30) La Mala Erba (Antonio Manzini)

“La Mala erba” è un romanzo scritto da Antonio Manzini e pubblicato da Sellerio il 27 Settembre 2022.

Sinossi:

Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell’ordine dell’universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall’alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l’amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest’apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo

Recensione:

“La mala erba non muore mai” recita un popolare proverbio che Antonio Manzini ha voluto utilizzare come titolo del suo nuovo romanzo anticipando  da subito il tema narrativo della storia: le declinazioni /sfumature della meschinità umana.

“La mala erba” è una storia di piccoli soprusi, dolori, tradimenti, ipocrisie e violenze  incarnate dalla piccola comunità di Colle San Martino.

Antonio Manzini pennella con intelligenza, sensibilità e feroce realismo una società  in cui i soldi e l’arroganza del più forte schiacciano ogni possibilità di riscatto e futuro.

Niente si muove e niente si decide senza il permesso di Cicci Belle padre padrone di Colle San Martino,  rievocando un’atmosfera da età feudale o se preferite una versione grottesca di Don Rodrigo.

I  ragazzi sembrano destinati a seguire le orme  fallimentari dei genitori, prigionieri di sogni infranti e di un declino economico collettivo.

La diciasettenne Samantha  che avrebbe dovuto incarnare l’’alternativa diversa e positiva del paesino, invece  diventerà, suo malgrado, parte del sistema scalzando dal “trono” Cicci Belle, vittima della sua superbia e cattiveria.

 All’inizio del racconto l’autore sottolinea  una divisione tra buoni e cattivi, vittime e carnefice, portando il lettore a provare simpatia per gli “ultimi”, ma con il dipanarsi dell’intreccio, pieno di tragici ed inaspettati colpi di scena, tutto cambia.

Nessuno è esente da colpe e responsabilità ,  ogni personaggio pensa al proprio tornaconto personale.

“La mala erba”  è un romanzo amaro, cupo, crudo portando in superfice gli aspetti peggiori dell’animo umano.

È una lettura sociale, culturale, intimistica del nostro Paese che non lascerà indifferenti e soprattutto imponendoci un disincantato e preoccupante monito  sulle future generazioni.

19) La coscienza di Montalbano (Andrea Camilleri)

“La  coscienza di Montalbano” è una raccolta di racconti (non inediti) scritti da Andrea Camilleri e pubblicata nel Giugno 2022 da Sellerio.

Sinossi:

Per la prima volta riunite in unico volume sei indagini del commissario Montalbano.

Recensione:

La Sellerio riscatta  completamente la propria immagine letteraria dopo “la furbata marketing” di ripubblicare con una copertina diversa la raccolta di racconti “Natale in giallo” regalandoci un inaspettato quanto intenso “incontro” con il Maestro Andrea Camilleri.

“La coscienza di Montalbano”  è una raccolta di racconti  non inediti che la Sellerio ha  voluto “radunare” in una propria raccolta.

Un’operazione onesta, chiara  anche se  di carattere  commerciale.

La copertina  ha attirato la mia curiosità rivedendo insieme i nomi di  Camilleri e Montalbano.

Sei racconti  scritti dal Maestro in momenti diversi della sua attività creativa, ma accomunati dal filo rosso dell’ironia, acume e capacità unica di Camilleri  di raccontare e soprattutto evidenziare i pregi e  le contraddizioni dell’uomo.

Magari il fan più attento e di memoria lunga si sentirà comunque “irritato” da quest’operazione  di “cosmesi letteraria”, ma rispetto al passato,  questa raccolta è  riuscita nel compito di  coniugare l’effetto amarcord con la mission letteraria.

Personalmente non avevo mai letto due dei sei racconti : “La finestra sul cortile “ e “Il figlio del sindaco” .

Due racconti rivolti a due platee di lettori ben distinti.

“La finestra sul cortile” fu pubblicato a puntante sul mensile di quartiere “Il Nasone di Prati”, mentre “Il figlio del sindaco” era rivolto “in esclusiva” nel 2008 ai clienti di Unicredit Private Banking

Ho vissuto un ’emozione davvero unica nel poter leggere qualcosa di nuovo del Maestro.

Con “La finestra sul cortile”  il Maestro si è divertito a giocare con il genere thriller oltre che  omaggiare esplicitamente uno dei più celebri film firmati da Sir Alfred Hitchcock .

Ne è uscito cosi  fuori racconto che si pone drammaturgicamente e stilisticamente come un ibrido siculo-inglese avendo Roma come location.

Una scrittura briosa, ironica  capace d’alternare momenti di commedia ad altri di grande pathos da vero thriller.

