38) Athena

“Athena” è un film di Romain Gavras. Con Dali Benssalah, Sami Slimane, Anthony Bajon, Ouassini Embarek, Alexis Manenti. Drammatico, 97′. Francia 2022

Sinossi:

Dopo la morte del fratello minore a causa di un presunto scontro con la polizia, Abdel viene richiamato a casa dalla prima linea e ritrova la sua famiglia devastata. Intrappolato tra il desiderio di vendetta del fratello minore Karim e gli affari criminali del fratello maggiore Moktar, cerca con fatica di calmare le tensioni sempre più aspre. Quando però la situazione degenera, Athena, la loro comunità, si trasforma in una fortezza sotto assedio, diventando così la scena di una tragedia per la famiglia e non solo…

Recensione:

Arriva su Netflix oggi, 23 settembre, “Athena” di Romain Gavras, presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, 97 minuti senza un attimo di pausa, di silenzio o di respiro.

Esplosioni, grida, colpi di pistola sono il fil rouge di una sceneggiatura in cui le parole e i dialoghi sono davvero pochi e funzionali al caos rabbioso ed esistenziale magistralmente costruito e inseguito dal regista francese.

La rabbia per un omicidio ingiustificato e orribile romperà gli argini della pace precaria, trascinando il quartiere Athena in una guerra contro la polizia e sconvolgendo la vita dei tre fratelli protagonisti. continua su

74) Nido di Vipere

Il biglietto d’acquistare per “Il Nido di Vipere” è : Di pomeriggio

“Il Nido di Vipere” è un film del 2020 scritto e  diretto da Yong-hoon Kim,  basato sul romanzo “Waranimosugaru Kemonotachi”  di Keisuke Sone, con : Do-yeon Jeon, Jung Woo-sung, Bae Sung-Woo, Yuh-jung Youn, Shin Hyeon-bin, Jeong Man-sik, Jin Kyung, Ga-ram Jung, Jun-han Kim (II).

Sinossi:

Nido di Vipere, film diretto da Kim Yong-hoon, racconta le difficili esistenze di un gruppo di persone tra loro sconosciute, ma legate dal destino e da una borsa piena zeppa di denaro, che a ognuno di loro occorre per motivi differenti. Joong-Man (Sung-Woo Bae) era il proprietario di un negozio ormai fallito, motivo per cui ora lavora come dipendente part-time in una sauna, prendendosi cura della madre malata. Un giorno, mentre è a lavoro, rinviene in un armadietto una borsa contenente moltissimi soldi e decide di nasconderla nel magazzino, tenendo all’oscuro anche i suoi colleghi, così da potersene appropriare in caso nessuno si presentasse a reclamarla. Tae-Young (Jung Woo-sung) è un funzionario della dogana, che deve una grossa cifra a un gangster per sanare il debito della sua ex fidanzata Yeon-Hee (Jeon Do-yeon), di cui non ha più notizie da alcune settimane. Mi-Ran (Hyeon-bin Shin), invece, è una hostess, che lavora in un bar per soli uomini, mentre a casa l’attende il marito, un uomo molto violento. Grazie a un cliente, la donna decide di sbarazzarsi una volta per tutte del coniuge, facendolo uccidere, ma le cose non andranno nel verso giusto.

I destini di questi tre personaggi e le loro vite si intrecceranno inevitabilmente, mentre ognuno di loro cerca di tirarsi fuori dai guai in cui si è cacciato.

Recensione:

“I soldi non danno la felicità” diceva il filosofo Aristotele, ma l’uomo della strada direbbe “ma sicuramente rendono la vita più semplice”.

L’avidità è un peccato capitale, la bramosità  sovente è portatrice di disastri.

Il Sommo Poeta (Dante) con  la legge del contrappasso , ci ha lasciato un prezioso insegnamento oltre che un monito su come vivere e comportarci con il prossimo.

“Il crimine non paga” recita ancora un vecchio proverbio e Quentin Tarantino firmando “Le Iene” ha reso questo concetto “ unico in chiave cinematografica.

“Il nido di Vipere” è una storia o sarebbe meglio dire il racconto su una serie di personaggi “toccati” dall’ improvvisa  fortuna   d’avere tra le mani una valigia piena di soldi e subito dopo chiamati a pagarne un prezzo.

“Il nido di vipere” è un noir, un thriller, una tragicommedia sull’avidità e ferocia dell’uomo disposto a compiere ogni tipo di crimine pur di trarne vantaggio.

