15) Gli irregolari di Baker Street

“Gli irregolari di Baker Street” è una serie ideata da Tom Bidwell. Con Thaddea Graham, Darci Shaw, Jojo Macari, McKell David, Harrison Osterfield, Henry Lloyd-Hughes, Royce Pierreson, Aidan McArdle. Crime drama, mistery. Regno Unito. 2021-in produzione

Recensione:

Chi scrive, da bambino preferiva leggere la Gazzetta dello Sport piuttosto che un buon libro. Ho cercato di colmare la mia ignoranza negli anni, anche stimolato dalla visione di film e serie Tv ispirate a grandi classici.

Perché quello tra libri e cinema/tv è un binomio produttivo da sempre – pensiamo a tutte le sceneggiature che hanno per protagonisti personaggi come Dracula, Frankenstein. Oppure Sherlock Holmes.

Il successo del detective di Baker Street, nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, è stato travolgente quanto inaspettato. La sua intelligenza viva e visionaria ha scatenato la creatività di registi e produttori, dando vita a una lunga serie di avventure, quasi sempre di grande successo.

Il “quasi” mi sento di scriverlo a ragion veduta, dopo essermi sorbito gli otto episodi di “Gli irregolari di Baker Street”, la serie Netflix disponibile dal 26 marzo. continua su

17) La tigre Bianca

Il biglietto da acquisto per “La tigre bianca” è:
Omaggio (con riserva)

“La Tigre Bianca” è un film di Ramin Bahrani. Con Adarsh Gourav, Priyanka Chopra, Rajkummar Rao, Mahesh Manjrekar. Drammatico, 125′. India, USA 2021

Sinossi:

Balran Halwai, ricco fondatore di una startup di Bangalore, racconta in una lettera indirizzata al primo ministro cinese la sua storia. Nato in un povero villaggio del nord dell’India, figlio di un guidatore di risciò, accetta di fare i lavori più umili al servizio di due criminali locali pur di elevare la sua posizione. Divenuto autista di Ashok, figlio di uno dei due, scopre che anche tra i padroni agiati si possono nascondere gli esseri umani. Ma uno sfortunato incidente ristabilirà i precedenti equilibri e le rigide gerarchie della società indiana.

Recensione:

Non me ne vogliamo gli amanti del cinema e più in generale quelli della cultura e della spiritualità indiana, ma dopo essermi sorbito le due ore di “La tigre bianca”, disponibile su Netflix, mi sono chiesto cosa abbia pensato la giuria del Booker Prize per assegnare al romanzo omonimo di Aravind Adiga, da cui è tratto il film, l’ambito riconoscimento nel 2008.

Ho immaginato due scenari: o il romanzo è effettivamente ben scritto e meritevole, ma il regista e sceneggiatore Ramin Bahrani l’ha banalizzato, impoverito, stravolto (negativamente) per esigenze cinematografiche, oppure il romanzo è poca cosa, sopravvalutato a suo tempo, e il “povero” Bahrami non ha potuto fare miracoli con l’adattamento.

“La tigre bianca”, a livello narrativo, ruota intorno a due/tre idee interessanti di stampo esistenziale, politico e sociale, condite con una buona dose di cinismo e cattiveria. Queste non bastano, però, a giustificare l’eccessiva lunghezza e verbosità del film. continua su

20) Candido ( Guido Maria Brera con I Diavoli)

“Candido” è un romanzo scritto da Guido Maria Brera con I Diavoli e pubblicato nel Marzo 2021 da “La Nave di Teseo”

