1) Sorry we missed you – 2020

Il biglietto da acquistare per “Sorry we missed you” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).

“Sorry  we Un film di Ken Loach. Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor. Drammatico, 100′. Gran Bretagna, Francia, Belgio 2019

Sinossi:

Ricky, Abby e i loro due figli, l’undicenne Liza Jane e il liceale Sebastian, vivono a Newcastle e sono una famiglia unita. Ricky è stato occupato in diversi mestieri mentre Abby fa assistenza domiciliare a persone anziane e disabili. Nonostante lavorino duro entrambi si rendono conto che non potranno mai avere una casa di loro proprietà. Giunge allora quella che Ricky vede come l’occasione per realizzare i sogni familiari. Se Abby vende la sua auto sarà possibile acquistare un furgone che permetta a lui di diventare un trasportatore freelance con un sensibile incremento nei guadagni. Non tutto però è come sembra.

Recensione:

In passato ogni capo-famiglia era certo che avrebbe potuto, al momento opportuno, dare ai figli tutto il sostegno necessario per crescere ed emanciparsi, dal punto di vista affettivo ed economico. Oggi purtroppo, per molti, questo non è più possibile.

Siamo figli della crisi, di un’economia che stenta a ripartire e non permette più di guardare al futuro con ottimismo. Non siamo cresciuti, come i nostei genitori, con la certezza che il domani permetterà di migliorare la nostra condizione di partenza. Tutt’altro. Oggi sappiamo che difficilmente riusciremo ad avere – e lasciare ai posteri – quello che i nostri genitori hanno lasciato a noi.

A distanza di tre anni dal trinfo di “Io, Daniel Blake”, palma d’oro nel 2016, Ken Loach torna a Cannes con “Sorry we missed you”, un film che parla di famiglia e delle difficoltà del presente, e che sorprende il pubblico.

Con il suo proverbiale quanto efficace stile di racconto, il regista inglese conduce lo spettatore nella vita di una normalissima famiglia di Newcastle – composta dal padre Ricky, dalla madre Abbie e dai due figli, Liza Jane di 11 anni e Sebastian, liceale.  continua su

“Sorry we missed you”: a tu per tu con la realtà dei nuovi precari

16) Il Corriere

“Il Corriere” è un film del 2018 diretto da Clint Eastwood, scritto da Nick Schenk , con : Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Michael Peña, Dianne Wiest, Andy Garcia, Alison Eastwood, Taissa Farmiga, Ignacio Serricchio, Lobo Sebastian, Clifton Collins Jr., Manny Montana, Jill Flint, Robert Lasardo, Loren Dean

Sinossi:
Il Corriere – The Mule, il film diretto da Clint Eastwood, vede protagonista l’ottantenne Earl Stone (Eastwood).
Costretto a chiudere la sua attività imprenditoriale, Stone si ritrova solo e senza soldi. La sua unica possibilità di salvezza sembra legata a un lavoro che gli viene offerto, un lavoro per il quale è richiesta unicamente l’abilità di guidare una macchina.
Il compito sembra dei più semplice, ma, a sua insaputa, Earl è appena diventato il corriere della droga di un cartello messicano.
Earl è molto bravo nel suo nuovo lavoro, talmente bravo che il volume di carico che trasporta aumenta sempre più, tanto che alla fine gli viene dato un assistente (Ignacio Serricchio), che ha il compito di aiutarlo ma anche di controllarlo.
Questi non è però l’unico a tenere d’occhio Earl: anche l’efficiente agente anti-droga della DEA Colin Bates (Bradley Cooper) tiene al centro del suo radar questo misterioso e anziano nuovo “mulo” della droga.
E anche se i problemi economici di Earl appartengono ormai al passato, gli errori commessi affiorano, portandolo a chiedersi se riuscirà a porvi rimedio prima che venga acciuffato dalla legge o, peggio ancora, da qualcuno del cartello stesso.

Nel film Laurence Fishburne e Michael Peña interpretano altri due agenti della DEA, mentre Dianne Wiest, Alison Eastwood e Taissa Farmiga sono rispettivamente l’ex moglie di Earl, sua figlia e sua nipote.
Recensione:
“Il Lavoro nobilita l’uomo”
Un uomo che osa sprecare un’ora del suo tempo non ha scoperto il valore della vita.

