95) Tori e Lokita

“Tori e Lokita” è un film di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne. Con Mbundu Joely, Pablo Schils, Marc Zinga, Claire Bodson, Baptiste Sornin. Drammatico, 80′. Francia 2022

Sinossi:

Lokita è una ragazza che, nell’arrivo in Europa, ha incontrato un bambino, Tori. I due sono diventati di fatto, pur provenendo l’una dal Camerun e l’altro dal Benin, fratello e sorella. Per la legge del Belgio però devono poterlo dimostrare e, non riuscendovi, il lato peggiore della vita è in loro attesa.

Recensione:

Sembra essere scritto nelle stelle di Cannes, che la musica italiana faccia da accompagnamento a film in odore di Palma d’oro. Nel 2019 Gianni Morandi trionfò insieme al coreano “Parasite”. Quest’anno potrebbe essere la volta di Angelo Branduardi con “Alla fiera dell’est”, abbinata al nuovo film dei fratelli Dardenne.

“Tori e Lokita” è una storia commovente, semplice ma potente, e non vorrei correre il rischio di sbilanciarmi troppo, ma se sabato dovesse aggiudicarsi qualche premio sarebbe più che meritato.

Dopo un paio di pellicole alquanto scialbe, i fratelli Dardenne sono tornati a pungere come ai vecchi tempi con una storia di “fratellanza di fatto” anche se non certificata da un legame di sangue. Una sceneggiatura essenziale, come nella migliore tradizione dei due registi, ma che col passare dei minuti cresce in forza e valenza simbolica. continua su

133) L’età giovane

Il biglietto da acquistare per “L’età giovane” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“L’età giovane” è un film di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne. Con Idir Ben Addi, Olivier Bonnaud, Myriem Akheddiou, Victoria Bluck, Claire Bodson. Titolo originale: Le jeune Ahmes. Drammatico, 84′. Belgio 2019

Sinossi:

Ahmed ha 13 anni ed è entrato nella spirale dell’integralismo musulmano grazie all’indottrinamento di un imam che, tra le altre cose, gli ripete che la sua insegnante di lingua araba, anch’essa musulmana, è un’apostata. Ahmed che venera un cugino martire dell’Islam, decide allora di procedere autonomamente e di passare all’azione nei suoi confronti.

Recensione:

Dopo otto giorni qui a Cannes, doveva arrivare, era nell’aria. Adesso il buon Thierry Fremaux può vantarsi di aver presentato al pubblico non una ma ben due “Spira Mirabilis” – chi mi segue da qualche tempo sa di cosa parlo! – in questa edizione del Festival.

Dopo “Jean” di Bruno Dummot, inserito nella sezione Un certain regard, i fratelli Dardenne decidono infatti di suicidarsi artisticamente con il loro nuovo film, “L’età giovane” (Le jeune Ahmed), presentato nella competizione principale.

Scrivere parole così tranchantes nei confronti dei registi belgi dispiace, ma è davvero dura salvare qualcosa in quello che si rivela un naufragio narrativo e stilistico. Dopo la débâcle del 2016 de “La ragazza senza nome” i Dardenne hanno provato a rinnovarsi finendo però per restare ancora prigionieri della loro idea di cinema.

Lo spunto di partenza del film – spiegare come un giovane francese possa trasformarsi in un integralista, nonostante la sua famiglia sia moderata – poteva anche essere interessante. Peccato che nell’evidenziare le reazioni di chi lo circonda, il personaggio di Ahmed rimanga tristemente immobile, chiuso nelle sue convinzioni. continua su

“L’età giovane”: integralismo e cattivi maestri nel film dei Dardenne

248) La ragazza senza nome

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Il biglietto da acquistare per “La fille inconnue” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio (con riserva); 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.

Un film di Luc e Jean-Pierre Dardenne. Con Adele Haenel, Jérémie Renier, Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione, Thomas Doret. Drammatico, 113’. 2016.

Dopo “I, Daniel Blake” di Ken Loach (qui la recensione) anche i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne portano al Festival di Cannes un film che racconta le storture del mondo della sanità, questa volta francese, “La fille inconnue”.

Rispetto alla pellicola di Loach, la prospettiva qui è quella della giovane dottoressa Jenny Davin (Haenel). Lo spettatore entra nella placida e un po’ monotona routine di una persona dedita completamente alla sua professione. Jenny, infatti, vive per i malati.

La sua vita cambia quando, una sera, non apre la porta dello studio a una paziente. La donna, una prostituta, viene poco dopo brutalmente uccisa e quando la polizia comunica la notizia a Jenny lei è travolta dai sensi di colpa.

Sentendosi responsabile della morte della sconosciuta, Jenny vuole scoprirne almeno il nome, per darle poi una dignitosa sepoltura. Il film affianca così, al versante più strettamente medical, una sorta di indagine stile “Signora in giallo”. Il doppio registro narrativo, purtroppo, non aiuta a dare una marcia in più sul piano del ritmo, che risulta davvero compassato. continua su

Festival del cinema di Cannes | In concorso | La fille inconnue

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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