Melvin è un ragazzo di trent’anni appassionato di fiction. Guardando la TV si innamora dell’Aspirante Diva e decide di conoscerla. Anni dopo Melvin racconta la sua storia allo Splendente, il suo psichiatra. Il tempo è galantuomo.
Il biglietto d’acquistare per “La donna per me” è : Di pomeriggio
“La donna per me” è un film di Marco Martani. Con Andrea Arcangeli, Alessandra Mastronardi, Stefano Fresi, Cristiano Caccamo. Commedia. Italia 2022
Sinossi:
Cosa faresti se ti potessi togliere qualsiasi dubbio prima di prendere la decisione più importante della tua vita? Cosa succederebbe se, per magia, potessi vivere assecondando tutti i tuoi desideri più profondi? Tutto questo sta per succedere ad Andrea, un ragazzo di trent’anni alla vigilia del matrimonio con Laura, conosciuta all’università e con cui da allora ha costruito la sua vita. Qualche dubbio di troppo trasforma l’esistenza di Andrea che si risveglia ogni giorno in una vita diversa, in un se stesso diverso e in realtà in cui Laura non è mai stata la sua compagna. Scoprendo le mille declinazioni che avrebbe potuto prendere la sua vita, da single scapestrato e sciupafemmine a rockstar di successo, Andrea deve fare però i conti con la mancanza di Laura. Cercherà di rompere l’incantesimo?
Recensione:
Il matrimonio è l’inizio di un percorso condiviso che porta gioia e appagamento oppure “l’unica guerra in cui si dorme con il nemico”? Difficile a dirsi. I romantici, che credono nell’amore eterno, vi risponderanno nel primo modo. I cinici, che magari temono di rimanere intrappolati firmando il fantomatico “pezzo di carta”, nel secondo.
Quel che è certo è che molte donne sognano il grande giorno e l’abito bianco e vivono l’attesa del matrimonio con gioia, mentre per gli uomini è più complicato. Più ci si avvicina al sì e più i dubbi si moltiplicano: sarò capace di essere fedele? Resisterò alle tentazioni? Sto facendo la scelta giusta?
“La donna per me” di Marco Martani affronta proprio questo “dramma maschile” degli ultimi giorni e ore da single, mescolando con discreta efficacia creativa e ironia due precedenti: “Canto di Natale” di Charles Dickens e “Ricomincio Da capo” di Harold Ramis continua su
Altrimenti ci arrabbiamo, film diretto da Antonio Usbergo e Niccolò Celaia, racconta la storia di due fratelli, Carezza e Sorriso (Edoardo Pesce e Alessandro Roia), che nonostante la stretta parentela, sono molto diversi tra loro, cosa che sia durante l’infanzia che tutt’oggi li ha sempre portati allo scontro. I due, però, dovranno accantonare i loro screzi, quando la Dune Buggy, un’auto da spiaggia di proprietà del padre, viene portata via da Torsillo (Christian De Sica), infido speculatore edilizio, e dal figlio Raniero. Per recuperare l’automobile, i due decidono di allearsi con un gruppo di circensi con a capo Miriam (Alessandra Mastronardi), tanto affascinante quanto temibile. I fratelli e il circo, infatti, hanno come nemico comune Torsillo, che con i suoi malaffari intralcia anche il business dei circensi. Tra un mangiata di salsicce, una bevuta di birra e le scazzottate, accompagnante immancabilmente da goffi inseguimenti, Carezza e Sorriso riusciranno a riavere indietro la macchina dell’adorato padre?
Recensione:
Remake, reboot, sequel?
In queste ultime settimane sono girate o meglio sono state fate girare su giornali e social dall’ufficio stampa diverse ed opposte interpretazioni, presentazioni sulla nuova edizione del film “Altrimenti ci arrabbiamo”, temendo probabili stroncature giornalistiche e soprattutto l’ira funesta dei fan della coppia Spencer -Hill.
Il film del 1974 oltre essere un dei maggiori incassi del cinema italiano (14 posto), ha raggiunto per diverse generazioni lo status di cult , mito, iconico.
Una sfida da far tremare i polsi a chiunque, figurarsi ad una giovane coppia di registi (You Nuts) ed alla coppia Pesce -Roja scelta nella missione impossibile di non sfigurare troppo con gli amati attori.
