“La scomparsa di Josef Mengele” è un romanzo scritto da Olivier Guez e pubblicato nel Marzo 2018 da Neri Pozza Editore.
Sinossi:
Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una discreta fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti, trasandati o vestiti con eleganza, appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che tiene ben strette due valigie e squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l’uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor, altezza 1,74, occhi castano verdi, nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia più piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Così l’uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L’uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall’acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy: stivali, guanti, uniforme impeccabili, berretto leggermente inclinato. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra la morte immediata, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell’uomo nuovo, si aspettava dopo la guerra di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era… l’angelo della morte, il dottor Josef Mengele.
Recensione:
8 Maggio 1945: La Germania nazista firma la resa incondizionata agli Alleati. La Seconda Guerra Mondiale è ufficialmente conclusa in Europa.
Resterà aperto il fronte Orientale e solamente l’utilizzo di 2 bombe atomiche saranno risolutive per costringere alla resa anche il Giappone.
I criminali nazisti saranno processati e condannati nel celebre processo di Norimberga.
Ma realmente le forze Alleate fecero tutto quello che era in loro potere per consegnare tutti gli alti ufficiali nazisti alla giustizia?
L’amara quanto angosciante risposta negativa arriva per il lettore terminando la sconvolgente lettura del romanzo di Olivier Guez.
Il Terzo Reich crollò, la Germania fu divisa in due, Adolf Hitler preferì il suicidio piuttosto che finire nelle mani dei sovietici, ma tanti, troppi gerarchi nazisti, responsabili di terribili e mostruosi crimini contro l’umanità, riuscirono a scappare in Sud America tra l’aprile e Maggio 1945 facendo sparire le proprie tracce.
“La scomparsa di Josef Mengele” è probabilmente il più chiaro, duro e dirompente atto d’accusa mai scritto e reso pubblico sulla lunga, colpevole ed articolata complicità dell’Argentina peronista nei riguardi dei criminali tedeschi.
Il governo peronista accolse, a braccia aperte, migliaia di nazisti in fuga, garantendogli immunità, protezione e false identità, convinto che con l’inizio della Guerra Fredda tra Usa e Urss, i “talenti” del Terzo Reich sarebbero risultati nuovamente utili ed indispensabili.
Una pagina di storia, se possibile, che rende ancora più grave ed evidente anche le responsabilità politiche degli Alleati, che un minuto dopo la vittoria, preferirono voltare la testa dall’altra pagina piuttosto che stabilire le verità sugli orrori compiuti dal nazismo nei campi di concentramento.
Josef Mengele alias l’Angelo della Morte o se preferite la vera nemesi di Ippocrate, fu nell’inferno di Auschwitz il responsabile d’ atroci e sconcertanti esperimenti su donne e bambine vaneggiando importanti scoperte scientifiche indispensabili al raggiungimento della pura razza ariana.
Josef Mengele scomparve nel nulla, diventando una sorta di fantasma o macabro Godot, apparentemente ad un passo dall’essere catturato per poi fuggire inspiegabilmente.
Olivier Guez utilizzando con talento e sapienza l’escamotage del romanzo racconta e mostra al lettore in che modo un macellaio travestito da medico riuscì ad evitare qualsiasi responsabilità financo vivere una vita “quasi” normale” in Sudamerica, potendo contare sulla ricchezza della sua famiglia e sul fattivo aiuto ed omertà di seguaci nazisti in loco.
“La scomparsa di Josef Mengele” è un diario di una fuga vissuto nei panni dello stesso carnefice, costantemente sull’allerta, timoroso di poter essere tradito e consegnato alle autorità. Mengele nutre rancore e rabbia per la sconfitta del Terzo Reich non mostrando mai alcun segno di pentimento o colpa per quanto fatto ad Auschwitz.
Si è autoconvinto nel suo delirio narcisista d’aver agito in nome della scienza e della Germania. Semmai Mengele si rammarica d’aver dovuto interrompere bruscamente i propri importanti studi e come la nuova Germania abbia tradito gli ideali nazisti in nome dello sviluppo economico e come sia possibile che alti gerarchi del regime siano diventati ora pilastri del nuovo corso e lui invece sia ridotto ad un misero fuggiasco
“La scomparsa di Josef Mengele” è un romanzo intenso, duro, spietato che provoca nel lettore un misto d’intense e contrastanti emozioni e soprattutto sollecitandogli una severa e profonda riflessione sulla gestione post bellica da parte degli Alleati.
Olivier Guez con questo suo lavoro, davvero necessario, urgente ed utile, offre l’opportunità soprattutto alle nuove generazioni, colpevolmente disinformate e manipolabili, di leggere e sentire quanto il male impersonificato dai nazisti fosse spaventoso oltre che banale.