133) L’età giovane

Il biglietto da acquistare per “L’età giovane” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“L’età giovane” è un film di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne. Con Idir Ben Addi, Olivier Bonnaud, Myriem Akheddiou, Victoria Bluck, Claire Bodson. Titolo originale: Le jeune Ahmes. Drammatico, 84′. Belgio 2019

Sinossi:

Ahmed ha 13 anni ed è entrato nella spirale dell’integralismo musulmano grazie all’indottrinamento di un imam che, tra le altre cose, gli ripete che la sua insegnante di lingua araba, anch’essa musulmana, è un’apostata. Ahmed che venera un cugino martire dell’Islam, decide allora di procedere autonomamente e di passare all’azione nei suoi confronti.

Recensione:

Dopo otto giorni qui a Cannes, doveva arrivare, era nell’aria. Adesso il buon Thierry Fremaux può vantarsi di aver presentato al pubblico non una ma ben due “Spira Mirabilis” – chi mi segue da qualche tempo sa di cosa parlo! – in questa edizione del Festival.

Dopo “Jean” di Bruno Dummot, inserito nella sezione Un certain regard, i fratelli Dardenne decidono infatti di suicidarsi artisticamente con il loro nuovo film, “L’età giovane” (Le jeune Ahmed), presentato nella competizione principale.

Scrivere parole così tranchantes nei confronti dei registi belgi dispiace, ma è davvero dura salvare qualcosa in quello che si rivela un naufragio narrativo e stilistico. Dopo la débâcle del 2016 de “La ragazza senza nome” i Dardenne hanno provato a rinnovarsi finendo però per restare ancora prigionieri della loro idea di cinema.

Lo spunto di partenza del film – spiegare come un giovane francese possa trasformarsi in un integralista, nonostante la sua famiglia sia moderata – poteva anche essere interessante. Peccato che nell’evidenziare le reazioni di chi lo circonda, il personaggio di Ahmed rimanga tristemente immobile, chiuso nelle sue convinzioni. continua su

“L’età giovane”: integralismo e cattivi maestri nel film dei Dardenne

132) Miserere

Il biglietto da acquistare per “Miserere” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).

“Miserere” è un film di Babis Makridis. Con Makis Papadimitriou, Yannis Drakopoulos, Evi Saoulidou, Nota Tserniafski, Georgina Chryskioti. Titolo originale: Pity. Drammatico, 97′. Gracia, Polonia 2018

Sinossi:

Un uomo singhiozza disperatamente (soddisfatto) ai piedi di un letto. Da quando la moglie è in coma, sperimenta la pietà del mondo: la torta della vicina ogni mattina, la solidarietà dell’impiegato della tintoria a ogni capo smacchiato, gli abbracci della segretaria a ogni congedo, l’affetto di un amico dopo ogni partita a racchettoni, gli incoraggiamenti del padre a ogni visita. Quel sentimento di commossa e intensa partecipazione umana lo appaga pienamente ma poi la consorte si risveglia e la vita torna a sorridergli gettandolo nello sconforto più totale. Infelice all’idea di essere felice per sempre, cova l’impulso malato di ricadere in ambasce. Per riavere di nuovo un briciolo di misericordia è disposto a tutto.

Recensione:

Provare compassione, solidarietà, empatia nei confronti di chi sta attraversando un momento difficile o piange la scomparsa di un proprio caro viene visto da un lato come un atto di umanità, dall’altro come una sorta di dovere vuoto, l’adempimento di una norma del vivere civile.

Ma cosa prova davvero chi è oggetto di queste amorevoli attenzioni? Se non fossero un peso, ma un piacere? Se trasmettessero una felicità mai provata prima cosa succederebbe nel momento in cui dovessero finire?

Babis Makridis affronta questa delicata quanto paradossale tematica firmando quella che può essere definita “Un giorno di straordinaria follia” in salsa greca. “Miserere”, presentato al TFF 2018, è una storia grottesca, surreale, comica e alla fine persino tragica, un affresco cinico quanto feroce del degrado morale ed esistenziale della nostra società.

La sceneggiatura è potente, pungente, ironica quanto spietata nel raccontare il lato più oscuro ed egoista dell’uomo.

