112)Annette

Il biglietto d’acquistare per “Annette” è : Omaggio

“Annette” è un film di Leos Carax. Con Adam Driver, Marion Cotillard, Simon Helberg, Devyn McDowell, James Reade Venable. Drammatico, musical. Francia, USA 2021

Sinossi:

Los Angeles. Henry è uno stand-up comedian con uno spiccato senso dell’umorismo; Ann una cantante di fama internazionale. Sul palcoscenico sono la coppia perfetta: felici, pieni di salute e radiosi. La nascita della prima figlia, Annette, una bambina misteriosa con un destino eccezionale, cambierà la loro esistenza.

Recensione:

Forse sono solo un po’ arrugginito, e mi serve un attimo per rientrare in sintonia con “l’estetica cinematografica di Cannes” o, più prosaicamente, con le motivazioni di Frémaux e soci. Perché lo ammetto, anche questa volta, io la scelta di “Annette” di Leos Carax come film d’apertura per il Festival non l’ho capita.

Sono al mio primo giorno di kermesse, e alla prima visione, e già sono sommerso da imbarazzo e dubbi. Imbarazzo perché ho difficoltà a incasellare “Annette” in un genere.

Nonostante – e paradossalmente – la pellicola mescoli musical, melodramma, thriller, horror, grottesca satira sui media, ironica critica sulla gestione dei baby talenti, infatti, sembra come mancarle una chiara identità.

L’imbarazzo è anche legato alle scene di sesso in chiave musical con protagonisti Adam Driver e Marion Cotillard – ho preso atto oggi dell’esistenza di un nuovo filone di trash che qualcuno ama definire autoriale. I due attori risultano stonati, male assortiti, privi di alchimia. E il ruolo mortifica tristemente il talento della Cotillard, davvero scialba.

Sarei tentato di gridare allo “Spira mirabilis” di Cannes 2021, ma qualcosa mi blocca. E qui nascono i miei dubbi. Sono certo che molti colleghi loderanno chi l’originalità del progetto chi le doti recitative del poliedrico Adam Driver, ipotizzando per lui persino una Palma d’oro. continua su

106) Madres Paralelas

Il biglietto d’acquistare per “Madres Paralelas” è : Omaggio (Con Riserva)

“Madres Paralelas” è un film di Pedro Almodóvar. Con Penélope Cruz, Rossy De Palma, Aitana Sánchez-Gijón, Julieta Serrano, Milena Smit. Drammatico, 123′. Spagna 2021

Sinossi:

Janis e Ana condividono la stanza di ospedale nella quale stanno per partorire. Sono due donne single, entrambe in una gravidanza non attesa. Janis, di mezza età, non ha rimpianti e nelle ore che precedono il parto esulta di gioia. Ana invece è un’adolescente spaventata, contrita e traumatizzata. Janis tenta di rincuorarla mentre passeggiano tra le corsie dell’ospedale come delle sonnambule. Le poche parole che scambiano in queste ore creeranno un vincolo molto forte tra le due e il fato, nel fare il suo corso, complicherà in maniera clamorosa le vite di entrambe.

Recensione:

Prendi atto che anche in campo cinematografico sei diventato anziano quando (quasi) tutti applaudono al film d’apertura di uno dei più prestigiosi festival del cinema internazionali e tu invece resti impassibile e dubbioso su quanto visto.

Venezia 78 e Pedro Almodóvar con il suo “Madres paralelas” mandano in crisi esistenziale il vostro inviato già dal primo giorno. Non si tratta di un brutto film, sia chiaro, ma per me nel complesso è pasticciato, caotico, dispersivo, quasi inconcludente.

Il regista spagnolo mette decisamente troppa carne al fuoco dal punto di vista tematico – si spazia dalla maternità e gli scambi di neonato in culla alla guerra civile spagnola e alle fosse comuni dove vennero sepolti migliaia di dissidenti fino alla fluidità sessuale – , dando vita a una sceneggiatura a cui manca una chiara identità, una cornice, un punto d’arrivo.

