98 ) Il Rilegatore (Bridget Collins )

“Il Rilegatore” è un romanzo di Bridget Collins, pubblicato in Italia nel Maggio 2019 da Garzanti Editore.
Sinossi:
Immagina di poter cancellare per sempre un ricordo, una colpa, un segreto. È esistito un tempo in cui era possibile. È questa l’arte di antichi rilegatori che nelle loro polverose botteghe, oltre a modellare la pelle e incollare fogli, aiutano le persone a dimenticare. Seduti con un libro in mano ascoltano le esperienze del passato che vengono raccontate loro. Parola dopo parola, le cuciono tra le pagine, le intrappolano tra i fili dei risguardi. Così il ricordo sparisce per sempre dalla memoria. Catturato sulla carta non c’è n’è più traccia. Per anni l’anziana Seredith ha portato avanti questo affascinante mestiere, ma è arrivato il momento di trovare un apprendista. Qualcuno che rappresenti il futuro. La sua scelta cade su Emmet. Sarà lui il nuovo rilegatore. Lui per cui i libri sono sempre stati proibiti. Ne ha paura anche se non sa cosa c’è di sbagliato in quello che nascondono. Eppure giorno dopo giorno quella diventa la sua vita e il suo compito quello di raccogliere segreti, colpe e confessioni. E il luogo in cui quel mistero ogni volta si compie è ormai la sua casa. Casa che crede di conoscere in ogni suo angolo fino al giorno in cui scopre una stanza di cui nessuno gli aveva parlato. Una libreria immensa la riempie. Tra quelli scaffali Emmet trova un libro con scritto il suo nome. Al suo interno è celato un ricordo che gli appartiene. Non c’è nessun dubbio. Ma il ragazzo non sa di cosa si tratta. Non può saperlo. Ed è ora di scoprirlo. Perché per sapere chi è veramente ha bisogno di conoscere ogni cosa, anche quello che ha voluto o dovuto dimenticare.
Recensione:
Ha senso una vita privata dei ricordi negativi, traumi, violenze subite affinché una persona emotivamente devastata non ne debba più soffrire?
O chi si è macchiato di orribili crimini non sia più costretto a convivere con i rimorsi e sensi di colpa?
Qualcuno può arrogarsi il diritto di scegliere per noi?
Se esistesse realmente un “dono” di tale genere che cosa potrebbe accadere?
L’esordiente Bridget Collins risponde a queste inquietanti domande firmando un romanzo spiazzante, toccante, romantico mescolando con creatività e talento diversi generi letterari: storico, fantasy, psicologico ed infine romance.
“Il Rilegatore” presenta una struttura narrativa divisa in 3 parti conducendo il lettore dentro una storia che scoprirà ben presto temporalmente “sfasata”.
Una precisa quanto intelligente scelta autoriale per stupire ed accrescere l’interesse e curiosità del lettore.
“Il Rilegatore” paradossalmente inizia con la parte centrale del racconto ovvero mostrando al lettore le conseguenze subite dai due protagonisti Emmet e Lucian, “colpevoli” d’essersi innamorati.
“Il Rilegatore” si rivela una lettura profonda, incalzante, fluida ed avvolgente sostenuta da un crescente ritmo e pathos narrativo.
Emmet e Lucian si alternano nel ruolo di Voce Narrante nei tre capitoli permettendo al lettore una maggiore connessione emotiva con loro e i personaggi comprendendone soprattutto l’aspetto psicologico ed umano.
“Il Rilegatore” rievoca da una parte nell’atmosfera ambientale e comportamenti dei protagonisti la cupa stagione dell’Inquisizione spagnola e dall’altra avendo i libri come “strumento di tortura” il lettore non può non pensare al best seller “Il nome della rosa” di Umberto Eco.
La vita di uomo è caratterizzata da momento felici ed altri anche tragici, ma è quest’alternanza a renderla unica e speciale.
La Collins raccontando la storia d’amore di Emmet e Lucian sottolinea l’importanza ed esclusività dei ricordi personali oltre a rimarcare come l’avidità e l’intolleranza nei confronti della “diversità” continui ad essere un tratto deprecabile e deleterio dell’umanità in qualunque contesto sociale e/o epoca storica.

