87) Gli Spiriti dell’Isola

“Gli Spiriti dell’Isola” è un film di Martin McDonagh. Con Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan, Pat Shortt. Titolo originale: The Banshees of Inisherin. Drammatico. Irlanda, USA, Gran Bretagna 2022

Sinossi:

Irlanda, 1923. I migliori amici Pádraic e Colm s’incontrano da una vita alle due del pomeriggio per qualche pinta al pub e le solite chiacchiere. Un giorno, però, Colm non apre la porta di casa all’amico, e in seguito, costretto a fornire una spiegazione, afferma di averne abbastanza di lui e di non voler passare un minuto di più in sua compagnia. Devastato e incapace di accettare la cosa, Pádraic cerca l’aiuto della sorella e poi del parrocco perché parlino con Colm, ma quest’ultimo non solo non ritratta, ma minaccia il peggio se Pádraic non lo lascerà in pace. Mentre sul continente infuria la guerra civile, sull’immaginaria isola di Inisherin, che si è sempre considerata al riparo dal conflitto, l’allontanamento di due amici fraterni innesca ugualmente una serie di conseguenze e un’escalation di atrocità.

Recensione:

Nella vita, purtroppo (?), tutto ha una fine. E no, non mi riferisco alla fine ultima, quella che tutti dovremmo giocoforza incontrare, prima o dopo. Io parlo di quella imposta in modo irrazionale dagli uomini, “che a causa di un particolare mandano per aria sogni e grandi amori”, per dirla alla Povia.

La storia dell’umanità è infarcita di grandi amori, collaborazioni professionali e storiche amicizie finite improvvisamente, tra urla, rancori e litigi, senza un valido motivo. Perché se è vero che l’uomo è un animale sociale, al contempo è anche il solo capace di rivoltarsi contro chi ha definito, fino all’attimo prima, “amico”.

Adesso prendete tutte queste considerazioni di carattere generale e spostatele nell’Irlanda del 1923, sull’immaginaria isola di Inisherin, e avrete un’idea di cosa aspettarvi da “Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh, presentato in concorso a Venezia. continua su

62)Voyagers

Il biglietto d’acquistare per “Voyagers” è : Neanche Regalato
“Voyagers” è un film del 2021 scritto e diretto da Neil Burger, con : Colin Farrell, Tye Sheridan, Isaac Hempstead Wright, Lily-Rose Depp, Viveik Kalra, Fionn Whitehead, Archie Renaux, Chanté Adams, Madison Hu, Quintessa Swindell, Veronica Falcón, Rafi Wilder, Archie Madekwe, Reda Elazouar.
Colin Farrell
Richard
Tye Sheridan
Christopher
Isaac Hempstead Wright
Edward
Lily-Rose Depp
Sela
Fionn Whitehead
Zac

Sinossi:
Voyagers, film diretto da Neil Burger, è ambientato in un futuro prossimo, nel quale la razza umana è a rischio, e racconta la storia di un gruppo di 30 astronauti inviati nello spazio per una missione multi-generazionale. L’impresa avrebbe come scopo quello di trovare un nuovo pianeta abitabile, ma degenera totalmente quando l’equipaggio scopre di essere all’oscuro di alcuni segreti riguardati il loro addestramento. Tra questi vi è uno strano liquido blu che viene loro somministrato per atrofizzare i sensi.
Quando uno di loro inizia a ribellarsi a questa “terapia”, realizza che la bevanda in realtà inibisce i loro istinti. Il giovane convince anche gli altri a non assumerla, portando il gruppo a esplorare i loro istinti primordiali fino a cadere in uno stato primitivo, che getta l’intera astronave nel caos. In preda a una crescente brama di potere e sesso e sempre più intimoriti, gli astronauti dovranno affrontare prima la minaccia più vicina, cioè loro stessi, e poi fare i conti con ciò che c’è al di fuori.