“Il figlio del sindaco”  possiamo invece definirlo  come una sorta di “compendio” sul “modus operandi” del commissario Montalbano indaga sull’ omicidio di una giovane donna scoprendo come anche il presunto assassino  si sveli essere il perfetto capro espiatorio di una cinica quanto mostruosa decisione paterna.

I restanti quattro racconti pur essendo stati pubblicati dalla Sellerio in altre antologie , li ho riletti con piacere non avvertendo  mai la spiacevole sensazione  di trovarmi di fronte a qualcosa di “riciclato”.

“La coscienza di Montalbano” è una lettura piacevole, divertente ed allo stesso tempo intrigante e provocatoria .

Il lettore ha così l’occasione di rivedere un vecchio amico e di ri -leggere e/o riscoprire   un grande scrittore : Andrea Camilleri.

13) Una Settimana in giallo (Gimenèz Bartlett,Longo,Malvadi,Manzini,Piazzese,Recami,Robecchi,Savatteri,Simi, Stassi, Tanzini)

“Una settimana in giallo” è una raccolta di racconti scritti Gimenez -Bartlett,Longo, Malvadi,Manzini,Piazzese,Recami,Robecchi,Savatteri,Simi, Stassi,Tanzini e pubblicato nel novembre 2021 da Sellerio.

Sinossi:
La settimana dei nostri investigatori si divide tra misteri da risolvere e i problemi e le soddisfazioni della vita privata. Una doppia traccia, tra crimine e quotidianità, che contrassegna le storie di questa antologia gialla. I protagonisti in gran parte sono arcinoti, in molti casi dalle loro avventure sono state tratte delle serie televisive. C’è l’ispettrice Petra Delicado della polizia di Barcellona che vorrebbe per una volta occuparsi di «un delitto glamour», e finisce invece in una storia «deprimente e squallida». Al glamour ci pensa il trio di Alessandro Robecchi: Carlo Monterossi, Oscar Falcone e Agatina Cirrielli, i quali tempo una settimana devono riuscire a ripescare da dove è affondato l’erede ignoto di un multimilionario. Il flâneur dei piaceri e dei misteri di Palermo, il La Marca di Santo Piazzese, intenta una beffa per salvare un amico da una grottesca situazione mafiosa. Lo psicobibliologo Vince Corso è condotto, dal suo creatore Fabio Stassi, sulle tracce di una strage fantastica: sono scomparsi gli eroi dei grandi romanzi. Lamanna e Piccionello sono nati dalla penna di Gaetano Savatteri e vivono nella ridente Màkari, ai due «non va giù quando i salvatori degli ultimi dimenticano i penultimi». Dove va a finire Alice Martelli, vicequestore e compagna di Massimo del BarLume, per svelare un buffo omicidio? Nell’Orrido di Botri, in Garfagnana, lì dove nidifica l’aquila reale. Gelosia, avidità, elusività, inganno: sono categorie psicologiche in cui Dario Corbo, l’acuto e nevrotico ex giornalista di Giampaolo Simi, si muove per tirare le fila di un caso freddo. Nella Casa di Ringhiera, il palcoscenico degli equivoci inventato da Francesco Recami, una spirale infernale travolge i brutti sporchi e cattivi di quel condominio: le scommesse clandestine. Il vicequestore più famoso d’Italia, Rocco Schiavone, trova un cadavere sul Monte Bianco, frontiera franco-italiana: vorrebbe appiopparlo alla collega transalpina ma… In questa antologia compaiono anche per la prima volta, dopo l’esordio in romanzi, personaggi nuovi ben adatti a un brillante primo piano. Sono: Viola, la giornalista curiosa di Simona Tanzini, che nell’esplorazione di verità scabrose si aiuta con la facoltà non voluta di associare i colori alle persone; e Acanfora, il poliziotto soggetto delle trame di Andrej Longo: la sua indagine, su un assassinio da tinello, fende un’atmosfera che affianca ferocia e pietà, che un po’ ci ricorda Scerbanenco.
Recensione:
Dovrei essere arrabbiato, anzi indignato con la mia cara Sellerio.
Io, lettore cosi fedele dei suoi libri, sono stato vittima di cinica operazione di marketing acquistando una raccolta di romanzi “Natale in giallo” già letta e recensita nel 2017.
La nuova copertina mi ingannò con il decisivo supporto della mia preziosa libraria.
Sellerio non si fa! Non è da voi confondere il lettore per soldi!
Lo confesso ero nel mood di scrivere un post molto duro quanto critico , ma la rabbia e soprattutto la delusione sono fortunatamente sbollite leggendo la seconda raccolta , acquistata insieme alla copia fake.
“Una settimana in giallo” mi ha parzialmente risarcito del dolore letterario, offrendomi modo di passare le festività pasquali con un sorriso agrodolce.
In 7 giorni è stato creato il mondo, dice la Bibbia
In 7 giorni è garantita una dieta miracolosa
In 7 giorni gli autori della Sellerio invece hanno garantito la brillante soluzione del caso sia esso criminoso, amoroso, fantasioso o familiare.
“Una settimana in giallo” è una raccolta che spazia con leggerezza e creatività dal dramma alla commedia e ritorno non causando una caduta rovinosa del tono , ritmo e stile del racconto.
Ogni racconto è una micro storia scandita da giorni della settimana che ne rappresentano il timer temporale oltre che lo spunto narrativo.
Ogni lettore , inevitabilmente, amerà un racconto rispetto ad un altro, ma nessuno potrà dire che questa raccolta manchi verve, forza e profondità di spirito.
Personalmente mi hanno colpito nell’ordine : “Tutti vogliono essere belli” di Alicia Gimenez -Bartlett e “La Neve a Natale “ di Andrej Longo perché ci raccontano con gradualità ed intelligenza autoriale come la violenza e meschinità siano presenti all’interno di una famiglia e quanto sia ancora lunga la strada perché il maschilismo più becero venga sconfitto definitivamente dalla nostra civile ed aperta società.
Invece Gaetano Savatteri con “Per l’alto mare aperto” e Marco Malvadi con “Giovedì gnocchi” utilizzando la loro proverbiale ironia e leggerezza ci confermano invece quanto la singola vita umana possa valere poco o nulla se valutata da persone avide e spietate e che spesso anche la persona migliore in nome dell’amore è capace di mentire e financo ferire la propria amata.
Aleggia su tutti i racconti il ricordo, l’omaggio al Maestro Andrea Camilleri , ancora oggi un ‘assenza fortissima per noi lettori e per la Sellerio
Andrea Camilleri e le sue opere sono citati come filo rosso dell’intera racconta, diventandone l’anima ed il senso stesso del progetto.
“Una settimana in giallo” è una raccolta consigliata in qualsiasi momento dell’anno, ma visto che ci siamo adatta anche per una Pasquetta di riflessione e svago.

