28) Il Gioco della Notte (Camilla Lackberg)

“Il gioco della notte” è un romanzo scritto da Camilla Lackberg e pubblicato da Einaudi editore nell’aprile 2021

Sinossi:
Quattro ragazzi, la notte di Capodanno. La festa, l’ebbrezza, un gioco in cui la posta diventa sempre più alta. Camilla Läckberg scandaglia magistralmente gli abissi dell’adolescenza e il luogo più oscuro e minaccioso che ci sia: la famiglia.
Mentre fuochi cadono come paracaduti colorati e girandole luminose esplodono in cielo, Max, Liv, Anton e Martina festeggiano tra di loro la fine dell’anno. Ragazzi ricchi, belli, viziati per il mondo indossano una maschera impeccabile, dietro cui però nascondono odio e dolore. Il catering serve aragoste, caviale, champagne e i quattro attingono anche alle bottiglie da collezione che sono in cantina. Amoreggiano, fumano, spiano i genitori nella casa vicina. E iniziano a giocare. Dapprima Monopoli, poi Obbligo o Verità. E ben presto un passatempo un po’ malizioso deflagra nell’occasione per mettersi a nudo e liberarsi, finalmente, del peso della verità.
Recensione:
Gli ultimi due romanzi di Camilla Lackberg mi avevano deluso molto, avendoli trovati piuttosto esili sul piano drammaturgico, banali nell’intreccio ed imbevuti di un sentimento femminista più incline al valore commerciale piuttosto che all’obiettivo culturale e sociale.
Romanzi scritti dalla Lackberg, a mio modesto parere, come tentativo di “saggiare” il terreno in vista di una serie televisiva a “tema”.
La critica letteraria quanto i fan hanno elogiato quasi all’unanimità il progetto esaltandone la vis femminista e sociale.
Invece sul il romanzo breve” “il gioco della notte”, le posizioni si sono incredibilmente rivoltate.
Leggendo sul web i primi commenti e recensioni emergono parole dure e sprezzanti nei riguardi dell’autrice svedese “colpevole” d’ aver firmato una storia priva di respiro, banale quanto prevedibile.
Chi vi scrive ribalta questa posizione così dura e negativa considerando “Il gioco della notte” invece una valida quanto accurata rappresentazione del malessere giovanile che si respira nelle famiglie “borghesi”.
Camilla Lackberg ci racconta con delicatezza, sensibilità e bravura la tragica notte di svago vissuta da quattro amici abbandonati a sé stessi dalle rispettive famiglie.
Una notte scandita da fiumi di alcool e giochi e resa ancora più tragica e devastante dalle confessioni dei protagonisti sugli abusi fisici e psicologici subiti nel corso degli anni.
Quattro adolescenti a cui è stata negata la gioia e spensieratezza tipica dell’età, strappata violentemente l’innocenza per responsabilità diretta dei genitori.
Il lettore assiste attonito a questa macabra e desolante resa dei conti emozionale che ci consuma nell’animo di ogni personaggio.
Il dolore, il senso d’abbandono e tradimento si sono talmente radicati nei cuori di questi ragazzi, facendoli sentire, vedere come degli alienanti alla vita e rispetto ai loro coetanei.
Sono sì alienati, quanto però rabbiosamente desiderosi di liberarsi da questo stato di prostrazione e sofferenza al punto di realizzare un folle quanto catartico piano di salvezza.
Una storia d’orrore e brutalità familiare che il lettore che non si aspettava di vedere e vivere nell’ideale e civile società svedese.
Una storia che spiazza, destabilizza raggiungendo lo scopo di scuotere il lettore imponendogli una severa e franca autocritica sul modello di famiglia e società in cui ognuno di noi viviamo e facendo crescere i nostri figli.