97) Nureyev – The white crow

Il biglietto da acquistare per “Nureyev – The white crow” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Nureyev -The White Crow” è un film di Ralph Fiennes. Con Oleg Ivenko, Adèle Exarchopoulos, Chulpan Khamatova, Ralph Fiennes, Aleksey Morozov. Biopic, 122′. Gran Bretagna 2018

Sinossi:

Ballerino intrepido e fuori da ogni schema, Rudolf Nureyev cresce in tecnica e splendore. Avido di conoscenza, la tournée del 1961 a Parigi è la risposta ai suoi desideri e al bisogno di conoscere più da vicino la cultura e il balletto occidentali. Le lezioni di ingleseprese in Russia gli permettono di avvicinare i ballerini dell’Opéra, di comunicare con loro e di condividere i rispettivi punti di vista sulla danza e sul mondo. Incontenibile e ribelle, Nureyev sfora gli orari della ‘ricreazione’ e si attira i sospetti del KGB, che lo marca stretto. Le intemperanze hanno conseguenze drammatiche, il ballerino non andrà a Londra con la compagnia e deve essere immediatamente rimpatriato.

Recensione:

Anche se, come il sottoscritto, non nutrite per la danza classica una particolare passione, il nome di Rudolf Nureyev dovrebbe comunque farvi suonare qualche campanellino mentale, data la levatura del personaggio, paragonabile, nel suo campo, a una vera e propria rock star.

Il ballerino russo conquistò le luci della ribalta internazionale non solo per il suo indiscutibile talento, ma anche per il forte carisma, l’intelligenza, la caparbietà e il desiderio di elevarsi socialmente oltre che economicamente.

“Nureyev – The white crow” di Ralph Fiennes si concentra sulla vita complessa di Nureyev, articolata in diversi momenti temporali e scandita da diversi colpi di scena. La scelta di realizzare un unico film, però, non si rivela particolarmente felice. Forse una miniserie sarebbe stata meglio.

Nato su un treno nel 1938, proveniente da una famiglia di umili origini, Rudolf prese lezioni private prima di entrare a far parte della prestigiosa scuola di ballo del Teatro Kirov di Leningrado. Il soprannome il corvo bianco – che si ritrova anche nel titolo del film – era legato alla sua personalità bizzarra, particolare, unica.

Il cuore temporale e logistico del film di Fiennes è la Parigi del 1961, dove il giovane ballerino arrivò con la sua compagnia di danza. Qui strinse rapporti di amicizia con colleghi francesi e si rese conto di dover “tradire” il suo Paese, per poter essere davvero un professionista libero.

“Nureyev – The white crow” cerca di andare oltre il biopic tradizionale e di tenere insieme l’aspetto politico, personale e artistico della vicenda. Questo va a discapito dell’intreccio in quanto tale, che si riduce a un’accozzaglia di flashback sulla vita del protagonista. continua su

“Nureyev – The white crow”: un biopic romantico ma frammentato

96) Arrivederci Professore

Il biglietto da acquistare per “Arrivederci professore” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Arrivederci Professore” è un film di Wayne Roberts. Con Johnny Depp, Zoey Deutch, Danny Huston, Rosemarie DeWitt, Farrah Aviva, Odessa Young. Commedia, 90′. USA 2018

Sinossi:

Il cinquantenne Richard, professore di letteratura inglese in un college, scopre di avere un cancro ai polmoni in stato avanzato, con sei mesi o poco più ancora da vivere. Deciso a rifiutare le cure e a comunicare solo all’amico e collega Peter le sue condizioni, prima di morire Richard modifica drasticamente la sua vita: caccia dalle sue lezioni chiunque non sia interessato e spinge gli allievi rimasti a liberare la loro voce; scandalizza studenti e colleghi con atteggiamenti ribelli; beve fino a stordirsi; sperimenta nuove avventure sessuali; cerca di essere il più franco possibile con la moglie Veronica (che lo tradisce con il rettore del college) e di amare incondizionatamente la figlia Olivia. Per Richard sarà un lungo, liberatorio, terapeutico congedo dalla vita.

Recensione:

Troppo spesso tendiamo a enfatizzare o drammatizzare certi momenti o fasi della nostra vita, arrivando a considerarli come i più importanti e decisivi di sempre. Non ci rendiamo conto che l’unica componente davvero indispensabile per andare avanti è la salute.

