Melvin è un ragazzo di trent’anni appassionato di fiction. Guardando la TV si innamora dell’Aspirante Diva e decide di conoscerla. Anni dopo Melvin racconta la sua storia allo Splendente, il suo psichiatra. Il tempo è galantuomo.
“Casablanca Beats” è un film di Nabil Ayouch. Con Ismail Adouab, Nouhaila Arif, Samah Baricou, Abdelilah Basbousi, Anas Basbousi. Drammatico, 101′. Marocco, Francia 2021
Sinossi:
In un quartiere popolare di Casablanca arriva Anas, un ex rapper che ha ottenuto un incarico di insegnamento in una scuola ad indirizzo artistico che ha al vertice una direttrice piuttosto rigida. Anas non ha una casa e dorme in macchina ma in classe si presenta come un docente che non rinuncia a pretendere risultati dagli allievi, pronto anche a trattarli con durezza verbale quando gli presentano esibizioni di hip hop velleitarie.
Recensione:
Si può fare musica “alternativa” (che sia rap, hip hop o simili) in Tunisia? I rapper e i giovani che si cimentano possono parlare di tutto oppure ci sono ancora argomenti considerati tabù (come ad esempio la religione)?
“Casablanca beats” del regista Nabil Ayouch, presentato in concorso a Cannes 2021, getta luce sull’argomento, con una storia che è una via di mezzo tra “Saranno famosi” e “L’attimo fuggente”. continua su
“Scompartimento n 6” è un romanzo scritto da Rosa Liksom e pubblicato da Iperborea il 24 Febbraio 2014 Sinossi: Mosca, anni ’80, sul leggendario treno della Transiberiana diretto a Ulan Bator, due estranei si trovano a condividere lo scompartimento: una taciturna studentessa finlandese e un violento proletario russo dall’inesauribile sete di vodka. Nell’intimità forzata del piccolo spazio la tensione sale. Lui è uno sciovinista, misogino, avvezzo al carcere, ma con l’irriducibile passione per la vita. Lei è tormentata dai ricordi del suo ragazzo moscovita che si è finto pazzo per non combattere in Afghanistan ed è impazzito nel manicomio dove l’hanno rinchiuso, lasciandola piena di domande nella terra che l’ha sedotta. È l’anima di questa terra a pulsare nelle sconfinate distese che il treno attraversa, nel mosaico di identità e popoli di una Siberia in cui tutto è estremo. Con un realismo crudo che trasuda poesia, Rosa Liksom racconta l’incontro tra due destini ma soprattutto il viaggio attraverso la fine di un impero che sembra sciogliersi in fanghiglia, nel cuore di un popolo disilluso e fiero, che vive nella perenne nostalgia del passato e del futuro, nell’eterno sogno cechoviano “A Mosca! A Mosca!”. Recensione: All’ultimo Festival di Cannes, rimasi complessivamente tiepido alla trasposizione cinematografica di “Scompartimento 6” , mentre la maggioranza dei collegi critici applaudiva convintamente alla fine della proiezione. Ovviamente non avendo letto il romanzo di Rosa Liksom, non possedevo gli elementi necessari per fare paragoni né per esprimere giudizi artistici definitivi. Come ben sapete, cerco di colmare il prima possibile queste mie mancanze letterarie , leggendo il romanzo. E generalmente la lettura dei romanzi mi apre un mondo, arricchendomi sul piano umano e creativo. Stavolta dopo aver letto il romanzo di Rosa Liksom, mi sento obbligato a scusarmi con il regista finlandese Juho Kuosmanen per essere stato così tirato con il suo film, La versione cinematografica va decisamente rivalutata, apprezzata sotto ogni aspetto. Il regista ha compiuto un vero “miracolo “ narrativo e strutturale nel dare senso, verve, passione ad un romanzo prolisso, lento ed oltre modo ripetitivo. dispiace per i numerosi fan dell’autrice Liksom, ma il romanzo, a nostro modesto pare, è un classico caso di bestseller letterario fondato sul nulla. “Scompartimento 6” si è rivelata una lettura pesante, caotica , priva di mordente oltre che monocorde. Se non fosse stato per il nostro spiccato senso del dovere misto al masochismo letterario saremmo saltati giù dalla Transiberiana molto prima della fine, annoiati e delusi da un racconto autoreferenziale ed inconcludente.