L’ulteriore motivo di curiosità era se ci fosse ancora spazio nel 2022 per il genere “buddy movie” ovvero in cui ogni controversia possa essere risolta con una bella scazzottata.
Le nuove generazioni abituate a vedere altri generi di film , maneggiare armi , divertirsi con giochi o guardare scenari di guerra in tv avrebbero gradito questo tipo di prodotto?
Chi vi scrive è ovviamente un accanito fan della coppia Spencer- Hill, custode dei loro film ed amante di un filone semplice, pulito, narrativamente magari povero e stilisticamente scolastico, ma capace di rimanere sempre verde ed avvolgente a distanza di decenni.
Diciamolo subito e chiaramente: Altrimenti ci arrabbiamo dei YouNuts è una pallida copia dell’originale, sarebbe inutile quanto dannoso fare paragoni con il vecchio cast
Ma fatta questa doverosa promessa, possiamo altresi riconoscere che i You Nuts hanno dimostrato coraggio artistico e freschezza creatività nell’approcciarsi ad un totem “sacro”
“Altrimenti ci arrabbiamo” si rivela essere un mix tra sequel ed omaggio al film del 1974, cercando però di mantenere una propria identità e segno distintivo muovendosi all’interno di una cornice narrativa ed ambientale del genere.
Ciò che andava bene nel 74 e nei decenni successivi, oggi agli occhi e soprattutto per gusto del moderno spettatore forse potrebbe risultare forzato macchiettistico e financo noioso.
Bud Spencer e Terence Hill erano riusciti con la loro fisicità, alchimia umana ed attoriale e talento a creare un legame con il pubblico , rendendo avvincenti storie e schemi di per sé banali.
La coppia Pesce-Roja ha provato a ripetere l’incantesimo, cercando di fondersi sul piano recitativo e giocando sulle rispettive fisicità.
Ma se Edoardo Pesce con intelligenza ed umiltà ha evitato il pesante paragone con Bud Spencer, optando per un profilo più essenziale, asciutto, plasmando il personaggio alle sue capacità, Roja invece ha compiuto il grave errore di voler emulare Terence Hill, risultando sconfitto oltre che irritante.
La coppia funziona solamente a tratti, trascinata dal bravo Pesce, ma senza mai raggiungere una vera simbiosi e potenza visiva e fisica.
L’intreccio narrativo a differenza del film originale si poggia anche sul nuovo personaggio di Miriam che inaspettatamente quanto positivamente ci fa scoprire ed apprezzare una diversa Alessandra Mastronardi.
Alessandra Mastronardi finalmente mette da parte il ruolo della ragazza della porta accanto, sorrisi e smorfie , sfoderando sulla scena grinta, personalità e carisma.
Miriam parla una lingua incomprensibile, sputa, mena , è una circense bella quanto tosta.
Alessandra Mastronardi è una delle note più positive film,
La versione 2022 di “Altrimenti ci arrabbiamo” si muove tra operazione nostalgia e tentativo di svecchiare un genere utilizzando una regia giovane e fresca ed un cast di valore che nel complesso ha evitato la stroncatura tanto temuta.
Il consiglio è quello di rivedere o vedere il film del 1974 e di non essere né duri né prevenuti nella visione di questa nuova versione che con tutti i suoi limiti ha il merito di farci ricordare un periodo felice della nostra giovinezza e soprattutto di onorare una pagina gloriosa del nostro cinema fatto di cazzotti, birre e wrustel.
