Il biglietto d’acquistare per “L’ultimo Sguardo” è : Neanche regalato
“L’ultimo sguardo” è un film del 2015 diretto da Sean Penn, scritto da Erin Dignam, con : Charlize Theron, Javier Bardem, Adèle Exarchopoulos, Jean Reno, Jared Harris, Denise Newman, Merritt Wever, Oscar Best, Zubin Cooper, Sebelethu Bonkolo.
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Quarta e ultima domanda: perché avete voluto tirare fuori “The Last Face” di Sean Penn dal limbo in cui stazionava da oltre un anno? Magari se era rimasto lì un motivo c’era. Stimo molto Penn, sia come attore che come autore; seguo Charlize Theron e Javier Bardem da anni. Sulla carta avevamo tre Premi Oscar per raccontare il dramma delle guerre silenziose, ignote al grande pubblico, che ogni giorno si combattono in Africa e l’importanza di associazioni come Medici senza frontiere nel dare sostegno ai civili, martoriati da fame e povertà.
Sean Penn è un artista impegnato e ciò nonostante ha messo in scena un film insulso e imbarazzante, a metà strada tra un melo e una posticcia ricostruzione degli orrori della guerra. Puntare sull’amore tra due bei medici volontari con le sembianze della Theron e di Bardem, strizzando quindi l’occhio al lato commerciale della vicenda, finisce per svilire l’aspetto più importante, ovvero quello umanitario e divulgativo.
“The Last Face” è un brutto film senz’anima, che porta quasi il pubblico a ridere piuttosto che a commuoversi. È un film costruito a tavolino, un vero disastro, meritevole più delle temute Pernacchie d’Or che di un Oscar.
Cari Direttore e Commissione, è lo spettatore il destinatario ultimo di un film e come tale va rispettato e tutelato. Con questi tre film non avete, a mio avviso, adempiuto a questo impegno. “Sieranevada”, “The Neon Demon” e “ The Last Face” sono inclassificabili e come tali da evitare come la peste, per il bene del portafoglio e non solo.
Dopo aver visto queste tre pellicole non posso non rivalutare l’amata “Corazzata Potemkin” e invitarvi a vedere quanto prima la saga di Fantozzi, per ammirare dei film, quelli sì, degni di Cannes.
Con stima,
Vittorio De Agrò
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