(Charles Darwin)
Abbiamo voluto iniziare questa breve e ci auguriamo utile riflessione sul nuovo film del leggendario Clint Eastwood citando due saggi e celebri frase attribuite al naturalista inglese Charles Darwin , padre della teoria evoluzionistica delle specie, ritendendole sorprendentemente efficaci quanto illuminanti nel condensare l’essenza più profonda dell’ultima fatica diretta ed interpretata dal vecchio cineasta americano.
“Il Corriere” , ispirato ad una storia vera, va infatti inteso come una sorta di testamento /monito che il caro Clint ha deciso di lasciare alle nuove generazioni , decidendo di mettersi coraggiosamente in gioco come attore, dando così ancora maggiore forza, potenza e pathos emotivo al proprio messaggio.
Ogni uomo dovrebbe avere una scala di valori e priorità a cui rimanere fedele e coerente in ogni momento della propria vita.
Al primo posto di questa scala dovrebbe esserci sempre e comunque la famiglia e dopo il lavoro e mai il suo contrario.
Un errore imperdonabile commesso da Earl Stone, un bravissimo ed apprezzato vivaista quanto pessimo marito e padre, avendo dato sempre la priorità al lavoro ed agli eventi sociali piuttosto che alle ricorrenze ed appuntamenti familiari (financo mancare al matrimonio della figlia).
Così alla fine l’uomo è rimasto solo e senza un soldo dopo che la sua azienda è andata in bancarotta per “colpa” della diffusione d’internet.
Earl Stone abbandonato e rinnegato dall’ex moglie e figlia , può contare ancora sull’affetto dell’adorata nipote che ancora conserva un po’ di testarda fiducia nei confronti del vulcanico quanto impertinente nonno.
Per amore della nipote ed illudendosi di poter riscattare i propri fallimenti privati Earl accetta di diventare il corriere della droga del pericoloso cartello messicano, viaggiando in lungo e largo per gli Stati Uniti.
Earl Stone alias Tata si rivelerà ben presto il più fidato e redditizio corriere del cartello , ma attirandosi le inevitabili “attenzioni “ della polizia. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-74/?fbclid=IwAR0SBxAIqHrcL-YJsCj_sUZJn9hOA9ikeB9aIBPtJJgX8_2SwSbkn_x68mM

31) A Casa Tutti Bene

Il biglietto da acquistare per “A casa tutti bene” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“A casa tutti bene ” è un film di Gabriele Muccino. Con Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino. Drammatico, 105′. Italia, 2018

Sinossi:

Pietro e Alba festeggiano cinquant’anni d’amore. Dal loro matrimonio sono nati Carlo, Sara e Paolo, imbarcati con coniugi, prole, zie e cugine per un’isola del Sud. In quel luogo ameno, in cui Pietro e Alba hanno speso il loro tempo più bello, si riunisce una famiglia sull’orlo di una crisi di nervi.

Recensione:

Quante volte ci siamo trovati a rispondere, parlando con conoscenti e amici, alla temutissima domanda: “E a casa come va?” con un neutro e disimpegnato: “Stanno tutti bene, grazie”.

Per quanto non si possa vivere senza – e probabilmente, dovendo scegliere, finiremmo sempre per riprendere ognuno la nostra -, non esiste in natura vaso di Pandora peggiore da scoperchiare di quello familiare. Se poi la famiglia è grande e allargata, meglio ridurre il tempo della convivenza allo stretto indispensabile…

Gabriele Muccino, dopo dodici anni trascorsi negli Stati Uniti, tra alti e bassi, è tornato a casa determinato a riprendere le fila del suo modo di fare cinema e a raccontare le dinamiche di coppia e le relazioni familiari nella nostra società.

“A casa tutti bene” può essere considerato come una sorta di summa dei suoi tre film italiani precedenti (“L’ultimo bacio”, “Ricordati di me”, “Baciami ancora”), divenuta urgente dopo la lunga parentesi a stelle e strisce.

