Uno crede di conoscersi. Ci si illude di avere tutte le risposte. Poi ti crolla tutto e sei come un naufrago. Cerchi una spiegazione, un motivo, ma puoi solo sbattere la testa contro il muro.
Sentirsi impotente e vedere come la tua vita abbia preso la strada sbagliata ti avvilisce e consuma dall’interno.
Sono stato testardo e orgoglioso.
La verità è questa.
Ho perso la guerra con me stesso.
Sto pagando il prezzo più alto.
Intorno a me vedo macerie e desolazione.
Penso questo quando la porta si apre. Non capirò mai chi viene qui ed esce sorridente e rilassato.
– Ciao Mel, come ti senti?
– Dottore, sono confuso. Mi fa male la testa. Mi sento angosciato. Non capisco cosa mi è successo. Non volevo ferire nessuno. Vorrei andare dal Dottor Serioso. Ho fatto una promessa. Ora ricordo tutto. Mi sembra così assurdo. È come se per due anni avessi visto un altro film nella mia testa. Mancavano delle scene. Nella testa mi risuonano le parole del Dottor Serioso: “Hai un blocco su Ginevra. Se non ti curi sarà un inferno”. L’Aspirante sapeva la verità. Le ho raccontato tutto. Eravamo amici. Non è stato a Villa Borghese il nostro ultimo incontro. Mi fa male la testa. Sospiro
– Chi è il Dottor Serioso?
– Il padre dell’Aspirante. L’ho visto due volte in vita mia. Ma ricordo una nostra telefonata mentre ero in Sicilia. Fu lunga, intensa. Mi disse tante cose. Gli ho promesso sul mio onore che una volta curata la mia malattia sarei andato nel suo studio a chiedergli scusa. Lei mi crede Dottore?
– Sì, ti credo Mel, stai tranquillo. Ma lo vuoi capire che di questa storia non frega un cazzo a nessuno? Non hai fatto nulla. Quanti anni di carcere pensi di meritare? Lascia perdere il Dottor Serioso. Non aggiungiamo cazzate a cazzate. Hai vissuto un fenomeno psicotico isolato. Eri in uno stato di solitudine siderale. La tua mente si è rifugiata nell’immaginario, perché la realtà non ti piaceva. Sei diventato tu stesso protagonista del film. Ora calmati e ripartiamo con la storia. Stai prendendo lo Zyprexa nel dosaggio stabilito?
– Sì, Dottore. Prendo le pillole anche se le detesto. Con tutto me stesso. Durante il giorno non faccio altro che rimuginare, rivedere le scene nella mia mente. Mi sembra tutto così incredibile. Come può essere che la mia memoria mi abbia tradito così?
– Mel, è normale. Noi scegliamo cosa ricordare e cosa no. In quel momento la tua mente ti ha voluto proteggere. Non eri pronto per certe emozioni. Spiegami cosa provavi all’inizio di questo nuovo file.
– Ero in una fase di passaggio, Dottore. La mia vita stava cambiando. Mio fratello Francesco, nonostante le mie perplessità, aveva deciso di sposare Stefania nell’estate del 2006. Vedevo mio fratello compiere una scelta azzardata. So bene che nella vita di uomo a un certo punto si sente il bisogno di mettere su famiglia. Ma Francesco stava agendo d’impulso. Ho urlato il mio dissenso in famiglia. Ma come sempre mi hanno risposto che ero io lo strano e che non capivo. “Mel, per un uomo arriva il momento che farsi una famiglia è normale. Prendi esempio, piuttosto”, mi dicevano i parenti. Io scuotevo la testa e pensavo sconsolato: “Non capite nulla”.
– Ti pesa non essere accettato e compreso dai tuoi cari?
– Dottore, la mia famiglia mi vuole bene e in questo momento così difficile mi è vicina. Ma hanno sempre visto la mia diversità come qualcosa da curare e non da comprendere. Ho rinunciato ormai a urlare il mio punto di vista.
– Sei contento oggi della scelta di tuo fratello?
– Contento? Il tempo è galantuomo. Mi auguro di avere torto, Dottore. Per un momento il silenzio cala nello studio