28) The Lego Movie 2: Una nuova avventura

Il biglietto da acquistare per “The Lego Movie 2” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“The Lego Movie” 2 -Una Nuova Avventura” è un film di Mike Mitchell, Trisha Gum. Con Chris Pratt, Elizabeth Banks, Will Arnett, Nick Offerman, Alison Brie, Charlie Day. Animazione, 106′. USA 2019

Sinossi:

Brichsburg, la città di Emmet, della sua amata Lucy e dei loro amici, la città dove tutto “È meraviglioso!” viene visitata da una specie aliena, i DUPLO, e da essa rasa al suolo. Da allora il suo nome è Apocalypseburg e la sua apparenza rubata a “Mad Max: Fury Road”, con Lucy nei panni di una guerriera tosta e dark, che cavalca la versione feroce e metallica di UniKitty, e Emmet nei panni di…se stesso. Anche dopo aver appurato di essere “Speciale”, nel primo film della serie, Emmet non riesce infatti ad essere diverso da quello che è. L’unica cosa che riesce a sognare è ancora e sempre una casetta unifamiliare con giardino, e sarà con quel sogno nella mente e una piantina al suo fianco, che si lancerà verso l’ignoto Sistema Sorellare, per salvare la sua innamorata e gli amici dalla terribile imperatrice Quello Che Voglio.

Recensione:

L’uomo è predisposto geneticamente ai contrasti e ai litigi, e questa sua predisposizione si manifesta sopratutto in ambito familiare, dove basta un nonnulla perché genitori e figli si scontrino.

Che dire poi dei rapporti tra fratelli. Come ci ha tramandato già la storia – e la mitologia – spesso per ragioni futili si arriva a rompere anche il legame di sangue che dovrebbe essere più forte. E capita che i problemi abbiano origini lontane, nell’infanzia, dove si “combatte” per il possesso di un giocattolo o per le attenzioni dei genitori.

Se il primo “Lego movie”, cinque anni fa, aveva raccontato in maniera magistrale e originale il rapporto conflittuale tra un padre e un figlio, “The Lego Movie 2”, pur con registi differenti, ripropone lo stesso schema.

Gli sceneggiatori hanno però voluto alzare l’asticella, spingendosi più in profondità nel raccontare tematiche delicate e complesse come le difficoltà nel percorso di crescita, nell’accettazione del “diverso” e nella coabitazione con amici e familiari.

L’inizio del film d’animazione, con i suoi paesaggi desolati e l’indurimento emotivo e la cupezza esistenziale dei protagonisti, rievoca nello spettatore da una parte la serie animata “Ken il guerriero”, dall’altra il film cult “Mad Max”. Un inizio che indubbiamente spiazza, abituati come eravamo ai colori rassicuranti e alla giocosita del primo film. continua su

http://paroleacolori.com/the-lego-movie-2-un-vortice-pop-con-al-centro-un-messaggio-edificante/

27) La Stagione della Caccia

“La Stagione della Caccia” è un film di Roan Johnson. Con Francesco Scianna, Miriam Dalmazio, Donatella Finocchiaro, Tommaso Ragno, Ninni Bruschetta, Giorgio Marchesi, Alessio Vassallo, Alice Canzonieri. Film tv. Italia, 114′

Neanche il tempo di “digerire” i due episodi della serie del Commissario Montalbano – e in Rai di festeggiare per i record di ascolti – ed ecco che arriva “La stagione della caccia”, il secondo appuntamento con “C’era una volta Vigata” e i romanzi storici di Camilleri.

Il pubblico sui social ha dimostrato già in diretta di apprezzare questo adattamento del romanzo omonimo uscito nel 1992. E nonostante i dati numerici di share dimostrino che “La mossa del cavallo”, andato in onda lo scorso anno, abbia fatto meglio, la qualità di ciò che abbiamo visto ci fa pensare che, qualche volta, anche i dati possano sbagliare.

Da siciliano e da appassionato dei romanzi storici di Camilleri posso dire che la Palomar, produttrice insieme a RaiFiction, dopo dodici mesi di riflessione, ha trovato la quadra per portare con successo sul piccolo schermo anche questo genere.

