21) Confidenza (Domenico Starnone)

“Confidenza” è un romanzo scritto da Domenico Starnone e pubblicato il 17 Novembre 2021 da Einaudi Editore.

Sinossi:

Pietro vive con Teresa un amore tempestoso. Dopo l’ennesimo litigio, a lei viene un’idea: raccontami qualcosa che non hai mai detto a nessuno – gli propone -, raccontami la cosa di cui ti vergogni di più, e io farò altrettanto. Così rimarremo uniti per sempre. Si lasceranno, naturalmente, poco dopo. Ma una relazione finita è spesso la miccia per quella successiva, soprattutto per chi ha bisogno di conferme. Così, quando Pietro incontra Nadia, s’innamora all’istante della sua ritrosia, della sua morbidezza dopo tanti spigoli. Pochi giorni prima delle nozze, però, Teresa magicamente ricompare. E con lei l’ombra di quello che si sono confessati a vicenda, quasi un avvertimento: «Attento a te». Da quel momento in poi la confidenza che si sono scambiati lo seguirà minacciosa: la buona volontà poggia sulla cattiva coscienza, e Pietro non potrà mai più dimenticarlo. Anche perché Teresa si riaffaccia sempre, puntualmente, davanti a ogni bivio esistenziale. O è lui che continua a cercarla? Dopo “Lacci e Scherzetto”, Domenico Starnone prosegue il suo lavoro di scavo sull’ambivalenza delle persone e delle relazioni. Con uno sguardo insieme complice e distaccato, ci racconta di un uomo inadeguato a sé stesso e alle proprie ambizioni. Ma in realtà ci racconta di noi, di quanto sismico sia il terreno su cui si regge la costruzione della nostra identità.

Recensione:

Ho deciso di leggere il romanzo di Domenico Starnone, dopo aver visto al cinema l’adattamento cinematografico firmato da Daniele Luchetti e Francesco Piccolo.

“Confidenza” di Daniele Luchetti è diventato un positivo “caso cinematografico” anche grazie alle convincenti interpretazioni del cast artistico, in particolar modo di Federica Rosellini nel ruolo di Teresa.

Ero curioso di capire le differenze tra il romanzo e la sceneggiatura del film, le differenze nell’intreccio narrativo e stilistico compiute dal regista pur non snaturando il valore simbolico e soprattutto psicologico della storia.

È naturale che esistano differenze tra il romanzo ed il film, ma in questo caso il secondo non sfigura rispetto al primo.

Domenico Starnone costruisce la storia alternando Pietro e Teresa nelle vesti di narratore, con l’intento di dividere e confondere il lettore in due schieramenti.

Leggendo “Confidenza”, il lettore inizia a porsi degli interrogativi non solo sui due protagonisti, ma anche su stesso e sulla stretta cerchia di amici e familiari a cui affiderebbe una confidenza potenzialmente devastante per la propria reputazione.

Chi ha ragione tra due protagonisti? Chi è la vittima e chi il carnefice?

Esistono davvero dei segreti che una volta rivelati distruggerebbero la carriera e soprattutto onorabilità di un individuo?

“Confidenza” è drammaturgicamente quasi “banale” nell’evoluzione di una coppia che si è amata tanto, prima di scoppiare fragorosamente per colpa di un segreto rivelato. La vera storia, scintilla narrativa inizia dopo la rottura, il tira e molla tra i due non sul rimpianto di un amore finito, ma bensì sul potere e capacità di manipolare la vita dell’altro decidendo di rispettare o meno la consegna del silenzio.

La guerra dei nervi sulla lunga distanza vede Teresa vincente su Pietro, perché il secondo rimane schiacciato da un senso di colpa/vergogna probabilmente esagerato rispetto al reale impatto della confidenza custodita dalla prima.

Domenico Starnone è abile, convincente, talentuoso nell’evidenziare come una persona sotto “ricatto” o meglio convinta d’esserlo, perda la necessaria lucidità, consegnandosi inevitabilmente ai propri peggiori incubi e demoni.

“Confidenza” è una lettura incalzante, angosciante, carica di pathos in cui il “non detto” è il motore narrativo di una storia che lascia al singolo lettore di valutare, condividere e semmai condannare la paura della verità.

Gesù ci ha insegnato che “…La verità vi renderà liberi”, ma nella mente di Pietro, nella nostra ipocrita società, la verità e libertà raramente vanno a braccetto.

23) Il mio Posto è qui

#IlMioPostoèqui è un film del 2024 scritto e diretto da Cristiano Bortone, Daniela Porto, tratto dall’omonimo romanzo di Daniela Porto, con: Ludovica Martino e Marco Leonardi.

Sinossi:

Il mio posto è qui, film diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, è ambientato all’indomani del Secondo conflitto mondiale in un paesino in Calabria. Racconta l’amicizia nata tra Marta e Lorenzo (Ludovica Martino e Marco Leonardi): lei è una ragazza madre, che è stata promessa in moglie a un uomo di cui non è innamorata; lui, invece, è un uomo gay, noto per “organizzare i matrimoni” degli altri.

Il loro incontro porterà alla nascita di un forte legame, che permetterà a entrambi di lottare contro i pregiudizi della piccola e bigotta comunità in cui vivono e a Marta di cercare il proprio posto nel mondo in qualità di donna.

