17) Quattro chiacchiere con Alessandro Condurro -La pizza è pizza (Davide Ippolito)

“Quattro chiacchiere con Alessandro Condurro – La Pizza è Pizza” è un saggio -intervista di Davide Ippolito pubblicato da Book4Business.com

Sinossi:
Un libro che partendo dalle origini della Pizza,ne racconta l’evoluzione, il suo sviluppo nel mondo con un focus sull’Antica Pizzeria da Michele, il primo Brand Italiano di Pizza riconosciuto in tutto il mondo. Quella dei Condurro e dell’Antica Pizzeria da Michele è una storia ultracentenaria. Una storia che si interseca irrimediabilmente con le sorti di una città e di una passione che esiste da ben cinque generazioni. In questo libro proviamo ad analizzare la storia della Pizza e il segreto che si nasconde dietro il successo di Michele in the world, la società che ha portato il brand “Antica Pizzeria da Michele” nel mondo.

Recensione:
Molti di voi trovandosi tra le mani questo libro, ingenuamente, si chiederebbero come la pizza possa essere argomento meritevole di visibilità ed approfondimento letterario.
Altri ancora resterebbero stupiti nell’apprendere che la pizza oltre assurto a vero business economico e sociale nel nostro Paese , sia diventati un “fenomeno” da analizzare, studiare a livello finanziario , analitico alla stregua di famosi marchi di moda , tecnologici ed affini.
Tranquilli, i vostri dubbi, perplessità e stupore sono stati i miei prima di “divorare” quest’interessante saggio di Davide Ippolito.
Non spaventatevi alla parola “saggio”, perché questo testo è tutt’altro che noioso, criptico e/o magari comprensibile esclusivamente agli addetti ai lavori.
L’azzeccato titolo rende perfettamente l’idea dell’impianto drammaturgico scelto dall’autore nello spiegare con efficacia e semplicità la genesi , radicamento e soprattutto sviluppo di una delle più importanti pizzerie di Napoli .
“Quattro chiacchiere con Alessandro Condurro” è un viaggio piacevole, avvolgente ed entusiasmante nella storia della famiglia Condurro in cui è descritto come il “patriarca” Michele diede origine alla buonissima pizza da “Michele” per poi trasformarsi, dal 2011, grazie alla passione e capacità imprenditoriale di Alessandro insieme a sua cugina in un marchio vincente.
Il saggio opportunamente strutturato in tre parti consente al lettore d’avere preziose quanto approfondite informazioni , curiosità sull’origine etimologica e storica della pizza, di scoprire la faticosa quanto meritata “escalation” sociale e professionale della figura del pizzaiolo e come la pizza da “cibo povero” sia diventato nei decenni un settore su cui investire ingenti investimenti da parte di fondi e multinazionali.
Infine nella terza ed ultima parte inizia la vera e propria “chiacchierata” tra l’autore ed Alessandro Condurro in cui percepiamo nitidamente come il secondo sia stato capace di unire magistralmente tradizione e modernità nel proprio lavoro rendendo “L’antica pizzeria da Michele” un marchio pieno di umanità, genuità oltre che di infinità bontà.

16) L’Avversario ( Emmanuel Carrère)

“L’Avversario” è un romanzo scritto da Emmanuel Carrère e pubblicato nel Maggio 2013 da Adelphi editore.

Sinossi:
“Il 9 gennaio 1993 Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie, i figli e i genitori, poi ha tentato di suicidarsi, ma invano. L’inchiesta ha rivelato che non era affatto un medico come sosteneva e, cosa ancor più difficile da credere, che non era nient’altro. Da diciott’anni mentiva, e quella menzogna non nascondeva assolutamente nulla. Sul punto di essere scoperto, ha preferito sopprimere le persone il cui sguardo non sarebbe riuscito a sopportare. È stato condannato all’ergastolo. Sono entrato in contatto con lui e ho assistito al processo. Ho cercato di raccontare con precisione, giorno per giorno, quella vita di solitudine, di impostura e di assenza. Di immaginare che cosa passasse per la testa di quell’uomo durante le lunghe ore vuote, senza progetti e senza testimoni, che tutti presumevano trascorresse al lavoro, e che trascorreva invece nel parcheggio di un’autostrada o nei boschi del Giura. Di capire, infine, che cosa, in un’esperienza umana tanto estrema, mi abbia così profondamente turbato – e turbi, credo, ciascuno di noi.” (Emmanuel Carrère)
Recensione:
Quando in una serata casalinga del 2003 recuperai il film di Nicole Garcia con protagonista lo straordinario Daniel Auteuil, ricordo il mio turbamento e sgomento al termine della proiezione.
Avevo appena visto una storia spaventosa, angosciosa, tragica ed allo stesso tempo capace di conquistarmi per la sua straordinarietà ed unicità.

