10) A Letto con Sartre

Il biglietto d’acquistare per “A letto con Sastre”  è : Di pomeriggio

“A letto con Sastre” è un film del 2021  diretto da Samuel Benchetrit, scritto da Samuel Benchetrit Gábor Rassov, con : Joey Starr, Bouli Lanners, François Damiens, Ramzy Bedia, Vanessa Paradis, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Raphaelle Doyle, Constance Rousseau, Vincent Macaigne, Bruno Podalydès, Jules Benchetrit, Thierry Gimenez, Jean-Pierre Martinage.

Sinossi:

A letto con Sartre, film diretto da Samuel Benchetrit, è ambientato in una cittadina nei pressi di un porto a nord della Francia, dove le persone trascorrono la loro vita isolate e col tempo si sono abituate alla violenza. La loro esistenza viene sconvolta improvvisamente da arte e amore, che iniziano a influenzarle fortemente.

Tra di loro c’è il boss locale, Jeff (François Damiens), che cerca di conquistare la cassiera di cui si è innamorato con poesie d’amore, alquanto discutibili. Poi abbiamo i suoi due tirapiedi Jesus (Joey Starr) e Poussin (Bouli Lanners), impegnati a organizzare un party per la figlia adolescente di Jeff e perfino disposti ad aiutare la ragazza a fare colpo sul tipo che le piace. Infine, Jacky (Gustave Kervern), uno scagnozzo che grazie all’amore per una donna scopre l’arte del teatro e, pur di starle vicino, si ritrova a recitare in una pièce sulla vita sessuale di Sartre e Simone de Beauvoir.

È così che la poesia, l’arte e il teatro aiuteranno questi personaggi a dare un senso alla loro vita, mostrando come spesso anche i più “duri” abbiano un cuore tenero.

Recensione:

I romantici e gli artisti in generale sono convinti che  l’Amore e l’Arte possano realmente  influenzare, trasformare,  determinare la vita di un uomo.

Ma è davvero così o è solamente l’utopica illusione di queste due categorie di persone?

E’  possibile che un uomo gretto, magari un criminale innamoratosi di una giovane cassiera , decida di iscriversi  ad un corso di poesia per far colpo ?

Riuscite ad immaginare uomini duri e violenti dediti alla lettura di testi filosofici o diventare attore di teatro per amore?

“A Letto con Sastre” è il divertente, surreale, commovente tentativo creativo e stilistic del regista Samuel Benchetrit di dimostrare il potere salvifico e catartico del teatro , della poesia e soprattutto dell’Amore.

La scelta narrativa di raccontare tre storie intrise di violenza, solitudine  si  è rivelata complessivamente  azzeccata e  convincente , nonostante il film presenti  un inizio piuttosto lento e farraginoso.

Benchetrit  insieme con l’altro sceneggiatore Rassov hanno improntato l’intreccio narrativo su tempi lunghi.  

Scena dopo scena sale il pathos, si  è conquistati dalla disarmante quanto potente  anima del film: nessuno resta immune al fascino della poesia e richiamo dell’amore.

Un concetto semplice ma allo stesso tempo complesso da trasmettere e comprendere sulla scena dovendo evitare cadute retoriche, melense e soprattutto auto referenziali.

“A Letto con Sastre”   è un viaggio introspettivo, allegorico, grottesco che non lascia indifferenti, ritrovando un po’ di noi stessi nei diversi personaggi ben costruiti in scrittura e resi credibili dagli interpreti davvero all’altezza.

“A Letto con Sastre” non è un film per tutti o quanto meno bisogna essere pazienti, facendosi trascinare dalle emozioni e sensate provate e vissute dai personaggi alla ricerca di un cambiamento o di riscoperta di  una moglie un po’ abbrutita (una meravigliosa Bruni Tedeschi)ma sempre bella e presente.

“A letto con Sastre” è quel genere di film autoriale capace di toccare il cuore anche dello spettatore poco incline alla riflessione ed all’interiorità.

