50) Un Figlio di nome Erasmus

Il biglietto da acquistare per “Un figlio di nome Erasmus” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Un figlio di nome Erasmus” è un film di Alberto Ferrari. Con Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Daniele Liotti, Ricky Memphis, Carol Alt, Filipa Pinto. Commedia, 107′. Italia 2020

Sinossi:

Jacopo lavora per una multinazionale di carattere umanitario; Ascanio fa la guida alpina per manager in cerca di ispirazione; Enrico è un architetto candidato alla Camera dei deputati e in procinto di sposarsi; Pietro è un “manager artistico” il cui principale cliente è un gruppo che fa cover dei Pooh. Sono amici da quando erano ragazzi, ed è proprio un ricordo di gioventù a riunirli: una loro ex fiamma, Amalia, conosciuta durante un periodo di studio in Portogallo, è deceduta e un giudice li ha convocati per comunicare loro le sue ultime volontà. All’arrivo scopriranno che uno di loro è il padre del figlio di Amalia: ma chi? Non resta che partire per un viaggio alla scoperta della paternità, che sarà anche un viaggio di scoperta di se stessi e un rinnovo dell’amicizia decennale.

Recensione :

Il Covid19 e il conseguente lockdown nel nostro Paese e nel resto del mondo hanno stravolto molti aspetti della vita delle persone, non ultimo il modo con cui fruiamo i film.

Se le piattaforme di video-streaming si sfregano le mani (i dati trimestrali di Netflix, ad esempio, parlano chiaro), il mondo del cinema, anche italiano, è chiamato a cambiare mentalità e approccio, se non vuole soccombere ma anzi ripartire.

Tra le prime soluzioni adottate dai produttori c’è stata quella di far uscire in “home video” delle pellicole inizialmente destinate alla distribuzione tradizionale in sala. Tra loro c’è “Un figlio di nome Erasmus” di Alberto Ferrari, primo esperimento in questo senso della Eagle Pictures.

Se l’idea distributiva è lodevole, il film in quanto tale è noioso, prevedibile, in una parola inutile. Il pubblico, invece di passare un paio d’ore piacevoli, si ritrova infastidito. La storia, infatti, non trasmette alcuna emozione né stimola riflessioni.

La sceneggiatura è esile, ondivaga, confusa, manca del tutto di coerenza. L’idea degli autori di firmare una commedia esistenziale e generazionale, capace di mescolare leggerezza e dramma raccontando la ventennale amicizia di quattro uomini, iniziata durante il progetto Erasmus, naufraga miseramente.

“Un figlio di nome Erasmus”: un road movie banale, piatto, non ispirato

49) I Misteri di Firenze – le prime tre inchieste di Carlo Alberto Marchi ( Gigi Paoli)

“I Misteri di Firenze – Le prime tre indagini di Carlo Alberto Marchi” è la raccolta dei primi 3 romanzi scritti da Gigi Paoli, pubblicata da Giunti Editore il 15 Gennaio 2020.

