174) L’altro capo del filo (Andrea Camilleri)

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“L’altro capo del filo” è il centesimo romanzo scritto da Andrea Camilleri e pubblicato nel maggio 2016 da Sellerio Editore.

Il centesimo romanzo del Maestro non poteva non essere che un’indagine del nostro amato commissario Montalbano. Ho dovuto smaltire una serie di libri prima di poter “divorare”, come sempre, l’ultima fatica letteraria di Camilleri. Come dico sempre “Il Maestro si ama e non si discute”. Partendo da questo preciso dogma che mi permetto di scrivere alcune mie brevi considerazioni su questa nuova indagine diversa dal solito.
Infatti, la prima parte è incentrata sul dramma degli sbarchi in Sicilia e come le forze di polizia siano costrette a fare i salti mortali per fronteggiare ogni notte la fiumana di disperati che sbarcano sull’isola.
Camilleri traccia con sensibilità e feroce ironia i paradossi pirandelliani di questa tragedia mettendo in ridicolo le abilità dei nostri servizi d’intelligence che vedono in ogni immigrato un potenziale terrorista dell’Isis. Il lettore è partecipe insieme a Montalbano e ai suoi uomini alle lunghe e sfibranti notti insonni trascorse al molo nel tentativo di organizzare al meglio le procedure d’identificazione degli immigrati e il loro trasferimento ai centri d’accoglienza.
E’ un racconto che non può non lasciare indifferente il lettore dandogli una diversa e nuova prospettiva di questo fenomeno ormai divenuto quotidiano ascoltando i telegiornali.
Quando il lettore, in parte sorpreso, da questo inizio diverso e si aspetta una storia legata a questa tematica ecco che il romanzo muta pelle tornando a essere un classico giallo di stile camilleriano.
Partendo dalla necessità di Montalbano di avere un vestito su misura per un matrimonio, pena l’ira funesta di Livia, il commissario è costretto a servirsi dell’opera della bella sarta Elena, trovata poco dopo tragicamente morta nel suo atelier. E’una morte che scuote Vigata e soprattutto i tanti spasimanti di Elena, tutti considerati possibili sospettati dell’omicidio passionale.
Montalbano, con la consueta abilità e furbizia, riuscirà a trovare il bandolo della matassa e a scoprire il volto dell’assassinio scavando nel misterioso passato di Elena.
Il romanzo è ovviamente ben scritto, fluido, godibile e capace di catturare fin dalle prime pagine il lettore, ma la seconda parte “gialla” ha meno forza attrattiva e coinvolgente rispetto alla prima.
E’ troppo brusco il salto narrativo da una tema all’altro, facendo perder ritmo e soprattutto pathos al racconto. Forse il Maestro avrebbe dovuto osare fino in fondo e mantenere il cuore dell’intreccio narrativo sull’immigrazione senza dover tornare sul classico. Probabilmente la scelta è stata dettata più da motivi commerciali che dalla volontà dell’autore.
“L’altro capo del filo” resta comunque una pietra miliare della produzione del Maestro e un fan, come sottoscritto, non può che augurarsi altri cento libri di Andrea Camilleri.

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