Costruito seguendo uno schema narrativo classico, lo spettatore è consapevole che, dopo aver conosciuto i protagonisti chiamati a raccolta sull’isola di Ischia per festeggiare le nozze d’oro dei patriarchi Pietro (Marescotti) e Alba (Sandrelli), e aver partecipato alla toccante cerimonia e al felice momento conviviale successivo, dovrà sorbirsi anche uno tsunami nevrotico e familiare, sconvolgente quanto prevedibile. Uno tsunami di parole ed emozioni. continua su

http://paroleacolori.com/a-casa-tutti-bene-le-contraddizioni-di-una-grande-famiglia/

213) Ritorno in Borgogna

Il biglietto d’acquistare per “Ritorno in Borgogna” è: Di pomeriggio.

“Ritorno in Borgogna” è un film del 2017 diretto da Cédric Klapisch, scritto da Cédric Klapisch, Santiago Amigorena, con : Pio Marmaï, Ana Girardot, María Valverde, François Civil, Jean Marc Roulot, Karidja Touré, Florence Pernel, Jean-Marie Winling, Eric Caravaca.

Sinossi:
Ritorno in Borgogna vede protagonisti tre fratelli proprietari di un grande vigneto nella regione francese. Informato della malattia terminale del padre, Jean(Pio Marmaï) torna a casa dopo dieci anni di assenza per aiutare la sorella Juliette (Ana Girardot) e il fratello Jérémie (François Civil) nella gestione della tenuta di famiglia. Ricostruire il legame non è facile e i rapporti ormai incrinati minacciano di interferire nella raccolta. La morte del padre poco prima della vendemmia infatti, investe i tre figli di responsabilità più grandi di loro. Con l’avvicendarsi delle stagioni e la collaborazione costante, i tre aspiranti viticoltori riscoprono e reinventano i loro legami familiari, grazie alla passione per il vino che li unisce fin da bambini.

Recensione:

Se amate vivere in città perché desiderat ogni comodità, il caos non vi turba e soprattutto vi fa sudare freddo il solo pensiero di sporcarvi i costosi vestiti e le scarpe firmate con la polvere della terra, allora “Ritorno in Borgogna” non è decisamente il film adatto a voi.
La vita agreste si ama o si detesta, non esistono vie di mezzo.
Oggi molti professionisti sognano e dicono, almeno a parole, di voler lasciare la rumorosa e inquinata città per trasferirsi armi e bagagli nella quiete e sana campagna.
Ma quanti poi, in concreto, sono quelli che compiono realmente questo cambiamento così radicale? Pochi, davvero pochi.
Chi scrive, prima d’essere un improbabile critico cinematografico, è stato ed è soprattutto un produttore agrumicolo, che insieme ai suoi due fratelli, tenta di condurre con tanta fatica e rare soddisfazioni economiche, da vent’anni, l’azienda agricola familiare lasciata in eredità dal comune padre.
Avrete quindi compreso da questa mia lunga premessa, poiché al sottoscritto invece la visione di “Ritorno in Borgogna” abbia suscitato, anche se a tratti, delle belle e sincere emozioni e soprattutto evocato tanti e vividi ricordi.
Cedric Klapisch, alla sua decima fatica cinematografica, ha voluto inserire e fondere insieme due tematiche a lui molto care: l’amore per il vino e per la Borgogna trasmesso dal proprio padre e il desiderio di raccontare, mostrare ed analizzare le dinamiche e i conflitti affettivi all’interno di una famiglia.
La malattia e morte di un genitore, è un incipit drammaturgico già visto se non abusato in precedenti pellicole, ma risulta necessario ed utile in questo caso per motivare il ritorno a casa di Jean, che appare un po’ “un figliol prodigo “e un po’ “Ulisse” in versione francese.
È un ritorno fisico quanto soprattutto esistenziale per Jean, che dopo tanto peregrinare necessità di stabilità per comprendere le vere priorità della propria vita.
È un ritorno al nucleo familiare, alla condivisione con i due amati fratelli ed alle tradizioni della famiglia rappresentante dalla conduzione e coltivazione dei vigneti di famiglia da parte dei tutti e tre fratelli.
Klapisch opta per uno stile e impostazione registica quasi da docufiction, almeno nella prima parte, per far conoscere all’ignoto pubblico prima la difficile, lunga e laboriosa fase del raccolto dell’uva e poi la successiva vendemmia.
Allo stesso tempo queste fasi rappresentano le delicate e sensibili metafore di quanto possa essere arduo e faticoso elaborare la morte di un padre per i figli.
Una scelta drammaturgica ed autoriale che si rivela solamente in parte convincente, dando troppo spazio e tempo alla parte “informativa” sulla vita dei campi, senza essere però mai completamente incisiva ed avvincente. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-16/

