109. Only Lovers Left Alive (Solo gli Amanti sopravivono)

amanti

Il biglietto d’acquistare per “Only Lovers Left Alive” è :1)Manco Regalato 2)Omaggio 3)di Pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre

“Only Lovers Left Alive” è un film del 2013 scritto e diretto da Jim Jarmusch, con Tom Hiddleston, Tilda Swinton e Mia Wasikowska e John Hurt. La pellicola è stata presentata in concorso alla 66ª edizione del Festival di Cannes.

Il mondo dell’Arte si può dividere in pre e post saga“Twilight”.La scrittrice Stephenie Meyer ha creato un genere e soprattutto una nuova gallina dalle uova d’oro.
Sono così nati negli ultimi anni svariate fiction, film e libri sui vampiri e affini per la gioia non solo dei teenager. Se Dracula di Bram Stoker ha rappresentato per tante generazioni un personaggio oscuro, ma fascinoso e accattivante, con il personaggio di Edward interpretato da Robert Pattinson, le ragazze non sognano più il principe azzurro, ma il bel vampiro che le morda e le renda immortali.
Questa nuova tendenza ha sedotto anche il radical chic Jim Jarmusch che ha voluto raccontare il suo personalissimo “Twilight” over 30.
“Only Lovers Left Alive” racconta la storia d’amore di una coppia di vampiri ambientata ai nostri tempi: Adam(Hiddleston) è un noto musicista, nostalgico e depresso, ma amante della scienza e schifato dagli zombie(uomini) che popolano adesso la terra. Eve(Swinton) è invece una “bohémienne” che vive di libri e della piacevole compagnia di Christopher Marlowe(Hurt).
La coppia senza un motivo preciso vive separata. Adam a Detroit ed Eve a Tangeri. Ma quando Adam manifesta istinti suicidi, la moglie decide di raggiungerlo a Detroit per scuoterlo dal suo torpore. Il quieto e voluto isolamento della coppia viene scosso dall’ improvviso arrivo della “insaziabile” e “impulsiva” sorella di Eve, Ava(Wasikowska).
Il limite del film è l’assenza di una vera trama. La sceneggiatura risulta così piatta e monotona, pur avendo l’ambizione di denunciare la decadenza morale ed intellettuale della società e la degenerazione dei costumi. Appare fin dall’inizio autoreferenziale ed elitaria. I dialoghi sono freddi e rarefatti, nonostante il talento e impegno del cast.
La regia pur confermando una certa creatività e talento nello sviluppo e nella costruzione dell’atmosfera e del linguaggio non riesce a mai a far cambiare il ritmo al film, risultando nel complesso lento e noioso. I tempi sono più teatrali che cinematografici.
Degni di menzione sono sicuramente i costumi, le scenografie e soprattutto la fotografia che regala allo spettatore pennellate intese e piacevoli del mondo notturno.
La coppia Hiddleston –Swinton è nello stesso tempo “glamour” e “dark”. Riescono a trasmettere emozione e fascino allo spettatore. Si confermano due attori di talento oltre che di una bellezza “elitaria”.
Mia Wasikowska è convincente nel ruolo di Ava ,sono sue le scene più “divertenti” che segnano una discontinuità narrativa nel film.
Il finale diverte perché unisce con successo e ironia il genere horror e romantico.
Se “Twilight” ha fatto sognare e innamorare milioni di persone, “Only Lovers Left Alive” prova a regalare riflessioni sul nostro mondo e su quello che eravamo, ma lo spettatore affaticato e assonnato a fine proiezione, forse potrà coglierne solo in parte.

Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

108. Nemico Pubblico -Chiambretti SuperMarket

nemico pubblico
Ieri sera dopo essermi gustato altre due intense e coinvolgenti puntate di “Gomorra la Serie”, cercavo di rimanere sveglio in attesa del ritorno in Tv di Piero Chiambretti su Italia Uno con “Chiambretti Supermarket”. Ero davvero molto curioso di vedere cosa il Pierino nazionale dopo due anni e mezzo d’assenza era capace d’inventarsi. Così da perfetto nevrotico stavo facendo zapping tra i vari canali e controllavo twitter per saggiare il polso del web, quando l’occhio è caduto su un tweet del direttore di Rai Tre Andrea Vianello che invitava a vedere “Nemico pubblico” dopo la fine di Ballarò. Ho voluto accogliere l’invito “comunista” e ho cominciato a vedere il programma, seppure già iniziato. Si dice spesso che le cose belle si notano subito. Ebbene in TV, se un programma buca lo schermo bastano veramente pochi minuti. “Nemico pubblico” condotto dall’attore Giorgio Montanini(solo oggi studiando sul web, ho capito chi è) riesce a catturare l’attenzione dello spettatore. Il programma è una via di mezzo tra la candid camera di Nanny Loy e Zelig, ma dove regna rigorosamente il politicamente scorretto e l’ironia ferocia. Montanini usa un linguaggio crudo e tratti brutale,ma senza cadere nella becera volgarità. L’ironia è usata con la clava e non risparmia niente e nessuno. Montanini dimostra di tenere la scena e i suoi monologhi sono davvero incisivi e scuotono lo spettatore, regalando spunti di riflessione tra le risate. È’ uno show davvero nuovo e diverso come stile e linguaggio rispetto ai canoni della TV generalista e soprattutto per il servizio pubblico. Rai Tre “sdogana” il politicamente scorretto e si conferma ancora una volta quest’anno la rete più innovatrice che ci sia.
Il martedì sera dopo il soporifero Ballarò, rimanete su Rai Tre se volete svegliarvi senza caffè.
Cosi ho fatto ed ero pronto per Chiambretti. Partito dopo la mezzanotte si presenta come l’ideale programma per insonni o nottambuli. L’occhio sicuramente rimane subito colpito dall’imponente e colorata scenografia che vagamente ricorda quella dei”giochi dei nove” di anni fa. Chiambretti si conferma domatore della notte e brillante talent scout d’esemplari “diversamente“umani” Schiera i suoi personaggi e amici come Cristiano Malgioglio direttore del supermarket, sforzandosi di fare un programma sperimentale e innovativo. Il liet motiv dello show è “Tutto è in vendita, tutto ha un prezzo”. Sul palco si alternano personaggi grotteschi e surreali. La trasmissione ha però un ritmo blando e poco avvincente. Si trascina via senza grandi sussulti e originalità. Si ha la sensazione di vedere un “collage” dei precedenti programmi di Chiambretti. Ieri era la punta zero, sicuramente tutto è migliorabile e soprattutto modificabile, ma onestamente ieri Chiambretti è stato più un “mini” piuttosto che supermercato. Sorvolo per amor di patria sul balletto finale di Belen su un letto, alle due di notte il trash dilaga, aihmè.
Chiambretti Supermarket tutti i giorni dopo mezzanotte su Italia Uno.
supermarket

Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

107. Glob

bertolino

La domenica sera del teledipendente è sempre difficile. Stanco del week end e dopo aver passato il pomeriggio a tifare per la tua squadra del cuore e ad imprecare contro l’arbitro, non sai bene cosa fare. Se decidi di rimanere in casa, il panorama in Tv è abbastanza desolante. Si sta per chiudere il periodo di garanzia (introiti pubblicitari garantiti per i network) e così molti programmi chiudono e cominciano a circolare repliche o assistiamo a show di dubbio gusto.
Ieri sera alle 23 stavo per chiudere la TV quando ho visto apparire Enrico Bertolino su Rai 3.
Stava iniziando Glob, il suo programma satirico di comunicazione politica. Glob pur essendo nato nel 2005, confesso che non l’avevo mai visto prima. Pur apprezzando lo stile e la pacatezza di Bertolino, la sua comicità garbata non mi ha mai entusiasmato più di tanto.
La curiosità ha vinto sulla noia e ho scelto di seguire la puntata. Bertolino si è confermato fin da subito “un alieno televisivo”: parla correttamente, non dice parolacce, non urla, sorride spesso e “pratica” l’ironia con stile. Il suo modo di presentarsi e interagire con la telecamera mi ricorda molto Enzo Tortora, un altro “signore” della TV. Bertolino oltre essere un signore, si rivela anche “un buon gustaio” circondandosi di belle donne in studio.
“Glob” è un programma di satira dove è bandita la volgarità e l’eccesso verbale.
I talentuosi e giovani imitatori che si alternano sul palco con i personaggi di Giuliano Ferrara, Suor Cristina e Pagnocelli divertono senza mai essere caricaturali e soprattutto senza essere offensivi.
Bertolino racconta l’Italia con una comicità a tratti surreale, ma riuscendo con efficacia a evidenziare i limiti della nostra società. Si rivela come un vero comunicatore più di molti giornalisti pomposi e acclamati dalla critica.
Glob” piace perché è un programma “old style”,ma nello stesso tempo è molto “rock” per merito dei testi ben scritti d Bertolino e dai suoi collaboratori.
Per Rai tre e il direttore Vianello si conferma una stagione d’oro e non resta che dirgli :“Chaepeu”.
“Glob” ogni domenica alle 23 su Rai Tre

Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

106. Segnali di Fumo (Andrea Camilleri) – Confessioni di una sociopatica (M.E Thomas)

camilleri

“Segnali di fumo” è un libro di Andrea Camilleri e pubblicato da Utetlibri nel maggio del 2014.
Molti , fin da ragazzi, tengono un diario dove raccogliere tutte le emozioni, le sensazioni e soprattutto i segreti che attraversano una vita.
Il diario diventa il nostro migliore amico e confessore. Il diario è probabilmente la più alta forma di nudità dell’anima. Mettere per iscritto i nostri pensieri rende l’uomo più consapevole e libero.
“Segnali di fumo”è una sorta diario pubblico di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano regala al suo lettore 142 “segnali di fumo” o se vogliamo riflessioni sul passato, presente e futuro della sua vita e soprattutto della nostra società. Sono brevi, ma intese pennellate che Camilleri lascia in queste pagine.
Scritto con uno stile semplice e diretto, nei “segnali”si alternano toni ironici, melanconici e amari. Il lettore segue con interesse i ricordi personali e lavorativi dell’autore, si diverte con le considerazioni ad alta voce di Camilleri su come e quanto siano cambiati i costumi e la mentalità nella società e spesso concorda con i suoi giudizi negativi sull’attuale classe politica.
Camilleri mostra parte della sua anima e traccia un bilancio della sua vita che lui stesso ammette quasi al capolinea. Un uomo vecchio che conserva però una grande voglia di scrivere e inventare anche se con tanti acciacchi fisici.
Camilleri “privato” piace e coinvolge di più rispetto a quello “politico”, ma da grande artista e da attento osservatore delle cose uomo riesce sempre a regalare spunti di riflessione al lettore.
“Segnali di fumo” è una lettura leggera e rilassante che ti permette di conoscere meglio un scrittore amato e stimato, ma soprattutto hai la sensazione di fare due chiacchiere con un vecchio amico.

Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

“Confessioni di una sociopatica” è un libro di M.E Thomas e pubblicato in Italia nel 2013 dalla Marsilio Editore.
Ciò che non conosciamo ci spaventa e spesso l’ignoranza porta al pregiudizio e alla diffidenza.
La società ci impone convenzioni ed etichette con una certa superficialità.
L’uomo della strada associa il sociopatico a un uomo malvagio, privo d’emozioni e senza scrupoli, manipolatore e quindi da tenere assolutamente lontano
I libri e soprattutto il cinema negli anni hanno raccontato quasi tutti i sociopatici come assassini,maniaci e stupratori.
Se leggete i vari manuali di psichiatria,la definizione più diffusa di sociopatico è quella di una persona incapace di porsi dei limiti, amorale, aggressiva , sessualmente ambigua e soprattutto bugiarda e megalomane E’ difficile diagnosticare la sociopatia e purtroppo non esiste un modo per guarire da tale condizione e gli stessi farmaci hanno solo un effetto limitato.
Ma chi è veramente un sociopatico? Davvero non prova nulla?Ha una vita sociale? Ha una famiglia? A tutte queste domande e per molte altre, è davvero interessante e stimolante leggere questo libro.
M.E Thomas(pseudonimo) è una affascinante e ambiziosa donna americana, brillante avvocato e professore di diritto, ha tanti amici, praticante e fervente mormona, ma è una sociopatica da sempre.
Thomas racconta senza censura la sua vita con un stile secco e asciutto, ma che coinvolge il lettore. La scrittrice alternando ricordi personali a ricerche e studi scientifici cerca di portare avanti la sua tesi che la sociopatia è una patologia che unisce genetica e stile di vita.
Pur non avendo traumi evidenti nell’infanzia, la Thomas ci racconta quanto i suoi genitori non fossero adeguati al compito di crescere i propri figli e di come fin da piccola era manipolatrice, bugiarda e megalomane. Brillante negli studi con il mimino sforzo e amante della musica, la scrittrice tende a sottolineare come il sociopatico abbia nel suo dna, il carisma per diventare leader e grandi manager, essendo senza scrupoli e incapaci di provare emozioni.
Nel corso del libro ci sono continui paragoni tra l’autrice e “gli empatici”, ma si nota come non sia nessun rimpianto per l’assenza d’emozioni.
Thomas rivendica d’essere “una sociopatica sociale”, cioè di riuscire a controllare i suoi istinti e impulsi e d’indossare una maschera così perfetta da non far capire al mondo esterno, quale sia la sua effettiva condizione. Il lettore leggendo scopre il mondo visto sicuramente da un ‘altra prospettiva e non può che farsi delle domande.
Esistono vari tipi di sociopatici, sostiene la Thomas, non tutti sono delinquenti e criminali, lei non ha mai infranto la legge o è finita in galera. Ama rischiare e manipolare, notiamo come un sociopatico possa annoiarsi facilmente e come l’impulso di danneggiare e distruggere il prossimo . Il sociopatico ama il potere, ma soprattutto desidera il controllo sulle persone a lui vicine , così cerca in tutti i modi di capirne i segreti per poter manipolare.
Il sociopatico “ama” anche se a modo suo , può diventare quasi come una “geisha”, ma può improvvisamente perdere d’interesse.
Mentre leggevo il libro, pensavo all’ “amico” Gigio definito al telefono dal Serioso, come sociopatico, ma tra lui e la Thomas è evidente una differenza. Il primo è privo di coscienza, ma soprattutto è un essere d’indole cattiva e destinato alla solitudine, invece la Thomas sebbene sociopatica interagisce con il mondo e cerca di costruire una vita di relazione e si capisce come la sua anima sia votata al bene.
Thomas prima del libro, ha aperto un blog di successo, dove migliaia di sociopatici scrivono e si confrontano ogni giorno e soprattutto combattono il loro destino di solitudine
“Confessioni di una sociopatica” è consigliato perché apre davvero uno squarcio su una realtà spesso segnata dal pregiudizio. Essere sociopatici spesso è una condanna oltre essere una malattia incurabile. Thomas con la sua confessione avvicina il suo mondo a quello dei “normali”, forse non nascerà un empatia, ma almeno forse potremmo dare una chance e comprendere chi è diverso da noi.
sociopatica