Sinossi:
Un imminente futuro fa da cornice a un mondo nel quale la tecnologia, invece di emancipare il genere umano, ha moltiplicato lo sfruttamento e le disuguaglianze sociali a livello esponenziale, arrivando a esercitare un controllo asfissiante sull’esistenza delle persone. Candido non è più il giovane ingenuo del capolavoro filosofico di Voltaire, ma un rider che, per guadagnarsi da vivere, pedala senza sosta su e giù per la città al soldo dei colossi del delivery. Un misterioso algoritmo, che tutto sorveglia e tutto stabilisce, è il sovrano indiscusso, sostenuto con forza da un novello Pangloss che appare come un ologramma sulle facciate dei palazzi, ripetendo in ogni angolo della città il potente mantra: “Tutto va bene”. Ben presto però l’ottimismo di Candido si affievolisce, scontrandosi con la dura realtà quotidiana: un lavoro sfiancante e uno stipendio che non basta mai, una madre di cui occuparsi e una casa che cade a pezzi, un amore virtuale che non può dargli ciò che lui davvero desidera. Una serie di tragicomici eventi fa maturare in lui il disincanto, finché esplode la rabbia di chi si accorge di essere solo la minuscola parte di un ingranaggio di una società al collasso, nella quale solo i più ricchi possono sopravvivere.
La storia di Candido – che ha ispirato un film in lavorazione coprodotto dai Diavoli – ci riguarda tutti: ribalta l’entusiasmo di chi crede ciecamente nella tecnologia, mostra le brucianti contraddizioni del capitalismo contemporaneo, e racconta il florido avvenire che poteva essere e, a quanto pare, non è.
Il collettivo I Diavoli è un laboratorio di narrazioni nato sul web per espandere l’universo dell’omonimo romanzo di Guido Maria Brera. Sperimenta molteplici forme di scrittura spaziando dalla fiction alla fact fiction, dal reportage narrativo alla saggistica disinvolta e pop. “Informare raccontando” è la formula che restituisce il senso di un’attività di produzione on line e non solo, che racconta i grandi eventi di questo tempo.

Recensione:
Non me ne vogliamo Guido Maria Brera e il collettivo “I Diavoli”, ma la mia prima e spontanea reazione alla fine della lettura di “Candido” è stato un sonoro: Bah!
Ho apprezzato lo sforzo creativo, narrativo e soprattutto sociologico di voler scrivere una storia immaginando quale tipo di mondo e soprattutto di società saremo e vivremo una volta terminata la pandemia.
Ammetto di non essere un amante del genere dispotico /fantasy di qualunque forma e tipologia artistica.
Mi sono approcciato a “Candido”, scevro di pregiudizi e preconcetti curioso di capire quale fosse la mission narrativa di Brera e soprattutto di scoprirne la visione sul mondo post covid.
“Candido” per il sottoscritto è non stata una lettura semplice, leggera, coinvolgente e trascinante.
Ho faticato non poco nel trovare il “mood” più adatto per entrare nel mondo e soprattutto nei pensieri di Candido, ingenuo e romantico rider di un mondo possibile quanto terribile.
Un mondo in cui i lavoratori non hanno più nessuna tutela, la privacy è stata abolita e le differenze sociali, ingiustizie economiche sono aumentate a dismisura.
Un mondo dove la finzione, l’apparenza, i social network sono diventate le fondamenta di una società estraniante, classista, falsa.
“Candido” più che un romanzo appare, come già annunciato, la prima bozza di una sceneggiatura di un film giocando più sulle immagini, sensazioni che sulla forza, incisività della parola.
Brera ed il collettivo “I Diavoli” hanno tentato di scrivere una versione moderna, personale del celebre romanzo “1984” di George Orwell, ottenendo però un risultato complessivamente modesto e caotico.
“Candido” ci appare un progetto freddo, citazionista, enfatico, autoreferenziale incapace di creare un legame emotivo con il lettore.
L’amore, i rapporti umani, l’amicizia nel mondo immaginato da Brera e dai Diavoli sono vissuti quasi esclusivamente in chiave virtuale ed i pochi resilienti al cambiamento sono visti con diffidenza mista al dileggio.
“Candido” sembra una versione moderna e per molti certi versi peggiorata di “Strange Days” film di fantascienza del 1995 diretto da Kathryn Bigelow e prodotto e scritto da James Cameron.
“Candido” paga una certa presunzione autoriale nel credere di scrivere una storia universale ed accessibile, quando in vero il testo è rivolto ad una fetta elitaria e colta di lettori.
Peccato, perché l’idea di partenza era ed è convincente. Ad essere sinceri la prima parte del romanzo funziona ed incuriosisce, per poi franare completamente.
Ci auguriamo che il “Candido” cinematografico possa avere un futuro migliore.

16) Una donna promettente

Il biglietto da acquistare per “Una donna promettente” è:
Sempre (con riserva).

“Una donna prometente” è un film di Emerald Fennell. Con Carey Mulligan, Bo Burnham, Laverne Cox, Clancy Brown, Jennifer Coolidge. Titolo originale: Promising Young Woman. Thriller, 108′. USA 2020

Sinossi:

La trentenne Cassie ha buttato al vento ogni speranza: da quando ha abbandonato gli studi di medicina lavora in un piccolo bar, vive coi genitori e ogni weekend gira per locali facendosi abbordare da sconosciuti. Cassie in realtà ha un piano: fingendosi ubriaca, intende dimostrare come ogni uomo che la abborda nasconda il desiderio di violentarla o possederla con la forza. Nel suo passato c’è un trauma che ha segnato il suo destino, un evento che l’incontro con Ryan, ex compagno del college, riporta a galla. Combattuta fra l’interesse per Ryan e il desiderio di chiudere i conti con il passato, Cassie darà una direzione definitiva alla sua vita.