Ognuno degli argomenti trattati avrebbe meritato, secondo me, un film assestante e il giusto approfondimento storico, morale ed esistenziale. “Madres paralelas”, invece, tira dritto per la sua strada senza soffermarsi, macinando omissioni, contraddizioni e buchi narrativi e trasmettendo la sensazione di tre storie unite tenute insieme da un capriccio autoriale piuttosto che da una visione armonica. continua su

79) Welcome Venice

Il biglietto da acquistare per “Welcome Venice” è:
 Ridotto

“Welcome Venice” è un film di Andrea Segre. Con Paolo Pierobon, Andrea Pennacchi, Roberto Citran, Ottavia Piccolo. Drammatico, 100′. Italia 2021

Sinossi:

Pietro e Alvise sono i due eredi di una famiglia di pescatori della Giudecca, l’isola più popolare di Venezia. Si scontrano nel cuore della trasformazione inarrestabile che sta cambiando la vita e l’identità di Venezia e della sua gente: l’impatto sempre più profondo del turismo globale ha modificato il rapporto stesso tra città e cittadini, tra casa e vita e la pandemia ha reso ancora più evidente questa crisi. Pietro, nonostante fatiche e solitudini, vorrebbe continuare a pescare moeche, i granchi tipici della laguna; Alvise vede invece nella loro casa di Giudecca lo strumento ideale per ripartire tentando di entrare nell’élite del potere immobiliare che governa la città. Il loro scontro coinvolge tutta la famiglia in un racconto corale di come sta cambiando il nostro mondo.

Recensione:

Fin dalle origini dell’umanità, a cominciare dai biblici Caino e Abele, la storia è piena di litigi, incomprensioni e odio tra fratelli. Come potrà raccontarvi chi ha la (s)fortuna di averne uno, andare sempre d’amore e d’accordo è impresa titanica, praticamente impossibile. Si discute per soldi, per amore, per gelosia.

“Welcome Venice” di Andrea Segre, film di apertura delle Notti Veneziane, lo spazio off delle Giornate degli Autori, scrive una nuova pagina di questa storia infinita, attraverso le vicende di Pietro (Pierobon) e Alvise (Pennacchi), eredi di una famiglia di pescatori della Giudecca.

In una Venezia che porta tutti i segni della pandemia, dei lockdown e della mancanza di turisti, i fratelli incarnano due stili di vita e due modi di essere e di pensare totalmente diversi. E hanno idee diametralmente opposte su cosa fare della loro attività.

Pietro e Alvise, negli anni, hanno compiuto scelte diverse, allontanandosi irrimediabilmente. Il primo, dopo essere stato in carcere, ha scelto di lavorare come pescatore di moeche insieme al fratello maggiore Tony (Citran). Il secondo ha messo su un fiorente business di locazione immobiliare per turisti. Poi è arrivata la pandemia, mettendo tutto in stand-by.

Adesso che il peggio sembra passato, Alvise vorrebbe ristrutturare la vecchia casa di famiglia, trasformandola in un residence di lusso, ma al progetto si oppongono Tony e Pietro…

Narrativamente parlando, “Welcome Venice” è la rilettura veneziana dell’ever green “Fratelli coltelli”, ma lo spettatore mai come in questo caso fatica a schierarsi con uno dei due contendenti. Entrambi i fratelli sono infatti mossi da legittime e solide motivazioni: Pietro, carattere spigoloso e ombroso, vede nella casa l’unica certezza della sua vita e non riesce a immaginarsi altrove. Alvise, invece, è ambizioso e cerca, utilizzando questo bene in disuso, un riscatto sociale ed economico. continua su

138) Lacci

Il biglietto da acquistare per “Lacci” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Lacci” è un film di Daniele Luchetti. Con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno. Drammatico, 100′. Italia 2020

Sinossi:

In un passato lontano, Aldo ha tradito Vanda e abbandonato i suoi figli a Napoli. A Roma ha ricominciato con Livia, una collega e una “voce” più gentile. In mezzo due figli, Anna e Sandro, che crescono e covano un avvenire di rancori. Vanda tenta il suicidio, Aldo non cede al ricatto ma qualche anno dopo torna a casa e riannoda i lacci sciolti. Aldo e Vanda escono intatti dalla crisi ma è solo apparenza. A guardarli da vicino le crepe e le riparazioni saltano agli occhi. La débâcle è dietro l’angolo, Anna e Sandro pure.