Di fronte a una diagnosi che lascia poco spazio alla speranza, come vi comportereste? Lottereste con tutti i mezzi per vivere oppure “gettereste la spugna”, vivendo però al massimo il poco tempo che resta? È il dubbio amletico su cui si sviluppa “Arrivederci professore” di Wayne Roberts, con protagonista Johnny Depp.

Nelle intenzioni del regista il film sarebbe dovuto essere una versione moderna e politicamente scorretta di successi come “L’attimo fuggente”. Purtroppo il risultato finale è un’opera sostanzialmente fredda, molto costruita, incapace di trasmettere vere emozioni al pubblico.

Nella prima parte ci sono alcuni passaggi interessanti, che prendono di mira con ironia e sagacia la società americana contemporanea, divisa tra un nuovo puritanesimo e un tardivo – quanto ipocrita – femminismo. continua su

“Arrivederci professore”: un film incolore, che non osa abbastanza

95) Lucania – Terra sangue e Magia

“Lucania- Terra e Magia” è un film di Gigi Roccati. Con Giovanni Capalbo, Angela Fontana, Pippo Delbono, Maia Morgenstern, Christo Jivkov. Drammatico, 85′. Italia 2019

Sinossi:

Lucania: è qui che vivono Rocco e Lucia, un padre severo, legato alla terra come un albero, e una ragazza selvatica, muta dalla morte della madre Argenzia, che ha il dono di vedere e di sentirne l’anima. Un giorno Rocco respinge l’offerta di Carmine, un autotrasportatore che gli chiede di seppellire materiali tossici nella sua terra in cambio di denaro e, scopertosi in grave pericolo, decide di fuggire a piedi per mettere in salvo la figlia.

Recensione:

Vivere nel Terzo millennio dovrebbe farci sentire felici e fortunati, trattandosi di un’epoca storica segnata da grandi conquiste sociali ed economiche, e da continue scoperte scientifiche e tecnologiche.

Peccato che osservando la realtà del nostro Paese viene spontaneo chiedersi se l’Italia partecipi o meno di questo clima. A un Nord industriale, ricco e modernizzato continua a contrapporsi un Sud ancorato a una vita rurale e tradizionale, e restio a qualsiasi forma di cambiamento.

Con il suo secondo film, “Lucania – Terra sangue e magia”, Gigi Roccati cerca di raccontare l’anima “agricola” dell’Italia, residuale ma quanto mai combattiva, con una storia ambientata nella bella e magica Basilicata.

La storia di Rocco e della figlia Lucia, per quanto ambientata ai nostri giorni, sembra sospesa nello spazio e nel tempo. Si percepisce fin da subito l’ambizione di mescolare tradizione e modernità, spiritualità e cultura popolare, inserendo nell’intreccio anche la tematica delicatissima dello smaltimento illegale dei rifiuti. continua su

“Lucania – Terra sangue e magia”: racconto di una realtà dimenticata

94) Scomparsi (Michael Grant)

“Scomparsi” è un romanzo scritto da Michael Grant e pubblicato da Rizzoli nell’aprile 2019.