Avevo conosciuto Jean-Claude Romand , padre e marito esemplare, stimato medico , uomo mite.
Una vita felice sul piano personale e soddisfacente in campo professionale .
Un modello di vita che molti di noi sognano d’avere .
Peccato che la vita di Jean- Claude Romand si basava su una piccola grande bugia divenuta poi il pilastro del proprio universo.
Jean-Claude Romand non era un medico, non si era mai laureato in medicina , fermandosi al secondo anno d’Università. Ciò nonostante per 18 anni era riuscito ad ingannare o far credere ai suoi genitori, famiglia ed amici che fosse un importante scienziato.
Jean-Claude-Romand era un bugiardo seriale, il principe della manipolazione e della dissimulazione.
Jean-Claude -Romand era il classico tipo da cui compreresti un ‘auto usata, per poi scoprire che non possiede alcuna automobile.
Jean-Claude -Romand è un Pinocchio cinico, abile, spietato, maniacale ed allo stesso tempo goffo ed umile.
Leggendo con 17 anni di ritardo il romanzo di Emmanuel Carrerè, ho riprovato le stesse emozioni a cui si è aggiunto un crescente senso d’angoscia ed inquietudine.

Emmanuel Carrerè affronta questo controverso e tragico caso giudiziario con uno stile asciutto, efficace ed incisivo trovando il giusto equilibrio narrativo tra giornalismo d’inchiesta, creatività dello scrittore e soprattutto desiderio dell’uomo Carrerè di comprendere come un uomo possa uccidere moglie, figli e genitori nel timore di dover confessare una vita di bugie.
Ho trovato diverse somiglianze stilistiche e narrative tra “L’Avversario” di Emmanuel Carrère ed il celebre “A Sangue Freddo” di Truman Capote, ma in particolar modo entrambi gli autori sono riusciti con maestria e sensibilità nel raccontare, descrivere, indagare gli aspetti più reconditi e oscuri dell’uomo prima ancora dell’assassino in attesa di giudizio.
Carrerè parafrasando le sacre scritture definisce Jean -Claude Romand come “L’Avversario” ovvero il Male, perché solamente un essere maligno può essere capace di compiere questi orribili delitti.
Ma in vero il lettore “divorando” il romanzo con crescente pathos e coinvolgimento arriva all’amara e medesima conclusione dello scrittore.
Jean – Claude Romand non è altro che l’Avversario di sé stesso. Un mostro che ha lentamente divorato anima e corpo di Jean -Claude, fino al punto di non ritorno.
Chi è stato veramente Jean -Claude Romand ed i motivi che l’hanno spinto a distruggere sé stesso e le vite dei suoi cari resteranno , purtroppo, un mistero per tutti.

15) Dolittle

Il biglietto da acquistare per “Dolittle” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Dolittle” è un film di Stephen Gaghan. Con Robert Downey Jr., Rami Malek, Selena Gomez, Marion Cotillard, Emma Thompson. Commedia, 106′. USA 2020

Sinossi:

John Dolittle, medico prodigioso, capace di parlare con gli animali, viveva insieme a molti di loro e alla sua amatissima moglie Lily nella riserva delle meraviglie che la regina d’Inghilterra gli aveva offerto in dono. Ma un naufragio si è portato via per sempre Lily e da allora Dolittle non ha più voluto incontrare i suoi simili, ha chiuso le porte dell’ospedale e rinunciato a tutto. Ora però è la regina in persona, gravemente malata, a chiedere che torni al lavoro, per portarle il fiore dell’albero dell’Eden, che solo può salvarla. Mettersi in viaggio significa, per John Dolittle, ritrovare lo spirito dell’avventura che era stato di Lily e far pace col passato per aprirsi al futuro. Un futuro rappresentato anche dal giovanissimo Stubbins, scappato a uno zio cacciatore, che fa di tutto per farsi assumere come assistente da Dolittle e per imbarcarsi con lui…

Recensione:

Non era facile vedere in anteprima “Dolittle” di Stephen Gaghan con mente aperta, dopo aver letto le feroci quanto concordi stroncature provenienti da Oltreoceano – confermate anche dal clamoroso flop al botteghino.