Sinossi:
Ironico, tenace, instancabile, Carlo Alberto Marchi divide le sue frenetiche giornate tra il lavoro di cronista al Nuovo Giornale di Firenze e la non meno sfiancante attività di padre single di Donata, la figlia adolescente che non si lascia sfuggire un’occasione per rimettere in riga questo padre irruente e affettuoso, che tenta invano di assumere un’aria di severità. Ma non è facile essere sempre sul pezzo quando le inchieste si susseguono senza tregua, riecheggiando tra le aule dell’avveniristico e inquietante Palazzo di Giustizia, da lui ribattezzato “Gotham City”. Un anziano antiquario massacrato con ventitré coltellate in un antico edificio di via Maggio; il dirigente di una casa farmaceutica vittima di un misterioso incidente, mentre un’ondata di morti per overdose colpisce la città; e infine la scomparsa di un bambino di quattro anni che risveglia nei fiorentini la paura del “Mostro”. In tutto questo, Marchi e il suo inseparabile collega “l’Artista” devono parare i colpi del direttore del Nuovo, che li marca stretti e non gradisce la loro tendenza all’insubordinazione… Tre indagini piene di suspense e atmosfera, in una Firenze inedita, gotica e oscura che vi attirerà pericolosamente.
Recensione:
Con la “fattiva collaborazione” del coronavirus è proseguita la mia personale scoperta di nuovi autori e storie.
Ho letto “I Misteri di Firenze” grazie al consiglio telefonico di una simpatica ed appassionata libraria pronta nel farmi arrivare a casa una buona dose di libri per vincere la noia da “lockdown”.
“I Misteri di Firenze” raccoglie i primi tre romanzi scritti dal giornalista fiorentino Gigi Paoli avendo come protagonista Carlo Alberto Marchi, un cronista preparato quanto onesto che mai come oggi avremmo bisogno d’avere nelle redazioni dei nostri quotidiani
“I Misteri di Firenze” si è rivelata una lettura avvincente, incalzante, interessante e complessivamente convincente sul piano narrativo, stilistico e strutturale.
Gigi Paoli possiede uno stile semplice, secco, diretto, tipico del giornalista di “strada” , od in questo caso di “tribunale” abituato a riportare i fatti con precisione e chiarezza.
Tre storie molto diverse quanto forti e pieni di colpi di scena che lasciano il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina di ogni singola indagine
Tre indagini costruite in modo scrupoloso, approfondito , puntuale a livello “giudiziario “e soprattutto realistico nel mostrare come dovrebbe essere in modo “sano e costruttivo” la collaborazione tra giudici e giornalisti.
Il nuovo tribunale di Firenze ribattezzato “Gotham” dall’ autore è il centro di questo piccolo quanto intrigato mondo in cui si muovono e relazionano avvocati, giudici, giornalisti.
Efferati Omicidi, spy story, impensabili vendette sono solo alcuni degli argomenti trattati nei tre romanzi, ben equilibrati da passaggi più leggeri e sentimentali che investono il nostro Marchi.
Carlo Alberto Marchi piace nella duplice veste di giornalista e padre single conquistando l’attenzione ed affetto del lettore per quest’uomo di mezz’età tenace nel proprio lavoro quanto recalcitrante nella sfera sentimentale.
Un personaggio letterario che, a nostro avviso, si presterebbe molto alla trasposizione televisiva con buone garanzie di successo.
Non resta quindi che aspettare per scoprire il futuro artistico, creativo e narrativo ed umano di Carlo Alberto Marchi, una cronista a cui voler bene.

48) Tiger King – Stagione 1

“Tiger King” è una serie ideata da Eric Goode. Con Joe Exotic, Carole Baskin, Bhagavan Antle, Howard Baskin, John Finlay, Rick Kirkham, John Reinke, Kelci Saffery, Erik Cowie, Jeff Lowe. Docu-drama. USA, 2020

Sinossi:

Circondato da personaggi eccentrici, il proprietario di uno zoo perde il controllo in questa storia vera di omicidi su commissione e allevamenti di grandi felini.

Recensione :

Negli Stati Uniti esiste un fiorente mercato… no, non stiamo parlando di quello delle armi, ma degli animali selvatici. E la docu-serie “Tiger King”, diretta da Rebecca Chaiklin e Eric Goode, che si concentra sull’allevamento e la vendita dei grandi felini, complice la pandemia, è diventata un vero e proprio caso, vista da 34 milioni di persone in tutto il mondo, incluso Trump.

Tra loro c’è anche il vostro vecchio cinefilo, che ha divorato in poco tempo i sette episodi, animato dal dovere professionale ma anche da una sana curiosità, capire il “fine ultimo” narrativo di questa storia, ambigua, controversa, grottesca, tragicomica.

All’inizio si ha la sensazione di avere davanti un mockumentary, una rappresentazione caricaturale e parodica di fatti realmente accaduti, ma dopo il secondo episodio (il meno riuscito, probabilmente) si capisce che la realtà ha superato la fantasia, e che i registi hanno avuto “solo! la bravura di puntare su questa pazza storia vera.