Il regista e sceneggiatore  Yong-hoon Kim firma uno script in cui sono rappresentati diversi tipologie di uomini e donne: l’ingenuo e povero inserviente, la donna vittima di violenza domestica, un ragazzo cinese scappato in Corea del Suda in cerca di fortuna, il criminale, il funzionario innamorato e raggirato da una fidanzata imbrogliona e senza scrupoli.

Lo spettatore si trova davanti un caleidoscopio bizzarro e contradditorio dell’animo umano.

I protagonisti di questa storia non si conoscono direttamente, eppure  si sfiorano tra loro quando la borsa diventa l’oggetto del contendere o se volete il tesoro da raggiungere.

Yon -hoon Kim  divide il film in capitoli cronologicamente  partendo quasi dalla fine con il ritrovamento della valigia da parte dell’inserviente in una sauna.

Da quel momento  i capitoli successivi  appaiono strutturalmente come   pezzi di un puzzle complesso, intrigante in cui commedia e violenza sono alternati con  efficace e creatività.

L’intero cast artistico si dimostra complessivamente convincente, talentuoso e credibile nei rispettivi ruoli.

Il “limite” maggiore del film paradossalmente risiede in una prevedibilità drammaturgica tipica della filmografia orientale, dove alla fine la giustizia, il fato punisce in modo esemplare  i cattivi  e concedendo una chance di riscatto ai buoni .

“Il nido di Vipere” è una visione consigliata e soprattutto catartica per chi ancora si comporta e agisce da persona perbene.

73) Maigret

“Maigret” è un film di Patrice Leconte. Con Gérard Depardieu, Jade Labeste, Mélanie Bernier, Aurore Clément, André Wilms. Drammatico, 89′. Francia 2022

Sinossi:

Una ragazza di provincia, giunta a Parigi piena di speranze, viene uccisa, e il commissario Maigret, che non conosce neppure l’identità della giovane, ha il compito di individuare il colpevole di quell’omicidio. Nel corso delle indagini il commissario, cui è stato impedito dal medico di fumare l’imprescindibile pipa per via di un problema non identificato ai polmoni, incontra un’altra ragazza di provincia che suscita in lui sentimenti di protezione, la cui vicenda verrà in qualche modo collegata a quella della sconosciuta uccisa. Saranno molti gli indizi da seguire, e porteranno non solo ad identificare il colpevole, ma anche a ricostruire il ritratto di un sottobosco ambiguo e predatorio nascosto dietro la sfavillante Ville Lumière.

Recensione:

Confesso di non avere mai letto un romanzo di Georges Simenon – e sono sicuro che la cosa non stupirà i miei quattro lettori affezionati, che ormai conoscono bene la mia ignoranza in fatto di libri! – ma di aver visto diversi adattamenti cinematografici e televisivi ispirati al personaggio del commissario Maigret e di averne anche apprezzato qualcuno.

Non avevo particolari aspettative su questa nuova versione firmata da Patrice Leconte. In effetti “Maigret” si muove all’interno di una sceneggiatura piuttosto lineare, classica, oserei dire telefonata, fin dalla prima scena in cui vediamo gli ultimi momenti di vita di una giovane, che passa dalla gioia di partecipare a una festa all’essere aggredita. continua su

37) Cobra Kai 5 -Riflessioni

È disponibile dal 9 settembre su Netflix la quinta stagione di “Cobra Kai”, la serie ideata da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald, come ideale spin-off/sequel della trilogia cinematografica “The Karate Kid”.

nuovi 10 episodi riprendono la storia da dove l’avevamo lasciata. Dopo l’esito scioccante del torneo di All Valley, Terry Silver amplia l’impero di Cobra Kai e cerca di rendere il suo “nessuna pietà” l’unico stile presente in zona. Con Kreese dietro le sbarre e Johnny Lawrence che mette da parte il karate per rimediare ai danni da lui provocati, Daniel LaRusso deve chiedere aiuto a una vecchia conoscenza.

Ralph Macchio, William Zabka e Martin Kove riprendono i rispettivi ruoli, e non sono le uniche “vecchie conoscenze” che il pubblico deve aspettarsi di vedere. Al di là dell’effetto nostalgia, che dopo 5 anni comincia comunque ad attenuarsi, la quinta stagione di “Cobra Kai” ha più pregi che difetti… vediamo 3 motivi per cui, pur a malincuore, ne avremmo anche potuto fare a meno. 