6) Grazie Ragazzi

“Grazie Ragazzi” è un film di Riccardo Milani. Con Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini. Commedia, 117′. Italia 2023

Sinossi:

Antonio Cerami è un attore di teatro che da tre anni non calca il palcoscenico, vive da solo in un appartamento a Ciampino dove sente il passaggio di ogni aereo e doppia film porno per arrivare a fine mese. Il suo amico Michele, che ha un lavoro stabile presso un piccolo teatro romano, gli trova un incarico insolito: sei giorni di lezioni di recitazione presso un carcere di Velletri allo scopo di far mettere in scena ai detenuti una serie di favole. È un progetto finanziato dal Ministero cui la direttrice del carcere, Laura, ha acconsentito senza troppo entusiasmo, ma ad entusiasmarsi sarà Antonio, che deciderà di mettere in scena presso il teatro di Michele un progetto più grande: “Aspettando Godot” di Samuel Beckett. Così Mignolo dalla moglie focosa, Aziz nato a Tripoli e arrivato in Italia col gommone, Damiano il balbuziente, Diego il boss e Radu l’addetto alle pulizie rumeno lavoreranno per interpretare un testo complesso e impegnativo, con risultati tutti da scoprire.

Recensione:

Ciclicamente, in Italia, torna alla ribalta il dibattito sul problema delle carceri, che divide politici e opinione pubblica in due fazioni contrapposte. La prima è per la tolleranza zero, soprattutto in materia di reati di sangue e di mafia. La seconda per le pene alternative e per una riforma del sistema carcerario, ormai vetusto.

Se tutti sono d’accordo nel riconoscere il problema del sovraffollamento delle carceri, che non riescono più a portare avanti la duplice funzione punitiva e riabilitativa dell’individuo, le soluzioni credibili per risolverlo latitano.

Negli anni il cinema italiano ha cercato di raccontare, con alterne fortune, la prigione, soffermandosi per la maggior parte sull’aspetto detentivo. Riccardo Milani e Gabriele Astori, invece, hanno voluto parlare dell’altra faccia della medaglia, riadattando il film francese “Un triomphe” di Emmanuel Courcol. continua su

96)Forever Young

Forver Young è un film di Valeria Bruni Tedeschi. Con Baptiste Carrion-Weiss, Alexia Chardard, Louis Garrel, Léna Garrel, Liv Henneguier. Titolo originale: Les Amandiers. Drammatico, 126′. Francia, Italia 2022

Sinossi

Parigi, 1986. È il momento delle audizioni per entrare nella prestigiosa scuola di recitazione del Théâtre des Amandiers, il cui direttore artistico era il carismatico Patrice Chéreau. Fra i pochi fortunati ammessi ci sono la bella Stella, concupita dal tenebroso e tormentato Etienne come dall’entusiasta Victor, Adèle la rossa e Frank che è già sposato e in attesa di un figlio, una ragazza incinta, un’altra gay, un cantante: tutti intorno ai vent’anni, tutti posseduti dal sacro fuoco della recitazione. È l’epoca dell’amore libero, ma lo spettro dell’Aids comincia già a farsi strada, e sarà destinato a porre fine alla gioiosa promiscuità cui i ragazzi sono abituati; così come le droghe facili taglieranno le gambe a chi fatica a gestire il proprio equilibrio interiore. Qualcuno ce la farà, nel teatro e nella vita, qualcun altro soccomberà alle pressioni di un mondo esterno in cambiamento.

Recensione:

Anche Valeria Bruni Tedeschi ha ceduto al richiamo della nostalgia e dei ricordi, tanto diffuso oggi nel mondo del cinema e della tv, decidendo di condividere col pubblico gli anni della sua formazione.

La prima parte del film è scandita dalle audizioni e dalle selezioni dei candidati, e ci fa conoscere i caratteri e le vite dei protagonisti, la bella Stella (Tereszkiewicz), il tormentato Etiennela rossa Adèle (Brethreau), e soprattutto le motivazioni che li hanno spinti a tentare questa non facile carriera.