Recensione

Nulla è più importante della famiglia. La serenità dei figli, per un genitore, viene sopra ogni cosa. Non esiste un matrimonio totalmente felice, semmai uno capace di resistere agli alti e bassi della vita.

Famiglia, legami, sensi di colpa, sbandate e ritorni di fiamma: “Lacci” di Daniele Luchetti, film d’apertura di questa sofferta Venezia 77, non si fa mancare nulla sul piano narrativo e dei colpi di scena.

Attenzione, caro spettatore, si tratta di una pellicola destinata a dividere il pubblico e a far discutere. La stampa presente al Lido ha reagito freddamente o quasi, ritenendola solo un modesto e confuso adattamento dell’omonimo e celebre romanzo.

Personalmente imputo a Luchetti e agli altri sceneggiatori di non aver osato fino in fondo nel rappresentare l’involuzione dell’istituzione famigliare e la potenza di ipocrisia e sensi di colpa nel condizionare i legami di coppia, ieri come oggi. continua su

“Lacci”: storia di una famiglia disfunzionale, tra silenzi e ricatti

 

 

213) Tutti Lo Sanno

Il biglietto da acquistare per “Tutti lo sanno” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Tutti Lo Sanno” è un film di Asghar Farhadi. Con Penelope Cruz, Javier Bardem, Ricardo Darìn, Eduard Fernandez , Barbara Lennoe, Jose Angel Egido, Carla Campra. Drammatico, 130′. Spagna, Francia 2018

Sinossi:

Laura ritorna nel paese della sua infanzia per partecipare al matrimonio della sorella. Lasciata anni prima la Spagna per l’Argentina, è sposata con uomo che non ama più e ha due figli che ama sopra ogni cosa. Nella provincia della Rioja con gli affetti più cari ritrova Paco, amico della giovinezza e compagno per una stagione. L’accoglienza è calorosa, il matrimonio da favola, i festeggiamenti esultanti, i gomiti alzati ma la gioia lascia improvvisamente il posto alla disperazione. La figlia di Laura viene rapita. Una sparizione che fa cadere le maschere in famiglia e in piazza dove tutti sanno.

Recensione:

Dopo aver visto “Tutti lo sanno”, film che ha aperto la 71° edizione del Festival del cinema di Cannes, tutti potranno dire di aver finalmente capito perché il regista due volte premio Oscar Asghar Farhadi avesse fino a oggi evitato di realizzare pellicole “non iraniane”.

Il buon Farhadi era probabilmente consapevole di soffrire della “sindrome di Sansone”: il personaggio biblico traeva la forza leggendaria dalla sua folta chioma, lui ispirazione dalla sua terra.

“Tutti lo sanno” è la prima, inaspettata, delusione di questo Festival: un film modesto, banale, prevedibile. A partire dallo spunto drammaturgico che dà il là alla storia, il ritorno a casa di Laura (Cruz) e dei suoi due figli per il matrimonio della sorella.

Lo spettatore deve aspettare ben 40 minuti prima di capire quale sia la mission narrativa pensata da Farhadi, un tempo eccessivo e poco comprensibile, passato quasi tutto a raccontare nel dettaglio la festa di nozze.