Sinossi:
Nessuno sa spiegare che cosa è successo, come o perché, semplicemente un attimo prima gli adulti c’erano e quello dopo non c’erano più. Nessuno sa spiegare che cosa sia la forza impenetrabile che impedisce a chiunque di lasciare la città. I telefoni non funzionano e chiedere aiuto (ma a chi, poi?) è impossibile. Abbandonati a sé stessi, i ragazzi, tutti al di sotto dei quindici anni, si riuniscono in bande, litigano, eleggono capi. Occorre ricostruire un ordine, ma non è facile in un mondo che non è più quello che conoscevano. E quando alcuni di loro si accorgono di avere strani, pericolosi poteri, si rendono ben presto conto che la cosa più difficile sarà difendersi da loro stessi. Età di lettura: da 12 anni.
Recensione:
Che cosa accadrebbe nella nostra società se improvvisamente tutti gli adulti scomparissero?
Come reagirebbero i nostri ragazzi, bambini?
Sarebbe possibile mantenere l’ordine e disciplina opure ogni regola e forma di civiltà e convivenza sarebbero spazzati via?
Ed ancora se la scomparsa degli adulti fosse collegata ad una misteriosa quanto pericolosa Oscurità determinata a sovvertire l’ordine naturale delle cose, chi o cosa potrebbe fermarla?
Nel 1952 lo scrittore inglese William Golding fu il primo ad interrogarsi su questi inquietanti e ipotetici scenari traendone spunto per il suo romanzo d’esordio: Il Signore delle Mosche.
Un libro inizialmente considerato un flop commerciale prima di divenire “un cult” per numerose generazioni.
È immediato per non dire spontaneo per il lettore accostare il romanzo di Golding a quello di Grant dopo averne letto solamente qualche capitolo.
“Scomparsi” può essere definito una versione moderna o se preferite 2.0 de “Il “ignore delle Mosche” presentando molti punti di contatto narrativi e filosofici con lo scritto di Golding.
Esistono ovviamente delle differenze strutturali, ambientali e stilistici tra i due romanzi, ma è forte la sensazione che Grant abbia voluto la propria personale e convincente rilettura del testo originale.
“Scomparsi” risente drammaturgicamente, a nostro modesto parere, dell’influenza di altre due famose saghe: da una parte “Harry Potter” e dall’altra gli “X- Men”
Per quanto possa apparirvi sulla carta “impossibile” unire, mescolare questi tre caposaldi letterari e fumettistici, Michael Grant è riuscito talentuosamente in tale impresa trovando un giusto equilibrio dando il via ad una storia appassionante, avvolgente e piena di mistero e colpi di scena.
“Scomparsi” è il racconto del coming age /out di un gruppo di ragazzi e ragazze costretti a maturare in fretta oltre a dover scegliere con chi schierarsi nella lotta per la supremazia oltre che la sopravvivenza.
“Scomparsi” è una lettura incalzante, fluida che trasporta il lettore dentro la drammatica “Fase” . Vivendo insieme ai protagonisti una tragica corsa contro il tempo alla ricerca di risposte e di sconvolgenti verità
Seppure formalmente i principali protagonisti della storia siano due ragazzi (Sam e Caine) destinati a scontrarsi mortalmente.
Procedendo nella lettura emergono altresì chiaramente e prepotentemente le figure femminili conquistando per personalità e carisma il centro della scena e l’attenzione del lettore.
Se i ragazzi appaiono impegnati nella lotta per il potere, sono le ragazze a studiare, manovrare e comprendere prima di tutti i cambiamenti e le imminenti minacce per tutta la comunità.
“Scomparsi” pur presentando notevoli ed interessanti potenzialità narrativi e diverse storie complessivamente ben collegate, rivela però un intreccio dispersivo, allungato ed in alcuni passaggi poco approfondito ed in altri frettoloso.
Grant avrebbe dovuto “asciugare” il plot, tenendo a bada la propria creatività evitando così di disperdere pathos e ritmo dovendo tenere in piedi le diverse file del racconto.
“Scomparsi” è un romanzo avvincente, scritto con uno stile semplice e diretto facilitando al lettore la lettura delle oltre 500 pagine.
Il finale aperto lascia il lettore spiazzato e desideroso di conoscerne il seguito e soprattutto dandogli il modo di rivalutare l’importanza ed utilità dei genitori anche se spesso estremamente “esigenti”

93) Beautiful Boy (David Sheff)

“Beautiful boy” è un romanzo scritto da David Sheff e pubblicato da Sperling & Kupfer nel Gennaio 2019