Recensione:

La libertà è un diritto, una volontà, uno status che ognuno di noi dovrebbe possedere fin dalla nascita.

Ma sfortunatamente spesso non è così, il destino, l’epoca storica, l’ambiente familiare in cui si nasce e le relative condizioni economiche -culturali influenzano e segnano l’esistenza di un individuo.

Nel sud d’Italia, ad esempio in Calabria una donna era destinata ad essere madre, moglie sottomessa ai desideri e volontà del marito.

Solo con la caduta del regime fascista ed il referendum del 1946 tra monarchia e repubblica diede per la prima volta alle donne il diritto di voto.

Ancora peggiore, se fosse possibile, sarebbe il trattamento ricevuto da chi “era diverso” agli occhi della bigotta ed ipocrita società: gli omosessuali erano chiamati “finocchi”, “invertebrati”, meritevoli di disprezzo e giustamente mandati “al confine” dal regime fascista.

Un Paese si può definire veramente civile e moderno, quando una persona è artefice del proprio destino, anche di sbagliare per amore.

#IlMioPostoèqui di Daniela Porto e Cristiano Bortone, presentato in anteprima assoluta al Bifest 2024 e dal 9 Maggio in uscita al cinema è prima di tutto una storia di libertà, riscatto e resilienza dei due protagonisti allo status quo ed alla “dittatura” del perbenismo dell’epoca.

Marta interpretata da una bravissima ed intensa Ludovica Martino, è stata messa all’indice perché colpevole d’essere rimasta incinta del suo ragazzo poi tragicamente morto in guerra.

Era impensabile ed inconcepibile che ci potesse essere una ragazza madre negli anni 40 in Calabria.

Marta ha “disonorato” tutta la famiglia, facendoli diventare lo “zimbello” del piccolo paesino.

Marta deve pertanto solo obbedire agli ordini dei genitori, accettando un “matrimonio riparatore” con un vedovo, già padre di due figli, mettendo da parte ogni sogno e velleità di lavoro.

Ma Marta è uno spirito libero, indipendente, desiderosa di imparare e migliorare che si rifiuta d’accettare un destino scritto da altri.

Così è inevitabile che l’incontro con Lorenzo (un ottimo e carismatico Marco Leonardi), il “finocchio” per paese oltre che l’uomo dei matrimoni, si riveli decisivo e salvifico per entrambi.

Lorenzo che ha vissuto a Milano in gioventù ed ha assaggiato il giusto della libertà, a cui ha rinunciato per amore di un compagno che ha poi preferito la vita queta da uomo sposato, rivede sé stesso nei sogni di Marta.

Un incontro che si tramuta in amicizia, un rapporto sincero e solidale che coinvolge, appassiona ed emoziona lo spettatore.

Marta e Lorenzo incarnano i volti, i pensieri e le storie di tante donne e uomini costrette al silenzio nel corso dei decenni in una realtà calabrese restia accettare il cambiamento, figurarsi le voci “fuori” dal coro.

#IlMioPostoèqui presenta una scrittura lineare, mai banale e/o retorica, ben sviluppata e centrata nel periodo storico.  Tutti i personaggi sono ben delineati anche sul piano caratteriale e psicologico, e resi credibili sulla scena da un cast artistico solido e di spessore.

#IlPostoèqui è una storia d’amicizia, d’amore e libertà che coincida con il primo voto esteso donne.  E’ una visione appassionante, pura quanto simbolica che trasmette fiducia e speranze alle nuove generazioni di combattere e credere per la libertà di scelta e d’osare.

Lorenzo e Marta avevamo bisogno di trovarsi, per scoprirsi uguali nelle diversità di vita, ma accomunati da uno indomito spirito libero di cui lo spettatore farà tesoro.

20)Recensione romanzo “Etica dell’Acquario” di Ilaria Gaspari: Amore, morte e pressione universitaria

“Etica dell’Acquario” è un romanzo scritto da Ilaria Gaspari e pubblicato il 3 settembre del 2015 da Voland editore.

Sinossi:

Gaia è bella, egocentrica e infelice. Un giorno di novembre torna nella città in cui ha studiato, dopo un’assenza di dieci anni. A Pisa niente sembra cambiato, invece è cambiato tutto. Gaia ritrova gli amici di una volta e il suo amore dei tempi dell’università; ma a dividerli ci sono, ora, gli anni passati lontani e la morte di una compagna di studi, Virginia, avvenuta in circostanze oscure. L’inchiesta sul misterioso suicidio si snoda fra le vie della città e i collegi della Scuola Normale, fra ricordi sepolti e ossessioni che vengono alla luce.

Recensione:

Ci si può dimenticare d’aver letto un libro? 

Si, certamente può accadere, direte voi.

Ma ci si può dimenticare d’aver letto ed apprezzato un libro?

 Si, è più difficile ma può ancora accadere, direte ancora.

Ma ci si può dimenticare letto ed apprezzato un libro, avendo altresì il ricordo di averne scritto la recensione?

Una certezza svanita, dopo aver vanamente cercato, tra le centinaia scritte nel tuo blog negli ultimi 10 anni .

Ecco in questo caso, forse mi dareste ragione per tranquillizzarmi, mentre telefonate al mio psichiatra.

