Il biglietto d’acquistare per “Il venditore di medicine” è: 1)Manco Regalato 2) Omaggio 3) Di Pomeriggio 4)Ridotto 5) Sempre
“Il venditore di medicine” è un film di Antonio Morabito, scritto da Antonio Morabito, Michele Pellegrini e Amedeo Pagani e prodotto da Amedeo Pagani per Classic Srl.(IT) e Peacock Film (CH) e distribuito da Cinecittà Luce.
Con: Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco, Ignazio Oliva, Giorgio Gobbi, Vincenzo Tanassi, Leonardo Nigro, Ippolito , Chiarella, Alessia Barela, Paolo De Vita, Pierpaolo Lovino.
Chi sceglie di fare il medico decide di mettere sé stesso e le proprie conoscenze al servizio del paziente e della vita.
Il giuramento di Ippocrate non è solo una formalità burocratica, ma un impegno d’Onore che ogni medico prende con la propria coscienza.
Quando nel 1968 Alberto Sordi con la consueta bravura e ferocia ironia mostrò i vizi e le debolezze del medico della mutua con il Dott Guido Tersilli, gli italiani risero amaro, ma risero.
Sordi anticipò come sarebbe cambiata la professione del medico e quali e quanti interessi economici avrebbe portato l’arrivo della mutua.
Era un film di denuncia travestito da commedia, ma ancora fa riflettere.
“Il venditore di medicine” è un pugno allo stomaco, racconta senza fronzoli il complesso e oscuro mondo che lega i medici alle case farmaceutiche.
Il film ci racconta la vita di Bruno(Santamaria) operatore farmaceutico di un importante azienda diviso tra lavoro e vita privata.
Fin da subito il clima del film è plumbeo, angosciante , ma cattura l’attenzione dello spettatore.
Assistiamo durante la prima scena a un riunione degli operatori riuniti dalla spietata e fredda direttrice di zona Giorgia(Ferrari) che sprona i suoi sottoposti a vendere i farmaci ai medici, nonostante un indagine in corso della magistratura su recente scandalo sulla sanità.
Bruno è un bravo operatore, privo di scrupoli, disilluso e disposto a tutto pur di far carriera.
Lo spettatore scopre il linguaggio degli operatori farmaceutici : “i topi”(gli uomini che si sottopongono per bisogno alla sperimentazione dei farmaci), “le sentinelle”(i farmacisti) “le regine”(i medici della mutua) “gli squali”(i primari degli ospedali).
Seguiamo Bruno nei suoi appuntamenti con i vari medici, quasi tutti ben felici di accettare “regalie” per diffondere medicine inutili e a volte dannosi , tranne qualche” mosca bianca” che ancora pensa al bene del paziente.
Il quadro è davvero impietoso e desolante. La figura del medico è spesso negativa.
Il protagonista, avuta la possibilità di carriera dal capo Giorgia di lavorare con uno “squalo” l’incorruttibile prof Maliverni(Travaglio), si troverà a compiere azioni discutibili per uscire dall’impasse lavorativa e anche personale con la moglie.
La sceneggiatura, seppure scarna e semplice, convince nell’intento di raccontare, denunziare e scuotere lo spettatore. Toglie un amaro e triste velo davanti agli occhi.
I dialoghi sono serrati e ben costruiti e rendono bene l’atmosfera di quel mondo.
La regia anche se risulta nel complesso di stampo televisivo, convince e riesce a dare un buon ritmo al film, perdendo solo nel finale un pò di brillantezza e incisività
Santamaria riesce con talento a dare intensità e profondità al suo personaggio oscuro e in lotta con la sua coscienza, emozionando comunque lo spettatore.
Asciutta ma di qualità la prestazione di Isabella Ferrari,sempre bella, che regala la figura di una manager spietata, ma a sua volta messa sotto torchio dai vertici.
Il resto del cast si dimostra all’altezza del compito dando ulteriore qualità alla storia
Marco Travaglio nel ruolo dello “squalo” supera la prova, risultando credibile.
Il finale è amaro e cupo, dove gli amari protagonisti sono cinismo e malinconia.
Dopo aver visto“Un venditore di medicine” lo spettatore vedrà con occhi diversi il suo medico di fiducia.
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