44) Bolle Di Sapone (Marco Malvadi)

Bolle di sapone - Marco Malvaldi - MilanoNera

“Bolle di Sapone” è un romanzo scritto da Marco Malvadi e pubblicato da Sellerio Editore nel settembre 2021

Sinossi:
Protagonisti della fortunata serie TV Sky «I delitti del BarLume», attesissimi, finalmente di nuovo in azione i vecchietti e il barista Massimo con un intrigo dai risvolti inattesi. Marco Malvaldi non delude i suoi lettori abituati alla formula che unisce umorismo e suspense. Eppure sorprende con questo romanzo che tocca assai da vicino i temi drammatici del momento, dalla pandemia ai risvolti socioeconomici che hanno travolto le vite degli italiani. Tanto che dopo essersi gustati il ben congegnato giallo comico la commozione subentra inaspettata.
Recensione:
Era inevitabile che la pandemia, il Covid e soprattutto il drammatico Lockdown del 2020 venissero utilizzati creativamente come spunto drammaturgico da scrittori e sceneggiatori nel realizzare i loro futuri progetti.
Era meno scontato invece che queste tematiche potessero essere “declinate” in toni ironici e gustosi all’interno di una commedia.
Va dato merito a Marco Malvadi d’ aver scritto “Bolle di Sapone” strappando più di un sorriso al lettore.
“Bolle di Sapone” ci racconta come i vecchietti terribili del Bar Lume affrontano l’isolamento imposto dalla pandemia.
Si è tanto scritto, discusso come il distanziamento sociale abbia provocato dolore, sofferenza, depressione oltre che un disastro economico.
Tanti, troppi anziani sono stati costretti all’isolamento, separati dall’affetto di figli e nipoti.
L’emergenza sanitaria ha generato quella psicologica ed esistenziale, le cui conseguenze sono ancora incalcolabili.
“Bolle di sapone” si è rivelato una lettura piacevole, divertente, ironica e soprattutto inaspettata sul piano narrativo commuovendo il lettore.
Malvadi costruisce apparentemente un classico “caso” da Bar Lume ambientato nella primavera 2020 e sviluppato sull’asse Pineta-Calabria dove si ritrova “confinata” Alice, la vicequestora e fidanzata di Massimo.
L’intreccio narrativo si muove fluido sugli abituali schemi della saga alternando la parte investigativa a quella più da commedia in cui ascoltiamo i battibecchi verbali tra i vecchietti e Massimo.
Il Covid 19 impedisce al gruppo di riunirsi al bar e così le riunioni avvengono in streaming tramite la piattaforma Zoom facendoci rivivere i mesi più difficili della pandemia.
Un duplice omicidio di una coppia di ristoratori a distanza di poche ore avendo il figlio come unico indiziato sembra essere il “giusto tonico” per tenere arzilli e partecipativi i vecchietti distraendoli dai tragici bollettini della pandemia.
I vecchietti e Massimo inizieranno la loro consueta indagine parallela rivelandosi ancora una volta determinanti nella soluzione del caso.
Ma proprio quando tutto sembra risolto, ecco che Malvadi con maestria e malizia fa scoppiare la” bolla narrativa” abilmente costruita, a cui si era dato credito.
Il finale di “Bolle Di Sapone” non solo ribalta ogni giudizio, convinzione acquisita, ma soprattutto “obbliga” il lettore a rivalutare l’intero romanzo da una diversa quanto tenera prospettiva.
“Bolle di Sapone” è quindi in ultima analisi un inedito e riuscito manifesto sull’amicizia, sull’importanza di tenere impegnati i nostri anziani, risorsa insostituibile per Il Bar Lume, per la letteratura e financo per il nostro Paese.

