
È disponibile dal 9 settembre su Netflix la quinta stagione di “Cobra Kai”, la serie ideata da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald, come ideale spin-off/sequel della trilogia cinematografica “The Karate Kid”.
I nuovi 10 episodi riprendono la storia da dove l’avevamo lasciata. Dopo l’esito scioccante del torneo di All Valley, Terry Silver amplia l’impero di Cobra Kai e cerca di rendere il suo “nessuna pietà” l’unico stile presente in zona. Con Kreese dietro le sbarre e Johnny Lawrence che mette da parte il karate per rimediare ai danni da lui provocati, Daniel LaRusso deve chiedere aiuto a una vecchia conoscenza.
Ralph Macchio, William Zabka e Martin Kove riprendono i rispettivi ruoli, e non sono le uniche “vecchie conoscenze” che il pubblico deve aspettarsi di vedere. Al di là dell’effetto nostalgia, che dopo 5 anni comincia comunque ad attenuarsi, la quinta stagione di “Cobra Kai” ha più pregi che difetti… vediamo 3 motivi per cui, pur a malincuore, ne avremmo anche potuto fare a meno.
1 )LA STORIA È GIÀ STATA SFRUTTATA AL MASSIMO. Lo avevo evidenziato già dopo aver visto la quarta stagione (qui la recensione), e i nuovi episodi lo hanno confermato: ci sono limiti che sarebbe meglio non superare, quando si cerca di ampliare un universo narrativo, se non si vuole diventare monotoni. Al di là di un paio di episodi ispirati, infatti, il resto è una forzatura narrativa, un ripetersi di situazioni e rivalità tra i personaggi già viste. Gli sceneggiatori hanno ceduto alla tentazione, nefasta, di imitare altre saghe cinematografiche e televisive di successo e così facendo hanno persona la loro originalità e purezza. continua su