Il funzionale e calibrato impianto drammaturgico consente allo spettatore, pur avvertendo il progressivo cambiamento emotivo e psichico del protagonista, di rimanergli sempre vicino, senza mai averne timore, anche all’approssimarsi di gesti fatali preceduti da pensieri tragicomici quanto rivelatori. continua su

“Miserere”: un viaggio irresistibile prima nella solitudine, poi nell’orrore

131) Il Varco

Il biglietto da acquistare per “Il varco” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Il Varco” è un film di Federico Ferrone, Michele Manzolini. Drammatico, 70′. Italia 2019

Sinossi:

1941. Un soldato parte per il fronte russo: man mano che il treno avanza attraverso Ungheria e Ucraina, i ricordi della madre russa e della spedizione fascista in Africa gli invadono la mente, fantasmi di un passato impossibile da cancellare. Federico Ferrone e Michele Manzolini, già registi de “Il treno per Mosca”, ripropongono quell’esperimento con alcune variazioni.

Recensione:

La campagna di Russia rappresentò uno dei momento più drammatici della seconda guerra mondiale, decretando l’inizio della fine per l’alleanza nazi-fascista e spostando gli equilibri militari a favore degli Alleati. La convinzione tedesca di sconfiggere rapidamente l’Urss e arrivare fino a Mosca venne spazzata via dal Generale Inverno, fedele alleato da sempre dei russi.

“Il varco” si differenzia dai classici documentari sul conflitto mondiale grazie al talento e alla creatività degli autori – tra cui figura anche Wu Ming 2 -, capaci di firmare una sceneggiatura intensa, profonda, ricca di umanità, attingendo alle biografie e ai diari di alcuni soldati impegnati sul fronte russo.

Le memorie dei soldati mescolate e rielaborate con passione e sensibilità raccontano quasi in presa diretta il viaggio intrapreso nel 1941 dall’immaginario soldato, già veterano della campagna di Etiopia, e quindi toccato in prima persona dalla guerra.

I pensieri, i timori, i ricordi del soldato sono resi reali dalla voce di Emidio Clementi che unita alle immagini di repertorio crea una potente connessione emotiva con lo spettatore, proiettato drammaticamente nella steppa russa. Viviamo quasi in prima persona l’eccitazione della truppa, convinta di arrivare facilmente Mosca, seguita dallo scoramento e dalla disperazione. continua su

“Il varco”: immagini di repertorio per una potente narrazione di finzione

 

130) Un Dolore Così Dolce ( David Nicholls)

“Un Dolore così dolce” è un romanzo scritto da David Nicholas e pubblicato da Neri Pozza nel settembre 2019

 

Sinossi:

È l’estate del 1997 a Londra, l’estate del New Labour, della morte di Lady Diana e della fine della scuola per Charlie Lewis. Cinque anni terminati in un batter d’occhio e suggellati dall’immancabile ballo nella palestra della scuola, coi professori alla consolle che azzardano persino Relax dei Frankie Goes to Hollywood o Girls and Boys dei Blur, i ragazzi che si dimenano selvaggiamente e le ragazze che ancheggiano con malizia. Cinque anni in cui Charlie Lewis si è distinto per non essersi mai distinto in nulla. Né bullo né mansueto, né secchione né ribelle, né amato né odiato, insomma uno di quei ragazzi che, a guardarli nella foto di fine scuola, si stenta a ricordarli, poiché non sono associati ad alcun aneddoto, scandalo o grande impresa. Ora, però, per Charlie è giunta l’ora di definire la propria personalità, il che alla sua età è come cambiare il modo di vestire e il taglio dei capelli. Un’impresa di non poco conto, visto che, dopo aver cominciato a lavorare in nero alla cassa di una stazione di servizio per circa dodici ore la settimana, Charlie non sa che farsene di quella lunga estate. Per giunta, a casa le cose non vanno per niente bene. Sua madre se ne è andata e suo padre, un uomo mite, cade spesso preda della malinconia. Un giorno, il giovane Lewis afferra Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut, scelto giusto perché c’è la parola mattatoio nel titolo, e se ne va a leggere su un prato vicino casa. Qualche pagina letta e poi si addormenta all’aria aperta, per svegliarsi qualche tempo dopo intontito dal sole e dalla meravigliosa visione di una ragazza dalla carnagione pallida e i capelli neri. È Frances Fisher, detta Fran. Viene dalla Chatsborne, una scuola per ricchi che se la tirano da artisti e indossano vestiti a fiori vintage e magliette che si stampano da soli. Fran fa parte della cooperativa del Bardo, un gruppo teatrale di ragazzi come lei che vogliono mettere in scena «una storia di bande rivali e di violenza, di pregiudizio e amore»: Romeo e Giulietta di Shakespeare. Charlie non è felice né indaffarato, e dunque si innamora perdutamente di Fran. Per stare con lei, tuttavia, deve affrontare una sfida improba: entrare a far parte della compagnia diretta da un tipo paffuto e con gli occhioni da King Charles Spaniel.