Mettendo da parte “il caso clinico”, vorrei piuttosto soffermarmi sulla mia probabile “mancanza letteraria” riguardo il brillante e convincente romanzo d’esordio di Ilaria Gaspari.

Ilaria Gaspari fin dal suo esordio si è rivelata una scrittrice coraggiosa oltre che di talento  con un romanzo in cui mescola ed alterna con bravura diversi generi letterari (thriller, psicologico, coming age), dando vita ad un intreccio avvincente, incalzante e pieno di colpi di scena.

Si dice che l’età inquieta di una persona coincida con gli anni del liceo, passaggio cruciale, prima d’affrontare le sfide universitarie e poi della vita. da adulto

Nulla di più sbagliato o se preferite superficiale nel sostenere questa tesi.

Molto spesso l’università rappresenta uno scoglio difficile da vivere ed affrontare per la maggioranza dei ragazzi, impreparati al diverso e più impegnativo tipologia di studio e soprattutto non abbastanza forti nel reggere la pressione di un futuro da scrivere attraverso sacrificio e determinazione.

Ci si può sentire soli, vessati, bullizzati anche all’università, specialmente se selezionati alla prestigiosa Normale di Pisa.

Ilaria conduce il lettore dentro il microcosmo della Normale, in cui ogni gesto, parola e relazione umana è rivolta al raggiungimento dell’obiettivo.

La pressione psicologica su ogni studente è fortissima al punto che il fallimento è vissuto come una tragedia interiore e personale oltre che come studente.

“Etica dell’acquario” è una storia delicata, complessa, sottile come la mente, capace di compiere grandi imprese ed allo stesso tempo di implodere trascinando la persona in un buco nero anche mortale.

“Etica dell’acquario” ci racconta i legami d’amicizia, d’amore, invidia, gelosia e financo ossessione che condizionano la vita di Gaia e dei suoi amici e colleghi di corso.

Sono legami forti, intesi quanto pesanti e soffocanti da rendere “anormale” la loro vita negli anni della Normale ed anche fuori da Pisa.

Amore e morte si alternano in una storia destabilizzante, soffocante e spiazzante fino all’ultima pagina.

In conclusione l’esordio di Ilaria Gaspari era, è un appuntamento da non perdere per scoprire il lato oscuro dell’università, anticipazione della vita reale.

18) Fuga dalle Rovine (Nicola F. Leonzio)

“Fuga dalle Rovine” è un romanzo scritto da Nicola F. Leonzio e pubblicato da Bertoni Editore il 2 marzo 2024.

Sinossi:

Un uomo e una donna si incontrano per caso in una notte d’inverno, non lontano da Padova, sotto un furibondo temporale. L’incontro, in realtà, è solo apparentemente fortuito: l’uomo scopre che la donna è un capitano dei carabinieri e crede che voglia raccogliere informazioni sul suo conto per riaprire un processo, svoltosi anni prima, in cui egli era imputato per strage; ma ben presto si accorge che non è così. Tra i due nasce uno strano rapporto: l’uomo, fortemente attratto dai misteri che la donna custodisce e dalla sua bellezza, decide di raccontarle la propria infanzia, segnata da una sindrome neuropatologica causata dal mercurio contenuto in un vaccino, e altri accadimenti della sua vita, ivi compresi quelli relativi alla strage per cui fu processato. Ne emerge un quadro inquietante di cui è protagonista un’organizzazione internazionale che si è macchiata di delitti spaventosi.

Recensione:

Quando ho iniziato a leggere il muovo romanzo di Nicola F. Leonzio, non avrei mai immaginato che   al termine della lettura di dover attribuire a “Fuga dalle Rovine” diversi livelli di lettura e prospettiva: simbolico, introspettivo, storico, politico.

Non perché l’autore non sia capace di farlo, tutt’altro, ma perché mi sono approcciato alla lettura,” ingannato” da un titolo volutamente “fuorviante”, essendo allo stesso esplicito e chiaro manifesto di una storia intrigante, avvincente e spiazzante.

“Fuga dalle rovine” racchiude diversi generi letterari nella sua struttura narrativa, magistralmente mescolati ed armonizzati dalla penna esperta e talentuosa di Nicola Leonzio.

“Fughe dalle Rovine” è contemporaneamente una spy story, una storia d’amore e di resilienza fisica e riscatto personale da parte del protagonista dopo che ha subito le dolorose conseguenze di un falso vaccino messo in vendita dalle fameliche case farmaceutiche.

“Fughe dalle Rovine” altresì ci racconta le attività criminose e pericolose di un’organizzazione misteriosa e potente composta da uomini e donne insospettabili, messe ai vertici di aziende e fondazioni nate formalmente per proteggere gli ultimi e garantire i diritti dei più deboli.

In conclusione “Fughe dalle Rovine” pur essendo un romanzo di finzione lascia nel lettore la sensazione di aver letto e scoperto di una società non troppo distante da quella in cui drammaticamente viviamo.

17) One Life : la vera storia di come Nicholas Winton ha salvato centinaia di bambini ( Barbara Winton)

One Life: la vera storia di Nicholas Winton ha salvato centinaia di bambini è la biografia scritta da Barbara Winton edito in Italia da Garzanti il 5 dicembre 2023.