27) Il Bello di Vivere Due Volte (Sharon Stone)

“Il bello di vivere Due volte” è un ‘autobiografia scritta da Sharon Stone e pubblicata il 30 marzo 2021 da Rizzoli Editore
Sinossi:
Sharon Stone racconta la propria storia: un cammino di rinascita, ostinato e pieno d’amore. Nel 2001 Sharon Stone, una delle attrici più celebri al mondo, fu colpita da un grave ictus cerebrale che, oltre alla salute, le distrusse carriera, famiglia, patrimonio finanziario e fama internazionale. Ne “Il Bello di Vivere Due Volte” ripercorre la strada aspra e faticosa che ha dovuto affrontare per ricostruire la propria vita e per recuperare a poco a poco salute fisica e serenità. In un settore in cui non sono ammesse crisi né debolezze, in un mondo dove troppe persone sono costrette al silenzio, lei ha trovato la forza di tornare, il coraggio di far risentire la propria voce e la voglia di lasciare un segno per i diritti e il benessere di ogni essere umano sul pianeta. In queste pagine intime, autentiche e trasparenti come una chiacchierata con un amico, Sharon Stone racconta come ha interpretato i suoi ruoli più importanti, le amicizie che le hanno cambiato la vita, i peggiori fallimenti e i più grandi successi. Allo stesso tempo svela come, dopo un’infanzia segnata da traumi e violenza, sia approdata a una carriera di successo in un mondo in cui gli stessi soprusi venivano perpetrati in forma diversa e nascosti dietro il paravento del denaro e del fascino. Da ultimo mostra come solo i figli e le sue iniziative umanitarie le abbiano dato la forza di intraprendere un percorso di rinascita che le ha permesso di riconciliarsi con la famiglia e tornare a coltivare l’amore. Sharon Stone è apprezzata non solo per la bellezza e il talento che la contraddistinguono, ma anche perché, per sostenere le proprie idee, si è sempre rifiutata di compiacere chicchessia. “Il Bello di Vivere Due Volte” è un libro per chi si sente ferito e per chi si reputa un sopravvissuto, è l’esaltazione della forza e della resilienza femminili, è un bilancio di vita e una chiamata alle armi. E dimostra che non è mai troppo tardi per alzare la voce e farsi sentire.
Recensione:
La mia generazione (over 40) è cresciuta apprezzando e soprattutto fantasticando sulla bellezza magnetica e seduttiva di Sharon Stone.
Sharon Stone divenne un’ icona sexy grazie all’indimenticabile performance in “Basic Instinct” di Paul Verhoeven.
Nel Maggio del 1992 (il film fu presentato in anteprima al Festival di Cannes) permise alla trentaduenne Sharon Stone, dopo dieci anni d’ anonima gavetta, d’elevarsi a stella amata ed ambita da tutta Hollywood.
Ma Sharon Stone, almeno per il sottoscritto, ha rappresentato qualcosa di più di una semplice icona di bellezza o se preferite erotismo.
In un mondo maschilista quanto ipocrita, Sharon Stone è riuscita ad imporsi come donna prima ancora che come attrice dimostrando carattere, intelligenza e carisma.
Il ruolo di Catherine in “Basic Instinct” poteva rivelarsi una prigione artistica oltre umana per molte attrici, ma non per la Stone.
Stone ha giocato con il suo personaggio di donna fatale, senza mai cadere nella trappola di mescolare vita privata con quella pubblica
Sharon Stone è stara capace di superare ogni tipo d’avversità psicofisico e risorgere dalle proprie ceneri ancora più bella e “cazzuta”.
“Il bello di vivere 2 volte” è un’autobiografia potente, sincera, intensa che non solo consente al lettore/fan di conoscere i momenti più bui e difficili vissuti dalla donna Sharon, ma soprattutto d’esserne partecipe del suo testardo e poderoso percorso di guarigione.
L’attrice si “mette a nudo” raccontando le proprie fragilità, debolezze, paure in seguito ad ictus che l’ha fatta cadere dall’Olimpo, potendo contare su pochi affetti e dovendo fare i conti con una carriera distrutta.
“Il bello di vivere 2 volte” è un racconto di resistenza alla malattia, d’accettazione della propria vulnerabilità senza mai arrendersi o farsi piegare dal destino feroce.
Sharon Stone racconta della propria infanzia, delle sue orgogliose e toste origini irlandesi e di quanto la sua famiglia sia stata comunque importante nel suo faticoso percorso di rinascita umano e professionale.
Sharon Stone prima dell’ictus (2001) ha vissuto una vita al massimo, piena di successi e popolarità frutto di un duro lavoro e studio.
Nulla è stato regalato a questa donna volitiva quanto talentuosa.
La “seconda” vita di Sharon Stone è segnata dall’aver raggiunto un equilibrio interiore, nel dare importanza alle vere priorità della vita come quella d’essere una madre single di tre bellissimi bimbi.
Sharon è una convinta attivista per i diritti LBGT e soprattutto da anni raccoglie fondi per ottenere nuove cure contro l’Aids.
“Il bello di vivere 2 volte” è una lettura interessante, ricca di pathos quanto genuina che farà amare ancora di più l’indimenticabile ed unica Sharon Stone

28) Nomadland

Il biglietto da acquistare per “Nomadland” è: Sempre (con riserva).