29)Flora (Alessandro Robecchi)

“Flora” è un romanzo scritto da Alessandro Robecchi e pubblicato da Sellerio il 25 Marzo 2021

Sinossi:
Flora De Pisis è stata rapita. La regina della tivù del dolore, Nostra Madonna delle Lacrime, la principessa del cinismo, la diva tanto umana, l’amore delle masse, la cui popolarità è in gran parte merito di Carlo Monterossi, inventore, pentito, del programma Crazy Love. Ed è a lui che il capo indiscusso della Grande Tivù Commerciale affida la delicatissima faccenda, nella speranza che la trattativa rimanga segreta. Carlo si mette al lavoro con la «sua squadra»: l’investigatore Oscar Falcone, la sua socia Agatina Cirrielli, ex sovrintendente di polizia, e Bianca Ballesi che conosce i segreti indicibili del programma di Flora. È un vero sequestro o una trovata pubblicitaria? E poi: chi sono i rapitori? Cosa vogliono? La richiesta del riscatto arriva quasi subito: dieci milioni di euro, ma soprattutto – inaudito – un’ora di trasmissione in diretta nell’orario di massimo ascolto. Libera, pirata, senza controlli né spot pubblicitari. Incredibile. Inaccettabile. A meno che… Mentre la tensione cresce, il Paese si agita alla notizia ormai pubblica, i media sembrano impazzire e la data della messa in onda si avvicina, i «terroristi» sembrano sempre più una brigata di agitatori surrealisti, guidati da una coppia che ha inventato «un piano bellissimo, oltre le stelle» e ispirati da un grande artista: Robert Desnos, poeta e resistente. In un romanzo dal ritmo denso, che dosa magistralmente poesia e suspense, si intrecciano misteriosamente mondi lontanissimi: lo show nazional-populista della tivù, estremo esercizio di cinismo, e la Parigi degli anni Venti, delle avanguardie, delle cave e dei bistrot dove esplodeva la rivoluzione surrealista, tra amour fou e Resistenza. Alessandro Robecchi firma una delle avventure più coinvolgenti di Carlo Monterossi, ricca di tensione noir e passione letteraria, ambientata come sempre in una Milano vista dai banconi dei bar, dai salotti borghesi, dalle scrivanie degli uffici, dai marciapiedi e dalle finestre dei palazzi di periferia. I suoi romanzi – meccanismi precisi, ironia irresistibile nei dialoghi e nelle trovate – gettano sempre uno sguardo disincantato e illuminante sulla nostra società.
Recensione:
Confesso la mia colpa: non avevo mai letto un romanzo di Alessandro Robecchi, al massimo qualche racconto all’interno delle raccolte Sellerio
La sinossi di “Flora” piuttosto intrigante quanto curiosa avevo sollecitato la mia curiosità, fiducioso d’ apprezzare pienamente un altro talentuoso autore della scuderia “Sellerio”.
Invece stavolta la curiosità letteraria mi ha tradito.
Le potenzialità drammaturgiche, sociologiche ed esistenziali si sono rivelate complessivamente deboli e poco coinvolgenti.
Probabilmente non avendo letto i precedenti romanzi con protagonista il celebre autore televisivo Carlo Monterossi non ho trovato il giusto “mood” per comprendere al meglio la storia, i personaggi. Così la lettura mi è risultata faticosa, lenta e piuttosto monotona.
L’idea di partenza era indubbiamente particolare quanto provocatoria incentrando la storia sul rapimento di Flora De Pisis, regina del Tv trash, rievocando la figura della “ nostra” Barbara D’Urso.
Un rapimento organizzato da una misteriosa coppia al fine di veicolare e ricordare la memoria di un poeta morto in un campo di concentramento durante un evento televisivo a rete unificate.
“Flora” si presenta, sviluppa come un noir tragicomico in cui l’autore irride lo stato decadente della nostra società fondata sulla vita e sicurezza di una presentatrice televisiva.
Un Paese bloccato in attesa d’avere notizie sulla liberazione dell’amata Flora.
“Flora” evidenzia le contraddizioni, storture e limiti di un Paese privo di memoria e legato all’effimero mondo della TV.
“Flora” è un romanzo ben scritto, capace anche di regalare alcuni passaggi brillanti, ironici ed altri cinici, ma alla lunga si dimostra di corto respiro e senza quel quid letterario necessario a far scuotere le coscienze del lettore.
Alessandro Robecchi ha cercato di raccontare con ironia la decadenza ed ipocrisia italica, ma il risultato finale è stato un racconto piuttosto autoreferenziale e retorico.