Recensione:

Recita un detto che: La vendetta è un piatto che va servito freddo. Lo spettatore, dopo aver visto “Una donna promettente” (Promising Young Woman), candidato a cinque premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista, non potrà non pensare che, se a compierla è una donna, questa vendetta possa diventare ancora più letale e meticolosa…

Sarebbe però semplicistico catalogare la pellicola come la storia di una giustiziera che si batte contro il genere maschile. Perché Emerald Fennell, al suo fulminante quanto magistrale esordio, firma un potente manifesto sociologico, etico e oserei dire quasi antropologico delle contraddizioni della società americana e dell’ipocrisia imperante verso i diritti delle donne. continua

15) Divine -La fidanzata dell’Altro

Il biglietto d’acquistare per “Divine – La fidanzata dell’altro” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Divine -La fidanzata dell’altro” è un film di Jan Schomburg. Con Matilda De Angelis, Callum Turner, Paolo Bonacelli, Ronke Adekoluejo, Tommaso Ragno. Drammatico, 91′. Germania, Italia 2020

Sinossi:

Nella Roma piena di luci e colori della primavera, in attesa che dalla Cappella Sistina esca il nome del nuovo Pontefice, si intrecciano le vicende e le vite di Gregory, giornalista di punta di un importante rete televisiva americana, e Maria, giovane e bellissima romana che sta per prendere i voti e diventare suora.

Recensione:

Diamo subito pane al pane, e vino al vino: ho davvero avuto bisogno di un aiuto da parte dell’Altissimo, per scrivere la recensione del film “Divine – La fidanzata dell’altro” di Jan Schomburg!

Non me ne voglia il – buon? – regista tedesco, ma se il suo film è uscito dall’oblio “cinematografico”, arrivando in streaming su CHILI, dipende esclusivamente del successo, esponenziale quanto meritato, di Matilda De Angelis. continua su

19) Io sono il Potere -Confessioni di Capo di Gabinetto

“Io sono il Potere – Confessioni di un Capo di Gabinetto” è un romanzo anonimo, pubblicato da Feltrinelli Editore nel marzo 2020.

Sinossi:
“Io sono un’ombra. L’ombra del potere. Talvolta più potente del potere. Io sono il capo di gabinetto.”

Chi muove i fili della politica italiana? Quali scambi si fanno, ogni giorno, nei ministeri? Su quali soluzioni al limite della legge si fonda la ragion di Stato? Per la prima volta un capo di gabinetto svela dall’interno le regole non dette e i segreti inconfessati dei palazzi del potere.

In Italia la selezione dei capi di gabinetto avviene attraverso canali diversi di cooptazione. Ci sono i magistrati del Consiglio di Stato. Quelli della Corte dei conti. I professori universitari. I funzionari parlamentari. I burocrati di carriera, che agivano per decenni nelle pubbliche amministrazioni. Ciascuna categoria ha un suo codice di comportamento, regole di affiliazione, baronie, gelosie, ritualità, scandali, ricatti, mele marce, figure leggendarie.

Ogni stagione segna una diversa forma di convivenza tra politica e burocrazia. Dalla Prima Repubblica a Berlusconi, da Renzi ai grillini. La connivenza e la lusinga si alternano alle epurazioni e alle minacce. Ma questo accade sulla scena pubblica. Sotto traccia va in scena uno spettacolo diverso. Fatto di relazioni, alleanze, trasversalismi, compromessi. E continuità.