Nel frattempo sono gettate qua e là, in modo approssimativo e quasi causale, alcune informazioni sui personaggi e sui rapporti che li uniscono – o li hanno uniti in passato. Veniamo così a sapere che Laura e Paco (Bardem) sono stati insieme per molto tempo, fino all’improvvisa rottura voluta dalla donna. continua su

http://paroleacolori.com/everybody-knows-asghar-farhadi-tenta-il-film-europeo/

104) L’Isola Dei Cani

Il Biglietto d’acquistare per “L’Isola Dei Cani” è: Ridotto (Con Riserva).

“L’isola dei Cani” è un film d’animazione in “Stop Motion del 2018 scritto e diretto Wes Anderson, con le voci originali di : Scarlett Johansson, Bryan Cranston, Liev Schreiber, Tilda Swinton, Edward Norton, Bill Murray, Greta Grewing.

Sinossi:
Wes Anderson torna all’animazione con la sperimentata tecnica a passo uno (vedi Fantastic Mr Fox), a partire questa volta da una storia originale ambientata in una dimensione distopica, in cui uomini e animali antropomorfi convivono. Nel futuro 2037, la crescita incontrollata dei cani e la diffusione di una misteriosa “influenza canina” impone al sindaco della città di Megasaki, nell’arcipelago giapponese, di adottare una drastica misura d’emergenza: mettere in quarantena tutti i cani del Paese, segregandoli su un’isola destinata all’accumulo di rifiuti e immondizia.
In seguito alla scomparsa del suo cane da guardia Spots, un dodicenne di nome Atari Kobayashi dirotta eroicamente un piccolo aeroplano e lo pilota fino all’Isola dei cani. Dopo il brusco atterraggio, viene soccorso da un manipolo di meticci, disposti a tutto pur di sfuggire alla deprimente condizione in cui versano. Commossi dal coraggio e dalla devozione del ragazzino nei confronti dell’animale domestico smarrito, Capo (voce originale di Bryan Cranston), Rex (Edward Norton), Boss (Bill Murray), Duke (Jeff Goldblum) e King (Bob Babalan), si impegnano a proteggerlo dagli uomini che gli danno la caccia e scortarlo nel pericoloso viaggio che deciderà il destino dell’intera Prefettura.
Recensione:
È possibile scrivere e realizzare pellicole di critica politica, sociale e culturale senza risultare però faziosi e retorici , regalando allo spettatore una piacevole, poetica, emozionante ed a conti fatti dando vita a un’ ironica opera d’arte?
Si, è possibile, se il regista ha il nome di Wes Anderson.
Il regista americano con il suo ultimo delicato e divertente film d’animazione in Stop motion “L’Isola Dei Cani”, presentato alla 68 Berlinale, ha dimostrato ancora una volta tutto il suo talento, creatività e sensibilità artistica ed umana.
“L’Isola Dei Cani” è un semplice quanto potente ed incisivo manifesto contro ogni forma di razzismo, intolleranza, sopruso ed abuso della politica.
“L’Isola dei Cani” è una storia lineare, chiara, forse prevedibile in alcuni passaggi narrativi e lenta sul piano del ritmo, ma ciò nonostante affascina, colpisce e coinvolge il pubblico.
Wes Anderson omaggia ancora una volta la cultura giapponese, riuscendo a mescolare l’anima nipponica con quella americana, gettando le basi per una struttura narrativa efficace ed incisivo.
Ci piace ricordare un passaggio del film quando uno dei cani protagonisti della storia chiede direttamente allo spettatore “Da quando noi cani siamo diventati pericolosi per voi umani? Perché ci Odiate? Perché ci volete confinare nell’isola dei rifiuti?”
Una domanda tenera, ingenua, stupita che potrebbe dire oggi un qualsiasi immigrato regolare che vive nel nostro Paese.
Anderson racconta attraverso la metafora dei cani come sia in atto un imbarbarimento della nostra società e come sia sufficiente un’azzeccata campagna mediatica per influenzare e condizionare in modo negativo l’opinione pubblica.
Nessun Muro è giustificabile. Nessuna razza umana od animale può essere deportata per fini politici o propagandistici. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-58/