Se vi ricordate, infatti, “La mossa del cavallo” non mi aveva convinto particolarmente, lo avevo trovato eccessivo, caricato, e tutto sommato lontano dall’anima dell’originale.

La scelta di mettere il toscano Roan Johnson (Piuma, I delitti del BarLume) al timone si è dimostrata vincente. Fin dalle prime scene di capisce che il regista ha trovato il giusto stile e tono per trasferire sullo schermo le intenzioni dello scrittore.

Con “La stagione della caccia” si ha davvero la sensazione di tornare indietro nel tempo, nella Sicilia di fine Ottocento. Una Sicilia che si potrebbe avere la tentazione di considerare scomparsa e superata, ma che in realtà lo spettatore più attento potrà ritrovare anche nella regione del 2019. continua su

http://paroleacolori.com/la-stagione-della-caccia-storia-siciliana-di-ieri-e-di-oggi/

26) Come Diventare Buoni ( Nick Hornby)

“Come diventare buoni” è un romanzo scritto da Nick Hornby e pubblicato da Guanda Editore in terza edizione nel Gennaio 2016

Sinossi:
Come si fa a diventare buoni? E soprattutto, che cosa significa essere buoni? Katie Karr non se l’è mai chiesto: una donna che ha scelto di diventare medico per aiutare gli altri e che ha cresciuto i figli ai valori morali più profondi non ha nemmeno bisogno di chiederselo. Finché quella donna non tradisce il marito. E allora il marito, David, decide di dare una svolta alla sua vita. Abbandona le arguzie sarcastiche con le quali non risparmiava nessuno, nemmeno la moglie e i figli, e rinuncia a versare veleno su tutto e tutti nella rubrica che firmava regolarmente su un quotidiano locale; insomma smette di essere “l’uomo più arrabbiato di Holloway” per diventare buono. Ma buono sul serio, facendo perdere a Katie ogni punto di riferimento.
Recensione:
E’ curioso che abbia terminato di leggere in queste ore il romanzo di Nick Hornby.
Trovo davvero triste recensire la commedia agrodolce dell’autore inglese incentrata sulla crisi dell’istituzione matrimoniale, sull’illusione d’essere felici in famiglia e soprattutto sulla reale possibilità d’essere buoni con il prossimo, quando nel mio Paese ci si sta accapigliando indecorosamente su una frase pronunciata da una cantante durante un concerto
Considero personalmente desolante che la frase “Aprite i porti” urlata da Emma Marrone” al concerto di Eboli sia diventata la notizia del giorno mandando nel panico i nostri politici oltre che i social network.
Chissà che cosa scriverebbe Nick Hornby sull’accaduto , trovando magari prezioso materiale per un grottesco sequel in salsa italiana.
Quanto è difficile essere buoni nella società d’oggi senza risultare strano, pazzo ai cinici occhi dell’opinione pubblica?
Amare il prossimo, aiutare chi è in difficoltà, essere meno egoisti ed arrabbiati possono rappresentare dei validi motivi per decretare la fine di un matrimonio?
“Come diventare buoni” deve essere visto come un saggio sull’involuzione emotiva, imbarbarimento morale e esistenziale dell’uomo moderno pur avendo una impostazione da romanzo di finzione.
Nicky Hornby racconta l’implosione della tipica famiglia borghese inglese composta dalla protagonista e voce narrante Katie, il controverso marito David e loro due figli adolescenti.
Un implosione originata dal desiderio impulsivo della prima di chiedere il divorzio al marito durante una banale conversazione telefonica.
“Come diventare buoni” pur non rivelandosi sul piano drammaturgico e strutturale uno dei più riusciti e convincenti lavori di Nick Hornby, quest’ultimo riesce efficacemente nel proprio intento di scardinare il conformismo e buonismo imperante inglese, irridendo le contraddizioni progressiste e riformiste del ceto medio e soprattutto evidenziando come l’ipocrisia avvolga anche l’istituzione matrimoniale e quanto condizioni i rapporti familiari.
La goffa crisi di Katie raccontata all’inizio del romanzo consente ad Hornby da una parte di mettere in scena una surreale, divertente quanto malinconica crisi matrimoniale e dall’altra di tratteggiare in modo creativo ed ironico la crescente insofferenza della società inglese verso gli immigrati, i ceti più deboli. Oltre ad evidenziare un progressivo distacco e diffidenza dalle religioni “secolari”.
Terminata la lettura di “Come diventare buoni” sul vostro volto probabilmente spunterà un amaro sorriso, avendo avuto l’ennesima conferma che una famiglia può sicuramente donare tante emozioni e gioie, ma sarebbe meglio sorvolare sulla felicità e spirito altruistico.