Recensione:
L’universo, per quanto infinito e misterioso, prima o poi stanco di vedersi coinvolto in una serie di storie insulse , improbabili presenterà una richiesta moratoria agli impavidi sceneggiatori.
Non può essere sufficiente utilizzare lo spazio per giustificare un maldestro adattamento cinematografico di un romanzo od un testo classico.
“Yoyagers” di Neil Burger rappresenta sfortunatamente quel genere di pellicola, che pur avendo sulla carta interessanti potenzialità narrative, etiche e filosofiche , nell’atto della stesura dello script è uscito fuori l’esatto contrario.
“Yoyagers” avrebbe voluto raccontare , abbracciare, rappresentare temi alti quanto controversi come il libero arbitrio, il tentativo della scienza di voler modellare, controllare le nuove generazioni come fossero “cavie di laboratorio”.
Neil Burger immagina un futuro possibile in cui la Terra è ormai divenuta invivibili per l’uomo avendo come unica speranza di sopravvivenza quella di scoprire nuovi pianeti abitabili.
Una missione difficile, quasi “suicida” che gli scienziati hanno deciso d’affidare ad un gruppo di bambini nati in provetta e cresciuti per compiere questa missione.
L’idea del “soldato in provetta” o se preferite astronauta è giustificata dall’esigenza umanitaria , togliendo quasi ogni dubbio o reticenza etica all’attività scientifica..
Il quasi o se preferite il residuo d’umanità è incarnato dallo scienziato Richard che non può accettare d’abbondare al proprio destino i suoi “ragazzi”.
Ragazzi addestrati a lavorare, studiare ed obbedire senza mai provare un ‘emozione.
L’emozione è la variante impazzita quanto imprevista che sconvolge l’equilibrio e le gerarchie all’interno dell’astronave.
Se volessimo inquadrare in campo letterario “Voyagers” dovremmo collocarlo drammaturgicamente come una via di mezzo tra due celebri romanzi: “Il Signore delle Mosche” di William Golding e “1984” di George Orwell.
Invece in campo cinematografico potremmo vagamente accostarlo alla celebre pellicola “Gli ammutinati del Bounty” dei registi Lewis Milestone e Carol Reed.
Un quadro narrativo, esistenziale e soprattutto emozionale che dovrebbe consentirci una visione intesa, vivace, vibrante quanto coinvolgente.
Sfortunatamente niente di ciò accade anzi, lo spettatore fatica non poco nel seguire una storia confusa, pasticciata e mal diretta .
Un giovane e popolare cast artistico si rivela inadeguato nel calarsi nei rispettivi ruoli facendo apparire i loro personaggi goffi e caricaturali .
“Voyagers” appare tutto forzato, eccessivo, ridondante senza mai realizzare una sincera e solida connessione emotiva con il pubblico più giovane.
Burger sperava di veicolare il messaggio di quanto possa essere sciocco oltre che pericoloso sopprimere l’indole dei giovani correndo il rischio di subire un effetto opposto e contrario.
“Yoyaers” è un film sbagliato , inutile, quanto noioso, che si lascia guardare fino alla fine solo per apprezzare lo sforzo scenografico ambientale ed una fotografia di alto livello.

2) Ava

Il biglietto da acquistare per “Ava” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Ava” è un film di Tate Taylor. Con Jessica Chastain, John Malkovich, Colin Farrell, Geena Davis, Jess Weixler, Diana Silvers. Thriller, 96′. USA 2020

Sinossi:

Ava è una pericolosa assassina che lavora per un’organizzazione segreta, viaggiando in giro per il mondo a uccidere i suoi bersagli. Quando un lavoro va male, però, diventa lei l’oggetto della caccia.