98) I Fantasmi d’Ismael

Il biglietto da acquistare per “I fantasmi d’Ismaël” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“I Fantasmi d’Ismael”  è un film di Arnaud Desplechin. Con Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel, Mathieu Amalric, Alba Rohrwacher. Drammatico, 110′. Francia 2017

Sinossi:

Ismaël Vuillard, regista febbrile, scrive di notte per ricacciare gli incubi. Legato sentimentalmente a Sylvia, astrofisica con la testa tra le stelle, ha perso Carlotta, la giovane consorte inghiottita vent’anni prima dal nulla. Da allora si prende cura di Henri Bloom, autore cinematografico, mentore e padre inconsolabile di Carlotta, che una mattina d’estate ritorna dall’aldilà. Fantasma tangibile, la sua morte non è mai stata accertata, rientra da una fuga ostinata e da un soggiorno in India, dove si è risposata e dove è rimasta vedova. Di nuovo sola nel mondo, ripara nella sua vecchia vita e tra le braccia di Ismaël, sopraffatto dalle emozioni e dallo sconcerto. Il fantasma di Carlotta lo appressa e finisce per frangere i suoi sentimenti e la sua produzione artistica.

Recensione:

Mai dire mai, nella vita. Anche quando ci si illude di aver raggiunto un equilibrio mentale e sentimentale dopo tanto penare, possono sempre sbucare dei fantasmi pronti a rovinare tutto. Perché ognuno di noi ha dei conti aperti con il passato.

Nel caso di Ismael (Amalric), protagonista del film “I fantasmi d’Ismael” di Desplechin che ha aperto il Festival di Cannes 2017 fuori concorso, sceneggiatore e regista intento a completare il suo nuovo lavoro, il fantasma è quello della moglie Carlotta (Cotillard), scomparsa misteriosamente ventuno anni prima.

Le vite di tutti i personaggi verranno sconvolte dall’improvviso ritorno della donna, che sembra intenzionata a riprendere il suo posto al fianco del marito, come se i ventuno anni d’assenza non si fossero mai verificati.

“I fantasmi d’Ismael” si presta a diverse chiavi di lettura e offre più sfumature sul piano drammaturgico. Dopo un inizio da commedia pura, diventa un melo sentimentale con venature esistenziali, per poi tornare commedia, ma grottesca, e finire con toni agrodolci poco convincenti.

La maggiore criticità del film è una sceneggiatura eccessivamente fumosa, che sebbene nel complesso sia ben scritta non riesce ad avere una chiara identità, né a rendere l’intreccio scorrevole e coinvolgente dall’inizio alla fine. continua su

http://paroleacolori.com/i-fantasmi-d-ismael/

65) Hostiles

Il biglietto da acquistare per “Hostiles – Ostili” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Hostiles” è un film di Scott Cooper. Con Christian Bale, Stephen Lang, Rosamund Pike, Wes Studi, Jesse Plemons, Ben Foster. Avventura, 127′. USA, 2017

Sinossi:

Il capitano Joe Blocker (Bale) è alla soglia della pensione quando, su richiesta del presidente degli Stati Uniti, gli viene ordinato di condurre fino al Montana il capo Cheyenne Falco Giallo, in fin di vita per una malattia terminale. Peccato che Joe abbia combattuto contro gli indiani fino a quel momento e abbia visto morire molti amici e commilitoni, alcuni proprio per mano di Falco Giallo. Al drappello si unisce anche Rosalie (Pike), una donna che ha visto trucidare la propria famiglia da una banda di ladri di cavalli Comanche.

Recensione:

Viviamo un’epoca storica in cui le divisioni, l’intolleranza, l’odio per chi è diverso sembrano diventate le basi fondanti della società. Lo straniero viene spesso identificato come il nemico, o almeno qualcuno da guardare con sospetto e diffidenza.