Sinossi:

È il 1988. Lo studio del celebre programma That’s Life! della BBC è gremito. Tra il pubblico, siede Nicholas Winton: ha quasi ottant’anni, indossa uno dei suoi completi migliori e la cravatta di seta. Quello che non sa è che sta per incontrare alcuni dei bambini, ormai adulti, che ha salvato nel 1939. Per la precisione, 669 bambini cecoslovacchi che, senza il suo aiuto, sarebbero finiti nei vagoni diretti ai campi di concentramento e che, invece, hanno trovato rifugio su treni con destinazione la Gran Bretagna. Una storia vera della Seconda guerra mondiale che ha commosso tutti, ma che sarebbe caduta nell’oblio se Barbara Winton non avesse ritrovato per caso i nomi dei bambini salvati nei diari del padre. Una storia iniziata con una richiesta d’aiuto da parte del Comitato per i rifugiati inglese, che invitò Nicholas a visitare la Cecoslovacchia anziché partire per le vacanze; all’epoca nemmeno trentenne, Winton non esitò un secondo a recarsi in Europa, consapevole del dilagante antisemitismo del partito nazista. Sapeva di doversi muovere in fretta per salvare più vite possibili e organizzò così una vasta operazione – chiamata Kindertransport – senza arrendersi davanti alle difficoltà e seguendo il principio: «Se una cosa non è impossibile, allora c’è sempre un modo per realizzarla». Una storia vera di coraggio, resilienza, umiltà. Una storia commovente da cui ora è stato tratto un film interpretato da Anthony Hopkins e Helena Bonham Carter. Una storia che racconta l’impresa di un uomo straordinario che non ha esitato a mettere a rischio la propria vita per salvarne centinaia. La storia di un eroe che per anni è rimasto in silenzio, perché ha sempre pensato di non aver fatto nulla di speciale, e che merita oggi di essere riscoperta perché l’orrore non si ripeta.

Recensione:

Quando sarebbe stato più semplice, comodo, opportuno seguire la corrente, omologarsi al pensiero unico imposto da un regime autoritario e spietato, ecco “apparire” sulla scena uomini e donne pronti a rischiare la propria vita pur di opporsi alla folle e feroce progetto di sterminio del regime di turno.

Uomini e donne divenuti eroi silenziosi e schivi. nonostante siano stati autori di azioni coraggiose quanto straordinarie.

Questo è il caso di Nicholas Winton, un mite bancario che comprese prima dei politici inglesi, quanto fosse pericolosa e tragica l’avanzata nazista in Europa.

Nicholas Winton insieme ad altri coraggiosi compagni salvò la vita di 669 bambini affidandoli alla cura di famiglie inglesi.

Un’ operazione temeraria quanto complessa che solamente nel 1988 fu riportata alla luce grazie ad un programma televisivo inglese, facendo conoscere il volto dello Schindler “inglese”.

Ma chi era veramente Nicholas Winton? Perché decise di compiere questa operazione di salvataggio? Cosa lo spinse ad agire?

Sono solo alcune delle legittime domande che il sottoscritto come tanti altri spettatori si saranno posti vedendo, lo scorso dicembre il film” con protagonisti Sir Anthony Hopkins e Helena Bonham Carter.

Così spinto dalla curiosità ho deciso di leggere la biografia scritta dalla figlia Barbara.

Barbara Winton ci racconta la vita del padre ed in più generale la storia della sua famiglia utilizzando uno stile complessivamente scorrevole, interessante e coinvolgente, cadendo nel retorico / buonismo solamente in pochi passaggi ma giustificati dal fatto di maneggiare una vita davvero intensa e piena di cambiamenti per una persona “normale”.

Barbara Winton ha intervistato più volte il padre ed i suoi amici per costruire una cornica storica e narrativa coerente alternando il racconto dell’organizzazione dei treni per Londra alla storia di suo padre partendo dalle origini della famiglia.

“One Life” è l’opportunità di conoscere il carattere, la personalità e soprattutto l’indole di un uomo “ordinario” ma dalla volontà e umanità straordinaria.

In conclusione “One Life” è una lettura emozionante, sincera, unica meritevole dell’attenzione del lettore, perché il mondo d’oggi avrebbe un disperato bisogno di poter contare su altri Nicholas Winton.

16) Day (Michael Cunningham)

“Day” è un romanzo scritto da Michael Cunningham e pubblicato il 30 Gennaio 2024 da “La nave di Teseo”.

Sinossi:

5 aprile 2019. In un’accogliente casa in mattoni di Brooklyn, la patina di felicità domestica di Dan e Isabel comincia a incrinarsi. Marito e moglie si stanno lentamente allontanando, attratti entrambi, a quanto pare, da Robbie, il fratello minore di Isabel, l’anima ribelle della famiglia che abita nel loro attico. La partenza di Robbie minaccia di rompere il fragile equilibrio della famiglia, mentre la piccola Violet finge di non vedere la distanza tra i genitori, e il fratello Nathan sperimenta i primi passi verso l’indipendenza. 5 aprile 2020. Quando il mondo intero si chiude in lockdown, Dan e Isabel si sentono sempre più in prigione, tra piccoli inganni e frustrazioni reciproche. Anche Robbie è bloccato, in una baita di montagna in Islanda, solo con i suoi pensieri e una seconda vita segreta su Instagram. 5 aprile 2021. La tempesta è passata, Dan e Isabel devono fare i conti con quello che hanno imparato, con le ferite che hanno sofferto, con la nuova realtà che li aspetta. Michael Cunningham – vincitore del premio Pulitzer con “Le ore” – torna al romanzo dopo dieci anni per raccontare una coppia attraverso tre giorni decisivi, che abbracciano una vita intera. Un romanzo sui cambiamenti imprevedibili delle nostre esistenze, sull’amore e la perdita, sulla forza inesauribile dei legami familiari.