“La ragazza del Collegio” è un romanzo scritto da Alessia Gazzola e pubblicato da Longanesi nell’ottobre 2021 Sinossi: A dieci anni dal primo romanzo della serie “L’allieva” torna Alice Allevi. Torna Alice Allevi in tutta la sua splendida e perfetta imperfezione. Torna Claudio Conforti, per tutti e tutte ormai solo «CC»: mente brillante, parlantina spesso caustica, cuore solo all’apparenza ruvido. Torna il cast di comprimari che per dieci anni esatti ha entusiasmato lettrici e lettori, facendo innamorare, sorridere, disperare e a volte perfino arrabbiare. Alice è tornata dopo un intenso periodo vissuto a Washington insieme a Claudio Conforti, e c’è una ragione precisa dietro la decisione della coppia più scintillante della medicina legale. Per Claudio, infatti, questa è l’occasione della vita: la Wally sta per andare in pensione e la corsa alla successione in qualità di direttore dell’istituto sembra aperta e subito chiusa: CC appare come la persona ideale per assurgere al ruolo di nuovo «Supremo» dell’istituto. Ma, mentre lo scatto di carriera di Claudio, contro ogni previsione, si rivela tutt’altro che facile, Alice – ora medico legale praticante a tutti gli effetti – si trova coinvolta non in uno ma in ben due casi che presto si dimostrano in grado di mettere alla prova il suo ben noto fiuto investigativo. Da un lato, l’incidente stradale di cui è vittima una giovane studentessa di un prestigioso collegio potrebbe nascondere qualcosa di più terribile della semplice fatalità, anche perché il colpevole è fuggito e sembra impossibile stanarlo. E dall’altro c’è di mezzo un bambino smarrito che non parla e di cui non si sa bene nemmeno l’età. Spinta dalla sua naturale empatia, e da una buona dose di voglia di ficcanasare, Alice si troverà coinvolta dalle due vicende, molto più intimamente di quanto lei (e CC stesso) si potevano mai immaginare. Recensione: Negli ultimi anni ho recuperato la serie di romanzi de “L’Allieva” apprezzando lo stile, l’ironia e l’armonioso equilibrio narrativo tra romance e poliziesco creato dalla talentuosa penna della Dott.ssa Gazzola. Il successo editoriale dei libri, come ben sappiamo, ha generato il grande quanto inaspettato successo televisivo avendo come protagonisti Lino Guanciale ed Alessandra Mastronardi, sbancando l’Auditel per ben tre stagioni. Chi bazzica questo blog sa bene quanto abbia criticato gli sceneggiatori dell’Allieva “televisiva”, a mio avviso, responsabili d’aver snaturato oltre che banalizzato il format letterario . Come ho espresso perplessità nei riguardi della stessa Gazzola per “aver ceduto” troppo facilmente la propria creatura. Sono infatti evidenti le differenze tra i primi libri della saga e quelli scritti dopo il successo televisivo. Esiste un prima e dopo in questa gioiosa saga letteraria. : l’avvento di Mamma Rai Dopo la prima stagione , Alessia Gazzola ha scritto le nuove indagini “rimodulando” caratteristiche e personalità dei personaggi strizzando l’occhio ai fan della serie televisiva, facendo venire meno gran parte del potenziale drammaturgico della sua idea originale. Una scelta personale oltre che autoriale che non ho condiviso, pur comprendendone le ovvie motivazioni commerciali ed istanze editoriali. Il ritorno di Alice Allevi , a dieci anni dal suo esordio sugli scaffali, conferma parzialmente la “svolta” televisiva sposata dalla Gazzola. “La ragazza del collegio” infatti più che un romanzo va visto come l’ ottimo punto di partenza di sceneggiatura per un film tv o se preferite evento speciale al cinema che probabilmente verrà annunciato al momento giusto. “La ragazza del collegio” si muove su plot narrativo ormai collaudato e vincente in cui l’amata coppia composta da CC e Alice è il baricentro della storia ed intorno a loro si svolgono indagini, litigi, equivoci ecc. Ci ritroviamo così ad osservare, sorridere e soprattutto emozionarci riguardo le scelte personali e professionali della coppia sempre alla ricerca della definitiva stabilità. Ma il travaglio sentimentale/esistenziale, stavolta è opportunamente intervallato da un convincente elemento giallo che strappa un compiaciuto quanto inaspettato sorriso al lettore duro e puro. Alice Allevi è ormai un medico legale, una donna, compagna innamorata, ma le manca d’essere anche una mamma felice. Claudio Conforti dall’altro conto ha smesso d’essere il solito CC , almeno sul piano sentimentale, sforzandosi di rendere felice Alice. La genitorialità è il tema muovo quanto scomodo di questo nuovo romanzo decretando un salto di crescita e responsabilità per la coppia. “La ragazza del collegio” da parte chiude un’ epoca della vita di Alice Allevi mettendola di fronte ad importanti scelte di vita da prendere insieme con Claudio e dall’altra spalanca le porte a faticose quanto desiderate notti in bianco come può viverle una vera coppia di genitori.