Recensione:

Se ognuno di noi potesse tracciare un immaginario bilancio della propria vita evidenziandone quali passaggi, persone, emozioni l’hanno caratterizzata, influenzata e soprattutto segnata   probabilmente in tanti direbbero la fine del liceo e l’ultima estate prima del teorico  inizio dell’età adulta.

Altresì tutti non potrebbero non rievocare gli intesi, appassionanti e struggenti ricordi del primo grande amore e della scoperta del sesso.

Le prime volte di quale natura e genere plasmano l’animo e carattere di un giovane facendolo crescere e si spera maturare.

Le persone colte oltre che sensibili chiamano questo delicato, complesso, irripetibile momento con due parole: coming age.

Ma che cosa è il coming age se non altro il desiderio di vivere, d’emergere, voler essere felice levandosi di dosso le incertezze ed i dubbi di un ‘adolescenza vissuta nell’ombra e nella solitudine?

“Un ricordo così dolce” è il malinconico, tenero, buffo “coming age” immaginato, ideato e scritto dalla brillante e creativa penna di David Nicholls, trascinando il lettore indietro nel tempo fino al 1997 rendendolo partecipe dell’estate più importante e sconvolgente di Charlie Lewis, giovane protagonista di questa storia.

“Un dolce così dolce” è il racconto di diverse e differenti prime volte: Il sesso, l’amore,  la disgregazione della famiglia ed solidità della coppia genitoriale

Charlie Lewis è un ragazzo come tanti. Ha terminato il liceo e dovrebbe riflettere e  decidere che cosa fare del proprio futuro.

Charlie avrebbe un ‘estate per compiere le proprie scelte  se non fosse che le certezze della propria vita venissero improvvisamente meno: i suoi genitori si separano. Il padre, dopo il fallimento della sua attività commerciale, entra nel tunnel della depressione e dell’alcolismo.  La madre stanca di tale andazzo, decida di rifarsi una vita con un collega di lavoro, vedovo nonché padre di due gemelle.

Charlie rimarrà con il padre. La sorella più piccola con la madre vivranno dal nuovo compagno.

Charlie si sente abbandonato, sperduto, solo, se non fosse per il causale incontro con la bella e sfrontata Fran che gli aprirà le porte di un mondo sconosciuto: il teatro!

“Un dolore così dolce” è un coming age romantico, bizzarro, ironico raccontato dallo stesso Charlie, ormai adulto e felicemente fidanzato, costruito come una sorta di diario condiviso in cui si percepiscono sinceramente, le emozioni, lo stupore e soprattutto l’ingenuo innamoramento di un diciassettenne bisognoso d’affetto e soprattutto di una guida sicuro in un momento cruciale della propria esistenza.

“Un dolore così dolce “è l’espressione utilizzata dalla stessa Fran per descrivere il coinvolgente legame che lo unisce a Charlie.

Un legame profondo, autentico, leggero ma senza un vera prospettiva di futuro.

Il lettore si diverte, si commuove nell’osservare a quest’appassionata quanto fragile storia d’amore estiva destinata a concludersi con il freddo dell’inverno.

Charlie rivede sé stesso con gli occhi dell’uomo responsabile, posato e sicuro sul piano affettivo e lavorativo, ma ciò nonostante il suo rievocare è comunque incalzante, emozionante, coinvolgente e pieno di pathos e passione.

“Un dolore così dolce” è una storia semplice, forse scontata e prevedibile ma proprio in questa linearità narrativa si cela la forza e valore della scrittura di Nicholls di raccontare un’esperienza comune a tanti senza però cadere nel melenso e retorico.

“Un dolore così dolce” è un piacevole tuffo nel proprio passato da cui riemergiamo alla fine del romanzo con un ritrovato sorriso e senso di consapevolezza interiore e sentimentale che ci accomuna fortemente all’ex inquieto Charlie.