Questo libro raccoglie sotto forma di diario-confessione la testimonianza di un grand commis che ha lavorato per diversi ministri di diverso colore politico. Le sue parole sono molto più esplosive di qualsiasi tweet, perché violano la regola aurea del potere: essere libero di agire all’ombra di sé stesso.
Recensione:
Chi vi scrive fin da bambino ha seguito le vicende politiche con passione, interesse e attenzione.
Alcune parole sono entrate di prepotenza nel mio immaginario in chiave negativa: burocrazia, burocrati, poteri forti, grand commis, il grande vecchio, lobby
Il leader di qualsiasi colore politico una volta giunto a Palazzo Chigi ha promesso di cambiare l’Italia, modernizzarla e soprattutto d’estirpare il cancro della burocrazia affinchè la pubblica amministrazione potesse essere finalmente efficace e snella.
Tutti hanno promesso e tutti amaramente hanno fallito.
La burocrazia è una sorta di Medusa, un breve sguardo, anche solo un breve interlocuzione con essa può pietrificare, condizionare per sempre la vita di un povero cristo!
Inutile girarci intorno, i governi, i politicanti passano, ma i veri potenti d’Italia rimangono saldamente al loro posto.
Chi sono allora i poteri forti? In una parola: il capo di gabinetto
Il capo di gabinetto è un ‘entità pressoché sconosciuta alla massa, invisibile anche alla maggioranza di parlamentari, addetti ai lavori, quanto temuta ed ossequiata da ministri e financo da Palazzo Chigi.
È il capo di gabinetto che governa, gestisce, imprime l’azione di un ministero eseguendo gli ordini per lo più “folli” “insensati” e propagandistici del ministro di turno.
“Io sono il potere” è l’incredibile, brillante, tragicomico affresco del vero potere romano e governativo raccontato e soprattutto incarnato da un anonimo quanto potente capo di gabinetto.
Un uomo “sopravvissuto” alle “tre” Repubbliche grazie al proprio talento, professionalità e capacità d’adattarsi con naturalezza e furbizia al momento storico -politico vissuto dal nostro Paese.
“Io sono il potere” può essere meritoriamente definito come la versione italiana del britannico “House of Cards” scritto da Michael Dobbs.
“Io sono il potere” squarcia il velo sull’ipocrisia populista oggi, ieri riformista/renziana, di come l’annunciato e strombazzato cambiamento/rottamazione poi nella sostanza si rivelato vacuo o minimale non avendo stretto le giuste alleanze all’interno dei palazzi e soprattutto scelto i giusti e bravi capigabinetto.
“Io sono il potere” è scritto con uno stile semplice, diretto e colloquiale creando così le condizioni ideali per spingerti rapidamente e con crescente curiosità alla lettura del testo.
“Il capo di gabinetto” è il nostro Virgilio della politica ci racconta aneddoti, trame, alleanze, miserie umane prima ancora che politiche, evidenziando con ferocia ironia e cinismo l’impreparazione culturale, giuridica delle classi politiche che si sono alternate al governo del Paese.
“Io sono il potere” è una lettura consigliata per chi volesse comprendere da una diversa quanto privilegiata prospettiva i motivi che decretato il declino morale, economico e sociale dell’Italia.

14) Sky Rojo

“Sky Rojo” è una serie ideata da Álex Pina, Esther Martínez Lobato. Con Verónica Sánchez, Miguel Ángel Silvestre, Asier Etxeandia, Lali Espósito, Yany Prado. Azione, drammatico. Spagna. 2021-in produzione

Sinossi:

Coral, Wendy e Gina sono tre prostitute che decidono di cambiare vita e scappano dallo strip club per cui lavorano. Sulle loro tracce si mettono il loro ex protettore, Romeo, e i suoi scagnozzi, Moisés e Christian. In questa corsa frenetica, le tre donne dovranno affrontare mille pericoli. Il loro unico piano? Sopravvivere altri cinque minuti.

Recensione:

È difficile, almeno per il sottoscritto, inserire “Sky Rojo” – la nuova serie spagnola degli ideatori della “Casa di carta”, disponibile su Netflix – in un preciso genere televisivo. L’incertezza è legata al fatto che, vedendo il trailer, mi aspettavo qualcosa di diverso.

“Sky Rojo” è una visione travolgente, appassionante, divertente, al punto che ho divorato gli otto episodi (ognuno della durata di 25’, tranne l’ottavo di 31’) in una sola giornata.

L’impianto drammaturgico e lo stile registico sono volutamente tragicomici, e questo fa sì che si smorzino gli eccessi emotivi e si eviti soprattutto di generare una sensazione di cupezza e pesantezza visiva nello sviluppo della storia. continua su

15) The Rental

Il biglietto da acquistare per “The Rental” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“The Rental” è un film di Dave Franco. Con Alison Brie, Jovani Ridler, Toby Huss, Dan Stevens, Jeremy Allen White, Sheila Vand. Thriller. USA 2020

Sinossi:

Charlie e Mina, partner in uno studio di grafica, decidono di prendersi una meritata vacanza.Insieme alla moglie di lui, Michelle, e al fidanzato di lei, Josh, fratello di Charlie, affittano via internet una magnifica villa sul Pacifico e partono per il weekend. Giunti sul posto, l’incontro con lo scorbutico gestore dell’abitazione direziona la vacanza sul binario sbagliato. La tensione con l’uomo sarà il primo di una serie di conflitti e incidenti che porteranno a galla i conflitti latenti nelle due coppie. Cosa e chi separerà Charlie, Michelle, Mina e Josh?