Ma che cos’è dunque “Tiger King”? Un documentario? Un crime movie? Un intelligente affresco culturale, sociologico e antropologico della società americana? Il suo successo risiede in larga parte proprio nella pluralità di generi racchiusa dentro una struttura narrativa brillante e appassionante. continua su

“Tiger king”: a casa di Joe Exotic tra sesso, felini e tentati omicidi

47) Intrigo Bretone ( Jean-Luc Bannalec)

“Intrigo bretone” è un romanzo scritto da Jean-Luc Bannalec e pubblicato da Beat edizioni il 16 Gennaio 2020.

Sinossi:
È primo mattino a Concarneau, la maestosa «città blu» gioiello della Bretagna. Il commissario Georges Dupin, come d’abitudine, siede ai tavoli dello storico ristorante Amiral con il giornale spiegato davanti a sé e il primo caffè della giornata. Da quando, in seguito a «certe controversie», è stato trasferito da Parigi alla remota provincia, la lettura dei quotidiani locali è un rigoroso rituale con cui si propone di penetrare i misteri dell’anima bretone e gli insoliti costumi di quella gente «ai confini del mondo». Quel giorno, tuttavia, a disturbare la sua lettura è l’insistente squillo del cellulare. All’altro capo, l’insopportabile voce di Kadeg, il più zelante dei suoi ispettori, lo informa di un fatto straordinario: un brutale omicidio ha sconvolto l’idilliaco Pont-Aven, un pittoresco villaggio divenuto celebre alla fine dell’Ottocento per la sua colonia di artisti, tra cui Paul Gauguin. La vittima è Pierre-Louis Pennec, novantunenne proprietario dell’Hotel Central, trovato morto nel suo ristorante: un albergatore leggendario, un’istituzione, proprio come lo erano stati suo padre e, prima di lui, sua nonna, Marie-Jeanne, fondatrice del Central e amica di tutti gli artisti che lo frequentavano. Chi ha potuto fare una cosa simile? Georges Dupin sa che il caso va risolto alla svelta: l’omicidio di un personaggio come Pierre-Louis Pennec ha colpito i bretoni al cuore e le pressioni delle autorità locali non tarderanno a farsi sentire. Per di più è alta stagione, un periodo in cui nessuno vuole vedere un assassino andarsene in giro a piede libero. Costretto a districarsi tra l’ostinato silenzio dei bretoni e il loro stile di vita, del tutto inconcepibile per un parigino doc come lui, il commissario Dupin non tarderà a rendersi conto che la vita apparentemente irreprensibile di Pierre-Louis Pennec nascondeva in realtà uno straordinario segreto.

Recensione:
In un’epoca culturale dove i generi letterari appaiano forzatamente “contaminati”, stravolti, modificati e dalle esigenze e smanie commerciali degli editori
E dove lo stesso lettore sembra aver “smarrito” il gusto, l’esigenza di leggere un testo classico, lineare quanto ben strutturato.
Ci piace sottolineare con questa recensione pasquale come sia ancora possibile leggere un romanzo giallo “tradizionale” apprezzando le doti creative e stilistiche di un autore privo di smanie da “nuovismo letterario ”.
“Intrigo bretone” può infatti definirsi un giallo “d’antan” a livello narrativo, strutturale e stilistico lasciando nel lettore una sensazione più che positiva
Jean -Luc Bannalec saggiamente ha evitato di seguire la moda del momento: inventarsi un nuovo sottogenere e/o “sporcare” quello già esistente.
L’autore nel costruire il “intrigo bretone” si rifà alla classica quanto solida tradizione gallista francese evitando rovinose quanto inutili fughe autoriali, o peggio ancora depauperando l’identità e vis narrativa del suo romanzo.
“Intrigo bretone” è una storia ben scritta, fluida, avvolgente per quanto sia drammaturgicamente prevedibile nello sviluppo.
Ma la suddetta “prevedibilità” non comporta noia o calo d’attenzione durante la lettura, anzi.
L’intreccio di “Intrigo bretone” riserva diversi quanto inaspettati colpi di scena, introdotti sempre con pazienza e cura dall’autore, facendo così salire costantemente l’interesse e curiosità sull’indagine.
Un’indagine su un duplice omicidio condotta dal bravo quanto burbero commissario Dupin che pagina dopo pagina ci appare il convincente trait d’union di tre celebri figure di poliziotto l’investigatore Nero Wolfe, il commissario Maigret ed il tenente Colombo.
“Intrigo bretone” è un piacevole “ritorno” alla tradizione di genere facendo riscoprire il piacere di leggere un gustoso romanzo giallo sia ai vecchi quanto nuovi lettori.

