
Il biglietto d’acquistare per “The Father” è : Sempre
“The Father” è un film del 2020 scritto e diretto da Florian Zeller, con : Olivia Colman, Imogen Poots, Anthony Hopkins, Rufus Sewell, Olivia Williams.
Sinossi:
Un uomo rifiuta tutta l’assistenza di sua figlia mentre invecchia. Mentre cerca di dare un senso alle sue mutevoli circostanze, inizia a dubitare dei suoi cari, della sua mente e persino del tessuto della sua realtà.
Recensione:
Ciclicamente il cinema ci “ricorda” l’esistenza di una malattia terribile quanto incurabile capace di rendere fragile e piccolo anche la persona più importante e forte : Il morbo di Alzheimer o se preferite una delle forme più drammatiche della demenza senile.
L’Alzheimer non fa distinzioni di classe, ceto, genere . E’ inesorabile nella sua erosione di ricordi togliendo ogni dignità al paziente.
7 anni fa “Still Alice” di Richard Glatzer e Wash Westmoreland permise alla bravissima Julianne Moore di conquistare l’Oscar come migliore attrice, incarnando in modo toccante quanto credibile il tragico “scivolamento” nelle tenebre di una brillante quanto intelligente professoressa.
Nel 2021 , a nostro modesto parere , l’ambita statuetta finirà nelle mani di Sir Anthony Hopkins capace di regalarci un’altra performance indimenticabile come fu nel 1991 diventando nell’immaginario collettivo: l’inquietante ed affascinante Dr Hannibal Lecter.
Florian Zeller ha deciso d’esordire come regista cinematografico adattando la sua piece teatrale più importante mettendo insieme un cast artistico di grande valore.
“The Father” è un film “teatrale” per eccellenza adatto da una parte ad esaltare il talento, carisma e personalità di ogni singolo interprete, e dall’altra nel creare una vivida , crescente connessione emotiva ed essenziale tra i personaggi in scena ed il pubblico
“The Father” trascina lo spettatore nella vita di Anthony, inizialmente presentato come un vecchio signore burbero quanto elegante ed ironico.
Ma pian piano ci si rende conto come la mente, i ricordi di Anthony siano fragili, confusi, contradditori.
Condividiamo lo sconcerto, timore, esitazione del protagonista ogni volta che le certezze acquisite sono spazzate via da nuove informazioni.
Anthony, affetto da demenza, è instabile emotivamente mostrandosi prima come un ver gentleman e l’attimo dopo come la persona più sgradevole e cattiva.
Sir Hopkins nell’interpretare questo personaggio può attingere alla sua vasta esperienza attoriale accumulata nella sua lunga e formidabile carriera.
Modella i toni , calibra fisicità , sfuma lo stile recitativo plasmando il “suo” Anthony in base alle esigenze narrative e soprattutto all’istinto creativo di un primo attore quale è Hopkins.
Anthony Hopkins è riuscito ancora volta rendere il proprio personaggio amabile e destabile allo stesso tempo.
Una magia attoriale che l’attore inglese rende naturale, semplice quanto ipnotico da vedere
Lo spettatore rimane incantato dalla vis polemica e forza del protagonista e nello stesso tempo è quasi commosso , complice della sofferenza e dolore improvviso che lo attraversa quando ricorda l’amata figlia più piccola, deceduta anni prima in un incidente stradale.
Zeller ci mostra in modo delicato, accurato il dramma della malattia e come essa condizioni oltre il malato anche l’esistenza dei propri cari.
“The Father” si apre con la scena in cui la figlia di Anthony, Anne (una brava quanto misurata Colman), rivela che si trasferirà a Parigi, il che apre il dilemma su cosa fare con il padre malato.
Sembra tutto molto chiaro, ma quando sulla scena appaiono altri personaggi, tutto viene in discussione .
Esiste davvero Anne?
E se si, quale delle due versioni che Anthony si trova davanti è quella reale?
Anne ha un marito oppure è divorziata pronta a rifarsi la vita in Francia un nuovo compagno ?
I due compagni lo odiano fino a picchiarlo di nascosto alla figlia ?
Le scene si ripetono , si contraddicono facendoci sprofondare nella confusa e sempre più angosciata realtà vissuta e vista da Anthony.
L’Alzheimer si rivela l’ideale base nel dare vita ad un noir esistenziale seminato di dubbi ed interrogativi crescenti .
Un mix di paura e smarrimento reso ancora più credibile ed incisivo dal resto del cast artistico in gran spolvero e funzionale al progetto.
Il senso d’abbandono, impotenza, fragilità di questa devastante malattia è magnificamente rappresentato nell’ultima struggente e commuovente scena.
Solo quella bastevole per premiare Sir Hopkins oltre che consigliare vivamente la visione del film.