In queste sequenze si avverte tutto l’entusiasmo, la gioia e la fiducia di questo manipolo di sognatori talentuosi che sudano sul palco, ascoltano gli insegnamenti dei professori e crescono giorno dopo giorno. continua su

54) Comedians

Il biglietto d’acquistare per “Comedians” è : Omaggio (con riserva)

“Comedians” è un film del 2021 diretto da Gabriele Salvatores, basato sull’opera teatrale “Comedians” di Trevor Griffiths, adattamento di Gabriele Salvatores

Cast Artistico:
ALE e FRANZ Filippo Marri e Leo Marri
Natalino BALASSO Eddie Barni
Marco BONADEI Samuele Verona
Walter LEONARDI Gio Di Meo
Giulio PRANNO Giulio Zappa
Vincenzo ZAMPA Vincenzo Cacace
con Christian DE SICA Bernardo Celli
Sinossi:
Sei aspiranti comici stanchi della mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di standup comedy si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club. Tra il pubblico c’è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro per un programma televisivo. Per tutti è la grande occasione per cambiare vita, per alcuni forse è l’ultima. Le esibizioni iniziano e ogni comico sale sul palco con un grande dilemma: rispettare gli insegnamenti del proprio maestro, devoto a una comicità intelligente e senza compromessi o stravolgere il proprio numero per assecondare il gusto molto meno raffinato dell’esaminatore? O forse cercare una terza strada, di assoluta originalità? Attraverso le storie di sei comici, Comedians è una riflessione sul senso stesso della comicità nel nostro tempo, affrontando temi di assoluta attualità.
Recensione:
Mai come questa volta non è stato semplice definire, catalogare ed infine “assegnare il tipo di biglietto “.
Assegnare a “Comedians” di Salvatores un biglietto Omaggio (Con Riserva) si è rivelata una scelta sofferta decisa sulla base di personali sensazioni, emozioni, valutazioni che il pubblico probabilmente ribalterà completamente al cinema.
“Comedians” in un mondo “ pre pandemico” probabilmente sarebbe uscito durante l’inverno e magari avrebbe avuto un passaggio festivaliero.
Invece il Covid 19 ha stravolto i piani creativi di Gabriele Salvatores che era impegnato nella pre-produzione di “Casanova”, “obbligandolo” ad un cambio radicale per amore di non tenere “ferma” la sua famiglia cinematografica.
“Comedians” esce il 20 giugno con il nobile quanto coraggioso compito di dimostrare che il cinema italiano sua ripartito invitando lo spettatore a ripopolare le sale cinematografiche.
“Comedians” non è un film per tutti.
Non è un film divertente, frizzante, “nazional popolare” nonostante la presenza di attori abituati a regalarci un sorriso.
“Comedians” è una storia malinconica, realistica, autentica su quanto sia difficile emergere nel mondo dello spettacolo e soprattutto in quello attoriale.
Una gara , una battaglia o se una preferite una guerra tra “poveri” in cui per ottenere il risultato alias l’ingaggio non si guarda in faccia nessuno financo tradire gli insegnamenti del proprio Maestro.
“Comedians” racconta le paure, i sogni di sei uomini desiderosi di dare un calcio ad una vita triste e povera , speranzosi di cambiare grazie al loro “presunto” talento attoriale.
Gabriele Salvatores ha dimostrato d’essere un regista coraggioso , eclettico mettendosi sempre in gioco rifiutandosi di muoversi in una tranquilla “comfort zone” autoriale.
L’adattamento cinematografico della drammaturgia di Trevor Griffiths si può ritenere complessivamente riuscita sul piano della scrittura avendo dato prova di fluidità, coerenza narrativa ed incisività nei giusti passaggi.
Ciò nonostante , personalmente, ho avuto più di una difficoltà nel trovare il giusto “mood” nel comprendere e gustarmi l’intreccio e soprattutto l’impianto registico scelto da Salvatores.
“Comedians” è stato costruito su dialoghi fitti, scambi diretti e continui tra i protagonisti, in cui ogni personaggio risulta magistralmente caratterizzato sul piano umano e psicologico.
Una notte per cambiare le sorti di sei uomini segnati da un vita mediocre, sfruttati nel quotidiano che hanno deciso di seguire il corso del Maestro Eddie Barni, un comico non omologato al sistema.
“Comedians” si trasforma in cinico, spietato confronto tra sei differenti personalità , ma accomunate dal desiderio di riscatto, ma nonostante la carica emotiva, esistenziale il film vive di troppi “stop and go”.
Ci saremmo aspettati un maggiore brio, freschezza, una malinconia meno ingombrante soprattutto dalla coppia Ale e Franz, invece apparsi frenati e legati al copione.
Natalino Basso e Christian De Sica sono assolutamente credibili e convincenti nell’essere la “nemesi” artistica ed esistenziale dell’altro.
I due attori incarnano le due antitetiche ed opposte visioni della comicità. Basso vorrebbe vedere una comicità lungimirante, autonoma, libera da obblighi e clichè, autoriale.
Invece De Sica con il personaggio di Bernardo Celli toglie ogni “poesia” al mestiere del comico evidenziando come sia il pubblico a pagare le bollette dell’attore.
Il giovane Giulio Pranno dopo un inizio piuttosto eccessivo e fuori contesto, è riuscito a prendere le misure al suo personaggio imponendosi sulla scena e diventando con merito e personalità il vero perno della storia.
Alla fine di “Comedians” non vediamo vincitori, ma semmai contiamo differenti esempi di sconfitti, traditori e financo orgogliosi idalisti come avviene in tutti settori della nostra società.
Come per i sei aspiranti comici, ogni giorno dobbiamo optare tra la scelta più vantaggiosa o quella più giusta e se seguire gli insegnamenti del Bravo Maestro o meno. mM ad averceli nella vita maestri come Eddie Barni.