“L’Allieva 3” è una serie di Fabrizio Costa, Lodovico Gasparini, Luca Ribuoli. Con Alessandra Mastronardi, Lino Guanciale, Dario Aita, Giorgio Marchesi, Tullio Solenghi, Giselda Volodi, Sergio Assisi, Antonia Liskova.
Commedia, giallo. Italia. 2016-in produzione
Sinossi :
Nell’ultima settimana sono stati tre gli argomenti che hanno monopolizzato l’attenzione pubblica e dei media in Italia: le elezioni ragionali, il coronavirus e… “L’allieva”! Il ritorno di Alice Allievi e Claudio Conforti era infatti atteso da milioni di telespettatori.
Recensione:
La conferenza stampa di presentazione ha visto, tra i giornalisti, numeri ridotti per motivi sanitari, ma se l’assenza dei redattori dei siti medi e piccoli è passata inosservata, più rumore ha fatto la scelta della Rai di convocare le new entry del cast invece che gli interpreti storici.
Sia come sia, noi di Parole a Colori non eravamo presenti, non abbiamo potuto scattare foto né girare video, e allora ci siamo chiesti: ha senso, nell’epoca dei social e delle immagini, scrivere solo il classico pezzo di recensione? Non vi annoierò con le nostre considerazioni, ma dal momento che siamo qui potete immaginare quale linea ha prevalso. continua su
“L’Agenzia dei Bugiardi” è un film di Volfango De Biasi. Con Giampaolo Morelli, Massimo Ghini, Alessandra Mastronardi, Paolo Ruffini, Carla Signoris. Commedia, 102′. Italia 2019
Sinossi:
Il seducente Fred, l’esperto di tecnologia Diego e l’apprendista narcolettico Paolosono i componenti di una diabolica e geniale agenzia che fornisce alibi ai propri clienti e il cui motto è “Meglio una bella bugia che una brutta verità”. Fred si innamora di Clio, paladina della sincerità a tutti i costi, alla quale quindi non può svelare qual è il suo vero lavoro. La situazione si complica quando Fred scopre che il padre di Clio, Alberto, è un suo cliente, che si è rivolto all’agenzia per nascondere alla moglie Irene un viaggio con la sua giovane amante Cinzia proprio nel giorno dell’anniversario di matrimonio.
Recensione:
Se esiste un Dio del cinema spero che possa benedire al box office “L’agenzia Dei bugiardi” di Volfango De Biasi! Dopo tante delusioni e tradimenti cinematografici lo spettatore potrà finalmente godersi una vera commedia all’italiana, seppure abilmente adattata agli usi e costumi di oggi.
Come ha giustamente sottolineato in conferenza stampa il bravo e convincente Massimo Ghini, dall’alto della sua lunga esperienza: “Con questo film il cinema italiano ha dimostrato di saper osare, mettendo da parte buonismo e politically correct per mostrare le imperfezioni e le ipocrisie della nostra società”.
Più di una fresca, originale e divertente commedia degli equivoci, il film è un’accurata, intensa e scrupolosa indagine sull’animo umano che mette in evidenza con grande efficacia a quali tentazioni un uomo rischi di soccombere mentre è impegnato in una relazione o in un matrimonio.
Utilizzando il fantasioso escamotage dell’agenzia che fornisce alibi ai clienti bisognosi, i due ispirati e creativi sceneggiatori hanno magistralmente centrato sia l’obiettivo artistico che quello pedagogico.
“L’agenzia dei bugiardi” è indubbiamente il miglior film italiano di questo inizio di 2019 e tutto il cast mostra di essere in uno stato di grazia, regalando divertimento e sincere emozioni al pubblico.
È assai difficile stilare una classifica di merito in una rosa di interpreti di questa caratura, ma se proprio dobbiamo la nostra nota va alla coppia formata da Giampaolo Morelli e Alessandra Mastronardi, credibili e affiatati. Si capisce subito che sul set, tra i due, deve essere scattata una bella alchimia umana oltre che artistica. continua su..