Come scrivere una recensione, dopo che già i più grandi critici cinematografici a stelle e strisce hanno fatto artisticamente a pezzi Robert Downey Jr.? Senza contare che per me il personaggio del Dottor Dolittle è legato al ricordo del buon Eddie Murphy, protagonista dei due film usciti nel 1998 e nel 2001.

Ma se la direttora chiama, il redattore Sapienza, come sapete, risponde sempre presente, e allora eccoci qui. Togliamoci subito il dente: “Dolittle” è visivamente bello, accattivante, ricco di effetti speciali ma desolatamente povero sul piano narrativo e vuoto a livello emozionale.

Questo remake è un’operazione commerciale, costruita sul talento e sulla celebrità di Robert Downey Jr., che però, paradossalmente, si dimostra poco adatto al personaggio e poco funzionale alla storia. L’attore non incide, limitandosi a svolgere il compito in modo scolastico. continua su

“Dolittle”: una storia contemporanea di formazione e d’avventura

14) Olocaustico (Alberto Caviglia)

“Olocaustico” è un romanzo scritto da Alberto Caviglia e pubblicato da Giuntina Editore nel Dicembre 2019.

Sinossi:
David Piperno è un giovane ebreo romano che si è trasferito in Israele per coronare il suo sogno: diventare un grande regista di fantascienza. La sua sceneggiatura “La lucertola mutante” però non interessa a nessuno e per mantenersi è costretto a intervistare gli ultimi sopravvissuti alla Shoah per il Museo di Yad Vashem. David è immaturo, inaffidabile e con un senso dell’umorismo del tutto particolare. Lo sanno bene i suoi amici, lo sa Sara, la madre ansiogena e iperprotettiva, e lo sa fin troppo bene Sharona, la sua esasperata ragazza. Nessuno di loro però può prevedere che per realizzare le sue ambizioni David darà inizio a una catastrofe di proporzioni planetarie. E non basteranno i consigli dei suoi amici immaginari, Philip Roth e Itzhak Rabin, per riparare al danno imponderabile che affliggerà l’umanità intera.

Recensione:
Alberto Caviglia ci ha preso gusto nell’affrontare ironicamente la spinosa questione del negazionismo e dell’antisemitismo, firmando, nel suo esordio in campo letterario, una storia potenzialmente esplosiva, divisoria, polemica quanto divertente e sagace.
È possibile che il mondo decida di cancellare la Shoah?
L’Onu potrebbe davvero approvare una risoluzione in cui si dichiara storicamente falsa la persecuzione contro gli ebrei ad opera dei nazisti durante la seconda guerra mondiale?
In una società caratterizzata dalle fake news e dall’ignoranza storica, Caviglia arriva ad immaginare come anche l’Olocausto possa essere messo in discussione e che l’antisemitismo possa apparire naturale oltre che lecito.
“Olocaustico” è una commedia tragicomica in cui l’autore non risparmia niente e nessuno, minando verità storiche e valori universalmente riconosciuti in tutto il mondo.
“Olocaustico” è una lettura graffiante, spiazzante, provocatoria ed a tratti esilarante soprattutto nella prima parte dove David, il protagonista del romanzo, pur essendo ebreo considera l’Olocausto e la preziosa memoria dei sopravvissuti ai campi di sterminio solamente come un noioso lavoro per mantenersi in attesa d’avere l’opportunità di poter esordire alla regia con il suo film di fantascienza.
David è il prototipo della nostra generazione, svogliato, apatico e disinteressato alla qualunque se non riguardi il suo personale tornaconto.
David licenziato dal Museo della Memoria pur di riavere il suo odiato impiego oserà dove nessuna persona e soprattutto un ebreo oserebbe anche soltanto pensarlo.
Ovvero prendere un senzatetto ed “istruirlo” affinché possa risultare credibile come sopravvissuto dai campi di sterminio
Una deprecabile quanto stupida operazione che scatenerà una serie di conseguenze politiche, religiose e sociali davvero drammatiche quanto surreali.
“Olocaustico” “irride” una delle pagine più buie dell’umanità, con il preciso intento autoriale di far capire al lettore quanto sia alto e concreto il rischio che le fake news possano sostituirsi alla verità ed alla storia tragicamente documenta.
Caviglia volutamente accentua i toni, esaspera la situazione, sorvola su passaggi tecnici e burocratici sconvolgendo linearità narrativa e rigore strutturale della storia
Ma il suo obiettivo è fare rumore, far riflettere “sfruttando” drammaturgicamente il caos e la disformazione: amari pilastri del nostro tempo.
“Olocaustico” funziona, allarma, convince nella “pars destruens”” dello status quo obbligando lo sbigottito spettatore alla lettura.
È decisamente meno riuscita la seconda parte o se preferite “pars construens”, in cui il protagonista compresi i propri errori decide di porre rimedio alla situazione.
Una bugia ancora più grossa ispirata dalla fantascienza diventata indispensabile per ricostruire la verità storica.
La seconda parte appare più confusa, dispersiva, una sorta di facsimile della pellicola “Pecore in Erba” diretto dallo stesso Caviglia, rivelando probabilmente l’incertezza drammaturgica su come dovesse “chiudere” la storia e soprattutto quale futuro assegnare al protagonista.
“Olocaustico” è un romanzo riuscito a metà, ciò nonostante resta una lettura consigliata mai come in questo controverso momento storico.