12) Cattività

“Cattività” è un film di Bruno Oliviero. Documentario, 80′. Italia 2019

Sinossi:

Da tempo il drammaturgo e regista Mimmo Sorrentino conduce, presso la sezione femminile del carcere di Vigevano, un laboratorio di teatro partecipato che vede protagoniste le cosiddette “donne di mafia”, nel regime detentivo di alta sicurezza che si applica ai detenuti appartenenti alla criminalità organizzata. Ognuna delle partecipanti al laboratorio racconta a Sorrentino e alle compagne la sua storia, che viene “affidata” ad un’altra detenuta affinché la interpreti davanti al pubblico, in qualche modo facendola propria. I racconti vengono prima rielaborati da Sorrentino che, come dice lui stesso, si inserisce nello spazio fra ciò che le detenute “dicono e non sanno di aver detto”, perché quello che manca loro è, i primis, la consapevolezza piena di se stesse.

Recensione:

L’arte svolge da sempre una funzione catartica, liberatoria, salvifica. Il teatro, in particolare, ha anche una valenza se vogliamo terapeutico-educativa, riesce a tirare fuori da qualsiasi interprete, professionista o amatoriale che sia, doti impensabili.

Diciamocelo: salire su un palco, mettersi in gioco recitando, è una sfida da far tremare i polsi. Calarsi nei panni di un’altra persona, cercando di trasmettere emozioni tratte da una drammaturgia, rappresenta un’esperienza unica. Che cambia e mette in contatto con una parte talvolta inesplorata di se stessi.