Recensione:

Se non vedete l’ora che si allentino le varie restrizioni internazionali per partire per una meritata vacanza, magari in compagnia di una o più coppie di amici… forse la visione del film “The Rental”, disponibile su Prime Video, non è quello che fa per voi.

L’esordio alla regia di Dave Franco, anche sceneggiatore, è una storia dal discreto potenziale narrativo e psicologico che però viene sfruttato male prima in fase di scrittura, poi di messa in scena.

Il risultato è una via di mezzo tra un thriller psicologico e un horror splatter anni ‘90, un ibrido che però non riesce ad attingere positivamente da questi due generi ma rimane sospeso, incerto, senza una chiara identità. continua su

14) Wildlife

Il biglietto da acquistare per “Wildlife” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

“Wildlife” è un film di Paul Dano. Con Jake Gyllenhaal, Carey Mulligan, Ed Oxenbould, Bill Camp.
Drammatico, 104′. USA, 2018

Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Ford

Sinossi:

Montana, 1960. Jerry perde il lavoro e si lascia andare alla depressione. La moglie Jeanette e il figlio Joe provano a contribuire alle finanze di famiglia, ma Jerry decide comunque di partire per spegnere incendi nelle foreste circostanti. Dentro Jeanette scatta qualcosa.

Recensione:

La serenità familiare e l’amore tra i genitori sono considerati da ogni figlio adolescente come qualcosa di assodato e indiscutibile. Eppure basta pochissimo perché queste certezze si frantumino.

Arriva su Netflix “Wildlife”, opera prima da regista per l’attore americano Paul Dano (Litte Miss Sunshine, Il petroliere, Okja), che ha conquistato i critici e toccato le corde più intime del pubblico, nel 2018, quando ha aperto la Settimana della critica a Cannes, affrontando un tema sempre attuale come la crisi di una famiglia. continua su

18) Rocco Casalino -Il Portavoce -La Mia Storia

“Rocco Casalino – Il Portavoce -La mia Storia” è una autobiografia scritta da Rocco Casalino, pubblicata da Piemme nel Febbraio 2021.

