
Il biglietto d’acquistare per “Cuntami” è : Omaggio
“Cuntami” è un film del 2021 scritto e diretto da Giovanna Taviani
Con :
Mimmo Cuticchio
Vincenzo Pirrotta
Gaspare Balsamo
Mario Incudine
Giovanni Calcagno
Yousif Latif Jaralla
Sinossi:
Un road movie su un furgone rosso in giro per la Sicilia alla ricerca dei nuovi narratori orali che si richiamano alla grande tradizione del cunto e dei cantastorie, per raccontare l’altra Sicilia, quella che si risveglia attraverso la forza universale delle storie popolari del passato per narrare il nostro
Recensione:
E’ insito nell’animo umano, il desiderio di raccontare, condividere, spiegare.
Nell’animo di un siciliano invece prevale l’istinto di fare teatro, di prendersi la scena, mescolando realtà e leggenda , giocando con le parole.
“Cuntare” significa raccontare in dialetto siciliano. Quando un siciliano dice “Cuntami” può essere interpretato come una richiesta di spiegazione , una preghiera, una volontà di condivisione e financo l’ultima chance di chiarimento prima di scatenare una guerra.
Chi vi scrive è siciliano doc e sa bene che dietro l’espressione “Cuntami” esiste un mondo, una tradizione, uno stile di vita e d’essere.
Parliamo del mondo dei Cunti e dei pochi Cantastorie rimasti che ancora tengono vivo questo leggendario mestiere.
“Cuntami” potrebbe forse risultare difficile nella comprensione dell’essenza più profonda da parte di uno spettatore “straniero”, ma il consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di non inseguire la singola parola, ma bensì di cogliere la musicalità ed i tempi dei cunti collegando parole alle immagini evocate dai cantastorie.
Il film racconta il viaggio iniziato causalmente della regista Taviani in Sicilia, in cerca dei nuovi narratori orali che si ispirano alle storie epiche del passato per raccontare il nostro presente.
Il viaggio si svolge simbolicamente su un furgone rosso simile ai vecchi carretti siciliani del dopoguerra, che andavano in giro per la Sicilia a mostrare al popolo di contadini e pescatori l’Opera dei Pupi.
L’Opera dei Pupi sopravvive nel sud ancora oggi, come uno dei simboli dell’identità siciliana, e nel 2001 è stata proclamata dall’UNESCO “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”.
Il viaggio parte da Palermo e tocca cinque luoghi simbolici della Sicilia, ciascuno legato a una storia e a un grande narratore orale siciliano.
I protagonisti sono Mimmo Cuticchio, a Palermo, primo e ultimo cuntista e puparo vivente, che oggi si fa chiamare “il nuovo cuntista dei naufraghi”. Ci racconta del suo Teatro dei pupi e della sua formazione a Palermo tra gli antichi maestri del cunto da cui ha ereditato un mestiere oggi noto in tutto il mondo.
Un inizio del viaggio molto toccante e verace specialmente quando Cuticchio rievoca con affetto e nostalgia il suo Maestro di Cunti e quando ad una festa, ancora picciotto, fu invitato a raccontare il suo “primo cunto”
Vincenzo Pirrotta, a Partinico, nelle terre di Danilo Dolci e Peppino Impastato (giovane attivista e giornalista italiano ammazzato dalla mafia), ci cunta di Orlando Furioso per denunciare i latitanti mafiosi che ancora oggi si nascondono in territorio siciliano.
Gaspare Balsamo, a Trapani, tra gli studi di una radio locale, le tonnare abbandonate e i mulini a vento di Culcasi, ci racconta dell’incontro tra Don Chisciotte e Peppino Impastato, ma anche della lotta contro i mulini a vento e della fuga di Ulisse dalle grinfie del Ciclope ubriaco.
Mario Incudine, a Gela, tra i resti del Petrolchimico, e nelle cave di Caltanissetta ci canta il Lamentu di Turiddu Carnevale scritto da Ignazio Buttitta per Ciccio Busacca, che ha raccontato al mondo con la sua chitarra il sogno infranto di chi aveva creduto nel progresso in Sicilia.
Queste tre tappe nel tempo e nella storia segnate dall’attivismo politico ed ambientale si rivelano come le meno riuscite e dispersive.
Perché se da una parte sono visivamente magnifiche potendo contare sulle bellezze naturali della Sicilia, dall’altra “i cunti” appaiono paradossalmente meno incisivi , suadenti e coinvolgenti perché i tre cantastorie , a nostro modesto parere , si dimenticano d’essere il mezzo, il portavoce della storia mettendola in seconda piano rispetto alla loro rispettiva performance.
Giovanni Calcagno, a Paternò, dove ha sede la casa del cantastorie in memoria di Ciccio Busacca, e a Piedimonte Etneo, ai piedi dell’Etna, dove la terra trema e dove l’ex saltimbanco e artista di strada, ora volto noto del cinema e della televisione, vive senza luce e senza acqua in assoluta solitudine, cunta del poeta innamorato e solitario che fu inghiottito dal vulcano sotto le scosse di un terribile terremoto, e della solitudine del Ciclopuzzo innamorato, che proprio qui aveva la sua dimora.
In questo caso invece il cunto piace, diverte , ma risultando eccessivamente lungo nella descrizione e sopra le righe nella messa in scena
Il viaggio si conclude a Palermo, laddove è iniziato, dove Mimmo Cuticchio sotto le vesti di Don Chisciotte, percorre Corso Vittorio Emanuele su un bellissimo cavallo bianco guidato da Yousif Latif Jaralla, un narratore orale iracheno che ha imparato l’arte del cunto proprio da Cuticchio, nelle vesti di Sancho Panza.
Un finale poetico quanto comico nel dimostrare che la cultura, l’arte sono universali, trasferibili diventando il ponte d’unione tra popoli diversi.
Vedete ed ascoltate “Cuntami”, magari dopo avrete anche voi voglia di “Cuntare” al prossimo in modo diverso.