222)Conta su di me

Il biglietto da acquistare per “Conta su di me”:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre

“Conta su Di Me ” è un film di Marc Rothemund. Con Elyas M’Barek, Philip Schwarz, Nadine Wrietz, Uwe Preuss, Lisa Bitter. Commedia, 104′. Germania 2017

Sinossi:

Lenny, il figlio trentenne di un cardiochirurgo viene costretto dal padre, dopo l’ennesima trasgressione, ad occuparsi di David, un adolescente affetto da una malattia che gli lascia poco tempo da vivere. Non mancando di mezzi economici dovrà fargli stendere una lista dei desideri ed esaudirli tutti. Alcuni potranno essere soddisfatti con il denaro ma altri hanno bisogno di molto di più.

Recensione:

Lvita è sacra, dicono i credenti con convinzione. No è un dono da sfruttare fino all’ultimo respiro perché dopo c’è il nulla, ribattono gli atei. La vita è una sola e sarebbe assai stupido non godersela pensando a cose come il lavoro e le responsabilità, sostengono gli eterni Peter Pan e gli egoisti. E poi ci sono quelli che scambierebbero la loro con una normale, banale, ma da persone sane…

Chi ha ragione? Probabilmente nessuno e allo stesso tempo tutti. Quel che è certo è che basta davvero poco, talvolta, per cambiarla, una vita. Come ad esempio essere costretti a frequentare qualcuno di totalmente diverso da noi…

“Conta su di me” di Marc Rothemund, presentato in concorso al Giffoni Film Festival e premiato con il Gryphon Award nella sezione Generator +13, è il racconto della sincera e fraterna amicizia nata il trentenne viziato e scapestrato Lenny (M’Barek) e il quindicenne David (Schwarz) che fin dalla nascita lotta contro una grave malattia.

Lenny è egoista, viziato, nullafacente. Danny è un ragazzo ubbidiente, gentile e affettuoso, che vuole solo provare le esperienze tipiche dell’adolescenza. Pur essendo uno la nemesi dell’altro tra i due si instaurerà un legame sincero e profondo, che consentirà aa entrambi un decisivo cambiamento esistenziale ed emotivo. continua su

http://paroleacolori.com/conta-su-di-me-recensione-film-marc-rothemund/

25) Copia Originale

Il biglietto da acquistare per “Copia originale” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva)

“Copia Originale” è un film di Marielle Heller. Con Melissa McCarthy, Richard E. Grant, Dolly Wells, Jane Curtin, Ben Falcone. Biopic, 106′. USA 2018

Sinossi:

New York, 1991. Lee Israel ha un grande talento e un pessimo carattere. L’alcolismo e la misantropia, le alienano qualsiasi possibilità di carriera. Licenziata per un bicchiere e un insulto di troppo, deve trovare un altro modo, e deve trovarlo presto, per sbarcare il lunario e curare il suo adorato gatto. Due lettere di Fanny Brice, rinvenute per caso in un libro della biblioteca e vendute a 75 dollari, le forniscono l’idea che cercava. Biografa talentuosa, mette a frutto la sua conoscenza della materia e il suo talento di scrittrice. Seduta alla macchina da scrivere compone finte lettere di grandi autori scomparsi. Affiancata da Jack Hock, spirito libero col vizio del sesso, Lee riesce nell’impresa. Almeno fino a quando l’FBI non si mette sulle sue tracce.