Recensione:

È quasi semplice, naturale rimanere insieme in coppia quando c’è l’amore, la salute e la spensieratezza della gioventù.

I matrimoni, i legami solidi si misurano nelle difficoltà, nella gestione del quotidiano e nel crescere insieme dei figli.

Il tempo è contemporaneamente curatrice delle ferite più dolorose dell’anima e portatore del “virus” del logoramento di un rapporto quando sono cessati i sentimenti che tenevamo insieme un rapporto.

Anche il Destino rappresenta una variante impazzita, mettendo la coppia di fronte ad una crisi irreversibile.

Non avevo mai nulla di Michael Cunningham , mi sono approcciato alla lettura del suo nuovo romanzo “Day” con la fiducia e curiosità del neofita.

Lungi da me scrivere che “Day” sia un brutto romanzo, anzi, ma la prima sensazione provata alla fine del romanzo è stata quella di lettura priva di mordente e soprattutto di quel carattere universale che consente anche al lettore meno “colto” d’empatizzare con storia e personaggi.

“Day” appare piuttosto il racconto di un triangolo esistenziale tra marito, moglie e suo fratello, difficile da “esportare” fuori da una cornice borghese e un po’ radical.

Un matrimonio tenuto in piede dalla presenza di Robbie, fratello minore di Isabel, che svolge anche il ruolo di zio affettuoso per i due figli.

Uno status quo che non poteva durare all’infinito, visto la piccola casa in cui vive la famiglia.

La separazione tra Robbie ed il resto della famiglia, diviene tragica con lo scoppio della pandemia, isolando il primo nella lontana Islanda mentre era in vacanza.

Il lockdown fa esplodere il malcontento di Isabel, le paure dei figli e fa illudere Dan di poter avere una seconda chance da rock star di serie b.

Il covid semina distanza ed incomprensione tra marito e moglie e una frattura con i figli costretti a vivere una situazione stressante e poco comprensibile.

L’assenza di Robbie diventa paradossalmente la goccia che esplodere il Vaso di Pandora di una famiglia sui generis.

Lo stesso Robbie vivrà l’isolamento con sofferenza e paura, specialmente quando scoprirà d’essersi ammalato di Covid. Una solitudine amara per un uomo desideroso invece d’essere amato, e  mai fortunato con l’amore.

Il “ritorno alla normalità” nel 2021 forse si è realizzato per il mondo, ma non per Dan ed Isabel che hanno deciso di divorziare mettendo fine ad un matrimonio ormai finito da tempo.

La “nuova normalità” per i nostri protagonisti è segnato da un doloroso cambiamento a cui nessuno era pronto, apparendo più dei reduci sofferenti piuttosto che persone felici di riprendere a vivere dopo le restrizioni imposte dalla pandemia.

“Day” è in conclusione una storia di solitudine sia fisica che simbolica che può rompere il precario equilibrio di una famiglia, lasciando ogni componente più solo e senza avere più uno zio come valvola di sfogo e sostegno.

13) La quarta versione di Giuda (Dario Ferrari)

“La quarta versione di Giuda” è un romanzo scritto da Dario Ferrari e pubblicato il 20 Giugno 2020 da Mondadori Editore.

Sinossi:

È una gelida sera di gennaio a Viareggio: con il conforto di una cospicua dose di cioccolato, don Tony si dispone ad ascoltare le confessioni dei parrocchiani – cogitabonde disamine in cui l’autoelogio è secondo solo al biasimo per le miserie altrui -, e intanto sogna il tepore del proprio appartamento e di una montagna di junk food. Proprio quella notte, però, un omicidio scuote la comunità. In tanti si aggiravano attorno alla scena del delitto: il dottor Ferri, vanitoso ginecologo obiettore, la Pia, onnipresente pettegola non priva di un certo acume induttivo, un gruppo di adolescenti della meglio gioventù viareggina, il traffichino Franco LaVoce… Le indagini sono affidate al commissario Klaus Russo, aspirante giallista che interpreta il proprio lavoro attraverso il filtro dei romanzi che ha letto e che sogna di scrivere, affiancato dall’agente Carini, truce e taciturno – il braccio violento della legge. Don Tony si ritrova suo malgrado nell’occhio del ciclone e viene ulteriormente messo in crisi dall’intransigenza di una bella ragazza vegana in cui si è imbattuto per strada la notte dell’omicidio, che oltre a bistrattarlo per le sue deprecabili abitudini alimentari gli chiede di nasconderla rifiutandosi di dare spiegazioni. Quando il commissario Russo decide di rinunciare al giallo per darsi al noir, la svolta si ripercuote sul tono della narrazione, che si fa più tesa e torbida, fino al sorprendente scioglimento finale.