il biglietto d’acquistare per “Ali & Ava : storia di un incontro” è : Di pomeriggio
“Ali & Ava : storia di un incontro” è un film del 2021 di Clio Barnard. Con Claire Rushbrook, Adeel Akhtar, Ellora Torchia, Vinny Dhillon, Shaun Thomas. Drammatico, 95′. Gran Bretagna 2021
Sinossi:
Ava è un’assistente scolastica irlandese, vedova e madre di un figlio e una figlia adolescenti. Ali è un’ex dj di origini bengalesi, gestore di appartamenti con alle spalle un matrimonio doloroso. Entrambi vivono a Bradford, città industriale del West Yorkshire, profonda Inghilterra, che non vede di buon occhio la loro relazione. Eppure dopo essersi incontrati e sedotti, Ava e Ali decidono di passare del tempo insieme e poco alla volta diventano una coppia. A unirli sono la musica, la passione per il ballo, la voglia rinnovata di amare e trovare qualcosa di romantico nelle rispettive vite.
Recensione:
Si sente spesso dire che le storie d’amore più belle e coinvolgenti nascono da incontri inaspettati e fortuiti. Per quanto io non sia sempre incline a credere ai racconti di conoscenti e amici romantici, a volte succede che due persone si trovino per caso e scoprano di completarsi a vicenda.
È il caso dei protagonisti di “Ali & Ava – Storia di un incontro” di Clio Barnard, una storia d’amore, di comprensione, sostegno e riscatto. Un film che parla di libertà, di seconde e terze possibilità, di come si possa sempre superare il dolore del passato o il pregiudizio.
Il biglietto d’acquistare per “Una madre, una figlia” è : Di Pomeriggio
” Una Madre, una figlia” è un film di Mahamat-Saleh Haroun. Con Achouackh Abakar, Rihane Khalil Alio, Youssouf Djaoro. Drammatico, 100′. Francia, Paesi Bassi 2021
Sinossi:
A N’Djamena, capitale del Ciad, niente è facile per le donne, soprattutto per Amina che alleva una figlia adolescente da sola. Non ha un marito Amina e non ne vuole. Ragazza madre, che ha rifiutato di piegarsi alle convenzioni, ha pagato a caro prezzo (l’esclusione dalla sua famiglia) il suo desiderio di indipendenza. Per assicurare un avvenire a Maria, Amina lavora duro, smontando pneumatici da cui estrae un filo metallico che ricicla intrecciando cestini. Panieri artigianali che poi vende per strada, battendo sul tempo la concorrenza ed eludendo le attenzioni morbose di un vicino di casa, che vorrebbe sposarla, e la predica dell’imam, che non approva il suo nubilato. Maria intanto cova un segreto e una gravidanza che vuole interrompere malgrado i tabù. Amina decide di sostenere sua figlia combattendo al suo fianco la sua battaglia.
Recensione:
Per una madre intenzionata a salvare la figlia niente è impossibile. Basterebbe questa frase per racchiudere il senso ultimo e profondo di “Una madre, una figlia” (Lingui) di Mahamat-Saleh Haroun, presentato in concorso al Festival di Cannes e adesso al London Film Festival
Nel Ciad musulmano contemporaneo, Amina (Achouackh Abakar Souleymane) è riuscita a ritagliarsi una propria indipendenza nonostante abbia avuto una figlia, Maria (Rihane Khalil Alio), fuori dal matrimonio e sia stata per questo rinnegata dalla famiglia. Amina non si è piegata alle difficoltà e lavora duramente per dare un futuro migliore alla figlia adolescente.
Maria è il centro della vita di Amina, e quando la ragazza le rivela di essere incinta e di non voler tenere il bambino si schiera dalla sua parte, nonostante la problematicità della situazione. In Ciad l’aborto è illegale, condannato severamente dall’Islam. Le due donne, madre e figlia, iniziano allora un difficile viaggio nel mondo clandestino di levatrici e medici…
La struttura narrativa di “Una madre, una figlia” è semplice; lo stile del regista essenziale ma sicuro. La performance della coppia formata da Achouackh Abakar Souleymane e Rihane Khalil Alio vale da sola metà prezzo del biglietto, vista la bravura e l’alchimia artistica e umana tra le due attrici. continua su
Il biglietto d’acquistare per “Tra Due mondi”: Ridotto “Tra Due Mondi” è un film del 2021 diretto da Emmanuel Carrere, scritto da Emmanuel Carrère, Hélène Devynck, liberamente ispirato dal romanzo « Le quai de Ouistreham » de Florence Aubenas .