“Otzi e Il Mistero del Tempo ” è un film di Gabriele Pignotta. Con Michael Smiley, Diego Delpiano, Alessandra Mastronardi, Amelia Bradley, Judah Cousin. Avventura, 90′. Italia 2018
Sinossi:
Kip ha undici anni e ha da poco perso la mamma, archeologa con una grande passione per i misteri del passato. Il padre ha deciso di voltare pagina e trasferirsi con il figlio a Dublino, ma Kip non vuole lasciare il Sud Tirolo dove è cresciuto e dove vivono i suoi due migliori amici, Elmer ed Anna, che si autodefiniscono “cacciatori di tesori”. E il passato verrà inaspettatamente in suo soccorso: la mummia Ötzi, custodita nel Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, viene rubata da una strega dai capelli bianchi, Gelica, che vuole resuscitarla per carpirne un importante segreto. E poiché la mamma di Kip ha comunicato a suo figlio la passione per Ötzi e il suo mistero, sarà proprio il ragazzino il primo ad accorgersi che la mummia è tornata in vita e a comunicare con lei.
Recensione:
Manuela Cacciamani della One More Pictures, nelle note di produzione, mostra di avere le idee chiare: per lei “Ötzi e il mistero del tempo” è un esperimento riuscito, che unisce elemento fantasy, avventura e storia per famiglie.
Pur apprezzando il suo entusiasmo imprenditoriale, devo dissentire per ciò che riguarda il risultato. Nonostante l’impegno e la passione profusi dalla produzione, dalla crew e dal cast, il progetto risulta nel complesso deludente e poco riuscito.
La sceneggiatura è stiracchiata, forzata, piuttosto povera nel presentare e poi approfondire i diversi personaggi. I tre autori si sforzano – invano – di unire fantasy e avventura, ma il risultato è un intreccio “arlecchinesco”, dove tanti spunti e idee non si fondono mai per dar vita a qualcosa di coerente. Lo spettatore si trova così coinvolto solamente a tratti.
I tre giovani interpreti (Diego Delpiano, Amelia Bradley e Judah Cousin) hanno buone potenzialità recitative e in futuro, se vorranno, potranno dimostrare tutto il loro valore, ma in questo caso sono una mezza delusione. Così come lo è l’inglese Michael Smiley che ce la mette tutta per dare profondità al suo Ötzi scontrandosi però con una sceneggiatura deficitaria.
Insomma, una debacle da evitare? Ebbene caro lettore sto per stupirti: ci sono ben tre buoni motivi per andare a vedere “Ötzi e il mistero del tempo” al cinema! continua su
“L’Allieva 2 “è una serie televisiva diretta da Fabrizio Costa, basata sui romanzi di Alice Gazzola, e sceneggiata da Peter Exacoustos, Fabrizia Midulla, Cecilia Calvi e Valerio D’Annunzio con la collaborazione della stessa Alessia Gazzola, Interpreti: Alessandra Mastronardi, Lino Guanciale, Giorgio Marchese, Dario Aita, Tullio Solenghi, Francesca Agostini, Michele Di Mauro, Emmanuele Aita, Claudia Gusmano, Anna Dalton, Pierpaolo Spollon, Giselda Volodi, Fabrizio Coniglio, Francesco Procopio, Jun Ichikawa, Chiara Ricci, Marzia Ubaldi, Martina Stella.
Foto di P. Bruni
L’attesa è quasi finita per milioni di trepidanti fan.