13) Star Trek : Picard

“Star Trek : Picard” è : una serie ideata da Alex Kurtzman, Michael Chabon. Con Patrick Stewart, Santiago Cabrera, Michelle Hurd, Evan Evagora, Alison Pill, Harry Treadaway, Isa Briones. Fantascienza. USA. 2020-in produzione

Un capitano, c’è solo un capitano. Un capitaaano, c’è solo un capitano. Anche a chi di voi non è particolarmente avvezzo ai cori da stadio sarà capitato di sentire queste frasi almeno una volta.

Lasciamo perdere – non me ne vogliano gli elettori – Salvini e concentriamoci soltanto sui personaggi carismatici e coraggiosi che, nel cinema o in tv, so sono fregiati di questo titolo o appellativo. Uno è sicuramente Jean-Luc Picard, capitano dell’astronave Enterprise, magistralmente interpretato da sir Patrick Stewart.

La sua ultima apparizione nella saga fantascientifica risale al 2002, al deludente “Star Trek – La nemesi”. In molti, da allora, si sono chiesti cosa ne fosse stato di lui – se magari si fosse semplicemente ritirato a vita privata, godendosi la pensione, sorseggiano Earl Grey.

Ebbene ci ha pensato Amazon Prime a spazzare via la malinconia, richiamando in servizio Jean-Luc Picard. È lui infatti l’assoluto protagonista della nuova serie, ottava del franchise, ambientata nel XXIV secolo, vent’anni dopo gli eventi di “La nemesi”.

Non voglio rovinarvi la sorpresa, rivelandovi come e con chi Picard abbia trascorso questo lungo lasso di tempo. E, non essendo un fine conoscitore della storia, nemmeno tentare pericolosi collegamenti seriali o ricostruzioni. Preferisco mettere nero su bianco qualche considerazione personale, dopo aver visto in anteprima le prime due puntate della serie. continua su:

“Star Trek – Picard”: nuova serie del franchise che sorprende in positivo

12) The Lodge

Il biglietto da acquistare per “The lodge” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“The Lodge” è un film di Severin Fiala, Veronika Franz. Con Riley Keough, Jaeden Martell, Lia McHugh, Alicia Silverstone, Richard Armitage. Drammatico, 100′. Gran Bretagna, USA 2019

Sinossi:

Mia e Aiden sono fratello e sorella, lei poco più di una bambina, lui un adolescente, e da poco hanno perso la madre. Da sei mesi vivono con il padre Richard, il quale vorrebbe che i figli conoscessero meglio la nuova fidanzata Grace, di diversi anni più giovane e con alle spalle un passato traumatico. Per Natale Richard organizza una vacanza in una casa isolata nei boschi, ma viene richiamato in città da un impegno. Rimasti soli, Mia, Aiden e Grace sono costretti a passare il tempo insieme, circondati dalla neve e dentro una casa carica di misteri e tensione.

Recensione:

Per un figlio, partecipare al funerale della madre morta suicida e venire poi costretto dal padre a passare le vacanze di Natale con la futura matrigna si avvicina al massimo orrore emotivo. Pensare poi se la matrigna in questione è giovane, bella ma mentalmente instabile…

“The lodge” di Severin Fiala e Veronika Franz, presentato al Torino Film Festival dopo i fortunati passaggi al Sundance, al BFI e a Torino  prende spunto da questa complicata situazione di partenza, per una storia purtroppo non del tutto convincente.

Come spesso accade, la distribuzione per portare in sala il pubblico bluffa abbastanza sulla vera natura della pellicola. Più che un horror, questo è un thriller psicologico-esistenziale, dove gli unici passaggi spaventosi sono quelli legati ai ricordi e al tragico passato di Grace (Keouh).