Cast Artistico : • Didier Pupin • Emily Madeleine • Evelyne Porée • Hélène Lambert • Juliette Binoche • Léa Carne Sinossi: Marianne Winckler, celebre scrittrice, inizia un libro sul lavoro precario. Si stabilì vicino a Caen e, senza rivelare la sua identità, si unì a una squadra di donne delle pulizie. Di fronte alla fragilità economica e all’invisibilità sociale, scopre anche l’aiuto reciproco e la solidarietà che unisce questi lavoratori ombra. Recensione: La prima regola che uno bravo scrittore dovrebbe seguire è quella di trarre ispirazione dalla realtà, facendo ricerca sul campo, consultando le fonti. Un vero scrittore dovrebbe avere coscienza e conoscenza dei temi scelti se specialmente riguardano i diritti negati dei lavoratori, il precariato o peggio ancora la condizione dei lavoratori indispensabili quanto invisibili. Generalmente con l’espressione “Sporcarsi le mani” la saggezza popolare ci consiglia di divenire parte del problema o della realtà in cui si vuole muovere. “Tra Due Mondi” di Emmanuele Carrere, film d’apertura della Quinzaine des Réalisateurs, incarna perfettamente questo consiglio popolare raccontando “il lavoro sotto copertura” svolto realmente dalla giornalista Florence Aubenas per scrivere dei lavoratori invisibili con particolare attenzione alle figure delle donne di pulizia. L’adattamento cinematografico trasforma la giornalista in una scrittrice ed il nome della protagonista in Marianne magistralmente interpretata da Juliette Binoche. Mai vista prima d’oggi avevo visto la Binoche così “dismessa”, “struccata”, “casual” negli abiti indossati, eppure così magnetica, potente e funzionale alla storia. Sappiamo poco o nulla della vita di Marianne. All’inizio del film la vediamo “già in azione” mentre è in attesa del primo colloquio in centro d’impiego in cui cerca di spiegare alla responsabile come nel suo cv degli ultimi 23 anni non ci sia alcuna attività lavorativa Marianne parla poco di sé, ma si rivela fin da subito un’ottima quanto affidabile compagna di lavoro. Ascolta i problemi delle colleghe, ne condivide le gioie ed i momenti di svago, ma soprattutto segretamente prende nota delle ingiustizie subite e difficoltà avute in questo settore. Marianne diventa davvero una donna delle pulizie: pulisce i bagni, rifà i letti, Lo spettatore diventa “complice” delle bugie creative di Marianne , osservando inoltre come giorno dopo giorno il legame amicale tra la scrittrice e le ragazze diventi sempre più intenso e profondo. Marianne per la prima volta si sente “scomoda” in questa posizione, sapendo di tradire in qualche modo la fiducia di molte persone. La sua è però una missione sociale prima ancora che letteraria come ama ripetere ai suoi interlocutori nei momenti di sconforto e stanchezza Lo stile asciutto, una scrittura essenziale quanto incisiva, ed infine una certa attenzione ai particolari e sensibilità ai rapporti umani pone “Tra Due Mondi” di Carrere al livello di un film del Maestro Ken Loach. Il film convince, funziona perché oltre la decisiva presenza della Binoche, può contare su un cast femminile di valore, dotato di personalità e carisma che non ha mostrato alcuna remora nel dividere la scena con Premio Oscar. Solamente nella parte finale “Tra due mondi” mostra un certo cedimento al rigore dello stile e semplicità della scrittura , quando scoperto l’inganno di Marianne, il regista ha optato per taglio più retorico . “Tra Due Mondi” è un film crudo, vero, lineare quanto emozionante che ci farà vedere con occhi diversi le donne e gli uomini che ogni giorno rendono pulito dove noi sporchiamo con incuria e senza alcun rispetto.
Il biglietto d’acquistare per “Una vita in Fuga” è : neanche regalato (Con Riserva)
“Una Vita in Fuga” è un film del 2021 diretto da Sean Penn
Con Katheryn Winnick, Sean Penn, Josh Brolin, Miles Teller, Eddie Marsan, Norbert Leo Butz. Drammatico, 107′. USA 2021
Sinossi:
John Vogel è nato il giorno della bandiera (14 giugno) e sotto una cattiva stella. Truffatore ispirato, sogna un grande futuro per sé e la propria famiglia, soprattutto per Jennifer, la figlia maggiore e prediletta. Padre carismatico, quando non è altrove, promette una vita vissuta come un’avventura. Il resto del tempo accumula i debiti e i rischi di una vita oltre i confini della legalità. Egoista e bugiardo, lascia moglie e figli una notte d’estate voltandosi indietro solo una volta, per guardare la sua Jennifer che non smetterà mai di cercarlo come la polizia di inseguirlo.
