126. La mafia uccide solo d’estate

pif

Il biglietto d’acquistare per “La mafia uccide solo d’estate” è 1)Manco regalato 2)Omaggio 3)Di pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre

Ieri sera non avendo la possibilità di vedere in diretta i David di Donatello su Rai Movie, leggevo i vari commenti alla premiazione su Twitter. Ho seguito la battaglia di premi tra “La Grande Bellezza” e “Il Capitale umano” senza appassionarmi un granchè onstamente. Quando è stato proclamato vincitore come miglior regista esordiente Pif per “La mafia uccide solo d’estate” ho sorriso da siciliano e mi sono acceso il sigaro. E’ stata buon annata per il cinema italiano, sono usciti fuori nuovi talentuosi registi. Pif ha vinto con merito sconfiggendo una concorrenza agguerrita. Confesso che conoscevo poco Pif. anche se “nato televisivamente” alle Iene e poi esploso con il programma “Il Testimone”su MTV, onestamente visto solo una volta e ritenuto noioso. Quando lo scorso novembre uscì il suo film d’esordio con Cristiana Capotondi, ero davvero curioso. Molti in passato hanno scritto di mafia e soprattutto hanno tentato di raccontare il legame tra i siciliani e la criminalità organizzata. Temevo che “La Mafia uccide solo d’estate” potesse essere un altro film d’aggiungere alla serie. Invece sono stato smentito dai fatti.
Pif racconta la questione mafiosa con una storia, riuscito mix tra favola e documentario,che appassiona e soprattutto commuove lo spettatore. Il protagonista è Arturo(Alex Bisconti davvero bravo)bambino palermitano ,costretto a crescere in una Palermo soffocata dai tentacoli mafiosi e politici di Riina e Ciancimino, e che ha il suo personale “eroe” e “mentore”in Giulio Andreotti. Arturo è innamorato di Flora(Capotondi) e cercherà in tutti i modi di attirare la sua attenzione. E’ anche un bambino curioso così si inventa giornalista e decide d’intervistare per il giornale della scuola il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Avrà come consigliere d’amore il Giudice Rocco Chinnici e come vicino di colazione l’ispettore Boris Giuliano. Tutti servitori dello Stato uccisi dalla mafia nel corso degli anni. La prima parte del film è sicuramente la più riuscita e divertente, la seconda con Arturo adulto risulta più scontata e prevedibile. La sceneggiatura è semplice e lineare, ma ben scritta e originale nella prima parte. I dialoghi nelle loro semplicità risultano comunque coinvolgenti e credibili. La regia di Pf piace e convince anche se ha un taglio più televisivo e nella seconda parte il film perde un po’ di ritmo e incisività.
Il finale, giusto mix tra documentario e tributo, commuove e colpisce e soprattutto invita alla speranza e a combattere la mafia in ogni suo aspetto.
Lo spettatore uscendo dalla sala, tra tante riflessioni, non può non pensare che il “Divo Giulio” anche da morto fa discutere.

Vittorio De Agrò presenta la “Notting Hill” italiana con “Essere Melvin”
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