Dal 25 ottobre su Rai uno arriva la seconda stagione de “L’ Allieva” con protagonisti la romantica e buffa Dott.ssa Alice Allevi alias Sacrofano (Alessandra Mastronardi) e il detestabile quanto fascinoso CC ovvero Dott Claudio Conforti (Lino Guanciale). “L’Allieva” è stata due anni fa sorprendentemente (anche per lo stesso cast e produzione) uno dei maggiori successi di pubblico dell’anno, “obbligando” tutti a realizzare una seconda stagione. Da tardivo quanto convinto fan letterario dei libri di Alessia Gazzola, sommessamente, non ho condiviso il generale e travolgente entusiasmo per l’adattamento televisivo. Considerandola una brutta e sbiadita copia dell’originale sul piano recitativo e drammaturgico. Ma, da vecchio teledipendente, bisogna sempre accettare e rispettare il verdetto del “dio” Auditel. Ergo: W L’Allieva.! Che cosa dobbiamo dunque aspettarci dalla seconda stagione? Alice potrà finalmente coronare il proprio sogno d’amore con CC? Riuscirà Alice Allievi ad essere più puntale e meno pasticciona nel proprio lavoro evitando i rimproveri ed umiliazioni professionali dalla temuta ed odiosa Prof. ssa Boschi alias “La Wally” (Giselda Volodi)? CC smetterà di chiamare Sacrofano la sua migliore… allieva? Sarà meno s…cinico? Arthur Malcomess (Dario Aita) è davvero uscito di scena dalla vita di Alice, mettendo fine al triangolo amoroso più appassionante della TV negli ultimi anni? Marco (Spollon), il fratello di Alice, dopo la delusione amorosa con Yukino (Ichikawa), si sarà ripreso e soprattutto avrà messo la testa a posto? Sono queste soltanto alcune delle domande che sul web e social impazzano da mesi sia da parte dei fan e tra gli addetti ai lavori, incuriositi anche dalla notizia delle new entry nel cast.
Dopo aver visto in anteprima il primo episodio “Le ossa della Principessa” e volendo evitare qualsiasi tipo di spoiler, ci sembra saggio ed opportuno sintetizzare la seconda stagione dell’Allieva con questi brevi e speriamo interessanti flash: 1) Prestate massima attenzione oltre che curiosità al nuovo personaggio di Erika interpretato dall’attrice siciliana Claudio Gusmano (già apprezzata nel ruolo di Marina nella seconda stagione de “La mafia uccide solo d’estate”). Claudia Gusmano con il personaggio di Erika conferma il proprio talento e versatilità artistica conquistando, fin dalla prima scena, l’interesse e curiosità dello spettatore. Erika sarà, a nostro modesto avviso, la vera e piacevole sorpresa di questa seconda stagione. segue
C’è stato un tempo in cui la televisione è stata piccola, tenera, ingenua e goffa, prima di diventare la madre rassicurante e fedele di noi teledipendenti.
Ben lontani dal pluralismo odierno – tra canali digitali, pay-tv, streaming -, in principio c’era solamente la RAI, che aveva l’obbligo di rallegrare le serate degli italiani con contenuti che fossero anche educativi e culturali.
Mamma Rai, un po’ come tutte le mamme, era rigida, tradizionalista, bigotta persino, ma generosa con i suoi figli e nipoti al punto da promettere a molti un posto nel luccicante mondo di celluloide.
Erano i ruggenti anni ‘60, gli anni del boom economico, quando l’Italia si stava rialzando dal conflitto mondiale, gettando le basi per diventare il Paese moderno che è oggi.
Un’unica figlia per la mamma, Rai Uno, che da una parte aveva un carattere gioviale, aperto e curioso, dall’altra burbero, accigliato e tradizionalista.
La Rai degli anni ‘60 era il sogno di ogni artista, autore e regista; pur di lavorarci, all’epoca, si era anche disposti a non percepire alcun compenso.
I fan accaniti dei reality show e dei talent di oggi probabilmente non sanno neanche che cosa significhi la parola “varietà”. Il varietà del sabato sera è stato per decenni il programma più seguito dai telespettatori, un programma costruito per intrattenere, con canzoni, sketch e musica, quella parte di pubblico che non poteva permettersi di uscire.
Il 1961 è una data storica per il varietà targato Rai. È in quell’anno che vide la luce la trasmissione “Studio 1”, ideata, scritta e diretta da Antonello Falqui e Guido Sacerdote, trasmissione che avrebbe segnato una stagione televisiva e cambiato per sempre i gusti degli italiani. continua su
Allora, lo anticipo: non amo le fiction, o perlomeno non mi attirano piú, da tempo, perché ormai hanno trame e clichet pressoché omologhi.
