22) Un Uomo Felice

Il biglietto d’acquistare per “Un uomo felice”  è : Omaggio

“Un Uomo felice” è un film del 2023 diretto da Tristan Séguéla, scritto da Guy Laurent, Isabelle Lazard, con : Fabrice Luchini, Catherine Frot, Rehin Hollant, Philippe Katerine, Artus, Agnès Hurstel, Paul Mirabel, Bastien Ughetto, Jason Chicandier.

Sinossi:

Un uomo felice, film diretto da Tristan Séguéla, racconta la storia di Jean (Fabrice Luchini), un sindaco conservatore di un paesino della Bretagna. L’uomo è pronto per ripresentarsi alla prossima campagna elettorale, ma riceve una notizia per lui scioccante da parte di sua moglie Edith (Catherine Frot). Dopo diversi anni di matrimonio, la donna rivela di non sentirsi a suo agio nel suo corpo e ora vuole iniziare un percorso di transizione per cambiare sesso. Jean inizialmente crede che sia uno scherzo, ma una volta capito che sua moglie è determinata a intraprendere e portare a termine la transizione, comprende che la sua campagna elettorale rischia di essere stravolta.

L’annuncio di Edith, però, è un grande shock non solo per il marito, ma anche per l’intera famiglia e porterà a una serie di equivoci, che mostreranno molti dei pregiudizi fino ad allora tenuti nascosti.

Recensione:

Un tempo utilizzavamo  espressioni come  “non sentirsi a proprio agio con il proprio corpo “ e /o “  vivere una vita  repressa perché  obbligati dalle tradizioni”  “,  consapevoli  della loro  valenza psicologica e significato culturale.

Ovvero frasi e pensieri detti   in un preciso  quanto delimitato momento di difficoltà per una persona.

Oggi invece  queste stesse frasi assumono ben altro significato, valore  ponendo in “discussione” il  corpo, il genere d’appartenenza, gli impulsi anche sessuali di una persona.

Un matrimonio si fonda sull’amore , reciproca fedeltà oltre che su una serie  di giuramenti.

Ma quale matrimonio, anche quello più saldo e stabile può resistere alla sconvolgente notizia che uno dei due voglia effettuare la transizione in un uomo,  volendo comunque rimanere una coppia?

I due sceneggiatori Laurent e Larzad  hanno  cercato di rispondere a questa ed altre  scomode domande,  firmando una sceneggiatura  dove si potesse sorridere e riflettere allo stesso tempo.

Hanno scelto il linguaggio ed i tempi della commedia per affrontare e descrivere il difficile e radicale passaggio  intrapreso dalla protagonista mescolando  all’inevitabile crisi coniugale.

Il corto circuito esistenziale – coniugale  era potenzialmente esplosivo a livello narrativo, ma  in fase di scrittura è stato  poco sviluppato e sovente risolto in modo approssimativo e pasticciato.

Lo spettatore trovandosi  davanti ad una doppia crisi teme  l’inizio di un psicodramma .

Invece  il regista Seguela  dimostrando  di possedere sensibilità e creatività è riuscito a mettere in scena un film  leggero , a tratti anche divertente potendo contare su due attori di prima grandezza come Fabrice Luchini e Catherine Frot.

Luchini -Frot ,pur essendo un’inedita coppia artistica ,si sono rivelati reciprocamente funzionali e complementari sulla scena,  offrendo credibilità e profondità ai due  personaggi.

La coppia non scoppia  grazie allo charme della Frot ed all’istrionismo garbato di Luchini, ma ciò non è sufficiente per evitare al film di perdere quota ed incisività  nella seconda parte.

Una seconda parte caratterizzata da un “fritto misto” narrativo e da un  finale buonista, che è  purtroppo  poco digeribile per un pubblico “diversamente tradizionalista” in campo cinematografico.

12) Profeti

Il biglietto d’acquistare per “Profeti” è :  Omaggio (con riserva)

“Profeti” è un film del 2023 diretto Alessio Cremonini, scritto da Alessio Cremonini e Monica Zeppelli, con : Jasmine Trinca, Isabella Nefar, Ziyad Bakri, Omar El-Saeidi, Mehdi Meskar, Marco Horanieh, Orwa Kulthoum.