“Nomadland” è un film di Chloé Zhao. Con Linda May, Frances McDormand, David Strathairn, Charlene Swankie.
Drammatico, 108′. USA 2020

Sinossi:

Empire, stato del Nevada. Nel 1988 la fabbrica presso cui Fern e suo marito Bo hanno lavorato tutta la vita ha chiuso i battenti, lasciando i dipendenti letteralmente per strada. Anche Bo se ne è andato, dopo una lunga malattia, e ora il mondo di Fern si divide fra un garage in cui sono rinchiuse tutte le cose del marito e un van che la donna ha riempito di tutto ciò che ha ancora per lei un significato materico. Vive di lavoretti saltuari poiché non ha diritto ai sussidi statali e non ha l’età per riciclarsi in un Paese in crisi, e si sposta di posteggio in posteggio, cercando di tenere insieme il puzzle scomposto della propria vita.

Recensione:

Esistono molti modi di elaborare un lutto. Se poi alla perdita del proprio compagno di una vita si aggiunge il fatto che la tua città si è trasformata in una città fantasma dopo la chiusura di una grande industria allora ti trovi di fronte a un bivio: lasciarsi sopraffare dal dolore oppure cambiare tutto.

“Nomadland” di Chloé Zhao, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2020, è il racconto di un viaggio fisico e spirituale che la protagonista Fern, che he perso prima il marito, poi la sua casa, decide di compiere senza mai voltarsi indietro.

Fern è una donna orgogliosa, determinata, che porta con sé un bagaglio pesante, il malinconico ricordo di una vita felice. È anche una persona che non vuole aiuti, commiserazione o sussidi. “Io non voglio andare in pensione, non posso permetterlo. Voglio lavorare”.

Partendo dal racconto di inchiesta omonimo di Jessica Bruder, la regista di origini cinesi Chloé Zhao torna a raccontare l’America dei grandi spazi e delle grandi contraddizioni, una terra senza confini abitata anche da persone ai margini, capaci di mostrare enorme solidarietà. continua su

26) Gli Occhi di Sara (Maurizio De Giovanni)

“Gli occhi di Sara” è un romanzo scritto da Maurizio De Giovanni e pubblicato da Rizzoli Editore il 30 Marzo 2021