Vittorio De Agrò e Cavinato Editore presentano “Essere Melvin”

212) Monster Family

Il biglietto da acquistare per “Monster family” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Monster Family” è un film d’animazione di Holger Tappe. Con Max Gazzè, Carmen Consoli, Valerio Abbondanza. Animazione, 96′. Germania, 2017
Sinossi: Emma crede di telefonare a un negozio di costumi, ma ha sbagliato numero e si ritrova a parlare con Dracula, che rimane ammaliato dalla sua voce. Per conquistarla decide di servirsi della strega Baba Yaga e fare in modo che trasformi Emma in una vampira. La donna, insieme al marito e ai due figli, viene colpita dalla magia della strega dopo una festa in maschera, ma anche la sua famiglia è trasformata insieme a lei: il padre in un mostro di Frankenstein, la figlia in una mummia e il figlio in un uomo-lupo. Mentre cercano di obbligare la strega a cancellare la maledizione, con l’aiuto di una collega di Emma figlia dei fiori, Dracula usa tutti i suoi poteri per corteggiare la donna, fino a portarla nel suo castello.

Recensione: Una figlia teenager e una madre che vanno d’accordo. Una coppia che continua ad amarsi, nonostante i figli. Forse tutto questo è possibile solo in una famiglia di mostri!

Il film d’animazione “Monster family” affronta con garbo, ironia e creatività la complessità delle dinamiche familiari.

Il regista Holger Tape, per evitare di realizzare una pellicola retorica, melensa o pedagogica su temi assai controversi, si affida alla divertente e brillante sceneggiatura di David Safier e Catharina Junk, che mescola l’elemento fantasy con le problematiche quotidiane di una famiglia – con particolare attenzione alla figura della donna.

Destreggiarsi nel triplice ruolo di moglie, madre e capofamiglia non è semplice, specialmente se il marito è assente o troppo concentrato sul lavoro. E allora può capitare di cedere alla tentazione e lasciarsi corteggiare da un altro uomo… Ma che succede se “l’uomo” in questione è Dracula, il principe delle tenebre?

“Monster family” mostra allo spettatore, con i toni della commedia, la complessità dei legami familiari e come, nonostante siano forti, non bastino di per sé a scongiurare una crisi. Momenti di difficoltà possono sempre capitare, ciò che conta è trovare le motivazioni per riprendersi. continua su

http://paroleacolori.com/monster-family-quando-dracula-trasforma-una-famiglia-normale-in-mostri-tutti-da-ridere/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

118) Richard – Missione Africa

Il biglietto d’acquistare per “Richard, missione Africa” è: Di pomeriggio (Con Riserva).

“Richard, missione Africa” è un film d’animazione del 2017 diretto da Toby Genkel e Reza Memari e scritto da Reza Memari.

.“Richard, missione Africa” è un film emozionante, sincero, divertente e capace di conquistare e far sorridere sia i piccoli quanto i grandi.
Il film ha ottenuto il patrocinio della Lipu, associazione per la conservazione della natura, la tutela della biodiversità, la promozione della cultura ecologica in Italia, e sarà presentato in anteprima nazionale al Future Film Festival.
Richard – Missione Africa contribuirà inoltre a sostenere Twins International Onlus, realtà attiva da 10 anni con i progetti Alice for Children, che aiutano oltre 2500 bambini, nelle baraccopoli di Korogocho e Dandora, alla periferia di Nairobi, e nella terra dei masai alle Falde del Kilimanjaro in Kenja.
Non importa quale sia la tua famiglia d’origine o chi tu sia per la carta d’identità.
Sono le tue azioni, sentimenti e volontà a determinare te stesso e l’appartenenza a una comunità.