Sinossi:

Sara Canova è una giornalista italiana che vive da un anno in Egitto e sta facendo un servizio in Siria sulle donne che lottano contro l’Isis in quanto “regime di oppressione femminile”, quando viene catturata dai fondamentalisti islamici e fatta prigioniera. La sua detenzione sarà destinata a durare molti mesi, passando dalla prima linea del combattimento ad un campo di addestramento nel Califfato in cui dividerà l’alloggio con Nur, una giovane donna nata in Siria ma cresciuta a Londra, e andata in sposa (volontariamente) a un mujahidin, ovvero un miliziano della jihad. Se da un lato Sara è atea e senza marito o figli, dall’altro Nur è devota al coniuge con cui sogna di creare una famiglia e ad Allah, senza se e senza ma. Al dubbio occidentale si contrappone dunque la certezza mediorientale, incomprensibile per Sara dato che i suoi occhi nell’Islam “le donne non contano niente”

Recensione:

Non è semplice recensire il nuovo film di Alessio Cremonini , sapendo di rischiare il qualunquismo  socio -politico oltre che  cinematografico.

“Profeti” è la sintesi narrativa e creativa di un lungo e certosino lavoro  compiuto dal regista nell’annottare e soprattutto ascoltare i racconti  degli uomini e donne  fatti prigionieri  dai terroristi islamici nel corso degli anni.

Cremonini voleva raccontare, descrivere e far sentire  allo spettatore la paura, l’angoscia e solitudine  provata dagli intervistati durante i lunghi mesi di prigionia.

Un progetto ambizioso quanto delicato sul piano registico e drammaturgico  realizzando un film di finzione al posto di un più semplice   docu- fiction.

Cremonini ha voluto aggiungere un ulteriore livello di difficoltà, mettendo a confronto o sarebbe più corretto   realizzando uno scontro di “civiltà” tra Occidente e Oriente ,avendo due donne come protagoniste.

Due tipologie di donne opposte, dure, orgogliose,   apparendo l’una la nemesi dell’altra.

Il confronto/scontro non si svolge però in condizioni di parità e di libertà.

Sara (Trinca) è l’esempio della donna moderna occidentale: “sposata” al proprio lavoro,  indipendente  ed agnostica in campo religioso.

Invece Nur (la brava e convincente Isabella Nefar) incarna la donna islamica che sebbene  istruita e cresciuta in Occidente, ha sposato un mujahidin e diventando ella stessa una combattente dell’Isis.

Se formalmente Nura è la carceriera e Sara la prigioniera,  nei fatti entrambe le donne sono recluse tra le mura di un appartamento mentre fuori si sentono colpi di mitra ed esplosioni.

Nura e Sara si studiano, si osservano , parlano ,pur rimanendo distanti e ferme nelle rispettive convinzioni sul ruolo  della donna nell’Islam e soprattutto nel Califato.

La prima parte di Profeti è un lungo e soporifero prologo del film, dove il regista ha cercato di ricostruire il passaggio di Sara, da reporter di guerra al ruolo di prigioniera degli uomini dell’Isis.

 Lo spettatore è “costretto” alla visione cruda, sicuramente dettagliata dell’inizio del calvario della protagonista, ma senza possedere gli elementi necessari per giustificarne la lunghezza e ripetitività delle scene di interrogatorio da parte del comandante /aguzzino.

Il vero film inizia con il trasferimento della giornalista nel nuovo campo base e l’ingresso nella casa /prigione di Nura.

In questa seconda parte la storia prende quota, diventando abbastanza interessante  a livello psicologico oltre che culturale.

Questa seconda parte potremmo definirlo con un iperbole una sorta di “Carnage” ambientato all’epoca dell’Isis.

Sara e Nura  ingaggiano una guerra di silenzi, di gesti e di sguardi alternata a secchi ed intesi  dialoghi su chi sia il vero responsabile di questa guerra tra l’Occidente ed il Califfato.

Jasmine Trinca dà prova di maturità attoriale ed intelligenza artistica adattandosi ad un personaggio frutto di diverse esperienze e poco armonizzate in fase di scrittura.

Sara risulta così un personaggio senza una chiara identità, poco definita nel suo travaglio interiore e mentale.