Recensione:

 

Per uno scrittore creativo e talentuoso essere anche simpatico, gentile e umano è necessario, per conquistare il favore della critica e soprattutto dei lettori? Nell’epoca dei social network – dove ognuno può costruire di sé l’immagine che preferisce – sembra una domanda retorica…

Eppure è esistito un tempo, poche decine di anni non secoli fa, in cui il mondo digitale non aveva ancora soppiantato quello reale, e i contatti umani e le relazioni interpersonali erano fondamentali, per costruirsi un’immagine vendibile. C’erano regole accettate e condivise anche degli scrittori… eccezion fatta per Lee Israel!

“Copia originale” di Marielle Heller permette allo spettatore di approfondire le dinamiche del mondo editoriale e dei bizzarri collezionisti che lo frequentano nei primi anni ’90, fino a riderne apertamente. Ma non lasciatevi ingannare: dietro a un approccio apparentemente divertente e leggere questo atipico biopic nasconde venature malinconiche ed esistenzialistiche.

Lee Israel – carattere impossibile e incapacità di stringere un legame affettivo duraturo – teneva a una sola “persona” al mondo: il suo gatto. Fu per garantire al felino costose cure, che decise di utilizzare le sue doti di scrittrice per realizzare dei falsi d’autore. Ad aiutarla nell’impresa Jack Hock, un gay affascinante con cui la donna finirà per stringere una profonda amicizia. continua su

http://paroleacolori.com/copia-originale-biopic-atipico/

24) Il Commissario Montalbano – Un diario del 43

Bisognerà aspettare qualche ora per conoscere i dati Auditel, ma è molto probabile che anche il secondo, atteso episodio del Commissario Montalbano anno 2019, “Un diario del ’43”, non soltanto abbia stravinto la serata ma abbia stabilito anche un nuovo record di ascolti.

“Montalbano batte Montalbano”, titoleranno in modo piuttosto scontato quotidiani e siti. Ma leggendo in diretta i commenti sui Social posso dire che ci sono pochi dubbi che l’episodio sia già entrato di diritto nell’Olimpo di quelli più apprezzati dell’intera serie.

“Un diario del ’43” ha vissuto il suo momento più bello, toccante quanto tragico, alle ore 22.11 quando un piangente Catarella ha comunicato al commissario la morte del dottor Pasquano.

Le lacrime sul volto di Luca Zingaretti hanno rappresentato quelle versate sinceramente dall’Italia televisiva nel giugno del 2017, alla notizia della scomparsa di Marcello Perracchio, l’attore siciliano che per vent’anni ha indossato i panni dell’irascibile medico legale.

E la commozione si è fatta ancora più intensa nella scena, poetica quanto geniale, dei cannoli di ricotta offerti da Montalbano alla propria squadra per commemorare l’amico scomparso. Basterebbero questi due momenti, per recensire la puntata e motivarne il successo.

 

In fondo lo avevamo già scritto la settimana scorsa che il “vero” Montalbano lo avremmo visto in questa seconda storia, in primis per la presneza dell’omaggio a Perracchio, annunciato dallo stesso Zingaretti durante la conferenza stampa di presentazione; e poi perché i due racconti scelti per la sceneggiatura avevano un grande valore narrativo e una potenza emotiva molto maggiore rispetto al criticato “L’altro capo del filo”.

“Un diario del ’43” segna il pieno riscatto degli storici sceneggiatori (Francesco Bruni, Andrea Camilleri, Salvatore De Mola, Leonardo Marini) del commissario Montalbano, capaci di adattare in modo accurato e preciso i testi di Camilleri per la tv, cogliendone lo spirito e rispettandone i significati più profondi. Alberto Sironi, potendo contare su una solida e puntuale sceneggiatura, ha avuto, registicamente parlando, “vita facile”.  continua su

http://paroleacolori.com/un-diario-del-43-il-commissario-montalbano-tra-ricordi-e-segreti/

23) Una giornata in Giallo ( Camilleri, Costa, Gimènez – Bartlett, Malvadi, Manotti, Piazzese, Recami , Savatteri)

“Una giornata in giallo” è una raccolta di racconti scritti da Camilleri, Costa, Gimenez – Bartlett , Malvadi, Manotti, Piazzese, Recami, Savatteri e pubblicato da Sellerio Editore nel novembre 2018