46) Charlie’s Angels

Il biglietto da acquistare per “Charlie’s Angels” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Charlie’s Angels” è un film di Elizabeth Banks. Con Kristen Stewart, Elizabeth Banks, Naomi Scott, Patrick Stewart, Ella Balinska. Azione, 118′. USA 2019

Sinossi:

Le Charlie’s Angels lavorano per il misterioso Charles Townsend. Le Charlie’s Angels hanno sempre messo a disposizione le loro abilità di investigazione e di security e ora l’agenzia Townsend si sta espandendo a livello internazionale con le donne più intelligenti, coraggiose e addestrate di tutto il pianeta: varie squadre di ‘Angeli’, guidate ciascuna da un Bosley, si fanno carico dei più difficili lavori in tutto il mondo. Quando un giovane ingegnere vuota il sacco su una pericolosa tecnologia, gli ‘Angeli’ entrano in azione mettendo a rischio le loro vite per la salvezza di tutti.

Recensione:

Perché? Perché Elizabeth Banks (la Effie Trinket di Hunger games) ha compiuto tale “sacrilegio cinematografico”? Perché i produttori, gli sceneggiatori e il cast si sono prestati alla realizzazione di questo sciagurato quanto inutile progetto? E io, perché mi sono fatto convincere a vedere il film?

Di un nuovo reboot della celebre serie tv anni ‘70 “Charlie’s Angels”, diciamocelo, non sentivamo il bisogno. Già gli ultimi tentativi in questo senso, nel 2011 e prima nel 2003, avevano fatto capire che riportare in auge il franchise presentava i suoi bei rischi. La Banks ci ha provato comunque, e il risultato è pessimo.

I nuovi angeli hanno il volto dell’americana Kristen Stewart e delle britanniche Ella Balinska e Naomi Scott, ma al di là delle buone intenzioni delle attrici, le loro performance sono insulse, caricaturali e svilenti rispetto all’originale.

Le prime Charlie’s Angels, infatti, incarnavano un femminismo attivo, combattente e non solo di facciata; utilizzavano la loro bellezza e la seduzione come armi per raggiungere uno scopo altro. Nel nuovo film, invece, non c’è alcuna traccia di questa filosofia positiva, e le protagoniste sembrano solo brutti stereotipi. continua su

“Charlie’s Angels”: il mondo ha bisogno di nuovi angeli (?)

45) Lupin III – The First – Il Film

Il biglietto da acquistare per “Lupin III – The first” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Lupin III – The First”  è un film di Takashi Yamazaki. Con Tatsuya Fujiwara, Suzu Hirose, Kiyoshi Kobayashi, Kanichi Kurita, Daisuke Namikawa. Animazione, 93′. Giappone 2019

Sinossi:

Durante la Seconda guerra mondiale l’archeologo Bresson nasconde ai nazisti un diario, che contiene le istruzioni per un misterioso tesoro. Venti anni dopo il diario è in un museo e attira l’attenzione dei principali ladri del mondo, tra cui l’irraggiungibile Lupin III. Ma il ladro gentiluomo dovrà vedersela con le ambizioni della giovane Laetitia, che sembra legata al diario da qualcosa più di un semplice interesse archeologico.

Recensione:

Ci sono i ladri e i criminali cinematografici e televisivi, alcuni dei quali sono riusciti negli ultimi anni a farsi “amare” non poco dal pubblico nostrano. E poi c’è Arsenio Lupin.

Nell’immaginario collettivo, questo personaggio (nato nel 1905 dalla penna dello scrittore francese Maurice Leblanc) è il ladro per eccellenza: geniale, imprevedibile, inafferrabile, con un unico punto debole, le belle donne.