12) Màkari

“Màkari” è una miniserie diretta da Michele Soavi. Con Claudio Gioè, Domenico Centamore, Ester Pantano, Tuccio Musumeci, Antonella Attili, Astrid Meloni. Commedia drammatica, giallo. Italia 2021.

Recensione

Avviso ai naviganti: “Màkari”, in arrivo da lunedì 15 marzo su Rai1, è ambientata in Sicilia, ma in quella Occidentale non in quella Orientale. Ha una fonte d’ispirazione letteraria, ma l’autore si chiama Gaetano Savatteri, non Andrea Camilleri. Avete capito dove voglio andare a parare?

Appena il pubblico – “orfano” di un ben noto commissario – ha sentito pronunciare insieme le parole Sicilia, Sellerio e Palomar, la tentazione di pensare di trovarsi davanti il naturale sostituto di Montalbano sarà stata forte… ma non è decisamente questo lo spirito con cui avvicinarsi a questa miniserie in quattro puntate! continua

5) Autobiografia di Petra Delicado (Alicia Giménez-Bartlett)

“Autobiografia di Petra Delicado” è un romanzo scritto da Alicia Gimenez-Bartlett e pubblicato da Sellerio il 14 Gennaio 2021.

Sinossi:
Alicia Giménez-Bartlett firma un romanzo sorprendente che sposta il centro del racconto dal delitto al personaggio. Petra Delicado, la dura, femminista e idealista, poliziotta di strada per le vie di Barcellona, si racconta in una confessione ininterrotta, calda e autentica, e si interroga sul senso della vita e la complessità dei rapporti umani.
Recensione:
Quando un personaggio cinematografico, televisivo e financo letterario fa breccia nel cuore dei fan e della critica, è inevitabile voler saperne di più.
Il “passato” del personaggio si tramuta nella classica miniera d’oro per produttori /editori ben felici di dare vita a prequel, serie e libri di sicuro successo.
Il “fenomeno” Petra Delicado non è sfuggito a questa regola, amplificato in Italia dal trionfale adattamento televisivo andato in onda lo scorso autunno con protagonista la brava Paola Cortellesi.
Petra Delicado già nella sua presentazione al lettore presentava già un grande potenziale narrativo: 2 volte divorziata, femminista, dura, cinica, priva di alcun istinto materno, ma ciò nonostante pronta a sposarsi con l’architetto Marcos per la terza volta, facendosi carico di suoi 4 figli.
“Autobiografia di Petra Delicado” sconvolge però i canoni narrativi e strutturali abituali sul passato del personaggio.
In questo caso è la stessa Delicado a raccontarci, anzi sarebbe meglio dire mettere per iscritto le proprie memorie una volta maturata l’esigenza d’isolarsi in un convento di suore per riordinare le idee e fare il punto sulla propria esistenza.
“Autobiografia di Petra Delicado” è un divertente, ironico ed allo stesso tempo malinconico viaggio nel tempo in cui la protagonista condivide la propria sfera più intima e personale facendoci conoscere i propri genitori, le due sorelle e quanto sia stato faticoso crescere sopportando, accettando le restrizioni e contraddizioni della società franchista post guerra civile.
Petra è una bambina, poi adolescente diversa dai canoni imposti da una madre autoritaria e rigorosa senza che il padre, troppo remissivo, sia mai intervenuto
Petra sente fin da subito il desiderio d’emanciparsi da un destino castrante e desolante per una donna spagnola dell’epoca.
La vita di Petra si può dividere in tre grandi fasi:
La prima è quella universitaria. Petra può finalmente assaggiare un inizio di libertà ed indipendenza, finché la nostra eroina non si innamora perdutamente di Hugo, collega universitario. Per amore di Hugo, Petra cambia anche la facoltà, passando da Lettere a Legge, convinta di condividere con il suo amato un progetto di vita ricco di gioie e libertà.
Ma quando si renderà conto che il matrimonio con Hugo l’ha fatta invece diventare una casalinga quasi repressa, ecco che l’indole ribelle ed anticonformista le darà forza e coraggio di rompere l’idillio e reiventarsi una vita.
La seconda fase è caratterizzata dalla scelta di arruolarsi in Polizia seguendo il duro corso in Accademia, dove le allieve donne sono appena nove.
Eppure Petra trova nell’uniforme la propria vera identità personale e lavorativa placando almeno in parte la sua innata inquietudine e spirito ribelle
Il raggiunto equilibrio interiore in qualche modo apre per Petra uno nuovo capitolo amoroso iniziando una relazione con il giovane Pepe, eterno Peter Pan, sfociando in un secondo matrimonio, nonostante i dubbi della protagonista.
Un secondo matrimonio che si dimostra ancora una volta una gabbia insopportabile per la Delicado, rifiutandosi di svolgere il ruolo di seconda madre per Pepe.
Petra così divorzia felicemente per la seconda volta senza avere alcun rimpianto per le scelte compiute,
In fine il racconto della Delicado arriva ai “giorni nostri” ed al felice quanto causale incontro con Marcos.
Un incontro nato per motivi professionali trasformatosi poi in una storia d’amore intensa quanto disincantata.
Petra e Marcos hanno entrambi due divorzi alle spalle. Lui ha anche quattro figli da due donne diverse.
Eppure queste due anime si sono trovate, rivelandosi complementari l’una con l’altra.
“Autobiografia di Petra Delicado” è una lettura piacevole, avvincente, ironica e piena di sorprese che soddisferà pienamente le aspettative dei fan della saga.
Alicia Gimenez- Bartlett firma un’opera originale, magistralmente scritta al punto che il lettore dimentica chi sia davvero l’autrice del testo augurandosi il prima possibile un nuovo romanzo firmato da Petra Delicado poliziotta creativa di Barcellona.