1 )LA STORIA È GIÀ STATA SFRUTTATA AL MASSIMO. Lo avevo evidenziato già dopo aver visto la quarta stagione (qui la recensione), e i nuovi episodi lo hanno confermato: ci sono limiti che sarebbe meglio non superare, quando si cerca di ampliare un universo narrativo, se non si vuole diventare monotoni. Al di là di un paio di episodi ispirati, infatti, il resto è una forzatura narrativa, un ripetersi di situazioni e rivalità tra i personaggi già viste. Gli sceneggiatori hanno ceduto alla tentazione, nefasta, di imitare altre saghe cinematografiche e televisive di successo e così facendo hanno persona la loro originalità e purezza. continua su

28) La Costanza è un’eccezione (Alessia Gazzola)

“La Costanza è un’eccezione” è un romanzo scritto da Alessia Gazzola e pubblicato da Longanesi il 30 agosto 2022.

Sinossi:

Facciamo il punto. Costanza, dopo la laurea in medicina, è stata costretta a lasciare la sua amata e luminosa Sicilia per trasferirsi nel freddo e malinconico Nord. A tenere in caldo i cuori, però, ci pensa Marco, incantevole padre della sua incantevole Flora che Costy, non senza qualche incertezza, ha deciso di portare nella vita della figlia. Dopo varie tribolazioni, Marco ha praticamente lasciato la storica (e decisamente perfetta) fidanzata all’altare. Costanza (seppur decisamente imperfetta) credeva che l’avesse fatto per lei, ma non ne è più così sicura considerato che Marco prende tempo e si comporta in modo piuttosto ambiguo. Come sempre, però, nella vita di Costanza non c’è spazio per la riflessione: lei è una madre lavoratrice e precaria che al momento si sta autoconvincendo di aver compiuto la scelta giusta decidendo di lasciare l’Istituto di Paleopatologia di Verona per un impiego da anatomopatologa a Venezia. Come se la situazione non fosse abbastanza complicata, gli ex colleghi la richiamano per un incarico dal lauto compenso: l’ultima discendente di un’antica famiglia veneziana, gli Almazàn, desidera scoperchiare le tombe dei suoi antenati per scoprire cosa c’è di vero nelle dicerie calunniose che da secoli ammantano di mistero il casato. Costanza non vorrebbe accettare, ma questa storia a tinte fosche solletica la sua curiosità… e poi scopre che nell’operazione è coinvolto anche Marco. Che il cantiere possa rappresentare un’occasione d’oro per trovare un equilibrio vita-lavoro? O, per meglio dire: che il cantiere possa rappresentare un’occasione d’oro per cercare di capire cosa c’è davvero tra lei e Marco? Con coraggio, determinazione e tanta, tanta costanza, questa eroina dai capelli rossi affronterà nuove sfide, svelerà antiche trame mentre proverà a comprendere il suo cuore.

Recensione:

Dispiace molto dover dire arrivederci alla Dott.ssa Costanza Macallè  scrivendo una recensione non positiva.

Ma il popolare proverbio “Non c’è due senza il tre” non  posso   applicarlo al terzo ed ultimo romanzo della saga.

“La Costanza è un’Eccezione” è, a mio modesto parere, un notevole quanto inaspettato “passo indietro” rispetto ai precedenti episodi.

Ci troviamo davanti ad una storia stiracchiata  sul piano narrativo e forzata sul versante sentimentale.

La volontà di Alessia Gazzola di chiudere con questo personaggio ha paradossalmente bruciato quanto di buono “seminato” in precedenza.

La fretta autoriale di  mettere un punto alle dis-avventure professionali e sentimentali della nostra Costanza,  ha generato “cortocircuito” sull’intera saga.

Ci può stare, ovviamente, che un autore decida di chiudere un cerchio  ritenendo esaurita la vena creativa, ma non in questo modo.

Mi dispiace molto dover sottolineare il passo falso della Dott.ssa Gazzola, ma così è.

Costanza Macallè meritava un’uscita di scena più coerente, plausibile e soprattutto in linea con quanto raccontato, trasmesso in precedenza.

Invece la lettura di “La Costanza è un’eccezione” trasmette una fretta, desiderio di chiusura che cozza  drasticamente quanto negativamente con il desiderio di lettore di vedere realizzata e felice la nostra “eroina”.