Da piccoli vi sarà capitato di vedere almeno un paio di episodi di “Lupin III”, il cartone animato ispirato all’omonimo manga giapponese, che ha dato il là a una fortunata serie di trasposizioni per il grande e il piccolo schermo, film live-action e via dicendo.

Ma per tutti coloro che sentono la mancanza del ladro gentiluomo, del pistolero Jigen, del samurai Goemon, della bella Fujiko Mine (Margot, nella versione italiana) e di tutti gli altri – e anche per coloro, pochi, che non li conoscono, certo – ecco “Lupin III – The first”, primo film d’animazione realizzato con la tecnica 3D CGI. continua su

“Lupin III – The first”: il ladro gentiluomo in una rapina colossale

44) Il delitto di Koymbetra ( Gaetano Savatteri)

“Il Delitto di Kolymbetra” è un romanzo scritto da Gaetano Savatteri e pubblicato il 5 Novembre 2018 da Sellerio Editore.

Sinossi:
La nuova avventura di Saverio Lamanna, giornalista senza lavoro, sarcastico e realista e Peppe Piccionello sua spalla, confidente e mentore. Irriverenti, appassionati e dissacranti i due investigatori involontari indagano nella Valle dei Templi su un delitto misterioso…

Recensione:
Iniziamo una nuova settimana di quarantena condividendo le mie impressioni su un’altra prima volta “letteraria”.
Era arrivato il momento di leggere Gaetano Savatteri valutando se i suoi personaggi fossero in grado di “reggere” il peso di un intero romanzo.
Ebbene anche Gaetano Savatteri, a mio modesto parere, ha superato brillantemente l’esame creativo e narrativo.
“Il Delitto di Kolymbetra” ci piace definirlo come una commedia di stampo “giallo” in cui l’omicidio del noto ed anziano archeologo Demeterio Alù è soltanto una delle diverse sotto storie che compongono l’articolato quanto brillante impianto narrativo costruito da Savatteri.
Gaetano Savatteri è riuscito con grande creatività e talento nel dare vita ad una coppia atipica d’investigatori (Lamanna – Piccionello) capace di creare un’immediata e costante empatia con il lettore.
Lamanna -Piccionello appaiono come una versione moderna, ironica e siciliana di Don Chisciotte e Sancho Panza.
Una bella quanto intelligente coprotagonista di nome Suleima chiude e completa un terzetto di personaggi magistralmente tratteggiati, descritti e complementari l’uno con l’altro.
“il Delitto di Kolymbetra” si muove nel felice solco letterario tracciato da tempo dalla Sellerio dando voce e visibilità ad una nuova generazione di talentuosi autori.
Gaetano Savatteri segue le orme del Maestro Camilleri, De Giovanni, Malvadi, Rebecchi e tanti altri che hanno allietato ed appassionato gli italiani con storie diverse e personaggi bizzarri quanto credibili.
“Il Delitto di Kolymbetra” è un racconto inteso, incalzante, ironico avendo però anche uno spirito sottile quanto incisivo spirito critico nell’evidenziare i mali e contraddizioni dell’isola.
Il lettore è coinvolto dentro una storia caratterizzata da sospetti, inganni, avidità, gelosia avendo la bella e decadente Agrigento come ambientazione storica, culturale e financo sociale.
“Il Delitto di Kolymbetra” è un racconto pieno di sorprese e colpi di scena che vi costringerà piacevolmente ad una lettura serrata fino all’ultima pagina per ottenere tutte le risposte desiderate da una commedia in giallo davvero unica e graffiante.

43) Tutto chiede salvezza (Daniele Mencarelli)

“Tutto chiede salvezza” è un romanzo scritto da Daniele Mencarelli e pubblicato il 25 Febbraio 2020 da Mondadori Editore.