Recensione:
Dopo quello di Nadav Lapid (ne ho parlato qui), ecco subito un altro “caso” scuotere il Festival di Cannes 2021, alimentando le polemiche dei critici e soprattutto i miei dubbi su quali siano i criteri adottati dal buon Frémaux nel selezionare i film per il concorso ufficiale.
Difficilmente riuscirò a svelare il mistero dei criteri, ma quello che posso affermare con certezza è che a Cannes devono avere un debole per Sean Penn – oppure un debito da salvare, chissà. Perché, artisticamente parlando, le sue ultime due presenze non si spiegano.
Nel 2016 “The Last Face” fu probabilmente il film più insulso della kermesse – all’epoca lo definii “un brutto film senz’anima” – che faceva quasi ridere il pubblico anche quando in scena c’era la sempre bellissima Charlize Theron completamente nuda. All’epoca delle riprese l’attrice e il regista stavano insieme, ma quando sbarcarono sulla Croisette erano già ai ferri corti – per la bruttezza del girato, malignò qualcuno.
Questa volta Sean Penn ha preferito concentrarsi su un rapporto padre-figlia, eppure sembra comunque aver perso il suo tocco magico. “Una vita in fuga” (Flag Day), ispirato a una storia vera, risulta inutile, noioso, prevedibile nello sviluppo.
L’idea era quella di raccontare il rapporto tra John Vogel, il più grande falsario americano, e la figlia Jennifer. E di consacrare anche, en passant, Dylan Penn nell’Olimpo dei grandi, come i celebri genitori (Sean e Robin Wright). Il risultato, invece, è che la ragazza ne esce con le ossa rotte, dopo essere stata praticamente buttata nel vuoto. Senza paracadute. continua su
Il biglietto d’acquistare per “Una storia d’amore e di desiderio ” è : Ridotto
“Una storia d’amore e di desiderio” è un film di Leyla Bouzid. Con Sami Outalbali, Diong-Kéba Tacu, Mathilde La Musse, Aurelia Petit, Mahia Zrouki. Drammatico, 102′. Francia 2021
Sinossi:
Ahmed, 18 anni, francese di origine algerina, è cresciuto nei sobborghi di Parigi. All’università incontra Farah, una giovane tunisina piena di energia, appena arrivata in città. Mentre scopre una letteratura araba sensuale ed erotica di cui ignorava l’esistenza, Ahmed si innamora perdutamente di Farah ma, sebbene letteralmente sopraffatto dal desiderio, cerca di resistere.
Recensione:
In amor vince chi fugge, recita il detto. Ma quando si tratta di sentimenti – e di passione – resistere e far prevalere la parte razionale di noi è alquanto complicato. Molto più semplice gettare gli ormeggi e farsi travolgere.
Eppure c’è chi prova a contenersi, a mettere una barriera. Per inesperienza, timidezza, o semplicemente per paura di essere felici.
Come il protagonista di “Una storia d’amore e di desiderio” (Une histoire d’amour et de désir) di Leyla Bouzid, film di chiusura della 60° edizione della Settimana della critica di Cannes. Una commedia generazionale poetica, intensa, vibrante ma anche divertente. continua su
Il biglietto da acquistare per “È andato tutto bene” è: Di pomeriggio.
“E’ andato tutto bene” è
Un film di François Ozon. Con Sophie Marceau, André Dussollier, Géraldine Pailhas, Charlotte Rampling, Éric Caravaca. Drammatico, 113′. Francia 2022
Sinossi:
La vita di Emmanuèle Bernheim, scrittrice e sceneggiatrice francese, precipita con una telefonata. Il padre ha avuto un ictus e al suo risveglio chiede alla figlia di aiutarlo a morire. A sostenerla in quella missione impossibile ci sono Pascale, la sorella trascurata, e Serge, il compagno discreto. Debole e dipendente dalle sue ragazze, André è un uomo capriccioso ed egoista, incapace di comprendere il dolore che infligge alle figlie, mai amate come era necessario. Tra lucidità e terrore, Emmanuèle e Pascale navigano a vista nel dramma. Come rifiutare al proprio padre la sua ultima volontà? Ma come accettarla? Da bambina Emmanuèle ha sognato tante volte di ‘uccidere suo padre’, un genitore tossico e poco garbato, ma aiutarlo ‘a farla finita’ nella vita reale è un’altra cosa.
Recensione :
La “dolce morte” è un tema che divide l’opinione pubblica, dando il là a forti scontri tra laici e credenti. Nell’Unione europea al momento non esiste una giurisprudenza comune, così ogni Paese provvede da sé.