Recensione:

Guida è Il traditore per eccellenza nella tradizione -cultura cristiana.

Anche nell’aspetto più laico il tradimento è considerato come l’atto più deplorevole e negativo che un uomo possa compiere.

Ma se volessimo analizzare, sviscerare il significato più profondo del verbo “tradire”, probabilmente giungeremmo alla conclusione che si può tradire anche per nobili motivi.

Guida è veramente un traditore oppure un uomo, un discepolo che accettò il proprio destino per amore di Gesù?

Il tradimento è spesso il movente che spinge una persona a compiere un crimine.

Dario Ferrari che ho molto apprezzato nel suo secondo romanzo “La ricreazione è finita”, si è cimentato nel suo romanzo d’esordio nel genere giallo partendo da un titolo provocatorio quanto significativo nello scrivere un giallo differente da classici topos del thriller nostrano.

La quarta versione di Giuda ha un taglio ironico, pungente nonostante si sviluppi nella trama come un thriller essendoci stato l’assassinio di noto ginecologo oltre che consigliere comunale.

L’intreccio narrativo è ben costruito, scorrevole, a tratti anche divertente e dotato di un costante ritmo narrativo.

I personaggi principali e quelli “secondari” sono delineati con intelligenza sia nella parte introspettiva che in quella caratteriale.

Il lettore si trova a leggere ed appassionarsi in un giallo atipico, ricco di humor e colpi di scena soprattutto nel finale davvero spiazzante ed inaspettato.

Per Ferrari il tradimento ha diverse e differenti sfumature, declinazioni a seconda dell’animo umano se più incline all’amore o all’odio.

In conclusione “La quarta versione di Giuda” è una lettura godibile, avvincente e ricca di spunti di riflessione, confermando il talento e potenziale creativo di Dario Ferrari come “astro nascente” della letteratura italiana.

11) La Reputazione (Ilaria Gaspari)

“La reputazione” è un romanzo scritto da Ilaria Gaspari e pubblicato da Guanda Editore il 5 Marzo 2024.

Sinossi:

Nella Roma degli anni Ottanta, la boutique Joséphine è un angolo di Parigi nel cuore dei Parioli: gli affari vanno a gonfie vele grazie al fiuto della proprietaria, Marie-France, che accoglie le clienti con il suo seducente accento francese. Il suo entusiasmo contagia l’indecifrabile socio Giosuè e le tre ragazze che lavorano per lei, ansiose di conquistarsi libertà e indipendenza. Tra loro Barbara, eterna laureanda in filosofia arrivata in negozio per caso, pronta a lasciare che Marie-France le insegni a vivere. Imparerà da lei che la moda è tutt’altro che una faccenda frivola: è un rito, un gergo, un sogno, un segreto… Per chi come Marie-France ne ha fatto una missione, è un antidoto al dolore, all’angoscia di scomparire, ai cambiamenti che il tempo infligge. Tutto procede per il meglio, finché Marie-France non ha un’idea che si rivelerà catastrofica: aprire una linea per adolescenti. Giorno dopo giorno, la superficie della serenità apparente comincia a incrinarsi. Compaiono strani messaggi in codice, minacce, e intorno alla boutique si diffonde una calunnia infamante che non risparmia nessuno. Le voci serpeggiano e nel quartiere cresce l’ostilità verso Marie-France e i suoi. Una ragazzina scompare: c’è una relazione con quel che si dice in giro? Con una prosa capace al tempo stesso di profondità e leggerezza, Ilaria Gaspari indaga sul rapporto tra apparenza e identità, sul peso della maldicenza e sulla difficile conquista della maturità. Cosa succede quando la diffidenza inquina lo sguardo, quando i confini fra le colpe e i pettegolezzi si fanno labili, quando fidarsi significa rischiare? Barbara non è pronta a scoprirlo, forse non è pronta a diventare adulta, eppure non avrà scelta.

Recensione:

“Fatti a nomina e va curcati”

“…La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile Che insensibile, sottile…”

“dalle stelle alle stalle “

Più mi addentravo nella lettura del romanzo “La reputazione” di Ilaria Gaspari, e più vecchi proverbi, modi dire e frammenti della celebre opera lirica “Il Barbiere di Siviglia” venivano a galla nella mia testa.

La reputazione personale è talmente preziosa, importante, unica che una volta persa: nulla è come prima.

Una buona reputazione è determinante quanto insostituibile per avere successo in campo commerciale e professionale.

La reputazione è la prima cosa che un avversario e/o un concorrente cerca di minare agli occhi dell’opinione pubblica.

Ilaria Gaspari affronta il delicato e vitale tema della reputazione inserendolo all’interno di un romanzo di finzione come potrebbe essere la storia di un negozio d’abbigliamento nel quartiere Parioli a Roma.

Un bravo scrittore si distingue dalla moltitudine, per la capacità di trasformare un argomento di” nicchia” in qualcosa di universale e coinvolgente per tutti.

Ilaria Gaspari conferma il proprio talento e creatività nel trasformare i ricordi di Barbara, giovane protagonista del romanzo, studentessa universitaria divenuta commessa di una boutique di moda per impasse esistenziale oltre che per necessità economica.