Quella che vorrebbe poi essere un’ambiziosa riscrittura tra horror e sovrannaturale di “Delitto e castigo” finisce per essere un film confuso, autoriale, ritmicamente dispersivo. Lo spettatore fatica a trovare una chiave di lettura in una sceneggiatura che ondeggia tra rivalità familiare e desiderio di provocare paura e pathos.

“The lodge” – con la sua ambientazione chiusa e claustrofobica – vive di silenzi, rimandi e citazioni cinematografici che anziché arricchirne il lato emotivo lo destabilizzano. Nella seconda parte i ruoli si ribaltano, in maniera non troppo convincente. continua su

“The lodge”: un thriller-horror che indaga sul confine tra follia e morte

11) Scherza con i fanti

“Scherza con i fanti ” è un film di Gianfranco Pannone. Documentario, 72′. Italia 2019

Sinossi:

Un viaggio tragicomico nella recente storia d’Italia e, insieme, un canto per la pace. Un percorso lungo più di cent’anni, dall’Unità d’Italia a oggi, per scandagliare il difficile, sofferto e spesso ironico rapporto del popolo italiano con il mondo militare e con il potere. Attraverso le preziose immagini dell’Archivio Luce, i canti popolari e quattro diari intimi: di un soldato del Regio nell’Ottocento, di un combattente in Etiopia nel 1935, di una donna partigiana, di un sergente della Marina militare in Kosovo.

Recensione:

Bisogna dirlo: tra le tante cose di cui, a ragione o meno, ci vantiamo noi italiani non ci sono sicuramente le nostre forze armate. Se è vero che i libri di storia ci hanno tramandano più storie di tradimenti e sconfitte che di atti eroici e imprese militari, i soldati semplici che hanno versato il sangue – e in molti casi dato la vita – per la Patria non vanno dimenticati.

“Scherza con i fanti” di Gianfranco Pannone, presentato come evento speciale alle Giornate degli autori 2019 di Venezia, ha il grande merito storico oltre che narrativo di restituire la giusta dignità alla truppa, ovvero ai soldati che hanno combattuto nelle due guerre mondiali.

Si tratta di una sorta di ballata, messa in scena in chiave documentaristica, in cui lo spettatore compie un coinvolgente viaggio indietro nel tempo, ascoltando le canzoni, i ricordi e le testimonianze epistolari dei soldati impegnati al fronte, rivivendo quei momenti così delicati e tragici e provando giocoforza una forte empatia con quei ragazzi. continua su

“Scherza con i fanti”: una riflessione sul senso della guerra in Italia

10) Dracula

“Dracula” è una miniserie ideata da Steven Moffat e Mark Gatiss. Con Claes Bang, Lyndsey Marshal, Chanel Cresswell, Matthew Beard, Lydia West, Paul Brennen. Horror. Regno Unito, 2020

Recensione:

Difficilmente, nel 1897, il buon Bram Stoker avrebbe mai immaginato che il suo “Dracula” non soltanto avrebbe conquistato un imperituro successo letterario ma sarebbe anche diventato oggetto di decine di trasposizioni, adattamenti e riscritture in campo cinematografico e televisivo.

Qualcuno potrebbe arrivare a compatire il “povero” conte, vampirizzato dai famelici produttori che non hanno guardato in faccia a nessuno per ragioni di business ed esigenze narrative.

Ma il fascino di Dracula pedura. E allora anche Netflix ha voluto produrre la sua versione, affidando a ben tre registi – Jonny Campbell, Damon Thomas e Paul McGuigan – lo sviluppo di questa miniserie in tre puntate.

Annunciata come una versione originale, cruenta ma comunque fedele all’originale letterario, la serie si rivela ben presto una cocente delusione per lo spettatore. Il primo episodio parte alla grande, merito di una ricostruzione degli ambienti sontuosa ed elegante, di una ricerca raffinata nella scelta dei costumi e della bellezza inquietante, e naturale, della Transilvania.

Nonostante la cornice narrativa classica e tutto sommato prevedibile, il ritmo dell’episodio è interessante, la sensazione di paura e il pathos crescenti. Si profilano già le prime differenze rispetto al romanzo: la nota di possesso che colora il rapporto tra Dracula e le sue vittime, e la presenza di un cacciatore di vampiri donna. continua

“Dracula”: una miniserie Netflix che crea confusione intorno al mito

9) I Leoni di Sicilia (Stefania Auci)

I LEONI DI SICILIA

“I Leoni di Sicilia” è un romanzo scritto da Stefania Auci e pubblicato nel novembre 2019 da Casa Editrice Nord.