La mia personale sensazione è che Alessia Gazzola abbia voluto evitare “l’effetto Allieva” , rimanendo così bloccata per anni su un personaggio.

Alessia Gazzola pur costruendo il terzo libro sulla “falsa riga” dei primi due, ovvero alternando  presente e passato, ma stavolta  l’intreccio non scorre fluido e brillante.

Gazzola conferma d’avere una buona padronanza della parte storica, ma stavolta risulta meno avvincente e funzionale rispetto alla  vita di Costanza.

I problemi di cuore di Costanza , il  suo “tira e molla” con Marco, padre della dolce Flora, appaiono slegati e fuori contesto.

“La Costanza è un’ eccezione”  è un buon libro, ma non è sicuramente un romanzo  all’altezza della fama e valore del brand ”Gazzola”.

Il mio auspicio che Alessia Gazzola ci ripensi e decida di scrivere un finale diverso, più adeguato e meritevole per Costanza Macalle.

Lo merita il personaggio, lo meritiamo noi e soprattutto non possiamo, non vogliamo ricordare un’incostanza letteraria di Alessia Gazzola.

72) The Hanging Sun

“The Hanging Sun” è Un film di Francesco Carrozzini. Con Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay, Charles Dance, Sam Spruell, Peter Mullan. Drammatico. Italia 2022

Sinossi:

John ha deciso che non ucciderà più, contro il volere del padre e del fratello Michael. Ha lasciato la casa paterna ed è fuggito nel nord della Norvegia, ai confini del mondo. Ma il padre lo vuole indietro, e manda Michael a cercarlo affinché lo riporti da lui. Il paesino dove John si è rifugiato è una comunità fortemente religiosa guidata da un pastore convinto che “la paura ci protegge dal male che portiamo dentro”. Ma la figlia del pastore, Lea, e suo figlio Caleb il Male l’hanno già in casa, nella persona del marito e padre Aaron. John si imbatterà in loro e non riuscirà più a mantenere quel distacco dal mondo che si era augurato.

Recensione:

Dopo sette anni di visioni deludenti, mi sembra di poter affermare con buona sicurezza che la qualità e il senso non rientrano tra i criteri adottati del direttore Barbera e del suo staff, quando selezionano il film di chiusura della Mostra del cinema di Venezia.

Non sfugge al teorema “The hanging sun – Sole di mezzanotte” di Francesco Carrozzini, che per ciò che mi riguarda è riuscito nell’obiettivo poco lusinghiero di affiancare “Siccità” al primo posto nella classifica delle pellicole più noiose e inutili di questa edizione di Venezia. continua su

71) Love Life

“Love Life” è Un film di Kôji Fukada. Con Fumino Kimura, Kento Nagayama, Atom Sunada.
Drammatico, 123′. Giappone 202

Sinossi:

Taeko vive felicemente con il giovane sposo Jiro e il piccolo Keita, nato da una relazione precedente. Tutto ciò che desidera è l’approvazione di suo suocero, che stenta ad arrivare. Un incidente domestico riscrive però improvvisamente la vita di Taeko e di chi le sta vicino e determina il ritorno del padre biologico di Keita, Park, di cui la donna non aveva notizie da anni.

Recensione:

Questa volta vorrei cominciare con un paio di domande (retoriche). Avevamo bisogno che il regista giapponese Kôji Fukada ci offrisse il suo punto di vista sull’elaborazione del lutto? Che ci proponesse la versione in salsa giapponese de “La stanza del figlio”?

Visto il risultato finale, la mia risposta è, chiaramente, no. Ma probabilmente il caro direttore Barbera sentiva il bisogno di arricchire il concorso della Mostra del cinema di Venezia con questa tematica…continua su

70) Margini

“Margini ” è un film di Niccolò Falsetti. Con Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini, Valentina Carnelutti, Nicola Rignanese. Commedia, 91′. Italia 2022

Sinossi:

Fine estate 2008. Edoardo, Iacopo e Michele sono i membri di un gruppo punk di Grosseto, nella Maremma Toscana. Stanchi di suonare tra sagre e feste dell’Unità, hanno finalmente l’opportunità di andare a Bologna ad aprire il concerto di una famosa band hardcore americana. È tutto pronto, ma il giorno della partenza ricevono una chiamata dagli organizzatori: il concerto è annullato. Ma i tre non si danno per vinti: se non possono suonare a Bologna, saranno i Defense a venire a Grosseto! I paradossi della provincia e la grottesca mentalità dei suoi abitanti, renderanno l’organizzazione del concerto decisamente più ardua del previsto, trasformando ogni piccolo dettaglio in un problema. L’arrivo degli americani si avvicina inesorabilmente e, insieme alla riuscita dell’impresa, viene messo in discussione ogni punto fermo della vita dei tre ragazzi, rischiando di fargli perdere ciò che hanno sempre dato per scontato: la loro indistruttibile amicizia.