Sinossi:
“Perché il mio meraviglioso ragazzo si è perso? Che cosa è successo alla mia famiglia? Dove ho sbagliato?” Sono le laceranti domande che hanno ossessionato David Sheff in ogni istante dello straziante viaggio nella tossicodipendenza del figlio Nic e nel difficile percorso verso la guarigione. Beautiful Boy è un memoir spietatamente sincero, scritto con il cuore e con le lacrime di un padre che ama disperatamente un figlio per il quale sembra non esserci speranza. Prima dell’incontro con la droga, Nic era un ragazzo fantastico, il figlio che ogni genitore vorrebbe: allegro e simpatico, studente modello, campione nello sport e adorato dai fratellini. Ma le metamfetamine lo rendono un relitto tremolante “con due buchi neri al posto degli occhi” che non fa che mentire, rubare, scappare di casa. David Sheff ci racconta i primi segnali d’allarme, le bugie, le telefonate alle tre del mattino (sarà Nic? la polizia? l’ospedale?), i tentativi di disintossicazione, le ricadute. Lo stato di continua preoccupazione diventa per lui, a sua volta, una forma di dipendenza; panico, ansia e stress incessanti richiederanno un prezzo altissimo. Eppure non si è mai arreso e, da buon giornalista, ha istintivamente sondato e percorso ogni strada possibile per salvare il figlio.
Recensione:
Perché una persona incomincia a fumare, bere o financo drogarsi?
Perché un individuo diviene schiavo dei propri vizi?
Esistono particolari condizioni genetiche, sociali, culturali nel determinare una qualsiasi dipendenza?
L’uomo della strada vedendo, leggendo ascoltando drammatiche e sempre più tragiche storie di giovani vite spezzate dalla droga si pone questi ed altri quesiti. Cercando una spiegazione, giustificazione o se preferite una vana rassicurazione affinché simili disgrazie non si verificano nelle proprie famiglie.
Alla luce di questi legittimi dubbi e soprattutto crescenti paure è quanto mai opportuno leggere con grande attenzione lo scioccante , sincero ed a tratti brutale “resoconto” della “via crucis” vissuta dallo scrittore David Sheff quando scoprì che il suo amato primo genito Nic divennne un tossicodipendente.
“Beautiful boy” è un racconto lacerante, duro, spietato in cui il narratore, suo malgrado, è parte integrante di una storia iniziata con un doloroso e conflittuale divorzio di una giovane coppia e successivamente con l’aspra battaglia legale per l’affido del figlio.
È stato dunque il divorzio dei genitori e il conseguente affido congiunto quanto alternato a spingere il piccolo Nick verso la droga?
È lo stesso Sheff ad interrogarsi più volte su come sia stato possibile che il suo bello, sensibile ed intelligente figlio Nick abbia intrapreso questo percorso autodistruttivo.
“Beautiful boy” fa venire meno i luoghi comuni o pregiudizi basati sull’importanza di una famiglia solida e presente come argine alle possibili tentazioni negative dei figli.
Infatti Nick, nonostante il divorzio, può contare sull’amore e comprensione d’entrambi i genitori e dei rispettivi nuovi compagni di quest’ultimi.
Nonostante le ideali condizioni affettive ed ambientali, il ragazzo inizia a “perdersi” lentamente quanto inesorabilmente complice amicizie sbagliate a scuola o per lo stupido desiderio d’emulazione o curiosità.
La “parabola” discendente di Nic travolge tutto e tutti spingendo vicino al baratro lo stesso Sheff incapace di proteggersi emotivamente e fisicamente da questo costante e crescente dolore.
“Beautiful boy” è un viaggio nell’inferno della droga vissuto attraverso gli occhi di un padre nonché giornalista, consentendo così al lettore d’entrare completamente dentro la storia respirandone i rari momenti “buoni” e le tante rovinose “cadute” di Nick e le nefaste conseguenze sulla sua famiglia.
Il lettore “scopre” il costoso e variegato mondo dei centri di recupero popolati da decine di migliaia di uomini e donne di differenze ceto sociale con la vita devastata dall’utilizzo di droga ed alcool.
David Sheff con maestria, umanità e creatività alterna all’interno della struttura narrativa passaggi di divulgazione scientifica e giornalistica ad altri di carattere personale e familiare trovando così un perfetto equilibrio drammaturgico ed apprezzabile scelta di toni. Evitando cadute retoriche e/0 melense oltre a mantenere vivo e forte fino alla fine la partecipazione ed interesse del lettore,
Leggendo “Beautiful Boy” non si potrà non voler bene a Nic tifando e sperando che ogni recupero sia quello definitivo e liberatorio anche per il povero David.
“Beautiful boy” è una lettura interessante, toccante oltre che indispensabile per ogni genitore attuale o futuro affinché il monito o se preferite guida della sofferenza provata e vissuta da David e Nick possa risparmiare ad altri analoghe esperienze.