Il documentario “Cattività” di Bruno Oliviero, disponibile su CHILI dal 12 marzo, mostra allo spettatore come la “magia teatrale” abbia dato un’opportunità di riscatto o meglio di presa di coscienza anche a tante “donne di mafia” rinchiuse nella sezione femminile del carcere di Vigevano, in regime di massima sicurezza. continua su

178) Ma Rainey’s Black Bottom

“Ma Raineys’s Black Bottom” è un film di George C. Wolfe. Con Viola Davis, Chadwick Boseman, Glynn Turman, Colman Domingo, Michael Potts. Drammatico, 94′. USA 2020

Sinossi:

La tensione sale e gli animi si scaldano durante una sessione di registrazione pomeridiana nella Chicago degli anni ’20, mentre un gruppo di musicisti attende la rivoluzionaria artista e leggendaria “Madre del blues”, Ma Rainey. In ritardo all’appuntamento, l’impavida e agguerrita Ma scatena uno scontro di opinioni con il manager e produttore bianco riguardo alla propria musica. Mentre la band aspetta nella claustrofobica sala prove, l’ambizioso cornettista Levee, che ha una cotta per l’amica di Ma ed è determinato a lasciare la sua impronta nell’industria musicale, sprona i suoi compagni musicisti a condividere storie e verità che cambieranno per sempre il corso delle loro vite.

Recensione:

Non me vogliano i fan del compianto Chadwick Boseman né quelli, anche più numerosi, di Viola Davis. Non me ne vogliano nemmeno i colleghi che hanno già indicato “Ma Rainey’s Black Bottom” come uno dei maggiori candidati per gli Oscar. Ma personalmente non sono così sicuro che il film di George C. Wolfe farà incetta di statuette.

Ripetere il successo di “Barriere”, sfruttando l’onda emotiva e sociale che sta attraversando gli Stati Uniti in questo tormentato 2020, non era semplice. E penso che la tematica importante non dovrebbe mai coprire i limiti e le criticità di un film.

“Ma Rainey’s Black Bottom” nasce come pièce teatrale, con il suo flusso inarrestabile di parole, e sul palcoscenico sarebbe dovuta rimanere, secondo me. L’indubbia bravura della Davis e di Boseman non bastano infatti a evitare un cortocircuito artistico, strutturale e drammaturgico. continua su

127) Le Sorelle Macaluso

Il biglietto da acquistare per “Le sorelle Macaluso” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva)

“Le sorelle Macaluso” è un film di Emma Dante. Con Alissa Maria Orlando, Laura Giordani, Rosalba Bologna, Susanna Piraino, Serena Barone. Commedia, 94′. Italia 2020

Sinossi:

Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo, dove vivono da sole, senza genitori. Una casa che porta i segni del tempo che passa, come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va via, di chi resta e di chi resiste.

Recensione:

 

È raro che uno spettacolo teatrale di successo diventi un adattamento cinematografico ugualmente riuscito. Anzi, il più delle volte passare da un “palcoscenico” all’altro si rivela disastroso, soprattutto per demerito della sceneggiatura.

Ci voleva Emma Dante per invertire la tendenza, con il suo “Le sorelle Macaluso”, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Personalmente non ho visto la pièce teatrale omonima, ma sono rimasto colpito positivamente dalla bravura e duttilità registica della Dante.

Il film è diviso in tre capitoli – infanzia, età adulta e vecchiaia -, accomunati da due elementi, la morte e la casa. La morte è purtroppo “la sesta sorella”, che condiziona in modo definitivo l’esistenza delle altre. La casa – introdotta nella versione cinematografica – è invece il collante che unisce i membri rimasti della famiglia.