108) Riccardino ( Andrea Camilleri)

“Riccardino” è un romanzo scritto da Andrea Camilleri e pubblicato il 16 luglio 2020 da Sellerio Editore.

Sinossi:
L’ultima avventura del commissario Montalbano di Andrea Camilleri.
Anno 2005: Camilleri ha appena pubblicato La luna di carta. Sta lavorando alla successiva avventura della serie, ma in estate consegna a Elvira Sellerio un altro romanzo con protagonista il commissario Montalbano. Si intitola Riccardino. L’accordo è che verrà pubblicato poi, un domani indefinito, si sa solo che sarà l’ultimo romanzo della saga Montalbano.
Anno 2016. Sono passati 11 anni durante i quali sono usciti 15 libri di Montalbano. Andrea Camilleri sente l’urgenza di riprendere quel romanzo, che è venuta l’ora di «sistemarlo». Nulla cambia nella trama ma solo nella lingua che nel frattempo si è evoluta. Né muta il titolo che allora considerava provvisorio ma al quale ormai si è affezionato e che nel 2016 decide essere definitivo. Un titolo così diverso da quelli essenziali ed evocativi e pieni di significato ai quali siamo abituati, in cui risuonano echi letterari: La forma dell’acqua, Il giro di boa, Il ladro di merendine, L’altro capo del filo. Ma Riccardino segna quasi una cesura, una fine, ed è giusto marcare la differenza sin dal titolo.
Ma come è nata l’idea, e soprattutto perché.
Racconta Andrea Camilleri in una vecchia intervista che a un certo punto si era posto il problema della «serialità» dei suoi romanzi, dilemma comune a molti scrittori di noir, che aveva risolto decidendo di fare invecchiare il suo commissario insieme al calendario, con tutti i mutamenti che ciò avrebbe comportato, del personaggio e dei tempi che man mano avrebbe vissuto. Ma poi, aggiunge, «mi sono pure posto un problema scaramantico». I suoi due amici scrittori di gialli, Izzo e Manuel Vázquez Montálban, che volevano liberarsi dei loro personaggi, alla fine erano morti prima di loro. Allora «mi sono fatto venire un’altra idea trovando in un certo senso la soluzione».
Ecco: la soluzione la scopriranno i suoi tantissimi affezionati lettori di questo Riccardino che pubblichiamo ricordando Andrea Camilleri con grande gratitudine.