La reputazione è una lettura agevole, fresca, garbata, elegante, ironica e soprattutto caratterizzato da uno stile narrativo di respiro cinematografico, dal momento che al lettore viene spontaneo immaginare le pagine appena lette.   Le dinamiche sentimentali, esistenziali e professionali della protagonista, i rapporti con gli altri personaggi sono magistralmente curati e descritti da Ilaria Gaspari, creando una naturale simpatia e connessione con il lettore.

Il micromondo della boutique “Joséphine” di proprietà della carismatica e fascinosa Marie France è bello, colorato, elegante, ironico al quale ogni donna vorrebbe farne parte anche soltanto per ricevere il giusto consiglio su taglia e colore per fare il giusto acquisto.

Quella che sembra essere un mondo in cui allegria e sorrisi sono il pane quotidiano;  accade l’inaspettato e rovinoso “coup de theatre”.

Un brusco ed ingiusto declino colpisce “Josèphine”, ma non per demeriti o colpe di Marie France e del suo staff, bensì causa una campagna diffamatoria alimentata dall’antisemitismo degli stessi abitanti dei Parioli.

La reputazione cambia pelle nel finale diventando il melanconico resoconto di un’ingiustizia obbligando tutti i personaggi a maturare, cambiare vita iniziando dalla nostra Barbara, che quel periodo alla boutique “Josèphine” rievoca e ricorda con affetto e nostalgia.

Sono gli stessi sentimenti che proverà il lettore alla fine del romanzo.

10) Sepolcro In Agguato -Un’Indagine di Cormoran Strike (Robert Galbraith)

“Sepolcro in Agguato – Un’ Indagine di  Cormoran Strike” è un romanzo scritto da Robert Galbraith e pubblicato in Italia da Salani Editore il 20 Febbraio 2024.

Sinossi:

L’ormai famosa agenzia Strike ed Ellacott ha risolto molti casi inestricabili. Quello che rimane non risolto è il rapporto trai due soci, segnato da un’amicizia profonda e inquieta, tra slanci imprevedibili e sotterranee gelosie. Quando l’anziano Sir Colin Edensor chiede il loro aiuto per tirar fuori il figlio Will da una setta che lo ha plagiato, i due accettano senza esitare. In nome della lotta per un mondo migliore, la Universal Humanitarian Church allontana i suoi membri dai loro affetti e li induce a elargire enormi donazioni, diventando sempre più potente. Peccato che dietro a un leader dal carisma innegabile ci sia un passato sordido e ben più di una morte sospetta. Entrare sotto copertura nella sede principale, una fattoria sperduta nel cuore del Norfolk, sembra l’unica soluzione, e Robin è pronta a farlo. Ma intelligenza e preparazione potrebbero non bastarle: addentrarsi nel lato oscuro dell’UHC si rivelerà molto rischioso, tra vendette soprannaturali, ricatti ed ex adepti terrorizzati. Uniti come non mai, Robin e Strike dovranno mettere in campo non solo le loro capacità professionali, ma anche le risorse più personali e i ricordi più intimi, in una delle sfide più difficili e coinvolgenti in assoluto. Sepolcro in agguato catturerà i lettori tra le sue pagine, in un epico, indimenticabile nuovo capitolo della storia di Robin e Strike.

Recensione:

Pur vivendo in una società iperconnessa, la solitudine e fragilità umane sono aumentate anziché scomparire.

La mente ci protegge, ci aiuta ma allo stesso tempo può rivelarsi la parte più debole e delicata dell’uomo.

Nei momenti di difficoltà avremmo bisogno dell’aiuto e sostegno da chi ci vuole realmente bene, ma sovente ci “affidiamo” alle persone sbagliate abili nel manipolarci e condizionarci negativamente.

Sono aumentate in modo esponenziale comunità, sette, pseudo chiese che millantano di donare pace e serenità ai nuovi “adepti” bisognosi d’amore e fiducia.

Il settimo romanzo di Robert Galbraith ovvero J.K Rowling, affronta questa controversa quanto pericolosa tematica costruendo su di essa la nuova indagine dell’investigatore Cormoran Strike.

“Sepolto in agguato” è decisamente uno dei migliori libri della saga, avendo trovato il perfetto equilibrio narrativo tra il mondo della setta ed i cambiamenti emotivi ed esistenziali dei dui soci dell’agenzia: Cormoran e Robin.

Quest’ultima si offrirà come infiltrata nel’ Universal Humanitarian Church, rischiando la propria vita e soprattutto la propria sanità mentale.

Il lettore è risucchiato dentro quest’indagine caratterizzata dai continui ed inaspettati colpi di scena e costruita in modo magistrale e credibile nell’alternanza tra il terribile e sempre più angosciate racconto di Robin come infiltrata nella setta e la vita professionale e privata di Cormoran vada incontro a dei bivi molto intesi quanto tragici.

#SepoltoInAgguato” è una storia che ti conquista, inquieta, emoziona nel descrivere e trasmettere il grado di manipolazione e coercizione che la mente umana può assoggettarsi in condizioni psicofisiche precarie.

Robert Galbraith dimostra d’aver studiato e fatto propria la materia “setta” portando il lettore dentro un mondo estraniante e perverso che difficilmente è comprensibile da chi non lo vive.