“Le sorelle Macaluso” è una storia di sorellanza, dolore, sofferenza e soprattutto di vite vissute in modo differente da quello che le protagoniste speravano e sognavano. Una storia straziante quanto vivace, colorata quanto angosciante, diretta in modo magistrale da Emma Dante, che a mio modesto parere ha tutte le carte in regola per aggiudicarsi un riconoscimento a Venezia. continua su

“Le sorelle Macaluso”: straziante e vivace, angosciante e colorato

130) Un Dolore Così Dolce ( David Nicholls)

“Un Dolore così dolce” è un romanzo scritto da David Nicholas e pubblicato da Neri Pozza nel settembre 2019

 

Sinossi:

È l’estate del 1997 a Londra, l’estate del New Labour, della morte di Lady Diana e della fine della scuola per Charlie Lewis. Cinque anni terminati in un batter d’occhio e suggellati dall’immancabile ballo nella palestra della scuola, coi professori alla consolle che azzardano persino Relax dei Frankie Goes to Hollywood o Girls and Boys dei Blur, i ragazzi che si dimenano selvaggiamente e le ragazze che ancheggiano con malizia. Cinque anni in cui Charlie Lewis si è distinto per non essersi mai distinto in nulla. Né bullo né mansueto, né secchione né ribelle, né amato né odiato, insomma uno di quei ragazzi che, a guardarli nella foto di fine scuola, si stenta a ricordarli, poiché non sono associati ad alcun aneddoto, scandalo o grande impresa. Ora, però, per Charlie è giunta l’ora di definire la propria personalità, il che alla sua età è come cambiare il modo di vestire e il taglio dei capelli. Un’impresa di non poco conto, visto che, dopo aver cominciato a lavorare in nero alla cassa di una stazione di servizio per circa dodici ore la settimana, Charlie non sa che farsene di quella lunga estate. Per giunta, a casa le cose non vanno per niente bene. Sua madre se ne è andata e suo padre, un uomo mite, cade spesso preda della malinconia. Un giorno, il giovane Lewis afferra Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut, scelto giusto perché c’è la parola mattatoio nel titolo, e se ne va a leggere su un prato vicino casa. Qualche pagina letta e poi si addormenta all’aria aperta, per svegliarsi qualche tempo dopo intontito dal sole e dalla meravigliosa visione di una ragazza dalla carnagione pallida e i capelli neri. È Frances Fisher, detta Fran. Viene dalla Chatsborne, una scuola per ricchi che se la tirano da artisti e indossano vestiti a fiori vintage e magliette che si stampano da soli. Fran fa parte della cooperativa del Bardo, un gruppo teatrale di ragazzi come lei che vogliono mettere in scena «una storia di bande rivali e di violenza, di pregiudizio e amore»: Romeo e Giulietta di Shakespeare. Charlie non è felice né indaffarato, e dunque si innamora perdutamente di Fran. Per stare con lei, tuttavia, deve affrontare una sfida improba: entrare a far parte della compagnia diretta da un tipo paffuto e con gli occhioni da King Charles Spaniel.

Recensione:

Se ognuno di noi potesse tracciare un immaginario bilancio della propria vita evidenziandone quali passaggi, persone, emozioni l’hanno caratterizzata, influenzata e soprattutto segnata   probabilmente in tanti direbbero la fine del liceo e l’ultima estate prima del teorico  inizio dell’età adulta.

Altresì tutti non potrebbero non rievocare gli intesi, appassionanti e struggenti ricordi del primo grande amore e della scoperta del sesso.

Le prime volte di quale natura e genere plasmano l’animo e carattere di un giovane facendolo crescere e si spera maturare.

Le persone colte oltre che sensibili chiamano questo delicato, complesso, irripetibile momento con due parole: coming age.

Ma che cosa è il coming age se non altro il desiderio di vivere, d’emergere, voler essere felice levandosi di dosso le incertezze ed i dubbi di un ‘adolescenza vissuta nell’ombra e nella solitudine?

“Un ricordo così dolce” è il malinconico, tenero, buffo “coming age” immaginato, ideato e scritto dalla brillante e creativa penna di David Nicholls, trascinando il lettore indietro nel tempo fino al 1997 rendendolo partecipe dell’estate più importante e sconvolgente di Charlie Lewis, giovane protagonista di questa storia.