Ci sono condizioni che renderebbero l’eutanasia accettabile? Oppure il diritto alla salute deve venire prima di tutto, anche della dignità dell’individuo? Ed è giusto che una persona chieda la collaborazione dei propri cari, di fronte a una decisione di simile portata?
Se lo domanda Emmanuèle (Marceau), scrittrice e sceneggiatrice, quando il padre André, sopravvissuto a un brutto ictus, le chiede di aiutarlo a morire. Se è pensiero comune che nessun genitore dovrebbe sopravvivere a un figlio, quanto può essere straziante, per una figlia, organizzare il suicido assistito del padre? continua su
“La Crociata” è un film di Louis Garrel. Con Laetitia Casta, Joseph Engel, Louis Garrel. Commedia. Francia 2021
Sinossi:
Abel, Marianne e il figlio di 13 anni Joseph vivono a Parigi. La loro esistenza tranquilla viene sconvolta quando Abel e Marianne scoprono che Joseph ha venduto di nascosto oggetti di valore dalla casa di famiglia per finanziare un misterioso progetto ecologico che lui e i suoi amici hanno in Africa. Stanno per salvare il pianeta.
Recensione:
Spesso “noi adulti” ci lamentiamo dei giovani, considerandoli edonisti, egoisti, poco interessati alle problematiche sociali, civili e politiche. Menefreghisti. Ma è davvero così oppure, la nostra, non è che una rappresentazione miope di un mondo multiforme che conosciamo poco?
Una risposta divertente, sorprendente e creativa ci arriva da “La crociata”, il nuovo film di e con Louis Garrel, presentato in anteprima quest’estate a Cannes nella nuova sezione Cinema per il clima.
Onestamente nutrivo più di una perplessità sul progetto, ma per “spirito di servizio” ho deciso di dar credito all’attore e regista francese qui in versione ambientalista. Ebbene è stata una piacevole sorpresa. continua su
Il Biglietto d’acquistare per “Un Eroe” è : Ridotto.
“Un Eroe” è un film di Asghar Farhadi. Con Sarina Farhadi, Amir Jadidi, Mohsen Tanabandeh, Fereshteh Sadre Orafaiy, Sahar Goldust. Drammatico, 127’. Francia 2021
Sinossi:
Rahim Soltani ha contratto un debito che non può onorare. Per questa ragione sconta da tre anni la pena in carcere. Separato dalla moglie, che gli ha lasciato la custodia del figlio, sogna un futuro con Farkhondeh, la nuova compagna che trova accidentalmente una borsa piena d’oro. Oro provvidenziale con cui “rimborsare” il suo creditore. Rahim pensa di venderlo ma poi decide di restituirlo con un annuncio. La legittima proprietaria si presenta, l’oro è reso e il detenuto promosso al rango di eroe virtuoso dall’amministrazione penitenziaria che decide di cavalcare la notizia, mettendo a tacere i recenti casi di suicidio in cella. Rahim diventa improvvisamente oggetto dell’attenzione dei media e del pubblico. Ma l’occasione di riabilitare il suo nome, estinguere il debito e avere una riduzione della pena, diventa al contrario il debutto di una reazione a catena dove ogni tentativo di Rahim di provare la sua buona fede gli si ritorcerà contro.
Recensione:
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. In una società dove onestà e senso civico sembrano contare sempre meno, in favore della mera apparenza e della reputazione sui social, chi può dire se esista ancora una persona davvero sincera?
Dopo due esperienze internazionali poco convincenti (“Il passato” e “Tutti lo sanno”, ndr), il regista premio Oscar Asghar Farhadi torna a girare un film nel suo paese, l’Iran. “Un eroe”, Gran Premio della giuria all’ultimo Festival di Cannes, parla delle derive della società iraniana eppure racconta anche una storia dal carattere universale.
In un Paese dove chi non paga i propri debiti finisce in carcere, Rahim Soltani (Jadidi) viene elevato suo malgrado al rango di eroe per aver compiuto un gesto onesto (restituire al legittimo proprietario una borsa piena d’oro trovata per caso dalla compagna). Una volta uscito di prigione, però, sarà molto difficile se non impossibile, per lui, dimostrare la propria buona fede…
Lo spettatore segue con curiosità e un pizzico di divertimento l’evolversi della storia, una via di mezzo tra un intreccio kafiano e pirandelliano. Rahim non sembra altro che un disperato burattino, esaltato e poi affossato dalle autorità e dalla gente. Eroe per un giorno, povero diavolo per sempre continua su