.

105. Devil’s Knot

firth
Il biglietto d’acquistare per “Devil’s Knot” è :1)Manco regalato 2)Omaggio 3)Di pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre

“Devil’s Knot” è un film del 2013 diretto da Atom Egoyan, scritto da Paul Harris Boardman, Scott Derrickson. Con Colin Firth, Reese Witherspoon, Mireille Enos, Dane DeHaan, Bruce Greenwood, James Hamrick, Seth Meriwether, Kristopher Higgins.

Dura lex, sed lex dicevano i latini. La legge è uguale per tutti, cosi è scritto in tutti i tribunali.
L’uomo è un essere imperfetto e la sua spesso diventa malagiustizia.
Chi entra nel girone infernale della giustizia ha solo due certezze che la sua vita non sarà più lo stessa e che per difendersi dovrà dare fondo a tutti i suoi risparmi.
La malagiustizia è purtroppo un fenomeno comune a tutto l’Occidente.
Se l’Italia è stata spesso condannata dalla Corte Europea per suoi ritardi nei processi, gli Stati Uniti sebbene campioni di democrazia e della libertà hanno parecchi scheletri nell’armadio.
Un esempio eclatante è sicuramente questo film basato sulla storia vera, raccontata da Mara Leveritt nel libro Devil’s Knot: The True Story of the West Memphis Three, su tre adolescenti, conosciuti come i “Tre di West Memphis”, accusati nel 1993 dell’omicidio di tre bambini scomparsi un pomeriggio in un bosco, nella piccola e religiosa città di West Memphis, in Arkansas Dopo una lunga ricerca, i loro corpi vengono trovati privi di vita. In un ambiente chiuso e bigotto inizia una caccia alle streghe per trovare i colpevoli. La polizia messa sotto pressione conduce le indagini in maniera approssimativa e discutibile, trovando i perfetti capri espiatori in tre ragazzi(Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley Jr), colpevoli d’essere solo amanti dei riti satanici.
Lo spettatore segue le indagini e le varie tappe del processo, non potendo non notare gli errori e soprattutto i pregiudizi di chi era chiamato a indagare e giudicare.
Il film si sofferma su tre figure in particolare: Pamela Hobbs(Witherspoon) madre inconsolabile di uno dei tre bambini morti, Ron Lax(Firth) investigatore privato che colpito dalla vicenda decide d’aiutare la difesa dei tre ragazzi e Damien Echols(l’esordiente James Hamrick),il tenebroso leader del gruppo.
Il film parte bene nella ricostruzione riuscendo ad avere un buon ritmo e intensità, ma perde d’incisività nella seconda parte, diventando lento e prevedibile.
È nel complesso un discreto prodotto, ma più di respiro televisivo che cinematografico.
La sceneggiatura è ben scritta, asciutta nei toni e nello sviluppo riuscendo comunque a tenere alta l’attenzione dello spettatore. I dialoghi risultano abbastanza scontati e monocordi
La regia confeziona un buon mix tra documentario e fiction senza però dare particolari guizzi creativi.
La presenza dei due Premi Oscar(Firth e Witherspoon) non regalano l’auspicabile salto di qualità al film, limitandosi all’ordinaria amministrazione.
Interessante e degna di menzione invece l’interpretazione dell’esordiente James Hamrick: intesa e coinvolgente.
Il finale ben riuscito con il dialogo emozionante tra Firth e Witherspoon indica il punto di vista del regista su chi siano i veri colpevoli di questo orribile e brutale omicidio.
I tre indiziati, dopo 18 anni di carcere, furono rilasciati con un accordo extragiudiziale.
“Devil’s Knot” racconta un drammatico errore giudiziario, ma lascia soprattutto allo spettatore l’amara angoscia per i quei tre poveri bimbi che furono strappati alla vita.

Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
: http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

+

104. Lovelace

gola profonda

Il biglietto d’acquistare per “Lovelace” è : 1)Manco regalato 2)Omaggio 3) Di pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre

“Lovelace” è un film biografico del 2013 diretto da Robert Epstein e Jeffrey Friedman, scritto da Andy Bellin, con: Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Sharon Stone, Robert Patrick, Adam Brody, Hank Azaria, Chris Noth, James Franco, Bobby Cannavale.

Il porno è un industria che non conosce crisi. Nonostante la nascita sul web di vari siti gratuiti, ogni anno vengono prodotti migliaia di film. È molto diffuso anche il “porno amatoriale” che grazie web spesso diviene virale.
Esistono varie sfumature di porno. Personalmente ne ho visti 2 e confesso d’aver sbadigliato molto entrambe le volte. Non sono solo gli uomini a vedere i porno, anzi spesso sono le coppie che amano vedere questi film come “preliminari”.
“Lovelace” tratta la storia vera di Linda Susan Boreman(Seyfied) , ragazza dalla faccia d’angelo, divenuta poi una pornodiva famosa con il nome d’arte di LoveLace dopo la sua partecipazione al film cult La vera gola profonda del 1972.
“Gola profonda” ha cambiato la storia del pornografia. Quando uscì nelle sale non catturò l’attenzione solo degli amanti del genere, diventando ben presto un film cult e incassando oltre 600 milioni di dollari con l’homevideo.
Il film racconta all’inizio i rapporti complessi e problematici di Linda con la bigotta e rigida madre(Stone) e il silenzioso padre(Patrick) e come a 21 anni, dopo gravidanza imprevista, si innamorò e sposò Chuck Traynor(Sarsgaard), felice e speranzosa d’uscire da un ambiente familiare chiuso e oppressivo.
Il film in apparenza racconta la “favola” di Linda che con l’appoggio del marito, decise d’esordire come attrice porno, favorita da un certo” talento naturale”, diventando in poco tempo un icona femminile.
La realtà era invece ben diversa e nella seconda parte del film, lo spettatore scopre chi e cosa spinse davvero Linda a diventare un attrice porno e quanto queste scelte non furono libere e quanto segnarono la vita della donna.
La stessa Linda ,anni dopo, scrisse la sua bella autobiografia “Ordalia” per raccontare la verità e chiudere i conti con il suo passato.
La sceneggiatura prendendo spunto dalla stessa autobiografia e da altri testi racconta in maniera molto precisa e appassionata la donna Linda più che il suo personaggio. Pur usando un taglio e un linguaggio più televisivo che cinematografico,l’autore è riuscito comunque a ricreare l’atmosfera dell’epoca e a descrivere e delineare in maniera abbastanza accurata le sfumature dei vari personaggi Anche se il tono usato è spesso retorico e buonistico. I dialoghi, seppure prevedibili e scontati , riescono comunque a regalare un certa intensità e coinvolgimento allo spettatore per merito degli attori.
La regia è un ibrido tra documentario e fiction, risultando nel complesso godibile e apprezzabile ed è abile nel dettare i tempi giusti agli attori.
Amanda Seyfried convince ed emoziona nel ruolo di Linda Riesce a dare un anima al personaggio risultando credibile e colpendo lo spettatore per il talento, al di là dell’acclamata bellezza.
Il resto del cast per lo più proveniente dal mondo della TV, si rivela affidabile come un usato sicuro.
Menzione particolare per Sharon Stone e Robert Patrick, davvero intensi e realistici nel ruolo dei genitori. Le loro scene con Seyfried sono senza dubbio le più riuscite ed emozionanti del film.
Soprattutto la Stone dimostra ancora una volta che nella botte vecchia, c’è sempre il buon vino.
Il finale anche se prevedibile e scontato, piace comunque per la forza interprativa della Seyfried che coinvolge lo spettatore nel cambiamento morale e umano del personaggio.
“Lovelace” è un giusto omaggio a una donna che decise di cambiare la sua vita e di ribellarsi alla violenza e ai soprusi e ricorda con nostalgia l’icona che fu.

Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

103. Cucine da Incubo

cucine da incubo
Viviamo un epoca contraddittoria. Siamo stressati e nevrotici e pratichiamo lo voga.
Siamo pigri e indolenti eppure ci iscriviamo in palestra. Abbiamo il culto della linea e siamo ossessionati dalle diete, ma i ristoranti non conoscono crisi e sono sempre pieni.
Negli ultimi anni in TV sono nati molteplici programmi sull’arte culinaria e i cuochi sono diventati delle vere star. I produttori italiani hanno comprato vari format di reality americani sulla cucina travolgendo lo spettatore con cibo ad ogni ora del giorno.
Non so cucinare( per pura golosità ho ereditato la ricetta del budino di cioccolato di mia nonna) mangio spesso fuori, detesto la cucina orientale e sono un fan dei Sofficini Findus.
I vari Masterchief, Prova del Cuoco, Hell’s Kicthen hanno su di me un effetto soporifero e quando facendo zapping per caso ho provato a vederne un loro spezzone mi si è chiuso lo stomaco.
Ma non essendo uno talebano televisivo decisi lo scorso maggio di dare un opportunità al programma “Cucine da Incubo”, ennesimo format americano, e con mia sorpresa rimasi colpito dal protagonista lo chef Antonino Cannavacciuolo.
Il format prevede che ad ogni puntata l’importante chef vada in soccorso di un ristorante prossimo al fallimento, dove spesso proprietario e collaboratori non sono neanche capaci di fare squadra.
Lo chef per prima cosa “prova” il menù tipico, generalmente bocciandolo, poi verifica lo staff del ristorante in azione dove emergono problemi di vari genere e infine dà la sua “ricetta” vincente per cambiare il locale sia dal punto di vista culinario che strutturale.
Il successo della prima serie, ha convinto la Fox a continuare l’esperienza. Così ieri sera è iniziata la seconda stagione.
Il format è di per sé semplice e lineare, ma la vera forza del programma nella versione italiana è sicuramente lo chef Cannavacciuolo. Lo possiamo definire “Il Bud Spencer della cucina”. Fisico impotente, ma dotato di un gran cuore e ironia riesce a dispensare sicurezza e calore sia ai suoi “clienti” che allo spettatore.
Cannavacciuolo parla alla camera con naturalezza e freschezza, riuscendo a trasmettere umanità al programma senza eccedere nel buonismo estremo.
“Cucina da Incubo” piace anche a chi di cucina capisce poco e ti fa fare il pieno di risate con Caannavacciulo, il “Bud Spencer della cucina”
Ogni mercoledì alle 21 su Fox Life.
Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