Sinossi:
A volte un incontro inatteso spalanca le porte del passato. Succede a Sara mentre sta lottando per salvare la vita del piccolo Massimiliano, il nipotino colpito da una grave malattia. Due occhi riappaiono dalla nebbia di giorni lontani, Sara li conosce bene. Sono gli stessi che tanti anni prima aveva cercato in ogni modo di dimenticare. La donna invisibile è catapultata indietro nel tempo: Napoli, 1990.
È caduto il muro di Berlino, gli stati satelliti dell’URSS sono in crisi e in Italia sono esplosi i movimenti studenteschi. Il mondo di prima si sta sgretolando, ma i preparativi fervono e la città si veste a festa per la visita di Papa Giovanni Paolo II. Sara Morozzi, detta Mora, è membro attivo della più segreta unità dei Servizi. A lei e a Bionda, la collega Teresa Pandolfi, viene affidata la missione più importante e delicata della loro carriera. Proprio in quei giorni, Sara incrocia quello sguardo. Occhi a cui è impossibile restare indifferenti.
Così, mentre il tempo scorre all’indietro, la Sara di oggi deve fare i conti con le passioni e i tradimenti di ieri.In un intreccio che si dipana al pari di un perfetto meccanismo a orologeria, Maurizio de Giovanni scava tra le pieghe della nostra Storia recente e racconta gli inconfessabili segreti di Sara, come non l’abbiamo mai vista. Perché, per la prima volta, gli occhi della donna impenetrabile tradiscono un dolore misterioso e svelano la sua più sincera umanità.
Recensione:
“Una lettera per Sara” è, a nostro modesto avviso, uno dei migliori romanzi scritti da Maurizio de Giovanni.
… un thriller della memoria che si muove drammaturgicamente, emotivamente oltre che temporalmente tra passato e presente.”
Un anno fa con queste parole iniziavo la mia recensione sul romanzo “Una Lettera per Sara”, convinto di trovarmi di fronte al punto più alto della saga firmata da Maurizio De Giovanni.
Faccio pubblica ammenda. Maurizio De Giovanni è riuscito nuovamente nell’impresa di stupirmi ed emozionarmi con il nuovo e bellissimo episodio della vita di Sara.
“Gli occhi di Sara” presenta struttura narrativa e temporale similare al precedente romanzo, ponendosi così come sequel letterario amplificandone e migliorandone potenzialità narrative, ritmo e coinvolgimento emotivo.
“Gli Occhi di Sara” è da una parte il tragico, angosciante racconto dell’impotenza vissuta da Sara come nonna nell’ assistere alla lenta agonia del nipote.
Una morte che distruggerebbe quella agognata seconda chance di felicità e di famiglia che Sara ha avuto negli ultimi mesi
Un raro cancro sta uccidendo il piccolo Massimiliano, un dolore che Sara non può non vuole accettare.
Cosi quando Sara grazie alle sue “doti” scruta negli occhi dell’oncologa la possibilità di cura per il nipote non esita ad inseguire un fantasma che emergerà dolorosamente dal proprio passato
“Dall’altra parte Gli occhi di Sara” si rivela infatti un inaspettato e scioccante viaggio nel passato catapultando il lettore all’inizio degli anni 90 quando Sara da neoassunta nell’unità speciale dell’amato Massimo, si rifiutò d’accettare un cinico ordine dei suoi superiori.
Un atto di ribellione che sì impedì una strage di innocenti, ma che distrusse la vita di due giovani innamorati nonché brillanti medici rumeni.
Una fine tragica che qualcuno non solo non ha dimenticato, ma ne ha attribuito la responsabilità a Sara, rea di aver tradito i patti.
Il destino così, a distanza di trent’anni, riserva un drammatico ribaltamento dei ruoli tra Sara ed il “fantasma” che può salvare la vita di Massimiliano
“Gli occhi di Sara” è una corsa contro il tempo in cui si alternano diversi ed apposti sentimenti incarnati dai protagonisti, che in misura diversa furono pedine in un gioco più grande di loro.
Il lettore divora le pagine del romanzo volendo sapere se a prevalere sarà il desiderio di vendetta o piuttosto il giuramento di Ippocrate che un geniale chirurgo fece all’inizio della sua travagliata carriera.
“Gli occhi di Sara” si muove con agilità e armonia tra passato e presente avendo trovando il giusto equilibro drammaturgico tra spy story e dramma familiare.
“Gli occhi di Sara” è l’ulteriore conferma come il personaggio di Sara Morozzi sia ormai pronta per il “salto televisivo” diventando una figura carismatica e unica come lo è ormai in campo letterario.

27) Alice e Peter

Il biglietto da acquistare per “Alice e Peter” è:
Neanche regalato (con riserva).

“Alice e Peter” è un film di Brenda Chapman. Con Angelina Jolie, David Oyelowo, Gugu Mbatha-Raw, Clarke Peters, Derek Jacobi. Drammatico, fantasy, 94′. USA 2020

Sinossi:

Prima che Peter diventasse Pan e Alice visitasse il Paese delle Meraviglie, i due erano fratelli che vivevano in un’idilliaca casa di campagna con i genitori e il fratello maggiore, David. In questo luogo magico sono liberi di giocare e scatenare l’immaginazione nella foresta dietro casa. Tuttavia il cambiamento è nell’aria: zia Eleanor, molto critica rispetto all’educazione dei bambini, riesce a far iscrivere David a un prestigioso collegio. La famiglia, triste per l’imminente partenza del ragazzo, si trova ad affrontare un’incidente che stravolge le vite di tutti. Con la famiglia sgretolata sia dal punto di vista emotivo sia finanziario, Alice e Peter decidono di cercare una soluzione.

Recensione:

Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi… e i capolavori della letteratura, mi sento di aggiungere dopo aver visto “Alice e Peter” di Brenda Chapman, disponibile dal 22 aprile su Prime Video.