92) Blue My Mind -Il Segreto dei Miei Anni

Il biglietto da acquistare per “Blue my mind – Il segreto dei miei anni” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

” Blue My Mind ” è un film di Lisa Brühlmann. Con Luna Wedler, Zoë Pastelle Holthuizen, Regula Grauwiller, Georg Scharegg. Drammatico, 97′. Svizzera, 2017

Sinossi:

Proprio al finire delle vacanze estive la quindicenne Mia trasloca con i genitori alle porte di Zurigo. Sentendosi da sempre estranea ai suoi genitori, si ritrova spesso a chiedere se è stata adottata ma la madre, seppur offesa dalle illazioni, non risponde. Mentre Mia si butta in una selvaggia adolescenza cercando di fronteggiarla, il suo corpo comincia a cambiare in modo strano. All’inizio in modo poco percettibile, ma successivamente con una veemenza che la manda fuori di testa. Nella sua disperazione, cerca di anestetizzarsi con sesso e droghe, sperando di fermare questo fiume in piena che la sta travolgendo. Ma la natura è più forte. La trasformazione di Mia prosegue inesorabile, facendola diventare quell’essere che è per anni si è assopito dentro di lei… e ora sta prendendo il comando.

Recensione:

Sopravvivere all’adolescenza senza portarsi dietro traumi o ricordi dolorosi è una vera impresa per chiunque. Ma se sei una ragazza emotivamente fragile, che si vede come “un mostro”, distante dai compagni, in conflitto perenne con i genitori l’esperienza può essere ancora più delicata e provante.

“Blue my mind – Il segreto dei miei anni” di Lisa Brühlmann, vincitore del premio Taodue “Camera d’oro” ad Alice nella città, affronta il tema della crescita in un’insolita chiave fantasy, ma quello che in realtà distingue davvero il film dalle decine di altri sullo stesso argomento sono due aspetti.

Prima di tutto la sceneggiatura, originale, ben scritta, mai scontata, attenta nel delineare e approfondire il carattere, la psicologia e le emozioni della protagonista Mia e degli altri personaggi. La seconda parte è forse un po’ troppo caotica e dispersiva, ma comunque la storia e la costruzione di quest’ultima sono un punto di forza del film.

Il secondo elemento per cui “Blue my mind – Il segreto dei miei anni” spicca è sicuramente la giovane Luna Welder, che regge senza timore, quasi da sola, il peso del film, mostrando una straordinaria naturalezza, grande carisma e tranquillità, e in generale un enorme potenziale. continua su

“Blue my mind – Il segreto dei miei anni”: originale percorso di formazione in chiave fantasy

91) I Morti non Muoiono

Il biglietto da acquistare per “I morti non muoiono” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

“I Morti non Muoiono” è un film di Jim Jarmusch. Con Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Danny Glover. Commedia, 103′. USA 2019

Sinossi:

L’abuso spropositato delle risorse del pianeta ha provocato la frattura della calotta polare e lo spostamento dell’asse terrestre, scambiando il giorno con la notte e risvegliando i morti dal riposo eterno. A Centerville, da qualche parte in Ohio, il mondo chiede il conto agli uomini. A difendere l’ordine e la cittadina ci sono soltanto Cliff Robertson, capo della polizia locale, Ronnie Peterson, agente che sembra sapere tutto di zombie e di eradicazione dei morti-viventi, e Mindy Morrison, poliziotta fifona che vorrebbe tanto fuggire lontano. Attaccati alle loro fissazioni terrene e risoluti a divorare ogni essere vivente, gli zombie dovranno vedersela anche con Zelda Wiston, impresaria di pompe funebri e virtuosa della katana. Spade o fucili, le cose volgono al peggio, a meno di non essere di un altro mondo…

Recensione:

È possibile raccontare tematiche complesse e controverse come la fine del mondo, l’esistenza degli alieni, gli aspetti peggiori dell’animo umano, il distacco dalle cose terrene dopo la morte racchiudendole tutte in un unico film? Sì, se a firmare la sceneggiatura è un autore del calibro di Jim Jarmusch!

Il regista americano ha inaugurato la 72° edizione del Festival di Cannes con la propria personale e spassosa idea di zombie movie. “I morti non muiono” è una commedia horror, mediata però dall’occhio e dalla sensbilità di Jarmush, che spazia dalla satira al metacinema.

Una riscrittura del genere che non ne rinnega i punti fermi, se mai gioca con il pubblico attraverso citazioni e omaggi inseriti nelle battute dei personaggi. Personaggi che rappresentano in modo efficace e credibile “l’uomo moderno”, evidenziandone limiti e contraddizioni.