Richard è un passerotto rimasto tragicamente orfano, che viene cresciuto amorevolmente da una famiglia di cicogne. Non gli è mai passato per la testa di non essere una cicogna anche lui, ma quando i suoi genitori adottivi e il fratellastro, cominciano a prepararsi per la lunga migrazione verso l’Africa, devono dirgli la verità: un passerotto non può affrontare un viaggio così lungo. Con la tristezza nel cuore sono costretti a lasciarlo indietro. Richard però non vuole mollare solo perché non è più sotto la loro protezione, così decide di partire per l’Africa per conto suo e dimostrare finalmente che è una vera cicogna. Per fortuna ad aiutarlo ci sono Olga, un gufetto extralarge e il suo amico immaginario Oleg. Così, dopo aver liberato Kiki, un pappagallo prigioniero dentro una gabbia di un bar, ma che sogna di esibirsi al Festival di Sanremo, prende il via una vivace avventura, in cui i tre amici di piuma scopriranno che il volo più bello da compiere è quello fatto insieme, sostenendosi l’uno con l’altro come una vera famiglia.

Reza Memari firma una sceneggiatura semplice, lineare, garbata, intensa e profonda. Ha anche il merito, con sensibilità e talento, d’ introdurre tematiche complesse e attuali come il concetto di famiglia e diversità in un film per bambini, usando un linguaggio corretto e mai eccessivo o fuorviante.
Il maggiore limite di una sceneggiatura decisamente apprezzabile riguardo proprio il passerotto Richard, tanto tenero e simpatico, quanto però  debole sul piano narrativo nella sua sfida/avventura di crescita e di consapevolezza di sé stesso. continua su

http://www.nuoveedizionibohemien.it/index.php/appuntamento-al-cinema-richard-missione-africa/

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

 

104) I Guardiani della Galassia Vol 2

Il biglietto da acquistare per “I Guardiani della Galassia Vol. 2” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto (con riserva); 5)Sempre.

Un film di James Gunn. Con Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Michael Rooker, Kurt Russell, Vin Diesel, Karen Gillan, Bradley Cooper. Azione, 137′. USA 2017.

Famiglia: Nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e, di norma, sono legati tra loro col vincolo del matrimonio o da rapporti di parentela o di affinità.

Farsi una famiglia (o metter su famiglia), sposarsi.
Aver famiglia, essere coniugato, eventualmente con prole.
Famiglia allargata, nucleo informale formato da ex coniugi o conviventi, che continuano a frequentarsi con i nuovi partner e relativi figli.
Famiglia di fatto, formata da due persone non sposate e dagli eventuali figli.
Famiglia ricomposta, formata da persone precedentemente sposate e con figli. [arcaico]
Il complesso delle persone di una stessa discendenza, legate dal vincolo del sangue.

No, cari lettori, non avete sbagliato a cliccare: questa è effettivamente la recensione del film di James Gunn “Guardiani della Galassia Vol. 2”, ma il vostro cronista non poteva non iniziare il pezzo riportando parte della definizione che un qualsiasi vocabolario dà della parola “famiglia”.

Che cosa c’entra questo con il film – vi starete chiedendo, magari irritati dal mio sproloquio etico-lessicale?

Ebbene, parecchio, sia sul piano drammaturgico, che su quello emotivo e scenico. Come mi ha suggerito un collega durante l’anteprima stampa, la pellicola dovrebbe chiamarsi “I Guardiani della Famiglia”, altro che della Galassia!

Lungi da me attirarmi le ire dei milioni di fan, e al di là delle mie valutazioni personali ci tengo a precisare che il film è di ottima fattura, godibile, divertente, sorretto ancora una volta da una straordinaria colonna sonora, che attinge a piene mani dagli anni ‘80.

“ I Guardiani della Galassia Vol. 2” racconta le nuove avventure del gruppo di eroi che abbiamo imparato ad amare – Gamora (Saldana), Drax (Bautista), Groot e Rocket – stavolta alle prese con il mistero che avvolge le vere origini di Peter Quill/Star-Lord (Pratt).

Rimasto orfano di madre da bambino, Peter desidera da sempre conoscere il nome del padre, a lungo immaginato e idealizzato al punto da associarlo alla figura di David Hasserloff nella serie TV “Super car”.

Il protagonista può colmare questo vuoto esistenziale e avere delle risposte quando insieme agli altri Guardiani, inseguiti della sacerdotessa Kismet (Debicksi) e dalle sue ancelle, viene salvato dall’eccentrico e carismatico capitano Ego (Russel), che gli rivela di essere suo padre oltre che un’entità pressoché divina.