Recensione:

Forse l’attrice sudafricana, avvertendo una crisi di mezza età, ha voluto dimostrare a se stessa e al mondo di poter interpretare qualunque ruolo, accettando anche di produrre questo film oltre che interpretarlo». Questo è uno stralcio della mia recensione del film “Atomica bionda”, uscita su Parole a Colori nel 2017

Non me ne voglia la bella quanto tosta Jessica Chastain, ma mi sento di sottoscrivere le stesse identiche parole per quanto riguarda la sua performance in “Ava”, disponibile su Netflix. Il desiderio di dimostrarsi ancora all’altezza di ruoli molto “fisici” è sacrosanto, però il rischio di impelagarsi in progetti sfortunati è alto. continua su

146) Il sacrificio del cervo sacro

Il biglietto da acquistare per “Il sacrificio del cervo sacro” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“Il sacrificio del cervo sacro” è un film di Yorgos Lanthimos. Con Nicole Kidman, Alicia Silverstone, Colin Farrell, Bill Camp, Raffey Cassidy. Drammatico, 109’. Gran Bretagna, USA 2017

Sinossi:

Steven è un cardiologo: ha una bellissima moglie, Anna, e due figli, Kim e Bob. All’insaputa di costoro, tuttavia, si incontra frequentemente con un ragazzo di nome Martin, come se tra i due ci fosse un legame, di natura ignota a chiunque altro. Quando Bob comincia a presentare degli strani sintomi psicosomatici, la verità su Steven e Martin sale a galla.

Recensione:

La famiglia può essere considerata ancora oggi il cuore e il centro della società? Un’istituzione che gode di buona salute, all’interno della quale trovare serenità e accoglienza? Oppure, nel caos post-moderno, anche questo pilastro scricchiola, minato da agenti esterni e interni?

Sono le tematiche al centro del nuovo film di Yorgos Lanthimos, “Il sacrificio del cervo sacro”, presentato al Festival del cinema di Cannes 2017, che attinge a piene mani da un lato dalla classicità (chiaro il riferimento, già nel titolo, alla tragedia di Euripide “Ifigenia in Aulide”) dall’altro dal cinema di Kubrick per raccontare una storia di vendetta ed espiazione.

Quello che manca, nel film, è una qualche linearità narrativa. Soprattutto si fatica a capire come il giovane Martin – magistralmente interpretato dal carismatico Barry Keoghan – riesca non solo a insinuarsi nella vita della famiglia di Steven (Farrell) e Anna (Kidman) ma addirittura a divenire una sorta di Deus ex machina, decidendo vita e morte altrui. continua su

http://paroleacolori.com/il-sacrificio-del-cervo-sacro-quando-la-famiglia-perfetta-scricchiola/

190) L’Inganno

Il biglietto da acquistare per “L’inganno” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

“L’inganno” è un film di Sofia Coppola. Con Colin Farrell, Nicole Kidman, Kristen Dunst, Elle Fanning, Oona Laurence. Titolo originale: The beguiled. Drammatico, 91′. USA, 2017

Quale uomo non ha sognato, almeno una volta, di essere conteso tra più donne? Ma se la situazione, da idilliaca, si trasformasse poi in un incubo?

Sofia Coppola, alla sesta prova come regista, decide di osare con il remake di “La notte brava del soldato Jonathan” di Don Siegel (1971) e con protagonista Clint Eastwood, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas P. Culluian.

In piena Guerra di secessione americana, in una cittadina di campagna nel Sud, una ragazza soccorre un caporale nordista gravemente ferito e lo porta nel collegio femminile in cui vive e studia.

Sulla scuola regna la sobria direttrice Miss Martha (Kidman), con l’aiuto di Miss Edwina (Dunst), insegnante seria e colta.

La presenza di un uomo, seppure ferito, sconvolge l’esistenza e l’equilibrio delle donne del collegio. Il caporale Jonathan McBurney (Farrell), infatti, ristabilitosi diventa l’oggetto del desiderio di Martha, Edwina e della disinibita studentessa Alicia (Fanning).

Jonathan crede di poter essere il gallo nel pollaio, corteggiando le tre senza pagarne le conseguenze, ma presto si renderà conto dell’errore di valutazione che ha fatto…

Sofia Coppola rovescia la prospettiva del romanzo e del primo film, mettendo al centro della scena le tre donne e i loro stati d’animo e turbamenti sentimentali.

