
Il biglietto d’acquistare per “Flee” è : Di pomeriggio
“ Flee” è un film d’animazione scritto e diretto da Jonas Poher Rasmussen.
Sinossi:
Flee, film diretto da Jonas Poher Rasmussen, racconta la storia di Amin, un uomo di 36 anni che in giovanissima età è fuggito dalla sua patria, Kabul, per trovare rifugio a Copenaghen. Oggi Amin è un accademico affermato e sta per sposarsi con l’amore della sua vita, ma l’uomo nasconde segretamente il suo passato di rifugiato. Nessuno sa chi è veramente, nemmeno il suo fidanzato, ed è riuscito a costruire per bene il castello ideale della sua esistenza, sebbene sia fatto solo di carte e che la minima rivelazione sul suo passato possa farlo precipitare proprio come una folata di vento.
Per la prima volta dopo anni, però, Amin decide di rivelarsi e raccontare la storia della sua odissea giovanile al suo migliore amico. Dopo vent’anni, sembra aver capito finalmente che per conquistare del tutto quel futuro che tanto desidera ha bisogno prima di confrontarsi con il suo doloroso passato.
Recensione:
Migranti, sfollati, rifugiati, clandestini sono solo alcune delle parole che abbiamo letto, ascoltato, sentito pronunciare nei tg, nei talk show e soprattutto dai leader politici negli ultimi vent’anni.
Il tema della migrazione, la tragica fuga dalla guerra è diventata oggetto di aspra quando assurda compagna politica facendoci dimenticare la valenza umanitaria di questa tragedia.
La guerra in Ucraina sta provocando morte e distruzione e soprattutto ad oggi sta portando un milione di civili terrorizzati a lasciare le proprie case in cerca di salvezza in Europa.
Come sovente accade la memoria collettiva è labile, dimentica facilmente, focalizzandosi sull’immediato piuttosto che sul quadro generale.
Le guerre , le invasioni esistono da quando c’è l’uomo.
La fuga dai luoghi di guerra si moltiplicano ogni giorno, solamente che alcune guerre “godono” delle luci della ribalta mediatica rispetto ad altre.
“Flee” di Jonas Poher Rasmussen utilizzando in modo creativo quanto efficace l’animazione riporta al centro dell’attenzione , il dramma dei profughi afgani verificatasi dopo la caduta del governo sovietico e con la presa al potere dei Mujaheddin
“Flee” racconta la storia di Amin, oggi stimato docente universitario, ieri bambino costretto a scappare con la madre ed i fratelli da Kabul ormai prossima a cadere.
La storia di Amin non è però il “semplice” racconto di un bambino in fuga dalle bombe e/o di un’ innocenza spezzata dall’orrore della guerra, bensì è qualcosa di più profondo e devastante.
Amin e la sua famiglia hanno dovuto affrontare, sopportare un indicibile via crucis da clandestino durata anni prima di poter accedere allo status di rifugiato rd ottenendo così “il pass” per la libertà.
Amin e la famiglia sono scappati con l’ultimo volo disponibile da Kabul, avendo la Russia come metà, essendo l’unico paese disposto ad accoglierli.
Si ritrovano in una Russia povera, devastata, preda della corruzione sfrenata a seguito della dissoluzione dell’Urss.
Amin e la sua famiglia vivono come fantasmi in un piccolo appartamento nella periferia temendo d’essere spediti a Kabul.
“Flee” costruito sotto forma d’intervista da parte del regista al protagonista, si tramuta ben presto in una confessione accorata e sentita del secondo deciso a rivelare uno sconvolgente segreto.
Quale prezzo si è disposti a pagare pur di ottenere la libertà, una possibilità di futuro?
Lo scopriremo ascoltando l’angosciante , teso resoconto di Amin che ci svela un mondo oscuro, pericoloso e cinico: quello dei trafficanti di corpi.
Uomini che lucrano sulla disperazione dei clandestini
Prima furono le due sorelle maggiori di Amin che pur di raggiungere il fratello maggiore in Svezia, pagarono una vergognosa somma ai trafficanti per avere “il passaggio” dentro un container sito all’interno di nave merci.
Un viaggio terribile al limite della vita, che le due ragazze supereranno miracolosamente.
Amin, l’altro fratello e la vecchia madre tenteranno anche loro più volte di lasciare Mosca tramite questa odiosa organizzazione, ma con esiti sempre negativi oltre che dolorosi.
Amin era un bambino quando lasciò Kabul, vive l’adolescenza braccato dalla polizia russa e privato di ogni cosa, anche di poter esprimere liberamente la propria sessualità ed attrazione per gli uomini.
“Flee” è un flusso di ricordi, sensazioni, emozioni, pulsioni che il giovane protagonista deve contenere, nascondere, dissimulare.
La libertà dicevamo ha un costo da pagare e nel caso di Amin si è concretizzata nel dover “cancellare” ufficialmente la propria famiglia e dichiararsi orfano sperando così di ottenere lo status di rifugiato in Danimarca.
Una bugia terribile quanto necessaria da dire e sostenere per vent’anni.
Un peso che l’adulto Amin sentirà il bisogno di togliersi condividendolo con tutti noi.
Amin compie nell’arco di quest’intervista, una serie di passaggi esistenziali, emotivi e psicologici mai fatti prima.
Una confessione liberatoria e catartica che assume i contorni di un viaggio intimo e profondo che non lascia indifferenti.
Allora perché “Flee” non ci ha convinto del tutto, vi starete chiedendo.
Una prima criticità che sentiamo d’evidenziare è la molteplicità delle tematiche inserite nello script finendo per creare più fili narrativi difficili da armonizzare.
La sfera sessuale di Amin , seppur interessante e legittima, appare comunque estranea rispetto al resto del contesto della storia
Voler raccontare una sorta di coming out /age da clandestini si è rivelato a tratti come una forzatura autoriale.
La seconda criticità riguarda la percezione di lunghezza e lentezza del film nonostante la durata effettiva si di 1h e 27 min.
Il terzo ed ultimo elemento critico è la personale difficolta nel collocare “Flee” in un preciso genere cinematografico ed a quale pubblico consigliare la visione
Un dubbio che la stessa Academy ha “risolto” candidando “Flee” contemporaneamente in tre differenti categorie: miglior film d’animazione, documentario e film straniero.
E’ sicuramente un cosa positiva che un film possa avere diverse letture, significati, messaggi finali, ma un po’ meno essere voler stare in tre categorie.
Questa confusione identitaria in molti l’hanno celebrata come segno distintivo di un capolavoro. Per noi, la confusione non è mai un elemento positivo.
“Flee” al netto dei nostri dubbi e rilievi, è un film consigliato , drammaticamente attuale, evidenziando come la guerra provochi dolorose e pesanti nella vita dei bambini, vittime innocenti. Una verità che spesso dimentichiamo di vedere e conoscere.