Perché Sara alla fine accetta d’abbracciare l’Islam? Per stanchezza? Per rompere l’esasperante monotonia della sue giornate?  Non è dato saperlo chiaramente, minando in parte la missione del regista su questo versante.

Tra le due donne, vince il confronto decisamente Nura, rivelandosi tragicamente coerente con le scelte fatte,  rese potenti e chiare dalla grande personalità e grinta messa in scena da Isabella Nefar.

Il finale aperto o sarebbe più corretto definirlo sospeso, sottolinea una volta di più i pregi e soprattutto i difetti strutturali di un film ambizioso , utile , ma sfortunatamente incompiuto.

8) L’Innocente

“L’Innocente” è un film di Louis Garrel. Con Louis Garrel, Anouk Grinberg, Noémie Merlant, Roschdy Zem, Manda Touré. Commedia, 99′. Francia 2022

Sinossi:

In quel di Lione, Abel lavora come guida in un acquario e non si è ancora ripreso dalla prematura scomparsa della moglie. Anche la madre Sylvie gli dà pensiero, visto che continua a sposare detenuti in serie. L’ultimo della lista è l’ex-rapinatore Michel, il quale appena uscito di prigione apre un negozio di fiori assieme alla donna. Abel, però, è convinto che ci sia sotto qualcosa di losco. Preoccupato per la madre, si mette a pedinarlo coinvolgendo un’amica, Clémence.

Recensione:

La mamma è sempre la mamma. Per quanto il rapporto con colei che ci ha messo al mondo possa essere conflittuale o difficile, è molto difficile per un figlio, specie se maschio, non nutrire verso di lei un forte senso di attaccamento. E ritenere ogni altro uomo non alla sua altezza… 

Il quarto film da regista di Louis Garrel, “L’innocent”, presentato fuori concorso a Cannes 2022, è stato pensato e scritto seguendo un doppio binario: affettivo ed esistenziale. Da un lato c’è la declinazione del rapporto madre-figlio, dall’altro una riflessione sulle seconde possibilità. continua su

123) Le Classifiche dello Spettatore Pagante Anno 2022

Ci siamo lasciati alle spalle il 2022 da qualche ora e nonostante tutto siamo ancora vivi ed in discrete condizioni fisiche.

L’Italia ha un nuovo governo dallo scorso settembre.

Abbiamo per la prima volta una donna premier: Giorgia Meloni.

L’eterna Fiamma del Msi suscita rinnovate polemiche e discussioni.

Ma al popolo italiano   cosa interessa veramente?

Negli ultimi dieci anni solamente una cosa  ha resistito ai cambiamenti politici, stravolgimenti sanitari e crisi  economiche.

Superman?

Molto meglio..

Le Classiche dello Spettatore Pagante  sono inesorabili e sgradite come l’arrivo  dell’agente delle tasse:

In questi dieci anni abbiamo consolidato una tradizione e  costruito un discreto credito nel web e tra gli addetti ai lavori

I numeri , come sempre, parlano per noi: 100 film, 36 libri, 42 programmi televisivi.

Le nostre recensioni sono sincere, lineari, semplici e di conseguenza anche le Classifiche stilate sulla base di quanto visto personalmente e non necessariamente i film più  popolari e/o campioni d’incassi

Film

1) After Love di Aleem Khan.

2)  Tory e Lokita  di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne

3)Broker di Kore’eda Hirokazu.

Commento:

Libri:

1)Le madri non dormono mai di Lorenzo Marone

2)Come Vento cucito alla Terra (Ilaria Tuti)

3) La Mutazione di Luca Ricolfi

Commento:

TV

  1. Prey

2)Raymond and Ray

3)Clark

Commento:

Ci vediamo l’anno prossimo…

97) Riunione di Famiglia -Non Sposate Le Mie Figlie 3

“Riunione di Famiglia – Non Sposate le mie Figlie 3” è un film di Philippe de Chauveron. Con Christian Clavier, Chantal Lauby, Ary Abittan, Medi Sadoun, Frédéric Chau. Commedia, 98′. Francia 2022

Sinossi:

Claude e Marie si apprestano a celebrare il loro 40esimo anniversario di matrimonio con una cenetta romantica, ma le quattro figlie vogliono regalare loro una grande festa a sorpresa, invitando anche i rispettivi mariti e suoceri, che arrivano da Cina, Costa D’Avorio, Israele e Algeria. Per Claude, tendenzialmente xenofobo e sostenitore del “crollo dell’integrazione francese”, è un duro colpo, ma per amore delle figlie (e su amichevoli pressioni della moglie) accetta quelli che percepisce come invasori barbari del suo Paese. Anche per i consuoceri la riunione di famiglia non è una passeggiata: i coniugi cinesi si sono legati al dito che Claude non li distingue dai loro connazionali, gli ivoriani si ribellano alla sistemazione pensata per loro, il suocero algerino vorrebbe cantare alla cerimonia con il suo gruppo rock per la disperazione della moglie, e la coppia israeliana è in piena crisi.

Recensione:

Un genitore pensa, o forse si illude, che il proprio compito si esaurisca quando i figli trovano la loro dolce metà e lasciano il nido. E restando in tema di illusioni, forse anche quello di andare d’amore e d’accordo con i partner in questione rientra nel novero…continua su

89) L’Ombra di Caravaggio

L’Ombra di Caravaggio è un film di Michele Placido. Con Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Mario Molinari. Drammatico, 120′. Italia 2022

Sinossi:

Napoli, 1609. Michelangelo Merisi, noto a tutti come Caravaggio, trova rifugio presso la famiglia Colonna in attesa della grazia papale che gli permetterebbe di sfuggire alla decapitazione come punizione esemplare per aver ucciso l’amico-rivale Ranuccio. Il pittore e scultore sostiene di essersi semplicemente difeso da un agguato, poiché durante la sua vita “da avanzo di galera”, fatta di grandi bevute e di rapporti sessuali con “donne di malaffare” e ragazzi, le risse sono state all’ordine del giorno. Del resto la sua “vita spericolata” è riflessa nei suoi dipinti, in cui una prostituta può diventare la Vergine Maria e un senzatetto San Pietro capovolto sulla croce. Per questo la Chiesa gli mette alle calcagna una sorta di inquisitore che ha il compito di indagare sul suo passato e di mettersi in contatto con le persone a lui più vicine, quelle che malgrado tutto lo proteggono: in primis la marchesa Costanza Colonna e il nipote del Papa, Scipione Borghese.

Recensione:

Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, è stato definito il pittore della luce. Ma chi è stato veramente quest’uomo del XVI secolo? Un assassino? Un dissoluto? Un genio incompreso e ingiustamente perseguitato dalla Chiesa?

Michele Placido, con il suo “L’ombra di Caravaggio”, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma e in uscita al cinema, firma un biopic atipico, esteticamente elegante quando crudo nella descrizione dell’estrema povertà degli ultimi e nelle scene di sesso. continua su https://www.paroleacolori.com/lombra-di-caravaggio-luci-e-ombre-di-un-artista-discusso-e-geniale/

87) Gli Spiriti dell’Isola

“Gli Spiriti dell’Isola” è un film di Martin McDonagh. Con Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan, Pat Shortt. Titolo originale: The Banshees of Inisherin. Drammatico. Irlanda, USA, Gran Bretagna 2022

Sinossi:

Irlanda, 1923. I migliori amici Pádraic e Colm s’incontrano da una vita alle due del pomeriggio per qualche pinta al pub e le solite chiacchiere. Un giorno, però, Colm non apre la porta di casa all’amico, e in seguito, costretto a fornire una spiegazione, afferma di averne abbastanza di lui e di non voler passare un minuto di più in sua compagnia. Devastato e incapace di accettare la cosa, Pádraic cerca l’aiuto della sorella e poi del parrocco perché parlino con Colm, ma quest’ultimo non solo non ritratta, ma minaccia il peggio se Pádraic non lo lascerà in pace. Mentre sul continente infuria la guerra civile, sull’immaginaria isola di Inisherin, che si è sempre considerata al riparo dal conflitto, l’allontanamento di due amici fraterni innesca ugualmente una serie di conseguenze e un’escalation di atrocità.

Recensione:

Nella vita, purtroppo (?), tutto ha una fine. E no, non mi riferisco alla fine ultima, quella che tutti dovremmo giocoforza incontrare, prima o dopo. Io parlo di quella imposta in modo irrazionale dagli uomini, “che a causa di un particolare mandano per aria sogni e grandi amori”, per dirla alla Povia.