102. Gomorra la Serie

gomorra
Raccontare la criminalità organizzata è sempre un argomento rischioso e spesso porta con sé polemiche e critiche.
Negli anni Ottanta la Rai con la “Piovra” fu la prima rete nazionale a produrre una fiction su un tema cosi scottante. Le indagini del commissario Cattani(Placido) inchiodarono per anni gli italiani davanti alla TV. Con il passare degli anni i produttori e gli sceneggiatori hanno capito che le mafie potevano essere una “gallina dalle uova d’oro” per creare personaggi di successo. Sono proliferate fiction e film di successo. Alcune di dubbio gusto, altre degne d’attenzione e interessanti.
Quando Roberto Saviano con Gomorra svelò quanto la camorra fosse forte e inserita nel tessuto sociale non solo della Campania, prima il resto dell’Italia e poi il mondo ne furono amaramente sconvolti e diventò presto un bestseller. Fu “inevitabile” che il cinema mettesse gli occhi su questo libro e nel 2008 Garrone realizzò la versione cinematografica, diventando un cult e nello stesso tempo evidenziando ancora di più quanto fossero forti e pericolosi i tentacoli della camorra.
Forti di questi successi, Sky ha deciso di rilanciare e di produrre anche la serie televisiva. Un importante e dispendioso investimento produttivo ed economico. Ancora prima della messa in onda della fiction, si sono scatenate polemiche e critiche. Girando per Napoli nei giorni scorsi, si potevano leggere manifesti di cittadini indignati e preoccupati di come l’immagine della città e dei suoi abitanti potesse uscire negativamente dalla storia.
La campagna pubblicitaria è stata impotente e incessante in Tv e sui social network.
C’era grande attesa ieri sera per la prima puntata. Se Roberto Saviano ha contribuito alla stesura del soggetto,garantendo il “bollino blu” di qualità, la regia è stata affidata a Stefano Sollima, già acclamato da pubblico e critica per la serie “Romanzo Criminale”.
Lo spettatore segue le vicende di Ciro(Marco D’Amore) giovane e ambizioso soldato del clan Savastano che si presenta appiccando un incendio alla villa di un boss rivale, Salvatore Conte.
Conosciamo il potente e spietato Don Pietro Savastano(Fortunato Cellino) che “governa” il suo quartiere” sfidando apertamente le autorità e lottando ferocemente con i clan avversari.
Ma Savastano oltre essere un boss è anche marito e padre, così i riflettori si concentrano anche sulla sua famiglia: la moglie annoiata ma solidale con il marito Imma(Maria Pia Calzone) e il figlio scapestrato Genny(Salvatore Esposito) non idoneo a succedere al padre alla guida del clan.
Gli attori recitano in dialetto napoletano per dare una maggiore veridicità e intensità alla storia.
Una scelta per alcuni versi discutibile, non necessariamente la forza e coerenza narrativa aumentano con una eccessiva voglia di realismo degli autori
Sicuramente la fotografia è uno dei punti di forza della serie. Davvero magistrale e coinvolgente. Napoli è vista in versione cupa e dark portando lo spettatore a fare paragoni con la “Gotham City” di Batman, ma non cadendo però in una realtà fumettistica.
La sceneggiatura scritta in maniera asciutta e diretta come giusto che sia in questo contesto, regala comunque ritmo e pathos.
Gli attori “sconosciuti” al grande pubblico, si dimostrano adeguati e convincenti anche se rispetto a”Romanzo Criminale” dove fin da subito spiccarono le individualità, qui funzionano più come collettivo.
Lo Stato rimane solo sullo sfondo, quasi spettatore passivo delle criminali vicende e ciò non può che indurre a un amara riflessione lo spettatore.
Sollima si conferma regista di talento,capace di raccontare con vigore e passione le vicende più cupe e violente di questo Paese.
Leggendo i commenti del giorno dopo sui social network e sul web “Gomorra” ha convinto pubblico e critica. “Il fascino del male”, come spesso accade, incuriosisce e colpisce l’attenzione, ma resta nello spettatore alla fine un senso di disagio e d’impotenza per una realtà che, aihmè, è anche peggiore.
“Gomorra la Serie” su Sky Atlantic ogni martedì alle 21:10
Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

101. Tracks-attraverso il deserto

tracks

Il biglietto d’acquistare per “Tracks-attraverso il deserto” è : 1)Manco Regalato 2)Omaggio 3)Di Pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre

Tracks – attraverso il deserto è un film del 2013 diretto da John Curran con protagonista Mia Wasikowska.e Adam Driver.
La pellicola è stata presentata in concorso alla 70ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Il film racconta la vera storia di Robyn Davidson, che nel 1977 il attraversò il deserto australiano.
C’è una piccola, ma sostanziale differenza tra essere solitario e vivere in solitudine.
L’uomo solitario sceglie il silenzio e l’isolamento perché solo cosi trova l’equilibrio, si è invece soli anche nel caos e nella confusione della città.
Una vita solitaria è soprattutto una filosofia di vita che spesso non viene compresa dall’esterno.
“Tracks” è un manifesto per chi ama vivere con se stesso e non riesce a trovare nella società attuale il suo giusto posto e identità.
Robyn Davidson(Wasikowska) sceglie di attraversare il deserto australiano con tre cammelli e il suo cane non per spirito d’avventura o per smanie di protagonismo, ma per sé stessa.
Si sente fuori posto con i suoi amici e parenti e brama di fare questo viaggio per sentirsi viva e soprattutto felice.
Sfidando lo scetticismo di tutti, la nostra protagonista inizia la traversata con l’appoggio del National Geografic, diventando nel giro di poche settimane popolare in tutto il mondo.
Le sue gesta sono fotografate da Rick Smolan (Diver), corrispondente del giornale, con il quale con grande difficoltà e diffidenza nascerà un’amicizia.
Una traversata durata 7 mesi tra mille difficoltà e sfidando qualsiasi condizione climatica.
Non cercate una trama in “Tracks”, ma dovete bensi calarvi nei straordinari e unici paesaggi che sono i veri protagonisti del film.
La sceneggiatura e i dialoghi sono con un apprezzabile risultato al servizio delle immagini e dello spirito libero della protagonista.
La regia è minimale, in uno stile quasi documentaristico, ma che riesce comunque a dare una discreta vivacità e ritmo nella prima parte, finendo però con “lentezza” nel finale.
Brava e convincente Mia Wasikowska in un ruolo difficile e complesso. È riuscita a raccontare l’inquietudine esistenziale risultando credibile nella simbiosi tra il personaggio e il deserto.
“Tracks” emoziona attraverso il silenzio ed esalta la libertà individuale con un finale molto poetico.
Lo spettatore dopo aver visto “Tracks” non potrà non credere di più in se stesso e che in fondo si può essere felici anche da soli.
Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2

100. Un fidanzato per mia moglie

fidandazata

Il biglietto d’acquistare per “Un fidanzato per mia moglie” è: 1)Manco regalato 2)Omaggio 3) Di Pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre

“Un fidanzato per mia moglie” è un film di Davide Marengo, scritto da Davide Marengo e Francesco Piccolo, prodotto da Beppe Caschetto e Rai cinema e distribuito dalla 01 Distribution Con: Paolo Kessisoglu, Geppi Cucciari, Luca Bizzarri, Dino Abbrescia, Ale e Franz, Corrado Fortuna, Daria Bignardi.
L’istituzione del matrimonio è in crisi. Ci si sposa poco e quando lo si fa,basto poco perche la coppia scoppi. La pazienza e l’arte del compromesso sono parole sconosciute alle coppie d’ oggi.
La donna sogna la carriera, poi a quarant’anni sente il bisogno di diventare madre, ma avere un compagno è un optional. L’uomo invece spesso non sa chi sia e forma una famiglia solo se costretto.
“Un fidanzato per moglie” inizia come una favola quando la giovane coppia Simone(Kessisoglu) e Camilla(Cucciari) decidono di sposarsi. Camilla per amore lascia il suo lavoro in radio e l’amata Sardegna per seguire il marito a Milano. Ma poco dopo nascono subito i problemi. Camilla non si adatta alla vita milanese, non lavora e si rinchiude in casa rivelandosi una donna fastidiosa e con un carattere spigoloso. Simone oppresso e stanco delle “paturnie” moglie sogna la separazione, ma non ha il coraggio di parlare alla moglie. Così su consiglio dell’infedele amico Carlo(Abbrescia) decide d’ingaggiare il Falco(Bizzarri), noto play boy specializzato nel sedurre le mogli. Simone, colpito positivamente dal cambiamento di Camilla tornata nel frattempo a lavorare in radio, decide di fermare la seduzione del Falco.
Il film è il remake del film argentino del 2008 “Un novio para mi mujer del 2008”. Pur non essendo una sceneggiatura originale, dimostra un’apprezzabile freschezza narrativa e una discreta vivacità nei dialoghi.
Il film piace e diverte soprattutto per la convincente interpretazione di Geppi Cucciari.
L’attrice sarda si conferma talentuosa e capace di modulare con intelligenza i toni della commedia senza perdere efficacia e incisività nell’interpretazione.
Cucciari è il classico caso di un brava attrice che sotto i riflettori diventa anche bella e sensuale.
Il cast maschile fornisce una prestazione dignitosa, ma senza particolari sussulti creativi. Un pò più briosa l’interpretazione di Corrado Fortuna.
Divertente il cameo”audio” di Daria Bignardi, nel ruolo della psicologa.
Marengo si conferma un talentuoso e creativo regista da tenere d’occhio. Esalta le qualità della Cucciari e dando nel complesso un discreto ritmo al film.
Il finale è scontato e prevedibile, ma comunque emotivamente valido grazie alla bravura degli interpreti.
“Un fidanzato per mia moglie” regala due certezze allo spettatore. La prima che ammettere quali cose non ci piacciono è divertente e che soprattutto il matrimonio forse è in declino, ma non l’amore.

Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
http://www.lulu.com/spotlight/melvin2