La creatività è la dote che non può mancare a un bravo sceneggiatore, così come il coraggio di osare distingue un regista visionario da uno normale. Coraggio e creatività, quindi, sono il binomio per realizzare un film di successo, ma il rischio di passare dall’azzardo positivo all’esagerazione è sempre dietro l’angolo…

È precisamente quanto succede al film “Alice e Peter”. La sceneggiatrice Marissa Kate Goodhill ha “saccheggiato”, narrativamente parlando, due classici della letteratura del calibro di “Peter Pan” di J.M. Barrie e “Alice nel Paese delle meraviglie” di Lewis Carroll, per costruire una storia dove i due celebri personaggi, in origine, erano fratelli.

Nell’Inghilterra dell’Ottocento si sviluppa la vicenda, che cerca di mescolare, con scarso successo, dramma e fantasy. I dubbi in merito ad “Alice e Peter” sono tanti. Primo tra tutti: a chi è rivolto questo film? È indirizzato ai più giovani, per far loro scoprire due grandi classici, oppure agli adulti? Dove vuole andare a parare? Qual è il suo “punto di arrivo” artistico e creativo? continua su

19) “Papà, non mettermi in imbarazzo”

“Papà, non mettermi in imbarazzo” è una serie ideata da Bentley Kyle Evans. Con Jamie Fox, Kyla-Drew, Porscha Coleman, David Alan Grier, Jonathan Kite. Commedia. USA. 2021-in produzione

Sinossi:

Brian Dixon è un imprenditore di successo che si ritrova a occuparsi a tempo pieno della figlia adolescente Sasha. Deciso a dare il massimo come genitore, Brian avrà bisogno dell’aiuto del padre e della sorella, mentre Sasha dovrà abituarsi a vivere in una nuova casa tanto caotica quanto piena d’amore.

Recensione:

Io appartengo alla generazione cresciuta a pane e sitcom, un format che ha saputo raccontare i cambiamenti della società con uno stile semplice, ironico e con le sue ambientazioni fisse.

In origine provviste di pubblico “in studio”, cartina al tornasole della bontà o meno dei dialoghi, si sono evolute nel corso del tempo e alla fine hanno dovuto soccombere, soppiantate da altre tipologie di show più in linea con i gusti del pubblico.

Immaginare una sitcom classica nel 2021 era una sfida quasi impossibile. Netflix ha voluto provarci, puntando sulla presenza di un “peso massimo” del calibro di Jamie Fox.

Papà, non mettermi in imbarazzo!”, però, non supera la prova, dimostrandosi azzardato e anacronistico, sprovvisto di una solida sceneggiatura alla base e incapace di tenere insieme, come sarebbe stato nelle intenzioni degli ideatori, tradizione e innovazione.

Lo spettatore si ritrova davanti uno show deludente sul piano strutturale e noioso su quello narrativo, che manca il suo obiettivo primario: far ridere o quanto meno sorridere con empatia per le gaffe e gli errori commessi dai protagonisti.

Bryan (Fox) è un playboy incallito che deve mettere ordine nella sua vita per accogliere la figlia e dimostrarsi un genitore all’altezza. Ad aiutarlo, la sorella Chelsea (Coleman), la zia preferita di Sasha, e il padre Pops (Grier). continua su

26) Cosmic Sin

Il biglietto da acquistare per “Cosmic sin” è:
Neanche regalato.

“Cosmic Sin” è un film di Edward Drake. Con Frank Grillo, Bruce Willis, Brandon Thomas Lee, Corey Large, Lochlyn Munro. Fantascienza, 88′. USA 2021

Sinossi:

Nell’anno 2524 l’umanità ha imparato a viaggiare oltre il sistema solare e ha impiantato colonie nello spazio. In una di queste una ricercatrice scopre un’invasione aliena e fa in tempo a comunicare con la Terra. L’unico modo per fermare la nuova specie – che prende possesso del corpo degli umani e trasforma le persone in spie del proprio sistema – è mandare sul pianeta una squadra di militari. A capitanarla viene chiamato l’ex generale James Ford, allontanato con disonore dall’esercito anni prima, al quale viene offerta l’occasione del riscatto. Ford ritrova un ex nemico, il comandante Bleck, e la sua ex compagna, la dottoressa Goss, più altri guerrieri disposti a tutto pur di salvare la Terra. La missione è quasi suicida e ha come scopo la distruzione completa del pianeta invaso.

