
Il biglietto d’acquistate per “Io Sono qui” è : Di pomeriggio
Regia : Eric Lartigau
Sceneggiatura : Eric Lartigau e Thomas Bidegain
Stepahane: Alain Chabat
Soo:Doona Bae
Sinossi:
Stephane vive una vita tranquilla come chef ma quando decide di conoscere Soo, una misteriosa donna coreana di cui si è innamorato su instagram, intraprenderà un avventuroso viaggio pieno di scoperte.
Recensione:
Avviso al lettore /spettatore: La recensione di #IoSonoQui è inevitabilmente condizionata dal coinvolgimento emotivo e personale dello scrivente, che ha vissuto un ‘ analoga quanto irripetibile esperienza come il protagonista del film.
Di conseguenza a prescindere da qualsiasi giudizio, riflessione che leggerete qui o su altri blasonati siti o quotidiani #IoSonoQui è un film meritevole d’essere visto.
#IoSonoQui rappresenta in modo magistrale quanto agrodolce come i social media possano essere belli, utili financo preziosi ed allo stesso ingannevoli e capziosi.
Viviamo in una società iperconnessa, caratterizzata dai social network in cui l’apparenza e la forma prevalgono sulla sostanza.
Pensiamo di conoscere una persona tramite i social . Ci illudiamo che “essere seguiti” da migliaia, milioni di follower voglia dire avere altrettanto amici ed affetto.
I social media hanno “sdoganato” l’effimero, dando importanza e serietà ad un mondo inesistente.
In un contesto del genere è piuttosto facile equivocare un sentimento, un atteggiamento finendo per costruire il “classico castello in aria” o se volete parafrasando il celebre film di Troisi “ Pensavo fosse un amore..invece era un calesse”.
#IoSonoqui ci racconta come l’ingenuo e romantico Stephane si illuda d’aver trovato su Instagram l’anima gemella o comunque una donna con cui vivere una nuova stagione dell’amore.
Stephane è un uomo di mezz’età, un bravo chef, divorziato con due figli grandi.
L’uomo gestisce con passione la trattoria fondata dal padre.
Ma la vita di Stephane è scandita fondamentalmente da una noiosa routine, così quando inizia a scambiarsi messaggi con Soo, misteriosa quanto affascinate donna coreana, ne rimane colpito ed incuriosito.
Stephane si convince ingenuamente d’aver iniziato una relazione con Soo, scambiandosi opinioni e momenti delle loro rispettive vite.
Agli occhi di Stephane la Corea del Sud non è più un Paese lontano migliaia di chilometri, ma bensì lo vede e soprattutto sente come un luogo vicino e denso di significato.
Una sensazione, una percezione d’affetto nei riguardi di Soo che spinge il mite Stephane ad un “colpo di testa” ovvero prendere il primo volo per Seoul annunciandolo alla donna quando si trova già sull’aereo.
Il nostro goffo eroe romantico è sicuro di trovare Soo ad aspettarlo al gate dell’aeroporto, con cui iniziare una vera frequentazione.
Ma sfortunatamente l’attesa si rivelerà vana quanto amara per il nostro protagonista
#IoSonoqui si sviluppa nell’intreccio narrativo avendo come punti di riferimento da una parte l’opera teatrale beckettiana “Aspettando Godot” e dall’altra il film “The Terminal” di Steven Spielberg con protagonista Tom Hanks.
Stephane decide testardamente di aspettare convinto che prima o poi la donna si paleserà in aeroporto. Il nostro eroe diventa così inevitabilmente un personaggio social trascorrendo le proprie giornate da un negozio all’altro, parlando con i passeggeri in transito e dormendo dove possibile.
Alain Chabat è davvero bravo nel calarsi nei panni di Stephane, incarnandone in corpo ed animo l’indole mite, dolce ed ottimistica.
La sua ingenuità disarma , spiazza chiunque incontri, rifiutandosi d’accettare che la “sua” Soo l’abbia tradito.
Quando il caso del “french lover” che aspetta, diventa anche un caso mediatico arrivando anche sui giornali francesi.
Stephane rimane travolto, stordito da questa inaspettata e non desiderata popolarità, non capendone il senso.
Quando però dopo 10 giorni d’attesa, la stessa polizia coreana gli “intima” di tornare in patria, l’uomo sebbene deluso, decide di passare all’attacco ovvero lasciando l’aeroporto e mettendosi alla ricerca di Soo per tutta Seoul, al fine d’ avere un chiarimento definitivo.
La seconda parte del film così cambia registro, velocità e se vogliamo genere, passando così da commedia romantica “auto referenziale” quanto “tout court”, ad una commedia più esistenziale, agrodolce e se vogliamo evolvendo in un scontro culturale quando finalmente i due “amanti” si ritroveranno di fronte.
Lo spettatore assiste a questo atteso quanto crudo confronto, si evidenzia non solo due opposte prospettive sulla natura del rapporto nato in Rete, ma soprattutto emergono due inconciliabili visioni sulla vita ed utilizzo dei social
I cinici potrebbero definire questo passaggio come una secchiata d’acqua fredda ricevuta da Stephane oltre che a rappresentare un severo monito, ma non vogliamo fare ulteriore spoiler, lasciandovi questo complesso momento della storia.
Chi pensa che un film debba avere un lieto fine per far sorridere e commuovere lo spettatore, commette l’ errore iniziale di Stephane con Soo.
Infatti il finale #IoSonoQui ci insegna come “il colpo di testa” Stephane sia stato, nonostante tutto, comunque formativo e prezioso.
La prudenza sui social media è auspicabile a qualsiasi età, ma seguire il proprio istinto ed aprirsi alle novità ed al mondo non potrà mai essere fonte di rimorso e/o pentimento , confermato dal volto sorridente Stephane sul volo di ritorno verso casa.