“L’inganno”, in questa versione rivista al femminile, nel complesso piace, diverte e allo stesso tempo conferma se ancora ci fosse bisogno di farlo che qualsiasi donna, anche la più tranquilla, può diventare una vera leonessa quando viene tradita o rifiutata dalla persona che ama. continua su

http://paroleacolori.com/l-inganno-sofia-coppola-rivede-in-chiave-femminile-un-grande-classico/

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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275) Animali Fantastici e dove trovarli

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Il biglietto da acquistare per “Animali fantastici e dove trovarli” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre (con riserva).

Un film di David Yates. Con Eddie Redmayne, Colin Farrell, Ezra Miller, Katherine Waterston, Dan Fogler, Alison Sudol, Samantha Morton, Ron Perlman, Jon Voight, Carmen Ejogo, Zoë Kravitz, Gemma Chan, Christine Marzano, Lucie Pohl. Fantasy, 133′. 2016

“Harry Potter è una cosa seria, non accetto alcun tipo di ironia a riguardo”.

Questo il commento di un fan accanito della saga del maghetto più famoso del mondo, con cui ho avuto modo di scambiare qualche battuta a caldo dopo la proiezione dell’atteso “Animali fantastici e dove trovali”. Parole che, immagino, trovano d’accordo la maggior parte degli appassionati.

Si può ironizzare su J. K. Rowling e sul mondo a cui ha dato vita negli anni? Si può essere dissacranti, quando si parla di Harry Potter?

La logica imporrebbe di no e un recensore saggio si accorderebbe alla massa e incenserebbe, magari con scarso acume, il nuovo film della saga, a cui faranno seguito, in futuro, nuovi episodi. Ma mi conoscete, cari lettori, io amo andare controcorrente; e poi se siete qui a leggermi significa che molto probabilmente vi aspettate qualcosa di diverso da quello che potete trovare in decine di altri siti.

Sgombriamo subito il campo da ogni possibile equivoco: “Animali fantastici e dove trovarli” è un bel film che sicuramente manderà in brodo di giuggiole i fan storici della saga e incanterà le nuove generazioni.

Non voglio svelarvi la trama, assai complessa tra parentesi, né tanto meno passare in rassegna i tanti richiami ai precedenti film di Harry Potter, o ai libri. In questa recensione, contrariamente al solito, voglio darvi delle suggestioni su cui riflettere, magari sorridendo nel frattempo.

J. K. Rowling, confermandosi autrice poliedrica, ha il merito di aver scritto una sceneggiatura capace di trasportare lo spettatore nuovamente in un mondo magico e unico, dove tutto è possibile, dando vita a nuovi personaggi con cui è facile entrare in sintonia. continua su

Al cinema | Animali fantastici e dove trovarli

Roberto Sapienza presenta “Ninni, mio padre”

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126) True Detective 2

true dective 2

Lo scorso anno la serie televisiva True Detective con Matthew McConaughey e Woody Harrelson ha provocato un vero terremoto artistico e culturale come avviene in un programma televisivo che diviene “cult”.

“Cult” per via di magistrali e intense interpretazioni, di una regia creativa e innovativa e soprattutto grazie a una sceneggiatura perfetta, nuova, ricca di elementi e spunti tali da creare un nuovo genere narrativo “meta filosofico” facendo si che lo sceneggiatore Nick Pizzolato diventasse il nuovo Re Mida della scrittura televisiva.

Basterebbero questi dati per far tremare le vene ai polsi di qualsiasi produttori nel rilanciare la sfida e produrre una seconda serie con nuovi personaggi, diversa ambientazione e soprattutto con una differente storia, ma siamo in America e niente è impossibile.

Sarebbe però un errore fare dei confronti tra le due serie e stabilire il vincitore.

True Detective è una serie antologica e come tale risorge come un araba fenice in ogni stagione sperando di mantenere lo spirito e la sua mission. Nei mesi scorsi in rete si è molto discusso della scelta della nuova coppia formata da Colin Farrell e Vince Vaughn giudicata sulla carta meno magnetica e funzionale al progetto rispetto al duo McConaughey-Harrelson. Dopo aver visto ieri sera la prima puntata probabilmente è cosi, ma va anche detto per onestà intellettuale che l’impianto narrativo di questa seconda serie è diverso dalla prima e anche le scelte registiche sono improntante più all’azione vera e propria che a un simposio della parola che tanto il pubblico ha amato nella prima serie.