Recensione:
L’uscita di “Riccardino” è stata vissuta dai fan del commissario Salvo Montalbano come fosse una finale mondiale con l’Italia in campo.
L’”ultima indagine del commissario più amato d’Italia è stata accompagnata per anni da rumors, leggende, aneddoti e false piste messe in giro dallo stesso divertito Maestro Camilleri.
L’attesa è stata spasmodica, la curiosità infinità mista al timore nel dover scoprire come Andrea Camilleri avesse deciso, anni prima, di mettere la parola fine al suo amato/odiato personaggio.
Già “l’odiato Montalbano, perché il personaggio televisivo aveva preso il sopravvento non solo sul Montalbano letterario, ma costretto “L’Autore” ad una faticosa convivenza creativa.
Quando nel giugno del 2018 uscì “Il Metodo Catalanotti”, probabilmente, sono stato uno dei pochi a difendere la “svolta” sentimentale “del commissario Montalbano.
Vedendo in questa svolta non soltanto delle potenzialità narrative, ma soprattutto avvertendo in Camilleri l’esigenza creativa di voler “sparigliare” rinnovando struttura e personaggi della saga.
Il finale aperto del romanzo, una vera rarità per Camilleri, mi aveva fatto credere, sperare che nei successivi romanzi il personaggio di Antonia sarebbe diventata centrale o quanto meno ci saremmo gustati un Montalbano alle prese con una relazione molto diversa quanto tosta rispetto a quella avuta con Livia.
Ebbene, le mie personale e modeste aspettative sono state nettamente disattese e le mie previsioni editoriali, narrative si sono rivelati decisamente errate.
“Riccardino” si è dimostrato un romanzo assestante rispetto ai 15 romanzi scritti successivamente dal Maestro.
“Riccardino” non presenta alcun collegamento diretto o quanto meno indiretto con il “Metodo Catalanotti””, lasciando così “incompiuta” la neo storia tra il commissario ed Antonia.
“Riccardino” può essere considerato, sul piano narrativo e stilistico, come una “tradizionale” indagine, se non fosse per il fatto che il lettore assiste a dei divertenti “intermezzi” telefonici e scritti tra il commissario e lo stesso Camilleri.
Intermezzi in cui possiamo apprezzare nuovamente il talento, ironia e soprattutto la formazione teatrale di Camilleri.
Il Montalbano letterario si lamenta come il personaggio televisivo gli abbia rovinato l’esistenza e carriera, mentre l’Autore rimprovera al primo di non seguire più le regole del giallo rendendogli così quasi impossibile poter scrivere una storia coerente e convincente.
Questa continua triangolazione tra Camilleri ed i due Montalbano rappresenta l’unica e rilevante novità di un romanzo che di per sé sarebbe stato privo di particolari guizzi creativi e stilistici.
Dispiace scriverlo ma “Riccardino” è una deludente conclusione di questa straordinaria cavalcata letteraria.
“Riccardino” stona con le scelte editoriali compiute dalla Sellerio dal 2005 fino al 2018 sul commissario Montalbano.
Paradossalmente, a mio modesto parere, avrebbe avuto più senso considerare “Il Metodo Catalanotti” come epilogo piuttosto che “Riccardino”.
È difficile d’accettare che il Maestro volesse davvero questo tipo di conclusione.
La “prematura” scomparsa di Camilleri inevitabilmente avrà stravolto i piani originali di rinnovamento della serie, provocando questi infelici risultati.
Salvo Montalbano meritava una diversa uscita di scena, degna della sua fama e storia.
Seguirò solo in parte l’idea di Camilleri: “Riccardino” scomparirà lentamente quanto inesorabilmente dalla mia memoria e cuore.
“Riccardino” non è mai esistito.
L’ultimo romanzo su Montalbano è ancora custodito dentro la cassaforte di Elvira Sellerio.

107) Il Borghese Pellegrino (Marco Malvadi)

“Il Borghese Pellegrino “è un romanzo scritto da Marco Malvadi e pubblicato il 18 Giugno 2020 da Sellerio Editore.