Recensione:

Non c’è limite al peggio, recita un saggio detto popolare. E il vostro attempato critico se lo ripete, come un amaro mantra, dopo ogni visione di film indifendibili.

Se per caso avete pensato che, dopo la pandemia, il mondo potesse divenire un posto migliore be’… almeno sul versante cinematografico sembra già una pia illusione! I mesi di lockdown non hanno fatto infatti che confermare che degli “Spira mirabilis” – produzioni imbarazzanti, di cui avremmo fatto volentieri a meno – non ci libereremo mai.

E se in passato gli sceneggiatori si facevano bastare la “povera” Terra, come ambientazione per le loro storie insulse, risibili, prive di ogni logicità e chiarezza, è da tempo che hanno alzato l’asticella, puntando al dominio sull’universo. continua su

25) Nuevo Orden

“Nuevo Orden” è un film di Michel Franco. Con Naian González Norvind, Diego Boneta, Monica del Carmen, Dario Yazbek Bernal, Javier Sepulveda. Drammatico, 88′. Messico 2020

Sinossi:

In una città del Messico dilaniata da sommosse e rivolte, la ricca Marianne Novelo sta per sposare il fidanzato Alan, quando un gruppo di popolani armati fa irruzione nella grande villa dei suoi genitori, portando caos, terrore e mattanza, con la complicità di parte dei domestici. La ragazza si salva dal massacro, ma finisce nelle terribili prigioni dell’esercito rivoluzionario, dove verrà torturata e diventerà esca per la richiesta del riscatto.

Recensione:

Scritto e diretto da Michel Franco, vincitore del Gran Premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia 2020, “Nuevo orden” è solo formalmente un racconto dispotico ambientato in un Messico del futuro dilaniato da sommosse e risolte.

Con il suo racconto crudo e cinico, infatti, il regista non sembra allontanarsi troppo dal descrivere la società messicana di oggi, e si fa portavoce di un grido d’allarme: le disuguaglianze economiche possano diventare la miccia esplosiva per innescare conflitti devastanti.

Il Messico immaginato da Franco è sommerso dal caos, con i poveri che cercano di ottenere finalmente giustizia attraverso la più incontrollata violenza. La rabbia collettiva è esplosa dopo anni di soprusi e privazioni, ma non per questo è meno feroce o indiscriminata. Uomini e donne che fino a qualche ora prima lavoravano come autisti o domestiche si trasformano in belve assetate di sangue…continua

25) Un tè a Chaverton House (Alessia Gazzola)

“Un Tè a Chaverton House” è un romanzo scritto da Alessia Gazzola pubblicato da Garzanti Editore nel marzo 2021
Sinossi:
“Mi chiamo Angelica e questa è la lista delle cose che avevo immaginato per me: un fidanzato fedele, un bel terrazzino, genitori senza grandi aspettative. Peccato che nessuna si sia avverata. Ecco invece la lista delle cose che sono accadute: lasciare tutto, partire per l’Inghilterra e ritrovarmi con un lavoro inaspettato. Così sono arrivata a Chaverton House, un’antica dimora del Dorset. Questo viaggio doveva essere solo una visita veloce per indagare su una vecchia storia di famiglia, e invece si è rivelato molto di più. Ora zittire la vocina che lega la scelta di restare ad Alessandro, lo sfuggente manager della tenuta, non è facile. Ma devo provarci. Lui ha altro per la testa e anche io. Per esempio prepararmi per fare da guida ai turisti. Anche se ho scoperto che i libri non bastano, ma mi tocca imparare a memoria i particolari di una serie tv ambientata a Chaverton. La gente vuole solo riconoscere ogni angolo di ogni scena cult. Io invece preferisco servizi da tè, pareti dai motivi floreali e soprattutto la biblioteca, che custodisce le prime edizioni di Jane Austen e Emily Brontë. È come immergermi nei romanzi che amo. E questo non ha prezzo. O forse uno lo ha e neanche troppo basso: incontrare Alessandro è ormai la norma. E io subisco sempre di più il fascino della sua aria da nobiltà offesa. Forse la decisione di restare non è così giusta, perché io so bene che quello che non si dovrebbe fare è quello che si desidera di più. Quello che non so è se seguire la testa o il cuore. Ma forse non vanno in direzioni opposte, anzi sono le uniche due rette parallele che possono incontrarsi”. Alessia Gazzola, dopo “L’allieva”, torna con un nuovo libro che fa sognare tra dolci fatti in casa, la magia di un’ambientazione che riporta al fascino del passato e un piccolo mistero di famiglia da risolvere.