L’elemento filosofico e l’atmosfera mistica della prima serie trovavano una perfetta simbiosi nella bellezza metafisica della Louisiana regalando allo spettatore la sensazione di essere in un mondo a metà strada tra onirico e reale. In True Detective 2 invece si respira fin dalle prime immagini una netta prevalenza di brutale realtà e di verace umanità mostrata nei sui beceri difetti ben rappresentata dalla viscida, famelica e corrotta Los Angeles.

Se nella prime serie il senso di colpa e il dolore erano i principali sentimenti che animavano e spingevano i personaggi, nella seconda serie agiscono invece la rabbia e il senso di vendetta rappresentati da Ray Velcoro (Farrell), poliziotto ambiguo e brutale probabilmente condizionato da un figlio nato otto anni prima da una violenza sessuale subita dalla moglie e con un conseguente matrimonio fallito. Velcoro per vendicare lo stupro della moglie accetta di “collaborare” con l’avido e corrotto boss locale Frank Semyon (Vaughn), che ricorda in qualche modo il Robert De Niro del film Casinò di Martin Scorsese, determinato a lucrare nel business degli immobili a qualsiasi costo…

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http://www.mygenerationweb.it/201506262503/articoli/nerdzone/serie-tv/2503-true-detective-2

https://www.facebook.com/pages/True-Detective-ITA/403910716419490?fref=ts

Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”

http://www.ibs.it/ebook/de-agr-vittorio/amiamoci-nonostante-tutto/9788891176837.html

Vittorio De Agrò e Cavinato Editore presentano “Essere Melvin”

http://www.ibs.it/code/9788899121372/agrograve-vittorio/essere-melvin-tra.html

Last year, the television series True Detective with Matthew McConaughey and Woody Harrelson has caused a real earthquake artistic and cultural as in a television program that becomes “cult”.

“Cult” because of intense and masterful interpretations of a directed creative and innovative and, above all thanks to a perfect script, new, full of elements and ideas such as to create a new narrative genre “meta philosophy” causing screenwriter Nick Pizzolato He became the new King Midas of television writing.

These data would be enough to shake the veins at the wrists of any manufacturer in reviving the challenge and produce a second series with new characters, different environment and especially with a different history, but we are in America and nothing is impossible.

But it would be a mistake to make comparisons between the two series and determine the winner.

True Detective is an anthology series and as such rises like a phoenix in every season hoping to maintain the spirit and its mission. In recent months, the network has been much discussion of the choice of the new pairing of Colin Farrell and Vince Vaughn judged less on paper and magnetic functional to the project than the duo McConaughey-Harrelson. After watching last night the first episode is probably so, but it must also be said for intellectual honesty that the narrative of this second series is different from the first and also the directorial choices are creasing action more real than a symposium the word that the audience loved the first series.

The philosophical element and the mystical atmosphere of the first series were a perfect symbiosis in the metaphysical beauty of Louisiana giving the viewer the feeling of being in a world halfway between dream and reality. In True Detective 2 instead it exudes from the first images a prevalence of brutal reality and true humanity shown in the vulgar defects well represented by the slimy, hungry and corrupt Los Angeles.

If in the first series the guilt and pain were the main feelings that inspired and pushed the characters, in the second series acting instead anger and sense of revenge represented by Velcoro Ray (Farrell), policeman ambiguous and brutal probably influenced by a child born eight years ago by a sexual assault suffered by his wife and a consequent marriage failed. Velcoro to avenge the rape of his wife agree to “cooperate” with the greedy and corrupt local boss Semyon Frank (Vaughn), which somehow reminds the Robert De Niro movie Casino Martin Scorsese, determined to make money in the business of real estate in any cost …

continues on

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