Sinossi:
Ritorna Pellegrino Artusi, padre della gastronomia italiana, in un giallo dal meccanismo perfetto tra atmosfere gotiche e buona cucina.
Recensione:
Non sono un appassionato di cucina. Aborro i programmi televisivi di cucina. Se vedo un cuoco ospite di un talk show politico spegno la TV.
Si, avete capito bene, ho sviluppato una chiara e netta insofferenza nei confronti degli chef tuttologi elevati dalla critica a star /influencer da cui far dipendere il futuro del nostro Paese.
Considerato questo conclamato e personale pregiudizio “antropologico”, caro lettore, pensi che il mio giudizio su “Il Borghese Pellegrino” era già scritto prima ancora di leggerlo?
Confesso il mio scettico approccio al romanzo, timoroso nel dover constatare una debolezza strutturale o l’assenza del necessario quid narrativo e creativo da parte dell’autore.
Alla fine però “Il Borghese Pellegrino” si è rivelato un romanzo complessivamente piacevole da leggere, brillante nei dialoghi, sebbene il giallo, in sé l’omicidio avvenuto dentro una stanza chiusa sia un chiaro riferimento al genio unico di Agatha Christie, regina del thriller.
Probabilmente il personaggio di Pellegrino Artusi non avrebbe meritato o meglio non possedeva l’appeal narrativo per dare vita ad un secondo romanzo come protagonista assoluto.
E lo stesso Marco Malvadi consapevole del corto “respiro” drammaturgico, ha cercato lodevolmente d’ampliarlo immaginando una storia con più personaggi rinchiusi dentro un antico casale per un week end ed un omicidio misterioso da risolvere.
“Il Borghese Pellegrino” è sì un giallo, ma anche un romanzo storico e politico ben mescolati insieme con ironia e sagacia dall’autore, offrendo così al lettore una “pietanza” ricca di sapori quanto intrigante.
Perché è stato ucciso il dottor D’Ancona, delegato del Consiglio di Amministrazione del Debito Pubblico della Turchia? Chi voleva la sua morte?
Il lettore si prepari a seguire un’indagine diversa dal solito, in cui verranno a galla tradimenti, amori clandestini e corruzione davvero curiosi quanto impensabili visto l’alto lignaggio degli ospiti.
“Il Borghese Pellegrino” pur essendo un romanzo storico tratta alcune tematiche (debito sovrano, rapporto UE-Turchia ed avidità degli imprenditori) che sarebbero facilmente applicabili, adattabili al mondo d’oggi.
“Il Borghese Pellegrino” pur non essendo un capolavoro letterario né come giallo né tanto meno come romanzo storico, è comunque una lettura consigliata per chi abbia interesse e piacere nell’unire insieme   cucina e  letteratura.

102) Conosci l’estate ? ( Simona Tanzini)

“Conosci l’estate?” è un romanzo scritto da Simona Tanzini e pubblicato il 4 Giugno 2020 da Sellerio Editore.

Sinossi:
Una nuova detective entra in casa Sellerio: Viola, giornalista romana, si è trasferita da poco a Palermo, città che la attrae ma che lei guarda con l’occhio disincantato di chi non si è lasciato sopraffare dal mito che la accompagna da secoli. Quando viene a sapere dell’omicidio di una ventenne, la giornalista si fa detective e osserva la città e i suoi abitanti attraverso una lente colorata. Sì, perché Viola è affetta da «sinestesia cromo-musicale», vede il colore della musica; inoltre percepisce che tutte le persone hanno una loro melodia personale, e che quando risuona, puoi vedere il loro colore. Sulla scia di una sfumatura rossa inizia ad indagare…

Recensione:
Raramente, da sincero e fedele fan della Sellerio, mi sono ritrovato in disaccordo letterario con le scelte fatte dalla casa editrice palermitana.
Così quando una settimana fa nel consueto giro tra gli scaffali della mia libreria di riferimento ho visto esposto questo romanzo dell’esordiente Simona Tanzini, non ho avuto dubbi ad acquistarlo.
La “garanzia Sellerio” è sempre stata bastevole per superare ogni mio dubbio da lettore.
“Conosci l’estate?” non è un brutto romanzo, voglio subito metterlo in chiaro.
Simona Tanzini è un’autrice di valore. In questa sua opera prima ha dimostrato di possedere una penna ironica, uno stile brioso, frizzante, incisivo ed una naturale abilità nell’alternare il dramma alla commedia e viceversa nella stessa storia.
Il suo personaggio femminile Viola ha mostrato potenzialità narrative e caratteriali che sicuramente nel medio periodo conquisteranno il pubblico e magari un giorno anche quello televisivo.
Ma ad oggi, 14 luglio 2020, il mio giudizio sull’opera è complessivamente freddo.
L’impianto drammaturgico mi ha colpito poco senza mai provocarmi una vera scintilla d’interesse o curiosità. Ho altresì faticato ad entrare in empatia con la protagonista e gli altri personaggi
“Conosci l’estate?” è un romanzo atipico, cupo, quanto colorato, malinconico, brioso.
Una continua oscillazione di toni ed atmosfere che però impediscono al lettore di trovare la più giusta chiave di lettura e soprattutto di comprendere pienamente lo spirito e senso più ampio voluti dall’autrice.
“Conosci l’estate?” è probabilmente uno di quei romanzi che si apprezza maggiormente con una seconda e più attenta lettura.
Non resta che guardare al futuro editoriale di Simona Tanzini con gli occhi di Viola ed immaginando un colore di successo…