“Rocco Chinnici-E’ così lieve il tuo bacio” è un film tv di Michele Soavi. Con Sergio Castellitto, Cristiana Dell’Anna, Manuela Ventura, Virginia Tella, Bernardo Casertano, Paolo GianGrasso, Bruno Torrisi, Maurizio Puglisi, Massimo De Santis, Giovanni Carta.
Tratto dal libro “È così lieve il tuo bacio sulla fronte” di Caterina Chinnici
Perché la Rai insiste a mandare in onda film e serie Tv su uomini e donne uccisi dalla mafia? Perché impiegare due ore per riscoprire la storia un po’ impolverata di un magistrato, di un poliziotto, di un politico, di un imprenditore invece di dedicarsi ad altro? Perché format del genere dovrebbero essere trasmessi anche nelle scuole?
Se i criminali, in tv, hanno un grande successo – basta pensare a fenomeni mediatici come “Suburra” o “Gomorra” – non è altrettanto semplice spingere, soprattutto i giovani, ad appassionarsi alle vite di persone “normali”. Come Rocco Chinnici, a cui è dedicato il nuovo tv movie Rai.
Il consigliere Chinnici fu ucciso il 29 luglio 1983, all’età di cinquantotto anni, davanti alla sua abitazione a Palermo. Antonino Madonia, sicario assoldato dal boss Totò Riina, azionò il detonatore che fece esplodere una fiat 126 verde imbottita con 75 kg di esplosivo. Insieme a Chinnici persero la vita il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di via Federico, Stefano Li Sacchi. L’unico superstite fu Giovanni Paparcuri, l’autista.
Ma chi era Rocco Chinnici? E perché venne ucciso in modo così brutale ed eclatante, prima delle stragi di Capaci e via d’Amelio?
Chinnici era un magistrato, un onesto lavoratore, un padre affettuoso anche se all’antica, un marito innamorato. Si alzava ogni mattina all’alba per studiare le carte dei processi nel suo studio; era presente per la figlia Caterina, sottoponeva ogni suo possibile fidanzato a una chiacchierata piuttosto formale, nonostante gli impegni era il rappresentate di classe dei genitori.
Secondo lui i magistrati si dividevano in tre categorie: i lavativi, quelli che tirano a campare e i collusi. Ma come pochi altri non accettò lo stato delle cose a Palermo, sfidando il sistema di collaborazione tra mafia e colletti bianchi e intuendo l’esistenza di un terzo livello di controllo e potere, che aveva come centro Roma.
Rocco Chinnici fu anche il primo magistrato ad andare nelle scuole palermitane a parlare di mafia, credendo fortemente nell’importanza della formazione dei giovani. E anche in quella della condivisione delle informazioni con i colleghi. A lui si deve di aver gettato le basi di quello che, dopo la sua morte, sarebbe diventato il “Pool Antimafia” guidato dal giudice Antonio Caponetto, e di aver fatto interessare il giovane magistrato Giovanni Falcone alla mafia. continua su
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