Uno dei punti di forza del film è sicuramente il cast. Bill Murray, nel ruolo del vecchio e malinconico capo sceriffo Robertson, e Adam Driver, in quello dello vice ambizioso e grande appassionato di zombie, si rivelano artisticamente complementari. Insieme danno vita a scene esilaranti, che si muovono sempre sul filo del grottesco e del surreale.

Anche le interpreti femminili convincono e conquistano lo spettatore. Chloë Sevigny, poliziotta fifona e precisa che vorrebbe solo fuggire lontano, e Tilda Swinton, impresaria di pompe funebri e virtuosa della katana, danno un contributo decisivo alla riuscita del progetto. continua su

“I morti non muoiono”: una commedia irresistibile che spiazza il pubblico

90) Lena e La Tempesta ( Alessia Gazzola)

“Lena e la Tempesta” è un romanzo scritto da Alessia Gazzola e pubblicato da Garzanti nel Maggio 2019.

 

Sinossi:

Si dice che ciascuno di noi, nel corso della propria vita, accumuli in media tredici segreti. Di questi, solo cinque sono davvero inconfessabili. Lena ne ha soltanto uno, ma si fa sentire dentro come se ne valesse mille. E per quanto si sforzi di dimenticarlo, è inevitabile per lei ripensarci mentre dal traghetto scorge l’isola di Levura, meta del suo viaggio. Levura, frastagliata e selvaggia, dove ha passato le estati indimenticabili della sua giovinezza. Dove non ha più rimesso piede da quando aveva quindici anni. Da quando ogni cosa è cambiata. Ora suo padre le ha regalato la casa di famiglia e lei ha deciso di affittarla per dare una svolta alla sua esistenza. Perché si sente alla deriva, come una barca persa tra le onde. Perché il suo lavoro di illustratrice, che ama, è ad un vicolo cieco. Lena non sarebbe mai voluta tornare a Levura, non sarebbe mai voluta tornare tra quelle mura. Ma è l’unica possibilità che ha. Mentre apre le finestre arrugginite e il vento che sa di mare fa muovere le tende, i momenti trascorsi dell’ultima vacanza lì riaffiorano piano piano: le chiacchierate, gli schizzi d’acqua sul viso, le passeggiate sulla spiaggia. E insieme il ricordo di quel giorno impresso a fuoco nella sua mente. II suo progetto è quello di stare sull’isola solo qualche giorno, trovare degli affittuari e ricominciare altrove tutto quello che c’è da ricominciare. Eppure nulla va come aveva immaginato. Lena non sa che quei giorni che abbronzano il suo viso chiaro e delicato saranno per lei molto di più. Ancora non sa che ci si può proteggere dalle emozioni con una corazza, ma c’è sempre qualcuno pronto a scalfirla, come Tommaso l’affascinante ragazzo che giorno dopo giorno la aiuterà a capire chi vuole essere davvero. Non sa che la verità ha mille sfumature. Che nulla è davvero inconfessabile perché la colpa spesso non è dove credevamo che fosse.

Recensione:

“Tanto rumore per nulla” direbbe il buon Shakespeare .

“La montagna ha partorito il topolino” se preferite invece la saggezza popolare alla letteratura inglese.

Entrambe le frasi sono assai esaustive nel manifestare la mia delusione  letterari sull’ atteso nuovo romanzo della Dott.ssa Gazzola, non avendo come protagonista la celebre quanto pasticciona Alice Allievi.

Era stata la stessa Gazzola nei consueti ringraziamenti del suo ultimo libro  de “L’Allieva” ad annunciare il desiderio di cimentarsi in un genere diverso volendo prendersi una “creativa pausa” dal suo amato personaggio.

“Lena e la Tempesta” avrebbe dovuto  essere narrativamente e strutturalmente  nelle intenzioni dell’autrice  un romanzo  introspettivo, esistenziale,  catartico   teso a raccontare e soprattutto mostrare  come  una ragazza vittima di uno stupro possa avere nefaste  conseguenze psicologiche e traumi nel resto della propria vita.

Alessia Gazzola consapevole come  tali tematiche fossero delicate e complesse ha cercato di renderle meno “pesanti” e fruibili al lettore inserendole dentro una commedia agrodolce  ambientata  nella bella isola  siciliana di Levura.

Una scelta creativa   dimostratasi  sfortunatamente poco convincente e non  funzionale alla storia principale.