Paradossalmente più un Paese cerca di proporsi oggi come modello di democrazia e di libertà più, se analizzato approfonditamente, mostra di avere al suo interno, magari nel suo passato, tracce evidenti di razzismo.

Gli Stati Uniti sono l’esempio più lampante in questo senso, e il regista Scott Cooper, volendo rimarcare le contraddizioni sociali, politiche ed economiche che sta attraversando attualmente il suo Paese, si è servito della storia oltre che della propria creatività.

Il western “Hostiles – Ostili” ha aperto la 12° edizione della Festa del Cinema di Roma 2017 portando sul grande schermo l’ostilità tra indiani e bianchi, che ha prodotto nel corso del tempo carneficine e spargimenti di sangue, un conflitto ancora oggi non completamente sanato.

A dimostrare come né gli uni né gli altri si siano risparmiati in tal senso, basterebbero le prime due scene del film. La famiglia di Rosalie (Pike) viene aggredita e trucidata da una banda di indiani. Il capitano Jospeh J. Blocker (Bale) mette in atto una spietata retata contro una tribù innocente.

Da qui prende il via il film di Cooper, definito dallo stesso regista in conferenza stampa un atipico western dell’umanesimo. Lo spettatore deve prepararsi all’alternarsi di momenti di violenza inaudita e momenti di introspezione psicologica, spirituale ed esistenziale che probabilmente ai fan del genere potrebbero risultare un po’ indigesti. continua su

http://paroleacolori.com/hostiles-un-western-malinconico-con-dei-limiti-nella-sceneggiatura/

114) Cafe Society

woody

Un film di Woody Allen. Con Steve Carell, Jesse Eisenberg, Blake Lively, Kristen Stewart, Corey Stoll, Jeannie Berli, Parker Posey. Commedia, 96′. 2016

Il biglietto da acquistare per “Café Society” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio 3)Di pomeriggio (con riserva: il doppiaggio italiano potrebbe giovare alla comprensione e far risultare il testo più divertente di quanto sia sembrato a me); 4)Ridotto; 5)Sempre.

Si alza il sipario sulla 69° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Cannes in un clima più autunnale che primaverile. Sono arrivato sulla croisette sperando di fare bagni di sole e di glamour. Ebbene per quello che riguarda i primi, almeno per adesso, le mie attese sono state deluse.

“Cafe Society” di Woody Allen è il film d’apertura del festival (proiettato in anteprima stampa nel pomeriggio).

Abbiamo sperato che, vista la mancanza del sole, fosse il genio del regista americano a riscaldarci.

Gli ultimi film di Woody Allen hanno fatto storcere il naso a molti fan e la critica ha faticato per evitare di scrivere stroncature impietose. Ebbene anche questa pellicola conferma il periodo così così, con il suo essere carina, ma non memorabile.

Se non si trattasse di un lavoro di questo regista osannato dal pubblico e dagli addetti ai lavori, probabilmente arriveremmo a pensare che il film non è all’altezza dell’apertura di Cannes – ma il nome nei titoli di coda è ancora garanzia di un giudizio quanto meno magnanimo.

Dopo il malinconico e filosofico “Irrational man”, Allen torna alla commedia romantica, portando lo spettatore nell’America degli anni ‘30 dove l’apparenza e l’effimero prevalgono sui contenuti e sui valori. Siamo nella stagione d’oro di Hollywood, quando ogni uomo poteva sognare di diventare grande anche partendo dal basso.

È il caso del giovane Bobby (Eisenberg) che decide di lasciare New York per cercare fortuna nel mondo del cinema. Lo zio Phili, (Carrell), agente di attori, seppure controvoglia accetta di aiutare il nipote, assumendolo come postino e affiancandogli la bella Vonnie (Stewart) come guida.

Bobby e Vonnie sono molto simili: entrambi sognano di usare i propri talenti e affermarsi, e detestano lo snobismo dell’alta società. Frequentandosi si innamorano, al punto che Bobby chiede alla ragazza di sposarlo, trasferirsi e iniziare una nuova vita.