Recensione

Non avendo alcuna esperienza diretta di cosa significhi far parte di una band, suonare uno strumento né tanto meno esibirmi su un palco, confesso di aver trovato alquanto difficoltoso calarmi in questa storia toscana – o meglio, grossetana – dal sapore sanguigno e viscerale.

“Margini” di Niccolò Falsettti, unico film italiano in concorso alla Settimana della Critica 2022, ha il merito di raccontare una passione e un’esperienza che in molti potranno comprendere, sentire vicina, nonostante sia stata inserita in una sezione della Mostra per sua natura sperimentale.continua su

69) Watcher

Il biglietto d’acquistare per “Watcher” è : Omaggio (Con Riserva)

“Watcher” è un film del 2022 diretto da Chloe Okuno , con : Maika Monroe, Karl Glusman, Burn Gorman, Tudor Petrut, Gabriela Butuc, Madalina Anea, Cristina Deleanu.

Sinossi:

Watcher, il film diretto da Chloe Okuno, racconta la storia di una giovane donna americana, Julia (Maika Monroe), che insieme al marito Francis (Karl Glusman) si trasferisce a Bucarest. Lei ha abbandonato la carriera di attrice per seguire Francis, che si è dovuto spostare in Romania per lavoro, ma nella sua nuova casa Julia è spesso da sola, annoiata e depressa.

Una notte nota che dal condominio di fonte, dall’altra parte della strada, qualcuno sembra intento a osservarla. Ben presto la donna capisce che l’atteggiamento del suo vicino di casa non è stato solo un caso; infatti, Julia si rende conto che lo sconosciuto la spia attentamente, come se volesse tenerla d’occhio. È così che la giovane, spaventata, inizia a sospettare che l’uomo possa essere un serial killer del posto, noto come “Il ragno”, che è solito decapitare le donne…

Recensione:

Trasferirsi è sempre difficile.

Cambiare città non è mai facile.

Lasciare gli Stati Uniti e raggiungere il proprio marito in Romania , senza avere un lavoro  né conoscere una parola di rumeno è una vera sfida oltre che una grande prova d’amore per qualsiasi donna

“Watcher” è un film pensato, scritto e messo in scena con lo scopo di creare, trasmettere allo spettatore un senso di solitudine, angoscia, smarrimento trovando una connessione emotiva e soprattutto psicologica con Julia, la giovane moglie americana nonché protagonista di questo thriller con lievi sfumature horror.

“Watcher” si muove drammaturgicamente per un verso ispirandosi alla celebre pellicola “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchock e per l’altro verso attingendo al genere esistenziale / psicologico in cui il protagonista nell’affrontare  la spinosa questione è in bilico tra ragione e follia.

“Watcher” pur non distinguendosi per uno script particolarmente originale  risulta   una visione risulta  godibile, discretamente avvincente  sul piano del pathos e costante sul piano del ritmo giocando sull’ambiguità della storia e  cupezza  delle location.

Maika Monroe  incarna con buona  credibilità e naturalezza e discreto talento il personaggio di Julie: una donna mai doma e convinta  del pericolo imminente nonostante il marito e le autorità  la voglio far  apparire, sentire esagerata se non addirittura paranoica.

Julie si sente straniera in un città , in un condominio, in un Paese profondamente lontani e diversi dagli Stati Uniti.

Una donna  sola ed insoddisfatta che durante tutto il giorno , non può far altro che osservare fuori dalla finestra diventando contemporaneamente  osservatrice ed oggetto di bramose e pericolosi sguardi.

Burn Gorman rappresenta l’antitesi di Julie, indossando i panni dell’ambiguo vicino, facendo leva sulla propria fisicità e sguardo che più delle parole trasmettono inquietudine e dubbi nello spettatore.

“Watcher” esce  dalla proprio “confort zone” cinematografica  piuttosto monocorde ed a tratti prevedibile, con un finale vibrante quanto scioccante magistralmente reso sulla scena dalla coppia Monroe -Gorman.