Ego convince Quill a seguirlo sul suo pianeta ai confini dell’universo per raccontargli la sua storia e spiegarli l’origine dei suoi poteri. continua su

http://paroleacolori.com/guardiani-della-galassia-vol-2-a-caccia-di-cattivi-con-chris-pratt-e-compagni/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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97) Baby Boss

Il biglietto da acquistare per “Baby Boss” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre (con riserva)

Un film di Tom McGrath. Con Alec Baldwin, Lisa Kudrow, Steve Buscemi, Jimmy Kimmel, Tobey Maguire. Animazione, 97’. USA, 2017

“Baby Boss” di Tom McGrath è, sulla carta, una pellicola per giovani spettatori, ma attenzione cari genitori e fratelli maggiori chiamati a fare da annoiati e obbligati accompagnatori, il film in verità è diretto a voi, senza se e senza ma.

La pellicola parla a quei genitori che si sentono di aver adempiuto al proprio dovere primigenio, mettendo al mondo un bambino e gettando quindi le basi per una famiglia perfetta, o quasi, ma anche a chi, almeno una volta al giorno, se la prende con il destino per non essere rimasto figlio unico.

Sì perché i bambini saranno pure una benedizione, ma come sanno stravolgere gli equilibri di una coppia o di una famiglia loro, nessuno mai.

Dite che sono cinico? Forse, ma Tom McGrath, con questa sua pellicola, offre con sensibilità e ironia una spiegazione all’annoso problema della diminuzione delle nascite nella nostra società.

Per un bambino di sette anni l’arrivo di un fratellino è un evento al contempo misterioso e affascinante. Lo è anche per Timothy Templeton, voce narrante e protagonista della nostra storia, che seppure dotato di grande fantasia non può che rimanere sgomento quando vede il neonato arrivare in taxi, abiti eleganti e cravatta su misura, ventiquattrore alla mano e mocassini lucidi. continua su

http://paroleacolori.com/baby-boss-contro-il-calo-delle-nascite-un-agente-segreto-mignon/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

75) Come saltano i pesci

di martino

Il biglietto d’acquistare per “Come saltano i pesci” è : 1) Neanche regalato 2) Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre

“Come saltano i pesci” è un film del 2016 diretto da Alessandro Valori, scritto da Serena De Angelis e Paula Boschi, con Simone Riccioni, Marianna Di Martino, Brenno Placido, Giorgio Colangeli, Maria Amelia Monti, Biagio Izzo, Maria Paola Rosini

Qual è la formula più giusta perché una famiglia resti unita? Raccontarsi sempre e comunque la verità o ogni membro ha il diritto di mantenere per sé dei segreti o quanto omettere parte di una verità per salvaguardare la serenità e unità del nucleo familiare?
Basta poco per distruggere la felicità di famiglia, in apparenza, perfetta.
Un esempio di questa banale eppure amara considerazione è la storia di Matteo (Riccioni), giovane e ambizioso meccanico marchigiano, che sogna di essere assunto dalla Ferrari e nel frattempo pensa di vivere all’interno di una bella e calorosa famiglia composta da papà Italo (Colangeli), mamma Mariella (Monti) e l’intelligente e simpatica sorella (Rosini).
Un affresco da Mulino Bianco che è squarciato bruscamente quando Matteo riceve la telefonata dall’ospedale della tragica morte di una donna.
Una donna che si rivelerà una persona importante del passato di Matteo,che i suoi genitori per lungo hanno voluto tenere nascosto.
La sconvolgente verità spinge Matteo a iniziare un viaggio alla ricerca di se stesso e delle sue vere origini.
Il desiderio di Matteo di scoprire la verità gli permette di conoscere la bella e sbandata Angela (Di Martino) e l’ombroso Luca (Placido) e di vivere inaspettati e intensi rapporti umani che condizioneranno e cambieranno per sempre la sua vita e quella della sua famiglia.
L’intreccio narrativo è alquanto caotico e difficile da spiegare senza di evitare di rilevarvi le sorprese lungo la trama. Il paradosso della sceneggiatura che, seppure sia ricca di colpi di scena e in qualche modo capace di regalare suspense e divertimento, non convince completamente né come commedia né come dramma.
Il film è così un ibrido che solo a tratti riesce a convincere il pubblico e a essere incisivo come pathos e ritmo narrativo.
La stessa regia anche se pulita, semplice e dotata di mano esperta è di taglio televisiva e mancante di un vero quid necessario di fare compiere al film un vero salto di qualità.
Il cast è sicuramente l’aspetto più positivo dell’intero film essendo un giusto ed equilibrato mix di gioventù ed esperienza però tutti dotati di talento e di discreta personalità.
Ci sembra però opportuno porre l’accento con una menzione particolare le perfomance di Marianna Di Martino e dell’esordiente Rosini.La prima oltre avere il dono una bellezza disarmante e sorriso accattivante regala allo spettatore un’interpretazione precisa, elegante e garbata senza dover mostrare alcuna nudità, a volte abusata in molti film con attrici fisicamente interessanti. Invece Maria Paola Rosini si muove sulla scena con la spigliatezza, naturalezza sicurezza di un’affermata e consumata attrice e mostrando doti comiche non comuni.
Il finale, forse è eccessivamente buonista, ma vivendo un’epoca priva di certezze, piace l’idea controcorrente che la famiglia sebbene imperfetta possa dimostrasi un porto sicuro dove attraccare serenamente.