Recensione:
Mi dispiace indossare nuovamente i panni del guastatore e/o bastian contrario letterario, ma non riesco ad unirmi al coro d’elogi e consensi elargiti al nuovo romanzo firmato dalla Dott.ssa Alessia Gazzola.
“Cara lettrice, Caro lettore
La storia che stai per leggere è stata scritta in trenta giorni durante il lockdown.
A fine giornata inviavo il capitolo a mia madre e a un gruppo di sette amiche annunciando l’arrivo con e-mail roboanti del tipo…”
Quello che avete appena letto è l’incipit della premessa scritto dalla Gazzola con il fine di spiegare la genesi narrativa /esistenziale di “Un tè a Chaverton house”. Ma diventati paradossalmente l’ammissione della propria criticità letteraria
“Un tè a Chaverton House” deve essere valutato, a mio modesto parere, come un garbato, scorrevole, piacevole esercizio di scrittura che Alessia Gazzola si è imposto nel momento più difficile della nostra storia, volendo tenere in “tensione” la propria creatività.
Ritengo altresì che “Un tè a Chaverton house” debba considerato come un racconto lungo piuttosto che un romanzo.
Un operazione commerciale legittima quanto deludente sul piano letterario.
Angelica appare come la forzata e poco convincente “fusione” di tre personaggi femminili creati in precedenza dalla talentuosa penna della Gazzola: Alice Allevi, Lena ed infine Costanza Macallè.
Angelica rimane schiacciata dalle smaccate somiglianze caratteriali con le altre “ragazze” della Gazzola, risultando priva della propria identità e personalità.
L’unica differenza sostanziale è l’ambientazione avendo l’Inghilterra e soprattutto la campagna inglese come perno centrale della storia.
Angelica si divide un po’ goffamente tra l’indagine di carattere familiare e l’innamoramento per il suo serioso e sposato boss, lasciandoci complessivamente freddi.
La storia non decolla mai, né scatta l’empatia con la protagonista.
Una criticità mai riscontrata con i precedenti romanzi della Gazzola.
“Un tè a Chaverton House” è un classico romance “gazzoliano”, ma caratterizzato dall’elemento british strizzando l’occhio agli ambienti e spirito della celebre serie inglese “Downton Abbey”.

24) Locked Down

“Locked Down” è un film di Doug Liman. Con Anne Hathaway, Chiwetel Ejiofor, Ben Kingsley, Ben Stiller, Lucy Boynton, Jazmyn Simon. Commedia. Gran Bretagna 2021

Sinossi:

Proprio quando decidono di separarsi, Linda e Paxton si ritrovano nel bel mezzo della pandemia Covid-19, costretti a vivere insieme nella loro casa londinese, a causa del lockdown. Sorprendentemente, anche se non riescono ad andare d’accordo su nulla, i due raggiungono una tregua quando Paxton viene assunto dall’azienda di Linda per consegnare delle pietre preziose e finiscono per organizzare insieme una rapina da Harrods…

Recensione:

Sono sinceramente convinto che il cinema abbia il compito di raccontare la realtà, le contraddizioni della società, i momenti cruciali della storia, siano questi positivi o negativi. E nel farlo può adottare un approccio serio oppure leggero, perché anche sdrammatizzare davanti alle tragedie è un’arte.

Inutile girarci intorno: il biennio 2020-21 passerà agli annali per la pandemia, che ci ha costretti in una sorta di lockdown permanente, intervallato da brevi periodi di “normalità”. Le limitazioni alla nostra libertà saranno oggetto di studio per chissà quanti decenni a venire, e quello che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, bene o male, lo rivedremo al cinema nel prossimo futuro – è inevitabile.

Quello che possiamo già vedere è che le chiusure hanno pesantemente condizionato i rapporti umani, mandando a gambe all’aria anche tanti matrimoni. E da questo tema prende il là “Locked down” di Doug Liman, uno dei primi film “figli” del Covid, disponibile da oggi sulle principali piattaforme di streaming (tra le altre Apple Tv, Prime Video, Chili, Rakuten TV) per il noleggio e l’acquisto. continua su