“Un dolce così dolce” è il racconto di diverse e differenti prime volte: Il sesso, l’amore,  la disgregazione della famiglia ed solidità della coppia genitoriale

Charlie Lewis è un ragazzo come tanti. Ha terminato il liceo e dovrebbe riflettere e  decidere che cosa fare del proprio futuro.

Charlie avrebbe un ‘estate per compiere le proprie scelte  se non fosse che le certezze della propria vita venissero improvvisamente meno: i suoi genitori si separano. Il padre, dopo il fallimento della sua attività commerciale, entra nel tunnel della depressione e dell’alcolismo.  La madre stanca di tale andazzo, decida di rifarsi una vita con un collega di lavoro, vedovo nonché padre di due gemelle.

Charlie rimarrà con il padre. La sorella più piccola con la madre vivranno dal nuovo compagno.

Charlie si sente abbandonato, sperduto, solo, se non fosse per il causale incontro con la bella e sfrontata Fran che gli aprirà le porte di un mondo sconosciuto: il teatro!

“Un dolore così dolce” è un coming age romantico, bizzarro, ironico raccontato dallo stesso Charlie, ormai adulto e felicemente fidanzato, costruito come una sorta di diario condiviso in cui si percepiscono sinceramente, le emozioni, lo stupore e soprattutto l’ingenuo innamoramento di un diciassettenne bisognoso d’affetto e soprattutto di una guida sicuro in un momento cruciale della propria esistenza.

“Un dolore così dolce “è l’espressione utilizzata dalla stessa Fran per descrivere il coinvolgente legame che lo unisce a Charlie.

Un legame profondo, autentico, leggero ma senza un vera prospettiva di futuro.

Il lettore si diverte, si commuove nell’osservare a quest’appassionata quanto fragile storia d’amore estiva destinata a concludersi con il freddo dell’inverno.

Charlie rivede sé stesso con gli occhi dell’uomo responsabile, posato e sicuro sul piano affettivo e lavorativo, ma ciò nonostante il suo rievocare è comunque incalzante, emozionante, coinvolgente e pieno di pathos e passione.

“Un dolore così dolce” è una storia semplice, forse scontata e prevedibile ma proprio in questa linearità narrativa si cela la forza e valore della scrittura di Nicholls di raccontare un’esperienza comune a tanti senza però cadere nel melenso e retorico.

“Un dolore così dolce” è un piacevole tuffo nel proprio passato da cui riemergiamo alla fine del romanzo con un ritrovato sorriso e senso di consapevolezza interiore e sentimentale che ci accomuna fortemente all’ex inquieto Charlie.

 

 

 

 

128) Il Sindaco del Rione Sanità

Il biglietto da acquistare per “Il sindaco del Rione Sanità” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

“Il Sindaco del Rione Sanità” è un film di Mario Martone. Con Francesco Di Leva, Roberto De Francesco, Massimiliano Gallo, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia. Drammatico, 118′. Italia 2019

Sinossi:

Antonio Barracano, uomo d’onore che sa distinguere tra gente per bene e gente carogna, è “Il Sindaco” del Rione Sanità. Con la sua carismatica influenza e l’aiuto dell’amico medico amministra la giustizia secondo suoi personali criteri, al di fuori dello Stato e al di sopra delle parti. Chi ‘tiene santi’ va in Paradiso e chi non ne ha va da Don Antonio, questa è la regola. Quando gli si presenta disperato Rafiluccio Santaniello, il figlio del fornaio, deciso a uccidere il padre, Don Antonio riconosce nel giovane lo stesso sentimento di vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e poi cambiato per sempre. Il Sindaco decide di intervenire per riconciliare padre e figlio e salvarli entrambi.

Recensione:

Quando nel 1960 Eduardo De Filippo scrisse la drammaturgia del “Sindaco del Rione Sanità” e lo mise poi in scena non poteva ovviamente neanche immaginare che sarebbero state realizzate serie televisive e film amate da milioni i telespettatori con mafiosi e criminali come protagonisti.