Sinossi:
Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali.
Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura.
Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro.
Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità creaturale, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una potenza uniche.
Dopo l’eccezionale vicenda editoriale del suo libro di esordio – otto edizioni e una straordinaria accoglienza critica (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima) -, Daniele Mencarelli torna con una intensa storia di sofferenza e speranza, interrogativi brucianti e luminosa scoperta. E mette in scena la disperata, rabbiosa ricerca di senso di un ragazzo che implora salvezza: “Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza”.
Recensione:
In queste settimane di sofferta quarantena molti stanno scoprendo, riscoprendo il senso più profondo della parola “libertà” , comprendendo la bellezza, fortuna di poter vivere in uno Stato democratico.
Tanti scrivono, urlano la loro rabbia, indignazione per la drastica riduzione dei diritti e della progressiva deriva autoritaria dello Stato in nome della salute pubblica.
Mi rivolgo a tutti questi indignati dello stato di diritto: quando cesserà l’emergenza coronavirus, sarà il caso che trascorriate un breve periodo dentro un reparto psichiatrico di un ospedale o vi facciate spiegare dal vostro medico di famiglia nei dettagli che cosa è il TSO (trattamento sanitario obbligatorio).
Libertà e Salute pubblica sfortunatamente non possono coesistere.
Chi scrive ha “subito” nove anni fa un “Tso” ed oggi non può non sorridere di fronte alle lamentele collettive di stampo liberale.
Lo Stato può “mettervi dentro” per motivi sanitari e/o sicurezza personale e degli altri.
Se dubitate delle mie parole, vi consiglio la lettura di questo romanzo.
“Tutto chiede salvezza” seppure si riveli narrativamente come una versione “edulcorata” e quasi poetica del TSO resta comunque un interessante punto di partenza nel sensibilizzare il lettore su questa delicata tematica.
Daniele Mencarelli, forse ispirato da una propria esperienza personale, conduce il lettore dentro una storia di dolore, solitudine e disperazione interiore di un ventenne culminata con un drammatico ricovero coatto nell’estate del 94.
Difficile pensare od anche soltanto immaginare un giovane depresso, stressato, afflitto dall’angoscia od ansia.
La giovinezza dovrebbe generalmente far rima con “spensieratezza”, ma la realtà purtroppo è ben diversa.
Daniele Mencarelli apre uno squarcio sul “male di vivere” delle nuove generazioni prive di strumenti o se preferite degli adeguati “anticorpi” per affrontare e superare le difficoltà ed asprezze della vita
“il mal di vivere” è una patologia seria e complessa che non dovrebbe essere mai sminuita o vista con sufficienza.
Negli ultimi decenni il progresso medico, scientifico ha consentito una maggiore attenzione e sensibilità da parte di psichiatri e psicoterapeuti nel curare i “pazienti “affetti da disturbi mentali.
Eppure ancora oggi assistiamo, vediamo migliaia di persone abbandonate a sé stesse o peggio “neutralizzate” dall’uso indiscriminato degli psicofarmaci.
Il TSO istituto come strumento ultimo di tutela e cura per un malato si è ben presto tramutato in un luogo di dolore e negazione di qualsiasi scopo curativo e medico.
“Tutto chiede salvezza” racconta i sette giorni (periodo minimo per i soggetti sottoposti a TSO) vissuti dal giovane protagonista Daniele e come quest’esperienza potenzialmente traumatica gli darà invece l’opportunità di modificare il suo modo di pensare e soprattutto porsi relazionarsi con gli altri.
Il TS0 è un’esperienza terribile, angosciante, mortificante quanto devastante, ma allo stesso tempo può fa comprendere al paziente che soltanto cambiando atteggiamento e proteggendosi dai tuoi stessi demoni può iniziare davvero il percorso di guarigione.
Non esisteranno mai cure, farmaci o terapie in grado di salvarci dalla “selva oscura” della malattia mentale.
“Tutto chiede salvezza” è una storia accorata, intensa, amara nel descrivere, tratteggiare i caratteri, i difetti e l’animo dei diversi pazienti confinati dentro il reparto e trattati spesso senza alcuna dignità ed amore dagli stessi medici ed infermieri.
Uomini, ragazzi, anziani accomunati dalla sofferenza interiore, se possibile, ancora più devastante di una malattia fisica, ma capaci di donare affetto, offrire amicizia e sincera solidarietà rispetto ai cosiddetti “normali”.
“Tutto chiede salvezza” è una storia universale, appassionata, calda, struggente eppure capace di regalare nel finale una rassicurante e solida speranza: con l’amore tutto è possibile. Anche salvarsi da sé stesso.