È un thriller cupo, avvolgente, inteso che impegna cuore e testa del lettore fino all’ultima pagina.

Forse l’unica criticità del romanzo è il finale troppo frettoloso rispetto alla mole di avvenimenti e colpi di scena “seminati” lungo l’intreccio.

Il legame, il sentimento che orami unisce Robin e Cormoran è giunto al momento della verità, in particolare modo per l’investigatore una volta chiuso il “tossico rapporto” con l’ex Charlotte.

Con #SepolcroInAgguato si chiude un cerchio e contemporaneamente ne inizia un altro con l’indiretta “confessione” dei propri sentimenti a Robin da parte di Strike.

In conclusione #SepolcroinAgguato è una lettura assolutamente consigliata offrendo anche tanti spunti di riflessione al lettore oltre che benevolmente adepto della coppia investigatrice Strike-Ellacott

9)Povere Creature ( Alasdair Gray)

“Povere Creature!” è un romanzo scritto da Alasdair Gray e pubblicato in Italia da Safara il 28 luglio 2023.

Sinossi:

Chi è veramente Bella Baxter, giovane donna ritrovata nelle fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana e riconsegnata alla vita grazie agli oscuri esperimenti di Godwin Baxter, tormentato genio della chirurgia? Sarà arduo, quasi impossibile, dare una risposta, perché Bella è molto più della donna che è stata: oggetto di folli passioni amorose, la vedremo attraversare la sua epoca passando per salotti austeri, casinò decadenti e bordelli parigini, con lo stupore di chi per la prima volta vede il mondo nella sua prodigiosa follia, incarnando – con il medesimo desiderio che desta al suo passaggio – i più alti ideali umani, senza mai smettere di suscitare scandalo per l’oltraggio più grave di tutti: vivere un’esistenza radicalmente libera. Da questo romanzo, il film di Yorgos Lanthimos prodotto da Searchlight pictures. Prefazione di Enrico Terrinoni.

Recensione:

Per almeno due buoni motivi è molto complicato per il sottoscritto scrivere una seppure breve recensione sul romanzo “Povere Creature!” di Alasdair Gray.

Il primo motivo è di natura letteraria ed artistica: Alasdair Gray è considerato una leggenda, una star, un innovatore della Scozia.

Il secondo motivo: Chi non ha mai letto Gray, ha probabilmente visto l’adattamento cinematografico di Yiorgos Lanthimos, vincitore del Leone d’oro del 2023, che ho visto personalmente 2 volte. La prima volta a Venezia nella serata finale lasciandomi belle ed intese emozioni. La seconda volta invece qualche settimana fa da spettatore pagante, avendo meno entusiasmo e qualche critica in più soprattutto per la lunghezza e ripetitività di alcuni passaggi in sceneggiatura.

Entrambe motivazioni dovrebbero comunque razionalmente farmi soprassedere da questo compito.

Ma come ben sapete, le sfide più difficili, impossibili sono quelle che mi affascinano, facendomi buttare il cuore oltre l’ostacolo.

Questa recensione, spero, possa risultare utile a tutti quei “diversamente ignoranti” che faticano ad entrare in una libreria.

Una prima cosa va subito detto con nettezza: tra il romanzo di Gray ed il film di Lanthimos sono molto diversi. Diversa è l’impostazione, stile e simbolismo e soprattutto la struttura narrativa

“Povere Creature!” di Alasdair Gray racconta sì l’incredibile vita di Bella Baxter come nel film, ma tutta “l’epopea” o se preferite la “presa di coscienza” di Bella è filtrata dalle lettere, pensieri e riflessioni dei due protagonisti maschili: Godwin Baxter e l’ingenuo Archibald McCandless.

Bella Baxter nello scritto di Grey almeno fino alla parte conclusiva, è una eroina raccontata, vissuta e percepita come emanazione di Godwin Baxter meno “paterno” rispetto al Baxter immaginato da Lanthimos ed interpretato da Willem Dafoe.

Il lettore apprende dalle lettere inviate da Bella a Godwin, quali incontri e conoscenze stia facendo dopo aver deciso di seguire l’avvocato Wedder formalmente seduttore e cinico, ma nei fatti sedotto e superato in astuzia oltre che cinismo.

Una scoperta indiretta, illuminante e disarmante da parte di una giovane mente sui vizi e miserie dell’animo umano.

“Povere Creature!” è una lettura ironica, dissacrante e feroce nel descrivere i vizi, le ipocrisie e le contraddizioni della società scozzese, che Alasdair Gray rende divertente ed avvincente per merito di uno stile incisivo ed allo stesso tempo mai banale e ripetitivo.

Ma il lettore scoprirà dalla lettera redatta dalla stessa Bella Baxter, come quanto scritto sui di lei dal defunto marito, sia opinabile o falso.

“Povere Creature!” inganna e gioca con il lettore affascinato da una storia in cui è molto sottile tra verità storica e finzione.

In conclusione è consigliata la lettura del romanzo di Gray, anche soltanto per scoprire e sorridere delle “Povere Creature!” da un diverso quanto creativo punto di vista, quello degli uomini poveri senza  avere affianco una propria e preziosa Bella Baxter.