtone) del quale comincia però a stancarsi, mentre avverte il fascino di un suo antico amante, tornato ricchissimo da terre lontane. Nel breve spazio di un sogno, la donna vive drammaticamente l’esito possibile cui l’affievolirsi del suo amore potrebbe condurla.
Lo spettatore assiste impaurito ed allo stesso tempo incuriosito all’intenso e drammatico colloquio tra la donna e l’uomo, che indossa, sinistramente, un elegante smoking.
Si alternano slanci di grande dolcezza ed affetto come a momenti di rabbia e di minacce, nei confronti della donna, da parte dell’uomo, magistralmente interpretato da Ivan Giambirtone.
Lo spettatore è rapito da questo confronto grondante di opposte ed autentiche emozioni, rimanendo fino all’ultimo incerto se stia assistendo a un sogno o una drammatica resa dei conti tra due innamorati.
L’alfa e l’omega dell’Amore sono mostrate e rappresentate senza censure e filtri, rivelando come il testo di Pirandello sia ancora oggi di straordinaria modernità ed urgenza.
Elisabetta Ventura nelle vesti della cameriera della donna rappresenta, per lo scosso e coinvolto spettatore, un’indispensabile boccata d’ossigeno fatta di danza e dal riuscito omaggio all’ arte del mimo, prima di tornare dentro questo terribile incubo.
L’uomo ha veramente donato una preziosa collana all’amata?
La donna, si risveglia, tirando un sospiro di sollievo ripensando al tentativo finale di strangolamento da parte dell’amante. Ma è stato solamente un brutto incubo? Se lo chiedono pubblico e la donna insieme.
Quando la cameriera porta alla signora un pacchetto; dove è custodita la stessa collana del sogno che le manda quel ricchissimo suo antico amante, viene meno il sottile limite tra realtà e fase onirica, spiazzando ed accrescendo maggiormente l’attenzione e curiosità dello spettatore.
Bussano di nuovo alla porta; è l’amante che sta per essere spodestato, che apparentemente sereno ,colloquia con la donna prendendo insieme il tè.
Ma come accade troppo spesso nel nostro quotidiano, la normalità e pacatezza fungono da diabolici travestimenti dell’uomo prima di rendersi responsabili di atti di femminicidio. Allo spettatore il compito di domandarsi amaramente “Sogno (Ma Forse No)”?!