Sinossi:
Un’intuizione, un’illuminazione o solo il colpo del fato e basta una giornata per risolvere un caso. Certo ci vuole una giornata particolare, che l’investigatore non potrà più dimenticare: lunga, avventurosa, paurosa e molto eccitante, che lo farà riflettere su quanto strano può essere il mondo del delitto. Ecco il tema su cui i nostri autori hanno ingaggiato i loro eroi (e antieroi) in questa nuova antologia del giallo. Il commissario Montalbano, in un giorno che sembrava di bonaccia, constata quanto è scomodo stare tra l’incudine dello Stato e il martello della mafia. Saverio Lamanna (racconta Gaetano Savatteri) a Gibellina, città d’arte, scopre una vendetta contro l’arte stessa. Tiziana la banconista del BarLume è ad Amsterdam, il suo autore Marco Malvaldi l’ha messa lì per inseguire un gioiello. Il giovane Daquin, il poliziotto di Dominique Manotti, è a Marsiglia nel 1973 in un giorno di caccia all’algerino. C’è una biscia ammaestrata, nel racconto di Piazzese, di cui trovare al più presto i padroni e scoprire un mistero. Al pensionato Consonni della Casa di Ringhiera (autore Francesco Recami) in un giorno succedono tante involontarie peripezie da incastrare un delinquente. La giovane poliziotta Angela Mazzola (creatura di Gian Mauro Costa) nel suo giorno di riposo si chiede perché si usino i kalashnikov per rubare dei carciofi. Petra Delicado (di Alicia Giménez-Bartlett) ha un giorno di ordinaria follia per sperimentare quanto per alcuni «l’infelicità è un destino».
Recensione:
Nulla è scontato e prevedibile nella vita. Basta un niente per trasformare una giornata tranquilla in un ‘avventura, in una tragedia o se riguarda uno scrittore di romanzi gialli può invece tramutarsi nell’ideale spunto narrativo per scrivere un racconto.
“Una giornata in giallo” prosegue la consolidata quanta attesa tradizione della Sellerio di donare per Natale ai propri lettori una raccolta di racconti firmata dai propri autori più celebrati e prestigiosi.
Chi vi scrive ha sempre letto ed apprezzato queste raccolte trovandoli sempre gustosi, brillanti, ironici e soprattutto capaci di rispecchiare in modo magistrale lo stile, l’anima e sensibilità di ogni autore di volta in volta coinvolto.
Da convinto fan di questo progetto letterario, mi permetto d’esprimere complessivamente una certa delusione per la qualità e validità narrativa dei racconti proposti in quest’ultima raccolta.
“Una giornata in giallo” pur potendo contare su firme “pesanti” come Andrea Camilleri, Malvadi e Gimenez Bartlett, risulta meno coinvolgente, inteso e riuscito rispetto alle precedenti raccolte.
I racconti, sebbene ben scritti e costruiti, appaiono però freddi e slegati tra loro oltre che privi della loro proverbiale armonia e leggerezza narrativa e stilistica
Si avverte nella raccolta l’assenza tra di un chiaro quanto indispensabile “fil rouge” drammaturgico, lasciando al lettore la sensazione di una scelta editoriale poco ispirata e dettata più da esigenze commerciali.
“La città perfetta “di Gaetano Savatteri e “La grande rapina al furgoncino” di Gian Mauro Costa sono indubbiamente i racconti più convincenti della raccolta emergendo sugli altri per qualità, originalità, pathos e profondità emotiva e soprattutto catturando attenzione e cuore del lettore fino all’ultima pagina.
“Una giornata in giallo”, nonostante le criticità e limiti strutturali sopramenzionati, rimane una lettura gradevole oltre che piacevole, ma facendo augurare al lettore che la futura raccolta ritorni agli abituali standard d’ eccellenza e qualità.
Perché in fondo una raccolta sfortunata può capitare. Vero, cara Sellerio?