Sinossi:
Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
Recensione:
Ero curioso di leggere “I Leoni di Sicilia” dopo aver riscontrato il crescente successo editoriale ed apprezzamento sui giornali e sui social.
L’intenzione della Rai di realizzare una serie televisiva ispirata al romanzo ha rappresentato la spinta finale.
Ebbene la mia prima e spontanea reazione al termine della lettura è stata: Si carino, ma nulla di memorabile.
Probabilmente il mio essere siciliano con l’inevitabile conoscenza della storia, anima e contraddizioni insite dentro il cuore della mia terra non mi ha fatto gridare all’originalità letteraria.
“I Leoni della Sicilia” è sicuramente un romanzo ben scritto, drammaturgicamente ben strutturato e funzionale ad attrare la curiosità del lettore.
Ma altri celebri romanzi hanno raccontato la Sicilia, quel mondo, quella parte di storia con maggiore vivacità, spessore e incisività sociale oltre che psicologica.
“I Leoni di Sicilia” è un romanzo storico piuttosto classico che consente di attraversare una parte importante della Sicilia utilizzando come escamotage narrativo la genesi dell’ascesa al potere della famiglia Florio.
Migranti calabresi sbarcati in Sicilia per estrema povertà e capaci di conquistare e dominare Palermo nonostante le invidie e gelosie dei nativi
Il tema dell’accoglienza negata, del rispetto mai concesso e della palese insofferenza dei palermitani verso la dinastia Florio è indubbiamente l’aspetto più evidente e ripetuto della storia.
I palermitani non hanno mai accettato i Florio. Non accettavano che umili barcaioli fossero stati capaci di sovvertire la scala sociale creandosi una rivelante posizione economica e politica.
“I Leoni di Sicilia” è il racconto di un ‘epopea familiare, una storia di sacrifici, umiliazioni e riscatto sociale inseguito con feroce quanto illuminata determinazione.
“I Leoni di Sicilia” è un romanzo che si fa leggere con facilità proiettandoti indietro nel tempo, facendoti rivivere e respirare una Sicilia lontana e quasi dimenticata.
“I Leoni di Sicilia” probabilmente diverrà una serie televisiva di successo e se fatta con metodo ed intelligenza produttiva potrebbe avere quel quid in più che a livello letterario è stato capace offrire solamente a sprazzi

8) The Lighthouse

Il biglietto da acquistare per “The lighthouse” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“The Lighthouse” è un film di Robert Eggers. Con Willem Dafoe, Robert Pattinson. Drammatico. USA 2019

Sinossi:

Thomas Wake è il guardiano stagionale di un faro sperduto nel nulla, su un’isola battuta da venti e tempeste, nella Nuova Scozia di fine Ottocento, mentre Ephraim Winslow è il suo giovane aiutante, propostosi volontario per le quattro settimane del turno. L’accanirsi del maltempo costringerà i due uomini ad una permanenza ben più lunga del previsto e ad una convivenza forzata che porterà in superficie demoni personali, timori ancestrali e nuove, tormentate pulsioni, in un crescendo di follia e claustrofobia.

Recensione:

Presentato al Festival di Cannes 2019 nella sezione Quinzaine e successivamente al BFI London Film Festival, “The lighthouse” di Robert Eggers è un film difficile e faticoso da vedere.

Il mio primo pensiero, al termine della proiezione, è stato quello di organizzare il rapimento dei fratelli Eggers (che hanno scritto insieme la sceneggiatura), confinandoli sine die in un faro su un’isola sperduta. Sarebbe una punizione adeguata per il supplizio inflittomi.

Alla luce dei commenti e delle recensioni entusiastiche dei colleghi americani ho voluto riflettere attentamente su quanto visto. E a mente fredda posso dire che “The lighthouse” è un film esasperante, fastidioso, eccessivamente autoriale, nonostante alcuni aspetti positivi.

Inquadrarlo in un genere preciso è difficile. Presentato come un horror, si capisce subito che la definizione è fuorviante. “The lighthouse” è una storia di follia, solitudine, depravazione e soprusi resa possibile da uno scenario inquietante e desolante quanto affascinante – un faro dove, probabilmente, sono stati compiuti omicidi e riti sessuali. continua su

“The lighthouse”: un esercizio di stile registico che si perde in manierismi