Vittorio De Agrò e Cavinato Editore presentano “Essere Melvin”

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The ticket purchase to “How to skip the fish” is: 1) Not even given 2) Tribute 3) afternoon 4) Reduced 5) Always

“How jumping fish” is a 2016 film directed by Alessandro Valori, written by Serena De Angelis and Paula Woods, with Simone Riccioni, Marianna Di Martino, Brenno Placido, Giorgio Colangeli, Maria Amelia Monti, Biagio Izzo, Maria Paola Rosini

What is the right formula because it remains a united family? and in any case always tell the truth or each member has the right to maintain itself as intelligence or omit part of the truth to safeguard the peace and unity of the family?
It takes very little to destroy the happiness of the family, in appearance, perfect.
An example of this obvious and yet bitter consideration is the story of Matthew (Riccioni), ambitious young mechanic Marche, who dreams of being hired by Ferrari, and in the meantime think of living in a beautiful and warm family of dad Italo ( Colangeli), Mariella mom (Monti) and the intelligent and sympathetic sister (Rosini).
A Mulino Bianco fresco that is torn abruptly when Matteo receives the call from the hospital of the tragic death of a woman.
A woman who will prove to be an important person from the past Matteo, his parents wanted to keep hidden for long.
The shocking truth pushes Matthew to start a journey in search of himself and of his true origins.
The desire to discover the truth of Matthew allows him to know the beautiful and crush Angela (Di Martino) and the shady Luca (Placido) and unexpected and intense human relationships that will shape life and will forever change his life and that of his family.
The storyline is somewhat chaotic and difficult to explain without rilevarvi avoid surprises along the plot. The paradox of the script, although it is full of twists and somehow able to give suspense and entertainment, not completely convince either as comedy or as a drama.
The film is thus a hybrid that only occasionally manages to convince the public and to be as incisive as pathos and narrative rhythm.
The same direction although clean, simple and with an expert hand is missing and television cut a real quid need to do to make the film a real breakthrough.
The cast is certainly the most positive aspect of the entire film being a fair and balanced mix of youth and experience, however, all talented and discreet personality.
There seems, however, stress should be laid with a special mention the performance of Marianna Di Martino and first-time director Rosini.La well have the gift of a disarming beauty and winning smile gives the viewer a precise interpretation, elegant and graceful without showing no nudity, sometimes overused in many films with physically attractive actresses. Instead Maria Paola Rosini moves on the scene with the ease, security, ease of an accomplished and consummate actress and showing uncommon comedic skills.
The end, perhaps it is too easy-going, but the world is confronted with no certainties, like the counter-idea that the family though imperfect can dimostrasi a safe port where dock peacefully.

Vittorio De Agro and Cavinato Publisher feature “Being Melvin”

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73) La Comune

La comune

Il biglietto d’acquistare per “La Comune” è : 1) Neanche regalato 2) Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto 5) Sempre.