22) Non Mentire

“Non Mentire” è una miniserie televisiva diretta da Gianluca Tavarelli, scritta da Lisa Nur Sultan in collaborazione con Gianluca Tavarelli, basato sul format inglese “Liar” di Jack e Harry Williams, con: Alessandro Preziosi, Greta Scarano, Riccardo De Rinaldis Santorelli, Fiorenza Pieri, Paolo Briguglia, Matteo Martari, Claudia Potenza, Duccio Camerini, Simone Colombari, Valentina Carnelutti, Alessandro Tedeschi.
“Non Mentire” è una miniserie composta da 6 episodi in onda da Domenica 17 Febbraio su Canale 5.
Sinossi:
La serie, composta da tre puntate, è un remake di Liar, telefilm inglese trasmesso in Italia da Nove. Si tratta di un thriller avvincente che ha come protagonisti un uomo ed una donna che, dopo una serata insieme, hanno due versioni differenti di quello che è successo. La storia comincia nel momento in cui Laura, insegnante di un liceo di Torino, accetta di uscire con Andrea, stimato e affascinante chirurgo, e padre di uno dei suoi studenti. La serata scorre in modo piacevole, tra loro c’è complicità e attrazione. Sembrerebbe l’appuntamento perfetto…Ma il giorno dopo, mentre Andrea confida a un amico che spera di rivedere presto la donna, Laura lo denuncia per violenza.
Recensione:
“Non dire falsa testimonianza” recita l’ottavo comandamento del Vecchio Testamento.
Ma nella società delle fake news, delle mezze verità ed omissioni ha ancora un senso parlare, ispirarsi a questo comandamento voluto dal Dio di Mosè?
Inutile girarci intorno, oggi non conta essere sinceri, onesti, corretti quanto piuttosto essere abili, convincenti nel difendere la propria posizione seppure sbagliata e trasmettere sprezzante sicurezza alla manipolabile opinione pubblica.
Non contano i fatti, le prove, né financo le sentenze di un tribunale quanto il gradimento e la popolarità sui social network.
La mini serie “Non Mentire” di Gianluca Tavarelli pur partendo narrativamente dal format inglese “Liar”, punta a raccontare ed evidenziare l’involuzione ed imbarbarimento della nostra società e il venir meno di ogni certezza legale e processuale.
“Non Mentire” è stato pensato e messo in scena come fosse un “thriller” nella misura in cui lo spettatore fin dalla prima puntata si ritroverà a valutare le versioni opposte ed antitetiche sulla notte trascorsa insieme dai due protagonisti.
Per Laura (Scarano), svegliatasi tramortita e seminuda nel proprio letto, si è trattato di uno stupro.
Per Andrea (Preziosi), brillante ed irreprensibile chirurgo nonché vedovo, hanno trascorso una prima e piacevole notte insieme, convinto che possa essere l’inizio di una vera relazione.
Chi sta dicendo la verità? Chi mente?
Un interrogativo, un dubbio che diventa rapidamente il vero cuore narrativo della storia creando inevitabilmente due fazioni tra i personaggi della storia e soprattutto nel pubblico a casa.
“Non Mentire” si rivela un ‘efficace quanto sciagurata rappresentazione del peggiore “processo mediatico” che puntualmente si celebra in Italia su ogni caso di cronaca nera.
Lo stupro assume un elemento “quasi” insignificante, trovando più interessante e morboso per i media e non solo scavare nel passato della presunta vittima e del possibile aggressore trovando appigli per poter screditare la prima o incastrare il secondo.
“Non Mentire” funziona e convince complessivamente avendo trovato il giusto equilibrio tra l’adattamento inglese e una curata rilettura della storia in chiave italiana. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-75/?fbclid=IwAR2OSjzFfot3T1aqyblXY8Bfqn8gU64JCzOckCVRRnwMGIqd1expjXAq9uY

21) Mamma + Mamma

MAMMA + MAMMA

“Mamma + Mamma” è un film di Karole Di Tommaso. Con Linda Caridi, Maria Roveran, Andrea Tagliaferri, Silvia Gallerano, Stefano Sabelli. Drammatico, 81′. Italia 2019

Sinossi

Karole e Ali sono due ragazze spigliate e sorridenti, che vivono insieme e si amano. Non sono sole, con loro c’è “l’amico” Andrea Tagliaferri, invadente di carattere, ma anche in quanto ex di una delle due. Nulla sembra però poter turbare il loro amore sincero e incontrastato, portatore sano di un desiderio di maternità condiviso. Ma quanto è difficile per due donne (italiane) avere un figlio oggi?