Peró la trasposizione sul piccolo schermo dei romanzi della Gazzola (fenomeno letterario) mi incuriosiva, e quindi…eccomi quá, a parlare in modo accorato e forse politicamente scorretto di questo prodotto tv, della Bridget Jones nostrana che si occupa di medicina legale, in un contesto da film giallo degli anni piú recenti, misto a tanto ammore.
Prodotto tv, dicevo. Sí, perché non riesco a definirlo in modo meno sterile (non me ne vogliano i fan del genere…e degli attori), in quanto fa un pó man bassa da tanta roba del passato: c’é C.S.I., o meglio, la base di partenza mi ricorda l’italianissimo R.I.S. – ritroviamo pure la stessa attrice orientale che vi recitava, la quale peraltro interpreta sempre il solito personaggio della straniera impacciata e dai modi strambi…un pó come nelle fiction dove ingaggiano i siciliani per fargli recitare sempre la parte dei mafiosi -; abbiamo un bel pó di Grey’s Anatomy, ed al posto di Meredith e Derek i protagonisti sono la Mastronardi e il Guanciale (quest’ultimo recita, ma proprio recita, e si vede, e non é un complimento il mio…e mi fermo quí), con simili dinamiche sentimental-lavorative, ma decisamente con una diversa intensitá recitativa; poi abbiamo un pó dei film alla Moccia ed un pizzico di Un Medico in Famiglia, per quanto riguarda i tempi ed i dialoghi, oltre che per trama e buonismi da film che deve piacere all’italiano a tavola, senza farlo concentrare troppo, peró, …ed il gioco é fatto. Servito il polpettone all’italiana.
Troppo duro? Troppo generico e breve? Ok, scusatemi, l’avevo anticipata la mia idiosincrasia per ció che non é né film né serie tv di un certo spessore.
Ed allora vi lascio con qualcosa di buono, dicendovi che qualcosa la salverei, ed é proprio la Mastronardi. Sí, perché mi convince, perché dimostra capacitá recitativa e credibilitá sicuramente superiore agli altri attori del cast. Rende verosimile il personaggio (della ragazza semplice ed intelligente, della bellezza pulita della “porta accanto” e politicamente corretta) ed ha una gestualitá semplice e chiara.
Insomma, forse come al solito non ho detto nulla, o forse ho detto tutto il necessario per scegliere se vedere L’Allieva. Ma se non consiglio questo prodotto a chi come me non tollera il genere, per converso lo consiglio fortemente a chi ama le fiction, se non altro perché, ripeto, la recitazione della Mastronardi lo eleva a qualcosa in piú.
Il biglietto d’acquistare per “Life” è : 1) Neanche regalato 2) Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto 5) Sempre
“Life” è un film del 2015 diretto da Anton Corbijn, scritto da Luke Davies, con : Robert Pattinson, Dane DeHaan, Joel Edgerton, Ben Kingsley, Alessandra Mastronardi.
“Non disturbare i morti”.“Non offendere la memoria di un defunto”. “Onorare la memoria di una persona cara”.
Quanti di voi avete sentito almeno una volta una di queste frasi? E se poi il defunto è una celebrità certe parole diventano veri e propri diktat.
Dopo aver visto “Life” si ha la sensazione che il regista Anton Corbijn queste frasi non le abbia mai sentite o che sia un “miscredente”. Perché non ci sono altre giustificazioni per salvare questo progetto dalla recensoria lapidazione. Turbare il sonno eterno di James Dean e rievocare la sua tormentata anima è un azzardo per chiunque, ma affidando quest’impresa a un volitivo, ma acerbo Dane DeHaan non puoi che pagare pegno. Se poi decidi di affiancargli l’inespressivo e vuoto Robert Pattinson,il risultato finale non può essere che un inevitabile sbadiglio dello spettatore.
“Life” non ha un filo rosso narrativo preciso, chiaro a cui lo spettatore si possa aggrappare. Bensì si viaggia a vista, sperando nell’ ipotetico talento e guizzo interprativo degli attori.
Chi ha avuto la possibilità di vedere un film di James Dean o una sua foto non può che scuotere la testa osservando come DeHaan tenti di imitarlo sulla scena. Non è naturale, risultando eccessivo nelle smorfie e nei gesti non trasmette inquietudine, ma fastidio e opacità emotiva.