Sinossi:
«Non mi ha regalato niente nessuno, questo è sicuro. E se sono orgoglioso di dove sono arrivato non è tanto per il ruolo che ricopro ma perché non dimentico mai da dove sono partito, cioè dalle condizioni più svantaggiate dell’universo. Sono convinto che esistano casualità, ostacoli, fortune, sfortune, coincidenze, mille cose che non controlliamo, e allo stesso tempo credo che ognuno di noi sia artefice del proprio destino.». Chi è davvero Rocco Casalino, lo spin doctor del presidente del Consiglio Giuseppe Conte? Perché la sua storia è così diversa da quella di tanti politici italiani? La sua è un’infanzia segnata da povertà, violenze e umiliazioni. Trascorre i primi quindici anni della sua vita in Germania, figlio di emigrati, in una casa modesta insieme a un padre violento, alla madre e alla sorella. Rocco studia duramente, è il più bravo della classe, la matematica gli piace e gli riesce facile. Così, tornato in Italia, si iscrive alla facoltà di ingegneria, ma una volta laureato scopre presto che le prospettive che gli si offrono al Sud non soddisfano le sue ambizioni e la sua voglia di riscatto. Che fare? Come ci si affranca da un destino che sembra inesorabilmente segnato? Fa il provino al primo Grande Fratello nella speranza di avere l’occasione per un cambiamento. Lascia poi la tv e inizia un percorso da giornalista. Qualche anno più tardi, approdato alla politica, scala il Movimento 5 Stelle con la grinta che ha imparato a coltivare. Ama uomini e donne, seduce e si lascia amare, avido di sentimenti veri. Rocco è ambizioso ma è anche bravo, impara la comunicazione politica da Gianroberto Casaleggio, per poi cambiare quella del Movimento 5 Stelle, stando fianco a fianco con Di Maio e Di Battista, e cresce su, su fino ad arrivare alla carica attuale.
Recensione:
Detesto che una persona sia giudicato dal proprio passato, etichettata da un pregiudizio frutto dell’ipocrisia ed invidia.
Chi oggi definisce il Grande Fratello, i numerosi i reality show come un chiaro segno del declino culturale del nostro Paese chiedendone l’immediata cancellazione da qualsiasi palinsesto televisivo, nei migliori dei casi è uno sciocco ingenuo dalla memoria corta.
Il sottoscritto è un teledipendente fin dalla culla, che ha vissuto tutti i cambiamenti, evoluzioni, involuzioni di Mamma TV.
Nel 2000 l’arrivo del Grande Fratello su Canale 5 rivoluzionò definitivamente la storia della televisione italiana.
Il Corriere della Sera (fino a prova contraria il più prestigioso ed influente giornale d’Italia) dedicò decine di pagine, cover, speciali alla prima edizione del Grande Fratello.
Rocco Casalino anzi scusate l’ing Rocco Casalino fu scelto dopo un lungo e complesso casting.
La sua partecipazione allo show rappresentò un prezioso contributo ad un esperimento sociale, psicologico prima ancora che televisivo.
Tutto questo per dire che l’ing Rocco Casalino è, probabilmente, criticabile per diversi motivi, ma per favore finitela con lo stupido “refrain” del GF.
Ho esitato qualche settimana prima d’acquistare l’autobiografia dell’ing Casalino, temendo di trovarmi tra le mani un testo scritto a freddo , uscito seguendo le opportune regole del marketing.
“Il Portavoce” non è ovviamente un capolavoro letterario, né l’autore potrà mai ambire al Nobel per la letteratura.
Il successo commerciale è stato raggiunto in modo chiaro e netto nel giro di poche settimane.
Ma perché mai un lettore e magari con idee politiche opposte a quelle dell’ing Casalino dovrebbe leggere “Il Portavoce”?
Se il lettore dotato di un minimo di onestà intellettuale e libero da stupidi schemi mentali non potrà non prendere atto come Rocco Casilino abbia avuto una vita difficile, sofferta, dolorosa almeno fino all’adolescenza.
Rimarrà colpito nello scoprire un padre violento, ubriacone, maschilista.
Rocco ha iniziato ad odiare in modo “esponenziale” il padre fino a non provare nulla vedendolo ormai gravemente malato in un fondo di letto d’ospedale.
Un “odio” che inevitabilmente ha condizionato la vita privata e professionale di Rocco Casalino.
Un’anima ferita che ha lottato con le proprie forze per ribaltare un destino scandito da privazioni, umiliazioni e povertà estrema
Rocco Casalino è stato tante cose. Ha vissuto diverse vite. Fatto differenti professioni
Casalino è stato bravo, furbo, testardo, lungimirante, ma soprattutto giustamente sfrontato nel far valere i propri talenti e studi universitari.
Personalmente ho trovato la prima parte de “Il Portavoce” quella drammaturgicamente più interessante, sincera e diretta umanamente, emozionante e coinvolgente da leggere.
In modo altrettanto sincero e con il massimo rispetto ho trovato invece complessivamente noioso i capitoli riguardanti la sfera intima e sessuale dell’ing Casalino.
In questi passaggi “più hot” “Il Portavoce” mi è parsa un tentativo mal riuscito d’imitare lo stile del più celebre romanzo “Chiamami con il tuo Nome” di Andre Aciman.
Infine nella parte “politica” da una parte si apprezza il coraggio e passione del militante Casalino nello “sposare” il progetto 5 Stelle e dall’altra si nota l’affetto e riconoscenza umana prima ancora che professionale di Rocco verso GianRoberto Casaleggio e Giuseppe Conte.
Trovo alquanto curioso da parte di giornalisti, addetti ai lavori e non, lanciarsi in acidi quanti inopportuni commenti sulla comunicazione svolta da Casalino a Palazzo Chigi.
Se oggi si scrive, parla del “Metodo Casalino” è il segno più inequivocabile che Rocco Casalino abbia vinto la sua sfida, l’ennesima della propria vita.
Il giudizio sull’operato del governo Conte e di conseguenza sul suo Portavoce è affidato al Tempo, unico giudice serio, inflessibile e soprattutto galantuomo.
La Casa del Grande Fratello è stata solamente una tappa del percorso umano e professionale di Rocco Casalino.
Palazzo Chigi gli ha dato potere, visibilità ed infine attirato odi, gelosie e sfotto.
Adesso per l’ing Rocco Casalino è tempo di cambiare nuovamente, ma partendo dalla consapevolezza che il figlio Rocco finalmente è libero, pacificato con la figura paterna.