Confesso di avere qualche pregiudizio e anche una certa difficoltà nell’approcciarmi, al cinema, con storie di genitorialità a carattere LGBT. Sarà un mio limite, ma finora ho riscontato inesperienza e limitata consapevolezza creativa, prima ancora che umana, da parte degli autori nel firmare sceneggiature su queste tematiche.

Nonostante le pellicole di questo genere risultino spesso eccessivamente manieristiche, retoriche oppure autoreferenziale, ne sono comunque affascinato e incuriosito, soprattutto se prendono spunto da storie vere.

È con questi sentimenti contrastanti che mi sono avvicinato a “Mamma + Mamma” di Karole Di Tommaso che, scopriamo dai titoli di testa, è liberamente ispirato proprio all’esperienza personale della regista e della sua compagna.

Togliamoci subito il dente: “Mamma + Mamma” non è un film particolarmente riuscito. Durante la visione emergono non poche criticità strutturali e narrative insieme ad alcune scelte recitative poco condivisibili.

Ciò nonostante lo spettatore, superato l’iniziale senso di smarrimento e perplessità di fronte alla scelta di dare al film un’impronta quasi favolistica, con sfumature oniriche e surreali, potrà coglierne la vera essenza.

“Mamma + Mamma” è un inno all’amore, l’omaggio alla ferrea volontà di una giovane coppia di creare una famiglia, anche a costo di enormi sacrifici economici, crisi esistenziali ed emotive. Il film ha anche il pregio di accennare, in modo garbato, alla situazione legislativa italiana sulla maternità senza intestarsi scomode posizioni politiche ma limitandosi al racconto. continua su

http://paroleacolori.com/mamma-mamma-dalla-storia-vera-della-regista-karole-di-tommaso/

20) Il commissario Montalbano – L’altro Capo del Filo

Buon ventesimo anniversario, Commissario Montalbano! Era il 1999 quando su Rai 2 furono trasmessi i primi due episodi della serie (Il ladro di meredine, La voce del violino) con protagonista il personaggio ideato dal maestro Andrea Camilleri, dando così inizio a un “ventennio” di crescente e forse inaspettato successo, anche internazionale.

Pensate che “Il ladro di merendine” venne addirittura candidato per i prestigiosi Emmy Awards, e oggi Montalbano è la serie italiana più apprezzata al mondo – con le repliche dei 32 episodi che continuano a stabilire record di ascolti (in 20 anni, in Italia, si è superata un miliardo di spettatori).

Numeri che da soli dovrebbero impedire anche il solo pensiero di criticare, strumentalizzare o peggio ancora mettere in discussione uno dei pochi, veri gioielli della nostra balbettante industria radiotelevisiva.

Invece essendo l’Italia un Paese specializzato nelle polemiche inutili quanto dannose, la celebrazione del 20esimo anniversario del Commissario più amato del piccolo schermo sarà ricordata per le polemiche nate alla presentazione del primo episodio della nuova serie, “L’altro capo del filo”, che vedremo in onda l’11 febbraio.

Polemiche motivate dal fatto che, nella parte iniziale dell’episodio, si vede l’intervento di Montalbano e della sua squadra in un’operazione di salvataggio di migranti sulle coste della Sicilia. In barba alla linea ufficiale del Governo.

Ma chi sostiene e diffonde la tesi di una Rai “sovranista”, in difficoltà con questo Montalbano pro-migranti, compie, a nostro modesto parere, un duplice errore di valutazione.

Da una parte consolida l’opinione – pericolissima – che la tv di stato debba essere una mera emanazione del Governo in carica, con la conseguente censura di qualunque voce fuori dal coro. Dall’altra, ancor più importante, dimentica che il libro di Camilleri da cui è tratto l’episodio è stato scritto e pubblicato nel 2016, quando non c’era ancora sentore di governo gialloverde. continua su

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