Prima di “Gomorra” e affini, il Maestro aveva messo mano a un testo potente, crudo, realistico, che non perde la sua carica di attualità anche a distanza di decenni dalla sua composizione e continua a raccontare Napoli, i quartieri dove ieri come oggi regna la “legge della giungla”.

Mario Martone, dopo aver ottenuto un grande successo di pubblico e critica con lo spettacolo teatrale, ha deciso di realizzare anche un film, utilizzando lo stesso cast. Ma questo nuovo “Sindaco del Rione Sanità” ha anche le sue peculiarità, a cominciare dallo stile registico, di grande impatto.

Nonostante gli sforzi del regista di rendere questo adattamento cinematografico il meno teatrale possibile, l’impostazione originale permane sia nella messa in scena che nella recitazione dei bravissimi interpreti, talentuosi ed esperti. Possiamo parlare di film teatrale, complessivamente riuscito e avvolgente. continua su

“Il sindaco del Rione Sanità”: dal teatro di De Filippo alla Napoli di oggi

67) Cyrano mon amour

Il biglietto da acquistare per “Cyrano mon amour” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva)

“Cyrano mon amour” è un film di Alexis Michalik. Con Thomas Solivéres, Olivier Gourmet, Mathilde Seigner, Tom Leeb, Lucie Boujenah. Commedia, 109′. Francia 2018

Sinossi:

Edmond Rostand, autore senza successo e senza un soldo, sogna di passare dall’ombra alla luce. Sostenuto da Rosemonde, la sua consorte, e da Sarah Bernhardt, l’attrice più celebre della Belle Époque, deve comporre in tre settimane una commedia per Monsieur Constant Coquelin, divo navigato che vorrebbe rilanciare la sua carriera. L’ispirazione ha il volto di Jeanne, costumista e amica di Léo, attore bello ma senza eloquenza. A prestargliela è Edmond, che avvia un fitto carteggio con Jeanne. Lettera dopo lettera trova le rime e il sentimento per nutrire la pièce e incarnare un guascone filosofo. Il 28 dicembre 1897 al Théâtre de la Porte Saint-Martin andrà finalmente in scena “Cyrano de Bergerac”, il testo più recitato della storia del teatro francese.

Recensione:

Realizzare biopic su scrittori e scrittrici del passato è una delle mode cinematografiche del momento. Pensiamo a titoli come “Dickens – L’uomo che inventò il Natale” di Bharat Nalluri, “Mary Shelley” di Haifaa al-Mansour, “A quiet passion” di Terence Davies. Oppure all’attesa per l’uscita, il 10 maggio, di “Tolkien”.

I registi avvertono il desiderio e l’urgenza di raccontare le vite, spesso tormentate, di questi grandi personaggi, che hanno lasciato in dote ai posteri capolavori immortali. E il fatto che il pubblico sembri apprezzare, e che quindi i risultati al box office siano positivi, non guasta. Certo, spesso si tratta di pellicole drammatiche e angoscianti, poco adatte come momento di semplice evasione.

Ci ha pensato Alexis Michalik  a rompere questo impasse drammaturgico ed emotivo, realizzando una versione brillante, leggera e romantica della vita del poeta Edmond Rostand, autore del “Cyrano de Bergerac”, la storia d’amore più bella mai scritta in Francia.

Il film racconta la genesi del romanzo, tra incontri bizzarri, colpi di scena, momenti tragici e altri comici, gelosie. Dopo l’ultimo insuccesso a teatro, Rostand attraversa un periodo di crisi creativa ed economica, ma proprio questo gli permetterà di ritrovarsi come artista e come uomo.

Nato come spettacolo teatrale, “Cyrano mon amour” è un atto d’amore nei confronti del teatro, della sua capacità di emozionare, ma anche degli attori e dei tecnici che nonostante i guadagni inferiori rispetto al mondo del cinema mettono sul palco tutto loro. continua su

“Cyrano mon amour”: quando teatro e cinema si fondono in una storia bella