“Lena e la Tempesta” appare infatti un confuso ibrido tra dramma e commedia  possedendo pochi pregi e positività  dei due generi.

Lena Santoruvo, talentuosa  disegnatrice trentenne ma  in piena crisi creativa, risulta al lettore come “una sbiadita copia” di Alice Allevi.

 

La storia, nonostante abbia le ottime potenzialità drammaturgiche ed emozionali,  fatica a “decollare”  conquistando solamente a tratti l’ attenzione e curiosità del lettore.

Leggendo il testo si avverte la strana quanto crescente sensazione  che l’’autrice  abbia avuto più di una difficoltà  nell’individuare una precisa e chiara identità narrativa

Una difficoltà che si evince  fin dalle prime pagine nell’introdurre superficialmente   la protagonista ed gli altri personaggi oltre ad essere  narrativamente  quasi corpi estrani tra loro.

Il forzoso inserimento dell’elemento romance nella storia non soltanto convince poco, ma  paradossalmente “banalizza” le domande  più interessanti della storia:

Cosa è reamente accaduto a Lena 15 anni? E soprattutto chi è il responsabile di quel odioso crimine

Il  frettoloso ed inaspettato  finale  fornisce alla protagonista le liberatorie risposte dandole la forza d’amare ed essere amata, finora bloccata dalla tempesta di ricordi e relativi blocchi emozioni .

Ma lasciando altresì al lettore in  una tempesta di dubbi  critiche su quanto scritto dalla Dott.ssa Alessia Gazzola.

89) Non è una Storia Sporca (Giancarlo Buzzi)

“Non è una Storia Sporca” è un romanzo scritto da Giancarlo Buzzi, pubblicato con You Can Print nel Giugno 2019.

Sinossi:
Tempo di ricordi per il protagonista Angelo Rébile, che ripercorre – tra alti e bassi – momenti della sua vita in un paesino di provincia sul Lago Maggiore, a iniziare dall’adolescenza nei difficili anni ’70 sino ai giorni nostri e al colpo di scena finale, perché la vita riserva sempre qualche sorpresa.

Recensione:
Ho avuto l’Onore oltre che il piacere di leggere diversi “lavori” di Giancarlo Buzzi dall’ormai lontano 2013 quando le nostre strade umane ed artistiche si sono “incrociate”.
Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare il talento e creatività di Giancarlo Buzzi prima come sceneggiatore, poi come drammaturgo , ed infine nelle vesti di scrittore.
Ogni lettura si è rivelata sempre una piacevole sorpresa narrativa.
“Non è un storia sporca” è stata l’ennesima conferma della verve, passione e poliedricità che il “Signor” Giancarlo riversa in ogni lavoro artistico.
“Non è una storia sporca” è infatti una storia brillante, ben scritta, lineare quanto appassionante.
Facendo emergere la bellezza interiore dei personaggi e trasmettendo al lettore sincere e vivide emozioni.
Buzzi nel raccontare la vita d’Angelo Rebile dall’adolescenza fino alla “terza età”, potrebbe erroneamente far pensare di doverci “sorbire” la biografia di un uomo “normale” e quindi teoricamente noioso.
Invece la forza narrativa di questo libro risiede nella purezza, ingenuità ed onestà morale ed intellettuale del protagonista nell’affrontare ogni difficoltà personale e professionale
Valori e principi che non solo caratterizzano fortemente in qualsiasi età Angelo, ma soprattutto rendono quest’ultimo, una “vera mosca bianca” in un ambiente dove l’ipocrisia ed i pregiudizi aumentano e si diffondono rapidamente.
“Non è una storia sporca” è anche il racconto di una profonda quanta romantica storia d’amore e di vere quanto durature amicizie che accompagnano l’esistenza del protagonista
Giancarlo Buzzi racconta le “gesta” di un bravo ragazzo e successivamente di un uomo “perbene”, facendo apparire quest’ultimo sempre credibile e coerente oltre a creare un forte legame emotivo con il lettore.
Il lettore si interroga, dopo il sorprendente ed in qualche modo “enigmatico “finale, se nella società d’oggi possa realmente esistere una persona della “statura” dell’Avvocato Angelo Rebile.
Personalmente riteniamo che l’autore abbia trasmesso al personaggio molte delle proprie virtù ed aspetti caratteriali, facendolo amare ancora di più.