“La Comune” è un film del 2016 di Thomas Vinterber scritto da: Thomas Vinterberg e Tobias Lindholm, con Ulrich Thomsen, Trine Dyrholm, Fares Fares, Lars Ranthe.

Qual è la formula giusta per essere felici? Qual è il modello giusto di famiglia? La monogamia è un valore, un dovere o è ormai solo il mero ricordo di una società che non esiste più?
Negli anni settanta andava di moda vivere in comunità, condividendo esperienze ed emozioni sulla base del pensiero unico “peace and love”.
Difficile stabilire se quest’approccio alla vita fosse sbagliato, eccessivo o, addirittura, amorale, è però certo che, qualsiasi stile e condizione di vita si scelga, è difficile far venire meno egoismo e amor proprio.
Thomas Vinterberg, con il suo lavoro, decide di portare lo spettatore indietro nel tempo, in una Danimarca anni ’70, facendoci conoscere la liberale e unita coppia composta da Erik (Thomsen), stimato architetto e docente universitario, sua moglie Anne (Dyrholm) e la loro figlia adolescente.
Erik ha ricevuto come eredità paterna la vecchia e grande casa d’infanzia e, consapevole di quanto sia dispendioso mantenerla, vorrebbe venderla.
Anne però lo convince a desistere a tale proposito, proponendogli di creare una “Comune”, in modo da rivitalizzare il matrimonio e dare maggiore brio alle loro vite.
Iniziano così dapprima i “colloqui” per scegliere le persone più “adeguate” al progetto e poi la vera e propria convivenza sotto lo stesso tetto.
È l’inizio di una felice utopia? Sì, fino a quando Erik s’innamora di una sua bella e giovane studentessa, minando così certezze affettive di Anne e la tranquillità della Comune.
Il film, che in apparenza vorrebbe decantare le lodi della libertà e dell’amore senza regole, è in realtà una dichiarazione d’approvazione del regista nei confronti della famiglia in senso tradizionale e di adesione all’idea di monogamia e fedeltà coniugale. continua su

https://www.mygenerationweb.it/201603302999/articoli/palcoscenico/cinema/2999-anteprima-la-comune-si-all-amore-libero-ma-la-famiglia-vince-su-tutto

Vittorio De Agrò e Cavinato Editore presentano “Essere Melvin”

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The ticket purchase to “The City” is: 1) Not even given 2) Tribute 3) afternoon 4) Reduced 5) Always.

“The City” is a 2016 film by Thomas Vinterberg VinterbergThomas, written by Thomas Vinterberg and Tobias Lindholm VinterbergThomas, with Ulrich Thomsen, Trine Dyrholm, Fares Fares, Lars Ranthe.

What is the right formula for happiness? What is the right model of family? Monogamy is a value, a duty or is it just the mere memory of a society that no longer exists?
In the seventies it was fashionable to live in the community, sharing experiences and emotions on the basis of the single thought “peace and love.”
Difficult to determine whether this approach to life was wrong, excessive or even amoral, it is certain that any style and condition of life you choose, it is difficult to come less selfishness and self-love.
Thomas Vinterberg, with his work, he decided to bring the viewer back in time, in Denmark 70, letting us know the liberal and united tandem of Erik (Thomsen), esteemed architect and university professor, his wife Anne (Dyrholm) and their teenage daughter.
Erik received his father’s legacy as the big old childhood home and, aware of how wasteful keep it, would like to sell it.
Anne, however, convinced him to desist in this respect, proposing to create a “City”, in order to revitalize the marriage and give more panache to their lives.
They start first the “talks” to choose people more “appropriate” to the project and then the real coexistence under the same roof.
It is the beginning of a happy utopia? Yes, until Erik falls in love with his beautiful young student, thus undermining affective certainties of Anne and quiet of the Municipality.
The film, which apparently would like to decant the praises of freedom and love without rules, is actually a statement of approval of the director towards the family in the traditional sense and adherence to the idea of ​​monogamy and marital fidelity. continues on

https://www.mygenerationweb.it/201603302999/articoli/palcoscenico/cinema/2999-anteprima-la-comune-si-all-amore-libero-ma-la-famiglia-vince-su-tutto

Vittorio De Agro and Cavinato Publisher feature “Being Melvin”

http://www.ibs.it/code/9788899121372/de-agrograve/essere-melvin-tra.html