La storia dell’umanità è infarcita di grandi amori, collaborazioni professionali e storiche amicizie finite improvvisamente, tra urla, rancori e litigi, senza un valido motivo. Perché se è vero che l’uomo è un animale sociale, al contempo è anche il solo capace di rivoltarsi contro chi ha definito, fino all’attimo prima, “amico”.

Adesso prendete tutte queste considerazioni di carattere generale e spostatele nell’Irlanda del 1923, sull’immaginaria isola di Inisherin, e avrete un’idea di cosa aspettarvi da “Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh, presentato in concorso a Venezia. continua su

74) Nido di Vipere

Il biglietto d’acquistare per “Il Nido di Vipere” è : Di pomeriggio

“Il Nido di Vipere” è un film del 2020 scritto e  diretto da Yong-hoon Kim,  basato sul romanzo “Waranimosugaru Kemonotachi”  di Keisuke Sone, con : Do-yeon Jeon, Jung Woo-sung, Bae Sung-Woo, Yuh-jung Youn, Shin Hyeon-bin, Jeong Man-sik, Jin Kyung, Ga-ram Jung, Jun-han Kim (II).

Sinossi:

Nido di Vipere, film diretto da Kim Yong-hoon, racconta le difficili esistenze di un gruppo di persone tra loro sconosciute, ma legate dal destino e da una borsa piena zeppa di denaro, che a ognuno di loro occorre per motivi differenti. Joong-Man (Sung-Woo Bae) era il proprietario di un negozio ormai fallito, motivo per cui ora lavora come dipendente part-time in una sauna, prendendosi cura della madre malata. Un giorno, mentre è a lavoro, rinviene in un armadietto una borsa contenente moltissimi soldi e decide di nasconderla nel magazzino, tenendo all’oscuro anche i suoi colleghi, così da potersene appropriare in caso nessuno si presentasse a reclamarla. Tae-Young (Jung Woo-sung) è un funzionario della dogana, che deve una grossa cifra a un gangster per sanare il debito della sua ex fidanzata Yeon-Hee (Jeon Do-yeon), di cui non ha più notizie da alcune settimane. Mi-Ran (Hyeon-bin Shin), invece, è una hostess, che lavora in un bar per soli uomini, mentre a casa l’attende il marito, un uomo molto violento. Grazie a un cliente, la donna decide di sbarazzarsi una volta per tutte del coniuge, facendolo uccidere, ma le cose non andranno nel verso giusto.

I destini di questi tre personaggi e le loro vite si intrecceranno inevitabilmente, mentre ognuno di loro cerca di tirarsi fuori dai guai in cui si è cacciato.

Recensione:

“I soldi non danno la felicità” diceva il filosofo Aristotele, ma l’uomo della strada direbbe “ma sicuramente rendono la vita più semplice”.

L’avidità è un peccato capitale, la bramosità  sovente è portatrice di disastri.

Il Sommo Poeta (Dante) con  la legge del contrappasso , ci ha lasciato un prezioso insegnamento oltre che un monito su come vivere e comportarci con il prossimo.

“Il crimine non paga” recita ancora un vecchio proverbio e Quentin Tarantino firmando “Le Iene” ha reso questo concetto “ unico in chiave cinematografica.

“Il nido di Vipere” è una storia o sarebbe meglio dire il racconto su una serie di personaggi “toccati” dall’ improvvisa  fortuna   d’avere tra le mani una valigia piena di soldi e subito dopo chiamati a pagarne un prezzo.

“Il nido di vipere” è un noir, un thriller, una tragicommedia sull’avidità e ferocia dell’uomo disposto a compiere ogni tipo di crimine pur di trarne vantaggio.

Il regista e sceneggiatore  Yong-hoon Kim firma uno script in cui sono rappresentati diversi tipologie di uomini e donne: l’ingenuo e povero inserviente, la donna vittima di violenza domestica, un ragazzo cinese scappato in Corea del Suda in cerca di fortuna, il criminale, il funzionario innamorato e raggirato da una fidanzata imbrogliona e senza scrupoli.

Lo spettatore si trova davanti un caleidoscopio bizzarro e contradditorio dell’animo umano.

I protagonisti di questa storia non si conoscono direttamente, eppure  si sfiorano tra loro quando la borsa diventa l’oggetto del contendere o se volete il tesoro da raggiungere.