La favola, però, ha tutt’altro che un lieto fine: Vonny ha infatti una storia parallela con un altro uomo. Amareggiato e deluso, Bobby torna a casa da solo e apre un locale alla ultima moda, il “Cafè Society” del titolo, diventando in breve tempo un imprenditore di successo. Dopo il portafoglio, anche il cuore di Bobby torna a gonfiarsi quando conosce la sensuale Veronica (Lively), che poi diventa sua moglie.

Nell’alta società, però, la felicità non dura a lungo: una sera Bobby incontra Vonny al braccio del marito, la passione si riaccende spingendo i due a tradire i rispettivi consorti.

“Cafe Society” è una commedia agrodolce, dove nessun personaggio è completamente positivo o negativo, ma composito come ogni essere umano; un film dove si sorride, senza però provare vere emozioni. continua su

Festival del cinema di Cannes | Anteprima | Café Society

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

http://www.ibs.it/ebook/de-agr-vittorio/amiamoci-nonostante-tutto/9788891176837.html

A Woody Allen film. With Steve Carell, Jesse Eisenberg, Blake Lively, Kristen Stewart, Corey Stoll, Jeannie Berli, Parker Posey. Comedy, 96 ‘. 2016

The ticket to buy for “Café Society” is: 1) Not even a present; 2) Tribute 3) In the afternoon (subject: the Italian dubbing may be beneficial to understanding and to be as funny text than it seemed to me); 4) Reduced; 5) Always.

The curtain rises on the 69th edition of the International Film Festival of Cannes in a more autumnal weather that spring. I arrived on the Croisette hoping to make sunbathing and glamor. Well, for what regards the former, at least for now, my expectations were dashed.

“Cafe Society” Woody Allen is the opening film of the festival (which premiered the press in the afternoon).

We hoped that, given the absence of the sun, was the genius of the American director to get warm.

The latest Woody Allen film did turn up their noses at many fans and critics have struggled to avoid writing slating merciless. Well even this film confirms the period so-so, with his being cute, but not memorable.

Unless it were a work of this director hailed by the public and by professionals, probably we would come to think that the film is not up to the opening of Cannes – but the name in the credits is still no guarantee of a judgment least magnanimous.

After the melancholic and philosophical “Irrational man”, Allen returns to the romantic comedy, bringing the viewer in America in the ’30s where appearance and the ephemeral outweigh the contents and values. We’re in the golden age of Hollywood, when every man could dream of becoming great even from the bottom.

This is the case of the young Bobby (Eisenberg) who decides to leave New York to seek his fortune in the world of cinema. Uncle Phili, (Carrell), the players agent, albeit reluctantly agrees to help his nephew, assumed as the postman and flanking them the beautiful Vonnie (Stewart) as a guide.

Bobby and Vonnie are very similar: both dream of using their talents and succeed, and hate the snobbery of high society. Hooking up fall in love, to the point that Bobby asks the girl to marry him, move and start a new life.

The story, however, has anything but a happy ending: Vonny has in fact a parallel story with another man. Bitter and disappointed, Bobby returns home alone and opens a local to the latest fashion, the “Café Society” of the title, it has rapidly become a successful entrepreneur. After the portfolio, also the heart of Bobby returns to swell when she meets the sensual Veronica (Lively), who later becomes his wife.

In high society, though, the happiness does not last long: one evening Bobby meets Vonny to her husband’s arm, the passion on again by pushing the two to betray their spouses.

“Cafe Society” is a bittersweet comedy, where no character is completely positive or negative, but the composite as every human being; a movie where you smile, but did not prove true emotions. continues on

Festival del cinema di Cannes | Anteprima | Café Society

Vittorio De Agro presents “Let us love, despite everything”

http://www.ibs.it/ebook/de-agr-vittorio/amiamoci-nonostante-tutto/9788891176837.html