“L’apparenza inganna” recita la saggezza popolare e  “A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” sosteneva l’ex premier democristiano Giulio Andreotti.

Lo spettatore troverà l’incredibile quanto perfetta sintesi di questi due pensieri  vedendo “Watcher” e sicuramente dopo avrà un approccio diverso quando dovrà trasferirsi in un’altra città.

68) Le Favolose

Il biglietto d’acquistare per “Le Favolose” è : Di pomeriggio

“Le Favolose” è  un docu fiction scritta e diretta da Roberta Torre, con : Porpora Marcasciano, Nicole De Leo, Sofia Mehiel, Veet Sandeh, Mizia Ciulini, Massimina Lizzeri, Antonia Iaia, Mina Serrano.

Sinossi:

Succede spesso che in punto di morte le persone trans vengano private della loro identità. Le famiglie si

vergognano, i funerali avvengono in gran segreto e sulle lapidi viene inciso il nome che avevano prima della

transizione vanificando con violenza tutto il percorso fatto. È quello che accade anche ad Antonia. Le sue

amiche si riuniscono per rievocarla, nel tentativo di restituirle la sua identità negata. Le protagoniste, stelle

della sconfinata costellazione trans, nel mettere in scena questa storia, la intrecciano con il loro vissuto

raccontando storie e ricordi dei loro percorsi.

Recensione:

Non possiamo scegliere dove nascere né i genitori.

Ma alcuni ha la fortuna, il coraggio e soprattutto l’orgoglio di scegliersi gli amici e soprattutto di seguire la propria identità e natura.

Oggi la società è cambiata, la sessualità, i gusti sessuali non sono più rigidi, ingabbiati dentro un genere e imposti dai pregiudizi sociali e culturali

“La fluidità” è il nuovo mantra delle nuove generazioni, eppure  ancora esistono dei tabù e limiti difficili da superare e comprendere.

La categoria dei “trans” è ancora vista, percepita dalla stessa comunità LGBT, come un ‘entità minoritaria e non meritevole degli stessi diritti civili.

Chi vi scrive ammette d’avere non poche difficoltà nel definire una persona trans in una precisa categoria.

Chi definisce  stupidamente  un trans come un semplice “travestito”, ignora quanto sofferenza, dolore ha dovuto affrontare quell’uomo o donna che ha deciso d’effettuare la “transizione”.

Sentirsi imprigionato dentro un corpo che non senti tuo, può essere  terribile, soffocante, ingiusto.

Roberta Torre affronta queste delicate e controverse tematiche realizzando un’operazione particolare, curiosa e complessivamente riuscita.

“Le Favolose” è una sorta di docu-fiction che consente allo spettatore di conoscere la vita di cinque “mature”  donne oltre  che essere vere celebrità della comunità trans.

5 donne, amiche  che si ritrovano nella loro vecchia casa, in cui hanno trascorso anni gloriosi, felici e di “lavoro”

“Le Favolose” è un racconto agrodolce in cui ogni protagonista racconta il proprio vissuto, dalla rottura con la famiglia d’origine  alla consapevolezza di voler essere altro affrontando le conseguenze di questa scelta.

Essere un trans negli anni 80 era da una parte una sfida, un pericolo e dall’altra ha incarnato una parte di quella rivoluzione sessuale nata alla fine degli anni 70.

Solitudine ed emancipazione sono le due parole chiave di questo film, di queste 5 vite accomunate dalla volontà di vivere  senza doversi più nascondere e vergognare

Roberta Torre  ha lasciato alle “Favolose”, la possibilità di muoversi sulla scena senza essere imbrigliate da uno script rigido, dando così vita ad una visione sincera, ironica, autentica alternando dei momenti allegri e spensierati ad altri più cupi e drammatici.

Le “ Favolose” si raccontano, litigano tra loro, si commuovono, giocano, esagerano creando le condizioni per un bilancio introspettivo e personale quasi inaspettato, ma presentando anche  dei momenti di show   forse eccentrici, senza  perdere mai  il senso della misura ed il valore simbolico ed esistenziale del film.

Un trans come chiunque altro dovrebbe avere il diritto d’essere sepolto  rispettando le sue ultime volontà e spesso ciò  viene negato.

Le Favolose immaginando un nuovo funerale della loro amica Antonia , lanciano un messaggio forte alla loro comunità e soprattutto al resto del mondo: noi ci siamo, esistiamo anche dopo la morte.