Yon -hoon Kim  divide il film in capitoli cronologicamente  partendo quasi dalla fine con il ritrovamento della valigia da parte dell’inserviente in una sauna.

Da quel momento  i capitoli successivi  appaiono strutturalmente come   pezzi di un puzzle complesso, intrigante in cui commedia e violenza sono alternati con  efficace e creatività.

L’intero cast artistico si dimostra complessivamente convincente, talentuoso e credibile nei rispettivi ruoli.

Il “limite” maggiore del film paradossalmente risiede in una prevedibilità drammaturgica tipica della filmografia orientale, dove alla fine la giustizia, il fato punisce in modo esemplare  i cattivi  e concedendo una chance di riscatto ai buoni .

“Il nido di Vipere” è una visione consigliata e soprattutto catartica per chi ancora si comporta e agisce da persona perbene.

72) The Hanging Sun

“The Hanging Sun” è Un film di Francesco Carrozzini. Con Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay, Charles Dance, Sam Spruell, Peter Mullan. Drammatico. Italia 2022

Sinossi:

John ha deciso che non ucciderà più, contro il volere del padre e del fratello Michael. Ha lasciato la casa paterna ed è fuggito nel nord della Norvegia, ai confini del mondo. Ma il padre lo vuole indietro, e manda Michael a cercarlo affinché lo riporti da lui. Il paesino dove John si è rifugiato è una comunità fortemente religiosa guidata da un pastore convinto che “la paura ci protegge dal male che portiamo dentro”. Ma la figlia del pastore, Lea, e suo figlio Caleb il Male l’hanno già in casa, nella persona del marito e padre Aaron. John si imbatterà in loro e non riuscirà più a mantenere quel distacco dal mondo che si era augurato.

Recensione:

Dopo sette anni di visioni deludenti, mi sembra di poter affermare con buona sicurezza che la qualità e il senso non rientrano tra i criteri adottati del direttore Barbera e del suo staff, quando selezionano il film di chiusura della Mostra del cinema di Venezia.

Non sfugge al teorema “The hanging sun – Sole di mezzanotte” di Francesco Carrozzini, che per ciò che mi riguarda è riuscito nell’obiettivo poco lusinghiero di affiancare “Siccità” al primo posto nella classifica delle pellicole più noiose e inutili di questa edizione di Venezia. continua su

64) Crimes of the Future

Il biglietto d’acquistare per “Crimes of The Future” è : Di pomeriggio

“Crimes of the Future” è un film di David Cronenberg. Con Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Kristen Stewart, Scott Speedman, Welket Bungué. Fantascienza, 147′. USA 2022

Sinossi:

L’artista Saul Tenser e la sua assistente Caprice eseguono performance di asportazione di nuovi organi di natura tumorale dal corpo dello stesso Tenser. Quando i due decidono di registrare il brevetto dei nuovi organi generati nel corpo dell’artista, il loro percorso incrocia quello di una setta dedita a mangiare plastica, già nel mirino delle forze dell’ordine dell’unità Nuovo Vizio.

Recensione:

Sarebbe un “crimine giornalistico”, da parte mia, esprimere un giudizio secco e definitivo sul film di David Cronenberg “Crimes of the future”, presentato in concorso al Festival di Cannes e in uscita al cinema in questi giorni, basandomi sulla sola visione in lingua originale sottotitolata.

Perché bisogna dirlo: anche i colleghi madre lingua inglese hanno faticato a immergersi nel mondo costruito dal regista americano, dove il confine tra orrore e trash, iperboli e critica sociale è quanto meno sottile.

“Crimes of the future” è allo stesso tempo provocatorio, visionario, cupo, allarmante, divertente, esagerato nell’evidenziare le derive possibili (?) della scienza e della medicina, impiegate dall’uomo per fini estetici o edonistici.

Cronenberg immagina un futuro non troppo lontano in cui l’uomo ricava piacere trovandosi sotto i ferri. “La chirurgia è il nuovo sesso”, dice estasiata Timlin, responsabile del Centro Nazionale degli Organi.

Le operazioni chirurgiche sono diventate esibizioni d’arte; i chirurghi performer creativi. Il corpo umano viene considerato alla stregua di una tela su cui intervenire senza porsi limiti. continua su