Alternare grugniti e boccate di sigarette e avere le borse sotto gli occhi non significa essere James Dean bensì un ragazzone che ama fare tardi la sera.
Robert Pattinson nel ruolo del fotografo talentuoso e desideroso imprigionare l’assenza del giovane e emergente attore degli anni 50 risulta impacciato, mono espressivo e banale.
La coppia fatica a carburare e mal sostenuti da un testo modesto e confusionario li costringe a una recitazione scolastica e sterile.
Un testo che vorrebbe raccontare il ragazzo James restio a accettare le impostazioni degli studios e conservare la sua purezza e anima semplice. Un tentativo mal riuscito a causa di una freddezza e poca empatia che lo spettatore genera nei confronti del protagonista ben distante dall’originale.
La regia è scolastica, priva di brio e incapace di cambiare marcia a una storia di per sé lenta variando un ritmo narrativo alquanto compassato.
Menzione speciale per l’ufficio stampa di Alessandra Mastronardi per il talento dimostrato nel “vendere” come intensa e incisiva l’interpretazione della sua assistita nel ruolo dell’attrice Anna Maria Pierangeli, unica donna amata da James Dean. Auguriamoci che lassù Anna Maria finalmente serena non abbia visto come la sua collega l’abbia trasformata in una qualunque Eva Cudicini versione anni 50.
La speranza che lo spettatore dopo aver resistito anche all’insulso finale di “Life” mantenga viva la voglia di conoscere davvero James Dean tramite qualche suo film e di ammirare un talento che troppo presto ci ha tragicamente abbandonato.
Vittorio De Agrò presenta “Amiamoci, nonostante tutto”
The ticket purchase for “Life” is: 1) Not even gave 2) Tribute 3) In the afternoon 4) Reduced 5) Always
“Life” is a film of 2015 directed by Anton Corbijn, written by Luke Davies, with Robert Pattinson, Dane DeHaan, Joel Edgerton, Ben Kingsley, Alessandra Mastronardi.
“Do not disturb the dead.” “Do not insult the memory of a dead person.” “To honor the memory of a loved one.”
How many of you have heard at least once one of these phrases? And if the deceased is a celebrity certain words become real diktat.
After seeing “Life” there is a feeling that the director Anton Corbijn these phrases do not ever feel or is an “infidel.” Because there are other justifications to save this project by recensoria stoning. Disturb the eternal sleep of James Dean, and recalling his tormented soul is a chance for everyone, but entrusting this enterprise to a strong-willed, but immature Dane DeHaan you can not pay that pledge. And if you decide to also use the blank and void Robert Pattinson, the end result can only be an inevitable yawn of the viewer.
“Life” does not have a narrative thread precisely clear to the viewer that you can hold on. But it is traveling on sight, hoping in ‘hypothetical talent and flicker interprativo actors.
Who has had the opportunity to see a movie of James Dean or a picture he can only shake his head watching as DeHaan try to imitate the scene. It is not natural, resulting in excessive grimaces and gestures not transmitting anxiety, but discomfort and emotional opacity.
Alternate grunts and puffs of cigarettes and have bags under the eyes does not mean James Dean but a guy who loves late nights.
Robert Pattinson in the role of photographer talented and eager to imprison the absence of emerging young actor of 50 years is clumsy, mono expressive and trivial.
The couple struggling to carburetor and poorly supported by a modest text confusing and forces them to an acting school and sterile.
A text that would tell the boy James reluctant to accept the settings of the studios and preserve its purity and simple soul. An unsuccessful attempt due to a cold and little empathy the viewer generates against the protagonist well away from the original.
Directed school, devoid of panache and unable to change gears in a story in itself a slow varying narrative rhythm somewhat staid.
Special mention to the press office of Alessandra Mastronardi for the talent shown in the “sell” as intense and incisive interpretation of his client in the role of the actress Pier Angeli, one woman beloved by James Dean. Let us hope that there Anna Maria finally serene did not see how his colleague has transformed the in any version Eva Cudicini 50 years.
The hope that the viewer even after resisting all’insulso finale of “Life” keep alive the desire to really know James Dean by some of his films and admire a talent that has tragically left us too soon.
Vittorio De Agro presents “Let us love, despite everything”