11) Il primo giorno della mia vita -il Film

Il biglietto d’acquistare per “Il primo giorno della mia vita” è : Omaggio (con Riserva)

“Il primo giorno della mia vita” è un film del 2023  diretto da Paolo Genovese, scritto da Paolo Genovese, Paolo Costella, Rolando Ravello, Isabella Aguilar, basato sull’omonimo romanzo scritto da Paolo Genovese e pubblicato da Einaudi nel Maggio 2018, con : Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Giorgio Tirabassi, Lino Guanciale, Antonio Gerardi, Lidia Vitale, Vittoria Puccini, Elena Lietti, Thomas Trabacchi, Davide Combusti.

Sinossi:

Il primo giorno della mia vita, il film diretto da Paolo Genovese, mette al centro della storia l’enorme valore della vita di ogni essere umano. Nel film si intrecciano le vicende di un uomo (Valerio Mastandrea), due donne (Margherita Buy e Sara Serraiocco) e un ragazzino (Gabriele Cristini). Ognuno di loro ha un motivo preciso per essere disperato, tanto da arrivare a chiedersi perché mai dover continuare a vivere.

Un giorno tutti questi personaggi in momenti diversi della loro vita si imbattono e conoscono un uomo misterioso (Toni Servillo). Sarà quest’ultimo a dare loro la possibilità di osservare cosa potrebbe accadere nel mondo, quando non ci saranno più.

È così che i quattro protagonisti avranno a disposizione una settimana per osservare sé stessi dal di fuori, per vedere cosa lascerebbero e come reagirebbero parenti e amici alla loro dipartita. Quest’esperienza rappresenterà per tutti l’occasione per tornare ad apprezzare di nuovo la vita.

Recensione:

Strano a dirsi, caro lettore /spettatore, ma in questo caso il vostro vecchio inviato aveva letto quattro anni fa il romanzo di Paolo Genovese, dando per scontato l’adattamento cinematografico.

Un adattamento arrivato probabilmente fuori tempo massimo causa pandemia e guerra, obbligando Genovese a riporre nel cassetto il sogno di girarlo negli Stati Uniti.

Infatti la prima differenza tra il libro ed il film, è la città in cui si svolge i fatti.

Da New York a  Roma, il passo è “breve” se la produzione non si è potuta permettere i costi della trasferta.

“Tutti mentono “ci ha insegnato il geniale quanto corrosivo Dr. House.

Chi vi dice di non aver pensato, almeno una volta nella vita, alla proprio morte ed in un momento di sconforto personale anche al suicidio: mente due volte, senza alcun dubbio.

La morte è un argomento delicato, terribile quanto affascinante e complesso.

Chi possiede il dono della fede vede nella morte il necessario passaggio per poter ambire alla vita eterna.

Chi invece per scelta, moda, indolenza, cinismo non crede a niente e nessuno, si limita a vivere una vita evitando d’affrontare il minor numero di rotture di coglioni di decimo livello, si  rivela  discepolo oltre che fan del vice questore Rocco Schiavone.

Esiste, purtroppo, anche una terza categoria fortemente legata alla tematica, tragicamente e quotidianamente in crescita: tutte quelle persone colpite dal demone più feroce e subdolo esistente: il mal di vivere alias depressione capace d’infettare qualsiasi anima.

La depressione non dà alcun preavviso, avvinghia la propria preda e raramente l’abbandona fino a quando non ha portato termine il compito: distruggerla fisicamente e spiritualmente.

Chi decide di suicidarsi, non è un vigliacco come molti dicono e scrivono con estrema facilità, ma bensì un soldato stanco di una guerra lunga, sfibrante e soprattutto combattuta in solitaria.

La depressione e il suicidio sono diventati spesso fonte di ispirazione narrativa ed artistica per scrittori, registi uniti nel folle ed ambizioso tentativo d’indagare l’animo umano e capirne i lati più intimi e profondi.

Paolo Genovese da un uomo curioso oltre che regista, sensibile ed attento agli usi e costumi della nostra società, ha rinnovato  questa sfida artistica ed umana , stavolta in campo cinematografico.

La seconda differenza risiede  nella sceneggiatura  scritta ad otto mani, modificando in modo consistente la prospettiva e forza dell’idea e paradossalmente facendone perdere intensità, unicità e profondità interiore

“Il primo giorno della mia vita” non era  il romanzo più originale, innovativo, dirompente esistente in letteratura su questa tematica,  ma conteneva  spunti e passaggi narrativi sicuramente intensi, delicati e non scontati per il lettore.

Invece la sceneggiatura si rivela confusa, dilatata, autoreferenziale e piuttosto fredda e stereotipata su alcuni personaggi.

“Il primo giorno della vita” era un romanzo “cinematografico”, nel senso più positivo del termine, poiché lo stile semplice, diretto quanto avvolgente di Genovese permetteva al lettore d’ immaginare ,fin dalla prima pagina, i luoghi, personaggi e situazioni inseriti nell’intreccio , invece una volta che i personaggi hanno preso vita  sulla scena, non è scattato l’atteso coinvolgimento.

Se Il lettore entrava subito in empatia con i protagonisti della storia condividendone i dolori, dubbi e contrastanti emozioni, lo spettatore fatica più del dovuto nel sostenere e condividere un viaggio interiore confezionato in stile americano.

“Il primo giorno della mia vita” mostra  come “il mal di vivere” possa colpire chiunque, non risparmiando neanche un indifeso e dolce bambino, non ascoltato ed “amato “in modo egoistico dai propri genitori.

Genovese si chiede e ci chiede quale sarebbe la nostra reazione di fronte alla possibilità d’ assistere al proprio funerale e osservare ed ascoltare le reazioni dei nostri cari ed amici.

Da tale esperienza potremmo ricavare qualche insegnamento ? Saremmo disposti a cambiare qualcosa nella nostra esistenza?

Chi ha compiuto il gesto estremo, potendo usufruire di tale dono per 7 giorni, tornerebbe poi sui propri passi ?

“Il primo giorno della mia vita” come romanzo evitava, fortunatamente, una deriva narrativa ed emozionale totalmente prevedibile e melensa riguardo la scelta finale compiuta dai cinque protagonisti, lasciando al lettore l’ inevitabile quanto necessaria dose di cinismo e delusione, mentre allo spettatore scioccamente viene imposto un quasi totale cambio di tono e di stile.

Il prestigioso cast artistico svolge il compitino senza lode e senza infamia, lasciando poco in dote allo spettatore.

La vita è un dono d’apprezzare e godere, nonostante le avversità, ogni giorno come fosse il primo.

Allo stesso tempo chi decide altrimenti , non va il nostro stolto biasimo , quanto semmai la sincera preghiera   affinché  la sua  anima sia finalmente libera e serena, magari in veste più utile per gli altri aspiranti suicidari.

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